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Autore: Rowan936    04/05/2013    5 recensioni
Due maghi innamorati.
Un antico maleficio.
Un padre legato alle tradizioni.
Un figlio che lotta per amore.
Due ragazzi in una grande città, senza memoria di quello che è il loro passato insieme.
Riusciranno a ritrovarsi?
Potranno due semplici maghi abbattere dei pregiudizi nati secoli prima?
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DAL PRIMO CAPITOLO:
«Ehi, chi è quel biondino che ti fissa? È carino!» esclamò Ally e Hermione si voltò verso il ragazzo a cui l’amica alludeva, con scarso interesse.
Quando incrociò lo sguardo di lui ebbe una fitta alla testa e per un attimo vide tutto nero.
In quell'attimo sentì la voce di un bambino dire: «Io sono Malfoy. Draco Malfoy.» con il sottofondo dello sferragliare di un treno, vide una chioma bionda bagnata dalla neve e due occhi color del ghiaccio fissarla con… amore?
Poi tornò alla realtà.
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(Non tiene conto degli eventi dal sesto libro in poi)
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Lucius Malfoy | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Da VI libro alternativo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Remember Us'
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Capitolo 7: Di incontri inaspettati e scomode rivelazioni
 
Piton entrò nella stanza di Harry e Blaise con aria contrariata, trovandoli seduti a mangiare Gelatine Tutti i Gusti +1 e commentandone il sapore.
«Questa sa di… ascelle!» stava dicendo il Serpeverde, con aria contrariata.
«Che sapore ha un’ascella?» chiese Harry, senza accorgersi dell’arrivo del professore.
«Boh, tipo cipolla.» rispose l’altro.
«Piantatela di fare i bambini!» proruppe allora Piton, facendo sussultare i due dalla sorpresa.
Li guardò con aria di superiorità.
«Potter,» disse poi «vieni con me.»
Harry non si mosse, limitandosi a guardarlo con sospetto e diffidenza.
«Dove andiamo?» chiese, sforzandosi di mantenere un tono neutro.
«A Hogwarts.» fu la pigra risposta.
Il ragazzo scattò come una molla.
«Da Silente?» chiese.
Piton annuì e Blaise intervenne: «E io che faccio?»
«Aspettami qui. Devo parlarti di alcune cose.»
 

۩

 
Harry e Piton si materializzarono a qualche metro di distanza dal cancello della scuola, probabilmente grazie a qualche incantesimo di Silente.
I due presero a camminare, immersi in un silenzio carico di ostilità che non faceva che crescere l’eccitazione mista ad ansia e curiosità di Harry.
«Perché Silente vuole vedermi?» chiese il ragazzo, giusto per dire qualcosa.
«Te lo dirà lui. Sappi solo che io non sono d’accordo, Potter.» fu la poco chiara quanto lapidaria risposta.
Attraversarono il parco che, nella luce del primo pomeriggio, risultava pieno di vita e allegro, quasi in contrasto con l’aria antica del castello. In lontananza vide Hagrid spiegare qualcosa a un gruppo di studenti. Gli si strinse lo stomaco al pensiero dell’anno che stava perdendo, mentre subentrava la nostalgia per quella che, in effetti, era casa sua, molto più di quella dei Dursley.
La voce di Piton lo riportò alla realtà.
«Quando hai finito, vieni al cancello, ti aspetto lì.»
Non si era nemmeno accorto di essere arrivato davanti ai Gargoyle che custodivano l’entrata dell’ufficio di Silente.
Annuì.
«Pallini Acidi.¹» disse Piton, per poi voltarsi e allontanarsi, accompagnato dal fruscio del mantello nero che strisciava sul pavimento.
Harry respirò profondamente e avanzò attraverso la scala a chiocciola, una strana eccitazione che gli solleticava la pelle.
Cosa voleva Silente?
Aveva intenzione d’insegnargli qualche incantesimo particolare?
O magari gli avrebbe rivelato qualche altro segreto sul suo passato…
Al solo ricordare come si era sentito l’anno prima ad apprendere di essere davvero il “Prescelto”, la voglia di entrare nell’ufficio vacillò, ma ormai aveva bussato.
«Oh, Harry, entra.» lo accolse Silente con un sorriso bonario, indicandogli una sedia.
Harry si sedette.
«Perché mi ha fatto chiamare, professore?» domandò.
Silente unì le punte delle dita come in preghiera e cominciò a raccontargli del passato di Tom Riddle.²
 

۩

 
Piton fece ritorno nella stanza dove Blaise lo aveva aspettato per tutto il tempo in cui era stato via.
Il Serpeverde lo guardò mentre si sedeva di fronte a lui e si passava una mano sulla fronte solcata da rughe di preoccupazione.
«Di cosa voleva parlami, professore? Riguarda Draco?» chiese Blaise, deciso ad interrompere il silenzio andatosi a creare.
«In parte.» rispose Piton «Sai più niente di quelle corse?»
Il ragazzo scosse la testa.
«Immaginavo. Comunque Albus è convinto che non sia compito nostro far ragionare Draco. Pensa che sia più adatta-»
«La Granger?» intuì Blaise, interrompendolo, e il professore annuì.
«Esatto. Quindi dovrebbe farglielo sapere perché possa risolvere la situazione, per quanto non concordi pienamente con l’idea di Albus.»
«Va bene. C’è altro?»
Lo sguardo del giovane Serpeverde si era fatto attento: intuiva che non potesse essere finita lì e che qualcosa si celasse dietro agli occhi scuri del professore.
Piton, infatti, annuì.
«Il Signore Oscuro ha perso un seguace. Lucius è stato rinchiuso ad Azkaban.» spiegò, sforzandosi di mantenere un tono neutro.
«Non lo sapevo, ma mi sembra giusto. È grave quello che ha fatto.» commentò Blaise.
«Peccato che questo comporti il desiderio di avere Draco tra le sue fila da parte del Signore Oscuro.» replicò Piton, tagliente.
Silenzio.
Il professore attese, mentre il viso di Blaise si storceva per la preoccupazione.
«È per questo che i Mangiamorte lo cercano?» chiese, lentamente.
Il professore annuì.
«Ma Draco ora non può entrare nella sua cerchia, proprio a causa di Lucius, che, sicuramente, sarà presto liberato e punito. Quindi il Signore Oscuro vuole un altro ragazzo in attesa di Draco, qualcuno… legato a Harry Potter, che ultimamente passa del tempo con lui.» continuò, lanciandogli un’occhiata eloquente.
Il viso di Blaise divenne inespressivo.
«Lei-Sa-Chi vuole che diventi un Mangiamorte?» domandò.
«Esatto. E al più presto, anche. Perciò stai attento: posso proteggerti, ma se ti catturassero saresti spacciato.»
Blaise annuì.
 

۩

 
Harry uscì dall’ufficio di Silente, le informazioni ricevute che gli ronzavano fastidiosamente in testa.
Avrebbe voluto poter smettere di pensare, almeno per un istante, addormentarsi e non svegliarsi più.
«Cosa ci fai qui?!» esclamò una voce e Harry alzò gli occhi ritrovandosi davanti il suo migliore amico: Ron.
Lo guardava a metà tra il confuso e l’infastidito. Alle sue spalle, si trovava una ragazza Serpeverde, che li sorpassò in fretta facendo finta di nulla, ma Harry non se ne preoccupò più di tanto e sorrise all’amico.
«Ehi.» lo salutò, ma l’espressione gioiosa gli si gelò in volto alla vista di quella gelida dell’amico.
«Perché sei qui?» gli domandò quello.
Harry si strinse nelle spalle.
«Mi ha chiamato Silente.»
«Quindi non sei più impegnato a fare il traditore?» ribatté quello con aria sarcastica.
Harry assottigliò gli occhi.
«Come sarebbe?»
«Diciamo che non ho apprezzato il fatto che tu abbia deciso di aiutare Hermione a stare con Malfoy. State entrambi fraternizzando col nemico.»
«Hermione ti sembra il nemico? Io sto aiutando lei, non Malfoy!»
«Li stai aiutando entrambi. Mi hai tradito!»
«Ron, io ho sempre sperato che voi due finiste insieme, ma a quanto pare non deve andare così! Se Hermione è innamorata di Malfoy io posso solo cercare di aiutarla.»
Ron lo guardò rabbioso.
«Traditore. Sei un traditore.» sputò tra i denti, andandosene.
Harry rimase a fissare il punto in cui Ron si stava allontanando, incredulo.
Come aveva potuto? Come poteva considerarlo un traditore solo perché cercava di aiutare Hermione, la loro migliore amica, ad essere felice? Non era lui in torto?
Pensava che l’arrabbiatura del momento gli fosse passata: Ron era un tipo impulsivo, aveva pensato che, sul momento, si fosse lasciato trascinare dalla delusione nell’apprendere la notizia, ma che dopo si sarebbe ricreduto. In ogni caso, non immaginava che potesse avercela anche con lui, tanto da considerarlo un “traditore”.
Continuò ad avanzare, sperando di non incontrare nessun altro, le mani nelle tasche della felpa babbana che indossava e lo sguardo a terra. Parte della mente continuava a rielaborare quanto appena successo, a cercare di capire cosa passasse per la testa dell’amico, l’altra metà, invece, pensava alle scoperte fatte con Silente, a Tom Riddle, ai Gaunt…
«Finalmente. Perché ci hai messo così tanto, Potter?»
La voce lenta e strascicata di Piton lo riscosse.
Alzò lo sguardo sulla sua figura scura e scosse la testa, in un gesto che avrebbe voluto significare “Niente.”.
Non riuscì a capire se Piton avesse colto il messaggio, lo prese semplicemente per un braccio e si smaterializzarono.
 

۩

 
Hermione aprì la porta di casa, il telefono all’orecchio, e si ritrovò davanti Blaise.
«Blaise! Che ci fai qui? Entra, entra.» lo accolse, sorridendo.
Il ragazzo ricambiò il sorriso e obbedì, ma la Grifondoro notò un’ombra sul suo volto.
«Ally, ti richiamo dopo.» disse all’amica.
«Va bene, a dopo, Herm.»
E chiuse la telefonata, per poi sedersi su uno dei divanetti e invitare Blaise a fare lo stesso.
«Devo parlarti, Hermione.» annunciò quest’ultimo, con aria seria.
Lei annuì, invitandolo a proseguire con un cenno della mano.
«Si tratta di Draco.»
La ragazza si fece più attenta, ma arrossì.
«E… cioè… io… cosa c’entro?»
Blaise alzò gli occhi al cielo.
«Si vede lontano un miglio quello che c’è tra voi e poi… oh, non importa.» si fermò, rendendosi conto di stare per nominare la loro vita passata.
Cercò le parole giuste per chiederle un aiuto in una situazione così delicata, ma non era solito a prepararsi discorsi, preferiva improvvisare.
«Senti,» continuò, deciso a spiegare tutto per filo e per segno alla ragazza «Draco ha un problema. Un grosso problema.»
Lo sguardo accigliato e lievemente preoccupato di Hermione lo invitò tacitamente a continuare.
«Lui ha dei problemi in famiglia, penso, ho problemi di altro genere, non lo so. Sta di fatto che, per scaricare tutta la tensione che accumula lui… partecipa a delle corse clandestine con le macchine.»
Aspettò una reazione, che non arrivò.
Hermione lo fissava, immobile, il viso pietrificato in un’espressione pensierosa.
«C-corse c-clandestine?» mormorò, infine.
Blaise annuì.
«Di quelle in cui si vincono soldi e… si rischia la vita per… divertimento.» aggiunse.
Hermione si passò una mano tra i capelli cespugliosi, disordinandoli ancora di più.
«Non capisco.» disse, infine «Perché lo dici a me?»
«Perché penso che tu sia l’unica in grado di aiutarlo, l’unica che ascolterà.» rispose, stando bene attento a non nominare Silente.
Hermione lo guardò, pensierosa, e Blaise non le mise fretta.
«Va bene.» acconsentì infine Hermione, alzandosi e prendendo la giacca. «Ma dubito che mi darà ascolto.»
Blaise sorrise.
Io penso proprio di sì, invece.
 

۩

 
Harry era sdraiato a pancia in su, il viso rivolto al soffitto, le braccia in croce sul letto.
Gli occhi verdi si soffermavano su ogni piccola imperfezione dell’intonaco, alla ricerca di un modo per distrarsi dai pensieri che gli vorticavano furiosamente in testa. Ovviamente, qualche graffietto sul bianco del soffitto non era sufficiente per distoglierlo dalla fitta rete di ragionamenti in cui era avvolto.
I suoi pensieri spaziavano dall’incontro con Ron al discorso di Silente su Tom Riddle, mentre parte di lui si chiedeva come mai si rendessero necessari degli incontri sul passato di Voldemort, quando avrebbe ritenuto più utile imparare qualche incantesimo difensivo o cose simili. Pensava anche a Hermione e a come avrebbe voluto poterle chiedere un parere su tutta quella faccenda, perché sicuramente confidarsi con lei l’avrebbe aiutato a schiarirsi le idee. Così i pensieri viravano nuovamente verso Ron e quanto fosse bello confidarsi con lui dopo aver discusso su qualcosa con Hermione, perché, mentre lei era sempre tremendamente seria, il suo migliore amico riusciva ad alleggerire anche l’argomento più delicato del mondo, anche perché non era una persona che potesse essere definita “sensibile”.
Stava per urlare dalla frustrazione, quando la voce allegra di Blaise interruppe il flusso dei suoi pensieri.
«Sono tornato!» annunciò il Serpeverde.
Harry grugnì in risposta.
Blaise lo guardò, corrugando le sopracciglia, e si sedette sul suo letto, senza smettere di fissarlo.
«Posso sapere che è successo?»
Harry rifletté un secondo, tanto non faceva altro ultimamente.
Silente gli aveva detto che si trattava di una faccenda delicata e segreta, ma prima che uscisse aveva aggiunto: “Se dovessi sentire il bisogno di parlarne con qualcuno, non ho nulla in contrario, ma che sia qualcuno di cui poterti fidare. L’amicizia è fiducia, dopotutto.”
Sospirò.
«Ok.» disse, mettendosi a sedere. «Ma devi promettermi di non parlarne con nessuno.»
Il Serpeverde annuì, con aria seria.
«Silente mi dà “lezioni” private, durante le quali studiamo il passato di Voldemort, – Blaise sussultò leggermente nell’udire quel nome – sostiene che sia di vitale importanza per riuscire a sconfiggerlo. Oggi abbiamo visto i suoi antenati, i Gaunt, in un ricordo nel pensatoio…»
«Pensatoio?» lo interruppe Blaise, inarcando le sopracciglia.
«Un contenitore dove si riversano i pensieri e ricordi, propri o altrui, per guardarli dall’esterno.» spiegò Harry, spazientito. Aveva un dannatissimo bisogno di sfogarsi.
L’altro annuì, per fargli capire di aver afferrato il concetto.
«Erano dei pazzi, discendenti di Salazar Serpeverde, il padre era… boh, fuori di testa, fissato con il sangue puro tanto da permettere al figlio di fare del male ai babbani… Il figlio era dello stesso stampo. La figlia era una Maganò, maltrattata in famiglia e nel ricordo il padre l’ha quasi uccisa perché innamorata di un babbano… Tom Riddle.»
«Tom Riddle?»
Harry annuì.
«Il padre di Voldemort – per l’amor del cielo, controllati!»
«Be’, Tu-Sai-Chi dovrà pur essere uscito da qualche parte, comunque…» commentò Blaise, riferendosi all’avversità dei Gaunt nei confronti dei babbani. «Non ce li vedo i suoi antenati a distribuire caramelle e spargere fiori in giro, tu?»
Harry ebbe l’inquietante visione di Orfin Gaunt con un grembiulino rosa che distribuiva dolci a Private Drive e ridacchiò.
 

۩

 
Hermione respirò profondamente.
Blaise le aveva dato l’indirizzo di Draco e ora si trovava davanti alla porta di casa sua. Fissava il legno scuro, indecisa sul da farsi. Cosa gli avrebbe detto?
Forse avrebbe dovuto fare un po’ di giri di parole, per poi arrivare al punto… Ma non era mai stata brava a nascondere quello che le passava per la testa: se aveva un problema lo diceva apertamente, aveva sempre reso pubblica la sua opinione e non mancava mai di dire la sua, anzi, le piaceva.
Ora o mai più!Si disse e la sua mano scattò da sola, in un moto di irrazionalità.
Non appena sentì il campanello suonare, ritrasse il braccio, spaventata da se stessa.
Attese un istante e la figura slanciata di Draco fece capolino dalla porta.
«Granger…?» chiese, stupito.
Hermione annuì, un groppo in gola.
«Cosa sei venuta a fare qui?»
Il suo sguardo era tagliente e gli occhi saettavano da lei all’interno della casa.
«I-io…» mormorò lei, non trovando parole per strutturare una frase di senso compiuto.
Draco era sempre più attonito e un po’ scocciato da quella visita inaspettata.
«So delle corse clandestine!» sputò la ragazza, tutto d’un fiato, per poi abbassare lo sguardo e attendere la reazione del ragazzo.
Silenzio.
Attese.
Nulla.
Alzò nuovamente gli occhi, puntandoli su di lui, e vide distintamente l’indignazione deformargli i tratti.
«Non so di cosa tu stia parlando.» mentì Draco, facendo per chiudere la porta.
Hermione, cocciuta, la bloccò con un piede.
«Ascoltami.» ordinò «Non ha senso rischiare di morire così. Non ha alcun senso. Che problema hai? Vuoi davvero continuare a rischiare di schiantarti quando migliaia di persone muoiono per colpa di pazzi ubriachi che non sanno guidare?»
«Non ho bisogno che tu mi faccia la paternale, grazie.» rispose lui, tagliente.
«Ce n’è bisogno eccome! Per favore, non ha senso morire così!»
«Nessuno ha chiesto il tuo parere. Sporca Mezzosangue
Hermione strabuzzò gli occhi e la famigliare fitta alla testa le fece perdere la percezione di quello che le accadeva intorno.
 
«Per lo meno, nessuno nella squadra di Grifondoro si è dovuto comprare l'ammissione. Loro sono stati scelti per il talento
Sentì la sua voce di bambina saccente, mentre l’immagine di alcuni ragazzi in divisa rossa e oro e altri verde e argento con delle scope in mano si concretizzava nella sua mente.
«Nessuno ha chiesto il tuo parere, sporca Mezzosangue
Lo sguardo di Draco era duro, tagliente e Hermione si sentì ferita da quelle parole e dal tono con cui furono pronunciate. Di disgusto.
Buio.
«Come osi parlare con me? Piccola, sudicia Mezzosangue
I capelli biondi risaltavano sotto il cappello che li proteggeva dalla neve e dal freddo.
I suoi occhi erano freddi, impenetrabili, taglienti, la bocca storta per lo sforzo di imprimere in quelle parole quanta più cattiveria possibile.
 
«Cos’è un Mezzosangue?»
La voce di Harry irruppe nella scena.
«È un insulto spregevole per quelli che sono Nati Babbani. Una come me
 
Occhi grigi e arroganti.
Gomitate in corridoio, mentre lei correva per non arrivare in ritardo. Lo faceva apposta per farle cadere i libri, si divertiva così. Lei lo lasciava perdere.
Una mano le stringeva il braccio in una presa furtiva quanto confortante.
Un indice asciugava alcune delle lacrime che le colavano sulle guance.
Poi vennero le urla.
Pianti, litigi.
«Sei solo una Mezzosangue!»
«Pensavo fossi cambiato
«Non lo sono
Una porta che sbatteva, lacrime che le rigavano le guance, mentre un dolore sordo al petto le mozzava il respiro e i battiti del proprio cuore le rimbombavano nelle orecchie.
«Mezzosangue
Tum. Tum. Tum. Tum.
«Una come me
Tum. Tum. Tum.
«Piccola, sudicia Mezzosangue
Tum. Tum.
«Non voglio vederti mai più, Draco!»
Tum.
 
Hermione aprì gli occhi e si ritrovò tra le braccia di Draco, semisdraiata davanti alla porta della casa del ragazzo.
Gli occhi indagatori di lui erano venati di preoccupazione.
«Stai bene?»
La domanda arrivò ovattata alle orecchie di Hermione, ancora persa in quella miriade di voci e ricordi così nitidi eppure così confusi.
«Granger? Perché piangi? Parla!»
Solo allora si accorse di avere le guance rigate di lacrime.
Si affrettò ad alzarsi, asciugandole con un gesto rabbioso.
«Non chiamarmi mai più così.» intimò con sguardo risoluto e ferito al tempo stesso.
Ricordava di aver già impartito quell’ordine, ma non sapeva quando, dove o perché e si trattava solo di una sensazione. Forse, sarebbe stato meglio non approfondire.
Draco non le rispose, si limitò a fissarla con arroganza, come a sfidarla.
Altrimenti?Sembravano dire i suoi occhi.
Hermione fronteggiò quello sguardo arrogante celando i propri sentimenti dentro l’orgoglio, che le gridava di reagire.
Si voltò e lo lasciò da solo, fermo sulla porta di casa, a fissare i capelli crespi della Grifondoro ondeggiare al ritmo dei suoi passi.
 
 
 
 
Note:
 
¹Non sono sicura che sia questa la parola d’ordine giusta… Dovrebbe coincidere con quella della prima “lezione” nel libro, se avessi sbagliato, ditemelo :)
 
²Non racconto nel dettaglio quello che spiega Silente perché dovrei ricopiare per filo e per segno quanto scritto dalla Rowling e comunque chi legge fanfic su Harry Potter dovrebbe aver letto i libri o almeno visto i film, quindi risulterebbe noioso a mio parere. Comunque Harry riassumerà quanto appreso dalla sua prima lezione quando si confiderà con non-vi-dico-chi-ma-è-facilmente-intuibile-e-comunque-lo-trovate-scritto-in-questo-capitolo.
 
 
 
 
Angolo Autrice


Ciao a tutti! ^^
Ecco a voi un nuovo capitolo, completato ieri sera ma che non ho potuto pubblicare per mancanza di
 connessione.

Oggi non sono in vena di chiacchiere perché sono appena sopravvissuta a una verifica di geometria e una d’inglese (ergo: devo leccarmi le ferite), ma ci tengo a ringraziare tutti coloro che preferiscono/ricordano/seguono la storia e, in particolare, chi recensisce:

justsay
Erica25
ladyathena
barbarak
ludohutcherson
 
Grazie mille, le vostre recensioni mi motivano moltissimo!
A presto! 

PS: Come al solito, non fatevi problemi a segnalarmi eventuali errori :)

  
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