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Autore: Kisuke94    02/05/2013    1 recensioni
Ecco a voi un'altra storia originale, scritta dal sottoscritto. Alcuni argomenti trattati in essa sono un pochetto maturi, ma non mancheranno le risate, tranquilli. La storia vuole essere più reale possibile, nonostante sia fantasy, come, per esempio, in location, dialoghi e personaggi. Ora vi chiederete qual'è l'elemento fantasy, leggete e scopritelo ;)
Cosa succederebbe se a quattro ragazzi come tanti venissero dati dei poteri "Apocalittici"? Leggete e vedrete ;)
Genere: Dark, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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XI CAPITOLO

L’alba era sorta già da un pezzo. I vetri rotti dell’auto, sulla quale Juro era andato a scontrarsi, volteggiavano in aria, riflettendo i primi raggi di luce sul volto ormai vicino di Shin. Accortosi in tempo, Juro scansò il colpo, che il ragazzo gli stava sferrando, e l’auto fu piegata ulteriormente dal micidiale colpo evitato. Con rapidità spaventosa, tenendo la schiena, Shin colpì col gomito il volto dell’avversario, lanciandolo contro un muro di mattoni, risalente al periodo endo, che si trovava alla destra del malcapitato. Nel fumo sollevatosi subito dopo si intravedeva l’ombra di Juro, già in piedi, che si puliva col polso il sangue che colava dal labbro.

-*puttana troia, non pensavo colpisse duro lo stronzetto!*-

Disse strofinando ancora la ferita, che prontamente si stava rimarginando. Riuscì a malapena ad alzare lo guardo che, senza accorgersene, fu preso al volto dal palmo di Shin e reinserito nel muro con forza inaudita. Il muro cedette ancor di più, si crearono più cerchi attorno alla figura di Juro incastonata nella parete. Shin fece pochi passi indietro mentre Juro si mosse nuovamente, facendo cadere dei detriti dalla parete, nello staccarsi con violenza dalla sagoma del muro; piegò lentamente il collo, prima a destra poi a sinistra, producendo uno scricchiolio poco gradevole. Senza l’uso delle mani aggiustò anche la mandibola, aprendo poi la bocca per fissare bene tutte le ossa del volto che si stavano ricomponendo. Shin era stato tanto violento da scomporgli, anche se di poco, l’asse facciale, ma questo non fece altro che eccitare il suo avversario, il cui solo scopo era quello di uccidere.

Uscì dalla polvere che lo circondava, facendo ruotare il braccio destro, quasi come un riscaldamento, e, senza che Shin se ne accorgesse, all’ennesima rotazione lo colpì sotto il mento con uno spostamento impercettibile. Il corpo di Shin si levò da terra pur restando su quel posto, il sangue fuoriuscì dal naso e dalla bocca. Gli occhi ruotarono verso l’alto rendendogli difficile vedere l’avversario, che, con una forza sovrumana, lo colpì prima allo stomaco, premendo forse sotto lo sterno, causando il piegamento di Shin sul suo pugno, poi, alzando velocemente la gamba, lo colpì con un calcio rotante che fece volare Shin sempre più nel buio del vale in cui si trovavano. Le case alte, che limitavano lo stesso, oscuravano la luce del sole, ben visibile solamente su uno dei due lati, l’altro. Le luci e le insegne erano ormai spente e quindi Shin non poté contare sul loro ausilio. Strisciò carponi a terra, dimenandosi dal dolore, senza però spostarsi dal punto in cui il suo corpo si fermò. Posò con violenza i pugno a terra, sputando ancora sangue dalla bocca. Pensava di essersi ripreso del tutto, ma si rendeva conto anche che in quello stato non poteva esserlo. Cercò di alzarsi facendo leva sulle gambe, ma il piede di Juro, che era ormai arrivato vicino al ragazzo, lo colpì allo stomaco; una, due, tre volte, poi con uno slancio alzò di peso il corpo rannicchiato di Shin, ricolpendolo alla schiena con un potente pugno. Shin ripensò ai colpi che gli inferse Walter, alla rabbia con la quale l’uomo lo colpì, e alla stessa che Shin provò a sua volta per la sua impotenza nei confronti dell’avversario; non si sarebbe perdonato un ulteriore affronto nella stessa giornata. Ricordò ciò che aveva detto ad Aaron poco prima di lanciarsi di nuovo contro Juro: “Adesso è il mio turno”; rivide il volto dell’amico assente, come se, ciò che Shin stesse facendo, avesse poca importanza. Allora risentì il dolore, riprovò l’amaro sapore della sconfitta, la sua inferiorità rispetto ad Aaron e a tutti quegli individui incontrati in quei maledetti giorni.

-Non può essere- Sussurrò sputando nuovamente sangue dalla bocca. –io non posso ridurmi in questo stato. Non ho mai perso..- continuò con voce ancor più sottile, interrotta da piccole lacrime che riempivano i suoi stretti occhi. –Non posso continuare a perdere!!- Urlò, in fine, dopo un piccola pausa, riprendendo le forze e la fiducia in sé.

Colmo di collera, pose il palmo a terra, approfittando di un momento di pausa di Juro (inspiegato), e ruotò su sé stesso, colpendolo alle gambe, facendolo cadere. Mantenendo il palmo a terra, e la rotazione, si diede uno slancio, pur dolorante per i colpi infertogli da Juro , e si rimise in piedi, per poi colpire a pugno fermo l’avversario, ormai a terra, generando un’onda d’urto tutt’intorno, distruggendo l’asfalto della strada formando un cerchio, e facendo crepare gran parte della strada stessa. Gli occhi di Shin erano rosso cremisi, e sentiva come la rabbia scorresse forte in lui, dandogli una forza che trovava indescrivibile e inarrestabile. Non si sentiva così da quando combatté ad  armi pari con Walter e Serena, ma sentiva anche si esser diverso, e così era. Intorno a Shin si riformò la stessa aura rossa che lo circondò sul tetto dell’ospedale. Guardò prima la mano destra, e vide che dei filamenti rossi e un’aura dello stesso colore, ma più lieve, circondavano tutto la mano e il braccio; pose poi lo sguardo sulla sinistra, e costatò che anche su quella fosse comparsa la strana aura. In tutto ciò, però, non si accorse di Juro che, senza preavviso, sostava con un piede dritto a pochi metri sopra il capo di Shin; quando il ragazzo alzò lo sguardo fu troppo tardi, Juro pose il tallone sul suo volto, con un’apparente delicatezza, per poi schiacciarlo al suolo creando un’onda d’urto quatto volte superiore a quella di Shin, poco prima. I palazzi tremarono e le auto iniziarono a suonare. Si alzò improvvisamente una folata di vento e, dal buio della stanza, Oliver riaprì gli occhi, tremante. La sorella di Shin, tremante anche lei per la situazione in cui il fratello verteva, cercò si scansare il maestro volendo aiutare a tutti i costi il fratello minore. Con un braccio provò a spostare il corpo che di fronte a lei si parava, senza successo; il maestro distese il suo di braccio e, senza esporsi tanto, colpì con uno sguardo imperativo Naoko che, abbassando gli occhi, si ritrasse indietro portando la mano al volto, per nascondere la preoccupazione che sempre meglio era espressa dal suo viso candido, ora tremante e in lacrime.

-Ad ogni modo non potresti fare molto. Saresti solo d’intralcio-

Disse d’un tratto il maestro, non girandosi del tutto verso Naoko. La giovane a quelle parole sussultò, comprendeva che ormai tra lei e il fratello c’era una differenza oceanica, e che quel tipo era fin troppo pericoloso persino per Shin. Abbassò ancor di più il volto tanto da farsi cadere i capelli davanti agli occhi; sentiva le lacrime che scorrevano senza sosta e il cuore battere come non mai. Il respiro era affannato, e i ricordi riaffiorarono prepotenti con un velo di sofferenza e nostalgia.

Intanto lo scontro, se così si poteva chiamare, continuava. Shin cercò di colpire con un gancio destro Juro, che prontamente evitò indietreggiando di un passo, rispondendo poi con un pugno nello stomaco. Trattenendo il dolore, Shin, colpì con violenza Juro al fianco, questi rispose con una gomitata sullo sterno del ragazzo che indietreggiò, barcollando, tenendo la mano premuta al suo centro. Tornò poi sull'avversario, premendo sempre sullo sterno, ma Juro, che prima si stava abbassando alla sua destra, sparì per ricomparire alle sue spalle. Shin riuscì a voltarsi in tempo da permettere a Juro di prendere solo un braccio; digrignando i denti in un distorto sorriso, tirò forte il braccio alzando il corpo di Shin, tenendolo in aria a braccio teso.

-Mi fai pena. Un coglione come te non ha speranze di battermi!-

Disse, divertito, l’uomo fissando negli occhi il ragazzo. Fu un attimo, Shin, comprendendo il pericolo, strinse denti ed occhi e, con forza spaventosa, fu lanciato su di una ringhiera, procurandogli una pesantissima frattura. Dal dolore, dopo essersi rimesso in piedi barcollante, Shin tirò un urlo che risuonò in tutto il quartiere, a metà tra l’urlo di disperazione, di persona dolorante, e quello di una bestia pronta ad abbattere l’avversario. In poco tempo, tutte le finestre del viotto, che a poco a poco era illuminato dai raggi del sole, si ruppero a causa degli ultrasuoni liberati da ragazzo. Naoko, spaventata e preoccupata, non poté fare a meno di proteggersi le orecchie da quel frastuono tremendo. All’interno del salone Oliver, al quale sembrava non toccasse quel suono, si raggomitolò nella coperta che Naoko gli aveva posto sulle spalle, tremava, quasi avesse paura di qualcosa di più mostruoso di quel che accadeva. Delle lacrime cristalline iniziarono a colare sul suo bianco volto, e le sue gote iniziarono ad arrossirsi d’un tratto.

Shin, smesso di urlare, strinse forte i denti, e chiuse teso il pugno destro. Drizzò le spalle in postura retta, si voltò verso Juro che, eccitato, stava abbassando le mani dalle orecchie insanguinate. I due si fissarono, gli occhi cremisi di Shin sembravano muoversi, come magma incandescente, le ferite sul suo volto cominciarono a risanarsi con una velocità incredibile, così come quelle sul resto del corpo. Il tempo sembrò bloccarsi, il vento cessò di battere, i respiri erano, come d’un tratto, cessati, persino i cuori non battevano più. In quell’attimo solo un suono sottilissimo si udì; l’asfaltò si disintegrò, proprio dove poco prima si trovava Shin; nessuno lo vide muoversi, ma nell’istante in cui quel suono raggiunse la consapevolezza dei presenti, Juro venne scaraventato all’interno della casa che si ergeva dietro di lui. Persino l’aria si mosse in ritardo, una folata seguì dopo pochi secondi Shin, spostandogli gli orecchini che portava sulla parte superiore dell’orecchio destro. Il tintinnio degli stessi rilevarono la sua posizione, ancora sconosciuta a Naoko fino ad un attimo prima. Shin aveva solo un piede poggiato a terra, l’altro mezzo reclinato; che poi posò a fianco al primo. Con un po’ di difficoltà ritrasse anche il braccio destro, che si era indurito non essendo abituato a quello sforzo immane. Dalla casa, mezza distrutta, Juro uscì senza la parte superiore sinistra del corpo, che, sotto gli occhi stupiti di Naoko e di Shin, iniziò a ricostruirsi lentamente.

-Ah! Ah! Ah!-

Iniziò ansimante Juro, quasi in un singhiozzo forzato. Aveva gli occhi pulsanti, e il suo corpo sembrava accrescersi ad ogni passo, a ritmo di un battito. Era eccitato, il suo sorriso si estendeva quasi per tutto il volto; con prepotenza sfidava l’avversario a ripetere quel colpo. Alzò lentamente la mano, tenendo all’esterno del pugno solo indice e medio, rivolti verso l’alto. La lentezza con cui muoveva la mano era snervante, Shin però, sicuro di sé, seguì il movimento con cauta tranquillità. Juro, portata la mano a livello del volto, sorrise ancor di più e abbassò si scatto le due dita, quasi come se stesse indirizzando verso il ragazzo qualcosa che, sfortunatamente, non si percepiva.

-Prova a resistere a questa, mezza sega!!-

Urlò nello stesso istante Juro, i cui capelli si erano lentamente alzati verso l’alto. A quel punto, proprio mentre le dita si abbassarono, una tremenda pressione colpì Shin; doveva schiacciarlo, in un caso normale, ma così non fu. Prendendo esperienza da ciò che Aaron fece nel parcheggio dell’ospedale, Shin si circondò della sua aura rossa, ora più che mai, e alzò solamente il braccio sinistro a protezione del capo, ma per istinto.. non per necessità. Intorno a lui tutto subì con prepotenza quella pressione generata da Juro, l’asfalto si divise in grossi blocchi, che si alzarono in aria disintegrandosi in piccoli frammenti, le auto furono assottigliate a piccoli pezzi di lamiera inutile, le ringhiere delle case nelle vicinanze si piegarono a loro volta, toccando terra. Vedendo che tutto subì il suo potere meno che Shin, Juro iniziò a tremare d’odio e decise di trasformarsi, proprio come fece con Aaron.

-E dire che questa volevo conservarla per quello stronzetto lì seduto! Ti stai dando da fare merdina!-

Disse l’uomo a denti stretti, trasformandosi nella bestia che affrontò Aaron al parco. Juro si piegò poco in avanti, avvicinò i due pugni e, con rapidità, tutte le ossa si sporsero. A differenza della trasformazione fatta davanti ad Aaron questa non solo fu istantanea, fu anche più profonda. Le ossa sulle vertebre uscirono praticamente dalla pelle, ricoperte ancora dal sangue della sua parte umana; i gomiti si allungarono e anch’essi uscirono fuori dall’involucro di pelle, ed erano talmente affilati che potevano essere utilizzate come lame, e così sarebbe stato. Sulla fronte comparsero due corna sottocutanee, e i capelli diventarono grigi, di uno chiarore argenteo, che venne illuminato dai primi raggi che colpirono l’interno profondo del vialetto. La storia si ripeté.. Juro si mosse in modo rapidissimo, portandosi dinanzi a Shin colpendolo con l’estensione del gomito, strappandogli la maglia e tagliandolo all’addome.
Il ragazzo indietreggiò, non sentiva dolore ma era consapevole di ciò che era successo. Non aveva tempo per chiedersi il perché di quella situazione, ma sapeva che non doveva preoccuparsi del suo corpo, qualcosa glielo stava suggerendo dentro di sé. La ferita infatti si rimarginò all’istante, Shin sputò un po’ di sangue a terra e poi sparì a sua volta. Lo scontro andò avanti ad una velocità che occhio umano non poteva seguire. I due sembravano alla pari, al destro di Shin seguiva quello di Juro. I due iniziarono a colpirsi a ripetizione con una forza incedibile. Entrambi persero fiumi di sangue, ma le loro ferite si richiudevano con la stessa velocità con la quale si presentavano. Da terra si alzarono i piccoli frammenti di asfalto che costernavano la strada, le onde d’urto taglienti distrussero i palazzi a destra e a sinistra, l’aria iniziò a vorticare pericolosamente e ogni piantina si sradicò dalla sua ubicazione vicino le scale di ogni casa. I due urlarono, per darsi forza. L’incontro era pari, i colpi subiti erano prontamente risposti, ma qualcosa stava cambiando e Juro lo sospettava. Mentre colpiva Shin, e subiva al contempo i suoi colpi, notava la potenza crescente di quest’ultimi, proprio come accadde al parco con Aaron. Sembrava comunque eccitato, era assetato di sangue, al successivo colpo di Shin rispose ponendo il gomito, che sporgeva pericoloso e tagliente, e di fatto entrò nel pugno del ragazzo dividendogli mano e avambraccio in due. Ritratto il braccio, che perdeva sangue a fiumi, Shin indietreggiò, commettendo un errore fatale.. distrarre lo sguardo dall’avversario.

-Oh no! SHIN!!- gridò il suo maestro preoccupato ma fermo sulla sua posizione.

La sua preoccupazione era fondata, il ragazzo era fermo a tenere il braccio stretto dalla mano sinistra. Sentiva il dolore questa volta. Uno dei due occhi tornò castano, alla normalità, e forse per questo sentiva il dolore lancinante. Juro non si fece scappare l’occasione. Si spostò con rapidità dietro le spalle di Shin e, a palmo semi chiuso, lo colpì alla schiena spezzandogli due vertebre. Non diede nemmeno tempo alla rigenerazione che lo tirò indietro, portandolo perpendicolare a suo corpo e lo colpì fortissimo al torace sicuro di ucciderlo. Shin fu schiacciato a terra. L’impatto creò una voragine enorme all’interno della strada già dilaniata dai colpi precedenti. Juro, compiaciuto e su di giri, si voltò fissando Aaron che ancora era seduto con le mani congiunte, e il volto basso. Cercò di chiamarlo ma nulla; proprio in quel momento, il maestro ebbe un sussulto. Tale fu la sua sorpresa, scambiata da Juro come provocazione, nel vedere, ancora ammaccato si direbbe, Shin rialzarsi, piegato verso destra, cercando anche di rimettere a posto quanto di rotto aveva. Juro non se ne accorse, avvertì solo un tremendo potere alle sue spalle che lo spingeva con prepotenza in avanti, al quale non riusciva ad opporre resistenza.

-L’incontro.. non.. è… ancora.. FINITOO!-

Urlò scandendo le parole con lentezza e decisione, aveva difficoltà a parlare a causa del colpo ricevuto in pieno torace. Ma riuscì ad imporre comunque l’ultima parola, non in tono di sfida.. ma di fine. In quel momento, intorno al suo braccio si formò una specie di guanto, grosso tre volte l’arto, con una catena tutt’attorno, alla cui estremità inferiore pendeva un talismano a punta. Il disegno era poco chiaro alla distanza da cui la sorella e il maestro si trovavano, ma aveva una forma romboidale e all’interno una spada con un diadema cremisi incastonato nell’elsa. Non si rese conto neanche lui di ciò che accadde dopo, accecato com’era dalla collera. Si lanciò, quasi senza controllo del suo corpo, contro Juro, che sembrò voltarsi lentamente, tanta era la velocità di Shin nel muoversi verso l’avversario. Volando, quasi, raso terra, girò due volte su sé stesso acquistando forza nella rotazione, colpì con potenza Juro dal basso, posando il pugno proprio sotto il mento. La potenza del colpo fu ben visibile agli spettatori, increduli; si vedeva, infatti, al di sopra della nuca di Juro, una fitta nuvola di strane polveri, riconosciuta a quel punto anche dal maestro, che rimase comunque perplesso da quanto stava accadendo.

Gli occhi di Juro si tinsero di bianco, e le ossa dei gomiti si ritrassero; cadde in ginocchio a terra apparentemente privo di sensi.. e di vita. Shin però sentì mancare anche le sue di forze, non si spiegava cosa fosse quel guanto comparso proprio attorno alla sua mano e che si estendeva per tutto l’avambraccio, ma non poteva pensarci.. non ora. Lasciò cadere le braccia, rilassandosi barcollando, e alzò il volto al cielo, di un colore ormai quasi del tutto azzurro. Il sole Illuminò una parte del suo volto; un piccolo triangolino, che fece risplendere i due orecchini d’oro che tintinnarono a lungo, riflettendo la luce del sole. Si sentiva, ancora una volta, in pace. Si chiedeva se avesse raggiunto, per la seconda volta in due giorni, quel Nirvana a cui accennava il suo maestro.. ma le risposte le stava trovando in tutt’altro, in quel momento. Sentì inoltre le ultime ossa ricomporsi, e non solo le sue. Ma sapeva di aver dimostrato il suo valore, e che l’avversario era stato comunque debellato; non sarebbe stato più un ostacolo, e persino la morte non avrebbe meritato. Shin fu clemente, nonostante quel colpo micidiale, che avrebbe potuto uccidere chiunque, non se la sentì di dare il colpo di grazia. Riuscì persino a ridurre l’entità del colpo, pochi istanti prima che toccasse il volto di Juro. Shin, però, era stato tanto distratto da quella tranquillità, e dai suoi pensieri, che non si accorse di cosa stesse accadendo intorno a lui. Riallacciandosi alla realtà piegò di poco il capo verso casa sua, facendo pendere i due orecchini d’oro. Stava sorridendo, come per rassicurare gli animi circa la vittoria e la sua salute, un sorriso un po’ stentato; che si spense poco dopo. Meravigliato vide, sull’uscio della porta, ancora in penombra, Oliver, con un braccio a sorreggere l’altro, passando per l’addome che sanguinava; di fianco a lui Naoko che gli stava riferendo qualcosa e il maestro rivolto verso di loro con un’espressione perplessa. Stranamente non sentiva le loro voci, aveva l’udito come tamponato, il cuore iniziò a battergli forte, quella che stava provando era un’angoscia indescrivibile. Iniziò a sudare freddo; delle vampate di calore percorsero il suo corpo, irrigidito da una inspiegabile paura. Cercò di gridare ma le parole gli si fermavano in gola, il respiro divenne affannoso, e a poco servi spostare lo sguardo sui gradini davanti casa sua. Sussultò quando, d’improvviso una mano si posò sul suo braccio, clemente anch’essa, ma di una clemenza diversa… Shin capì solo dopo cosa stesse accadendo in realtà. 

   
 
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