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Autore: Britin_Kinney    02/05/2013    3 recensioni
"Perché te la prendi tanto?" chiese sospettoso il biondo.
"Perché anche se sono un servo, conservo il mio orgoglio e la mia dignità. Potreste anche prendermi qui, in questa grotta, fare del mio corpo ciò che vorrete ma, ricordatevi che la dignità non potrete togliermela, mai".
Artù gli prese il viso tra le mani, costringendolo con non poca difficoltà a guardarlo negli occhi e prestare la massima attenzione alle sue parole.
"Ascoltami io non volevo..." uno sguardo particolarmente significativo da parte del servo, gli bloccò le parole in gola.
Merlin accerchiò i suoi polsi con le mani e le tolse dal suo viso, facendole scivolare lentamente lungo i suoi tratti giovani.
"Torno a Camelot" annunciò con voce rotta il moro.
"Ma fuori piove ancora e... ed è pericoloso" fece Artù.
"Preferisco andare adesso, grazie per l'interessamento"
Genere: Erotico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù, Un po' tutti | Coppie: Merlino/Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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Le porte della sala del trono si aprirono e la principessa Helena fece il suo baldanzoso ingresso. Era abbigliata in modo assai elegante, la gonna rosa pallido le svolazzava dietro mentre, accanto al padre, si incamminava in direzione del sovrano di Camelot e suo figlio.
Sembrava tutto come la volta in cui erano venuti a trovare il reggente e il futuro erede al trono, ad esclusione del fatto che la ragazza bionda non rovinò ridicolosamente sul parquet.
“Godwin!” esclamò Uther andando incontro all'altro sovrano per abbracciarlo, l'anziano Re gli regalò un sorriso amichevole e ricambiò l'abbraccio.
“Uther!” rispose Lord Godwin con lo stesso tono.
“Principe Artù” salutò languidamente Helena. Era molto... diversa, dall'ultima volta. Se n'era andata blaterando qualcosa sul 'trovare l'amore che entrambi meritavano' e anche se Artù non ne era pienamente sicuro, era convinto che la nobile ci fosse rimasta male quando l'aveva rifiutata all'altare, proprio quando stavano per sposarsi. 
“Principessa Helena” rispose al saluto Artù baciandogli la mano con deferenza.
“Siete cambiato” commentò lei, regalandogli un sorriso accattivante.
“Oh... Davvero?” domandò fingendosi piacevolmente sopreso lui, Merlin storse la bocca impercettibilmente.
“Sì... siete più affascinante” si complimentò senza smettere di sorridere, ilare.
“Anche voi, principessa. Ogni giorno di più” Artù si chinò ancora per baciare la mano di Helena. Merlin strinse i pugni, senza accorgesene.
“Artù, perché non porti Helena a fare una passeggiata in giardino?” -esordì Uther- “Io e Godwin dobbiamo discutere di diverse questioni” motivò il suo suggerimento.
“Certo, padre” accettò Artù titubante, senza guardare in direzione di Merlin.
“Splendido!” esclamò il Re, mettendo un braccio intorno alle spalle di Lord Godwin e trascinandolo nella sala dove lui e il figlio consumavano i pasti insieme.
Artù continuò ad ignorare Merlin, di cui lo sguardo sembrava perforargli la nuca. E una volta presa a braccetto la fanciulla, si incamminò.
Merlin, rimasto solo, contrasse il viso in un'espressione di disappunto. Da dove era spuntata quella cretina?! E perché Artù lo aveva completamente ignorato? Aveva forse cambiato idea? Le attenzioni dapprima riservate a lui, sarebbero state direttamente rivolte a quella ochetta bionda?
Merlin lasciò l'enorme sala dei banchetti e camminò a passo veloce raggiugendo ansiosamente l'altra ala del castello, le cui finestre davano sul giardino costantemente curato dai sudditi, dietro il castello; li vide spuntare, mentre si tenevano a braccetto.
Helena era incollata al fianco del principe e, anche se Merlin non riusciva a vederlo da quella distanza, cercava di rifuggire qualsiasi equivoco contatto con la dama.
“Se si azzarda a fa-”
“Merlin!” sentì una voce femminile chiamarlo. Si voltò e vide Lady Morgana ancheggiare per raggiungerlo, con una sinuosità ed una classe che avrebbero fatto impallidire qualsiasi regina. In mano, stringeva un piccolo pezzo di pergamena arrotolato.
“Morgana, buongiorno” salutò Merlin cortese chinando leggermente il capo.
“Altrettanto. Merlin, ho una cosa per te” disse, dondolandogli di fronte agli occhi la piccola pergamena.
“Che cos'è?” domandò il moro aggrottando le sopracciglia confuso.
“Ahh, Merlin, temo che stare troppo a contatto con Artù ti faccia male. È un messaggio, no?” disse retoricamente.
“Ohh, sì... certo. Per me?” chiese sopreso sollevando le sopracciglia.
“No: per me. Ma certo che è per te, Merlin!” Morgana voltò gli occhi al cielo e nella sua mente, la teoria riguardo al fatto che la vicinanza del fratellastro nuocesse a Merlin, si consolidò.
“Bhe, emh... vi ringrazio” balbettò il mago, ringraziandola per essersi prodigata nel cercarlo e consegnargli quella missiva che, quando riuscì ad aprirla, scoprì essere da parte di Gwen.
La calligrafia era indubbiamente di Morgana, poiché Gwen non sapeva né leggere né scrivere. Ma il contenuto... era senz'altro di Gwen ed anche la firma, constatò con stupore.
 
Merlin,
Ho bisogno di parlarti, incontriamoci 'stasera, fuori dalle porte di Camelot. Ti aspetterò dopo il vespro.
Gwen
 
Merlin, spalancò gli occhi ed aggrottò le soppracciglia. Ma che diavolo...?
Perché Gwen aveva un bisogno così urgente di parlargli? -si domandava mentre, dopo aver gettato un ultimo sguardo ai due 'colombi' in giardino, si era voltato e incamminato verso le stanze di Artù per rassettare un po'.
Il pomeriggio arrivò e ancora Helena e Artù non tornavano.
Helena e Artù” borbottò con un cipiglio infastidito: persino la disposizione dei loro nomi insieme, in qualsiasi ordine li si mettesse, stonavano. 
Helena e Artù, Artù ed Helena.
Invece suonava così bene: Merlino e Artù... Artù e Merlino; i due nomi insieme assumevano una dissonanza delicata e deliziosamente perfetta. 
Merlin sorrise a quel pensiero, rabbuiandosi l'istante successivo nel riflettere sul fatto che i due nobili fossero ancora insieme.
Già. I due nobili, appartenenti ad un mondo di cui lui non avrebbe mai fatto parte- considerò rattristandosi. 
Una lacrima cadde sul pavimento di marmo degli appartamenti reali. 
Cos'era lui, se paragonato a quelle corone preziose, mantelli sfavillanti e titoli importanti?
Che cosa significava se collocato in un ambiente del genere?
Cosa poteva contro una nobile che Uther avrebbe con piacere accettato di vedere al fianco di suo figlio?
Uther; sempre lui a decidere delle vite degli altri, del destino di ogni singolo abitante del regno. Sempre lui a...
ClickClack
La serratura scattò ed Artù entrò paonazzo e profondamente infastidito. Sbuffò sonoramente, come se avesse smesso una pesante palla al piede.
“Come mai siete tornato così prest-?” Merlin si bloccò, incenerito da un'occhiata di fuoco così cortesemente regalatagli dall'interlocutore.
“MIO...DIO!” alzò la voce irritato portandosi le dita alle tempie per massaggiarle in un moto circolare, chiudendo gli occhi per cancellare ogni traccia della 'lieta' passeggiata che aveva condiviso con la principessa.
“Pensavo voleste rimanere ancora con la principessa Helena” esordì il servo tentando di nascondere il fastidio che gli procurava il pensiero di Artù e quella donna insieme.
“A dire il vero, non vedevo l'ora di fuggire da lì!” esclamò, sorpreso dalla 'disinteressata' considerazione di Merlin.
“Non può essere così male” ipotizzò il servo con un sorriso di circostanza.
“Ohhh può esserlo, credimi. Può. Esserlo” scandì, nel tentativo di rimarcare il concetto.
“Sembra simpatica” mentì, sfoderando uno dei suoi sorrisi migliori, quanto derisori.
“Mai quanto te!” lo rimbrottò l'erede giocosamente, avvicinandosi a lui. Merlin si alzò in piedi leggermente intimorito da quel cambio di umore e fece per lasciare le stanze del biondo ma... Artù lo attirò dolcemente contro di sé.
“Sei arrabbiato con me, Merlin?” domandò, guardandolo con un'espressione che era un misto tra il curioso e il divertito.
“N-no, perché dovrei?” domandò sorpreso il moro arcuando le sopracciglia e sbattendo le ciglia due volte.
“Ohh, non lo so...” -cominciò Artù, fingendo di ragionarci a lungo volgendo lo sguardo altrove e riportandolo sul suo viso quando continuò la frase- “...forse perché ho speso un intero giorno con una 'sconosciuta' e non con il mio fedele servitore” dedusse bonariamente, ironico, sciogliendosi l'istante dopo in una risata lieve e bassa, provocata dall'espressione fintamente ignara sul viso del valletto- “MerlinMerlinMerlin” cantilenò avvicinando le labbra a quelle del servo- “Non devi essere geloso di me. Lo sai, vero?” -chiese retoricamente soffiando la domanda sul viso deliziosamente arrossato dell'altro- “tra chiunque e te, sceglierei sempre te” accarezzò lentamente la schiena del mago con le dita, come quel pomeriggio. Quello strano pomeriggio pieno di sorprese e contatti ravvicinati.
“Ma davvero, sire?” chiese quasi retoricamente.
“Hai qualche dubbio?” ribatté Artù, allacciandogli le braccia intorno alla vita e intrappolandolo contro il suo petto. 
Merlin si accorse in quell'istante della luce aranciata che filtrava dai vetri delle finestre... Tramonto. Messaggio. Gwen. Parlare.
“Oh, merd...! No!” il principe sobbalzò, nel vedere che Merlin era tutt'altro che concentrato su di loro. Anzi, sembrava proprio che non sentisse nemmeno le sue braccia attorno al corpo. Infatti nel volatilizzarsi da lì, per poco non si trascinò dietro anche il futuro reggente.
“MERLIN!” esclamò Artù con un'inflessione abbastanza sorpresa e irritata.
“Sìsì, scusatemi. Devo... devo andare!” si scusò, lasciando quella frase ad aleggiare come una nube pressante all'interno della stanza e della testa di Artù.
“Perché tanta fretta?!” domandò ad alta voce, uscendo dalle stanze per tenergli dietro a passo veloce.
“Perché... emh, Perché... Perché... Ho da fare!” inventò dandosi dell'idiota per la poca credibilità di quella risposta.
“Merlin, l'unico impegno che hai in questo regno sono io. Se magari te lo fossi dimenticato, permettimi di rinfrescarti la memoria: sei il mio servitore. Io sono la tua prima priorità. 'Ho da fare' significa 'Devo fare qualcosa per Artù'” Merlin, non ne potette più di sentirlo blaterare e si voltò. 
Il primo istinto fu quello di colpirlo con un pugno in pieno viso per: 
1) Farlo tacere. 
2) Vendicarsi del pomeriggio passato con Helena. 
3) Per semplice piacere personale. 
4) Per far sì che non scoprisse dove si stava recando e nè tantomeno con chi stava andando a parlare.
Artù gli schioccò le dita davanti agli occhi persi nel vuoto “C'è nessuno? Che diavolo ti prende?”. 
Merlin scuoté il capo, indeciso: che fare?
Gwen lo stava di sicuro aspettando, il sole era già largamente tramontato e quel babbeo gli stava già facendo perdere troppo tempo. 
Stramaledetto Asino!
“Ma si può sapere chi vi ha detto di farvi i fatti miei?!” -sbottò- “Tornate nelle vostre stanze e fate quello che...” -che cosa, Merlin? Non sa nemmeno pettinarsi i capelli senza il tuo aiuto! Il principe incurvò leggermente le labbra in una specie di sorrisetto tronfio, incrociando le braccia al petto come un bambino dispettoso- “che più vi aggrada. Io ho da fare. Non potete sempre dipendere da me. Q-quando morirò, come farete? Mi andrete a richiamare dall'aldilà per svolgere i miei doveri? E poi, dannazione, perché dovete sempre dipendere da qualcuno? Non avete una vostra autonomia? Sapete quanta gente è capace di vestirsi, spogliarsi, pettinarsi e lavarsi da sola? Perché voi non potete farlo? Mi sembra che le vostre funzioni motorie siano più che eccellenti!” finì per sgridarlo, maledicendosi per essersi perso in congetture idiote.
“Hai finito?” domandò il principe, il cui ghigno dispettoso si era trasformato in un'espressione di totale perplessità e se vogliamo dirla tutta, offesa.
Il servo non rispose, rimanendo spiazzato da quella domanda.
“Emh-Emh” -si schiarì la voce, deglutendo- “Sì. Ed ora se volete scusarmi, ho da fare” ripetè, voltandosi ed incamminandosi con le sopracciglia aggrottate. Entrambi avevano sul viso stampata un espressione alquanto interrogativa.
Ovunque dovesse andare, Artù, troppo curioso per rimanere con le mani in mano, lo seguì facendo attenzione a rimanere nell'ombra.
Lo vide affrettarsi lungo la via principale della città bassa circondata da fumi grigi e dal cicaleccio delle pesanti insegne in legno che ondeggiavano appese ai vari negozietti e taverne, mosse da una brezza serale gelida ma leggera.
“Ma che diavolo...?” si trovò a borbottare tra sé, quando vide Merlin salutare una Gwen vestita di tutto punto. 
Quindi il 'DA FARE' di Merlin era... era un appuntamento? Con... CON GWEN?!
Artù cercò di ignorare il crack che gli riecheggiò nel petto a quella visione, il cuore rimbombava nelle orecchie rosse di gelosia e il naso pizzicava mentre gli angoli degli occhi si contraevano impercettibilmente.
Merlin e... Gwen? Perché?
Merlin gettò una rapida occhiata intorno a lui e il biondo fece in modo di celarsi meglio nel suo nascondiglio.
I servi stanno con le serve e sposano le serve, Merlin era un servo e, come tale, doveva stare con una serva -donna, ben inteso- e Gwen sembrava fare al caso suo. 
E lui... bhe, lui era un nobile, un principe. 
I principi stanno con le principesse, sposano le principesse. I principi corteggiano le dame, non i servitori desiderabili e sfuggenti... 
Artù torse il busto studiando la situazione aldilà del portico in cui si era infilato vedendo, con immensa irritazione, Gwen che afferrava Merlin a braccetto.
Infondo non stavano facendo nulla di male, solo che la sua mente era famosa per i suoi viaggi oltre l'immaginazione (Insomma, troppe seghe-mentali!!) e, nonostante li avesse visti parlare da amici, già immaginava una possibile cerimonia nuziale con Merlin e Gwen nelle vesti di futuri sposi.
Rabbrividì, disgustato dalla sua fervida immaginazione. 
Forse Merlin aveva ragione quando inveiva contro di lui, apostrofandolo con accenti di irritazione che a volte sfociavano nel ridere e a volte sfociavano nella violenza -sempre a discapito di Merlin, ovviamente-.
Aveva perfettamente ragione a chiamarlo "Testa di fagiolo"; "Asino"; "Testa di cavolo"; "Babbeo".
Artù aveva sempre risposto in modo acceso difendendo la sua persona e negando quegli insulti con calore e decisione. Ma, ad onor del vero, in quel momento si sentì un po' 'testa di fagiolo' domandandosi perché Merlin dovesse invaghirsi di Ginevra quando, quel mattino, il moro non aveva respinto un suo bacio.
Artù, infastidito da tutto quello, si avviò senza pensare minimamente ai due ragazzi che passeggiavano per lo spiazzo fuori Camelot, come aveva fatto lui per tutto il giorno con quella oca di Helena. 
Artù arrestò la sua camminata poiché come un lampo a ciel sereno, d'un tratto, gli si presentarono davanti agli occhi elementi che non aveva considerato.
Lui aveva passeggiato con la principessa per tutto il giorno e Merlin non ne sembrava contento, ora Merlin passeggiava con Ginevra ed era lui a non esserne per niente allietato.
Che Merlin stesse sfruttando la strategia 'Occhio per occhio...?' 
Nhaaa... 
O sì? 
Infondo quando lui aveva baciato Morgana alla festa, per screzio, Merlin, per tutta risposta aveva fatto lo stesso con Gwen. 
Che baciare Gwen gli avesse provocato emozioni più forti? Più gradevoli? Che si fosse innamorato della serva? E perché non rifuggire un suo bacio, poi? Perché fargli esplodere la testa con mille ragionamenti e considerazioni? 
Si diede dell'asino per aver seguito il moro e per averlo spiato. 
Come sempre, lui, pagava le conseguenze delle sue decisioni.
Doveva ammetterlo, la vicinanza di Gwen a Merlin non lo lasciava per niente indifferente.  E... cosa pensò dopo aver raggiunto siffatto esito? Di farla pagare a Merlin, chiaro.
Si voltò ancora una volta per guardare indietro e... non l'avesse mai fatto. 
Gwen si era avvicinata a Merlin e lo aveva baciato... era un bacio lento. Un bacio e basta. Di quelli che se sei follemente innamorato del tuo servitore ti spaccano, letteralmente, il cuore in due.
 
“Ciao, Merlin” salutò Ginevra timidamente quando vide Merlin avvicinarsi a lei. 
Aveva il fiatone, le guance rosse e sembrava sentirsi in colpa per qualcosa. Si guardava continuamente attorno lanciando occhiate nervose a destra e a manca.
“Ciao, Gwen. Di cosa dovevi parlarmi?” domandò a bruciapelo.  La ragazza fece un sorriso tranquillo e lo prese a braccetto, cominciando a camminare. 
Ad ogni passo sembrava distratta, inciampava in continuazione, arrossendo sempre di più. Morgana glielo aveva detto: Dritta al punto e senza giri di parole!
“Io... Tu mi piaci, Merlin” confessò con lo sguardo basso. 
Merlin arrossì di brutto cercando in modo del tutto impacciato di non scapicollare per terra ad ogni piè sospinto, monitorando ossessivamente ogni minimo movimento del suo corpo. Merlin l'afferrò dalle spalle e la guardò negli occhi.
“Gwen, senti: io...” le parole di Merlin furono interrotte dal bacio di Gwen che arrivò come un tornado in piena estate. 
Cacchio.
Perché l'aveva baciata alla festa? 
Tutta colpa di quell'asino! Era sempre colpa di quella testa di fagiolo coronata! 
Aspettate solo il momento in cui vi avrò tra le mani, Artù!
Gwen si staccò da lui con il viso contratto in un espressione di totale incredulità -nei confronti del suo gesto, chiaramente- scusandosi con Merlin.
“Io non... non so cosa mi sia preso, p-perdonami” balbettò stringendosi addosso lo spesso scialle rosa pallido e licenziandosi senza salutarlo camminando velocemente -tipico di lei quando era profondamente imbarazzata o confusa- e lasciando Merlin lì, in piedi, stordito, frastornato e profondamente irritato con Artù.
Merlin vide qualcosa svolazzare vicino all'arco di ingresso alla cittadella. Era... era il mantello di Artù, quello? Decise di volerlo scoprire.
Cominciò a correre per raggiungere la stoffa rosso Pendragon che svolazzava spensierata rendendo la figura su cui era drappeggiata alquanto affascinante.
Merlin si avvicinò maggiormente all'uomo e con sua enorme indignazione, scoprì che era Artù. 
Lo seguì fino alle sue stanze e quando Artù meno se lo aspettava, rese palese la sua presenza entrando senza bussare educatamente, nè tanto meno annunciarsi con un colpo di tosse. 
Niente. Entrò e basta inveendogli contro.
“VOI!” -strillò Merlin arrabbiato (le mie scuse: eufemismo). Artù si voltò e gli sembrò di avere un dejà-vu- “Perché mi avete seguito?!” -strillò sempre più forte. 
Alché, Artù, stufo dei suoi toni e delle sue accuse gli andò incontro trascinandolo sul letto a forza. 
Lo spinse facendolo ricadere di spalle sulle coltri pregiate.
“Dunque...” -cominciò usando un tono d'ammonimento- “...Ascoltami...” -cominciò, strappandogli la giacca di dosso- “...bene” -la casacca- “Io” -gli stivali- “sono esaurito”-i pantaloni- “sono stufo” -Merlin fu nudo- “Di vederti fuggire ogni maledetta volta!” -esclamò sibilando mentre Merlin restava immobile come una statua di sale, spaventato dal suo comportamento.
Il principe si spogliò a sua volta e si sdraiò su di lui, le loro intimità si scontrarono. Merlin chiuse gli occhi, deglutendo e tentando un'impresa sovraumana nel contenersi “Te lo ricordi, Merlin?” -gli sussurrò in un orecchio il principe- “Tremavi... tremavi di freddo” -Artù gli accarezzò il corpo nudo con le mani congelate, per rendergli una concezione più vivida delle sue parole- “Ti ricordi quella notte, Merlin?” domandò ancora, con fervore. Sembrava stesse perdendo il senno.
Te lo ricordi quel bacio, Merlin?
Ti ricordi la tua fuga, Merlin?
Ricordi, Merlin? RICORDI?!
Artù lo afferrò con una foga inusuale per il gli ideali che lo caratterizzavano, stringendogli i polsi con forza eccessiva, tenendolo fermo mentre baciava, mordeva, succhiava. 
Lasciava segni dappertutto, segni dolorosi.
“Basta!” -esclamò il valletto con voce incrinata tentando di riprendere in mano le redini della situazione che stava deliberatamente degenerando- “Basta!” -strillò tra le lacrime- “Mi fate male!” -urlò, cercando di liberare i polsi dalla morsa in cui erano costretti- “Artù!”invocò, come ultimo barlume di speranza.
Il principe fu come se si risvegliasse da un lungo periodo di trance “Io...” mormorò. 
Merlin si rannicchiò velocemente su se stesso, ferito. Artù avvicinò una mano alla sua spalla dove un morso era evidente ma, vedendo che Merlin si era rannicchiato maggiormente allontanandosi di scatto, Artù aveva lasciato cadere la mano precedentemente sospesa a mezz'aria.
Merlin singhiozzò, stringendosi le braccia intorno al busto e scendendo dal letto del principe. Si rivestì velocemente, singhiozzando sempre più forte quando le immagini di qualche istante prima lo colpivano in pieno stomaco. 
Sempre senza smettere di piangere, si strinse nella giacca come se avesse freddo e se ne andò chiudendosi la porta alle spalle.
Inutile dire che nessuno dei due dormì, quella notte. 
Artù piangeva perché sentiva gravare su di sé il peso di una colpa grave quasi come l'omicidio, Merlin piangeva perché si sentiva ancora violato e ferito nel profondo. 
Soffrire così per raggiungere un grande destino. Che senso aveva sacrificarsi a quel modo, per qualcosa di immensamente lontano, in cui aveva creduto fin dall'inizio? 
Che nesso aveva annullarsi così, senza motivo? 
Sì, bhe, in realtà un motivo c'era: l'amore. Dio!, l'amore doveva proprio essere malvagio per fargli questo!
“Merlin...” il ragazzo non rispose si limitò ad affondare la testa nel cuscino e urlare contro le piume che lo riempivano, piangendo disperatamente.
“Perché?!” -urlò a se stesso afferrando con forza il cuscino e sbattendolo dall'altra parte della stanza. Si alzò e passando le braccia sull'umile tavolino che fungeva da comodino gettò tutto ciò che vi era sopra per terra- “PERCHÈ?!” strillò furibondo, sferrando diversi calci alla cieca e piangendo sempre più forte. 
Gaius rimase in silenzio, intimorito e sopreso negativamente dalla sua reazione. 
Merlin si lasciò andare contro il muro, sbattendoci la schiena e scivolandoci contro. 
Si portò le ginocchia al petto sentendo i morsi del principe avvampare sulla sua pelle; facevano male, sì... ma non quanto il male che lo stava logorando dall'interno.
“Non ne posso più!” -esclamò singhiozzando contro le mani chiuse a coppa sul suo viso- 
“Non ce la faccio più!” -si sfogò- “Basta!” -strillò ancora. Poi si rivolse al medico- “Basta! Basta, io me ne vado!” si alzò di scattò e agguantò la borsa con cui era arrivato a Camelot, sbattendola sul letto e cominciando a spalancare l'armadio estraendo vestiti alla rinfusa senza sapere realmente cosa stesse prendendo.
“Merlin!” -il medico, preoccupato, gli andò incontro tentando di annullare i suoi intenti. Merlin continuò a ficcare roba nella borsa, serio... ma poi, cominciò di nuovo a piangere e si buttò in braccio a Gaius che lo abbracciò forte accarezzandogli la schiena- “Merlin” stavolta nella voce del tutore c'era un'inflessione dolce, paterna, consolatoria. Merlin singhiozzava in silenzio contro la sua tunica rossa- “Qualunque cosa sia successa, la risolveremo. Insieme” -tentò di rassicurarlo. Merlin annuì con il viso ancora pieno di lacrime, guardandolo- “Ora rimetti apposto e ceniamo, così mi spiegherai tutto” Merlin annuì ancora, tirando su col naso.
 
Artù strinse forte la stoffa del cuscino tra le dita fino a sentir male alle unghie,
singhiozzando. Strillò un imprecazione e rituffò il viso in mezzo ai cuscini.
Maledetto l'amore e tutte le sue sfaccettature!
 
“Allora, Merlin: dimmi cosa è accaduto”-mormorò il cerusico dopo cena, accogliendo le mani del figlioccio nelle sue. Notò dei segni di dita violacei sui polsi del protetto ma finse di non averli visti. Merlin abbassò lo sguardo e si pentì di aver acconsentito a spiegargli tutto ciò che lo scombussolava (le mie scuse: un altro eufemismo)- “Coraggio, Merlin. Sono qui per sentirti parlare” lo incitò, abbassando il bustò per cercare gli occhi del più giovane e leggervi dentro uno dei timori che sulla sua lista nera non avrebbe saputo davvero in quale postazione collocare.
“Avete presente quando una persona... vi ferisce?” -cominciò retoricamente, Gaius colse il tono della domanda e non rispose, limitandosi ad annuire- “E dopo pretende da voi qualcosa che vorreste offrirgli con tutto il cuore ma che non potete perché sapete che ne soffrireste? Poi, quella stessa persona che pretende quella determinata cosa cambia atteggiamento, rivelandosi gentile, meravigliosa. E l'istante dopo si ritrasforma tornando alle maniere originali? Facendoti soffrire più di quanto avresti mai immaginato?” Gaius, il sopracciglio perennemente arcuato, abbassò gli occhi e finalmente capì in che punto collocare quella situazione sulla lista.
-Al primo posto: un possibile sentimento che lega indissolubilmente Merlin ad Artù.
“Lo capisco” rispose con voce ferma ma rassicurante.
Merlin contrasse il viso cominciando a piangere e chinando il capo, scoraggiato.
“Sto malissimo, Gaius” confessò, mentre le prime lacrime scendevano dal suo viso creando delle minuscole pozze d'acqua sul legno decrepito del tavolo, seguite dal primo singhiozzo strozzato che gli scosse la schiena.
“Merlin...” -ricominciò il medico di corte, non proprio certo di dare il consiglio giusto al figlioccio- “Non posso comprendere il tuo dissidio interiore, nè tantomeno posso placarlo. Ma, credimi, se c'è una cosa di cui sono sicuro, è senza dubbio ciò che provi per Artù” gli sussurrò, in tono basso e dolce. Quando fu nominato Artù, Merlin rabbrividì e fu lì lì per riprendere a piangere più forte- “Tu... lo ami, Merlin?” domandò il cerusico. 
Merlin alzò lo sguardo, la bocca aperta povera di parole da pronunciare, le ciglia che battevano ad un ritmo discontinuo, rivoli di lacrime a rigargli le guance.
“Lo amo, io lo amo. Follemente, credetemi. Ma non posso lasciarmi andare così. Non posso” scuotè il capo e la presa sulle sue mani si fece più forte ma non per questo meno rassicurante.
“Sai, Merlin: mio padre diceva sempre che se il desiderio che provi per una certa cosa, qualunque essa sia, è così forte da non lasciarti dormire la notte allora devi rischiare per averla, goderne e gioirne. Se andrà bene, saprai che ciò che hai fatto è andato a buon fine. Se andrà male, bhe... è sempre meglio ferirsi che rimpiangere di non aver nemmeno provato a combattere“ -disse saggiamente, citando uno dei discorsi più importanti del genitore- “Anche a mio tempo fu una scelta difficile” -disse poi, incurvando la schiena dolorante, schiacciato dal peso del ricordo.
“Voi...” cominciò Merlin sorpreso, non credendo alle sue orecchie.
“Si chiamava Robert” Gaius sentì un dolore al petto nel ricordare gli anni in cui era giovanissimo, stupido e innamorato.
“Cosa... cosa gli successe?” chiese. E Gaius, malgrado fosse ancora profondamente addolorato da quel ricordo ancora così vivido nella sua memoria, trascinò Merlin in un viaggio nel passato narrandogli una situazione analoga alla sua.
Avevo sedici anni quando cominciai a studiare pozioni, scienza e medicina” -cominciò, sorridendo a Merlin per poi tornare a raccontare- “c'era un ragazzo che... che mi girava sempre intorno: Robert. Avevamo la stessa età e ad entrambi piaceva dedicarci alla medicina. Lui la riteneva uno strumento pregiato, raffinato, capace di salvare diverse vite umane. Diceva che la medicina, se ne usufruivi per fare del bene e rendere felici le persone, era qualcosa di magnifico che ti poteva anche rendere un eroe agli occhi di tutti. Io e Robert eravamo molto amici fin quando, un giorno, non si ferì a causa di un incantesimo...”
“Ma la magia è proibita”
“Non allora. Prima che nascesse Artù la magia era la vera sovrana di questo regno. E, sfortunatamente, Robert fu colpito da un sortilegio ustionante al fianco sinistro. Lo curai con un incantesimo salvandolo per miracolo. Fu quello il giorno in cui...” -Merlin vide una lacrima tuffarsi nella veste di Gaius- “...fu quello il giorno in cui mi innamorai di lui e lui di me. Ma... un problema incombeva su di noi in modo così assillante da non poterlo non tenere in considerazione” -la storia stava prendendo una piega decisamente familiare- “Non voleva che gli altri lo sapessero. Eravamo costretti a vivere questo amore all'ombra e...
“È proprio questo che io non voglio, Gaius” -lo interruppe nuovamente- “Se acconsentissi a questo legame proibito probabilmente finirei con il pagarne le conseguenze. E non sto parlando di pire, boia o patiboli, sto parlando del fatto che Uther un giorno morirà e a quel punto, Artù, dovrà diventare Re. E allora il suo popolo reclamerà una regina ed un erede. Ed io? Che cosa farò, io? Continuerò ad amarlo, soffrendo così tanto da tentare il suicidio?” ragionò ma Gaius levò una mano e continuò la sua storia.
“...e a volte sembrava proprio che non mi amasse. Non mi guardava, evitava anche solo di sfiorarmi per passarmi la provetta o l'erba taumaturga di cui necessitavo. Mi amava solo di nascosto, in silenzio. Al riparo dagli sguardi indiscreti. Fin quando non ne potette più di quella situazione ed io, invece di afferrarlo e riportarlo indietro e imponendomi dimostrandogli il mio amore, finsi che stesse scherzando. Davo per scontato che mi amasse così tanto da non volermi far soffrire. A diciannove anni sposò una giovane donna di nome Lily e insieme ebbero quattro figli. Il Re, a causa di una spia, venne a sapere cos'era successo. Mio padre era un fidato membro della corte e cerusico del regno, dunque convinse il sovrano a risparmiarmi. Purtroppo la stessa sorte non toccò a Robert che fu accusato di sodomia e...” -Gaius sospirò avendo disperso la morale durante la narrazione-“Ad ogni modo, Merlin, Io non mi pento di ciò che ho fatto. L'ho amato con tutto me stesso, ogni singolo giorno da quella fatidica sera in cui lo guarii. Non ho nulla di cui scusarmi, non ho commesso alcun crimine. Dunque, mi sembra giusto dirti che il tragico esito di questa storia fu solo colpa mia. Se solo lo avessi tenuto con me, quel giorno, quando disse di non voler vivere più quella situazione, niente di tutto quello sarebbe successo. Io non ho avuto il coraggio di fermarlo, di trattenerlo e di amarlo a discapito di tutto. E tu, Merlin? Tu ce l'avrai questo coraggio?” chiese fermandosi un momento ad osservare il viso del valletto.
Alla fine Merlin gli regalò un sorriso grato “Grazie, Gaius” sussurrò per poi entrare in camera sua.
Lo hai il coraggio, Merlin? Hai il coraggio di tenerlo con te, qualsiasi cosa dovesse accadere? Vuoi amarlo o soffrire comunque per un pentimento lacerante?
Se Artù mi ama davvero, non lascerà che tutto cio che temo accada- decise infine e si addormentò con un peso parzialmente sollevato dal cuore.
 
Il dì seguente, Artù sentì un insistente bussare alla porta delle sue stanze. 
Ma che diamine...?
Aveva un forte mal di testa da pianto cronico e un dolore lancinante alle unghie delle mani che la notte precedente avevano stretto spasmodicamente la stoffa dei cuscini.
“Artùùù!” -esclamò una voce femminile, la stessa che il pomeriggio addietro gli aveva letteralmente fatto esplodere i nervi. 
Dannazione: Helena. 
Non sapeva per quale motivo ma quella ragazza gli sembrava, decisamente, foriera di guai- “Artùùùù!” cinguettò come una bambina di quattro anni, il biondo infilò la testa sotto i cuscini e finse di essere sordo.
Merlin camminava su per le scale trasportando il vassoio pieno di deliziose cibarie per il suo principe; quanto gli piacevano quelle due parole: Mio Principe. Sorrise dolcemente, affrettandosi. 
Una volta arrivato al corridoio che portava alle stanze dell'erede al trono, si fermò, sentendo una voce stridula invocare insistentemente il nome del futuro reggente.
“Artùùùù!” Merlin scuoté il capo, infastidito dalla presenza di quella cornacchia.
“Maledizione, è ovunque!” -brontolò irritato. Decise però di fare buon viso a cattivo gioco quindi fece un gran sorriso e si incamminò- “Lady Helena!” esclamò salutandola come fosse una vecchia amica che non vedeva da tempo immemore.
“Oh, buongiorno. Emh...” aggrottò le sopracciglia bionde e curate lei.
“Merlin. Se volete scusarmi, devo portare la colazione al principe” -aspettò che si facesse da parte e...- “Tospringae” la sorpassò aprendo l'ingresso con l'incantesimo appena sussurrato.
“Ma... era chiusa!” commentò sorpresa lei. 
E certo!, se fosse stata aperta saresti entrata senza indugio, cervello di gallina!
“Sì. Forse l'avete trovata chiusa perché fa le bizze, a volte” inventò richiudendole la porta in faccia. (Con il dovuto rispetto, si intende; e che cavolo!)
Artù ebbe quasi paura di sollevare la testa dai cuscini temendo che Helena, come in una di quelle storie macabre, fosse riuscita ad entrare.
“Buongiorno, sire” salutò Merlin, con discrezione. 
Artù ebbe un sussulto e si levò immediatamente mettendosi a sedere sul bordo del letto ed evitando il suo sguardo.
“Merlin... M-merlin, io...” il servo si avvicinò e gli adagiò l'indice sulle labbra.
“Basta parlare. Non ne posso più” e con una certa dose di coraggio e intraprendenza sostituì il dito con le labbra mettendosi a cavalcioni su di lui. 
Artù chiuse gli occhi, sentendo ogni vena del suo corpo incendiarsi e il suo cuore pompare lava.
Dio... 
Per quanto tempo aveva atteso quel momento? 
E Merlin era proprio lì, con lui. Su di lui. 
Dentro lui. In ogni parte del suo essere, in ogni più piccola frazione del suo cuore. Si sentiva riempito, riempito come non mai. 
Di tutto. Tutto.
Scoprì di sapere ciò che non aveva mai conosciuto; l'odore del mondo, l'amore, la pace, la gloria, le labbra di Merlin. 
La vita e le labbra di Merlin, il coraggio e le labbra di Merlin, il suo tutto e le labbra di Merlin.
E Merlin,
 Merlin, 
Merlin. 
Tutta la vita, sempre. Anche dopo. L'eternità era Merlin. 
L'immortalità.
“Merlin... Merlin” oddio, poteva tutto quello essere reale? Il mago sorrise, un sorriso proveniente dal cuore- “Dimmelo, Merlin. Dimmelo, ti prego. Ne ho bisogno” implorò sfiorando il naso di Merlin con il suo.
“Siete sicuro?” domandò il moro, leggermente dispettoso.
“Probabilmente aspetto questo momento dalla mia nascita!” ribatté bisbigliando, Merlin rise lievemente.
Lentamente si avvicinò all'orecchio di Artù e dischiuse le labbra per baciargli il collo, poi risalì. Sorrise ancora serrando gli occhi, mentre l'odore del principe gli si imprimeva nel sangue, nelle ossa; in quel Destino che condividevano ancora prima che il mondo nascesse.
“...Vi Amo”
Artù deglutì, sorridendo. E una lacrima di felicità gli scivolò giù dal viso...
Finalmente.
“Il vostro cuore” mormorò piano Merlin seduto sulle sue gambe, poggiando le dita sul petto di Artù, proprio dove i battiti diventavano così veloci e forti da far sorridere il servo.
Artù adagiò una mano sulle sue dita stringendole lentamente, con delicatezza e Merlin sorrise a quel gesto. Artù lo tirò contro di sé, il capo di Merlin sul suo cuore, per ascoltare il respiro e quel dolce suono che sapeva di vita. Il biondo sfiorò i suoi capelli con la guancia.
“Mi dispiace tanto per ieri, Merlin” Artù seguì la linea della sua schiena con il polpastrelli, salendo e scendendo.
“State tranquillo, è tutto passato” lo rassicurò il moro guardandolo negli occhi. Artù mise su quell'espressione dolce, quella bella, innamorata e si avvicinò piano. Le sue labbra si soffermarono sulla fronte calda... sembrava che Merlin avesse la febbre. Il servo si mise nuovamente a cavalcioni su di lui e Artù gli sfilò la giacca.
“c'è ancora Helena fuori, potrebbe sentirci” considerò Merlin, saggiamente.
“Hai ragione” ne convenne Artù.
“Mmh-mmh, bene. Io finisco di svolgere i miei lavori, allora” esordì, scendendo dalle gambe di Artù.
“Inutile dire che mi toccherà passeggiare con Lady pessimacompagnia, oggi” -rifletté Artù sbuffando dal naso- “Ma stasera sarò tutto tuo, promesso” giurò solennemente, afferrandolo dalla vita. Le ginocchia di Merlin si scontrarono con il bordo del letto.
“Conterò le ore” mormorò il servo adagiandogli le mani attorno al collo per baciarlo ancora e appoggiare la fronte sulla sua.
Gli accarezzò una guancia e districandosi dall'abbraccio del futuro reggente, fece per andarsene.
“E... Merlin?” -il valletto sorrise e si voltò al suo richiamo- “Grazie” sussurrò chinando leggermente la testa.
“Per cosa?” domandò confuso il servo.
“Per essere nato” gli rispose, Merlin incurvò le labbra dolcemente.
“No, grazie a voi” -ribatté il moro. Artù aggrottò le sopracciglia, sorridendo- “Per essere il mio destino”.
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ODDIO. All'inizio di questo capitolo immagino Merlin che canta tra sè, come una specie di mantra: (Devi stare molto calmo, devi stare molto calmo!) poi si rivolge a Helena e quando mette le mani addosso ad Artù, Merlin gliele scosta e gli fa (Devi stare molto calma! Devi stare molto calma!) oddio, muoio dalle risate! XD -Quanto sono scema!- XD E poi immagino la storia di Gaius in bianco e nero (-.-) Oookkkei, scherzi a parte. Fatemi sapere cosa ne pensate! :P La situazione si è "stabilizzata" tra i due... ma non temete, non è ancora finita! MUAHAHAHHAHAHAHA xD *fa combaciare i polpastrelli due volte* "Eccelleeeente" u.u
Alla prossima, bella gente! ;)
-A.
  
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