れ
いた
"Uhm...
Allora... Allora io vado, Akira... Grazie!"
"Va bene, ma riguardati! Ci sentiremo nei prossimi giorni..." gli
dico. Mentre in realtà ho praticamente la
testa tra le nuvole. Come
ogni volta in cui vedo lui.
Da quando è entrato in casa mia non
ha parlato molto, il che è
strano perchè di solito è un gran chiacchierone,
non ha neanche fatto i
movimenti stereotipati che ormai per me sono la norma.
Perchè se non si era
capito, lui di solito mi gironzola per la casa. Ah, è vero,
ho dimenticato di
restituirgli le mutande che ha dimenticato da me...
Ritorno al mio proposito di quando sono uscito, leggasi terminare la
stanza di
Amina, che oltretutto non ho usato per anni e quindi è
fredda.
Almeno ho tutti i materiali che mi servono.
Solo che sono talmente stanco che penso che mi farò una
bella dormita...
Stamattina sono pronto! Devo davvero metterla in ordine.
Esco un momento dalla mia camera con un grande letto
matrimoniale. Uhm...
Di chi è l'altra parte?? Di Takanori :) ma lui non lo sa...
Preparo la pappa a Keiji ed Oscar. Che di prima mattina iniziano a
cantare. Non
che sia tanto prima mattina, sono le nove e mezzo.
Mi procuro delle forbici ed inizio a tagliare dei sacchi per la
spazzatura, di
quelli grandi e neri, che poi metto ordinatamente a terra. Ed ora
cominciamo
con questi pennelli, sperando di non intingerci noi al posto del muro...
Ci sto fino al primo pomeriggio, perché non riuscivo a
dipingere quel soffitto
di azzurro, poi mi libero dei pennelli e mi procuro del pranzo.
Chiamo quelli del McDonald's, chiedendo due cole grandi ed altre
schifezze
grasse. Anche perchè fondamentalmente non ho problemi di
linea, con tutto il
movimento che faccio sul palco altro che Mc Donald's...
Solo quando finisco di mangiare torno alla camera della bambina, che
finisco di
arredare con la culla e i peluches, qualche mobile colorato lo
farò arrivare
nei prossimi giorni.
Quasi quasi
vado da Ikea; in effetti è fin da quando sono piccolo che mi
piace
l’arredamento proposto dalla multinazionale svedese.
Cammino
serenamente, prendendo a calci la mia amata palla bianca e nera. Forse
per un
calcio troppo forte, o per un errore nell’impostazione del
tiro, lancio la
palla troppo in là, oltre la siepe. Mi tappo le
orecchie spaventato,
temendo di aver colpito qualcuno e che sto per ricevere una bella
sgridata.
Dopo un po’ sento una voce di bambina: “Moder*,
Moder, là c’è una palla.”
Una voce di madre risponde che va restituita al proprietario, quindi
vedo una
bimba uscire.
“Oh… Ciao! Come ti chiami?”
“Mi-Mi chiamo Suzuki…” sono imbarazzato.
Vorrei solo che mi restituisse la
palla, che continua a tenere in mano e che freneticamente indico.
“Questa palla
è tua? Tieni, prenditela. Comunque mi chiamo Agnes
Ulvaela.” mi dice lei. Poi
sorride e se ne va.
In questo
modo ho conosciuto Agnes. Una bellissima ragazza, per
carità, e me ne sarei
innamorato se fossi stato etero, ma per mia fortuna non lo sono. Di
conseguenza
per lei non posso far altro che provare una grande stima accompagnata
ad una
sincera amicizia. Abbiamo iniziato ad incontrarci spesso nella villa
dei suoi.
Mi sono calmato quando mi hanno spiegato che in Svezia dare schiaffi
è vietato
dalla legge, perché all’inizio avevo paura dei
suoi genitori.
Facevamo i compiti insieme e poi giocavamo. Mi aveva mostrato la sua
stanza,
che era arredata in modo semplice. Mi ha spiegato che quelle forme
erano
diffuse nei paesi del nord Europa, semplici ed utili al loro scopo.
Lei è tornata in Svezia con la famiglia, ed io…
Ho trovato Takanori. Alle
scuole superiori, un gruppetto di bulli, piuttosto noiosi con le loro
moine, lo
aveva preso di mira. Io l’ho salvato. E lui da quel momento
mi ha guardato con
quegli occhi profondi che tanto amo.
Ed è da quel momento che soffro d’amore. Perso nei
miei pensieri ho già
raggiunto Ikea. Ma che
cavolo mi è successo da
quando sono innamorato??
Mi reco
nella sezione dei mobili, comprando un armadio con cassettiera
inferiore ed un
grande specchio rettangolare. Molto semplice. La commessa mi assicura
che in
due settimane arriverà tutto, ed io devo ringraziare il
cappello e il
raffreddore che mi è venuto ieri sera. E’ merito
della mascherina se non ha
visto che ero Reita, la grande star acclamata da quasi tutto il
Giappone. Se
uscissi di casa come Reita la mia vita normale sarebbe da chiamare
“anormale”.
Perché non potrei più fare nulla, da solo
intendo, sarei sempre inseguito da
fan impazzite. A volte mi chiedo che cosa le attiri così
tanto di noi. Forse il
fatto che creiamo musica. Una musica che non è poi molto
commerciale.
Intendiamoci: i testi di Ruki sono poesie.
Reita-Akira.
No. Akira-Reita. No. Non mi piace ancora. Quale dei due me piace a
Takanori?
Perché altrimenti il giorno in cui l’ho salvato da
quei bulli a scuola non
potrebbe mai avermi guardato in quel modo. Con quegli occhi
così limpidi. Gli
piace Akira, quello tenero e timido, o Reita, quello che si atteggia a
spaccone?
Ahhhhhhhhhhhhhhhhhh
Takanori! Mi farai impazzire!!
ルキ
Vado a casa
di Pon, forse lui mi può aiutare. Suono, e mi fa entrare
subito dopo. Ho
bisogno di parlarne a qualcuno. Io… Non so bene cosa provo
per Akira. Perché se
lo sapessi glielo direi subito. Beato Uruha, lui che ha trovato tutto.
Ha la
fama, i soldi, l’amore… Già,
l’amore.
Lui ha l’Amore con la a maiuscola, quello di Aoi. Tutti noi
Gazette sappiamo
che lui e Yuu si amano. Da un anno e mezzo più o meno, i
giorni non li ho
contati, loro di sicuro lo hanno fatto. E come loro contano i loro
giorni
insieme io vorrei contare i nostri. “Dimmi, Takanori, che
c’è?”
“Uhm…Ecco…
Ti sei mai chiesto se una persona che ti piace…
Cioè…Con cui tu stai bene
insieme, perché ti senti bene e basta… Tu la
ami?”
“Si. Sai bene che l’unica persona per me
è Aoi.”
“Certo… Lo so, ma quello che intendevo
è… Se una persona ti piace come fai ad
essere sicuro che quello che provi è amore?”
“Beh… Farei un bilancio. Mi chiederei che cosa
arriverei a fare per questa
persona, e concluderei che se arrivassi a farmi uccidere per salvarla,
allora
la amo.”
“E se è una cottarella? Scusami, sai, ma sono
talmente spaventato che non so
che pensare, e allora ho pensato di venire da te per parlarne con un
amico
fidato.”
“Spaventato?”
“Si… Quando sono con lui, ma anche quando sono
solo, sono pervaso da questo
forte sentimento. E’ un calore che parte dal centro del mio
petto, e quando
sono con lui mi sembra di toccare il cielo con un dito. Ma non so dirmi
se è
una cottarella. Forse dovrei aspettare ancora.”
“Lo hai già fatto, Takanori? Se come vedo dal tuo
viso, hai sofferto, molto
probabilmente il tuo sentimento è vero. Sai, quando ero
confuso, sono andato da
Yuu, e gli ho parlato di questo. Lui mi ha detto che anche lui mi amava
e che
avrebbe tanto voluto passare il resto della sua vita con me. E non sai
come mi
ha riempito di gioia.” Quando mi guarda mi sorride.
Sono sicuro
che se Yuu ci vedesse adesso diventerebbe geloso.
Ridacchio al pensiero.
“A che pensi?”
“Ah… Nulla. Grazie Koyou, sei un vero amico.
Salutami Yuu!”
“D’accordo. Alla prossima!”
Esco un po’ più sereno dal suo appartamento.
Poi ricordo
che in casa di Akira c’era una porta chiusa,
chissà che ne farà. Poco più in
là
mi trovo davanti il faccione sorridente di Aoi, con quelle che
evidentemente
sono buste della spesa. “Aoi-ojichan, yo!”
“Yo Ruki! Che fai qui?”
“Sono stato da Uruha. Ero spaventato per una cosa, ne ho
parlato con lui e mi
ha aiutato.”
“Quindi ora tutto bene, vero?”
Ricordo di
quando alle superiori, il gruppetto di bulli della scuola mi aveva
preso di
mira perché ero basso. Alla mia famiglia come al solito
questo non poteva
importare, io ed i miei manco avevamo un dialogo. Ma Reita quel giorno
mi ha
salvato. Quel giorno orribile in cui sono stato pestato malamente in
palestra.
Quando mi sono ripreso per la paura mi sono nascosto nelle docce,
temendo di
essere scoperto da qualcuno. Fino a che sentii le porte degli
spogliatoi
adiacenti aprirsi, e temetti per la mia incolumità.
“Yoshiko?”
riconobbi quella voce, era…Era di Akira! Cercai di
respirare, ma così lo
spaventai.
“Chi è la’?”
“Akira kun… sono Takanori…”
entrò in bagno e mi trovò. Poi mi
portò in casa
sua, dove mi tenne per tre giorni. Li ricordo bene, perché
è in quel periodo
che iniziai ad innamorarmi di lui. Mi medicò le ferite
con… Quasi con amore.
Sua madre faceva l’infermiera in ospedale, e gli aveva
insegnato come curare le
ferite. Lui tirò fuori la cassetta del pronto soccorso e mi
medicò con molta
attenzione. Quando guardai nella mia cartella però, vidi che
c’era scritto”
frocio”. Era una scritta grande, con dei punti esclamativi.
In più trovai
riviste porno all’interno. Reita le bruciò nel
forno, poi mise il mio zaino in
lavatrice. Mi spiegò che lo aveva nascosto nel suo
armadietto*, e che aveva
coperto la scritta tenendo la parte anteriore contro la pancia.
Lavò anche la
mia divisa scolastica, in modo tale che tornasse come nuova. E la volta
successiva mi accompagnò dal direttore
dell’istituto, denunciando l’accaduto
per me. Per fortuna gli credettero subito, ed espellettero quei bulli
dalla
scuola.
葵
Rientro in
casa sorridente, trovo Kou seduto sul divano con faccia sognante.
“Ciao, amore mio. A che pensi?”
“Uhm… Pensavo a te, a come ci siamo
conosciuti…”
“Aspetta che poso la spesa.”
Quando torno
in salotto, dopo aver ordinato tutto in frigo, però, il mio
corpo si gela.
Guardo Koyou, che fissa un punto indefinito ai suoi piedi.
Trema, è pallido, troppo.
Singhiozzi. Singhiozzi e lacrime, lacrime che amare chiedono di uscire.
Piange amaramente, ma perché?
“Amore mio… Che c’è? Che
cos’hai? Perché piangi?” dico
visibilmente angosciato.
“Cosa…I-Io…N-Non è
niente…U-Un pensiero stupido…”
“Parlamene, ti prego” gli dico, prendendo le sue
mani tra le mie, e sedendomi
accanto a lui.
“Ecco io… Mi… Mi chiedevo…
Tu dici di amarmi più della tua stessa vita…
Ma… Ma
io non ho mai… Mai avuto una cosa da
te…”
“Dimmi tutto, Koyou, sai che ti ascolto e che farei tutto per
te…” piange sulle
mie ginocchia.
“Io mi chiedevo se… Se tu avevi intenzione di
lasciarmi e quando lo avresti
fatto.”
“COSA??? COME MAI HAI PENSATO A QUESTO???”
“Yuu koi, per favore… lasciami
spiegare…”
“Vuoi spiegare?? No, tu non mi spiegherai un bel
niente!”
“Yuu Koi ti prego!!”
“Va bene!” dico, freddo e brusco.
“Come mai in un anno e mezzo con me non hai mai fatto
l’amore?”
Ah…
E’ questo che vuole sapere da me… Bene…
Calmiamoci.
“Io…Scusa,
non… Non pensavo che tu… Non ho mai fatto
l’amore con te, amore mio, perché
temo di ferirti. Ferirei un angelo, facendoti male, e non potrei mai
perdonarmelo. Scusami, davvero, amore.” dico serio,
guardandolo dritto negli
occhi. Lo stringo a me, finché lo sento smettere di piangere.
“Allora mi ami! Oh com’è
bello…” il mio piccolo Pon, che piange se gli dico
che
lo amo. Sorrido stanco.
“Non mi ferirai mai… Perché sei
dolcissimo.”
*Moder: vuol dire madre in
svedese. Anche a me piace IKEA (per informazione)
*riguardo agli armadietti, in
Giappone gli studenti hanno ognuno un armadietto di cui sono
personalmente
responsabili e di cui custodiscono la chiave.
Questo è il
nuovo capitolo.
Stavolta è venuto un po' più lungo *si sente
fiera di sè* :)