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Autore: Distress_And_Coma    05/05/2013    2 recensioni
Akira si sente solo nonostante sia da sempre innamorato di Takanori. Non ha pregiudizi, è buono. Per sopperire alla sua solitudine e donare il suo amore a qualcuno sceglierà di adottare Amina. Ma chi è Amina?? E' una povera orfanella... Muta. Con lui però...
Non si può semplicemente adottare una bimba per amore?
Non si può semplicemente insegnarle che l'amore, se è vero, non ha limiti, che non c'è nulla di sbagliato nell'amare qualcuno del tuo stesso sesso?
Genere: Fluff, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Nuovo personaggio, Reita, Ruki, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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れ いた

"Uhm... Allora... Allora io vado, Akira... Grazie!"
"Va bene, ma riguardati! Ci sentiremo nei prossimi giorni..." gli dico. Mentre in realtà ho praticamente la testa tra le nuvole. Come ogni volta in cui vedo lui.
Da quando è entrato in casa mia non ha parlato molto, il che è strano perchè di solito è un gran chiacchierone, non ha neanche fatto i movimenti stereotipati che ormai per me sono la norma. Perchè se non si era capito, lui di solito mi gironzola per la casa. Ah, è vero, ho dimenticato di restituirgli le mutande che ha dimenticato da me...
Ritorno al mio proposito di quando sono uscito, leggasi terminare la stanza di Amina, che oltretutto non ho usato per anni e quindi è fredda.
Almeno ho tutti i materiali che mi servono.
Solo che sono talmente stanco che penso che mi farò una bella dormita...


Stamattina sono pronto! Devo davvero metterla in ordine.
Esco un momento dalla mia camera con un grande letto matrimoniale. Uhm... Di chi è l'altra parte?? Di Takanori :) ma lui non lo sa...
Preparo la pappa a Keiji ed Oscar. Che di prima mattina iniziano a cantare. Non che sia tanto prima mattina, sono le nove e mezzo.
Mi procuro delle forbici ed inizio a tagliare dei sacchi per la spazzatura, di quelli grandi e neri, che poi metto ordinatamente a terra. Ed ora cominciamo con questi pennelli, sperando di non intingerci noi al posto del muro...
Ci sto fino al primo pomeriggio, perché non riuscivo a dipingere quel soffitto di azzurro, poi mi libero dei pennelli e mi procuro del pranzo.
Chiamo quelli del McDonald's, chiedendo due cole grandi ed altre schifezze grasse. Anche perchè fondamentalmente non ho problemi di linea, con tutto il movimento che faccio sul palco altro che Mc Donald's...
Solo quando finisco di mangiare torno alla camera della bambina, che finisco di arredare con la culla e i peluches, qualche mobile colorato lo farò arrivare nei prossimi giorni.

Quasi quasi vado da Ikea; in effetti è fin da quando sono piccolo che mi piace l’arredamento proposto dalla multinazionale svedese.

Cammino serenamente, prendendo a calci la mia amata palla bianca e nera. Forse per un calcio troppo forte, o per un errore nell’impostazione del tiro, lancio la palla troppo in là, oltre la siepe. Mi tappo le orecchie spaventato, temendo di aver colpito qualcuno e che sto per ricevere una bella sgridata.
Dopo un po’ sento una voce di bambina: “Moder*, Moder, là c’è una palla.”
Una voce di madre risponde che va restituita al proprietario, quindi vedo una bimba uscire.
“Oh… Ciao! Come ti chiami?”
“Mi-Mi chiamo Suzuki…” sono imbarazzato. Vorrei solo che mi restituisse la palla, che continua a tenere in mano e che freneticamente indico. “Questa palla è tua? Tieni, prenditela. Comunque mi chiamo Agnes Ulvaela.” mi dice lei. Poi sorride e se ne va.

In questo modo ho conosciuto Agnes. Una bellissima ragazza, per carità, e me ne sarei innamorato se fossi stato etero, ma per mia fortuna non lo sono. Di conseguenza per lei non posso far altro che provare una grande stima accompagnata ad una sincera amicizia. Abbiamo iniziato ad incontrarci spesso nella villa dei suoi. Mi sono calmato quando mi hanno spiegato che in Svezia dare schiaffi è vietato dalla legge, perché all’inizio avevo paura dei suoi genitori.
Facevamo i compiti insieme e poi giocavamo. Mi aveva mostrato la sua stanza, che era arredata in modo semplice. Mi ha spiegato che quelle forme erano diffuse nei paesi del nord Europa, semplici ed utili al loro scopo.
Lei è tornata in Svezia con la famiglia, ed io… Ho trovato Takanori. Alle scuole superiori, un gruppetto di bulli, piuttosto noiosi con le loro moine, lo aveva preso di mira. Io l’ho salvato. E lui da quel momento mi ha guardato con quegli occhi profondi che tanto amo.
Ed è da quel momento che soffro d’amore. Perso nei miei pensieri ho già raggiunto Ikea. Ma che cavolo mi è successo da quando sono innamorato??

Mi reco nella sezione dei mobili, comprando un armadio con cassettiera inferiore ed un grande specchio rettangolare. Molto semplice. La commessa mi assicura che in due settimane arriverà tutto, ed io devo ringraziare il cappello e il raffreddore che mi è venuto ieri sera. E’ merito della mascherina se non ha visto che ero Reita, la grande star acclamata da quasi tutto il Giappone. Se uscissi di casa come Reita la mia vita normale sarebbe da chiamare “anormale”. Perché non potrei più fare nulla, da solo intendo, sarei sempre inseguito da fan impazzite. A volte mi chiedo che cosa le attiri così tanto di noi. Forse il fatto che creiamo musica. Una musica che non è poi molto commerciale. Intendiamoci: i testi di Ruki sono poesie.

Reita-Akira. No. Akira-Reita. No. Non mi piace ancora. Quale dei due me piace a Takanori? Perché altrimenti il giorno in cui l’ho salvato da quei bulli a scuola non potrebbe mai avermi guardato in quel modo. Con quegli occhi così limpidi. Gli piace Akira, quello tenero e timido, o Reita, quello che si atteggia a spaccone?

Ahhhhhhhhhhhhhhhhhh Takanori! Mi farai impazzire!!

ルキ

Vado a casa di Pon, forse lui mi può aiutare. Suono, e mi fa entrare subito dopo. Ho bisogno di parlarne a qualcuno. Io… Non so bene cosa provo per Akira. Perché se lo sapessi glielo direi subito. Beato Uruha, lui che ha trovato tutto. Ha la fama, i soldi, l’amore… Già, l’amore.
Lui ha l’Amore con la a maiuscola, quello di Aoi. Tutti noi Gazette sappiamo che lui e Yuu si amano. Da un anno e mezzo più o meno, i giorni non li ho contati, loro di sicuro lo hanno fatto. E come loro contano i loro giorni insieme io vorrei contare i nostri. “Dimmi, Takanori, che c’è?”

“Uhm…Ecco… Ti sei mai chiesto se una persona che ti piace… Cioè…Con cui tu stai bene insieme, perché ti senti bene e basta… Tu la ami?”
“Si. Sai bene che l’unica persona per me è Aoi.”
“Certo… Lo so, ma quello che intendevo è… Se una persona ti piace come fai ad essere sicuro che quello che provi è amore?”
“Beh… Farei un bilancio. Mi chiederei che cosa arriverei a fare per questa persona, e concluderei che se arrivassi a farmi uccidere per salvarla, allora la amo.”
“E se è una cottarella? Scusami, sai, ma sono talmente spaventato che non so che pensare, e allora ho pensato di venire da te per parlarne con un amico fidato.”
“Spaventato?”
“Si… Quando sono con lui, ma anche quando sono solo, sono pervaso da questo forte sentimento. E’ un calore che parte dal centro del mio petto, e quando sono con lui mi sembra di toccare il cielo con un dito. Ma non so dirmi se è una cottarella. Forse dovrei aspettare ancora.”
“Lo hai già fatto, Takanori? Se come vedo dal tuo viso, hai sofferto, molto probabilmente il tuo sentimento è vero. Sai, quando ero confuso, sono andato da Yuu, e gli ho parlato di questo. Lui mi ha detto che anche lui mi amava e che avrebbe tanto voluto passare il resto della sua vita con me. E non sai come mi ha riempito di gioia.” Quando mi guarda mi sorride.

Sono sicuro che se Yuu ci vedesse adesso diventerebbe geloso.
Ridacchio al pensiero.
“A che pensi?”
“Ah… Nulla. Grazie Koyou, sei un vero amico. Salutami Yuu!”
“D’accordo. Alla prossima!”
Esco un po’ più sereno dal suo appartamento.

Poi ricordo che in casa di Akira c’era una porta chiusa, chissà che ne farà. Poco più in là mi trovo davanti il faccione sorridente di Aoi, con quelle che evidentemente sono buste della spesa. “Aoi-ojichan, yo!”
“Yo Ruki! Che fai qui?”
“Sono stato da Uruha. Ero spaventato per una cosa, ne ho parlato con lui e mi ha aiutato.”
“Quindi ora tutto bene, vero?”

“Si…Si…” e lo lascio andare. Parlare con Uruha mi è stato di aiuto.

Ricordo di quando alle superiori, il gruppetto di bulli della scuola mi aveva preso di mira perché ero basso. Alla mia famiglia come al solito questo non poteva importare, io ed i miei manco avevamo un dialogo. Ma Reita quel giorno mi ha salvato. Quel giorno orribile in cui sono stato pestato malamente in palestra. Quando mi sono ripreso per la paura mi sono nascosto nelle docce, temendo di essere scoperto da qualcuno. Fino a che sentii le porte degli spogliatoi adiacenti aprirsi, e temetti per la mia incolumità.

“Yoshiko?” riconobbi quella voce, era…Era di Akira! Cercai di respirare, ma così lo spaventai.
“Chi è la’?”
“Akira kun… sono Takanori…” entrò in bagno e mi trovò. Poi mi portò in casa sua, dove mi tenne per tre giorni. Li ricordo bene, perché è in quel periodo che iniziai ad innamorarmi di lui. Mi medicò le ferite con… Quasi con amore. Sua madre faceva l’infermiera in ospedale, e gli aveva insegnato come curare le ferite. Lui tirò fuori la cassetta del pronto soccorso e mi medicò con molta attenzione. Quando guardai nella mia cartella però, vidi che c’era scritto” frocio”. Era una scritta grande, con dei punti esclamativi. In più trovai riviste porno all’interno. Reita le bruciò nel forno, poi mise il mio zaino in lavatrice. Mi spiegò che lo aveva nascosto nel suo armadietto*, e che aveva coperto la scritta tenendo la parte anteriore contro la pancia. Lavò anche la mia divisa scolastica, in modo tale che tornasse come nuova. E la volta successiva mi accompagnò dal direttore dell’istituto, denunciando l’accaduto per me. Per fortuna gli credettero subito, ed espellettero quei bulli dalla scuola.

Rientro in casa sorridente, trovo Kou seduto sul divano con faccia sognante.
“Ciao, amore mio. A che pensi?”
“Uhm… Pensavo a te, a come ci siamo conosciuti…”
“Aspetta che poso la spesa.”

Quando torno in salotto, dopo aver ordinato tutto in frigo, però, il mio corpo si gela.
Guardo Koyou, che fissa un punto indefinito ai suoi piedi.
Trema, è pallido, troppo.
Singhiozzi. Singhiozzi e lacrime, lacrime che amare chiedono di uscire.
Piange amaramente, ma perché?
“Amore mio… Che c’è? Che cos’hai? Perché piangi?” dico visibilmente angosciato.
“Cosa…I-Io…N-Non è niente…U-Un pensiero stupido…”
“Parlamene, ti prego” gli dico, prendendo le sue mani tra le mie, e sedendomi accanto a lui.
“Ecco io… Mi… Mi chiedevo… Tu dici di amarmi più della tua stessa vita… Ma… Ma io non ho mai… Mai avuto una cosa da te…”
“Dimmi tutto, Koyou, sai che ti ascolto e che farei tutto per te…” piange sulle mie ginocchia.
“Io mi chiedevo se… Se tu avevi intenzione di lasciarmi e quando lo avresti fatto.”
“COSA??? COME MAI HAI PENSATO A QUESTO???”
“Yuu koi, per favore… lasciami spiegare…”
“Vuoi spiegare?? No, tu non mi spiegherai un bel niente!”
“Yuu Koi ti prego!!”
“Va bene!” dico, freddo e brusco.
“Come mai in un anno e mezzo con me non hai mai fatto l’amore?”

Ah… E’ questo che vuole sapere da me… Bene… Calmiamoci.
“Io…Scusa, non… Non pensavo che tu… Non ho mai fatto l’amore con te, amore mio, perché temo di ferirti. Ferirei un angelo, facendoti male, e non potrei mai perdonarmelo. Scusami, davvero, amore.” dico serio, guardandolo dritto negli occhi. Lo stringo a me, finché lo sento smettere di piangere.
“Allora mi ami! Oh com’è bello…” il mio piccolo Pon, che piange se gli dico che lo amo. Sorrido stanco.
“Non mi ferirai mai… Perché sei dolcissimo.”

*Moder: vuol dire madre in svedese. Anche a me piace IKEA (per informazione)

*riguardo agli armadietti, in Giappone gli studenti hanno ognuno un armadietto di cui sono personalmente responsabili e di cui custodiscono la chiave.

Questo è il nuovo capitolo. Stavolta è venuto un po' più lungo *si sente fiera di sè* :)

  
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