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Autore: KiarettaScrittrice92    04/05/2013    2 recensioni
No! Non parliamo del tradizionale Detective Conan. Questo è un racconto fantasy!
Shinichi è un povero ragazzo, abbandonato dai genitori, che sono andati a visitare le altre terre, che per guadagnarsi da mangiare deve lavorare in delle miniere e viene sfruttato. Ma la sua vena ribelle e combattiva lo porterà verso un viaggio che gli cambierà la vita!
Troveremo tutti i personaggi di Detective Conan, in un fantasy indimenticabile.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Heiji Hattori/Kazuha Toyama, Ran Mori/Shinichi Kudo, Shiho Miyano/Shinichi Kudo
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: Triangolo, Violenza
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CAPITOLO 29

Separazione

 

Il ragazzo era di nuovo seduto su quella maledetta sedia. Proprio come tre settimane prima. Gli sembrava di essere tornato indietro nel tempo. Come se non avessero mai trovato il quarto prescelto, come se non fossero mai partiti dalla capitale della Terra dei Boschi, come se avesse appena tradito l’unica ragazza che amava. 
Doveva dirglielo, non c’era altra scelta. Non poteva rimanere con quel peso nel cuore, ma allo stesso tempo non voleva far soffrire lei. Sapeva che la sincerità andava prima di tutto, ma lui non era mai stato davvero sincero con lei. Aveva sempre aspettato che gli eventi scorressero assieme al tempo, ma questa volta non poteva. Non poteva aspettare che lo scoprisse da sola, sarebbe stato come tradirla un’altra volta. Doveva dirglielo, non c’erano alternative. Era l’unica occasione prima di ripartire.
Lei scese le scale, proprio come quella mattina.
«Ehi Shinichi! - disse avvicinandosi a lui, il suo solito tono dolce - Vedrai che passerà in fretta, il tempo di radunare tutti, poi ci rivedremo.» continuò, sembrava che con la sua voce volesse consolare il mondo intero.
«Ran, non è quello… Io… È da poco meno di un mese che te ne volevo parlare…»
La ragazza si sedette vicino a lui e iniziò ad accarezzargli la spalla come per consolarlo. A quel tocco lui sentì un’enorme macigno posarsi sul cuore e sui polmoni, come se non avesse più fiato. Strinse forte il pugno, tanto che le nocche divennero bianche e pallide come la pelle di un qualsiasi abitante di quelle terre.
«Ran, il giorno che la regina mi ha invitato a cena… io ho fatto una cosa orribile…»
La ragazza lo guardò interrogativo, sebbene lui teneva il volto basso e fissava il pavimento in legno.
«Shinichi, qualsiasi cosa sia non importa io…»
«Ti ho tradita! Quella notte io l’ho passata con la regina!» lo disse tutto d’un fiato stringendo ancora di più il pugno, tanto da riuscire a sentire le unghie penetrargli di poco la carne.
A quelle parole, la mano della ragazza che lo stava accarezzando si fermò. Nello stesso istante grosse e calde lacrime le solcarono il viso delicato. Lui alzò leggermente lo sguardo, quando lei ritrasse la mano dalla sua spalla.
«Ran io davvero, non volevo. Ho sbagliato, e mi sento un verme. Io giuro che…»
Lei si tappo le orecchie con le mani e lo guardò con odio. Quello sguardo gli trafisse il cuore come una lancia. Una maledetta lancia dalla punta affilatissima, che penetrava dentro fino a farlo sanguinare. 
«Appena questa guerra finirà, devi sparire dalla mia vita!» disse poi abbassando di colpo le mani, si alzò e risalì le scale tornando al piano di sopra.

 

Il vento freddo gli sferzava il viso. La prima volta quella sensazione di librarsi in aria l’aveva fatto sentire meglio. Ora invece gli sembrava pesante anche volare. Le ali azzurre che gli spuntavano dalla schiena si muovevano a ritmo, sempre con la stessa cadenza.
Era partito da più di un’ora, dopo aver salutato tutti gli altri. Si era accorto che volando ci si metteva molto meno. E sebbene fosse ancora sopra la foresta, vedeva in lontananza la prateria in cui, più in là, scorreva il fiume. Lì poi sarebbe andato verso sud-est, in modo da attraversare la catena montuosa ed arrivare più in fretta alla Terra dei Fuochi. La regina aveva dato loro il tempo di un mese, per poter avvisare più gente possibile delle loro terre. All'inizio volle venire anche Heiji, ma l’amico lo convinse che da solo avrebbe fatto più in fretta e che sarebbe tornato presto.
Dopo più di mezza giornata di viaggio, sentì i muscoli delle ali far male, non era abituato a volare e un viaggio lungo lo privava di ogni energia. Avvistò uno spiazzo un po’ più largo in mezzo alla distesa fitta di alberi scuri e atterrò.
Mangiò qualche boccone, poi cercò un posto comodo e si sdraiò sull’erba verde e scintillante, cercando di addormentarsi. Sembrava un’impresa impossibile, forse ancora più impossibile di quella che avrebbero dovuto affrontare poco più di un mese dopo, lui e i suoi amici. Ogni volta che chiudeva gli occhi, rivedeva il volto adirato della sua dolce principessa e quel solito maledetto macigno premeva imperterrito sul suo cuore, facendo penetrare ancora di più la punta di quella lancia.
Decise che non aveva senso rimanere ancora lì e rimuginare, così ripartì decidendo che si sarebbe fermato solo la sera. Si alzò in piedi e mentre si piegava sulle gambe, fece comparire le ali, poi fece peso sui talloni e saltò, appena sentì i piedi staccarsi dal terreno erboso sbatté forte le ali e iniziò a librarsi in aria.
A fine giornata era già al limitare della foresta. Decise di fermarsi alla locanda, dove si erano fermati tutti e quattro all’andata. La bambina mora lo accolse col suo solito sorrisone. 
Dopo aver pagato la stanza per la notte, il ragazzo ci si chiuse dentro. Si sdraiò sul letto e sebbene fosse alquanto comodo, non riusciva nuovamente a prendere sonno. Il suo pensiero tornava sempre sulla principessa, quello sguardo di odio, e poi alla regina col suo corpo perfetto. 
Doveva assolutamente fare qualcosa. Non poteva perderla così. Non avrebbe sopportato per altro tempo il pensiero che lei lo avrebbe odiato per sempre. Si addormentò dopo varie ore, col pensiero che quel mese sarebbe stato lunghissimo e straziante per il suo cuore.

 

«Andiamo Ran. “Io perdonerei qualsiasi cosa a quel ragazzo, lo amo troppo per provare rancore nei suoi confronti” non l’hai detto tu?» disse la ragazza cercando di consolare l’amica.
«Tutto, ma non questo!» disse lei furiosa, anche loro erano partite quella stessa mattina.
«Ran quel ragazzo ti ama. Tradimento o no, ti ama. Lo si vede dal modo in cui ti guarda.»
Qualcosa, forse un capriccio del destino, che non voleva la fine di quell’amore, fece cadere una piccola goccia di rugiada, da una delle foglie dell’albero che aveva accanto, sulla sua guancia.
La principessa alzò lo sguardo e, nello sprazzo di cielo che s’intravedeva tra le fronde verde scuro, intravide lui. Il tempo sembrò rallentare, quasi a fermarsi, mentre lo vedeva battere le sue magnifiche ali azzurre.
Forse aveva ragione Kazuha, forse aveva sbagliato, ma non valeva la pena perdere quel ragazzo solo per un tradimento se poi lui si era pentito. Sicuramente quel mese che non si sarebbero visti, sarebbe stata una punizione adatta per ciò che aveva fatto.

  
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