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Autore: cherrycherry    24/11/2007    2 recensioni
Non fatevi ingannare dal titolo: questa fic è sì ispirata al libro di Charles Lutwidge Dodgson, ma in realtà la somiglianza dura solo fino ad un certo punto, in cui la trama si stacca completamente dalla favola conosciuta. (CAPITOLO QUINTO)
Qui Alice (si legge all'inglese) è una ragazzina di 15 anni del XXI secolo, dark e con una grande passione per il disegno, che segue un ragazzo vestito interamente di bianco per recuperare il suo blocco di schizzi finendo catapultata nel mitico Paese delle Merviglie...
BUONA LETTURA E UN BACIO A TUTTI, VECCH!!! (vi prego ditemi cosa ne pensate, anche se vi fa schifo!!!)
Genere: Dark, Avventura, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Kyaaaaaaaaaaaaaaaaah!!!!!!!!!!!!! XD
Ciaooooo!!!!!!!!!!!!!
Appena mi sono collegata ad EFP e ho visto i vostri commenti......................
WAAAAAH!!!!! Come sono felice!!! Grazie, grazie e ancora grazie!!! ^o^
Ho apprezzato anche i consigli (ma soprattutto i complimenti) di Shark Attack, ma non solo i suoi: eviterò non di strafare in faccine e parentesi quadre! (le avevo messe principalmente per aiutare la Disegnatrice nelle espressioni dei personaggi, ma vabbè... Ce la farà sicuramente anche da sola!! XP )
Molto bene, eccovi il nuovo capitolo! Un bacio a tutti i miei fan: V.V.T.B. [ringraziamenti alla fine]


Lo strano gruppetto partì verso il castello nel Giardino poco dopo un’ora, nella quale i due fratelli (la Lepre e il Cappellaio) si erano appartati in un angolino per preparare quelli che avevano definito i loro piani di cui nessuno doveva venire a conoscenza per alcun motivo.
Nessuno osava fiatare, un po’ per non attirare troppo l’attenzione di un qualche essere presente nei dintorni, un po’ semplicemente per una mancanza di argomenti.
Di tanto in tanto il Cosino Rosa emetteva un flebile pigolio per poi stringersi di più addosso al braccio di Sen, e, puntualmente, Alice e la Lepre gli lanciavano occhiatacce omicide senza particolari motivi.
“Da qui in poi entreremo nella galleria sotterranea che porta fin sotto la porta della servitù di corte. Non passeremo attraverso l’albero per raggiungere il Giardino dall’esterno come Alice ha fatto la prima volta: sarebbe un rischi completamente inutile!” sussurrò la Lepre ai compagni.
Aspettò qualche secondo per accertarsi di non essere stata udita da altri che non fossero loro, e continuò: “Purtroppo non avremo aiuti esterni... Gli altri sono stati tutti presi nel giro di quest’ultima settimana. E inoltre... non sappiamo se la porta di servizio sia sorvegliata o meno.”
Ne seguì un silenzio teso, denso delle mute riflessioni di ognuno su quanto appena detto. (a parte il Cappellaio che aveva come sempre un’aria svagata)
“Non avete degli intrusi o delle spie da qualche parte a palazzo?” chiese improvvisamente Sen. “Tu fantastichi un po’ troppo, ragazzino! -fu la secca risposta della Lepre- In ogni caso una volta ce n’erano! Però come ho già detto sono stati presi... e giustiziati...”
Continuarono la loro marcia imperterriti, incuranti dei sinistri richiami degli uccelli notturni, fino a che giunsero ad un tunnel scuro che scendeva ripidamente in una specie di scala in legno. Di lì in poi, per riuscire a vedere i gradini, furono costretti ad usare una torcia trovata in una piccola nicchia.
Diverse volte Sen (nonostante tutto ancora un poco intontito dal tè corretto con vodka) rischiò di cadere addosso ad Alice scivolando sul legno umido, ma per fortuna il Cappellaio aveva sempre la prontezza di afferrarlo per il colletto della giacca in tempo.
Arrivarono in una specie di stanza rettangolare sul fondo delle scale; un’unica porta si stagliava di fronte a loro, e, a guardia di essa, c’erano due bambini sugli undici anni. Benché d’aspetto fossero identici in maniera quasi inquietante, le loro espressioni erano molto diverse: uno, quello dall’aspetto più maturo, aveva le sopracciglia aggrottate e uno sguardo minaccioso, l’altro, dall’aria più infantile, sembrava invece spaurito e li studiava con timore.
“Che volete? Andate via! Non lavorate qui e comunque a quest’ora non può entrare nessuno!” sbottò quello dei due più sicuro di sé.
“Ma noi dobbiamo entrare assolutamente! -si lamentò Alice- Guardate che vi riempio di botte se non vi levate da mezzo!” “Dai, non esagerare, Al!” fece Sen in tono conciliante trattenendola. [AL?!? Dannato, come osi chiamarla così?! TI AMMAZZO!!!!! è.é Nd: Bianconiglio geloso]
“Possiamo trattare...” intervenne l’altro bambino ignorando l’occhiataccia lanciatagli dal fratello.
“D’accordo! Cosa volete, cari? Caramelle? Cioccolatini?” propose Sen con un irritante sorrisetto accondiscendente stampato in viso.
“Una tazza di tè?” aggiunse la Lepre tirando fuori da chissà dove un teiera e due bustine di tè inglese.
“Dovreste rispondere ad una domanda! -proruppe il bambino che per primo aveva parlato ignorandoli completamente- Ma siccome come cosa è piuttosto banale, ho deciso che dovrete completare tre proverbi!”
“Posso sceglierli io? Eh? Posso, posso?” domandò il fratello tutto eccitato.
“Come vuoi!” gli rispose facendogli affettuosamentepat-pat sulla testa.
“Allora... allora............!”
“Datti una mossa!” borbottò seccata Alice.
“Ecco, si! L’erba del vicino...?”
“...È sempre più verde! Banale!” rispose Alice.
“Giusto! Uhm, vediamo... Chi troppo bene spera...?”
“...Male patisce! XP” disse questa volta la Lepre.
Il bambino, con gli occhioni sempre più lacrimosi e il labbro tremante, fu zittito dal fratello prima che sparasse qualche altro facilissimo proverbio. “Ne ho uno io! Persona sospettosa...?”
Gli altri si fissarono perplessi: nessuno aveva mai sentito nulla del genere! Solo il Cosino Rosa si mise a pigolare e a indicare il Cappellaio.
“Tu sai la risposta, fratellino?” chiese la Lepre spalancando gli occhi, ma l’unico segno che ricevette fu un leggerissimo cenno del capo da parte di lui.
“E quale sarebbe?” gli chiesero tutti accerchiandolo. Lui si limitò a sospirare.
“...Vede il male in ogni cosa!” disse allora con sicurezza la Lepre.
“E va bene, avete vinto! Passate, sciò!” borbottò il bambino aprendo la porta aiutato dal fratello. Nel passare Alice gli fece la linguaccia sotto lo sguardo attonito di Sen, che però non disse nulla.

I cinque, una volta attraversata la porta, si trovarono in un corridoio fiocamente illuminato dove vi erano le stanze della servitù.
“Di’ un po’, -fece Alice avvicinandosi al Cappellaio- ma tu come facevi a conoscere quel proverbio? E come ha fatto lei (indicando la Lepre) a capirti?”
“Non lo so neppure io, a dire il vero, però ci capiamo sempre!” disse per lui la sorella.
E la questione parve morire lì, anche se Alice non ne era del tutto convinta.
Proseguirono fino a che dei passi poco distanti li fecero arrestare improvvisamente costringendoli a nascondersi in una stanza vuota. Attesero alcuni minuti, ma non accadde nulla, così la Lepre e il Cappellaio tirarono fuori delle pergamene che appoggiarono sul pavimento cosicché anche gli altri potessero vederle.
“Noi dovremmo essere qui, -fece la Lepre indicando un punto su di una cartina- e qui sono le prigioni. -indicò un altro punto- Ora, stando attenti ai soldati di ronda, dovremmo attraversare il piano nobile e scendere per una decina metri fino alle celle. Dopodiché basterà mettere fuorigioco la guardia e far esplodere un paio di sbarre... L’unico problema sarà la fuga... -fece un pausa per studiare la reazione degli altri, poi riprese- Non c’è la minima possibilità che non ci scoprano, quindi è di primaria importanza avere un via di fuga che non sia quella da dove siamo venuti. -prese un secondo foglio su cui era schizzato a matita una specie di muro con un enorme buco simile ad uno di quelli prodotti da un’esplosione- Questo è il piano di fuga progettato da lui! (indicando il Cappellaio)”
“Dobbiamo far saltare in aria una parete, insomma... Scusa, ma non mi sembra chissà che genialata!” bofonchiò Sen, subito atterrato da una martellata sulla testa. (da parte della Lepre trasformata... Povero!!! T.T)

Così decisero di mettersi in azione e di dirigersi silenziosamente fino alle scale che li avrebbero al piano nobile. Per fortuna non incontrarono nessuno ed arrivarono alle scale discendenti delle prigioni indisturbati.
Purtroppo la porta che dava alle scale era sbarrata e Sen fu costretto ad abbatterla a colpi di spada pur di non usare delle granate, che sicuramente avrebbe tradito la loro presenza. All’interno di quell’ennesimo corridoio era così buio che dovettero procedere a tentoni fino ad un’ultima pesante porta dalla quale, se si sbirciava attraverso uno spioncino all’altezza degli occhi, si poteva intravedere un soldato stravaccato su una sedia sgangherata intento a lucidare la propria arma.
“Ok, calma! -bisbigliò la Lepre- Adesso dobbiamo essere veloci a tramortire la guardia e liberare tutti i prigionieri! Alice, -si voltò verso di lei- non sai usare la spada, quindi è inutile che tu usi quella che hai trovato, che tra l’altro non è neanche tua, perciò ti ho procurato una cosuccia!”
Le mise davanti una grossa mazza da baseball [e questa da dove l’ha tirata fuori? Nd: Sen] e con un sorriso gliela porse. “A te l’onore di colpire la guardia! Vedi di non ucciderla, che il sangue mi fa un po’ impressione!”
[che?! Ma se hai quel martello enorme da schizzoide come fa a farti impressione il sangue?! Nd: Alice]
Presero posizione e al tre sfondarono la porta con un unico potente colpo. La guardia, disorientata ci mise un po’ a capire ciò che stava succedendo, e quando scattò in piedi ormai era troppo tardi: la ragazza lo aveva già preso in piena faccia mandandolo a gambe all’aria privo di sensi.
Senza perdere tempo si mise alla ricerca della persona per la quale era venuta sbirciando all’interno delle celle senza curarsi degli altri prigionieri.
Le ci vollero alcuni minuti, perché le porte da controllare erano molte, ma quando finalmente lo vide non riuscì a trattenersi e sfondò la serratura con un paio di colpi di spada.
Il Bianconiglio giaceva su un mucchietto di paglia con gli occhi socchiusi e lo sguardo vuoto. Alice corse da lui cercando di scuoterlo senza ottenere alcuna reazione. Allora corse ad affacciarsi alla porte della cella chiamando Sen che accorse preoccupato.
“Aiutami! Non ce la faccio a trasportarlo: pesa troppo per me!” lo supplicò cercando di trascinarlo.
“È per lui che sei venuta?” domandò l’altro senza fare una piega.
“Si, certo! Ma ora aiutami, Sen!”
Il suo nome pronunciato da lei riuscì a svegliarlo da quella specie di trans in cui era caduto, e subito accorse aiutandola a trasportarlo nel corridoio. Lì già li aspettavano la Lepre e il Cappellaio attorniati da una decina di persone che Alice non aveva mai visto.
“Non rimane che far esplodere la parete e darsela a gambe ognuno per i fatti propri prima che arrivino altre guardie!” stava spiegando il Cappellaio, ma appena vide arrivare gli altri due ragazzi si fermò preoccupato. “Accidenti, è messo peggio di quanto pensassi! -borbottò accigliato osservando il Bianconiglio- Meglio se io e la Sorellina vi accompagniamo... anche perché non conoscete la strada nel labirinto per tornare a casa!”
I due annuirono grati e si prepararono a correre appena la granata fosse esplosa. Tutti andarono a ripararsi nel posto più vicino e, quando avvenne l’esplosione, tutti si precipitarono fuori correndo a perdifiato. [ma non eravamo sottoterra? Nd: Alice] [non sottovalutare la potenza delle mie bombe! BWAHAHAHAHA!!!!!!!!!!! Nd: Cappellaio]
Nella calca, Alice e Sen rischiarono di perdersi, ma per loro fortuna la Lepre li guidò lontano dagli altri, verso l’entrata del labirinto, seguita a ruota dal Cappellaio.
Vi entrarono superando la scritta luminosa ‘ENTRATA 1’ e sfrecciarono rapidi per i corridoi di foglie, che stranamente erano floridi come di giorno.
Il Cosino Rosa, che non si era staccato un istante dal braccio di Sen, fu il primo ad accorgesi che Alice aveva dei problemi nel muoversi, così si mise a pigolare a più non posso per attirare l’attenzione degli altri.
Il marchio sul polso della ragazza pulsava dolorosamente e man mano che avanzavano sentiva le forze vanirle meno, ma, appena le gambe non la ressero più, prontamente la Lepre se la caricò in spalla con una forza nettamente superiore a quella che avrebbe avuto se non fosse stata trasformata.
Varcarono il cancello appena in tempo, giusto cinque minuti prima dello scadere delle ventiquattro ore. Marianna era ancora lì ad aspettarli. Erano esausti, ma ce l’aveva no fatta...

to be continued........................................................!


Allora? Come vi è sembrata?
Questa volta sono stata brava: ho fatto un capitolo un po’ più lungo (anche se ci ho masso un’eternità a scriverlo) e le faccine con le parentesi quadre sono molto scarse! Mi complimento con me stessa! [grazie, cherrycherry, sono troppo buona! Nd: me dopo aver bevuto il tè preparato dal Cappellaio Matto XD]
Appena detto... ecco già un’altra parentesi con relativo emoticos! Povera me! Ma in fondo chissenefrega! Sono contenta di essere già arrivata al capitolo 12! Ebbene, ringrazio tutti coloro che mi hanno recensito: Kabubi, LaTerrestreCrazyForVegeta, Shark Attack, sarainwonderland e tutti i miei lettori!
UN SUPERMEGAIPER BACIONE!!!!!!!!!!!!!!!!!!! CIAOOOOOO!!!!!!!!!!


FINE CAPITOLO DODICESIMO

  
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