Fanfic su attori > Cast Sherlock
Ricorda la storia  |      
Autore: Elasia    06/05/2013    4 recensioni
Benedict Cumberbatch è in Italia per girare un fantomatico spin-off della seria tv "Sherlock" e incontrerà qualcuno che ha già conosciuto prima...
Dalla storia: "Il suo sguardo si soffermò sulla giovane con i capelli scuri e incredibilmente lunghi che sbiancò e avvampò quasi contemporaneamente.
Era lei.
Non c’erano dubbi.
Un attimo e la sua mente fu proiettata in quel giorno nella Grande Mela, dove la stessa ragazza gli chiedeva timidamente un autografo e poi posava in un lampo le labbra carnose e invitanti sulle sue."
Attenzione!!!! Seguito de: "Di viaggi improvvisi e baci rubati"
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Benedict Cumberbatch, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Eccomi di nuovo qui con una nuova OS! é la continuazione di "Di viaggi improvvisi e baci rubati" quindi se non leggete quella storia, sarà difficile capire questa ci sono cambi di POV alternati, spero che questo non vi confonda... ci vediamo in fondo! ;)




        HALO

Erano ormai passati più di tre mesi da quell’incontro a New York. Avevo passato i giorni più belli della mia vita in compagnia dei miei amici che non facevano altro che punzecchiarsi tra di loro per catturare l’uno l’attenzione dell’altra.

***

Ad Halloween partecipammo ad una festa organizzata dall’hotel; io vestita da vampira (con tanto di lenti a contatto rosse), Lily si vestì da strega ed Elena da sposa cadavere. James e Sirio si vestirono uno da Mangiamorte e l’altro da Albus Silente.

Appena lo vedemmo io e le ragazze scoppiammo a ridere: era davvero buffo con la lunga barba e il cappello a punta… per non parlare del vestito! Blu cobalto con una stampa di stelline e pesciolini.

Dove l’aveva trovato non si sapeva. Sirio non aveva voluto dircelo.

Anche il giorno del mio ventunesimo compleanno passò ballando e cantando, ma sentivo la delusione farsi spazio dentro di me.

Non facevo altro che guardare quel piccolo biglietto da visita.

Ti devo un bacio. BC

Se proprio ci teneva, poteva benissimo venire in albergo, visto che mi aveva mandato la rivista con la sua intervista e le foto.

Mi rassegnai definitivamente quando l’8 novembre, il giorno dopo dei festeggiamenti, ci imbarcammo per fare ritorno a casa.

Elena sapeva il motivo del mio turbamento, ma non aveva detto niente e per questo le ero grata. Non mi andava di discutere.

“Dai Manu, probabilmente sarà partito prima che potesse rintracciarti di nuovo. E poi non è detto che fosse serio…” mormorò cauta la rossa.

Mi rigirai per guardare dietro il mio posto. “Certo che lo so! Non sono tanto credulona, cazzo!” esclamai forse un po’ troppo violentemente.

Al suo sguardo mortificato sospirai. “Ti chiedo scusa, Lily. Non era mia intenzione sbottare così. Vi chiedo solo di archiviare la cosa e di non parlarne più. Per favore.”

La ragazza annuì, guardandomi mortificata.

***

Arrivai all’hotel di proprietà dei genitori di Elena e parcheggiai nello spiazzo addetto al personale.

San Valentino si avvicinava, quindi c’era un bel po’ di fermento in più.

Detestavo il 14 febbraio.

I ragazzi ci scherzavano su perché dicevano che visto che non avevo nessuno con cui festeggiarlo diventavo sempre di malumore e ringhiavo come un mastino con la rabbia ad ogni coppietta che vedevo, loro inclusi.

Eh si, alla fine, dopo molti tira e molla, i ragazzi si erano dichiarati!

La notte di Capodanno, prese le loro partner Lily ed Elena, con un bacio mozzafiato sotto magnifici fuochi d’artificio urlarono alla notte e al nuovo anno il proprio amore.

Un sorriso si fece spazio sul mio viso. Ero davvero molto contenta per loro; e anche molto sollevata, perché per ogni problema si rivolgevano a me e alla lunga era stressante. Molto stressante.

“Buongiorno!” esclamai entrando nell’edificio.

Flavia, la receptionist, salutò con la mano per poi rispondere ad una domanda di un cliente che stava firmando dei documenti.

Tre uomini erano appoggiati al bancone di marmo: due alti e mori e uno basso e biondo.

“Emanuela, cara!” la madre di Elena, bellissima e biondissima come la figlia, mi venne incontro con un caloroso sorriso.

“Buongiorno, signora!” mi guardai furtivamente intorno e bisbigliai: “Sa se la cuoca ha fatto i suoi deliziosi muffin al cioccolato?”

Una voce alterata fermò la donna che stava per rispondere.

“Emanuela Bestranti*, sei a dieta!” urlò Elena appena sbucata fuori da un ascensore.

Con la coda dell’occhio vidi che i tre uomini si erano girati verso di noi.

Misi il broncio. “Ma io ho fame! Non ho fatto colazione apposta per mangiare i muffin!”

“Niente dolce, non si discute!” Elena fu categorica.

Le lanciai una occhiata di fuoco e, digrignando i denti e sbattendo i piedi, andai a posare le mie cose nella stanza dietro il bancone della reception.

“Mi farà diventare una fottuta acciuga.” Ringhiai.

Flavia rise a quelle parole.

Sistemai le mie cose e poi sbirciai dalla porta.

La mora mi sorrise ancora, questa volta divertita. “Se ne è andata, via libera!”

“Magnifico!” esclamai e partii a razzo in direzione delle cucine.

Salutai Carmen, la pasticciera e rubai due deliziosi dolcetti.

Ridendo malignamente feci dietrofront e lì incontrai James.

Alzò gli occhi al cielo. “Non cambierai mai.”

“Non ho fatto colazione!” ripetei indignata e lui sorrise.

“Chissà perché non ci credo. Dicesti la stessa cosa a New York, e dopo una Full English Breakfast mangiasti anche dei pancake nemmeno due ore dopo.

Quando ti vidi stentavo a crederci! Con una colazione all’inglese stai bene per tutta la giornata!”

“Fai sul serio?” domandò la giovane al bancone.

“Certo che si! Sirio quel giorno la guardò con occhi grandi come piattini. E sai lui quanto mangia.”

Aggrottai la fronte. “Quante storie.”

Un sorriso dell’uomo dietro Jamie mi distrasse: le labbra piene e a cuore si tendevano su denti bianchi e perfetti, per il resto il volto era quasi coperto da un bel paio di occhiali da sole e folti capelli mossi e scuri gli coprivano la fronte.

Inclinai la testa di lato. Dove l’avevo già visto?

Una pacca sul sedere mi distrasse e mi fece avvampare.

“Buongiorno dolcezza!”

E chi poteva essere se non Sirio?

“Tu – gli puntai un dito contro – fai ancora una cosa del genere e giuro che ti faccio diventare una voce bianca!”

Il ragazzo alzò le mani in segno di resa, sorridendo.

Sospirai continuando a sbocconcellare la mia delizia preferita. “Vado a lavorare, così stasera posso fare la mia personalissima maratona.”

“Che maratona?”

“Quella di “Sherlock”, ovviamente! Vedrò tutti e sei gli episodi, in attesa della terza stagione!” esclamai entusiasta del mio piano per la serata.

I ragazzi si scambiarono uno sguardo che non riuscii a decifrare e allora chiesi delucidazioni.

“Vedi Lela… c’è una cosa che Elena non ti ha detto.” Iniziò Sirio.

James, vedendo il suo compare in difficoltà, venne in suo soccorso: mi disse che l’intero cast di “Sherlock” era atteso in quei giorni per girare una specie di spin-off della serie.

Un trillo mi fece sussultare. Mark Gatiss, Martin Freeman e Benedict Cumberbatch sono proprio di fronte a me, ragazzi.

Il messaggio era diretto a me, ma i due si sporsero per leggere e io sfiatai in un semplice “Oh.”

Merda. Merda. Merda!

Avevano sentito tutto. TUTTO!

Avevo parlato in inglese per non fare capire a nessuno quello che dicevo; ma non è servito assolutamente a nulla!

Bene. Benissimo. Dopo l’ennesima figura di merda vado ad eclissarmi vergognosamente il più lontano possibile da qui. Scrissi in fretta la risposta e quasi corsi via, seguita dai ragazzi sghignazzanti.

***

L’uomo vide i tre ragazzi confabulare nella loro lingua e un sorriso ancora più ampio si espanse sul suo viso.

Il suo sguardo si soffermò sulla giovane con i capelli scuri e incredibilmente lunghi che sbiancò e avvampò quasi contemporaneamente.

Era lei.

Non c’erano dubbi.

Un attimo e la sua mente fu proiettata in quel giorno nella Grande Mela, dove la stessa ragazza gli chiedeva timidamente un autografo e poi posava in un lampo le labbra carnose e invitanti sulle sue.

Aveva subito riconosciuto il sapore del cocco, molto probabilmente burro cacao, e un sottile odore di limoni e ibisco lo circondò per un lunghissimo secondo prima che la sua squillante risata lo facesse rinsavire e portare due dita alla bocca.

Proprio quando il taxi ripartì sgommando vide un cartoncino per terra. Non appena lo lesse come un fulmine a ciel sereno fu colpito da un’idea…

“È di quella ragazza che parlavi qualche settimana fa, Ben?” chiese Martin curioso.

Il famoso attore si limitò a sorridere ed annuire, mentre anche il biondo e Mark la guardavano allontanarsi con i due ragazzi mori.

***

Non mi feci vedere per tutta la giornata.

La vergogna mi investiva a ondate, e neanche la fame che sentivo mi fece allontanare da quella stanza piena di profumi e oli per i massaggi.

Elena entrò di soppiatto, posando un panino e una bottiglietta d’acqua sul primo ripiano libero.

“Mi dispiace non avertelo detto. Non volevo che ti creassi qualche… illusione.” Sospirò.

“Lo sai che sono una ragazza con la testa ben ancorata sulle spalle e i piedi per terra. Mi credete tutti così ingenua? Lo so che non devo aspettarmi niente da lui! Benedict ha 36 anni e io 21. Come potrei sperare in qualcosa di più?”chiesi voltandomi a guardarla.

Lei ricambiava il mio sguardo mortificata.

“Ho fatto una gran figura di merda, sai? Come potrò avvicinarmi a loro per chiedere un autografo, adesso?!” continuai disperata.

La bionda sorrise, rianimandosi. “Tranquilla. Vedrai che ci riuscirai.”

Brontolai qualcosa di inintelligibile con la bocca troppo impegnata a masticare il mio pranzo.

“Comunque sia, penso che farai bene a prepararti psicologicamente, perché credo proprio che verranno alla SPA prima o poi.”

“Lo so.”

Restammo in silenzio per un po’, poi chiesi notizie di Lily.

“È all’università. Ha detto che finirà alle quattro.”

Annuii e lei, dopo un bacio sulla guancia, se ne andò lasciandomi sola con i miei pensieri.

***

La giornata di San Valentino passò senza eventi degni di nota.

In quella settimana io e i miei amici avevamo spiato di continuo il set e fatto foto su foto che custodivamo gelosamente.

Ah, vedere Benedict con il Belstaff scuro di Sherlock e i riccioli corvini che si scompigliavano per il vento fu davvero bellissimo. Lui e Martin fuori dal set facevano tanto ridere; addirittura il biondo Watson si gettò in una immaginaria schitarrata** dalle scale dell’ingresso dell’albergo!

Poi quando veniva chiamato il ciak abbandonavano la loro aria scherzosa e si immedesimavano nei loro personaggi.

Erano strabilianti, passavano da un momento di euforia a uno serio in un battito di ciglia!

“Dai Lela, metti questo!” la voce di Lily mi fece sussultare e tornare alla realtà.

Le mie amiche erano a dir poco elettrizzate di passare la loro prima festa degli innamorati con James e Sirio; io invece avrei suonato il violino per un po’ fino all’arrivo del dj.

Indossai il vestito rosso che mi porgeva la mia amica e finalmente potei guardarmi allo specchio: Elena mi aveva acconciato i capelli in modo che ricadessero alle mie spalle in morbidi boccoli e Lily mi aveva truccata in modo leggero, evidenziando però le mie labbra con un bel rossetto rosso.

“Potresti benissimo fare le pubblicità per i rossetti, sai?” disse Elena facendomi imbarazzare parecchio.

“Dai, andate o farete tardi!” le spronai a lasciare la camera e loro sorridendo emozionate filarono via.

Io invece restai ancora così in piedi a guardarmi critica. Le scarpe con il tacco slanciavano le mie gambe; e lo scollo a V risaltava il seno in maniera perfetta.

Ero bella quella sera e stentavo a crederci.

Presi lo strumento e uscii sorridendo dirigendomi in sala.

Mi fermai nella hall e presi bei respiri.

Percorsi il corridoio e a testa alta entrai nell’ampia sala.

Quasi tutti i tavoli erano occupati dalla cast e dalla crew della famosa serie tv inglese, gli altri invece erano occupati da qualche parente dei miei amici.

Per quelle settimane l’intera struttura era stata occupata dagli Inglesi e quindi praticamente blindata per poter girare in santa pace.

I miei amici mi diedero il benvenuto applaudendo forte e fischiando e io sorrisi divertita.

***

Dei fischi acuti fecero girare le persone del grande tavolo. Una bellissima ragazza con un elegante vestito cremisi era salita su un soppalco ed ora era intenta ad accordare il bel violino scuro.

“Guarda, la tua bella è anche talentuosa!” esclamò Mark, e il suo compagno annuì.

Benedict non disse niente, la guardò suonare i brani più disparati, da Mozart a Chopin passando per Paganini.

“È davvero molto brava… potremmo chiederle di girare qualche scena! Che ne dici Mark?” Steven era a dir poco sbalordito e mille idee vorticavano nella sua mente di troll.

Dopo una buona mezz’ora si fermò ed ella chiese se volevano che suonasse qualche cosa in particolare.

Molte voci si confondevano, ma un bambino di al massimo sei anni si avvicinò alla giovane e pigolò qualcosa.

“Ma certo che la conosco! Elena, vieni, mi serve il tuo aiuto.”

La sua amica bionda si alzò ed andò a sistemarsi al magnifico pianoforte nero.

Attaccarono un motivetto allegro che conoscevano i più giovani. Il figlio di Rupert, Isaac*** esclamò: “Ehi, questo è “Il sakè di Binks” di “One Piece”!”

La canzone finì e le due, inchinandosi, scesero dal palco improvvisato.

La mora si diresse ad un tavolo specifico, dove si trovavano quattro persone: i proprietari dell’albergo e quelli che erano sicuramente i genitori di “Lela”, come l’avevano soprannominata gli Inglesi.

Il famoso attore non le toglieva gli occhi di dosso, guardava il sorriso della ragazza che si allargava quando la madre o il padre le rivolgevano sguardi a dir poco orgogliosi.

“Ti ha proprio stregata, quella ragazzina.” Constatò Martin, seduto a fianco del suo compare di avventura.

Il riccio non rispose, si limitò a scrollare le spalle e bagnarsi le labbra con del vino rosso.

***

Mi sentivo osservata.

Mi guardavo intorno discretamente, alla ricerca di quello sguardo scrutatore, quando incrociai i miei occhi con quelli di Benedict.

Abbassai subito la testa, arrossendo imbarazzata.

“Manu, noi ce ne andiamo.” Fece mamma indossando il cappotto.

“Di già? Non è nemmeno mezzanotte!”

“Io domani devo andare al lavoro.” Disse papà.

Sospirai. “Ok, allora ci vediamo domani. Io resto a dormire qui.”

“Va bene, buonanotte.” I miei se ne andarono mano nella mano, e vedendo i miei amici ballare non li disturbai, preferendo andare fuori in giardino per una passeggiata.

Mi inoltrai nel viale scarsamente illuminato, aspirando a pieni polmoni l’odore dell’erba appena tagliata e riempiendomi gli occhi dei colori spenti delle foglie delle querce e degli aceri.

Arrivai ad un piccolo gazebo tutto di legno e osservai la città illuminata in lontananza; un bel contrasto con l’oscurità che mi avvolgeva.

In quel momento la canzone di Tiziano Ferro “L’amore è una cosa semplice” lasciò il posto alla stupenda voce di Beyoncè con la sua “Halo”.

Due braccia muscolose mi avvolsero la vita e mi irrigidii.

“È da tantissimo tempo che aspettavo di beccarti sola, sai?”

Una sensualissima voce roca mormorò queste parole al mio orecchio e a malapena riuscii a contenere un brivido.

Mi girai cautamente, e due polle verdi ricambiarono il mio sguardo, sorridendomi.

Benedict si mosse cautamente a tempo di musica, trascinandomi con sé.

Allacciai le mani dietro al suo collo e posai la fronte sul suo ampio petto, sospirando felice.

Il cuore mi batteva così forte che lo sentivo nelle orecchie; e il calore del suo corpo (insieme al suo profumo) mi avvolgeva come una coperta.

Avevo lo stomaco sottosopra.

Altro che farfalle, questi sono veri e propri pipistrelli! Pensai divertita.

Il mio primo lento fra le braccia di Benedict Cumberbatch. Cosa potevo chiedere di più?!

All’improvviso, il riccio mise fine al ballo e mi fece alzare il volto verso il suo per sfiorarmi le labbra con le proprie.

Rimasi rigida come un baccalà e lui mi rivolse uno sguardo divertito.

“È la stessa cosa che ho provato io quando mi hai baciata.” Affermò l’uomo.

Sentii le mie guance andare a fuoco e non risposi.

Lo attirai di nuovo a me e gemetti quando le nostre labbra si incontrarono ancora.

Facemmo danzare le lingue lentamente, seguendo un ritmo tutto nostro e affondai le dita nei morbidi capelli mossi  di Ben.

Lui fece la stessa cosa, accarezzandomi piano la nuca e io mugolai nella sua bocca. Aveva trovato il mio punto debole.

Con dei piccoli schiocchi e morsetti sulle labbra gonfie ci separammo e Ben mi strinse forte a sé.

Io risi felice.

Una lacrima mi solcò una guancia, ma la asciugai rapida. Non volevo che pensasse che io ero una frignona.

Ci baciammo ancora e ancora e rabbrividii; un po’ per tutte le emozioni che stavo provando, un po’ per il freddo.

Ben insistette per tornare dentro e io non opposi resistenza.

Prima che lui salisse le scale che portavano all’ingresso del palazzo lo fermai.

L’attore mi rivolse uno sguardo interrogativo.

Presi il coraggio a due mani e lo guardai da sotto in su. “Benedict, mi dai un altro bacio?” pigolai.

In tutta risposta, sorrise stordendomi e posò la sua grande mano curata sulla mia guancia.

“Puoi chiederne quanti ne vuoi.” Sussurrò.

Passò di nuovo il braccio attorno alla mia schiena e prese possesso della mia bocca in modo passionale, lasciandomi senza fiato.

“Wow.” Sfiatai non appena mi lasciò andare.

L’uomo fece un sorriso malizioso e mi accompagnò alla mia camera dove, con un altro bacio, mi augurò la buonanotte.

***

Passò in fretta un mese, e a parte mangiarci la faccia a vicenda, non facevamo altro. Benedict mi riempiva di coccole e attenzioni e per questo giravo per casa con un sorriso ebete sulla faccia; finché non arrivò il giorno della partenza.

Ormai tutta la crew era già partita per sistemare le attrezzature per iniziare a girare il primo episodio della terza stagione della fortunata serie televisiva.

Il riccio mi prese in disparte e lentamente fece scorrere le sue dita sul mio viso.

Nonostante vedessi appannato per via delle lacrime, gli regalai un sorriso.

“Sono sicuro che ci rivedremo. – affermò risoluto – non appena avrò un momento libero verrò da te.”

Due grosse lacrime scivolarono sulle mie gote. “Non devi sentirti obbligato. Mi rendo conto che io sono solo… una ragazzina. Capirò se vorrai uscire con altre donne.”

Mi tappò la bocca con un bacio e poi mi squadrò serio. “Non voglio sentire queste sciocchezze uscire dalla tua bocca. Non c’è e non ci sarà nessun’altra!”

A quelle parole affondai il viso nel suo petto e piansi tutte le lacrime che avevo. “Sarò qui finché tu lo vorrai, Benedict.” Mormorai tra i singhiozzi che scuotevano il mio corpo.

Lui sorrise e mi lasciò andare a malincuore.

Salì sulla macchina che lo avrebbe portato all’aeroporto e lo salutai finche il veicolo svoltò una curva, sparendo alla mia vista.

Portai una mano alla bocca per soffocare il pianto e le ragazze mi abbracciarono stretta.

Mi portarono di nuovo dentro e senza una parola mi servirono del tè con una goccia di latte; poi, Elena mi porse una busta.

Guardai all’interno e risi. Benedict aveva fatto sviluppare tutte le foto che avevamo fatto insieme e in più c’erano gli autografi di tutto il cast.

Il cellulare mi avvisò dell’arrivo di un messaggio e non appena lo lessi il mio cuore per poco non scoppiò di felicità.

Ho i negativi di tutte le foto, spero non ti dispiaccia! :) questo é il mio numero personale, chiamami quando vuoi, ok? Già mi manchi, piccola… ma che mi hai fatto?! Mi aspetterai, vero? Perché io sarò sempre qui per te. Un bacio :* BC

*ovviamente cognome inventato

**ho letto su internet che nelle pause tra una scena e l'altra, Martin faceva finta di suonare una chitarra! XD

***non so se il figlio di Rupert Graves sia un amante di One Piece, ma... oh, andiamo, non siate così pignoli! ;D

Ciao a tutti!

ah, questa OS è stata un parto vero e proprio! alcune scene sono state davvero molto difficili da scrivere, ma non mi dispiace quello che è uscito fuori. :) 

che dire di più... ah si, io non suono il violino, purtroppo. -.-" però, visto che è uno strumento che mi piace davvero molto l'ho inserito. e poi, che cos'è una fanfiction se non un'opera di fantasia?! allora mi son detta: "Devo assolutamente far diventare la protagonista una violinista!" XD

Bon, con questo ho finito! spero davvero di ricevere delle recensioni; perchè con l'altra mia storia, nonostante le tante visualizzazioni nessuno ha lasciato un proprio parere. non siate timidi, miei cari lettori! nessuno morde, tanto meno io! XP

un grande abbraccio virtuale a voi tutti! 

Elasia <3 *rotola nel suo angolo oscuro*

   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Cast Sherlock / Vai alla pagina dell'autore: Elasia