— Antropomorfi strazi agli incroci del silenzio.
Trepidi giochi di rosei incubi piumatis’abbracciano in torrenti di plasmi trucidati
che il fragor del vuoto di riflessi inganna
in svagati cieli dai vani e aurei abbagli replicati.
Antropomorfi e rigidi gli strazi agli incroci del silenzio.
Efferati sguardi si voltano in ausilio ai pusillanimi futuri
e i perduti silenzi accompagnano misere ombre di rapaci malizie
tra i ghiacciai di liberi e arginati boati dal protetto artificio,
e inerti giacciono nelle placide catene dell’oblio.
Tace, l’urlo del volo dalle maschere giulive.
Tace, il denso bagliore astrale non riflesso nei ritratti.
Tace, il sole, distratto da opache immagini replicanti.
Tace, la luna, nei torbidi pozzi di una Venere ridetta.
Tace il vital sguardo di un grido non destato, soffocato, avvelenato.