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Autore: mcenemoscardia    04/05/2013    0 recensioni
Premetto che anni e ambientazioni non corrispondono alla realtà, ma sono stati riadattati alla narrazione e alla trama della storia.
"Tu sei pazzo!" gridai, tra il preoccupato e il divertito.
"Quasi come te." replicò. Si avvicinò pericolosamente al mio viso, con un lampo malizioso visibile negli occhi cerulei.
"Ehi, ehi!" tentai di allontanarlo, invano. Mi fece segno di tacere e io, irrigidita, cercai di carpire un suo minimo movimento sbagliato per scappare. Ma tutto si fermò spontaneamente. Lui si fermò spontaneamente e fissò lo sguardo oltre le mie spalle. Mi voltai di scatto e seguii la traiettoria dei suoi occhi. E spalancai la bocca.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, George Harrison, John Lennon , Paul McCartney , Ringo Starr
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Listen, do you want to know a secret?
Do you promise not to tell? Closer.
Let me whisper in your ear [...]
 I'm in love with you.
(“Do You Want To Know A Secret”, McCartney-Lennon)
                                             

17 Aprile 1968
La pioggia batteva incessante e io tremavo. L’acqua precipitava dal cielo e si mischiava alle lacrime che, ostinate, riempivano i miei occhi.


"Siamo qui riuniti oggi per ricordare una grande donna… "

Singhiozzavo convulsamente, prestando attenzione al sacerdote che, con lugubre solennità e una mesta espressione dipinta sul volto scarno, poneva la mano su quell’infame cassa di legno, contenente il corpo di una mia grandissima amica. Odiavo tutto.

"Rispettò sempre la fede e l’ambiente, fu costantemente attenta ai bisogni di tutti e lottò con coraggio e amore contro la sua malattia, non permettendole di prevalere sul suo animo dolce e gentile."

Odiavo la pioggia, odiavo quel cimitero, odiavo la morte, odiavo quell’odiosa bara. E odiavo anche lui, che non mi aveva permesso di aiutarlo.

"Preghiamo, fratelli, ricordando per sempre la nostra sorella Linda. Amen."

In quel momento diedi libero sfogo alle poche lacrime che ancora tentavo di reprimere e, sospirando forte, attesi con impazienza che la funzione finisse.

Dopodiché, quando la gente si diradò e tornò alla sua vita normale, mi avvicinai a lui e, con garbo, gli poggiai una mano sulla spalla. Quando si voltò, trattenni il fiato. Non poteva essere lui, no!

I suoi occhi marroni tendenti al verde che rallegravano ogni animo erano stati sostituiti da buchi spenti e infuocati. Le labbra una volta rosse e vive ora si erano ridotti a lievi strisce di carne di un rosa pallido. Le guance incavate e ceree mi impietosirono e, nello stesso tempo, mi portarono verso la disperazione più nera. Volevo urlare, abbracciarlo e supplicarlo di non allontanarmi, ma tutto ciò che riuscii a dire fu un misero “Ciao”.
Ricambiò con la mano.

"La vita è crudele, sai…" sussurrò. Annuii, lo sapevo bene.

"Mi dispiace così tanto!" singhiozzai, tenendo la testa bassa. Non volevo che leggesse la costernazione sul mio viso, l’abbattimento nei miei occhi così espressivi…

"Anche a me." mormorò, scoraggiato. Alzò le spalle e abbozzò un mezzo sorriso che fu come un colpo di fucile diretto verso il mio cuore: improvviso, doloroso, mortale.

Guardai la lapide e la terra fresca smossa e capii che una parte del cuore del mio amico era lì, in quella fredda bara di legno, con lei.
  
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