Busso piano alla porta, poco convinto. Ci sono zero possibilità che mi lasci entrare. Sono due giorni che mi ignora completamente. Sta continuando o forse dorme. Spero sia la seconda, non potrei sopportare un nuovo rifiuto.
Sono sorpreso di quello che sento.
-Vieni.-
La voce intorpidita, forse dormiva, cavolo, mi dispiace averla svegliata.
Entro piano e rimango imbambolato davanti a lei.
E' sdraiata a letto, con le coperte fino alle spalle. Sembra che abbia freddo, indossa una grossa felpona e ha i capelli tutti raccolti nel cappuccio che ha su, si ribella solo un ciuffetto di frangia che sbuca sulla fronte. Ha gli occhi rossissimi. Sonno, lacrime.
Mi fa segno con la mano di sedermi sul bordo del letto, di fianco al suo corpo piccolo e ranicchiato.
-Non pensavo mi avresti lasciato entrare.-
-Neanche io.- mi risponde freddissima.
Vorrei stringerla in un abbraccio, ma non azzardo nessun movimento.
Si siede a gambe incrociate, ora siamo con i visi l'uno di fronte all'altro.
-Ci sono modi più carini di dire cose tanto brutte.-
Non capisco a cosa si riferisce e non rispondo, aspetto che vada avanti. Riesco a stento a riconoscere la sua pelle chiara, è tutto buio nella stanza.
-Bastava dire che.. non ti va di passare del tempo con me, che non vuoi confondere le cose. Ecco, questo sarebbe stato ottimale.- volta il viso dall'altra parte, guardando fuori dalla finestra che sta sulla parete alla quale il suo piccolo letto è attaccato.
Capisco ora dove vuole andare a parare.
-Non hai capito. Hai sbagliato tutto.- le accarezzo una guancia -Dana io..io non volevo mettere nessun paletto tra me e te. Senti. Neanche io ho capito bene come possono proseguire le cose, a cosa andiamo incontro insomma..ma io volevo, al contrario, che tu ti avvicinassi a me. Sono stato uno stupido, hai ragione sul fatto che ci sono modi carini per dire le cose brutte, ma ti giuro che l'unica cosa che volevo lasciar intendere era che..puoi fidarti di me. Conta su di me per qualsiasi cosa. Ci sarò. Voglio davvero starti vicino.- mi fermo un attimo. Credo che le mie parole l'abbiano davvero sconvolta. Ora la sto guardando negli occhi per provare a decifrarli. Sento un po' di tensione, leggera nell'aria e come mio solito provo a scioglierla con ironia.
-Se solo me lo permettessi. Sei troppo tosta per chiedere aiuto. Magari adesso mi picchi anche.- sorrido e continuo ad accarezzarle le gote.
Dana sta sorridendo con dolcezza, stancamente.
Per qualche istante rimaniamo in silenzio.