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Autore: MoonClaire    04/05/2013    2 recensioni
Lettere.
Ogni romanzo d’amore che si deve inizia così.
“E anche il mio non fa eccezione…”.
Susi aveva tutto dalla vita. Un lavoro appagante e tra le tante aveva anche un vicino di casa bellissimo.
“Che sono riuscita a fare innamorare, mettiamo in chiaro la cosa per chi avesse brutte intenzioni!”
Per inseguire il sogno di una vita, entra nella scuola che aveva sempre desiderato frequentare.
Ora non c’è più nessuno che la frena, può diventare chi vuole ed essere chi vuole.
“Non si può mai essere chi vuoi veramente, finiresti sempre con il ferire qualcuno…”.
Il disegno era la sua più grande passione, e scrivere veniva subito dopo. Entrambi avrebbero dovuto rimanere tali, ma invece, entrambi, hanno deciso di cambiarle la vita.
“Il disegno più importante per me era quello chiamato amore…”.
Il pennello del destino le aveva disegnato cose che non si sarebbe mai aspettata, ora stava solo a lei rifinire quel disegno con tutti i particolari che mancavano.
“Ma avrei avuto il coraggio e l’egoismo di prendere in mano quel pennello sporco e posarlo su una tela non più bianca?”
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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CAPITOLO 12
 
“E poi, arrivò il giorno che nessuna ragazza vorrebbe vivere. Il ritardo nelle mestruazioni…”.
 
“Susi… adesso alzi quel bel sederino, e vai da Nick a dirgli che non ti sono arrivate le tue cose!” ordinò Kia con fermezza.
“Così gli rovino la giornata… è parecchio nervoso in questo periodo, non vorrei farlo arrabbiare…” replicò Susi sedendosi sul letto e tenendo saldamente il cellulare tra la spalla e l’orecchio, si infilò gli stivali.
“Ascoltami bene. Se, e dico se, ci fosse una remota possibilità per te di essere incinta, deve esserti ben chiaro che questo genere di cose si fanno in due. Quindi, non mi interessa minimamente se Nick si arrabbia. C’era anche lui insieme a te, quindi deve prendersi le sue responsabilità!”.
“Già…” mormorò Susi “Forse hai ragione…”.
“Tu inizia a dirglielo… poi se domani mattina non ti arrivano, fai un bel test di quelli che trovi al supermercato… Ma vedrai che andrà tutto bene…” tento di rassicurarla l’amica.
“Tutto bene?” ripeté inconsciamente Nick infilando la testa chiara in camera da letto.
“Sì… arrivo subito, saluto Kia…” borbottò Susi. Il ragazzo le sorrise e facendole l’occhiolino sparì da dietro la porta. “Vado ad affrontarlo… ha già capito che qualcosa non va, è venuto a vedere come mai non emergo dalla nostra camera…”.
“Vai! So che ce la puoi fare!” e senza aggiungere altro, terminò la comunicazione.
 
“Dare una notizia del genere, non è una cosa tanto semplice e sebbene Nick mi avesse fatto capire la sua intenzione di mettere insieme famiglia, non era stato ben chiaro sul quando e sul come… Nel mio piccolo, speravo con tutta me stessa che il ritardo fosse dovuto allo stress in cui mi trovavo. Stress creato da quei due occhi del colore del cioccolato, che in quei giorni creavano in me sentimenti strani, che credevo di aver provato insieme a Nick, ma che in realtà, mi accorgevo di no…”
 
Entrando in cucina, Susi vide Nick preparare la colazione. Gli occhi chiari fissi sulle ciotole di cereali, nelle quali stava versando delicatamente il latte.
“Buongiorno…” le sorrise lui avvicinandosi e baciandola. “Pensavo preferissi stare con Kia piuttosto che con me…” e imbronciato, prese la colazione e la posò sul tavolo.
Immobilizzata, restò ad osservarlo mentre iniziava a mangiare e nel  momento in cui Nick si girò verso di lei per capire come mai non si fosse seduta, le crollarono tutti i buoni propositi che si era creata.
"Ho un ritardo!" esclamò improvvisamente sentendo il proprio cuore scoppiare.
Nick si bloccò con il cucchiaio a metà strada tra la bocca e la ciotola e rigirandosi incredulo verso la ragazza, lasciò definitivamente perdere il cibo. La osservò con gli occhi sbarrati dallo stupore.
"Non è il primo di Aprile oggi..." borbottò incredulo. Alzandosi dalla sedia, si passò le mani sul viso, tentando di levare lo stupore che si era dipinto su di esso. "Sei sicura?".
Sospirando, e continuando a giocare con le dita della sua mano, Susi annuì prima di abbassare lo sguardo. "Sono sempre puntuale come un orologio Nick... sono già due giorni ormai, inizio ad essere agitata...".
Avvicinandosi al frigorifero, Nick lo aprì e tirò fuori una birra. Aprendola, ne bevve un lungo sorso.
"Non ti fa bene a stomaco vuoto..." mormorò Susi.
"Non preoccuparti, il colpo di grazia me lo hai dato tu con questa notizia..." replicò lui gelandola con lo sguardo. Scolandosi la restante birra, posò la bottiglia vuota sul tavolo e iniziò a camminare nervosamente per la cucina. "Cazzo Susi, prendi la pillola, come fai ad essere rimasta incinta? E se per caso ti dimentichi di prendere quella fottuta cosa, usiamo i preservativi! Non può assolutamente essere successo...".
"Nick... i contraccettivi non sono sicuri al cento per cento... la pillola ho iniziato a prenderla da poco e purtroppo non ricordo di prenderla sempre alla stessa ora..." iniziò Susi.
"E cazzo, allora vedi di farlo! A che cazzo ti serve quel fottuto telefono! Mettici un promemoria!" urlò il ragazzo voltandosi verso di lei.
"Nick... calmati, non c'è bisogno di urlare..." tentò di tranquillizzarlo la ragazza. Non le piaceva essere trattata così, ma in quel momento pensò che forse, almeno lei, doveva riuscire a mantenere la calma.
"No che diamine Susi! Usa quel cervello ogni tanto! Io adesso non sono pronto per avere un figlio... Non sono pronto io, come non sei pronta tu! Stiamo insieme da troppo poco, viviamo insieme da un mese o poco più, tu non sei capace di provarmi il tuo amore, come puoi solo pensare di poter diventare madre!"
 
"Susi, stai calma...".
 
"A parte il fatto che non ti ho detto di essere incinta, ma che potrebbe esserci solo la probabilità, credi che a me piaccia questa situazione? Ho iniziato adesso a trovare me stessa Nick, ma quella sera, nel caso ci fosse stata una sera in cui tu puoi avermi messa incinta, eravamo in due! Quindi, vedi di calmarti ed accettare le tue responsabilità. Sono disposta a farlo io, non vedo perchè tu debba tirarti indietro!" esclamò Susi.
"Non voglio un figlio Susi... non adesso..." replicò Nick con una calma innaturale.
"E cosa dovrei fare?" chiese la ragazza impaurita dalla risposta che avrebbe potuto ricevere.
"E' legale l'aborto, no?".
 
"Questo non era il mio Nick...".
 
Susi lo osservò impaurita. "Come puoi chiedermi di fare una cosa del genere? Se, e dico se, ci fosse una remota possibilità che io possa aspettare tuo figlio, ricordati bene Nick, l'aborto non sarà mai l'opzione che prenderò in considerazione. Io quella cavolo di sera ti ho aperto le gambe, ma tu, con quel cavolo di pisello incontinente che ti trovi, il tuo ce lo hai messo per bene! Non vuoi avere un figlio? Bene. Ricordati che mi vedrai camminare fuori da quella porta e non rivedrai mai più me o il tuo bambino..." e detto questo, senza aspettare una risposta da Nick, si voltò su sè stessa e prendendo il cappotto e la borsa degli attrezzi, uscì dalla porta senza più degnarlo di uno sguardo.
 
"Stupido ragazzino scoglionato...".
 
Non fu facile però, tentare di rimanere indifferente davanti a quello che era appena successo. Susi non si sarebbe mai aspettata un comportamento tale da Nick. Non poteva incolparlo sul fatto di essere spaventato, perchè  in tutta onestà il pensiero di poter avere un bebè in arrivo, non era una cosa che le faceva fare i salti di gioia, ma non sopportava l'immaturità con cui lui aveva affrontato il problema. In quel momento si rese conto di una cosa. Non conosceva Nick affatto. In tutti gli anni di amicizia, non si era mai dimostrato così senza cuore. Sopratutto per il fatto che sapeva quanto lei era sensibile. Affrontare un aborto, sarebbe stato equivalente a farle morire l'anima. I sensi di colpa l'avrebbero divorata per tutta la vita. Non sarebbe più riuscita a guardarsi allo specchio. Era certa che Nick volesse creare con lei qualcosa in più, ma a quel punto, dopo aver conosciuto quel suo lato che proprio non si aspettava, non sapeva più cosa credere, non sapeva più cosa aspettarsi.
Le lacrime che aveva tentato di reprimere fino a quel momento, iniziarono a scorrere libere nel momento in cui arrivò alla fermata del bus. Notava come la gente intorno la osservava, ma non faceva niente per informarsi se tutto andava bene o meno.
 
"Il menefreghismo della nostra epoca, era ormai arrivato a livelli folli. Come potevano interessarsi ad una ragazza in lacrime, quando la gente si infischiava di cose ben più importanti?"
 
Si rese conto, di come quel giorno non aveva per niente voglia di lavorare. Si spaventò quando si accorse che l'ispirazione che in tanti anni non le era mai mancata, sembrò improvvisamente volare fuori dal finestrino di quel mezzo ricolmo di persone. Si sentì infastidita dalla gente che la spingeva da ogni parte, notò l'aria mancarle e si lasciò guidare dalla folla che scese alla fermata. Non oppose resistenza e si lasciò tirare giù dal bus. Si rivoltò in tempo per vederlo ripartire. Sospirò e alzò il viso al cielo quando sentì una goccia di pioggia colpirle il viso.
 
"Meglio... avrebbero mascherato le mie lacrime..."
 
Camminò sotto la pioggia per tutta la mattinata immersa in pensieri su Nick e quando alzò gli occhi per la prima volta, si ritrovò davanti al ristorante in cui l'aveva portata Alex. Quando vide Franca che la salutava da dentro, notò che il cartello indicava che il locale era aperto e così entrò.
"Santo cielo Susi, sei bagnata come un pulcino!" esclamò la donna non appena le si avvicinò. "Patrick per favore, prepara della minestra per Susi è gelata e trema dal freddo!" esclamò poi affacciandosi in cucina.
"No grazie Franca, non ho fame..." borbottò Susi sedendosi su uno sgabello davanti al bar.
"Fa freddo Susi e sei bagnata, devi mangiare qualcosa di caldo...".
Notando la preoccupazione della donna, Susi le sorrise "Un cappuccino andrà bene...".
Mettendosi subito alla macchina del caffè, Franca la guardò "Tra poco Alex tornerà a casa... oggi aveva solo due ore di lezione...".
 
"Solo il sentire nominare il suo nome, svegliò in me la sensazione di vederlo e di essere consolata dal suo dolce sorriso, da quegli occhi scuri che mi studiavano l'anima..."
 
Susi non aveva ancora finito il suo cappuccino e sentì la porta del locale aprirsi. Il vento gelido, la travolse ancora e i capelli bagnati contribuirono a far penetrare il freddo fino nel profondo delle ossa.
"Ho una fame allucinante!" esclamò Alex mettendo l'ombrello accanto all'entrata e scrollandosi poi la pioggia dal cappotto, iniziò a toglierselo per poterlo appendere all'appendiabiti. "Perfetto! Sono pronto per la..." e si bloccò immediatamente vedendo la ragazza che gli dava le spalle.
Lei lo aveva sentito entrate e si spaventò nel sentire il proprio cuore aumentare i battiti.
 
"Perchè ero così nervosa? Era come se..."
 
"Susi!" esclamò sorpreso avvicinandosi. "Come mai da queste parti?" chiese sedendosi accanto a lei. Immediatamente notò gli occhi rossi e capì che qualcosa non andava. Era tutta bagnata e sembrava stesse morendo di freddo.
La ragazza abbassò nuovamente lo sguardo sulla tazza che aveva davanti, senza nemmeno dargli una risposta.
 
"...mi stessi innamorando di lui...".
 
"Ehi piccola... non sembri in forma... senza offesa, ma cosa è successo per ridurti così? Sembra che tu abbia pianto per ore..." borbottò Alex accarezzandole la testa. Lentamente, Susi alzò gli occhi e si guardò intorno, notando Franca poco distante da loro, si voltò brevemente verso Alex scuotendo la testa.
"Niente di importante...".
Alex alzò velocemente gli occhi a sua volta verso Franca, ed intuendo che non voleva farsi sentire da altre persone, si avvicinò ulteriormente alla ragazza. "Una ragazza non spreca mai lacrime per qualcosa che non è importante Susi!" le sussurrò all'orecchio.
La ragazza rimase in silenzio, ma Alex continuò imperterrito. "E' stato Nick a farti piangere?". Vedendola morsicarsi il labbro per trattenere le lacrime, capì di aver fatto centro. "Forza Susi, non può averti ridotto così un litigio con Nick... Tu e Nick siete forti insieme, siete innamorati! Quel bastardo vive per te, non può aver fatto qualcosa per ferirti intenzionalmente! Almeno in questo gli dò un po' di credito...".
"Lascia stare Alex, non ho davvero voglia di parlarne..." borbottò Susi senza alzare lo sguardo.
Il ragazzo la fissò perplesso per qualche istante, chiedendosi il perchè Susi evitasse di guardarlo negli occhi. Ormai l'aveva vista piangere ed aveva notato il trucco fuori posto, non poteva certamente interessarsi di cose così futili quando lei sembrava tanto sconvolta. "Guardami in faccia..." mormorò dolcemente "Per favore Susi...".
 
"Non potevo incontrare quegli occhi che mi avevano tormentato tutte le notti dal nostro ultimo incontro."
 
Lentamente, lei sollevò lo sguardo pesante su di lui e sentì ancora la stessa sensazione provata pochi attimi prima. Vedendo la sua espressione preoccupata però, tentò di non prestare attenzione a quegli occhi scuri che la scrutavano preoccupata da sotto le sopracciglia corrugate.
"Alex..." iniziò, ma subito il ragazzo la interruppe. Prendendo da tasca una banconota da cinque Euro, la depositò sul bancone e poi, prendendo la mano a Susi, la fece scendere dallo sgabello. "Vieni a casa mia ad asciugarti... ti prenderai una polmonite così...".
Era talmente preoccupato che Susi non ebbe la forza di ribellarsi. Nel momento in cui il ragazzo prese tra le mani il cappotto si Susi, lo trovò inzuppato di acqua. "Prendi il mio..." mormorò afferrando il proprio e posandoglielo sulle spalle. Cercando poi l'ombrello e sistemandosi il cappottino di Susi sul braccio, le passò un braccio intorno alla vita. "Abbiamo l'ombrello, ma preferirei se facessimo in fretta, rischi seriamente di prenderti un colpo...".
"Che ottimista..." borbottò Susi scuotendo la testa. Il profumo di Alex, che era intriso nel suo cappotto, non tardò a rapirla e cercando di combatterlo con tutta sè stessa, non si rese conto di aver già attraversato la strada ed essere entrata nel palazzo dove il ragazzo viveva. Salutando il portinaio, la scortò verso l'ascensore che, fortunatamente, si trovava già al piano. Nessuno dei due disse niente, ma Susi notò come il ragazzo non le toglieva gli occhi di dosso e quando iniziò a tremare dal freddo, Alex incominciò ad incitare l'ascensore ad andare più veloce. Nonostante lei non fosse al massimo della forma, si ritrovò a ridere davanti al ragazzo.
Gli occhi scuri si voltarono verso di lei come per rimproverarla, seppure sulle sue labbra era dipinto un sorriso. "Ti faccio ridere?", ma l'arrivo dell'ascensore al piano li bloccò.
Velocemente, Alex la scortò davanti alla porta del suo appartamento ed aprendolo di fretta, la fece entrare. Poi lasciandola nel mezzo della sala, sparì nella stanza di fianco, per poi uscirne con in mano dei vestiti. "Vieni a cambiarti Susi..." le disse portandola davanti al bagno. "Tieni una camicia, dei pantaloni ed un asciugamano per i capelli... se vuoi farti una doccia calda è tutto lì..." le spiegò il ragazzo.
"Vado a prendere delle coperte per scaldarti quando esci, così potrai dirmi cosa è successo..." e richiudendosi la porta alle spalle, la lasciò da sola.
Posando i vestiti vicino al lavandino, Susi si osservò allo specchio. Aveva il viso arrossato, ma non sapeva se per il freddo o per colpa del ragazzo. Lentamente, iniziò a spogliarsi e guardando la doccia, iniziò a pensare a quanto potesse essere allettante dell'acqua bollente che le riscaldava il corpo. Lasciando scivolare tutti i vestiti per terra, Susi allungò una mano verso il rubinetto dell'acqua calda e aprendolo aspettò qualche secondo, prima di buttarsi sotto alla doccia.
 
"Dopo tutto quel freddo, quel bagno di vapore bollente accompagnato dall'acqua cada, sembrarono il paradiso..."
 
Sobbalzò sentendo bussare alla porta. "Susi, tutto bene? Sei sotto la doccia da dieci minuti..." domandò Alex dall'altro lato del muro. Sciacquandosi via tutto il sapone, o quella quantità quasi nulla che ne restava, chiuse l'acqua.
"Tutto a posto Alex..." replicò lei uscendo ed avvolgendosi dentro l'asciugamano che il ragazzo le aveva dato. Indossando la sua biancheria, Susi si mise i vestiti di Alex e avvolgendosi la spugna intorno ai capelli, uscì dal bagno.
Appena sentì la porta aprirsi, lui balzò in piedi dal divano e l'accolse con un sorriso. Un sorriso che contribuì a confonderla ulteriormente. Cercando di non farsi notare, si lasciò affogare nell'aspetto del ragazzo. Ai piedi delle scarpe da ginnastica nera, dei jeans scuri, una cintura bianca e una maglietta nera con un disegno bianco sul davanti, il tutto completato da una giacca grigia. Era perfetto... Quest'aria quasi da rockstar che gli aleggiava intorno serviva solo a far innamorare le sue alunne. I capelli erano pettinati con quel look da 'sono appena uscito dal letto', il pizzetto stava ricrescendo da quella che doveva essere stata una tagliata totale e gli occhi scuri erano più magici del solito e quel giorno erano contornati dagli occhiali neri che raramente usava.
"Vieni Susi, siediti!" disse Alex mostrandole il divano.
Lentamente, la ragazza si avvicinò e permise al proprio sguardo di vagare per la casa. La prima cosa che notò, fu il cavalletto davanti alla finestra, contornato da varie tele, alcune già usate, altre in attesa del loro destino. Sul buffet di legno posto dietro al tavolo da pranzo, erano riposti pennelli e colori. Spostando lo sguardo, notò l'immancabile televisore al plasma ultra moderno appeso al muro e davanti vi era il piccolo soggiorno. Un divano verde scuro ed una poltrona, erano posti ai lati di un tavolino, dello stesso legno degli altri mobili presenti nella stanza
"E' piccola è non è un gran che, ma fin'ora è stata una Casa..." spiegò Alex sedendosi di fianco a Susi, quando la vide lasciarsi sprofondare nel divano.
"Non devi preoccuparti Alex, è splendida..." lo rassicurò Susi, avvolgendosi nella coperta che le stava porgendo.
Sorridendole, il ragazzo si sedette comodamente, osservandola.
Abbassando gli occhi, Susi cercò di evitare il suo sguardo che aveva iniziato a studiarla.
"Non far finta che tutto vada bene..." borbottò lui sorridendole quando lei si decise a guardarlo.
"Non è importante Alex... e poi non vorrei annoiarti con le mie stupide storie di cuore..." replicò Susi.
"Allora si tratta di Nick?" azzardò Alex e vedendola irrigidirsi ancora una volta sentendone pronunciare il nome, ebbe nuovamente la conferma che qualcosa era successo. Stava per spronarla ancora ad aprirsi, quando con sua meraviglia Susi lo anticipò.
"Ho un ritardo... probabilmente quasi ingiustificato dato che ho tutti i sintomi del giorno prima, ma Nick mi ha detto chiaro e tondo che se fossi incinta, dovrei abortire, perchè lui non vuole diventare padre...".
 
"Per rivelazioni di questo tipo, ci avevo messo mesi con Nick ed Alex arriva e mi fa spifferare ogni mio minimo segreto solamente guardandomi negli occhi..."
 
Sorpreso dal fiume di rivelazioni, Alex la osservò con gli occhi sgranati e un'espressione confusa sul volto... "Ma... dici sempre che lui è sicuro di volere una famiglia con te...".
Susi lo osservò confusa per qualche secondo e schiarendosi la voce, replicò "Ma non mi sembra di aver mai parlato di Nick insieme a te...".
Morsicandosi la lingua, Alex si ritrovò a fissare un punto al di sopra della testa della ragazza. "Già... Infatti è stata Kia... sai che è facile da far parlare...".
"Probabilmente..." confermò Susi iniziando a giocare con le sue dita.
 
"Era stato un sospiro di sollievo quello?"
 
"E' un cretino Nick... è solo spaventato... ma vedrai che appena entri in casa, avrà già scelto i nomi!" tentò di farla ridere lui, ma Susi scosse lievemente la testa.
"Anche io non sono pronta ad avere bambini Alex, ma... se dovessi essere incinta, mi prenderei le mie responsabilità!".
Alex le sorrise e spostandole i capelli umidi dietro alla spalla, sussurrò "Si sistemerà tutto... e se proprio le cose dovessero andare per il peggio, ci sono io...".
Voltandosi verso il ragazzo, Susi notò solamente sincerità nei suoi occhi.
 
"E se gli avessi rubato un bacio?"
 
"Ho sete..." borbottò Susi con vocina stridula.
Alex corrugò lievemente le sopracciglia mentre un sorriso si dipingeva sul suo volto. "Questo sì che è un abile cambio di argomento!" e ridendo si alzò dal divano.
"Non ne hai idea..." borbottò Susi tra sè seguendolo a ruota.
La cucina non era molto grande. Probabilmente anche per il fatto che il frigorifero era talmente smisurato da occuparne la maggior parte...
"Vuoi qualcosa di caldo, almeno ti scaldi ancora meglio..." offrì Alex sorridendole mentre lei si appoggiava al bancone della cucina.
"No grazie... dell'acqua sarebbe perfetta! Anzi, inizio ad avere fin troppo caldo!" ed esclamando così, si levò la coperta dalle spalle e la posò su una sedia.
Oltrepassandola con un braccio, Alex prese un bicchiere dal mobiletto dietro la testa della ragazza e dopo averle sorriso, si spostò per poter andarle a prendere dell'acqua. Vedendola più serena e rilassata rispetto a prima, il ragazzo si ritrovò a lasciare andare un sospiro di sollievo.
"Alex..." sussurrò Susi richiamando la sua attenzione.
Quando il ragazzo riportò lo sguardo su di lei, improvvisamente tutte le sue volontà iniziarono a cedere.
 
"In quel momento, iniziai ad avere paura..."
 
"Mi fa male..." sussurrò Susi guardandosi le mani.
"Cosa ti fa male?" domandò lui confuso.
"Il mio cuore..." ed una lacrime le rigò il volto. Vedendola piangere nuovamente, Alex posò la bottiglia e fece un passo verso la ragazza.
"Perchè Susi, che succede?" e preoccupato le prese il viso tra le mani, obbligandola a guardarlo negli occhi.
 
"Perchè tu hai su di me un effetto che Nick non era mai riuscito ad avere..."
 
"Ho lasciato che tu prendessi il posto che Nick cercava tanto disperatamente...". Alex si bloccò. Gli occhi si dilatarono dallo stupore e la bocca si aprì lievemente.
"Cosa hai detto?" chiese Alex  scuotendo lievemente la testa ed avvicinando l'orecchio alla ragazza, pregò sè stesso di sentirglielo dire ancora una volta.
Ridendo tra le lacrime, Susi inconsciamente iniziò a sfiorargli il collo un dito, partendo dal mento, accarezzando il pomo d'Adamo e finendo con il toccargli il collo seguendo la maglietta.
I suoi occhi si persero in quelli magnetici del ragazzo e nessuno dei due si rese conto del passo che aveva compiuto Alex, lasciando così tra loro due uno spazio quasi nullo.
Deglutendo la poca saliva che gli era rimasta, Alex si inumidì le labbra schiarendosi poi la voce. "Non è una buona idea Susi... Non stai ragionando a mente lucida...", ma nonostante le proprie proteste, fece un altro passo verso di lei, lasciando così che i loro corpi di toccassero. I suoi occhi vennero rapiti dalla lingua della ragazza che stava inumidendo le bellissime labbra rosa. Scuotendo lievemente la testa, Alex cercò di ritrovare il controllo che piano gli stava scivolando via dalle mani.
Lo sguardo di Susi in quel momento lo stava ipnotizzando, ma lottando con tutto sè stesso, riuscì ad allontanarsi dalla ragazza. Passandosi le mani sul viso, Alex uscì dalla cucina.
"Dannazione!" esclamò dal soggiorno. Vedendola entrare a sua volta nella stanza, si voltò in sua direzione. "No Susi! Non va bene così! Non posso essere un semplice gioco nelle tue mani! Non puoi litigare con Nick e poi venire qua da me a cercare un sostegno!". Rendendosi conto di quello che aveva detto, Alex si corresse "Anzi, tu sei liberissima di venire qui da me a cercare una spalla su cui piangere, ma non puoi pensare di cercare un conforto di un altro tipo da me. Sei troppo importante Susi, non posso avere così poco rispetto per te... Perchè se io riuscissi ad averti tra le mie mani una sola volta, sono sicuro che non riuscirei a lasciarti andare via!" e lanciando le mani in aria, la oltrepassò e tornò ancora in cucina.
 
"Alex mi stava davvero facendo perdere il controllo, ma in quel momento, mi resi conto di voler davvero stare insieme a lui non solo a livello fisico, ma mi ritrovai a sperare che Alex fosse al posto di Nick... Ero solamente una persona orribile...".
 
Susi, titubante lo seguì ancora una volta, ma appena entrata in cucina, fece in tempo a sentire un "Ma vaffanculo..." per poi venir spinta contro il muro. "Io ti amo Susi, non mi interessa niente del resto..." e prendendole il viso tra le mani la baciò, godendosi il sapore agrodolce dato dalle lacrime che erano scivolate sulle bellissime labbra.
Susi non oppose resistenza. Nel momento in cui le labbra del ragazzo avevano toccato le sue, era come se la giornata tutto ad un tratto avesse preso una piega migliore. Lui era lì per lei...
Volendo approfondire il bacio, Alex le piegò leggermente la testa da un lato. Alex si spinse ulteriormente contro Susi e le sue mani iniziarono ad esplorarle il corpo. Dai capelli passarono al collo, poi alle spalle e scesero lungo le braccia. Le accarezzarono la vita, poi risalirono lungo la schiena. Sentendo che Susi iniziò a togliergli la giacca, decise di staccarsi brevemente da lei, osservandola. Entrambi avevano gli occhi dilatati dalla passione, le labbra erano arrossate e leggermente gonfie. Lasciando cadere la giacca per terra, Alex non le diede il tempo il fare ulteriori mosse, perchè dopo essersi tolto la maglietta nera ed averla lanciata con non curanza sul pavimento, la riprese tra le braccia, trovando immediatamente le sue labbra con le proprie.
"Susi..." sussurrò lui sentendo la ragazza accarezzargli le braccia, per poi passare alle forti spalle prima di perdersi nei capelli scuri. Sospirando, i loro occhi si incontrarono e Alex, sorridendole, si chinò nuovamente verso di lei per baciarla. Lasciando che le sue mani le corressero giù per la schiena, sentì il respiro della ragazza diventare pesante quando raggiunsero quel sedere perfetto che aveva osservato tante volte di nascosto.
Alzandosi in punta di piedi, Susi si avvicinò e gli catturò ancora le labbra. Non riusciva ad averne abbastanza, il ragazzo era come diventato la sua droga. Restò sorpresa quando Alex la sollevò da terra e per aiutarlo, gli avvinghiò le gambe intorno alla vita. Facendo un passo indietro, Alex emise un gemito snervato quando Susi si allontanò dalle sue labbra ed iniziò a depositargli lievi baci sul collo. Lo sfiorava lentamente, e per stuzzicarlo gli soffiava addosso. I brividi di piacere che lo percorsero con quel semplice gesto, bastarono per fargli perdere l'equilibrio. Barcollando, posò Susi contro il muro mentre la ragazza aveva iniziato a baciargli l'incavo tra il collo e la spalla.
Il profumo così sexy di Alex non le stava facendo capire più nulla. La pelle del ragazzo era calda sotto le sue labbra ed il suo respiro era pesante. Trovandosi con la schiena appoggiata al muro, sentì che Alex spinse il suo forte corpo contro il proprio, bloccandola e schiacciandola lievemente.
"Tieniti Susi" bisbigliò con voce soffocata dall'emozione. La stretta della ragazza si fece più salda sulle sue spalle, quando anche l'altra mano di Alex le abbandonarono il fondoschiena. "Guardami..." mormorò lui iniziando a sfilarle la camicia. Facendogliela passare sopra la testa, Alex la lanciò a lato. I suoi occhi scuri non abbandonavano il volto della ragazza. Avvicinando nuovamente le sue labbra a quelle della ragazza, la baciò con forza, con passione.
Sentendo l'intensità di quel bacio, Susi non riuscì a trattenere il gemito che le sfuggì di bocca.
Alex le baciò prima la linea del mento e poi scivolò giù, appoggiandole le labbra lungo il collo. Sapeva che Susi stava impazzendo in quel momento. Passandole le braccia intorno alla vita, si staccò leggermente dal muro e tenendola saldamente in braccio, iniziò a camminare verso il soggiorno. Arrivò fino al divano e piegandosi, vi depositò dolcemente la sua Susi, inginocchiandosi davanti a lei. Tornò a baciarle il collo, scendendo nell'incavo della spalla e continuò a baciare la pelle fino a quando non incontrò la spallina del reggiseno. Senza interrompere quello che stava facendo, lentamente e sensualmente, le abbassò entrambe, sfiorandole le braccia con il gesto. Sedendosi per terra, tirò Susi sopra di sè. Le loro labbra a pochi millimetri di distanza.
Facendola sdraiare sul tappeto davanti alla televisione, con una mano cercò a tentoni il cuscino da metterle sotto la testa. Abbassandosi sopra di lei e nascondendo il viso tra i suoi capelli, sospirò profondamente.
Il cuore di Susi batteva all'impazzata. Adorava vederlo concentrato e vederlo tremare di passione come aveva fatto pochi istanti prima.
 
"Lo adoravo... e basta..."
 
La fronte di Alex era leggermente sudata, i capelli che fino a poco tempo prima erano pettinati in aria, adesso iniziano a ricadere senza un senso logico. Con una mano, Susi glieli accarezzò dolcemente, facendo scorrere le ciocche umide tra le dita. La baciò ancora. Non riusciva ad essere gentile con lei, non in quel momento quando voleva farle dimenticare i problemi che la affliggevano.
"Alzati Susi..." sussurrò Alex dopo qualche istante. Obbedendo e ricambiando il sorriso che le offriva, si alzò. Inginocchiandosi davanti a lei, le baciò lievemente la pancia finendo di svestirla. Alzandosi a sua volta, Alex si avvicinò per baciarla, ma prima che le loro labbra si incontrassero, sussurrò "Sei ancora più bella di quanto avessi mai immaginato...".
Susi sentì la terra mancarle da sotto i piedi, sia per il bacio che le diede lui, sia per quelle magiche parole. Iniziò a slacciargli i la cintura, poi i jeans e per poterglieli togliere, lo spinse lievemente fino a farlo cadere sul divano. Sorridendogli e notando la piena attenzione che aveva, Susi lo svestì. Subito dopo iniziò a baciargli tutto il corpo, partendo dalle mani, salendo per le braccia e scendendo per il torace, si fermò ad amare quel tatuaggio che si trovava al lato dell'ombelico.
Scivolando in avanti sul divano, Alex la fece sdraiare ancora una volta sul pavimento.
Baciandola nuovamente, sussurrò "Posso amarti Susi? Posso mostrarti quello che provo per te?". Susi, non riuscendo a trovare nessuna parola per rispondere a quella domanda, si limitò a passargli le braccia intorno al collo ed annuire debolmente.
Ed Alex la baciò.
Allontanandosi ancora, scosse lievemente la testa replicando "Devi dirmelo... Vuoi che faccia l'amore insieme a te?".
Susi incontrò i suoi occhi.
 
"Dio... non li avevo mai visti così espressivi..."
 
"Fai l'amore con me Alex...".
E lui non se lo fece ripetere due volte.
 
Respirando affannosamente per qualche istante, restarono l'uno nelle braccia dell'altra per tentare di regolarizzare il proprio respiro, ed Alex sussurrò "Wow...". Inginocchiandosi davanti a lei e sorridendole, le porse la mano.
"Andiamo nel letto...".
Sedendosi a sua volta, Susi accettò l'aiuto del ragazzo ed insieme si alzarono. Alex le sorrise dolcemente e la strinse forte a sé... il suo sogno era realtà, lei era realtà. Stringendola con tutte le sue forze, la alzò da terra di mezzo metro. Quando Susi fu nuovamente a terra, Alex la prese per mano e l'accompagnò verso la sua camera.
"Vieni..." ed alzando le coperte, le permise di entrare nel letto. Seguendola, la abbracciò da dietro. Appoggiando le labbra sulla pelle profumata della sua spalla, Alex l'accompagnò nel mondo dei sogni baciandola delicatamente.
 
"...ed il mio Nick?".
 
Grugnendo ancora addormentata, Susi si coprì la testa con il cuscino cercando di chiudere fuori la voce di Caden Gail che proveniva dalla sua borsetta. Aprendo un occhio, con orrore si rese conto di non essere a casa sua ed il braccio intorno al suo corpo non era assolutamente quello di Nick.
Sobbalzò nel letto terrorizzata e voltandosi verso la sua sinistra le venne da piangere vedendo Alex dormire serenamente. Una veloce occhiata fuori dalla finestra e notando il buio, guardò l'orologio confermando la sua paura che ormai era ora di cena passata.
Nick doveva essere spaventato nel non vederla tornare dopo la loro discussione e così, scivolando via dall'abbraccio di Alex, corse verso il soggiorno, cercando freneticamente i suoi vestiti sparsi sul pavimento.
 
"Non era successo per davvero... non potevo essere andata a letto con Alex...".
 
Quando il profumo di Alex che ancora aveva addosso la circondò totalmente, una fitta allo stomaco la colpì. Il senso di nausea in quel momento si fece vivo come non mai, ma la ragazza sforzandosi di reprimerlo, lo ignorò, continuando a vestirsi per uscire il prima possibile da quella casa. Non voleva che il ragazzo si svegliasse e tentasse di fermarla. In quel momento voleva solamente tornare da Nick e dimenticare quello che era accaduto con Alex.
 
“Seppure mi fossi sentita viva come non mai tra le sue braccia…”.
 
Mentre si riallacciava le scarpe, Susi notò una lacrima cadere. Stava piangendo e neanche se ne accorgeva. Come poteva essere successa una cosa del genere? Non poteva biasimare nessun altro che lei in quel momento. Ricordava bene come il desiderio per Alex fosse stato vivo ed intenso, ed era per quello che si sentiva ancora più in colpa. Lei aveva desiderato fare l’amore con lui, tanto quanto il ragazzo aveva voluto stare con lei.
Velocemente recuperò il capotto che stava ancora asciugando e lanciandoselo sulle spalle, senza curarsi di allacciarlo, aprì la porta e corse fuori.
 
“Addio Alex…”.
 
Quel giorno la pioggia proprio non voleva cessare, ma contrariamente a qualche ora prima, Susi non vedeva l’ora di attraversala. Non le importava del gelo, non le importava dell’acqua che la bagnava senza tregua. Voleva essere in quella pioggia perché significava tornare da Nick.
Aprendo la borsetta, frugò dentro in cerca dei guanti in modo che potessero infonderle un minimo di calore.
Sentendosi prendere per le braccia, spaventata lasciò cadere quello che aveva tra le mani. Alzando gli occhi lentamente, incontrò quelli color cioccolato che aveva tentato di togliersi dalla testa fin da quando si era svegliata pochi istanti prima.
Questa volta erano pieni di dolore.
“Dove stai andando Susi?” domandò Alex ferito.
“A casa…” replicò lei abbassando lo sguardo.
Con un profondo sospiro, Susi tentò di conquistare quel coraggio che tanto le mancava per dirgli addio per davvero. Una volta per tutte. Lei non lo conosceva, non sapeva niente di lui, come poteva esserne innamorata o anche solo crederlo? Quella era solo una cotta sfuggita di mano e lei voleva porre fine al problema, non le interessava se lei ed Alex avessero sofferto. L’unico che non avrebbe dovuto soffrire per quel momento di debolezza era Nick.
“Ho sbagliato… è stato tutto uno stupido errore…” sussurrò la ragazza.
 
“Perché nonostante stessi mentendo guardandolo dritto negli occhi, le lacrime continuavano a scendere?”.
 
Lo guardava scuotere la testa, ormai bagnato fradicio anche lui e osservava quegli occhi che imploravano per una spiegazione. Indossava solamente un maglioncino, i jeans scuri erano allacciati a mala pena e le scarpe erano praticamente slacciate. I capelli solitamente spettinati erano inzuppati di acqua e ricadevano sulla sua fronte.
“Se è stato un errore, perché stai piangendo?” domandò lui prendendole dolcemente il viso tra le mani.
“Perché sbagliare fa male… e sbagliare insieme a te fa davvero tanto male…”. Alzando una mano, gli spostò i capelli dalla fronte.
“Se io sono stato un errore, spero almeno di essere stato l’errore che ti porterà più rimpianti… e spero anche che il nostro errore rimanga nel tuo cuore per tutta la vita…” e facendo un passo verso la ragazza, eliminò la distanza esistente tra di loro. “Perché la sensazione dei tuoi baci rimarrà scolpita per sempre dentro di me… come non riuscirò mai a cancellare questo momento, in cui tu mi stai voltando le spalle e dicendo addio… spezzando sia il mio cuore sia il tuo…”.
“No Alex… io amo…” iniziò lei, ma il ragazzo sorrise scuotendo la testa.
“No… tu non lo ami… le parole che mi hai detto prima, le sento ancora risuonare nelle mie orecchie… Hai paura di farlo soffrire Susi, tutto qui…” e il cuore del ragazzo si spezzò ulteriormente vedendo come le sue parole, dette con l’intenzione di farle aprire gli occhi, la ferirono, aumentando le lacrime che scorrevano ininterrottamente da quegli occhi che fino a qualche ora prima, lo osservavano con passione, con libertà, con spensieratezza…
“Io non voglio avere la presunzione di credere di essere io quello che ami, ma tutti i dubbi che hai avuto su Nick sin dall’inizio della vostra storia, non sono normali. Lui ti dona tutto sé stesso e tu, pur provandoci non riesci a ricambiare quello che lui prova per te… Tu sei innamorata del sogno di stare insieme a lui sin da quando eri bambina, ma adesso non sei più una bambina ed è giusto che anche tu abbia la tua possibilità con il vero amore…” sussurrò lui asciugandole le lacrime che si mischiavano alla pioggia.
“Basta Alex, ti prego…” e allontanandosi dal ragazzo, si chinò per raccogliere quello che le era caduto a terra.
Rialzandosi, lo guardò e fece finta che le sue parole non avessero avuto nessun effetto su di lei. “Addio…” e senza aspettare una risposta, lo oltrepassò e iniziò a correre, per tornare a casa il prima possibile.
 
“Non mi voltai indietro, perché sapevo che se lo avessi guardato, sarei tornata di corsa da lui…”.
 
Nell’aprire la porta di casa, Susi fece un profondo respiro. Tra poco avrebbe dovuto affrontare Nick.
 
Cosa avrei potuto dirgli? Ciao Nick, come va? Io tutto bene, sai cosa mi è successo oggi? Ti ho tradito insieme ad Alex e credo anche di essere sulla buona via per innamorarmi di lui!
Chi volevo prendere in giro? Quello che gli avevo fatto era stato orribile. Avevo pugnalato alle spalle la persona che più sulla terra avrebbe fatto di tutto pur di vedermi felice. Ma passare quel pomeriggio con Alex, guardarlo negli occhi e farmi consolare da lui, mi aveva fatto realizzare che forse non ero innamorata di Nick, e anche se una piccola parte di me lo era, non era sufficiente a ricambiare quello che lui dava a me.
Senza contare il fatto che ero riuscita ad aprirmi molto di più con Alex in pochi giorni, che con Nick in sette messi e più di relazione.
Poteva essere il rimorso la causa che mi impediva di dire addio a Nick? Il rimorso per non essere abbastanza donna da trovare il coraggio di ammettere sia a lui, sia a me stessa che in realtà non era lui il ragazzo della quale ero innamorata?
E Alex… Stava male tanto quanto soffrivo io? Come potevo essere innamorata di lui? Come poteva essere successa una cosa del genere quando io non sapevo nulla di lui? Non lo conoscevo, eppure non riuscivo più a farne a meno. Era diventato una presenza fondamentale nella mia vita. Era sempre stato lì, con i suoi consigli, con i suoi sorrisi ed i suoi sguardi che con il passare del tempo mi avevano portato a dipendere da lui senza nemmeno rendermene conto. Alex mi completava, mi capiva e mi faceva sentire amata a rispettata. Qualità che sebbene Nick tentasse con tutto sé stesso di darmi, non riuscivo a sentire forti e presenti rispetto a quelle di Alex. 
Alex non mi faceva sentire solamente come un pezzo di carne da dover proteggere a botte.
Con lui non sentivo più quel bisogno di un altro per essere completa, quel bisogno che inconsciamente avevo notato di avere con Nick.
Con Alex avevo smesso di essere razionale, ma avevo imparato a seguire il mio cuore.
E con Nick, tuttora, questa era una cosa che non riuscivo a fare.
Ma stare con lui era l’unica cosa che potevo fare per evitare che il mio cuore venisse divorato dalle amarezze per non essere stata in grado di essergli fedele avendogli promesso il mio amore…
Ero confusa? Forse un pochino…”
 
“Oh grazie a Dio!” esclamò Nick scavalcando il divano rosso che si presentava davanti al suo cammino. Piombandole addosso di corsa, Susi cercò il coraggio di alzare gli occhi sul ragazzo. “Ero preoccupatissimo Susi, non hai risposto al cellulare, non ti sei fatta sentire da nessuno! Non sapevo più cosa fare! Ero sul punto di chiamare la polizia!”.
Chiudendo la porta alle sue spalle, lei replicò “Esagerato… avevo solo bisogno di schiarirmi le idee dopo quello che è successo questa…”.
“No ti prego… sono stato un povero stupido! Mi sono lasciato prendere dal panico, ma quando sei uscita come un razzo da quella porta, ho capito di aver sbagliato tutto! Questo è quello che voglio, tu sei quella che voglio! Io voglio un figlio, perché sei tu a darmelo!” la interruppe lui prendendole il viso tra le mani. “Sei bagnata fradicia Susi… rischi di ammalarti così…”.
Lasciando scivolare le cose che teneva in mano per terra, Susi si scrollò lievemente di dosso le mani di Nick.
 
“Perché avevo deciso di stare con lui, non voleva dire che lo avevo perdonato per quello che era successo quella mattina… Quando qualcosa è troppo, è troppo…”.
 
Togliendosi la giacca, la appese all’attaccapanni vicino all’entrata.
“C’è modo e modo di dire le cose Nick… potevi vociferare i tuoi pensieri in altro modo, usando un approccio più gentile. Questo lato che mi hai mostrato, non mi piace e non ci penserò più la prossima volta…” borbottò gelida Susi.
“Non penserai a cosa?” domandò Nick seguendola in cucina. “Ho sbagliato Susi, ti prego perdonami…”.
“Se sono qui è perché ti ho perdonato Nick… ma…” e nuovamente il ragazzo la interruppe.
“Sposami Susi!” esclamò lui inginocchiandosi e prendendole una mano.
Susi lo guardò esterrefatta “Ma… Nick ragiona prima di parlare, ti prego!”. Fece per andarsene, ma Nick la trattenne, alzandosi in piedi.
“Ho ragionato ed è per questo che te lo sto chiedendo. Io sono disposto a dare tutto per noi, ho esagerato stamattina, non dovevo reagire così, ma ho capito che se perdo te, non ho più niente. Tu sei tutto quello che ho sempre voluto, e lo sai bene! Voglio una famiglia e la voglio con te! Voglio che questo bimbo abbia un papà ed una mamma sposati!”.
Sospirando Susi, scosse lievemente la testa “Non è detto che io sia incinta Nick… quindi dimentichiamo tutto questo fino al momento giusto!”.
“Non capisci Susi…” sussurrò lui prendendola tra le braccia. “Io voglio sposarti e basta…” e dicendo così, nascose il viso nel collo della ragazza. Sentendolo respirare il suo profumo, Susi inquieta iniziò a divincolarsi.
Poi Nick si allontanò, osservandola in silenzio.
“Cosa c’è Susi? Perché hai pianto?” le domandò dopo averla scrutata per degli interminabili secondi.
“Non c’è niente Nick… è stata una giornata molto dura e vorrei solo farmi una doccia ed andare a dormire…” replicò lei chiudendo gli occhi quando il ragazzo le accarezzò il viso.
 
“Mi veniva da piangere… Nick non meritava di essere preso in giro…”.
 
Baciandole una guancia, lui la rassicurò dicendole che tutto si sarebbe risolto per il meglio. Accompagnandola alla porta del bagno le sorrise, incitandola a farsi una lunga doccia calda, mentre lui andava a prepararle il letto. Con un debole sorriso, Susi si fece coraggio e avvicinandosi gli diede un bacio sulla guancia.
Senza aspettare una reazione, entrò in bagno, e con non curanza, iniziò a svestirsi, lasciando che gli indumenti cadessero senza cura sul pavimento. Con una mano, cercò il rubinetto per aprire l’acqua della doccia e mentre aspettava che il vapore la circondasse, meccanicamente si lavò i denti.
 
“Nel momento in cui entrai nella doccia, fui sicura solamente di una cosa. Alex era l’unica cosa che occupava i miei pensieri. Non pensieri di rimorso rivivendo quel pomeriggio, ma c’era solo lui, il suo viso, gli occhi, il sorriso. Quei capelli arruffati che andavano sempre da tutte le parti, quel pizzetto scuro che decorava il suo viso come fosse un’opera d’arte. Insomma, c’era solo lui.”
 
Sospirando e permettendo alle lacrime che le avevano colmato gli occhi di cadere, si lasciò cullare dall’acqua calda che le scrosciava addosso. Due mani le passarono intorno alla vita e Susi sobbalzò lievemente. Voltandosi verso l’intruso, non riuscì a trattenere il debole sorriso che le si fece largo sul viso.
Era preoccupato per come l’aveva vista a terra e conoscendo Nick, il ragazzo non si sarebbe arreso tanto presto. “Non va tutto bene piccola… dimmi che c’è…” la incitò prendendole il viso tra le mani. Incoraggiata dalla dolcezza di Nick, Susi lasciò il via libero alle lacrime e senza pensarci, scivolò tra le braccia del proprio ragazzo, confortata dalla sicurezza di quel tocco.
 
“Alex…”
 
Sentendo Nick irrigidirsi, probabilmente sorpreso da quella dimostrazione spontanea di affetto, Susi aumentò la stretta e quando Nick ricambiò l’abbraccio, di riflesso si rilassò all’istante.
“E’ stata una giornata molto dura…” sussurrò chiudendo gli occhi quando lui iniziò ad insaponarle i capelli.
“Mi spiace piccola… non posso far niente per cancellarla, ma posso provare a migliorarla…” replicò lui e Susi capì dal tono della voce che stava sorridendo.
 
“Non volevo cancellarla, volevo riviverla, per avere la possibilità di stare ancora tra le sue braccia…”.
 
“Andrà tutto bene…” la rassicurò Nick. Aprendo gli occhi, la ragazza gli accarezzò la guancia, cercando di non sentirsi in colpa sotto quegli occhi chiari tanto persistenti.
“Lo so…”.
 
“La mattina dopo, arrivò il ciclo…”.
 
 
   
 
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