HALO
Erano
ormai passati più di tre mesi da quell’incontro a
New York. Avevo passato i giorni più belli della mia vita in
compagnia dei miei
amici che non facevano altro che punzecchiarsi tra di loro per
catturare l’uno
l’attenzione dell’altra.
***
Ad
Halloween partecipammo ad una festa organizzata dall’hotel;
io vestita da
vampira (con tanto di lenti a contatto rosse), Lily si vestì
da strega ed Elena
da sposa cadavere. James e Sirio si vestirono uno da Mangiamorte e
l’altro da
Albus Silente.
Appena
lo vedemmo io e le ragazze scoppiammo a ridere: era davvero buffo con
la lunga
barba e il cappello a punta… per non parlare del vestito!
Blu cobalto con una
stampa di stelline e pesciolini.
Dove
l’aveva trovato non si sapeva. Sirio non aveva voluto dircelo.
Anche
il giorno del mio ventunesimo compleanno passò ballando e
cantando, ma sentivo
la delusione farsi spazio dentro di me.
Non
facevo altro che guardare quel piccolo biglietto da visita.
Ti
devo un bacio. BC
Se
proprio ci teneva, poteva benissimo venire in albergo, visto che mi
aveva
mandato la rivista con la sua intervista e le foto.
Mi
rassegnai definitivamente quando l’8 novembre, il giorno dopo
dei
festeggiamenti, ci imbarcammo per fare ritorno a casa.
Elena
sapeva il motivo del mio turbamento, ma non aveva detto niente e per
questo le
ero grata. Non mi andava di discutere.
“Dai
Manu, probabilmente sarà partito prima che potesse
rintracciarti di nuovo. E
poi non è detto che fosse serio…”
mormorò cauta la rossa.
Mi
rigirai per guardare dietro il mio posto. “Certo che lo so!
Non sono tanto
credulona, cazzo!” esclamai forse un po’ troppo
violentemente.
Al
suo sguardo mortificato sospirai. “Ti chiedo scusa, Lily. Non
era mia
intenzione sbottare così. Vi chiedo solo di archiviare la
cosa e di non parlarne
più. Per favore.”
La
ragazza annuì, guardandomi mortificata.
***
Arrivai
all’hotel di proprietà dei genitori di Elena e
parcheggiai nello spiazzo addetto al personale.
San
Valentino si avvicinava, quindi c’era un bel po’ di
fermento in più.
Detestavo
il 14 febbraio.
I
ragazzi ci scherzavano su perché dicevano che visto che
non avevo nessuno con cui festeggiarlo diventavo sempre di malumore e
ringhiavo
come un mastino con la rabbia ad ogni coppietta che vedevo, loro
inclusi.
Eh
si, alla fine, dopo molti tira e molla, i ragazzi si
erano dichiarati!
La
notte di Capodanno, prese le loro partner Lily ed
Elena, con un bacio mozzafiato sotto magnifici fuochi
d’artificio urlarono alla
notte e al nuovo anno il proprio amore.
Un
sorriso si fece spazio sul mio viso. Ero davvero molto
contenta per loro; e anche molto sollevata, perché per ogni
problema si
rivolgevano a me e alla lunga era stressante. Molto stressante.
“Buongiorno!”
esclamai entrando nell’edificio.
Flavia,
la receptionist, salutò con la mano per poi rispondere
ad una domanda di un cliente che stava firmando dei documenti.
Tre
uomini erano appoggiati al bancone di marmo: due alti
e mori e uno basso e biondo.
“Emanuela,
cara!” la madre di Elena, bellissima e
biondissima come la figlia, mi venne incontro con un caloroso sorriso.
“Buongiorno,
signora!” mi guardai furtivamente intorno e
bisbigliai: “Sa se la cuoca ha fatto i suoi deliziosi muffin
al cioccolato?”
Una
voce alterata fermò la donna che stava per
rispondere.
“Emanuela
Bestranti*, sei a dieta!” urlò Elena appena
sbucata fuori da un ascensore.
Con
la coda dell’occhio vidi che i tre uomini si erano
girati verso di noi.
Misi
il broncio. “Ma io ho fame! Non ho fatto colazione
apposta per mangiare i muffin!”
“Niente
dolce, non si discute!” Elena fu categorica.
Le
lanciai una occhiata di fuoco e, digrignando i denti e
sbattendo i piedi, andai a posare le mie cose nella stanza dietro il
bancone
della reception.
“Mi
farà diventare una fottuta acciuga.” Ringhiai.
Flavia
rise a quelle parole.
Sistemai
le mie cose e poi sbirciai dalla porta.
La
mora mi sorrise ancora, questa volta divertita. “Se ne
è andata, via libera!”
“Magnifico!”
esclamai e partii a razzo in direzione delle
cucine.
Salutai
Carmen, la pasticciera e rubai due deliziosi
dolcetti.
Ridendo
malignamente feci dietrofront e lì incontrai
James.
Alzò
gli occhi al cielo. “Non cambierai mai.”
“Non
ho fatto colazione!” ripetei indignata e lui
sorrise.
“Chissà
perché non ci credo. Dicesti la stessa cosa a New
York, e dopo una Full English Breakfast mangiasti anche dei pancake
nemmeno due
ore dopo.
Quando
ti vidi stentavo a crederci! Con una colazione
all’inglese stai bene per tutta la giornata!”
“Fai
sul serio?” domandò la giovane al bancone.
“Certo
che si! Sirio quel giorno la guardò con occhi
grandi come piattini. E sai lui quanto mangia.”
Aggrottai
la fronte. “Quante storie.”
Un
sorriso dell’uomo dietro Jamie mi distrasse: le labbra
piene e a cuore si tendevano su denti bianchi e perfetti, per il resto
il volto
era quasi coperto da un bel paio di occhiali da sole e folti capelli
mossi e
scuri gli coprivano la fronte.
Inclinai
la testa di lato. Dove l’avevo già visto?
Una
pacca sul sedere mi distrasse e mi fece avvampare.
“Buongiorno
dolcezza!”
E
chi poteva essere se non Sirio?
“Tu
– gli puntai un dito contro – fai ancora una cosa
del
genere e giuro che ti faccio diventare una voce bianca!”
Il
ragazzo alzò le mani in segno di resa, sorridendo.
Sospirai
continuando a sbocconcellare la mia delizia
preferita. “Vado a lavorare, così stasera posso
fare la mia personalissima
maratona.”
“Che
maratona?”
“Quella
di “Sherlock”, ovviamente! Vedrò tutti e
sei gli
episodi, in attesa della terza stagione!” esclamai entusiasta
del mio piano per
la serata.
I
ragazzi si scambiarono uno sguardo che non riuscii a
decifrare e allora chiesi delucidazioni.
“Vedi
Lela… c’è una cosa che Elena non ti ha
detto.”
Iniziò Sirio.
James,
vedendo il suo compare in difficoltà, venne in suo
soccorso: mi disse che l’intero cast di
“Sherlock” era atteso in quei giorni
per girare una specie di spin-off della serie.
Un
trillo mi fece sussultare. Mark Gatiss,
Martin Freeman e Benedict Cumberbatch sono proprio di
fronte a me, ragazzi.
Il
messaggio era diretto a me, ma i due si sporsero per
leggere e io sfiatai in un semplice “Oh.”
Merda.
Merda. Merda!
Avevano
sentito tutto. TUTTO!
Avevo
parlato in inglese per non fare capire a nessuno
quello che dicevo; ma non è servito assolutamente a nulla!
Bene.
Benissimo. Dopo l’ennesima figura di merda vado ad eclissarmi
vergognosamente
il più lontano possibile da qui.
Scrissi in fretta la
risposta e quasi corsi via, seguita dai ragazzi sghignazzanti.
***
L’uomo
vide i tre ragazzi confabulare nella loro lingua e
un sorriso ancora più ampio si espanse sul suo viso.
Il
suo sguardo si soffermò sulla giovane con i capelli
scuri e incredibilmente lunghi che sbiancò e
avvampò quasi contemporaneamente.
Era
lei.
Non
c’erano dubbi.
Un
attimo e la sua mente fu proiettata in quel giorno
nella Grande Mela, dove la stessa ragazza gli chiedeva timidamente un
autografo
e poi posava in un lampo le labbra carnose e invitanti sulle sue.
Aveva
subito riconosciuto il sapore del cocco, molto
probabilmente burro cacao, e un sottile odore di limoni e ibisco lo
circondò
per un lunghissimo secondo prima che la sua squillante risata lo
facesse
rinsavire e portare due dita alla bocca.
Proprio
quando il taxi ripartì sgommando vide un
cartoncino per terra. Non appena lo lesse come un fulmine a ciel sereno
fu
colpito da un’idea…
“È
di quella ragazza che parlavi qualche settimana fa,
Ben?” chiese Martin curioso.
Il
famoso attore si limitò a sorridere ed annuire, mentre
anche il biondo e Mark la guardavano allontanarsi con i due ragazzi
mori.
***
Non
mi feci vedere per tutta la giornata.
La
vergogna mi investiva a ondate, e neanche la fame che sentivo
mi fece allontanare da quella stanza piena di profumi e oli per i
massaggi.
Elena
entrò di soppiatto, posando un panino e una
bottiglietta d’acqua sul primo ripiano libero.
“Mi
dispiace non avertelo detto. Non volevo che ti
creassi qualche… illusione.” Sospirò.
“Lo
sai che sono una ragazza con la testa ben ancorata
sulle spalle e i piedi per terra. Mi credete tutti così
ingenua? Lo so che non
devo aspettarmi niente da lui! Benedict ha 36 anni e io 21. Come potrei
sperare
in qualcosa di più?”chiesi voltandomi a guardarla.
Lei
ricambiava il mio sguardo mortificata.
“Ho
fatto una gran figura di merda, sai? Come potrò
avvicinarmi a loro per chiedere un autografo, adesso?!”
continuai disperata.
La
bionda sorrise, rianimandosi. “Tranquilla. Vedrai che
ci riuscirai.”
Brontolai
qualcosa di inintelligibile con la bocca troppo
impegnata a masticare il mio pranzo.
“Comunque
sia, penso che farai bene a prepararti
psicologicamente, perché credo proprio che verranno alla SPA
prima o poi.”
“Lo
so.”
Restammo
in silenzio per un po’, poi chiesi notizie di
Lily.
“È
all’università. Ha detto che finirà
alle quattro.”
Annuii
e lei, dopo un bacio sulla guancia, se ne andò
lasciandomi sola con i miei pensieri.
***
La
giornata di San Valentino passò senza eventi degni di
nota.
In
quella settimana io e i miei amici avevamo spiato di
continuo il set e fatto foto su foto che custodivamo gelosamente.
Ah,
vedere Benedict con il Belstaff scuro di Sherlock e i
riccioli corvini che si scompigliavano per il vento fu davvero
bellissimo. Lui
e Martin fuori dal set facevano tanto ridere; addirittura il biondo
Watson si
gettò in una immaginaria schitarrata** dalle scale
dell’ingresso dell’albergo!
Poi
quando veniva chiamato il ciak abbandonavano la loro
aria scherzosa e si immedesimavano nei loro personaggi.
Erano
strabilianti, passavano da un momento di euforia a
uno serio in un battito di ciglia!
“Dai
Lela, metti questo!” la voce di Lily mi fece
sussultare e tornare alla realtà.
Le
mie amiche erano a dir poco elettrizzate di passare la
loro prima festa degli innamorati con James e Sirio; io invece avrei
suonato il
violino per un po’ fino all’arrivo del dj.
Indossai
il vestito rosso che mi porgeva la mia amica e
finalmente potei guardarmi allo specchio: Elena mi aveva acconciato i
capelli
in modo che ricadessero alle mie spalle in morbidi boccoli e Lily mi
aveva
truccata in modo leggero, evidenziando però le mie labbra
con un bel rossetto
rosso.
“Potresti
benissimo fare le pubblicità per i rossetti,
sai?” disse Elena facendomi imbarazzare parecchio.
“Dai,
andate o farete tardi!” le spronai a lasciare la
camera e loro sorridendo emozionate filarono via.
Io
invece restai ancora così in piedi a guardarmi
critica. Le scarpe con il tacco slanciavano le mie gambe; e lo scollo a
V
risaltava il seno in maniera perfetta.
Ero
bella quella sera e stentavo a crederci.
Presi
lo strumento e uscii sorridendo dirigendomi in
sala.
Mi
fermai nella hall e presi bei respiri.
Percorsi
il corridoio e a testa alta entrai nell’ampia
sala.
Quasi
tutti i tavoli erano occupati dalla cast e dalla
crew della famosa serie tv inglese, gli altri invece erano occupati da
qualche
parente dei miei amici.
Per
quelle settimane l’intera struttura era stata
occupata dagli Inglesi e quindi praticamente blindata per poter girare
in santa
pace.
I
miei amici mi diedero il benvenuto applaudendo forte e
fischiando e io sorrisi divertita.
***
Dei
fischi acuti fecero girare le persone del grande
tavolo. Una bellissima ragazza con un elegante vestito cremisi era
salita su un
soppalco ed ora era intenta ad accordare il bel violino scuro.
“Guarda,
la tua bella è anche talentuosa!”
esclamò Mark,
e il suo compagno annuì.
Benedict
non disse niente, la guardò suonare i brani più
disparati, da Mozart a Chopin passando per Paganini.
“È
davvero molto brava… potremmo chiederle di girare
qualche scena! Che ne dici Mark?” Steven era a dir poco
sbalordito e mille idee
vorticavano nella sua mente di troll.
Dopo
una buona mezz’ora si fermò ed ella chiese se
volevano che suonasse qualche cosa in particolare.
Molte
voci si confondevano, ma un bambino di al massimo
sei anni si avvicinò alla giovane e pigolò
qualcosa.
“Ma
certo che la conosco! Elena, vieni, mi serve il tuo
aiuto.”
La
sua amica bionda si alzò ed andò a sistemarsi al
magnifico pianoforte nero.
Attaccarono
un motivetto allegro che conoscevano i più
giovani. Il figlio di Rupert, Isaac*** esclamò:
“Ehi, questo è “Il sakè di
Binks” di “One Piece”!”
La
canzone finì e le due, inchinandosi, scesero dal palco
improvvisato.
La
mora si diresse ad un tavolo specifico, dove si
trovavano quattro persone: i proprietari dell’albergo e
quelli che erano
sicuramente i genitori di “Lela”, come
l’avevano soprannominata gli Inglesi.
Il
famoso attore non le toglieva gli occhi di dosso,
guardava il sorriso della ragazza che si allargava quando la madre o il
padre
le rivolgevano sguardi a dir poco orgogliosi.
“Ti
ha proprio stregata, quella ragazzina.” Constatò
Martin,
seduto a fianco del suo compare di avventura.
Il
riccio non rispose, si limitò a scrollare le spalle e
bagnarsi le labbra con del vino rosso.
***
Mi
sentivo osservata.
Mi
guardavo intorno discretamente, alla ricerca di quello
sguardo scrutatore, quando incrociai i miei occhi con quelli di
Benedict.
Abbassai
subito la testa, arrossendo imbarazzata.
“Manu,
noi ce ne andiamo.” Fece mamma indossando il
cappotto.
“Di
già? Non è nemmeno mezzanotte!”
“Io
domani devo andare al lavoro.” Disse papà.
Sospirai.
“Ok, allora ci vediamo domani. Io resto a
dormire qui.”
“Va
bene, buonanotte.” I miei se ne andarono mano nella
mano, e vedendo i miei amici ballare non li disturbai, preferendo
andare fuori
in giardino per una passeggiata.
Mi
inoltrai nel viale scarsamente illuminato, aspirando a
pieni polmoni l’odore dell’erba appena tagliata e
riempiendomi gli occhi dei
colori spenti delle foglie delle querce e degli aceri.
Arrivai
ad un piccolo gazebo tutto di legno e osservai la
città illuminata in lontananza; un bel contrasto con
l’oscurità che mi
avvolgeva.
In
quel momento la canzone di Tiziano Ferro “L’amore
è
una cosa semplice” lasciò il posto alla stupenda
voce di Beyoncè con la sua “Halo”.
Due
braccia muscolose mi avvolsero la vita e mi
irrigidii.
“È
da tantissimo tempo che aspettavo di beccarti sola,
sai?”
Una
sensualissima voce roca mormorò queste parole al mio
orecchio e a malapena riuscii a contenere un brivido.
Mi
girai cautamente, e due polle verdi ricambiarono il mio
sguardo, sorridendomi.
Benedict
si mosse cautamente a tempo di musica,
trascinandomi con sé.
Allacciai
le mani dietro al suo collo e posai la fronte
sul suo ampio petto, sospirando felice.
Il
cuore mi batteva così forte che lo sentivo nelle
orecchie; e il calore del suo corpo (insieme al suo profumo) mi
avvolgeva come
una coperta.
Avevo
lo stomaco sottosopra.
Altro
che farfalle, questi sono veri e propri pipistrelli! Pensai
divertita.
Il
mio primo lento fra le braccia di Benedict
Cumberbatch. Cosa potevo chiedere di più?!
All’improvviso,
il riccio mise fine al ballo e mi fece
alzare il volto verso il suo per sfiorarmi le labbra con le proprie.
Rimasi
rigida come un baccalà e lui mi rivolse uno
sguardo divertito.
“È
la stessa cosa che ho provato io quando mi hai baciata.”
Affermò l’uomo.
Sentii
le mie guance andare a fuoco e non risposi.
Lo
attirai di nuovo a me e gemetti quando le nostre
labbra si incontrarono ancora.
Facemmo
danzare le lingue lentamente, seguendo un ritmo
tutto nostro e affondai le dita nei morbidi capelli mossi di Ben.
Lui
fece la stessa cosa, accarezzandomi piano la nuca e
io mugolai nella sua bocca. Aveva trovato il mio punto debole.
Con
dei piccoli schiocchi e morsetti sulle labbra gonfie
ci separammo e Ben mi strinse forte a sé.
Io
risi felice.
Una
lacrima mi solcò una guancia, ma la asciugai rapida. Non
volevo che pensasse che io ero una frignona.
Ci
baciammo ancora e ancora e rabbrividii; un po’ per
tutte le emozioni che stavo provando, un po’ per il freddo.
Ben
insistette per tornare dentro e io non opposi
resistenza.
Prima
che lui salisse le scale che portavano all’ingresso
del palazzo lo fermai.
L’attore
mi rivolse uno sguardo interrogativo.
Presi
il coraggio a due mani e lo guardai da sotto in su.
“Benedict, mi dai un altro bacio?” pigolai.
In
tutta risposta, sorrise stordendomi e posò la sua
grande mano curata sulla mia guancia.
“Puoi
chiederne quanti ne vuoi.” Sussurrò.
Passò
di nuovo il braccio attorno alla mia schiena e
prese possesso della mia bocca in modo passionale, lasciandomi senza
fiato.
“Wow.”
Sfiatai non appena mi lasciò andare.
L’uomo
fece un sorriso malizioso e mi accompagnò alla mia
camera dove, con un altro bacio, mi augurò la buonanotte.
***
Passò
in fretta un mese, e a parte mangiarci la faccia a
vicenda, non facevamo altro. Benedict mi riempiva di coccole e
attenzioni e per
questo giravo per casa con un sorriso ebete sulla faccia;
finché non arrivò il
giorno della partenza.
Ormai
tutta la crew era già partita per sistemare le
attrezzature per iniziare a girare il primo episodio della terza
stagione della
fortunata serie televisiva.
Il
riccio mi prese in disparte e lentamente fece scorrere
le sue dita sul mio viso.
Nonostante
vedessi appannato per via delle lacrime, gli
regalai un sorriso.
“Sono
sicuro che ci rivedremo. – affermò risoluto
– non appena
avrò un momento libero verrò da te.”
Due
grosse lacrime scivolarono sulle mie gote. “Non devi
sentirti obbligato. Mi rendo conto che io sono solo… una
ragazzina. Capirò se
vorrai uscire con altre donne.”
Mi
tappò la bocca con un bacio e poi mi squadrò
serio. “Non
voglio sentire queste sciocchezze uscire dalla tua bocca. Non
c’è e non ci sarà
nessun’altra!”
A
quelle parole affondai il viso nel suo petto e piansi
tutte le lacrime che avevo. “Sarò qui
finché tu lo vorrai, Benedict.” Mormorai tra
i singhiozzi che scuotevano il mio corpo.
Lui
sorrise e mi lasciò andare a malincuore.
Salì
sulla macchina che lo avrebbe portato all’aeroporto e
lo salutai finche il veicolo svoltò una curva, sparendo alla
mia vista.
Portai
una mano alla bocca per soffocare il pianto e le
ragazze mi abbracciarono stretta.
Mi
portarono di nuovo dentro e senza una parola mi
servirono del tè con una goccia di latte; poi, Elena mi
porse una busta.
Guardai
all’interno e risi. Benedict aveva fatto
sviluppare tutte le foto che avevamo fatto insieme e in più
c’erano gli
autografi di tutto il cast.
Il
cellulare mi avvisò dell’arrivo di un messaggio e
non
appena lo lessi il mio cuore per poco non scoppiò di
felicità.
Ho
i
negativi di tutte le foto, spero non ti dispiaccia! :)
questo é il mio numero personale, chiamami
quando vuoi, ok? Già mi
manchi, piccola… ma che mi hai fatto?! Mi aspetterai, vero?
Perché io sarò sempre
qui per te. Un bacio :* BC
*ovviamente cognome inventato
**ho letto su internet che nelle pause tra una scena e l'altra, Martin faceva finta di suonare una chitarra! XD
***non so se il figlio di Rupert Graves sia un amante di One Piece, ma... oh, andiamo, non siate così pignoli! ;D
Ciao a tutti!
ah, questa OS è stata un parto vero e proprio! alcune scene sono state davvero molto difficili da scrivere, ma non mi dispiace quello che è uscito fuori. :)
che dire di più... ah si, io non suono il violino, purtroppo. -.-" però, visto che è uno strumento che mi piace davvero molto l'ho inserito. e poi, che cos'è una fanfiction se non un'opera di fantasia?! allora mi son detta: "Devo assolutamente far diventare la protagonista una violinista!" XD
Bon, con questo ho finito! spero davvero di ricevere delle recensioni; perchè con l'altra mia storia, nonostante le tante visualizzazioni nessuno ha lasciato un proprio parere. non siate timidi, miei cari lettori! nessuno morde, tanto meno io! XP
un grande abbraccio virtuale a voi tutti!
Elasia <3 *rotola nel suo angolo oscuro*