Libri > Twilight
Segui la storia  |       
Autore: Delyassodicuori    02/05/2013    0 recensioni
Ok, questa è decisamente l'idea più fasulla che mi sia venuta in mente. ricordate come avevo modificato il personaggio di Renesmee nella mia prima storia (the wolf story), facendola completamente innamorare della coppia Jacob/Leah? Bene, qui la vediamo alle prese con delle fanfiction da lei ideate e scritte per i nostri protagonisti, che ovviamente loro leggeranno ad alta voce le sue storie. quindi, in poche parole, è come un'insieme di capitoli extra, per l'appunto un Super Extra. Spero che vi piaccia, nonostante possa essere una roba da pazzi.
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jacob Black, Leah Clearweater, Nuovo personaggio, Renesmee Cullen, Seth Clearwater | Coppie: Jacob/Leah
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'The Wolf Story'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
SPECIALE: L'ANGOLO DELLE FANFICTION DI RENESMEE parte 2




-Allora?- chiesi, confusa. Jacob aveva stranamente smesso di leggere e, sia lui che Leah avevano assunto una faccia strana. Non saprei descriverla nemmeno io.
-Ragazzi?- provò a risvegliarli Seth, ma rimasero zitti. Dopo un secondo buono, o forse più, Jacob sospirò:-Ma io vengo sempre cacciato via o cosa?-
-EH?- chiedemmo in coro e Leah alzò lo sguardo sul marito.
-Ehi, frena un attimo!- disse, alzando la voce, tornando se stessa –Io avevo tutte le ragioni per farlo, ricordi? Mi avevi baciata all’improvviso senza prima spiegare!-
-E poi la Leah della storia era una sguattera, quindi cerca di capire- intervenne Cate –Non sarebbe normale se fosse il contrario già da subito-.
-E poi non hai finito di leggere!- sbuffai.
Jacob lasciò cadere i fogli a terra e si strinse forte la lupa, sussurrando un:-Scusa- che non sfuggì all’orecchio di nessuno. Lei gli accarezzò i capelli e lo guardò negli occhi con uno sguardo dolce, il suo modo per dirgli che era perdonato.
-Bacio, Bacio, Bacio, Bac…- stavo ripetendo, battendo le mani, ma Jacob prese un libro da dietro la sua testa e me lo lanciò in piena faccia.
-Uh?- fece confusa la moglie, ma soprattutto scioccata dalla reazione del lupo.
-E chiudi il becco!- disse lui. Sbuffai e gli ricambiai il lancio, solo che Jacob riuscì a pararlo.
-Che si fa?- chiese Seth, interrompendo il battibecco.
-Rileggo io- disse Leah, avanzando con il braccio verso il foglio. Jacob la aiutò e le porse i fascicoli.
-Allora… eravamo a qui…- fece lei, facendosi aiutare dal marito che segnava con il dito la riga –

 
<<-Ehi, Leah, vuoi muoverti a passarmi quello straccio?-

-Leah?-

-Andiamo, cugina, smettila con quella faccia!-
-Chi?- chiese la ragazza, risvegliandosi dal suo sogno ad occhi aperti.
-Stai bene?- chiese Emily, mentre altre ragazze si radunavano intorno per capire il motivo per cui Leah era in quello stato.
-Si, certo- rispose lei, con un tono strano, come se per tutto il tempo fosse stata da un'altra parte e si stesse risvegliando appena.
-Sicura?- chiese Kim alle sue spalle.
-Certo, non preoccupatevi…- disse Leah, fingendo un sorriso allegro. Emily fece il broncio, intuendo che la sua era una bugia bella e grossa.
-Allora passami lo straccio!- disse, tendendo la mano verso di lei.
Leah si voltò, prese una scopa appoggiata alla parete e glielo porse.
-Straccio! Non scopa!- sospirò la cugina. Era la prova che oggi Leah non era mentalmente con loro.
-Ops…- disse solo, lasciando la scopa li dov’era.
-Dai, muoviamoci a pulire le vetrate, altrimenti chi la sente quella vecchia?- le incoraggiò un’altra sguattera, e tutte quante tornarono al proprio lavoro.
Emily salì le scale per pulire la grande vetrata del corridoio, mentre Leah reggeva la scala e le passava gli strumenti adatti. La cosa, per qualche ragione, le ricordò quando aiutava Jacob…
La sua mente fu di nuovo occupata dalla sua immagine, dal suo sorriso, dai suoi occhi, da come le sue labbra si incastravano perfettamente con le sue, dolci, morbide e bollenti, al sapore della sua lingua e della sua bava, ai suoi tocchi delicati ma decisi, al suo profumo…
Leah scosse la testa, cercando di non dar a vedere alle altre la paura e l’angoscia dipinti nel suo volto. Ma cosa aveva combinato? Come le era saltato in mente? E come se non bastasse, lui aveva ricambiato quel bacio, anzi, l’aveva incoraggiata a proseguire. Non potevano e nemmeno dovevano farlo. Neanche a pensarlo! Leah non riusciva più a concentrarsi sui suoi lavori. Solo tre giorni fa era accaduto e, se incontrava Jacob per strada, lei cambiava direzione e ne prendeva un’altra, anche se più lunga della prima.
Si toccò le labbra, ricordando ancora il sapore dolce delle sue, che in quel momento l’aveva richiamata, attirata…
Abbassò il capo, provando a non piangere. No, era assurdo. Presto il principe se ne sarebbe scordato. L’avrebbe dimenticata e si sarebbe concesso ad una dama molto più ricca di lei. Sperò che andasse così, ma una parte di lei non era d’accordo. Anzi, provava rabbia al solo pensiero che lui potesse stare con qualcun’altra. Una rabbia che non pensava di conoscere, diversa da quella che provava nei confronti di Sam o di suo padre Levi. Era... strana. Non piacevole.
Strinse i pugni molto forte, scrocchiando così le nocche, che diventarono subito bianche.
Doveva dimenticarlo. Avevano fatto un passo sbagliato. Doveva dimenticarlo… doveva…
Eppure non ci riusciva.
Qualsiasi cosa facesse, c’era sempre lui nei suoi pensieri. Cosa poteva fare? Come doveva comportarsi?
Non lo sapeva. Si faceva troppe domande senza risposta. Ma una cosa era certa. Lui la doveva dimenticare. Non poteva far nascere un casino abnorme solo per questa storia. E se qualcuno avesse saputo della cosa? Meglio celarla nel profondo dell’animo, pensò Leah. Si. Doveva tenere la bocca chiusa.
Si sentirono dei passi, scricchiolanti, ma anche come se stessero pestando del fango. Le ragazze si voltarono tutte da una parte, e ne rimasero disgustate. I passi si avvicinavano sempre più, e una ragazza urlò:-Ehi, senti, stiamo pulendo da questa mattina!-
-Oh, ma andiamo- disse una voce maschile, che a Leah non piacque per niente.
-Tanto pulite voi, no?- continuò –E avete tutto il tempo per farlo!-
Emily scese subito dalla scala, e questo bastò, assieme al suo sguardo terrorizzato e disgustato, a far risvegliare Leah. Si voltò anche lei. Sam era davanti a loro, il ghigno malvagio in faccia, e gli stivali sporchi di fango. Le sue impronte avevano insozzato tutto il corridoio, che con fatica tutte, persino lei, avevano pulito.
Emily si nascose dietro la ragazza, non appena lo sguardo del comandante finì sul suo. Leah sentiva le mani che la reggevano per le spalle tremare forte e i denti della ragazza dietro di lei battere.
-Cosa vuoi?- chiese, secca, acida, verso l’uomo.
-Sono solo venuto a vedere come procedeva il lavoro- disse Sam, pestando il tappeto rosso, sporcandolo sempre più.
-Qui stiamo lavorando, imbecille schifoso- sputò lei, con una voce amara –Quindi…-(e con quella riprese la scopa, afferrandola saldamente e puntandola contro il comandante)-Ti conviene sparire!-
-Oh Oh, vacci piano…- stava per dire lui, ma Leah lo colpì con la punta della sua ipotetica arma sullo stomaco, abbastanza forte da piegarlo in due.
-Ho detto sparisci!- ringhiò cupa lei, mettendosi in posizione d’attacco.
-Leah! Lascia perdere!- disse Kim, che stava abbracciando Emily.
-L-Leah…- balbettò quest’ultima.
-Ci metto un attimo!- rispose Leah.
Sam sguainò il suo coltello, con un aria da duro super incazzato. Leah assunse lo stesso sguardo, ma più fiducia nei suoi confronti. Anche se un brivido di paura le percosse la schiena, non ci fece caso, anzi, lo ignorò. Voleva fargliela pagare per il male che aveva fatto ad Emily. Lei non si meritava un maltrattamento simile.
Scattarono entrambi. Sam colpì il bastone con la lama, incastrandolo però. Non fece in tempo a tirarlo fuori che Leah gli diede un destro fortissimo in piena guancia, facendolo indietreggiare di un passo o due. Lei sorrise, compiaciuta, e con il bastone lo colpì in piena nuca. Sam, più arrabbiato di prima, afferrò la scopa con una mano, trascinandolo assieme alla ragazza verso di lui. Non fece in tempo a fermarlo. La sua lama tagliò un solco non molto profondo sulla vita di Leah. Dal suo fianco scivolò fuori una gran dose di sangue.
-Leah!- urlò Emily, disperata.
Le altre sussultarono, o urlarono.
Leah piegò la testa all’ingiù, tossendo. Il dolore al fianco bruciò, ma non quanto la sua ira, che cresceva di secondo in secondo. Ringhiò, un ringhio cupo e silenzioso.
Sam la afferrò per i capelli, compiaciuto, portando l’orecchio di lei alla sua bocca.
-So cosa è successo tre giorni fa- disse, con una voce spaventosa, fuori dal comune. Leah spalancò gli occhi.
-Pensa come la prenderebbe la famiglia reale se lo sapesse-
-Cosa… Stai blaterando?- urlò la sguattera, che con un ceffone riuscì ad allontanarsi da lui. La paura di poco prima crebbe. Non sapeva per caso di quel…?
-Oh, lo sai di che parlo- fece lui, avvicinandosi pericolosamente, con il coltello sporco di sangue.
“Merda” pensò lei. Accadde in un attimo. Sam scattò verso Leah, Leah provò a pararsi. Qualcosa fermò il comandante, lasciando di stucco la ragazza. Emily non era più tra le braccia di Kim. Anzi, stava fermando Sam, stringendogli il braccio che teneva la lama.
-Emily…- uscì dalla bocca di Leah.
-Lasciala stare!- urlò la cugina. La ragazza non credette ai suoi occhi. Da dove aveva preso quel coraggio?
-Ma fatti da parte!- urlò Sam, dandole uno spintone talmente forte da farla finire al tappeto su un fianco.
-Brutto figlio di puttana!- urlò Leah che, incurante della sua ferita che continuava a bruciarle, scattò verso il suo avversario, con il disgusto che aumentava.
Lui parò il suo colpo e le diede un pugno in piena pancia. Le sue budella si contorsero e sputò gran litri di sangue.
-Ora smettila!- urlò Kim.
-Dai smettetela!- urlò qualcun altro.
-E adesso come facciamo?-
-Per favore, basta!-
-State tutte zitte!- urlò Sam, facendole zittire sul posto. Leah alzò lentamente la testa, con sguardo assassino.
-Ti… Odio!- sputò. L’uomo la afferrò per i capelli una seconda volta, facendola voltare, per poi stringerla per il petto.
-Ah, è così?- domando lui, ghignando. Le altre provarono ad avvicinarsi, ma lui urlò:-Se qualcuna di voi fa un altro passo, la uccido subito!-.
Indietreggiarono, deglutendo, spaventate per la loro compagna.
-L-L..- balbettò la povera Emily, che a malapena si reggeva seduta.
Il comandante la soffocò con una mano, mentre le leccava la gola. Leah provò subito un senso di disgusto e repulsione. Avrebbe voluto vomitargli in faccia.
Ma il fiato cominciò a mancarle e la stretta sul suo collo era sempre più forte.
-Ma così la ammazza lo stesso!- urlò una sguattera. Sam non se ne curò e continuò a leccarle la spalla. La stessa che Jacob, quel pomeriggio tardo, aveva accarezzato.
Una lacrima scese dal volto di lei. Perché proprio ora doveva pensare a Jacob?
Sam stava per metterle una mano sul seno per strizzarglielo, quando improvvisamente si bloccò, terrificato. Le altre ragazze sussultarono, e qualcuna sospirò di sollievo.
-Grazie… al cielo…- sospirò Emily. Leah non capiva. Cosa stava succedendo?
-Lasciala. Andare- sentì dire dietro di loro. La sua voce… quella bella voce… si voltò appena e riuscì ad incontrare il suo sguardo. Il principe Jacob impugnava una spada, toccando con la punta il collo di Sam, tanto da punzecchiarlo.
-A…Alte…- stava per dire quest’ultimo, ma Jacob gli sferrò un potentissimo destro. Sam mollò la presa su Leah e per poco non cadde a terra. Prima che anche lei potesse crollare, Jacob la afferrò al volo, stringendola forte a sé. Il cuore di entrambi cominciò a battere forte come quella volta. Il rossore apparve sul viso dei due. Sentire il profumo dell’altro li fece per poco perdere fiato, e il contatto fisico non era d’aiuto.
Sam si massaggiò la guancia, ringhiando sonoramente, per poi scappare via da quella situazione vergognosa.
Le sguattere sospirarono, sorrisero, ringraziarono Jacob. Kim aiutò a sollevare Emily, ma questa andò subito a stringersi alla vita della cugina, che era ancora attaccata al ragazzo.
-Leah… scusami… non ho potuto fermarlo…- singhiozzò la ragazza, mortificata. Leah accarezzò la sua testa e le fece un sorriso incoraggiante.
-Tranquilla. Sto bene. E tu?- chiese alla sua amica.
-Io bene…- si asciugò le lacrime Emily –Ma tu sei ferita!-.
La sguattera si toccò la ferita, sporcandosi la mano con il suo stesso sangue. Ora che ci pensava le faceva ancora male.
Jacob fissò quella ferita e ringhiò forte. Prese per il polso la ragazza e disse alle altre:-Ci penso io a lei, voi tornate al lavoro. E se Madama Gianna ve lo chiede, ditele che se prova a lamentarsi la licenzio in tronco!-.
-Certo altezza!- risposero in coro le ragazze, e tornarono tutte al lavoro. Jacob si trascinò dietro Leah, e lei non riuscì a resistere. Il suo polso bruciava al solo contatto con la sua mano calda, e questo fece accelerare i suoi battiti cardiaci.
Arrivarono, senza che lei se ne potesse accorgere, nelle cucine. Jacob la lasciò in mezzo alla stanza, chiuse le porte e le finestre a chiave, per poi rovistare tra i cassetti e gli armadi, in cerca delle bende.
Leah rimase con la testa bassa, cercando di non fissarlo.
Alla fine il ragazzo trovò quello che cercava e raggiunse la ragazza, che era ancora immobile.
Sussultò quando lui si avvicinò a lei, per poi afferrare con due dita il nastro  al suo petto che teneva legato il corpetto marrone.
Per assicurarsi che lei non scappasse, con il braccio la strinse a sé per la vita, mentre pian piano le toglieva il corpetto. Si accorse allo stesso tempo che in effetti a qualcosa serviva, oltre che tenere la sua vestaglia: le evidenziava bene quei fianchi, gli stessi che stava stringendo a sé. Lentamente cominciò a sciogliere i lacci, senza però guardare negli occhi la ragazza. Temeva che in questo modo lei potesse reagire di impulso.
Leah appoggiò le mani sulla sua spalla e, con il viso basso sulle mani di lui, disse, con la voce strozzata e il groppo in gola:-P…per favore… alt…-
-Taci!- sibilò lui, togliendole definitivamente il corpetto, lanciandolo a terra. La veste di Leah era tutta bianca e svolazzante e per poco non le ricadeva dal petto. Lei con una mano la resse, arrossendo di brutto.
Jacob non perse tempo, si inginocchiò ai suoi piedi, prese il materiale e cominciò a disinfettare il taglio. La ragazza trattenne le urla di dolore, stringendo i denti, mentre quel miscuglio che usavano come disinfettante che era stato creato dal medico di corte Carlisle le bruciava il fianco in modo terribile.
Il principe avvertì comunque il dolore della fanciulla e si strinse i denti anche lui. Se solo fosse arrivato prima… se solo le fosse stato accanto…
Le coprì la ferita con la fascia, strappandola poi con i denti. Il cuore di lei batte forte quando la bocca di lui fu vicina alla sua pancia.
Chiuse la fascia annodandola a forma di fiocco e rimase lì, a fissare il grembo della ragazza. La stessa che amava. La stessa che aveva fatto piangere.
Leah rimase immobile, chiedendosi perché lui non reagisse o cosa.
-G..grazie..- disse, imbarazzata. Avrebbe voluto dire molto di più, ma non ci riusciva. Non ce la faceva…
Il cuore del ragazzo cominciò a martellare troppo forte. Finalmente erano da soli. Avrebbe voluto parlarle, accarezzarla, spiegarle la situazione, i suoi sentimenti…
Ma l’unica cosa che riuscì a fare era abbracciarla, stringerla forte ed aggrapparsi a lei per la vita.
Leah sussultò incredula, rossissima e il cuore che in quel momento stava usando un cannone per uscire dal suo petto.
-P..prin…- stava per dire, ma sentì degli strani singhiozzi. Fissò il ragazzo che la stava stringendo a sé. In quel momento le sembrava un bimbo innocente, un bambino che sentiva il bisogno assoluto del calore di qualcuno.
Il suo cuore si addolcì, assieme al suo sguardo, che era anche triste ed amareggiato.
-Leah…- sospirò lui, con il groppo in gola. Perché piangeva? Perché stava facendo quella figura da stupido?
Era ovvio. Perché per poco non la perdeva. E aveva paura. Si. Aveva paura di perderla, di perdere la sua unica ragione di vita.
E aveva anche paura di essere rifiutato ancora.
Il modo in cui lui sussurrò il suo nome fece sciogliere definitivamente la ragazza. Era lei la causa del suo pianto? Si maledisse da sola, quando si accorse che era proprio questo il motivo per cui piangeva. Si lasciò trasportare dalle emozioni e si fece inginocchiare. Le braccia di Jacob ora stringevano la sua schiena e lui guardava lei, incredulo ed agitato.
La ragazza gli accarezzò la guancia, asciugandola dalla lacrima.
-Non piangere…- disse lei. Ecco, aveva di nuovo usato il tu.
Lui afferrò la sua mano, lasciandola sulla guancia sua. Sentire il calore della sua mano lo risollevò un po.
Leah lo fissò. Era proprio ridotto male. Dov’era finito il ragazzo che sorrideva sempre? Sapeva che c’era. E allo stesso tempo sapeva il perché della sua eclissi.
Il suo istinto ebbe la meglio in lei. Si avvicinò pericolosamente a lui, modellando le sue labbra con quelle del principe, che la fissava con gli occhi spalancati dalla sorpresa. Notò che le sue guance erano rossissime e arrossì anche lui.
La ragazza si rese conto di quello che stava facendo e si staccò bruscamente da Jacob, fissandolo negli occhi, rossa. Si alzò velocemente in piedi, voltandosi, senza far intravedere al ragazzo il suo volto.
-Scu… scusatemi…- disse, il groppo in gola sempre più forte. Jacob si alzò, incredulo, ma spinto dal suo istinto.
-Perché ti scusi?- chiese, ad un passo dalla sua schiena.
La sguattera sospirò, cercando di non perdere la calma.
-Perché…- disse –Per colpa mia… voi state così…-
Ci fu un attimo di silenzio. Jacob sentiva la rabbia crescergli in petto. Si stava dando la colpa per una roba tanto stupida? Solo perché si erano baciati? Solo perché si erano sfogati i propri sentimenti? Poi ricordò cosa le aveva detto una volta lei, quando aveva cercato di farla tornare da lui:
 
Io e lei siamo troppo diversi. Siamo di una classe sociale diversa. Un principe ed una sguattera non dovrebbero mai abbracciarsi in quel modo.
 
Lui sospirò, triste. Era evidente che la pensava in quel modo. Anche se tecnicamente non aveva torto. Era proibito. Molto proibito. Ma a lui ormai non importava niente.
-Sei così stupida…- sibilò Jacob. Leah si voltò di colpo, ritrovandosi il viso di lui a pochi centimetri dal suo. Arrossì fortemente e per poco non indietreggiò. Questo fece scattare il ragazzo, che la afferrò per le spalle e la fece sbattere contro la parete, tra la porta di legno che conduceva ai corridoi interni e al buco in mezzo alla parete che faceva da letto alla ragazza.
La fissò negli occhi e per poco Leah pensò che la volesse uccidere. Ma si sbagliò, quando lui avvicinò il viso al suo ancor di più, sfiorandole il naso, per poi sussurrarle piano, ma deciso:-Io non voglio rinunciare a te. Le classi sociali non mi interessano-.
Lei aprì ancor di più gli occhi. Stava dicendo la verità? Beh, ovvio che lo diceva, si disse, è di Jacob che stava parlando. Era un principe molto ribelle lui. Anche troppo. Eppure quella sua parte le piaceva. Quella che se ne fregava delle regole inutili del palazzo imposte da suo nonno Ephraim, che rischiava il tutto per tutto.
Il suo cuore batte forte, sempre più forte. Non voleva vederlo triste. Di nuovo si maledisse da sola. Di nuovo si sentiva la causa della sua infelicità. Si sentiva un mostro. Se solo quella stupida vecchia non l’avesse rimproverata. Se solo non esistessero le classi sociali…
Jacob si fece più vicino. Non ce la faceva più la ragazza. Leah sentì subito il bisogno di buttare fuori ciò che pensava. Trattenerlo sempre più le dava la nausea. Voleva dirlo, anche urlarlo se necessario. Ma riuscì solo a sussurrare.
-Ho paura…- disse, la voce strozzata.
Jacob la guardò negli occhi. –Non ti farò del male-.
Lei scosse la testa. Non aveva capito il senso.
-Non parlo di te- disse –ho… paura che se andiamo avanti così… se ci lasciassimo andare…-
-Tu e tuo fratello finireste nei guai, la so la storia- disse lui
-Ma anche tu finiresti nei guai!- fece lei, alzando la voce –Che diranno la tua famiglia, a quel punto? Sam l’ha già scoperto…-
-Non gli crederà nessuno-
-E se invece gli crederanno?-
-Nessuno ha creduto a quel pallone gonfiato, Leah!- sospirò Jacob –Anche a mio padre non piace molto, ma era l’unico abbastanza abile e forte da guidare un esercito-.
Lei lo fissò. Si rese conto in quel momento che lo voleva. O meglio dire lo desiderava. Con tutto il cuore.
Lui si avvicinò ancor di più, tant’è che Leah riuscì a sentire il sapore del suo caldo e dolce alito.
-Non dovremo…-
-Lo so…-
-Ma…-
-A me non importa!- ribatte lui.
Passarono cinque secondi, durante la quale i due non si mossero. Alla fine Leah si sfogò. A dir la verità, le importava, si, ma solo per le conseguenze probabili. Ma per il resto… poteva anche non fotterle niente. Lei lo sentiva. Lo amava. Perché dovrebbe allora rinunciare a qualcosa che per lei era prezioso? A qualcuno alla quale avrebbe dato la vita?
-Nemmeno a me…- sussurrò alla fine lei e i due avvicinarono le loro labbra, sfiorandosele, per poi baciarsi.
Leah afferrò il viso di lui per avvicinarlo sempre più a sé, mentre Jacob le stringeva la vita, facendo attenzione a non toccarle la ferita appena fasciata. Il loro sapore era sempre lo stesso. Se ne drogarono immediatamente. Sia a lui che a lei era mancato il sapore delle loro labbra, il profumo dell’altro, i suoi tocchi… tutto, insomma!
Leah si considerò una stupida. Come aveva fatto a resistere senza di lui? Stessa cosa si chiese Jacob: perché non aveva chiarito subito la faccenda?
Il principe spostò le mani sulle cosce di lei, per poi alzarle. La sguattera lo circondò con le gambe per la vita, aggrappandosi a lui, mentre quest’ultimo la reggeva per i glutei, aumentando l’intensità del bacio. Se la trascinò dietro, appoggiandola poi (facendo attenzione a non sbattere la testa) sul giaciglio di Leah, ritrovandosela nuovamente sotto.
Appoggiò i gomiti ai lati della sua testa, baciandola sempre più intensamente, tanto da sembrare affamato. Anche Leah aumentò l’intensità, stringendo la testa di lui ed attirandola a sé.
Le loro lingue danzavano insieme, in un valzer infuocato, ravvivato da quei fuochi chiamati Passione ed Amore.
Lui assaporò il gusto delle dolci labbra di lei, cercando di assaporarne il più possibile, di memorizzare il suo modo di baciare, il suo sapore, il suo tocco… stessa cosa provò a fare lei, anch’essa affamata di baci. Era come se nuovamente non fossero più un principe ed una sguattera, ma Jacob e Leah. Due persone che finalmente avevano ammesso i loro sentimenti. Due persone che avrebbero voluto che il tempo si fermasse, solamente per poter assaporare quel momento così dolce, passionale, carico di amore.
Si staccarono un secondo, per poi fissarsi negli occhi. In entrambi c’erano sicurezza, determinazione, passione, gioia, felicità… mille emozioni pervasero i loro cuori e le loro menti. Niente all’esterno contava, ormai.
Jacob accarezzò con due dita la fronte di Leah, scostandole una ciocca di capelli, per poi sfiorarle il naso con il suo.
-Non scappi?- chiese lui, dal tono sicuro. Ma dentro di sé avvertiva solo ansia.
Leah lo fissò. Non desiderava altro che lui. Forse era questo che aveva sempre cercato. Forse erano destinati da tempo. Erano destinati sin da quando lei aveva varcato per la prima volta la soglia delle cucine, quando il piccolo Jacob l’aveva guarita. 
Era questo dunque il suo desiderio. Stare con Jacob.
-No- disse, sicura, determinata. Non lo voleva perdere. Questo era certo.
Lui sorrise, sollevato e compiaciuto. Uno di quei sorrisi che faceva girare la testa a lei. Si sentì mezza scema nel ricambiargli il sorriso. Lui la premiò con un altro bacio, dolce e delicato.
-Non hai paura?- chiese poi.
-Di te no- rispose Leah, certa –Solo… -
-Non ci scopriranno, fidati- disse lui, sicuro solo al cinquanta percento.
-Come fai a dirlo?- chiese lei, accarezzandogli i capelli corti.
-Lo so e basta. Bisogna solo non darlo a vedere. Faremo come prima, ovvero ce lo teniamo per noi-
Leah scosse la testa. –Quello è ovvio, ma metti caso che qualcuno ci spii…- e al solo dirlo ripensò a quello che aveva detto Sam prima…
 
So cosa è successo tre giorni fa. Pensa come la prenderebbe la famiglia reale se lo sapesse!
-Per ora lo sa solo lui- disse Jacob per tranquillizzarla –Ma non gli crederanno mai. E poi non può essere tanto scemo da farlo-.
-Stiamo parlando dello stesso Sam?- chiese ironica Leah, alche i due scoppiarono a ridere.
-Giusto, ma anche se fosse non gli daranno ascolto, e su questo non ci piove-.
Si scambiarono uno sguardo dolce, pieno di affetto. Continuarono a baciarsi, avidi, carichi di passione. Lui stringeva lei, e lei stringeva lui. Finché non sentirono dei passi avvicinarsi per le scale. Jacob si alzò in fretta e guidato dalla sguattera uscì dalla porta sul retro. Prima di sgattaiolare via, però, rubò un bacio a stampo da lei, facendola arrossire, per poi correre via verso le stalle. Leah chiuse la porta in tempo, quando l’altra venne aperta da Madama Gianna.
-Leah, ma che mi combini?- la sgridò subito, notando poi i suoi vestiti.
Sembrava molto agitata e la ragazza non capì se era per la lotta di poco fa.
-Lo sai che contro quell’arrogante non ci devi lottare!- disse, abbracciando poi Leah, con grande stupore e incredulità di lei. Prima d’ora non era stata abbracciata da Madama Gianna. Da quando aveva questo lato “Dolce”?
-M-Madama Gianna?- fece Leah, ancora sotto shock.
La donna si scostò dalla ragazza, studiando la fasciatura.
-Promettimi che non ti metterai nei guai a causa sua!- disse poi, con il suo solito tono severo.
-Si- rispose Leah, incerta su ciò che aveva detto. Nei guai ci stava finendo lo stesso, se ci finiva anche per colpa di Sam era la ciliegina sulla torta.
I giorni seguenti passarono abbastanza veloci. Ormai mancavano due giorni al compleanno di Rachel e tutto il castello era in fermento.
E le giornate di Leah erano sempre divise così: La mattina serviva la colazione alla principessa, la puliva e la aiutava a vestirsi. Poi andava a pulire il castello fino a mezzogiorno. Dopo di chè aiutava il fratello con il mercatino e tornavano al castello per uno spuntino. Il pomeriggio continuava a pulire, finché la sala a lei assegnatasi non era perfetta. A quel punto Madama Gianna le dava il resto del tempo per riposare. Era in quelle ore che finalmente poteva vedere il principe. Si incontravano sempre in due posti: o nel suo studio, o nel boschetto dietro alla reggia. E lì era perfetto per passare del tempo senza farsi notare. Quel giorno i due stavano nello studio, mentre Jacob armeggiava con il solito macchinario.
-Solo per sapere – chiese la ragazza –Cosa stai costruendo?-
-Beh, per il momento…- disse lui –Dovrebbe essere un qualcosa per asciugare i panni-
Leah annui, pensando che se avrebbe portato a termine l’oggetto, molta gente di La Push ne sarebbe stata contenta.
Passò poi a fissare gli altri aggeggi sparsi qua e la. Jacob capì che era molto curiosa e si alzò, lasciando a metà il lavoro. Porse la mano alla ragazza e lei la afferrò, alzandosi. La guidò verso la parete, dove c’era incastonato una torcia spenta. La abbassò e di colpo la parete si spostò a destra. Leah rimase di stucco, nel osservare la stanza nascosta che si celava dietro a quel muro.
Era quadrangolare, piccola, con un divano rosso appoggiato al lato sinistro. In quello destro c’erano delle mensole, con sopra appoggiati alcuni oggetti fatti da lui e completati.
-Questa è la stanza dove tengo le invenzioni finite- disse lui, invitando Leah ad entrare. Una volta dentro la porta si chiuse alle loro spalle. La ragazza notò che c’era un'altra torcia in quella stanza, spenta anch’essa.
-Un tempo, però, la si usava come scappatoia in caso di attacchi al castello- spiegò poi Jacob, avvicinandola alle mensole.
-Wow- esclamò lei, osservando qui piccoli oggetti di metallo.
-Hai fatto tutto tu?-
-Si- rispose, fiero.
-Questa a cosa serve?- chiese lei, indicando una scatoletta. Jacob la prese e glielo aprì ai suoi occhi. Dalla scatola sbucarono fuori due statuine danzanti, e una musichetta, allegra e soave, accompagnava la danza delle figure minuscole.
-Oh- fece Leah, affascinata, sia dalla scatola che dalla musica che emanava.
-Ci avevo messo un po per farla- disse Jacob –Anzi, questa è la mia prima creazione-.
-Sul serio?- chiese lei –E quanto tempo fa l’hai fatta?-
-Diciamo…. Cinque anni fa- disse –All’età di tuo fratello, insomma-
-Eri già bravo all’epoca?- chiese Leah, incredula e stupita. Lui annui, grattandosi la testa. Leah richiuse la scatola e la rimise al suo posto.
Non appena lo riappoggiò alla mensola, sentì delle mani afferrarla per i fianchi, poi per le gambe, ed infine essere presa in braccio dal principe.
Arrossì in modo violento e lui rise divertito. La poggiò sul divano e si sedette accanto a lei, stringendosela forte.
-Potremo anche venire qui- propose il ragazzo, e alla sola idea di usare quel posto come un luogo d’amore, Leah arrossì ancor di più. Baciò il suo collo, con sua grande sorpresa. Lui le massaggiò le braccia e la baciò, in modo così intenso che quasi la ragazza non perse i sensi. Finirono entrambi di nuovo sdraiati sul divano, a coccolarsi a vicenda. Jacob sfiorò la parte ferita di lei, che ormai stava guarendo. Si mordicchiarono le labbra, assaporandosele, gustandosi poi il sapore dei loro aliti e le loro lingue, che danzavano insieme in un fiume di lava. Intanto il ragazzo portò la mano sul petto di lei, fino ad incontrare il fiocco che chiudeva il corpetto, per poi scioglierlo lentamente, per godersi il momento. Le tolse alla fine l’indumento marrone, lanciandolo a terra, per poi massaggiarle il corpo, bello e slanciato.
Continuarono a baciarsi così, a stringersi così, ognuno affamato dell’altro. Il ragazzo staccò la bocca da quella di lei e la poggiò delicatamente sul suo collo, liscio e profumato, baciandoglielo.
Le diede minimo dieci baci, tutti delicati e dolci, facendo il solletico alla sguattera.
-Fai il solletico- disse, ridendo piano.
Il principe sorrise, divertito, e tornò a baciarla in vari punti della gola, poi sul petto, senza andare oltre la veste, ed infine tornare sul viso radioso e bello di lei. Mentre Leah gli accarezzava i capelli, Jacob la baciava in ogni punto del volto, facendola ridere una volta baciato il naso. Spostò poi le labbra delicatamente e lentamente sulle sue, per dare il tempo a lei di cercarle, rendendola affamata.
Si saziarono di baci dolci e teneri, forti ed intensi, le lingue al contatto fra di loro anche mentre si staccavano per riprendere fiato.
Lui poggiò la testa sul petto di lei, mentre quest’ultima gli baciava la nuca in modo così dolce ed affettuoso che Jacob si sentì un mezzo mostro. Già, perché oramai mancavano due giorni a quella cerimonia. Da una parte poteva anche essere una cosa bella, ma solo per il resto della sua famiglia. Per lui significava solo disperazione e costrizione. Odiava essere costretto a fare qualcosa che non gli piaceva, soprattutto se quel qualcosa voleva dire dimenticare la ragazza su cui ora era poggiato. Abbassò lo sguardo a terra, triste, e si lasciò cullare dalle braccia e dai seni di Leah. Doveva dirglielo, ma come poteva farlo? Da dove doveva cominciare? Come avrebbe reagito lei? Conoscendola, sarebbe scappata via urlando, rimproverandolo per ragioni che solo lei poteva sapere.
Avrebbe pianto? È molto probabile. Si sentirebbe tradita? Non lo sapeva.
Leah notò che il ragazzo era stranamente silenzioso. Continuando ad accarezzargli i capelli, chiese:-Sicuro che va tutto bene? Ormai sono giorni che stai mezzo zitto…-
Jacob ebbe un groppo in gola. Non riusciva a dirglielo. Come poteva?
Non rispose, e ciò preoccupò il doppio la sguattera. Jacob che non rispondeva ad una sua domanda? La cosa era seria!
Stava per aprire bocca, quando all’improvviso, dall’altra parte della parete, sentirono la voce di Rebecca chiamare Jacob. Lui si alzò di scatto, ringraziando la sorella per averlo tolto da quel momento di imbarazzo totale e allo stesso tempo insultandola in tutte le lingue del mondo per essersi intromessa una seconda volta.
Si voltò verso Leah e le disse:-Stai nascosta qui, quando apro la parete dopo che se ne va esci-
-mhm- fece lei, nervosa. In quanti della famiglia reale sapevano della stanza?
Jacob uscì e, dopo qualche minuto, aprì il muro. Leah sgattaiolò fuori, guardandosi intorno. Sospirò di sollievo, tenendosi una mano al cuore.
-Ora è meglio che vada- disse lui, chiudendo la porta –Devo andare da Edward e vedere cosa vuole-.
-D’accordo…- disse lei, stranamente poco allegra. Lui la notò e, prima che potesse voltare i tacchi, la afferrò per i fianchi e le diede un bacio appassionato, leccando la sua lingua con avidità. La sguattera e il principe di attaccarono tra di loro, peggio della colla. Lui non la voleva mollare e lei non voleva mollare lui a sua volta. Si mordicchiarono le labbra, baciando l’uno il labro inferiore dell’altro, attizzando l’amante.
Si staccarono a malavoglia e il principe le diede un bacio tenero ma triste sulla fronte.
-A domani- disse.
-A domani- salutò lei.
 
 
 
-Leah, finalmente!- esclamò Emily, non appena la ragazza andò a trovare la cugina nella stanza per le sguattere. Erano tutte quante intorno ad un letto, dove stava sdraiata Kim. Sembrava diversa dal solito. Era completamente gialla, gli occhi pesanti e il viso sudato. Di fianco al suo letto c’era un cesto pieno di vomito.
-Ma che succede?- chiese la ragazza, avvicinandosi al letto dell’amica.
-Sembra che abbia preso una malattia strana…- spiegò Madama Gianna, seduta ai lati del letto, mentre con uno straccio bagnato puliva il viso della povera malata.
-Abbiamo appena chiamato il dottore di corte, non preoccuparti- disse una.
Leah fissò la povera ragazza, che a malapena respirava. Doveva ammalarsi proprio in quel momento?
-E adesso?- chiese un’altra ragazza.
-Avete provato con le medicine tradizionali?- chiese Leah alla vecchia.
-Si, ma non hanno fatto effetto- disse, amaramente triste.
-Sembra che questa sia quella nuova malattia che colpisce un po’ tutti al villaggio- disse una.
-Cavolo- sospirò un'altra.
-E se dovesse colpire anche noi?-
-Ma non essere stupida, abbiamo comunque il medico di corte-
-Anche se ci mette un po ad arrivare…-
-Leah, bisogna che tu faccia una cosa- disse infine Madama Gianna, interrompendo il brusio che si era appena creato. Kim tossì forte e una ragazza accanto a lei le porse il secchio.
-Si?- chiese Leah, concentrando la sua attenzione sulla vecchia invece che sul vomito.
-Devi sostituire Kim fino a quando non si sentirà meglio!- le ordinò la donna. Leah deglutì. Kim era la cameriera di corte. Pensava sempre lei a portare il pranzo e la cena alla famiglia reale. E li serviva fino all’ultimo.
Il punto comunque era che, ora che lei e Jacob si frequentavano di nascosto, doveva evitare di guardarlo, anche se non era facile. Ma la domanda fondamentale era un’ altra… lui si sarebbe contenuto di fronte alla sua famiglia? Sperò di si con tutto il cuore.
 
 
Per la prima volta in vita sua Leah si rese conto che il re e i suoi figli mangiavano molto. C’erano porzioni non per quattro persone, ma per sei! Possibile che mangiassero tanto? La ragazza trascinò per tutto il corridoio il carrello con la cena della famiglia reale. Giunse finalmente alla sala da pranzo, ove ci era entrata varie volte solo per pulirla. Aprì il portone, ritrovandosi davanti un salone tutto in pietra, con un lungo ed enorme tavolo rettangolare. A capotavola stava ovviamente il re, Billy, seduto su una sedia a rotelle (invenzione di suo figlio). Alla sua sinistra erano sedute le figlie, mentre alla sua destra…
Per poco Leah non avrebbe lanciato urla di disapprovazione, assieme forse a qualche piatto di minestra e pollo arrosto. Quello che stava vedendo… non poteva crederci.
Levi Uley e suo figlio Sam Uley erano seduti  vicini al re. Jacob, di fianco a Sam, stava sbuffando seccato. Quando entrò Leah, di colpo gli si illuminarono gli occhi, ma poi nascose il suo sguardo per non farsi notare dagli altri. Leah deglutì. Quel maledetto uomo… quel maledetto assassino…
Leah si fece coraggio, mandò giù la saliva a fatica e  portò il carrello vicino alla parete. Il re e l’ex comandante discutevano fra di loro. Nessuno dei due si era accorto che al posto di Kim c’era Leah.  Lei cominciò a servire ai ricchi, sotto gli sguardi increduli di Jacob e Rachel. Sam sbuffava quando notò che il principe lo fissava malissimo, come se lo volesse uccidere. Anzi, il suo era un avvertimento, come un: “Prova solo a sfiorarla e ti uccido anche qui!”.
Quando arrivò a servire Levi, in un primo momento avrebbe voluto versare il contenuto sulla sua testa, che ancora scottava. Avrebbe gioito nel vedere quell’uomo soffrire. Ma si trattenne dal farlo. C’era tutta la famiglia reale lì, non poteva di certo farlo. E anche se non ci fosse stata, era comunque in svantaggio contro quell’uomo per due ragioni:
1_ Essendo un nobile l’avrebbe denunciata, cacciata via assieme a suo fratello, e tanti cari saluti alla protezione del reame e a Jacob!
2_ era un ex comandante, mentre lei a malapena sapeva armeggiare con la scopa. Non aveva mai preso in mano una spada, e non sapeva come usarla, per giunta.
In entrambi i casi, non ci avrebbe guadagnato un fico secco. Strinse i denti quando servì il suo piatto senza fiatare. Stessa cosa lo fece con Sam, che però a lui riservava uno sguardo torvo, lo stesso del principe. Per questo il giovane comandante si sentiva a disagio. Ma non quanto Leah e Jacob. Lui perché doveva trattenersi dall’abbracciarla e dal baciarla davanti a tutti, lei perché si stava disgustando da sola per aver dato da mangiare a quello che aveva quasi rovinato l’esistenza ai due fratelli. Lo odiava a morte. Andò in un angolino, aspettando che finissero il primo. Intanto Billy conversava con il vecchio comandante. Senza nemmeno volerlo, Leah ascoltò i loro discorsi.
-E’ strano che la mia gente abbia venduto le terre- disse il re –Insomma, se così fosse, i soldi sarebbero arrivati, no? E poi me le avrebbero vendute di persona-.
-Oh, maestà, purtroppo nemmeno io ho idea di dove sia finito il denaro- disse Levi –Ma forse i funzionari avranno già dato una parte alla gente… beh, come dire… senza “classe”-.
-Non dovreste parlare così di loro- intervenne Jacob, con il grande stupore di Leah, che in quel momento avrebbe voluto prendere un coltello e tagliare le vene al bugiardo accanto a sua maestà.
-Sono sempre delle persone, perché le giudica al di sotto di una formica?-
-Vogliate scusarlo, Ser Levi- disse Billy, fissando severo il figlio –Ha ancora molto da imparare.
Jacob grugnì secco, infastidito. Sam trattenne a stento una risata.
-Oh, non importa, i giovani sono tutti così- giustificò l’uomo.
Finito il primo, Leah servì il secondo, con lo stesso umore nero di prima. Jacob la guardò, curioso e rattristato dal suo sguardo. Capiva il motivo per cui guardava male Sam, ma non aveva ancora compreso perché ce l’avesse con Levi. Cosa aveva fatto quell’uomo a lei? Si ricordò all’improvviso del giorno in cui si erano baciati la prima volta. Lei all’inizio aveva urlato qualcosa.. che magari era un bugiardo…
Ma cosa intendeva dire, esattamente? Non riusciva a spiegarselo.
-Allora, sua imminenza…- fece Levi finito di mangiare.
-Non esageriamo, adesso…- fece invece Billy. Almeno in questo era come i figli, pensò Leah.
-Va bene- disse Levi –A quanto pare fra meno di due giorni ci sarà il compleanno di suo figlia Rachel-.
-Esattamente- disse allegro il re (anche troppo), mentre la principessa si teneva la testa con una mano, scuotendola.
-E che cosa si farà in particolare?- chiese improvvisamente Sam, con uno strano sguardo divertito ed un ghigno spaventoso. Così spaventoso che né a Leah né a Jacob piaceva. Ma cosa voleva fare?
-Beh, ci sarà il ballo, ovviamente- spiegò il re, mentre la sguattera cominciava a raccogliere i piatti sporchi –La torta della mia amata figlia-(e in quello fece una faccia talmente buffa da far ridere Rebecca e intimidire Rachel) –E per finire- (in quelle tre parole Jacob si immobilizzò e Leah tese l’orecchio per ascoltare meglio) –Ci sarà l’annuncio al matrimonio!-.
Jacob deglutì e fissò d’istinto la ragazza, che era rimasta bloccata sul piatto di Sam.
-Matrimonio?- chiese quest’ultimo –Di chi, se posso sapere?-
“Figlio di puttana, era a questo che miravi?” pensò Jacob guardandolo molto male, con la voglia intensa di strangolarlo e farlo tacere. Leah era ancora lì, immobile, curiosa. Il ragazzo pregò che il padre non rispondesse, ma purtroppo per lui, il destino ebbe la meglio:- Di mio figlio Jacob, naturalmente, con la duchessa del ducato dei Cullen-.
Un rumore simile a dei piatti che si frantumavano in mille pezzi attirò l’attenzione dei presenti a tavola su Leah. I piatti le erano scivolati di mano, e fissava Jacob con uno sguardo strano.
Sam ghignò soddisfatto, Rachel la fissò sconcertata, Billy e Levi si accorsero solo ora della sua presenza, Rebecca la fissò con aria di disapprovazione. E Jacob… non riusciva a guardarla, tant’era la vergogna e il disgusto per se stesso. Il cuore di Leah non si era fermato, anzi, era stato come pugnalato da migliaia di lame incandescenti. Lo sentiva sanguinare, contorcersi dal dolore…
Passarono cinque secondi, o forse più. Lei non sentiva più alcun suono nella sala. Vedeva, ma non vedeva. Riusciva solo a distinguere delle persone che la richiamavano. Automaticamente cadde in ginocchio, gli occhi fuori dalle orbite. Sempre in modo automatico sibilò un :-Scusatemi- e si mise a raccogliere i pezzi di ceramica sul suo grembiule. Jacob la guardò. Avrebbe voluto dare un cazzotto a Sam, urlare in faccia ai suoi e stringere forte a sé la ragazza. Voleva scappare via con lei, andarsene lontano, dove classi sociali non esistevano…
La ragazza, ancora con gli occhi vuoti ma con il cuore che si riduceva ad uno straccio sanguinante, raccolse i pezzi, buttandoli poi  nel cesto del carrello.
-Sono tutte così le sue servitrici?- chiese improvvisamente Levi.
-No…- fece offeso Billy. Rachel e Jacob la fissavano, l’una confusa e preoccupata, l’altro pieno di angoscia ed ansia.
-Beh, solo lei, a dirla tutta- fece Sam, sempre con quell’odioso ghigno.
-Davvero?-
-Certo. Una volta mentre passavo tranquillamente per il corridoio, lei mi aveva aggredito, neanche avessi fatto qualcosa…-
Il comandante non riuscì a completare la frase. Jacob si era alzato e lo fissava con un aria omicida.
-Magari perché tu avevi aggredito sua cugina e sporcato il pavimento di fango, essere ripugnante e schifoso- disse, sibilando.
-Jacob!- sbraitò il re, confuso e severo.
Leah non riuscì a sentire altro. Senza che il suo cervello ragionasse, scappò via, sotto gli occhi di tutti. Corse per tutto il castello, senza una vaga meta. Non sapeva dove andare, cosa fare. Perché? Perché non le aveva detto niente? Perché tenerglielo nascosto?
Alla fine, quando arrivò ad un angolo, appoggiandosi ad esso, arrivò ad una conclusione, amara, triste, ma plausibile (solo in parte, ma in quel momento non riusciva ad avere la mente lucida).
Che sia stata presa in giro? Che Jacob fin’ora l’abbia solo usata per divertirsi?
Si toccò la bocca con la mano, disgustata al solo pensiero, pallida in volto, il cuore ancora sanguinante e le gambe che non la reggevano più.
-Leah!- sentì urlare alle sue spalle.
“No…” pensò la ragazza “Non lui!”
Jacob la raggiunse, con il fiatone. La vide, appoggiata all’angolo, piegata in avanti, come se fosse sul punto di vomitare.
Sospirò, per poi inghiottire la saliva. Provò a sfiorarle la spalla. Non l’avesse mai fatto. Lei si voltò di scatto, con la rabbia negli occhi, assieme alla completa tristezza e delusione. Lo schiaffo lo beccò in piena guancia, tanto da farlo voltare con la testa. La rivoltò lentamente, incredulo, la guancia rossa.
Lei era immobile, mentre cercava di riprendere il fiato, con i denti ed i pugni stretti. Mille emozioni le invasero il cuore ormai andato distrutto. Non sapeva a quale dar retta…
-Leah…- sospirò il ragazzo, triste e disgustato da sé stesso. Lei sobbalzò al solo sentirsi chiamare da lui.
Riprese il coraggio e la forza di parlare. Anzi, urlò:-Perché? Perché non me l’hai detto?-
-Lascia che ti spieghi…-
-Volevi prenderti gioco di me, non è vero?-
-NO!- urlò lui –Mai e poi mai! Lo sai che non lo farei mai una cosa così stupida!-
-E allora perché mi hai tenuto tutto nascosto?- chiese acida lei, fuori di testa, la pazienza andata a morire assieme al suo cuore.
-Credimi, avrei voluto dirtelo!- urlò lui –Ma non ne avevo il coraggio!-.
Leah lo fissò negli occhi. Non l’aveva fatto perché non aveva il coraggio?
Jacob tornò ad essere composto e si avvicinò a lei, che automaticamente si allontanò. Questo bastò a far scattare il principe. La afferrò per il polso e la strinse forte a sé.
Leah sgranò gli occhi, scioccata. Provò a ribellarsi, ma non ci riuscì. E non solo perché era più forte di lei, ma anche perché… non ci riusciva. Il suo corpo non le rispondeva più. Come se non fosse più padrone di sé stessa.
-Ti prego…- fece lei, quasi supplicandolo.
-Leah… io non potrei mai prenderti in giro- disse Jacob, afferrando il viso della ragazza, per poi incrociare i suoi occhi, luminosi, ma non per la felicità.
-E’ una cosa che anche se volessi non potrei fare per mia natura- continuò –Tu sei… troppo preziosa per me, lo capisci? Non l’ho detto perché volevo trovare il modo e il tempo giusto per farlo, solo… che è volato il tempo e ora…-
Fece una pausa, mentre Leah lo fissava. La sua mente tornò lucida. In effetti… non era da Jacob approfittarsene degli altri. Non era lui quello che inventava oggetti strambi per aiutare la gente del suo regno? Non era stato lui a salvarla più di una volta? Non era stato lui a medicarla per due volte ad un intervallo di un decennio?
Allora quello che diceva era vero… provò a mettersi nei suoi panni per un attimo, ed in fondo riuscì a capirlo. Non sarebbe stato facile affatto.
-Ascolta- fece lui, portando la mano di lei al suo petto, nel punto esatto dove era posizionato il suo cuore –Lo senti? Batte così ogni volta che sono con te. Se ti avessi presa in giro, non avrebbe fatto in questo modo, non credi?-
Leah ascoltò il battito frenetico del cuore di lui, quasi stupendosi della cosa. Poi fissò gli occhi di Jacob.
-Io ti amo, scemotta isterica!- disse Jacob, fissandola negli occhi a sua volta. Leah si sentì il cuore rigenerarsi di colpo. Come se quelle lame non ci fossero mai state. Quelle parole la rinvigorirono come non mai.
Senza nemmeno rendersene conto, cominciò a piangere silenziosamente, tenendo lo sguardo su di lui.
-Ti amo, stupido ribelle!- disse Leah –E credimi, vorrei prenderti a schiaffi… ma non ci riesco….-
Jacob rise e se la avvicinò a sé. Le sfiorò le labbra con le sue, baciandola con affetto. Leah per poco non svenne per l’emozione. Lo amava troppo, ovvio.
Ricambiò il bacio con dolcezza. Si staccarono per pochi istanti, sfiorandosi le fronti e sorridendo.
-Ora mi è tutto più chiaro- disse improvvisamente una voce femminile dietro il ragazzo. Entrambi sussultarono alla vista di Rachel, che li fissava incredula e a bocca aperta.>>.

 
-Nuooooooooooo! Cazzo! Leah, siamo stati scoperti!- urlò Jacob, agitato, afferrando la moglie per le spalle ed agitandola.
Lei riuscì a prendere il libro di prima e a sbatterglielo in piena faccia.
-Ma te la finisci di fare l’imbecille?- urlò severa Leah, che in quel momento faceva paura tanto quanto Sindy in versione licantropo!
-Proprio ora che c’è il punto succoso…- brontolò Cloe.
 
To Be Continued
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: Delyassodicuori