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Autore: Tomoko_chan    03/05/2013    8 recensioni
Tokyo, inverno. Naruto si imbatte in una buffa ragazza tremendamente goffa e impacciata.
All'inizio nascono alcune incomprensioni, ma poi i due cominceranno a frequentarsi assiduamente. Lei è la ricca ereditaria degli Hyuga, ma da sempre in contrasto col padre. Lui è un cantante, un chitarrista, un ex teppista e il leader di una band.
E così, fra risate, amici folli, musica e rock'n'roll, quale sarà il destino degli Origin e della giovane Hyuga?
[NaruHina doc] [Accenni SasuSaku, InoShikaTema, KibaHanabi]
****
Eccomi qui con una fic del tutto nuova. Ho accennato che nella storia si parlerà di musica: in ogni capitolo sarà presente una Song.
Tutte le canzoni saranno dei Negrita! Più che altro per le loro bellissime poesie.
Vi consiglio di aprire questa fic nonostante non amiate il genere Rock o Pop/Rock. E' pur sempre una storia d'amore!
Tratto dal testo:
Non ringrazierò mai abbastanza chiunque lassù abbia deciso di affidarmi a te. O forse devo ringraziare qualcuno all’inferno, perché non ho ancora deciso se sei l’angelo custode o il diavolo tentatore.
ULTIMO CAPITOLO.
Genere: Introspettivo, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Hinata/Naruto, Kiba/Hanabi, Sasuke/Sakura, Shikamaru/Ino, Shikamaru/Temari
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Gli ultimi sognatori.'
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Filosofia di vita.
-
Bong

[Le due cose più belle e brutte della vita? I ricordi e le decisioni.]



 
[Negrita: Bong (instrumental); Akeboshi: Wind ( A song of Naruto Ending)]


-Hanabi-chan, sei pronta?
La voce gentile della sorella maggiore la risvegliò, riportandola alla realtà: si era imbambolata guardando la grande struttura che si ergeva d’innanzi a loro.
La staccionata in ferro formava degli splendidi ghirigori intorno al piccolo giardinetto.
Un cancelletto stretto si apriva su un lungo vialetto in mattoni. Davanti alla casa, si ergevano due grossi alberi di camelie ed un albero di mandarini, che profumavano tutta l’area.
Una piccola altalena pendeva da uno di questi alti alberi.
La casa era alta, d’un bel giallo limone. L’ingresso era adornato da due piantine di rose di un caldo color arancio, molto rare da trovare in quella stagione.
Il grande portone di legno appariva massiccio e solido.
Hinata le sorrise, dolcemente.
-Se pensi che il giardino di villa Hyuga è la cosa più bella che nostra madre ci ha lasciato, adesso non crederai ai tuoi occhi.- disse la ragazza sorridendole, gli occhi nascosti da due occhiali da sole di un viola intenso.
Si voltò per pagare la corsa al tassista e si accinse a prendere le valige nel bagagliaio.
-Su, entriamo.- disse la ragazza –Fra poco arriveranno gli altri con il resto della roba.
Hanabi annuì, poco convinta. Lo stupore e la voglia di vedere quella casa le avevano tolto le parole di bocca, rendendola stranamente taciturna.
 Aiutò la maggiore a trascinare le valigie e la seguì mentre andava verso la casa.
La giovane donna prese un mazzo di chiavi dalla tasca della propria felpa, prendendo quella per aprire il cancelletto.
Quest’ultimo, cigolando, si aprì, lasciandole entrare. Le ragazze proseguirono lungo il vialetto.
Hinata non smise di sorridere neppure mentre cercava la chiave giusta per aprire il portone.  
La porta si aprì con un sonoro “clack” e la ragazza la sospinse, rimanendo sulla soglia ed invitando la sorella ad entrare per prima.
Hanabi entrò, titubante ma curiosa. Si fermò nell’ingresso, mentre la maggiore accendeva la luce dietro di lei.
Ciò che vide le fece perdere un battito.
La luce illuminò l’ingresso, con un cassettone di legno decorato e con alcune foto di famiglia poste sulla superficie scura.
Si tolse in fretta le scarpe lasciandole scompostamente sotto il gradino e, aprendo il cassettone, trovò tante ciabattine messe vicine. Ne prese un paio e le indossò.
Dopo un metro, l’ingresso si apriva in un’ampia stanza luminosa.
 Da una parte il salotto appariva maestoso, con un ampio divano color panna e due poltrone, il caminetto, la tv sopra il camino, due librerie poste ai lati.
Lo spazio si apriva in una cucina open space, con una grande isola dove poter consumare la colazione.
In un angolo della sala, c’erano una porta di legno bianco, una sala da pranzo molto moderna e la scala che portava al piano superiore.
Hanabi sorrise, mosse qualche passo e roteò su se stessa, osservando il lampadario a gocce sopra di lei e tutto quel ben di Dio.
-Ti piace, imoto? - chiese la sorella, osservandola felice.
-Questo posto è meraviglioso. - disse Hanabi, contenta –Sento quasi… il calore della mamma.
Hinata sorrise, mentre, come la sorella, indossava un paio di ciabatte. Osservò le foto poste sul cassettone.
Una raffigurava suo padre e sua madre, giovani; un’altra, lei da piccola che osservava Hanabi nella culla; l’ultima rappresentava sua madre, giovanissima, con un gran sorriso.
Sfiorò quest’ultima con due dita.
- Tadaima, ‘kaa-chan1. - sussurrò alla donna della foto.
- Hai detto qualcosa, onee-san? – chiese Hanabi, con gli occhi trasognanti.
- Sì, che dovremmo salire, così potrai scegliere la tua camera. – mentì lei, sorridendole.
Hanabi sbatté forte le mani, esultando. –Sì! - disse, convinta, salendo a due a due gli scalini.
La maggiore la seguì, lentamente, con un sorriso soddisfatto sul viso.
La trovò intenta ad osservare quella che un tempo era la stanza degli ospiti, abbigliata degli oggetti più moderni e variopinti, con un grande lettone che occupava tutta la camera.
-Questa! - urlò Hanabi, euforica –Posso, onee-san? –
La maggiore osservò con attenzione il suo sorriso felice e ne gioì.
-Certo, Imoto. – disse solo, per poi ricevere un abbraccio stritolante dalla sorella.
-Grazie, grazie, grazie!! – la ragazza urlò felice e si fiondò sul lettone.
Il suono di un clacson le fece sobbalzare: i ragazzi erano arrivati.
Hinata si incamminò verso la porta, ma venne superata da una super euforica Hanabi in preda alla pazzia, che scese le scale rischiando di cadere più volte per poi fiondarsi fuori dalla porta con ancora le ciabattine da interno.
La ragazza si fermò di scatto in mezzo al vialetto, a pochi passi da Kiba, che le sorrideva furbo.
-Ciao, cagnaccio. – disse lei, con un’allegria impertinente.
-Ciao, nanetta. – disse lui con altrettanta arroganza, per poi circondarle con un braccio le spalle ed avvicinarla a sé, chiudendola in un caldo abbraccio.
Anche Sasuke e Shikamaru erano scesi dal camion, nelle loro tute scure e con atteggiamento da gran malfattore: infatti si diressero verso il retro del camion, aprendo il grande sportellone.
-Voi due…- disse una voce nell’ombra con tono minaccioso –Consideratevi morti!
E dopo uno battito di ciglia, due belve dall’aura malefica e… incazzata, apparvero dall’ombra dell’abitacolo. Erano Sakura e Ino.
-Come avete osato rinchiuderci qui dentro come bestie?!- urlarono entrambe all’unisono, scendendo dal camion e guardando inferocite i ragazzi.
A completare quello scenario pazzesco, Naruto scese dal camion, gli occhiali verdi calati sugli occhi, il corpo che si tendeva all’indietro stirandosi come una gatto.
E ad Hinata, rimasta sulla soglia ad osservare, non potette non scappare una sonora risata, che fece voltare tutti verso di lei.
La ragazza, piegata in due dalle risate in un gesto che non l’aveva mai colta prima d’allora, fece sorridere tutti per la bellezza di quel momento.
Il gruppo si avvicinò a lei, ridendo e scherzando.
-Siete venuti tutti! – disse Hinata, asciugando col pugno chiuso una lacrima che le era scappata – Vi ringrazio!
Ed insieme, trascorsero il resto della giornata a ridere e scherzare, sistemando i vari scatoloni in casa, effettuando il trasloco.
 
Quando il trasloco ebbe fine, erano tutti così stanchi che decisero di rimanere a dormire lì.
Ordinarono qualcosa d’asporto e si sistemarono tutti nel salotto, il fuoco acceso nella fredda serata d’aprile.
Stavano tutti scherzando e ridendo e nessuno, a parte Naruto, si era accorto dell’assenza di Hinata.
La giovane, infatti, era caduta nella sua tentazione più grande. Entrando in quella casa, aveva sentito subito la familiarità tipica che aveva ogni volta che entrava lì con la madre.
Era da allora che non ci entrava.
Quella era la casa di sua madre quando era nubile, in seguito rimodernata da lei stessa per le proprie figlie.
Adorava quel tipico profumo di orchidee e rose che ora era quasi scomparso, ma più di ogni altra cosa... adorava la stanza della musica.
La madre la portava lì ogni volta che voleva evadere da quella casa insulsa e fredda in cui vivevano ed ogni volta le insegnava a suonare qualcosa, a farsi compagnia con la musica.
E poi… le cantava sempre quella canzone spettacolare…
Ed ora, mentre sfiorava con le dita i tasti avorio di quel piano magnifico, canticchiava a bassa voce -Don’t cry ‘cause you’re so right… - si interruppe, sentendo gli occhi di qualcuno su di sé.
-Naruto. – chiamò, a mezza voce, nel buio della camera. Ormai sapeva anche riconoscere la sua presenza dagli sguardi che le lanciava.
Il ragazzo tastò il muro ed accese la luce. Il suo sorriso era ciò che illuminava più di tutto.
-Ti ho trovata, finalmente! – disse lui, con aria stanca –Che fai?
-Io…- Hinata sussurrò appena –Questa era la stanza preferita di mia madre... mi cantava e suonava sempre delle cose bellissime.
Lui le si avvicinò ed in un attimo le fu davanti. Le baciò dolcemente i capelli scuri e cominciò a sistemarle delicatamente quelli più ribelli.
-Perciò, sei figlia d’arte? – chiese, la voce gentile.
-In un certo senso. – rispose lei, lasciandosi cullare in quell’amabile modo.
-Cosa cantavi? – chiese il ragazzo, spostando la mano dai capelli di lei alla sua guancia, accarezzandola con movimenti circolari.
-Una canzone che scrisse per me… - sussurrò lei –Ho tanta voglia di suonarla. Una volta, diedi a Sakura e Ino le altre parti della canzone e la suonammo insieme.
-Davvero? Perché non lo rifate, allora?- chiese lui, sorridendole dolcemente.
-Io.. non so.. Ecco, Naruto, la canteresti per me? – disse lei, con gli occhi imploranti e lucidi.
Lui la guardò, sbalordito per quella richiesta.
-Beh… se me lo chiedi così! – rispose Naruto –Farò del mio meglio, giuro, userò anche il diaframma!
La ragazza sorrise e, mentre Naruto chiamava gli altri, lei si prodigava a sistemare il necessario: gli strumenti, una leggera base automatica, gli spartiti ecc.
Sakura arrivò di corsa –Davvero? La vuoi suonare di nuovo? – chiese, eccitata all'idea di risentire quella splendida canzone.
Hinata annui semplicemente, osservando gli altri che entravano e si accomodavano su un divanetto. Si soffermò sulla sorella, appena dopo essersi seduta al pianoforte.
-Imoto, fa bene attenzione. - disse, seria –Questa canzone la scrisse la mamma per me mentre tu eri ancora nel suo grembo, per cui non credo di essere nel torto, dedicandola anche a te.
I loro occhi bianchi si incontrarono, scambiandosi un muto incoraggiamento.
La Hyuga osservò gli altri attorno a sé: Sakura era pronta col flauto traverso, Ino aveva finito di accordare il violino, mentre Naruto teneva gli occhi bassi sul foglio del testo.
La guardò, sorridendo, per poi accendere la base, che partì.
La canzone cominciò ed Hinata si lasciò completamente andare al suo amato pianoforte, chiudendo gli occhi e lasciandosi inondare dalla musica e dai ricordi della madre.
Dopo di lei, Sakura cominciò a suonare il flauto, che cantava come un usignolo.
Naruto cominciò a cantare, il testo davanti agli occhi.
 
 
 
Cultivate your hunger before you idealize.
Motivate your anger to make them all realize.
Climbing the mountain, never coming down.
Break into the contents, never falling down.
 
Anche Ino cominciò a suonare il violino, con un ritmo lento e cadenzato.
 
My knee is still shaking like I was twelve,
Sneaking out of the classroom, by the back door.
A man railed at me twice though, but I didn’t care.
Waiting is wasting for people like me.
 
Don’t try to live so wise
Don’t cry ‘cause you’re so right
Don’t dry with fakes o fears
‘cause you will hate yourself in the end.
 
 
Don’t try to live so wise
Don’t cry ‘cause you’re so right
Don’t dry with fakes o fears
‘cause you will hate yourself in the end.
 
Naruto cominciò a cantare guardando Hinata che si scatenava al piano, incrociando, di tanto in tanto, I suoi occhi.
Lei capì che la canzone gli piaceva e che gliela stava dedicando a sua volta.
 
You say “dreams are dreams, I ain’t gonna to play the fool anymore”
You say “’cause I still got my soul”
 
Take your time, baby, your blood needs slowing down.
Breach your soul to reach yourself before you gloom.
Reflection of fear makes shadows of nothing, shadows of nothing.
 
You still are blind, if you see a winding road,
‘cause there’s always a straight way to the point you see.
 
 Don’t try to live so wise
Don’t cry ‘cause you’re so right
Don’t dry with fakes o fears
‘cause you will hate yourself in the end.
 
Don’t try to live so wise
Don’t cry ‘cause you’re so right
Don’t dry with fakes o fears
‘cause you will hate yourself in the end.
 
 
Tutti li guardarono ammirati e senza parole. Avevano dato prova di sé, riuscendoci anche bene.
-Perciò…- bofonchiò l’Uchiha, interrompendo il silenzio –L’arpia e Ino sanno suonare?
E mentre Sakura si infuriava per essere stata chiamata arpia, Shikamaru rispose all’amico.
-Vuoi che le donne ricche non suonino?
-Per tua informazione – intervenne un’Ino seccata – è buona norma che le donne dell’alta società siano ben educate ed acculturate.
-Non mi stai forse dando ragione? - disse lui, con tono saccente.
L’altra si infuriò –Sì, cioè no, cioè… detto come lo dicevi tu sembrava una cosa cattiva!
Shikamaru fece un sorriso sbarazzino mentre Ino arrossiva per la sua stupidaggine.
Continuarono a scherzare per un’altra oretta ed infine si sistemarono per la notte.
Hinata però non riusciva a dormire e se ne stava sulla terrazza di quella splendida casa, a guardare il cielo stellato.
Quella canzone l’aveva scossa.
Doveva smettere di comportarsi come gli altri volevano che facesse e prendere a due mani il proprio destino, confrontarsi con sé stessa e capire cosa fare della propria vita.
Era venuta l’ora, il bong era suonato.
- Don’t try to live so wise. Don’t cry ‘cause you’re so right. Don’t dry with fakes o fears, ‘cause you will hate yourself in the end…- una voce alle sue spalle canticchiò il ritornello di quella canzone che l’aveva fatta riflettere.
Si voltò e vide Naruto che la guardava, con un mezzo sorriso sul volto.
-Pensavi a questo? – mormorò lui, andandole vicino ed appoggiandosi di schiena alla ringhiera.
-Sì – rispose lei, osservando il cielo –Mi ha fatto capire che è ora di smetterla di farmi passare davanti le cose come se non mi appartenessero. Devo capire cosa voglio.
Il ragazzo annuì –Sai che qualunque decisione prenderai, ti rimarrò vicino.
Le gli sorrise dolcemente, voltandosi verso di lui.
Naruto la osservò, accarezzandole dolcemente una guancia.
Era così bella, anche mentre aveva gli occhi preoccupati e nostalgici… i capelli perfetti, con i rifessi della notte più calda,
e la sua bocca carnosa, dischiusa e rilassata, gli faceva voglia di baciarla e di non smettere più.
-Cosa c’è, Naruto-kun? – disse lei, preoccupata –Ho qualcosa sul viso?
Lui scosse il capo e la guardò in un modo in cui non l’aveva guardata mai: tremendamente serio e voglioso di lei...
-Ti guardo perché vorrei tanto baciarti. – disse, con voce roca.
Lei lo guardò, sgranando gli occhi, incredula. Arrossì.
-Ma, Naruto…
-Voglio baciarti. Sentire il sapore delle tue labbra. Farti capire, in qualche modo, che sono presente, che sono sempre dalla tua parte, sempre con te. – le prese il viso con due mani e l’avvicinò al suo –E vorrei sempre stare con te. Perché io ti amo, Hinata.
Cosa? Hinata pensava di aver capito male, o che quello che lui le aveva appena detto fosse frutto della sua immaginazione. La sua bocca era dischiuse in un’espressione dolce e stupita.
Aveva tanto desiderato quel momento, quelle parole, quei tocchi. Perché con lui si sentiva al sicuro, perché lui, finalmente, era famiglia.
Famiglia vera, non un fantasma a cui dire “Tadaima!”, ma qualcuno che ti accoglie la sera con una coperta ed una cioccolata calda.
Lui era il suo porto sicuro e lo amava come non mai.
Però… sentiva che non era ancora il momento per loro, per quel meraviglioso ‘noi’.
-Naruto… - disse, balbettando appena –Ti amo, anche io, tantissimo.
Lui fece un gran sorrisone, sorpreso, e si chinò, per baciarla, ma lei si tirò un poco indietro.
-No.. aspetta Naruto, ascoltami. Non pensare che non ti voglio. – disse, notando la sua faccia triste –Io… ho delle cose da affrontare, ora. Devo affrontare me stessa, capire cosa desidero. E… per una volta, so che è una cosa che devo fare da sola. Cerca di capire… se noi cominciassimo la nostra storia ora, non la vivrei bene come dovrei, non è ancora il momento per noi. Prima, devo capire chi sono io. E con tante persone intorno, persone di cui prendermi cura, da amare, questo non sarebbe possibile. – gli accarezzò il viso lentamente –Capisci cosa voglio dire? Prima di amare te, devo amare me stessa.
Naruto capiva perfettamente cosa gli stesse chiedendo, anche se non se lo aspettava. Ma beh… non si aspettava nemmeno che lei lo amasse!
Lei voleva del tempo. Ed anche se la desiderava in quel momento, se desiderava baciarla, amarla, capiva bene le difficoltà di lei.
Per cui, dato che l’amava, avrebbe aspettato. Per lei.
-Va bene, Hinata. – disse, sfiorandole nuovamente le guance con un dito –Aspetterò. Per te. Solo… quanto? Quanto tempo devo aspettare per baciarti, per averti? 
Hinata arrossì e voltò lo sguardo verso il cielo, emozionata.
-Sai... ho sempre pensato che un bacio fosse una cosa bellissima, che ti rende la vita più bella. È per questo che io… vorrei il nostro bacio quando sarò triste, in modo che tutto passi.
-Alla Donnie Darko! – disse Naruto, ridendo.
-E’ un film che mi è sempre piaciuto, non so dirti bene perché!- sorrise lei, continuando a guardare le stelle.
A Naruto batteva forte il cuore. Fortunatamente, nel buio di quella notte stellata, non potevano ben vedersi in viso, per cui il suo rossore sarebbe rimasto celato, al sicuro dagli occhi di Hinata. 
Lei era così bella, in quel momento più degli altri, con i capelli sfiorati da un dolce vento, la bocca dischiusa in un piccolo sorriso, il pallore che quasi brillava della stessa luce della luna, gli occhi perlacei luminosi e tremanti.
E Naruto aveva gli occhi nello stesso modo, a guardarla: emozionati, sinceramente felici, tremanti di sentimento.
Hinata si sentiva esattamente come lui. In un turbinio di emozioni, non riusciva a pensare a nulla, cullata dalle dee e dagli angeli, che la stavano portando a fare un bel giro in Paradiso a godere delle gioie della vita e dell’amore.
Si sentiva in alto, improvvisamente leggera, mentre guardava tutto con occhi diversi.
Ma quando sarebbe tornata con i piedi per terra, i suoi demoni sarebbero tornati a soffocarla.
Perché non era l’ora dell’amore. Era l’ora di fare i conti col destino, di decidere.
Il bong era suonato.
 
 
{A volte, le canzoni sono peggio di certi monaci, che a certe ore della notte o del giorno, con in mano un grosso bastone,
sbattono su un largo disco placcata in oro, come rituale.
Cong, bong, tong, kong, chiamalo come vuoi, ma è suonata l’ora fatidica anche per te, piccola, dolce Hinata.}

 








Ehem... Eccomi! Scusate il ritardo, mi do malata!
Questo capitolo tardava proprio ad uscire dalla mia testa >.< 
Non ne sono nemmeno così convinta!
Allora, che dire su questo capitolo...
Trasloco avvenuto in una casa che ad Hinata ricorda tanto, 
facendo emergere maggiormente quanto sente la mancanza della madre e 
il tepore di una famiglia. Per Hanabi è un nuovo inizio,
mentre per Hinata significa combattere con i propri demoni,
le proprie insicurezze, e capire cosa vuole fare della sua vita.
Poi c'è.. NARUHINA A GO GO! Cavolo, non ho resistito ad inserire
ora la dichiarazione. Ho cercato di far capire come ormai
si capisco così bene che Naruto c'è sempre nei momenti in cui
Hinata comincia a sentirsi sola. TELEPATIA!
Vi piace la dichiarazione? EEEH?
Per quanto riguarda le song.. sono rimasta così colpita
da mister Akeboshi, scoperto nell'ultima settimana, 
che non potevo non inserire la canzone che ha fatto per Naruto.
Mi ha ispirata tantissimo.. ma i Negrita sono presenti, nè!
Bong è una canzone che mi estasia, 
quasi come il "bong" come oggetto.. ehem... cercate su google..
Infine, vi consiglio di leggere la mia nuova storia, incentrata su Hinata, "50 sfumature di viola". Ok, vi ringrazio per la vostra attenzione!
Spero che il capitolo vi piaccia, recensite :*



 
   
 
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