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Autore: LonelyWolf    03/05/2013    1 recensioni
La protagonista della storia si chiama Basma, ed è una ragazza di 16 anni che vive in Arabia Saudita.
Basma, stanca dell'opprimente insistenza del padre, che vuole a tutti i costi organizzare la vita dei suoi sette figli, decide di scappare di casa, senza alcuna meta, affidandosi alla saggezza di Allah, che saprà guidarla verso le giuste direzioni. Non sarà però un viaggio semplice il suo, infatti si imbatterà in un soldato Italiano, Giuseppe, che riesce a fuggire dopo 2 anni di prigionia in Iraq, a cui Basma salva la vita. Insieme decidono di dirigersi in Egitto, in modo che Giuseppe possa raggiungere l'Italia e tornare a casa, mentre per Basma l'Egitto rappresenta un nuovo ambiente, molto stimolante, nel quale vivere. Tra i due ragazzi nasce del tenero durante il viaggio. Questo nuovo amore però risulterà possibile tra due persone così diverse?
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Rani arrivò circa quindici minuti dopo, in sella al suo cammello, accompagnato da un ragazzo in sella ad un altro cammello dal pelo più scuro. Entrambi avevano sul viso un’espressione serena, e un sorriso che andava da orecchio a orecchio.
“Alhan wa salhan* mio caro amico Youssef. Questo è il funduq di cui sono il proprietario, e converrai con me se ti dico che è il migliore nella zona.”
Disse Rani, scendendo dal dorso del cammello, dirigendosi verso di lui. Giuseppe tacque, e, con un cenno della testa, indicò il ragazzo alle sue spalle.
“Lui è uno dei miei figli, Fayyad. Si occuperà dei vostri affari, dato che, come vi ho detto prima, per i prossimi due giorni sarete confinati qui dentro…”
“Quali affari?”
Domandò il soldato.
“Spese ad esempio.”
Basma era sconvolta. Non pensava che potesse realmente proibirgli di recarsi in giro, anche solo per fare spese. Avrebbe voluto replicare, ma sapeva bene che se avesse aperto bocca avrebbe peggiorato la situazione. Nessuna donna può interrompere due uomini che dialogano, e lei aveva già commesso questo errore, per cui decise di ingoiare il groppo che le chiudeva la gola, e sperare che Giuseppe dicesse a voce ciò che lei si limitava a pensare.
“Quanti soldi?”
Chiese invece Giuseppe.
“Suvvia, non è il caso di parlarne ora, entrate prima, lasciate che vi presenti il mio primogenito, Abdel Aziz, è lui che si occupa dei clienti, parlatene direttamente con lui…”
“No, ora. Quanti soldi?”
Ripeté. Rani schioccò le labbra con un’espressione molto seccata che non sembrava affatto turbare Giuseppe. Ci pensò un attimo, poi chiamò a sé il figlio Fayyad, che gli stava dietro, con un gesto della mano. Gli bisbigliò qualcosa all’orecchio e poi entrambi sorrisero malvagiamente.
“Voi quanti soldi avete?”
Entrambi risero, irritando maggiormente Giuseppe, che urlò frasi incomprensibili in Italiano, gesticolando in maniera piuttosto eccessiva, attirando parecchi sguardi verso di sé. Basma, spaventata, rimase in disparte, mentre Rani e Fayyad ridevano ancora più sonoramente.
Più quei due sbruffoni ridevano, più Giuseppe alzava la voce, nessuno si sarebbe fermato prima dell’altro. Improvvisamente un uomo uscì dal portone con passo svelto e pesante e si schierò dalla parte di Rani e Fayyad; probabilmente si trattava di Abdel Aziz, i tratti somatici erano identici a quelli del fratello, ma quest’ ultimo era più alto e massiccio. Rani non rise più, e si avvicinò al figlio maggiore, sussurrandogli qualcosa all’orecchio. Basma si fece coraggio e corse subito a calmare Giuseppe, che però era invece ancora furente e adesso urlava qualcosa contro di lei. Senza preamboli Rani e i suoi figli si avvicinarono a Giuseppe e lo sollevarono in aria con la forza, portandolo dentro, ordinando a Basma di seguirli.
Percorsero uno stretto corridoio del piano terra, Rani e Abdel Aziz tenevano fermo Giuseppe dalle braccia, mentre Fayyad, che era il più esile, si occupava di Basma. Alla fine del corridoio c’era una piccola porta che Abdel Aziz aprì con la chiave. Entrarono e scaraventarono Giuseppe sul pavimento, Fayyad invece spinse dentro Basma, facendola cadere accanto a Giuseppe.
“Wisikh nadel*, mi hai fatto fare una pessima figura davanti ai clienti, non te ne vergogni nemmeno?”
Sussurrò Rani a Giuseppe, mollandogli un pugno in piena faccia, facendogli uscire del sangue dal naso. Abdel Aziz lo sollevò da terra e lo prese da dietro, tenendolo fermo proprio di fronte al padre.
“Adesso mi date tutto quello che avete e poi sparite, chiaro?”
Intimò a Giuseppe, standogli a pochi centimetri dal viso.
“E vi conviene collaborare, perché altrimenti in Egitto non ci arriverete mai.”
Aggiunse brandendo un coltello e indirizzandolo verso il collo del ragazzo.
“NOOO!”
Urlò Basma alzandosi, cercando di avvicinarsi a Giuseppe, ma Fayyad la fermò, trattenendola per una spalla, e la fece cadere sui glutei.
“Cos’hai da urlare, sharmoota*? Non puoi rivolgerti a un uomo.”
Disse Rani, schiaffeggiandola, mentre il figlio minore la bloccava. Basma versò qualche lacrima, portandosi la mano alla guancia, ma non si zittì.
“Lui non ha niente, sono io che posso pagarvi.”
Urlò, gettando per terra uno dei bracciali della madre. Poi un altro, e un altro ancora.
I tre uomini guardarono cadere i gioielli dalla manica della ragazza.
“Che uomo sei, che lasci tenere gli oggetti di valore a una donna?”
Gli sussurrò Abdel Aziz con tono divertito, ficcandogli una ginocchiata nella zona lombare, che fece urlare Giuseppe di dolore. Fayyad alzò la manica di Basma e le strappò violentemente tutti i bracciali. Il rumore di perline si diffuse per tutta la stanza.
“Hai solo quelli?”
Chiese a bassa voce Rani, lei annuì.
“Peccato che io non ti creda.”
E, senza pensarci due volte, le tirò via il burqa dalla testa, scoprendo i suoi orecchini e le sue collane.
Basma abbassò istintivamente il viso, nascondendosi dietro i suoi folti capelli neri. Rani le scansò i capelli dal viso e la guardò direttamente negli occhi , prima di sputarle addosso.
“Hai avuto il coraggio di mentirmi.”
Dichiarò a denti stretti, e poi la schiaffeggiò doppiamente, sulla guancia destra col palmo della mano, e sulla sinistra con il dorso, ferendola con l’anello che portava al dito.
“Perquisiamo anche lui?”
Chiese Abdel Aziz, tirando i lunghi capelli di Giuseppe indietro, per costringerlo a guardare il padre in faccia.
“Non ce n’è bisogno, tutti i beni li teneva la moglie, lui è solo un senza palle.”
Risero di nuovo tutti e tre, poi Abdel Aziz diede un calcio nel sedere a Giuseppe e lo lasciò cadere in avanti, costringendolo a pararsi con le mani per evitare di spiaccicarsi il viso sul pavimento freddo e sporco di quel lugubre stanzino. Rani gli mise un piede in testa e lo spinse verso il basso, per umiliarlo maggiormente.
“Cosa vuoi fare ora? Uccidermi?”
Chiese Giuseppe, col viso rivolto verso il pavimento, costretto a reggersi su quattro zampe, come fosse un animale.
“Voglio che te ne vada.”
Tolse il piede dalla sua testa e Giuseppe si rialzò lentamente.
“La ragazza però resta con noi.”
Sussurrò Fayyad annusando intensamente il collo di Basma. Gli occhi della ragazza si spalancarono e le sue pupille si rimpiccolirono. Provava terrore.
Giuseppe si avvicinò a Fayyad con la mano destra tesa in avanti. Basma inorridì: cosa stava facendo? Lei gli aveva salvato la vita e lui la stava abbandonando al primo ostacolo? Lei aveva urlato e lottato contro un uomo più anziano per salvargli la pelle e lui non aveva esitato neanche mezza volta? Non provava nulla per lei, quell’uomo? Riconoscenza almeno? Nel giro di pochi secondi Basma vide la sua vita finire, stuprata da tre uomini e poi uccisa. Era questo quello che Allah aveva tenuto in serbo per lei? Era questo il modo in cui sarebbe morta? A soli sedici anni? Chiuse gli occhi e versò una sola lacrima. Sembrava passata una vita, ma in realtà erano passati solo pochi secondi. La mano di Giuseppe sfiorò quella di Fayyad.
“Questo non è possibile.”
Disse dandogli una ginocchiata nei genitali. Le braccia che la bloccavano si erano appena aperte e lei era libera. Giuseppe aveva dato una gomitata ad Abdel Aziz dritta nell’occhio, e le afferrò la mano. Si dirigeva verso Rani col pugno teso in aria. Uno, due, tre pugni, un calcio negli stinchi e poi una gomitata che lo spinse al muro, tirò Basma a sé e la condusse per il corridoio, seguiti da Abdel Aziz, che si copriva l’occhio con la mano. Giuseppe si fece superare da Basma, per evitare che venisse colpita dall’uomo. Basma corse velocemente verso l’uscita, tenendo saldamente la mano di Giuseppe stretta nella sua. Uscirono dal funduq e si recarono verso il cammello.
“Liberalo.”
Le urlò Giuseppe, mentre tornava indietro per continuare la lotta con Abdel Aziz. A Basma tremavano le mani, non era certa di farcela a sciogliere il nodo che teneva il quadrupede legato alla staccionata. Giuseppe nel frattempo faceva a pugni col ragazzo. Alcuni ospiti del funduq uscirono dal portone, inorriditi. Due di questi, dei turisti molto giovani, cercarono di dividere Giuseppe da Abdel Aziz, mentre un altro si avvicinò a Basma e le porse un coltellino svizzero da viaggio.
“Vite, dépêchez-vous*”
Gli occhi di Basma erano lucidi ed esprimevano riconoscenza. Afferrò il coltellino e, cercando di calmarsi, tagliò con un colpo secco la corda che legava l’animale alla staccionata di legno.
Chiamò Giuseppe che adesso era tra le braccia di un estraneo, lontano da Abdel Aziz, anch’egli trattenuto da un ospite, continuava a dimenarsi per sottrarsi alla presa. L’uomo del coltellino si avvicinò a quello che tratteneva Giuseppe e gli fece segno di lasciarlo andare. Giuseppe corse verso la carrozza, e vi montò, i due ragazzi francesi aiutarono Basma a salire prendendola in braccio e spingendola verso l’interno della carrozza. Prima che Giuseppe poté partire, vide sbucare anche Fayyad dal portone, che li indicava urlando loro le peggiori maledizioni con un’espressione malvagia. I due ragazzi si diressero verso quest’ultimo per evitare che si avvicinasse ad un cammello e cominciasse ad inseguirli.
“Grazieeee.”
Urlò Giuseppe in Italiano allungando la mano al cielo in segno di saluto e, senza guardarsi indietro, percorse velocemente la stessa strada dell’andata, ma questa volta in discesa.
Nel giro di pochi minuti si ritrovarono nuovamente fuori dalla città, dove avevano trascorso solo poche ore.
Basma aprì la mappa.
“La strada per Duba è lunga, il cammello è troppo stanco, come possiamo fare?”
Chiese disperata, dimenticando di avere il volto scoperto. Giuseppe la guardò per la prima volta: Aveva dei lisci capelli dal color castano scuro che le incorniciavano il viso, lunghi fin sotto le spalle, all’altezza del seno. Erano gonfi e disordinati, e rendevano ancora più luminosi i suoi grandi occhi gialli. Le sue ciglia erano lunghe e scure e rendevano il suo sguardo inspiegabilmente sensuale. Il naso di Basma era retto, spruzzato di poche lentiggini. Le sue labbra superiori erano fini e ben definite, mentre il labbro inferiore era gonfio. Le guance erano rosse e gonfie a causa degli schiaffi di Rani, ma questo non la rendeva meno bella.
Basma si accorse dello sguardo indagatore di Giuseppe e si affrettò ad avvicinare una mano al viso per coprirsi, ma lui glielo impedì. Basma lasciò che la mano di Giuseppe riportasse la sua verso il basso, arrossendo lievemente.
“Sbagliavo. No sei brutta.”
Basma sorrise, mostrando dei piccoli denti bianchi. Mentre sorrideva, i suoi zigomi si alzarono e i suoi occhi si chiusero un poco.
“Hai bellissimo sorriso.”
“Non so se lo sai, ma il mio nome significa appunto sorriso.”
Ammise imbarazzata.
“Tuo nome è perfetto.”
 
*Alhan wa salhan- Benvenuto
*Wisikh nadel- Brutto bastardo
*Sharmoota- Prostituta, puttana.
*Vite, dépêchez-vous- Veloce, si sbrighi (in francese)
  
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