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Autore: KiarettaScrittrice92    04/05/2013    2 recensioni
No! Non parliamo del tradizionale Detective Conan. Questo è un racconto fantasy!
Shinichi è un povero ragazzo, abbandonato dai genitori, che sono andati a visitare le altre terre, che per guadagnarsi da mangiare deve lavorare in delle miniere e viene sfruttato. Ma la sua vena ribelle e combattiva lo porterà verso un viaggio che gli cambierà la vita!
Troveremo tutti i personaggi di Detective Conan, in un fantasy indimenticabile.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Heiji Hattori/Kazuha Toyama, Ran Mori/Shinichi Kudo, Shiho Miyano/Shinichi Kudo
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: Triangolo, Violenza
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CAPITOLO 17

Festa della regina

 

Il bosco sembrava farsi sempre più folto e gli alberi diventavano sempre più alti, dando all’atmosfera intorno a loro quel colore verde cupo, anche in pieno giorno. 
Stavano finendo le scorte di cibo, ma fortunatamente molti alberi che crescevano in quella fitta vegetazione, regalavano succosi frutti dall’odore intenso e dal sapore dolce. Inoltre la principessa, sembrava sicura che non mancasse molto alla capitale.
La ragazza aveva ragione, perché la mattina del quarto giorno, la foresta sembrò diventare lentamente meno fitta, gli alberi si diradarono, continuando però a rimanere imponenti. In tarda mattinata, quando la pallida luce del sole, filtrata dagli enormi alberi, era quasi a metà del suo viaggio, i quattro ragazzi finalmente arrivarono. Davanti a loro si ergeva una recinzione, molto più bassa rispetto a quelle delle altre due capitali, composta da spessi tronchi di legno chiaro che sembravano conficcati nel terreno, mentre l’altra estremità, quella che tentava di sfiorare le grosse foglie degli alberi che crescevano nei rami più alti, erano aguzze.
Le due guardie che c’erano all’ingresso della capitale sorrisero ai quattro arrivati, che si presentarono, trascurando solamente il fatto che Ran fosse la principessa della Terra dei Mari.
«Siete arrivati al momento giusto, a breve inizierà la festa che diamo ogni dieci lune, vi consiglio di entrare e trovare dei buoni posti per vedere la parata.» disse una delle due guardie facendoli passare.
Quando tutti e quattro furono abbastanza lontani, il ragazzo dalla pelle scura si avvicinò alla principessa.
«Di che festa parlano?» chiese con un sussurro in modo che sentissero solo i tre amici.
«Non ne ho idea.» rispose secca la principessa.
Appena entrati nel cuore della città, tutti e quattro rimasero stupiti da quello spettacolo.
«Ho letto un sacco di Tochi nei miei libri, ma non pensavo fosse così magnifica!» esclamò Ran guardandosi attorno come tutti gli altri.
Nemmeno una capanna inquinava quel magnifico spettacolo e il ragazzo capì subito perché. I suoi occhi azzurri si erano fermati su uno dei tanti alberi che costellavano quella bellissima città. Era cavo e oltre ad avere una porta alla base e delle aperture che fungevano da finestre, aveva anche una scala che saliva a chiocciola, girando intorno al tronco. 
Non c’erano strade e tutto era ricoperto da un tappeto verde brillante, che regalava qualche piccolo fiore vicino ai tronchi delle case-albero, creando così dei meravigliosi giardini. Il castello ergeva al fondo della capitale, dall’altra parte di dove si trovavano loro. Era forse l’unica struttura costruita interamente da mani umane, eppure non stonava affatto con quel meraviglioso spettacolo della natura. Le pietre cristallo verdi di cui era composta, brillavano, catturando i pochi raggi di sole che passavano oltre le grosse foglie degli alberi, e sembravano illuminare di riflessi verdolini tutta la città. Era una fortezza maestosa che ricordava vagamente la forma di una qualche quercia secolare, dal tronco massiccio.
Dopo che si furono ripresi dallo stupore iniziarono a notare finalmente anche gli abitanti. Proprio come nel piccolo paesino prima di entrare nella foresta, gli abitanti di Tochi erano pallidi e si muovevano in modo così sinuoso ed elegante che poteva sembrare non avessero ossa in corpo. 

I ragazzi notarono che tutti si stavano dirigendo verso un luogo specifico, così decisero di seguire la fiumana di gente che si stava riversando tutta in un’enorme piazza centrale. Il gran vociare della gente creava confusione. Una confusione allegra, mentre alcuni abitanti accendevano lanterne di carta di vari colori illuminando tutto.
I quattro cercarono di farsi largo in mezzo alla folla, finché non videro finalmente il centro vuoto della piazza. Notarono che l’unico spazio lasciato libero era quello al centro di essa e la strada che portava al castello.
«Scusa, cosa succede qui?» chiese Ran a un abitante.
Lui sorrise con fare gentile, poi parlò.
«Non siete di qua vero? - chiese soffermando lo sguardo divertito sul ragazzo dalla pelle scura - Tra poco arriverà la regina. Oggi è il giorno della festa!»
«Di che festa si tratta?» domandò allora Kazuha che ormai era diventata troppo curiosa.
«È una festa che ha indetto la regina, quando è tornata dal suo lungo viaggio. La facciamo ogni dieci lune e serve a ringraziare Boden.»
Shinichi ricordava perfettamente quel nome, ormai era inciso nella sua mente, come gli altri tre nomi degli dei. Boden, il dio della terra. Ebbe il tempo solo di ripensare a quanto conosceva di quel dio paziente e benevolo, quando tutta la piazza si zittì.
Cinque abitanti, che si trovavano su un bel palchetto in legno decorato da fiori, presero i loro strumenti in legno e iniziarono a suonare una dolce melodia. Tutti quanti si girarono verso il castello e i quattro ragazzi fecero altrettanto.
Dalla strada che portava verso l’enorme palazzo, stava avanzando un corteo, che poco dopo arrivò in piazza. In testa vi erano quattro bambine. Indossavano un un bel vestito semplice ma elegante ognuna di un colore diverso e lanciavano petali di rosa sul tappeto d’erba. Subito dietro quattro uomini trasportavano un piccolo monumento che sembrava rappresentare la città, era tutto fatto in legno e dipinto a mano, la riproduzione era minuziosa e precisa. Ancora dietro quattro donne danzavano muovendo il loro leggeri vestiti bianchi, i capelli delle donne erano acconciati in mondo sontuoso e  decorati da tanti fiori diversi. A seguito delle donne vi erano due guardie che indossavano la stessa divisa verde smeraldo di quelle che erano davanti alle porte della città. Alla fine della coda c’era una bellissima ragazza.
I capelli corti che le arrivavano alle spalle erano ramati e le incorniciavano il viso grazioso, ma allo stesso tempo da giovane donna. Indossava un bellissimo vestito lilla con ricami e merletti d’oro. Il vestito partiva da sotto le ascelle, lasciando le spalle chiare scoperte, il corpetto la stringeva in vita sostenendo perfettamente il suo seno, appena superata la vita il vestito si allargava in una bella gonna di tulle che le arrivava fino alle caviglie. I suoi piedi erano scalzi, come tutti gli abitanti di quella particolare città.
«Lei è la regina!» sussurrò l’uomo ai quattro ragazzi.
Appena la bella ragazza arrivò al centro della piazza, la musica cessò e partì un fragoroso applauso che colmò tutto il piazzale arrivando fino alle cime degli immensi alberi. Quando però lei alzò le mani, tutta la piazza tornò in un assoluto silenzio. A quel punto la ragazza prese i lembi del suo vestito e salì sul piccolo palco, mentre i musicisti scendevano da esso.
«Miei carissimi abitanti di Tochi. Anche oggi festeggiamo il meraviglioso dono che ci ha fatto il nostro amato dio Boden. Anche oggi i nostri canti e le nostre danze si leveranno verso il cielo, così che lui capisca che nei nostri cuori non c'è il minimo desiderio di quest’orribile guerra che incombe sulle terre di Snaga.»
Ci fu un breve attimo di pausa, il tempo che tutta quella folla ammassata nella piazza capisse che il discorso era finito, poi un altro scroscio di applausi inondò la radura. Quando finì, la regina allargò le braccia sorridendo al suo popolo.
«Che inizino le danze!»
A quelle parole i ragazzi dovettero spostarsi di corsa, perché i cinque avevano ricominciato a suonare e molta gente si riversava al centro della piazza danzando allegra. I quattro si rifugiarono ai piedi di un'albero che era proprio vicino al palchetto. Stavano ancora guardando stupiti la folla che danzava, ancora più elegantemente di come camminava, quando una voce li riscosse da quella visione.
«Non siete di questa terra, vero?»
Si voltarono, davanti a loro c’era la regina in persona. Il suo viso maturo contornato dai capelli color rame, le labbra rosse incurvate in un sorriso e gli occhi verde acqua che passavano da uno all’altro.
«No altezza. Kazuha e io veniamo dalla Terra dei Mari, - rispose Ran per tutti - mentre Heiji e Shinichi vengono da quella dei Fuochi.» rispose indicando i compagni quando li nominava.
«Allora vi do il benvenuto a Tochi, stranieri, appena la festa finirà provvederò a farvi avere una casa vostra, consideratelo un mio dono per la vostra visita.» sorrise benevola.
«Grazie mille, maestà.» rispose la ragazza chinandosi elegantemente, poco dopo fu imitata dagli altri quattro.
«Non c’è motivo, ora divertitevi. Quando finiranno le danze vi sarà il banchetto.»
Diede un’ultima occhiata ai quattro, soffermandosi soprattutto sul quel bel ragazzo dagli occhi color del cielo, poi si allontanò nuovamente.

  
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