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Autore: Emily27    02/05/2013    6 recensioni
Emily e Derek in una serata dai risvolti inaspettati, decisamente inaspettati...
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Derek Morgan, Emily Prentiss
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Cosa c'è?” domandò Emily scrutando il volto accigliato di Derek.
Dopo il lavoro erano andati a mangiare un hot dog e a bere qualcosa, nel pub che erano soliti frequentare con il resto della squadra. Seduti al bancone con due birre davanti, avevano chiacchierato allegramente, finchè lui, tutto ad un tratto e senza una ragione apparente, si era fatto serio.
“Non riuscirò mai a dimenticarlo” rispose Morgan rigirandosi il bicchiere ormai vuoto fra le mani, con gli occhi bassi.
“Dimenticare cosa?”
“E' trascorso diverso tempo e tutto è tornato alla normalità, ma non posso cancellare il dolore che ho provato nel credere di averti persa. Non potrò mai scordare quei momenti terribili.” Si voltò verso di lei a cercare il suo sguardo. “Non prenderlo come un rimprovero, non lo è assolutamente, volevo soltanto che lo sapessi.”
“Derek...” disse Emily sospirando e posandogli una mano sul braccio. “Sono cose che non si possono dimenticare, io stessa non sarò mai in grado di farlo, ma voglio pensare che servano a qualcosa, a farci apprezzare di più quello abbiamo.”
“Lo sto facendo...” affermò Derek accarezzandola con lo sguardo, in un modo che non aveva mai fatto e che a Emily piacque, nonostante una punta d'imbarazzo che nascose distogliendo gli occhi da lui e finendo la poca birra rimasta nel suo bicchiere.
“Quando ero via mi siete mancati così tanto da stare male, ed ora il semplice trovarmi con voi sul jet, in sala riunioni o essere qui con te a bere una birra, ha un sapore completamente diverso.”
Soprattutto la sua compagnia aveva assunto dei contorni particolari, ma questo Prentiss omise di dirglielo.
“Lo posso immaginare” affermò lui, poi il suo volto tornò sorridente. “Toglimi una curiosità, qual'era il tuo nome quando eri nel programma di protezione?”
“Non so se posso dirtelo...” tergiversò Emily, ma Morgan insistette.
“Dai, è un caso ormai archiviato.”
Lei ci pensò un momento e finì per arrendersi. Dopo essersi guardata intorno con circospezione, si protese verso il collega e disse a bassa voce: “Hello Kitty.”
“No, ti prego!” esclamò lui sgranando gli occhi. “La ucciderei con le mie mani, quella gattina!”
“Mi piacerebbe tanto sapere come faresti, ma ora è tardi” disse Emily scendendo dallo sgabello.
“Prima o poi mi dirai quel nome, Hello Kitty parigina” sostenne Morgan seguendola verso l'uscita.
Fuori, li accolsero la notte serena e la temperatura gradevole di una serata quasi estiva.
“A domani, Prentiss.”
“Buonanotte.”
Si erano salutati, ma nessuno dei due accennava a muoversi per raggiungere la propria auto.
“E' stata una bella serata, piacevole... Sì, insomma... Potremmo...” articolò Derek per colmare l'imbarazzante silenzio che era calato fra loro e arrivando quasi a balbettare alla stregua di Reid. Cosa gli stava succedendo?
Continuò a parlare, proferendo parole sulla falsa riga delle precedenti, vale a dire di senso alquanto confuso, ma Emily non lo stava più ascoltando. Con gli occhi fissi sulla sua bocca, si era estraniata inseguendo un pensiero, qualcosa che da quando era tornata aveva sempre desiderato fare. Il dilemma era: osare o non osare? Al diavolo, si disse, in un gesto repentino gli prese il volto fra le mani e lo baciò.
Inizialmente colte di sorpresa, le labbra di Derek non tardarono a schiudersi e ad assecondare quelle di lei, inseguendo quel bacio che divenne sempre più acceso, finchè dovettero staccarsi per riprendere fiato.
“Wow...” fu l'entusiastico apprezzamento di Morgan. Era stato davvero colto alla sprovvista, non si aspettava qualcosa del genere, nè tanto meno che l'attrazione che provava per lei fosse ricambiata, ma quella rivelazione era stata esaltante e... Emily baciava da Dio.
Le loro bocche tornarono a cercarsi avidamente, i loro corpi aderirono e le mani accarezzarono. Emily sentì quelle di Derek insinuarsi fra i suoi capelli, correrle lungo la schiena e anche più giù...
Quella di osare era stata un'ottima scelta.
Avvertì un brivido, poi un altro: l'effetto Derek Morgan si stava facendo sentire, forte e chiaro. Si staccò da lui, seppure a malincuore, e propose: "Andiamo a casa mia?"
“Va bene, ma facciamo veloce” accettò lui stampandole ancora un bacio sulle labbra.


Ognuno con la propria auto arrivarono a casa di Emily, parcheggiarono lungo la strada e scesero dai loro mezzi quasi simultaneamente, poi insieme si avviarono verso il palazzo rivolgendosi sorrisi maliziosi.
Un'anziana donna con un bassotto al guinzaglio stava uscendo, così tenne loro aperto il portone.
“Salve signora Farrell.”
“Buonasera, Emily” disse l'altra squadrando da capo a piedi il bel ragazzo che accompagnava la signorina Prentiss.
“ 'sera” salutò Derek.
L'anziana gli rivolse un sorriso e un cenno della testa, ad Emily riservò un'occhiata di approvazione.
“Simpatica la tua vicina” commentò lui pavoneggiandosi mentre entravano.
“Così tanto che domani tutto il palazzo, se non l'intero quartiere, saprà che mi sono portata a casa un tipo sexy da paura” sostenne Prentiss premendo il pulsante per chiamare l'ascensore.
“Hmm...” fece Derek cingendole i fianchi con un braccio. “Quindi pensi che io sia sexy da paura.”
“Questa probabilmente è l'opinione della signora Farrell, non ho detto che è quello che penso io” lo provocò lei.
“Vuoi vedere che fra poco confermerai il giudizio di quella saggia donna?” ribattè Morgan intanto che l'ascensore arrivava. Entrarono, poi, non appena le porte si furono chiuse, strinse Emily a sé e la baciò, riaccendendo i sensi di entrambi. Non vedevano l'ora di arrivare all'appartamento, dove li aspettava una lunga notte.
Le loro labbra non avevano la benchè minima intenzione di staccarsi, mentre l'ascensore continuava la sua salita, fino a che, all'improvviso, si fermò con un leggero sobbalzo.
“Che succede?” si allarmò Derek scostandosi da lei.
“L'ascensore si è bloccato” disse Prentiss constatando l'evidenza e senza scomporsi.
Morgan invece dava chiari segni di agitazione.
“Dobbiamo chiamare qualcuno!”
Emily, in tutta calma, premette il pulsante rosso per le emergenze. “Fatto” annunciò, mentre osservava Morgan, il quale si era appoggiato con entrambe le mani ad una delle pareti metalliche. “Non serve che ti tenga, siamo fermi.”
Lui, ignorando la battuta, domandò: “Fra quanto potremo uscire di qui?”
“Non saprei, mezz'ora, un'ora... Dipende dall'entità del guasto” valutò Prentiss con un'alzata di spalle. “La seccatura è dover stare qui ad aspettare” concluse sbuffando.
“Sei sicura che quel coso funzioni?” volle accertarsi Derek, indicando il pulsante che lei aveva premuto.
“Certo, tra poco arriveranno i soccorsi a trarci in salvo, abbi fede” lo rassicurò Emily facendo ancora dell'ironia. L'apprensione con cui Morgan stava affrontando quella situazione, tutt'altro che pericolosa, le appariva leggermente comica. Che stesse scherzando? Gli mise una mano sulla spalla e proclamò in tono grave: “Usciremo vivi da qui, te lo prometto.”
Derek le rivolse un'occhiataccia, ma lei, provocante, continuò: “Nell'attesa, avrei qualche idea su come impiegare il tempo...”
“Smettila, Prentiss!” s'inalberò lui allontanandosi, per poi prendere il cellulare.
“Qui non c'è campo.”
Emily lo studiò attentamente, giungendo alla conclusione che fosse realmente spaventato. Incredibile ma vero, stava davvero succedendo al temerario agente dell'Fbi.
“Hai paura?” gli chiese senza nascondere una certa sorpresa.
“Non ho detto di averne” rispose lui piccato rimettendosi il telefonino nella tasca dei jeans.
“Non serve essere un profiler per capirlo” sottolineò Prentiss, dopodichè si rese conto che fosse meglio smettere di fare la spiritosa.
Derek si sedette a terra, appoggiando la schiena alla parete e le braccia sulle ginocchia rialzate, e sospirò. Tanto valeva mettersi comodi e soprattutto cercare di non pensare che si trovava intrappolato in un ascensore, se voleva evitare che iniziasse a mancargli l'aria. Chiuse gli occhi e maledisse mentalmente la sfortuna: se non fosse successo quel contrattempo a quell'ora lui ed Emily sarebbero stati impegnati in attività ben più soddisfacenti che aspettare la rimessa in funzione dell'ascensore. Inoltre, il fatto che lei avesse scoperto quel suo punto debole, l'avrebbe reso bersaglio di ironiche battute da parte sua per il resto dei suoi giorni, e la prospettiva non lo entusiasmava affatto.
Sentì che Emily andava a sedersi sul pavimento accanto a lui.
“Valérie Chevalier” disse, e Derek aprì gli occhi per guardarla. “Era questo il mio nome quando stavo a Parigi.”
“Non avevi detto di chiamarti Hello Kitty?” fece lui fingendosi perplesso.
Emily sorrise e continuò: “Vivevo al terzo piano di un palazzo nella zona residenziale di Montmorency e il mio appartamento era spazioso e dotato di ogni comfort, quelli del programma di protezione mi hanno trattata bene, tuttavia quel lusso non poteva compensare la nostalgia per la vita che mi ero lasciata alle spalle” disse con amarezza, che cedette poi il posto ad un sentimento più allegro. “Il mio soggiorno parigino non è stato però solo all'insegna del grigiore, ho conosciuto persone gentili che hanno allietato le mie giornate, come madame Morel, la mia dirimpettaia, che ogni martedì mi invitava per il tè con i biscotti che lei stessa preparava, o i bambini del piano di sotto con i quali giocavo a pallone in giardino, e l'anziano fioraio di rue Danton, che mi regalava un fiore ogni volta che passavo davanti al suo negozio...”
Derek osservò il profondo sguardo di Emily, perso in quei ricordi lontani. Nonostante la tristezza per la lontananza forzata, era riuscita a trarre qualcosa di bello dalla situazione difficile che si era ritrovata a vivere, significava che era una donna forte, ma quello lo aveva sempre saputo.
“Ehi, avevi anche trovato uno spasimante che ti regalava i fiori!”
“Già, peccato non essere rimasta” scherzò lei. “Mi dispiace non aver avuto la possibilità di salutarli prima di tornare a casa” si rammaricò.
“Potresti sempre fare un viaggetto a Parigi, se Hotch ti concedesse le ferie...”
“Temo sarà molto difficile, i serial killer non vanno mai in vacanza.”
Risero, poi udirono una serie di rumori metallici provenienti dall'esterno, i tecnici dell'ascensore dovevano essersi messi all'opera.
“Arrivano i nostri” disse lui, senza specificare che la cosa lo faceva sentire più tranquillo.
Emily gli fece un sorriso e restò per un momento a fissare i suoi occhi scuri, dopodichè appoggiò la testa sulla sua spalla.
“Mi sei mancato...” disse piano. Non fu necessario aggiungere: più di chiunque altro.
Derek le passò un braccio intorno alle spalle e la strinse. A volte gli sembrava ancora incredibile che lei fosse lì, quando ci pensava non poteva fare a meno di rivivere le stesse emozioni dell'istante in cui l'aveva vista entrare dalla porta della sala riunioni, dopo che per mesi aveva creduto di averla persa.
Allungò una mano a stringere quella di Emily, come quel giorno a Boston, e pensò che lei avesse ragione: quei momenti, anche se terribili, non erano stati privi di valore.


Dopo circa mezz'ora l'ascensore riprese a salire e li condusse al piano in precedenza richiesto. Naturalmente Derek fu il primo ad uscire, catapultandosi fuori con l'aria di chi è scampato ad una catastrofe. Davanti alla porta dell'appartamento di Emily non perse tempo e, circondandole la vita con un braccio, le spostò i capelli di lato per sfiorare il suo collo con le labbra, eccitandola e rendendole così difficoltosa la ricerca delle chiavi.
Aspetta...” fu costretta a chiedergli lei, per poter armeggiare con più attenzione all'interno della borsa. “Non le trovo...”
Che cosa?”
Le chiavi di casa” rispose Prentiss continuando a frugare in ogni scomparto, fino a che, sconsolata, dovette arrendersi. “Non ci sono.”
Stai scherzando?” domandò Morgan aggrappandosi a quella speranza.
Niente affatto...” disse lei facendosi piccola.
Si guardarono, non sapendo se scoppiare a ridere o dare voce a tutto il loro repertorio d'imprecazioni.
Dove le hai lasciate?”
Non lo so! Se lo sapessi non starei qui a domandarmelo.”
Ok” fece Derek, per poi allontanarsi dalla porta e fare cenno ad Emily di levarsi a sua volta.
No!” esclamò lei indovinando le sue intenzioni. “Non pensarci neanche! L'ho appena cambiata e mi è costata un occhio della testa.” Si posizionò per fare da scudo alla porta, e incrociando le braccia sul petto aggiunse: “E comunque non riusciresti a sfondarla, è più blindata di quella del caveau di una banca.”
Morgan, desistendo dal suo intento, sbuffò e decise: “Allora andiamo da me.”
All'improvviso Emily s'illuminò. “Prima di venire via dall'ufficio sono passata in bagno, ho appoggiato la borsa sul piano del lavandino e quando l'ho aperta per prendere il rossetto si è rovesciata a terra, deve essere lì che ho perso le chiavi!”
Bene, mistero risolto. Dai, adesso andiamo a casa mia” disse Derek già muovendosi.
No” lo bloccò Prentiss. “Devo andare a recuperarle.”
Lo potrai fare benissimo domani mattina.”
Non mi va di lasciare le mie chiavi di casa in giro.”
Non sono in giro, si trovano in un bagno al sesto piano di un edificio governativo.”
E noi le andremo a prendere” s'impuntò lei.
E va bene” cedette Morgan alzando gli occhi al cielo, conscio del fatto che non ci sarebbe stato verso di farle cambiare idea.
Quando Emily chiamò l'ascensore, non senza avergli lanciato un'occhiata allusiva, Derek imboccò le scale, tanto, a suo dire, erano
solo dieci piani.


Si erano ormai fatte le due del mattino, quando fecero il loro ingresso alla sede della Bau. I corridoi erano deserti, in quel piano soltanto un ufficio restava attivo per l'intera notte, per far fronte ad eventuali emergenze.
Morgan seguì Emily verso il bagno delle donne, dove entrarono.
Lei si mise subito alla ricerca delle chiavi, piegandosi a terra vicino al lavandino. “Devono essere cadute qui...”
Speriamo...” si augurò Derek guardando il suo orologio e valutando quanto tempo utile rimanesse loro.
Eccole!” esclamò Prentiss raccogliendo le chiavi, che erano finite dietro ad un vaso con una pianta ornamentale. Le mise subito dentro alla borsa e si rialzò, trovandosi faccia a faccia con lui. Il suo sguardo spaziò dai suoi occhi alla sua bocca, a cui non seppe resistere. Lo baciò sospingendolo indietro, fino a farlo addossare al muro, mentre la passione di entrambi, a lungo trattenuta, esplodeva.

Derek, continuando a baciarla, le accarezzò i seni attraverso la stoffa della camicetta, poi le sue labbra scesero ancora mentre apriva i primi bottoni.
Lei gemette, con il cuore che accelerava i battiti e il desiderio che le annebbiava la mente, e quando lui risollevò la testa cercò nuovamente la sua bocca.
Morgan le aprì completamente la camicetta e gliela tolse lasciandola cadere a terra, così le sue mani poterono accarezzare la sua pelle liscia.
Emily, attraversata dai brividi, fece lo stesso con lui, sfilandogli la maglietta e lanciandola da qualche parte sul pavimento. Percorse con le mani e le labbra i pettorali scolpiti e Derek reclinò la testa all'indietro sulla parete, godendo dei suoi gesti. Gli mise le braccia al collo e si strinse a lui, accorgendosi che più in basso qualcosa stava rispondendo con entusiasmo. Gli morse il lobo e vicino al suo orecchio sussurrò: “Mostra alla gattina come sai farla morire...”
Derek non se lo fece ripetere, infiammato di desiderio si staccò dal muro e la sollevò per farla sedere sul piano del lavandino. “Subito. E dopo mi chiederai di farlo ancora...” le promise mentre anche il suo reggiseno finiva a terra.
Emily non voleva altro. Morgan baciò e accarezzò le sue morbide rotondità e lei inarcò la schiena, ardente e felice di lasciarsi uccidere. Quando lui iniziò ad armeggiare con la chiusura dei suoi pantaloni, si morse il labbro inferiore in preda all'eccitazione, ma il telefonino di Derek scelse proprio quel momento per mettersi a suonare.
Per qualche istante restarono immobili e attoniti, poi Morgan si decise a prendere il cellulare dalla tasca dei jeans in maniera stizzosa. Dopo aver controllato l'identità del chiamante, già sul piede di guerra, disse: “E' Hotch.” In un tono che risultò seccato, rispose: “Sì?”
Abbiamo un caso, è urgente. Dobbiamo attivarci subito” gli comunicò la voce autorevole di Aaron.
Va bene.” Non andava affatto bene, per nulla!
Ci vediamo in sala riunioni.”
Ok.” Chiuse la chiamata con la voglia di distruggere il telefono.
Non è possibile...” si lamentò Emily intuendo l'argomento della conversazione. Scosse la testa e si passò una mano fra i capelli. “Questa è una congiura.”

Derek le accarezzò una spalla e vi posò un bacio. “Dobbiamo rimandare...”
Emily gli rivolse un sorriso desolato, volgendo poi lo sguardo verso la borsa abbandonata sul pavimento, da cui la suoneria del suo cellulare si stava facendo sentire. Scese dal piano di marmo e andò a rispondere, immaginando di chi si trattasse. Con un'espressione scocciata dipinta sul volto, ascoltò Hotch che le diceva di recarsi in ufficio per un caso urgente, quindi gli rispose che sarebbe arrivata il più presto possibile.
Più presto di così... Sono già qui” specificò raccogliendo il reggiseno e rimettendoselo.
Arrendiamoci agli eventi” si rassegnò Morgan sollevando i palmi verso l'alto.

A quel punto ai due non restò che mettersi a ridere, dovendo riconoscere la comicità delle situazioni che si erano presentate loro nel giro di poco tempo.
Una cosa è certa, questa serata resterà indimenticabile e...” considerò lei, zittita però da un gesto di Derek, il quale aveva udito delle voci in corridoio accompagnate da un rumore di passi frettolosi. Restarono in ascolto, finchè fuori tornò a regnare il silenzio.
Sarà meglio rivestirci alla svelta e uscire di qui, prima che qualcuno entri e ci veda in questa tenuta” propose lui, e Prentiss si trovò d'accordo.

Rindossarono i vestiti in tutta fretta e uscirono velocemente dal bagno.
Come se le azioni fossero state sincronizzate, nel medesimo istante Hotch mise piede fuori dall'ascensore, a una decina di metri di distanza.
Si guardarono: il capo della Bau con autentico stupore, Emily e Derek letteralmente a bocca aperta. Sembrava proprio che il caso continuasse ad accanirsi contro di loro.
Quando Hotchner raggiunse i due profilers, lui rimase zitto, mentre Prentiss azzardò: “Abbiamo fatto presto.” Il severo cipiglio del suo superiore la trattenne dall'aggiungere altro.
Seguendo quello dell'uomo, lei e Derek abbassarono lo sguardo rispettivamente sulla camicetta abbottonata storta e la maglietta indossata al contrario, sentendosi sprofondare e imprecando mentalmente.
Datevi una sistemata, vi aspetto in sala riunioni” fu il secco ordine di Aaron, il quale proseguì poi a passo spedito verso l'open space.
Prentiss e Morgan rientrarono nel bagno e lui subito attaccò: “Se non fossimo venuti a cercare le chiavi questo non sarebbe successo!”
Adesso è colpa mia?” ribattè Emily risentita. “Potevi dire qualcosa anche tu, comunque.”
Che cosa?
Non è come sembra, Hotch... Perchè è normale che alle due di notte passate io e te usciamo da questo bagno con i vestiti scomposti” fece lui sarcastico.
Prentiss iniziò a sistemarsi la camicetta pensando ad un modo per ribattere. “Beh, potevamo aver avuto bisogno del bagno...”
Prima cosa io avrei usato quello degli uomini” sostenne Derek levandosi la maglietta e rimettendosela nel verso giusto. “Seconda cosa... Abbiamo fatto presto. Erano trascorsi poco più di cinque minuti da quando Hotch aveva telefonato, non potevamo già essere qui.”
In effetti...” ammise lei, poi un pensiero le attraversò la mente. “Aspetta! Hotch deve averci avvisato appena dopo essere stato contatto a sua volta, quindi, se è arrivato ora, anche lui doveva già essere qui.”
Hai ragione...”
In un altro piano” ipotizzò lei.
Ma che cosa ci faceva qui?” si domandò Derek, ed Emily, maliziosa, trovò la risposta.
Magari si trovava chiuso in un bagno...”
Vuoi vedere che...” Morgan riflettè per qualche secondo, fino a che un sorrisetto scaltro affiorò sulle sue labbra. “Potremmo barattare il nostro silenzio con il suo.”

Anche Emily assunse un'espressione furbesca nel dare la sua approvazione. “Mi sembra un piano perfetto.”
Probabilmente il motivo per cui Hotch si trovava lì a quell'ora non era un incontro clandestino, però l'idea li faceva divertire, e poi chissà, poteva anche darsi che avessero ragione...
Dopo essersi dati un'occhiata allo specchio per assicurarsi che fosse tutto in ordine, uscirono dal bagno per raggiungere il loro capo.

Attraversando l'open space, Derek si voltò indietro per controllare che nessuno fosse entrato, dopodichè affiancò Emily e le diede un colpetto sul sedere con la mano, mormorando: “Non vedo l'ora di rientrare da questo caso...”
A chi lo dici...” fece lei guardando dritto davanti a sé e lasciando che un sorriso le piegasse le labbra.

 

 

 

 


 

  
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