Serie TV > NCIS
Ricorda la storia  |       
Autore: scrittrice in canna    06/05/2013    1 recensioni
Questa storia fa parte della serie: I’m your life and you is my.
Leggere il grande passo. Minimo ultimo capitolo.
Jibbs,Tiva,Mcabby.
Jennifer e Gibbs si riavvicinano in modo particolare al matrimonio di Tony e Ziva.
Purtroppo Jenny sta molto male e urge una donazione di midollo per farla continuare a vivere. Gibbs è compatibile ma l'operazione non va secondo i piani...
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jennifer Shepard, Leroy Jethro Gibbs, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
- Questa storia fa parte della serie 'Prime cose'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Vi invitiamo alla chiesa di
S. Antonio per celebrare la nostra unione.
Cordialmente
Anthony DiNozzo e Ziva David
a
Leroy Jethro Gibbs

 
 
Lo sposo stava aspettando fuori dalla chiesa la sposa mentre salutava tutte le persone che gli saltavano addosso per fargli gli auguri. Ma mancavano ancora due ospiti importanti: Eli David e Anthony DiNozzo Sr.
Ore 11:55.
Eccolo! È arrivato il padre dello sposo.
“Auguri Junior, sapevo che Ziva avrebbe fatto colpo su di te.” azzardò dando due pacche sulla spalla al figlio ed entrando in chiesa. Ma dov’ era Eli?
Ore 11:45
Ziva si stava preparando, le restava il trucco, proprio mentre stava mettendo l’ ultima traccia di cipria sul volto bussarono alla porta:” Tony, non puoi vederla in abito da sposa prima della cerimonia, vai in chiesa!” annunciò Abby dal divanetto nella stanza
“Non sono Anthony, signorina Sciuto!” quella voce era troppo familiare, Ziva aprì la porta e si trovò d’avanti il padre
“Papà? Che ci fai qui?” annunciò la ragazza
“È il giorno più importante della tua vita, dovevo esserci.” abbassò lo sguardo e si rese conto che al collo la ragazza non portava la stella di David di Tali ma un’ altra, diversa con pietre incastonate, di oro bianco.
“È nuova quella? Che fine ha fatto la stella di tua sorella?” la ragazza si guardò per un secondo il petto rendendosi conto di ciò a cui alludeva il padre e rispose: ”Me l’ha regalata il mio fidanzato, quando si è dichiarato… ancora mi ricordo eravamo fuori con Abby e Timmy e…” sospirò, ricordando quella sera, rimase imbambolata per un po’ poi scosse la testa lievemente per non scompigliare la pettinatura, suo padre la guardava con il mezzo sorriso, ma lei lo sapeva, ormai non era più lui ma Gibbs la figura paterna per eccellenza, senza considerare il legame di sangue che legava i David. Oltre tutto lei sapeva che l’ uomo che aveva d’avanti non avrebbe mai voluto vedere la sua prole in vestito bianco, lui avrebbe voluto un uomo in smoking con i suoi tratti per dargli una pacca sulla spalla e dire: vai figliolo e porta avanti la dinastia dei David. Gli faceva quasi ribrezzo che la sua unica figlia favorisse l’andare avanti di un'altra famiglia, che prendesse un altro cognome, quello era l’ unica cosa che la teneva ancora sua, sposandosi sarebbe scomparsa dalla sua vita per sempre. Aveva l’ ultima possibilità. Perderla o ritrovarla. Una sola parola l’ avrebbe avvicinata o allontanata per sempre dal padre biologico. Una sillaba, un piccolo momento di esitazione, uno sguardo. Era il momento della verità. E Ziva lo sapeva.
“Posso avere l’ onore di guidare l’auto della sposa?” forse era la mossa giusta dal momento che la ragazza sorrise e si avviò con il padre fuori dalla porta
“Abby, andiamo, siamo in ritardo.” annunciò andandosene
“La sposa deve essere in ritardo, Aspettami!” gridò mentre raggiungeva l’amica.
Ore 12:00.
Chiesa S. Antonio.
Finalmente s’iniziava ad intravedere una macchina in lontananza e, mentre lo sposo era imbambolato d’avanti la chiesa, il suo testimone lo trascinava dentro. La macchina si fermò e come d’incanto all’entrata di Ziva in chiesa tutti si alzarono, il suo splendido abito bianco conduceva i suoi passi in modo elegante, corpetto lavorato e una gonna che cadeva perfettamente lungo il corpo della ragazza, una flebile luce entrava dalle finestre, una stella di David padroneggiava sulla tovaglia poggiata all’altare, fiori gialli coprivano la navata e inebriavano con un profumo meraviglioso, la damigella con il suo bouquet sorrideva felice, tutto quello che in quei mesi la ragazza aveva progettato sembrava non avere senso, le scarpe, il vestito, i fiori, il tulle. L’unica cosa che riusciva a vedere era lui, immobile, con un sorriso nervoso sulle labbra e le mani incrociate timidamente, ma di una cosa era sicura, i suoi occhi risplendevano di una luce che nemmeno dieci mila soli avrebbero potuto eguagliare, la luce di un uomo innamorato. In prima fila, dal lato dello sposo c’erano Jenny, Gibbs, Palmer, Ducky e Senior. Dal lato di lei una sfilza di persone che nessuno conosceva e che sussurrava in una lingua sconosciuta, Eli fissava il ragazzo che aveva d’avanti pensando:- Ecco l’uomo che vivrà con mia figlia per il resto della sua vita.-. Tutto sembrava non avere senso per i due che vedevano solo l’uno la luce negli occhi dell’altra e viceversa. Credo che per Gibbs fu il momento più emozionante della sua vita perché una lacrima scese dal suo viso nel momento in cui i ragazzi si presero per mano e tutti si sedettero.
“Stai piangendo, Jethro?” chiese Jenny sottovoce con un mezzo sorriso, lui si girò e la vide che lo squadrava, con quei suoi capelli da folletto e lo sguardo furbo, un po’ ironico.
“Non sto piangendo, sto… godendomi il momento.” rispose brancolando nel buio. Quando era con lei le parole uscivano a fatica tanto erano irrilevanti, tanto lei da un solo sguardo capiva tutto. Era sempre riuscita a scrutagli l’anima. Sin da Parigi.
“Oh no, tu ti sei commosso.” lo apostrofò lei, sorrisero.
“Okay, mi hai beccato, sono un romanticone represso.”
Quella sembrò l’ora più lunga del mondo, per tutti. Quel fatidico sì sembrava non arrivare mai, ma quando arrivò tutti piansero commossi, chi applaudiva, chi rideva e chi, come McGee, benediceva Maometto per aver dato fine a quel supplizio che nessuno riusciva a capire, nemmeno lo sposo stesso anche se Ziva l’aveva condotto a cento corsi di ebraico e gli aveva illustrato passo passo tutta la cerimonia ma a Tony non importava molto, l’importate era l’atto in se.
Tuti si alzarono e non appena gli sposi uscirono cominciarono a volare confetti. Mentre i ragazzi s’indirizzavano alla macchina per andare al ristorante Gibbs prese un enorme palloncino con su scritto: 12= Non si possono avere relazioni fra colleghi.
“Tagliatelo.” Ordinò ai due indicando il filo che teneva il palloncino a terra e porgendo un paio di forbici. I due obbedirono e lo videro volare via. Ora le regole erano 50.
Al ristorante i neo coniugi avevano deciso di far sedere tutti i colleghi in un solo tavolo in modo che si potessero ritrovare.
Tutto perfetto, il brindisi, il menù, la famiglia, i padri. Finché non si arrivò alla parte che i single odiavano di più: il primo ballo degli sposi. Mentre la loro canzone veniva inserita e le coppie si preparavano sulla pista da ballo Gibbs e Jenny venivano incitati a ballare da… tutti: “Dai capo, sarà divertente.” Avevano detto i due ragazzi
“Direttore, che ne dice di convincere lei Gibbs?” aveva chiesto Abby. Dopo un po’ i due si convinsero.
“Mi fanno male i piedi.” commentò Jennifer dopo poco
“Io mi sento ridicolo.” Disse lui di rimando
“Invece sei carino, sembri proprio un pinguino, finché non mi pesti i piedi.” rispose lei guardando verso il basso. Risero.
“Se ce ne andiamo?” pensò a voce alta Jethro
“Tony e Ziva non se lo meritano, dobbiamo restare per loro.”
“Almeno possiamo smetterla con quest’assurda scenetta, no?” era alquanto annoiato
“Concordo.” Affermò lei iniziando ad andare verso i tavoli. Era sera, festeggiavano da quella mattina, avevano mangiato ogni sorta di cibo italiano (unico privilegio concesso a Tony) ed erano entrambi distrutti. Si sedettero, Jenny tolse delle briciole invisibili dalla gonna azzurrina e si sistemò la giacca del completo, sbuffò, crollò con la schiena sulla sedia e guardò l’uomo accanto a lei di sottecchi, vide che sghignazzava. “Cosa c’è, adesso?”
“Se io sembro un pinguino tu sembri un folletto con questo vestito colorato.”
“Louis Vuitton, italiano.”
“Anche i mocassini in tinta che indossi sono italiani, Jenny?”
“Se proprio vuoi saperlo, sì.” Gibbs non poté far altro che ridere.
“Sempre meglio di te che hai lo stesso vestito dal matrimonio di McGee e Abby.”
“Ehi! È stato solo un anno fa.”
“Appunto.”
I due continuarono a punzecchiarsi per un po’. Arrivato il momento di andare via Jennifer arrivò a casa, si sedette nel suo ufficio e prese una bottiglia di Scotch invecchiato di suo padre e cominciò a versarlo in un bicchiere da bar quando la sua cameriera entrò e le porse una busta arrivata il pomeriggio, mentre era la matrimonio. Le sua mani cominciarono a tremare, prese il taglierino, aprì la busta e il contenuto le fece gelare il sangue nelle vene.
 
Egregia sig. Shepard
Ci duole informarla che i risultati del suo test sono positivi.
La preghiamo di recarsi presso la nostra struttura il prima possibile.
Cordialmente dott. Harrison.
 
I pensieri di una scrittrice in canna
Rieccoci con questa serie! Cercherò di renderla più coinvolgente possibile. Questa la dedico a 
Fink1987 perché so che adora i Jibbs e se la merita ^_^
Non sono proprio sicurissima che in una cerimonia ebraica si tirino i confetti all’uscita dalla chiesa ma tant’è! L’ho scritta in un momento di sclero totale in cui non sapevo quello che facevo quindi vi prego di lasciarmi le vostre critiche per migliorare la storia il più possibile! Non ho altro da dire tranne che è il mio primo esperimento con NVU. Se non va bene torno all’ HTML del sito. Quindi se trovate qualche incongruenza… sorry!  ^_^’’
Va beh vi saluto!
Vostra
Scrittrice in canna
 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > NCIS / Vai alla pagina dell'autore: scrittrice in canna