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Autore: Lighning    06/05/2013    0 recensioni
Louis stava dritto, in una postura perfetta. Occhi lucidi, fissi in quelli di Vei.
‘Sei il mio veleno’ aggiunse. Non disse altro, aspettava una risposta, un cenno, un sospiro, qualcosa.
‘Non siamo compatibili. Siamo due calamite opposte che però non si attraggono’
‘Riuscirò ad averti’
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Josh Devine, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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‘Ti fanno fare volontariato?’ chiese Kister mentre affondava i denti su un dolcetto rosa.
‘No’ rispose Vei con tono scocciato. I suoi “amici” non facevano altro che giudicare, lo capiva dalle occhiate che si lanciavano. Non sopportava nessuno di loro.
‘Sentite io devo andare’ si alzò e abbandonò il tavolo della mensa.
‘Dio..’ commentò Kister ‘Voi c’eravate quando ha picchiato Anne?’
‘Picchiato..beh le ha dato un calcio, non è che l’ha proprio picchiata..’ rispose Nick infastidito. E’ dai tempi dell’asilo che ha una cotta per Vei, ma non ha mai valutato l’idea di confidarglielo, per paura.
‘Ho assistito alla scena e posso garantirti che l’ha picchiata’
Nick si alzò di scatto. Il viso inespressivo. Raccolse le sue cose e andò via.
‘Hey te la sei presa?’ sbraitò lei ‘smettila di fare il cagnolino lecca culo Nick, mio Dio ti rendi conto che sei ridicolo?’
‘Io? Davvero? Fantastico sentirselo dire dalla presunta migliore amica. Non fai altro che criticare, sinceramente c’è qualcosa oltre al tuo telefono e al tuo specchio che apprezzi?’ rispose lui
Kister si irrigidì, fu solo un’istante, poi riprese la solita postura.
‘Per favore vai’ disse guardandolo fisso il volto. Lui non si fece influenzare né dalle sue parole né dall’espressione arrogante, le girò le spalle e raggiunse il corridoio.
 
_

‘Bellissima…’ disse Nick infilando la testa dal finestrino della macchina di Vei.
‘Oh, K che ci fai qui, hai già finito di mangiare?’  ‘K’ è il soprannome che Vei gli aveva dato, quando, all’età di 7 anni, erano andati in campeggio insieme. Non si ricordava il suo nome, quindi lo chiamava K perché era il nome della sua squadra.
‘In realtà no. Kister stava cominciando a diventare pesante, sai com’è..’
Lei sospirò divertita.
‘Beh, dove vai di bello?’
‘Al Mistery’ rispose senza alzare lo sguardo dai CD che aveva in mano.
‘Dov’è?’ la voce uscì più stridula di quanto avesse voluto.
‘Perché qualcosa in contrario?’
Le sopracciglia del ragazzo si piegarono verso il basso, mentre una vena della fronte pulsava più forte delle altre.
‘Con Louis..?’ chiese, infine, senza però avere il coraggio di guardarla in viso.
‘Dici?’  Vei non si faceva pesare l’argomento quanto lui, cosa che rendeva Nick ancora più infastidito. Si alzò dritto in piedi e diete un pugno al tettuccio dell’auto. I denti stretti, gli occhi chiusi.
‘Che cazzo fai?’ disse Vei, piegandosi a raccogliere il CD che le era caduto.
‘Louis? Hai davvero intenzione di mandare avanti questa faccenda? Vuoi continuare a passare i tuoi pomeriggi con quello sfigato?’
‘Senti ma vaffanculo. Che cazzo te ne frega, sono problemi tuoi? Mica scopiamo sai, e anche se fosse non verrei a dirtelo a te, perché non ti riguarda’ prese un attimo per respirare ‘Mio Dio, fatti i cazzi tuoi.’ Discussione finita.  Fece retromarcia e si diresse verso il locale.
 
_

‘Ciao!’ il sorriso di quel ragazzo era più largo di quello dello stregatto. Di sua risposta Vei mugugnò qualcosa.
‘Bene, allora come va?’
‘Taci’ Bé, un’educazione che in pochi hanno.
 Louis rimase leggermente scosso. Aveva paura di infastidirla, ma nello stesso tempo voleva tirarle su il morale. Decise che la scelta migliore era obbedire ai suoi ordini.
Le lunghe unghie viola della ragazza ricadevano sul tavolo di legno, creando un fastidioso rumore. La sua mente alla scena di venti minuti prima, il suo corpo in un puzzolente edificio con la persona con cui aveva meno voglia di parlare in quel momento.
Improvvisamente lui interruppe il silenzio. Si alzò, si caricò lo zaino sulle spalle e sistemò la sedia contro il tavolino. Vei sollevò lo sguardo verso di lui, non capendo cosa stesse facendo.
‘Non perdo tempo a farti perdere tempo. Non si diverte nessuno e nessuno aiuta qualcun altro. In definitiva vado, perché non ti sono di aiuto, e perché ho altro da fare’  alzò gli occhi al cielo maledicendo la sua incapacità di formulare frasi con un senso.
Prima ancora di fare un passo verso la porta, Vei allungò il braccio, d’istinto, e lo trascinò giù.
‘Non te ne andare’ non lo guardava, ma il semplice atto fecero sudare le mani a Louis, che rimase senza parole, in pieno panico, con la bocca aperta e il battito triplicato.
‘C-come?’
Lei spinse la sedia con il piede e gli fece un cenno con la testa di sedersi nuovamente.
‘Ti prego’ aggiunse.
“Subito!” pensò Louis e si accomodò. Il sorriso così forte che non riusciva a trattenerlo, così forte che lo costrinse ad abbassare il volto per nasconderlo.
‘Non possiamo andare da qualche altra parte?’ chiese Vei
‘Dovunque voi’
 
_

‘Qui va bene?’ la luce che faceva brillare i bellissimi occhi blu, lo costringeva nello stesso momento a chiuderli.
‘Si’ rispose lei. Si sdraiò sull’erba, gli occhi chiusi, la mente libera da ogni pensiero.
‘Senti, lo so che non sono il massimo della gentilezza, anzi.. ecco volevo chiederti scusa.’ Louis non rispose, diciamo che non dava segni di vita. ‘Tu sei sempre così gentile ed educato, io invece sono una stronza’
Il parco era completamente vuoto. Un evento alquanto raro. Tutto quel pomeriggio assunse una piega strana.
‘Capiscimi è solo un modo che ho per proteggermi, io non c’è l’ho con te. Sei l’unico contro cui non ho nulla’
Louis non parlava ancora, insomma aveva aspettato quel momento così pazientemente e ora stava in silenzio? Probabilmente era morto.
‘Voglio essere sincera, parlare con te mi riuscirà più semplice di quanto pensassi, solo sarebbe bello che mi rispondessi, giusto, sai, per non farmi sentire una cogliona patentata.’
‘Scusa’ rispose finalmente. Poi rise. ‘Sai non l’avrei mai immaginato, insomma forse era colpa del luogo. Forse era il lerciume a impedirti di confidarti’
Vei rise.
‘Forse si.’
‘Allora..’ cominciò Louis, per poi sdraiarsi a sua volta ‘ cosa hai fatto oggi di bello’
‘Behh, sono andata a scuola, ma di bello non ho fatto nulla. Tu?’
“Mia hai toccato, mi hai chiesto di restare con te, mi hai portato con la TUA auto al parco deserto e ora sono sdraiato al TUO fianco. Diciamo che questa giornata finisce sul muro dei ricordi” pensò, per poi rispondere semplicemente:
‘Qui le faccio io le domande’ e poi ridere.
‘Dai, non puoi arrivare a un punto in cui sai tutto sulla mia vita mentre io so solo il tuo nome’
‘Tomlinson’
‘Come?’ chiese lei girando la testa verso la sua
‘Il mio cognome. Tomlinson.’
‘Oh.’ Si alzò seduta ‘Arneys’ disse allungando il braccio verso di lui ‘Piacere’
‘Piacere!’ rispose lui. Era di sicuro l’inizio di una bellissima giornata.
‘E dimmi signorina Arneys, cosa dovrei sapere di lei, per poter dire di sapere tutto su di lei’ ripensò alla frase appena detta e si rese conto di quanto suonasse male.
‘Tipo ‘le 10 cose che non sai di me’?’
‘Esatto’ Il corpo cominciò a tremare.
“Calmati amico” si incoraggiò con qualche respiro a mantenere  i battiti regolari, fu un’impresa ma alla fine sembrò funzionare.
‘Allora..’ il telefono rovinò la frase. Vei tirò fuori l’aggeggino suonante e si scusò
‘Pronto’ rispose alzandosi e allontanandosi di qualche passo. Quanto bastava per non far capire manco una parola al poveretto che rimase senza la sua intervista.
Finito di parlare Vei si girò verso Louis. Un solo sguardo e già si capirono.
‘Scusami’ disse lei. Alzò il braccio come saluto e Louis sorrise.
Non era andata tanto male, gli aveva chiesto scusa tre volte nell’arco di un’ora, non poteva chiedere di meglio.
 
_

Il cielo era così profondo, i colori indistinguibili, le nuvole inesistenti.
‘Vei..’ disse Josh con tono basso. La porta di casa leggermente aperta, giusto per far passare il suo corpo esile. La maglia bianca faceva intravedere la lunga serie di tatuaggi sul suo corpo.
‘Cosa vuoi’ rispose lei, con tono serio.
‘Chiederti scusa’ si allungò verso di lei. I corpi lontani di pochi centimetri.  ‘Mi perdoni?’
Vei rise. Una di quelle risate orribile, cupe, forzate, per niente divertite.
‘Mi prendi per il culo Josh? Eh, vuoi giocare con me?’
Il biondino abbassò lo sguardo verso le scarpe.
‘Io non voglio farti soffrire’ rispose con un filo di voce
‘Bene. Rifletti su quest’ultima frase’ concluse Vei. Si girò verso la sua machina e tornò a casa, lasciandolo da solo all’ingresso a guardarsi i piedi e a pensare in silenzio.
 
_

Era tardi. Era davvero molto tardi, ma non le importava. Trovò un pezzo di carta verde e una penna scrivente e cominciò a pensare a cosa le desse fastidio e cosa invece amasse dei comportamenti delle persone o della vita in generale. Poi cominciò a scrivere: 1-2-3..via fino all’ultimo punto, dove però si bloccò. Era troppo presto per quello. Neanche la sua mente era pronta a quella rivelazione, quindi decise di non scriverla.
 
_

‘Ciao Louis’ salutò. Porse il foglio verde alle mani del ragazzo, incredulo di vederla di fronte a lui, mentre lo salutava di fronte a tutta la scuola dimostrando di conoscerlo.
“IO AMO LA MIA VITA” pensò fuori controllo dalla gioia. Aspettò però che lei si allontanasse di qualche metro, di qualche centinaio di metro, che tutti si allontanassero di qualche centinaio di metro per scatenarsi nel suo personale balletto della felicità.
Aprì infine il foglio, quando il muro contro cui andò a sbattere gli ricordò di quanto stesse diventando ridicolo e lesse:
- 10 COSE CHE NESSUNO SA DI ME: -  


 


Hello C:
chiedo scusa per il ritardo,ma ero piena di verifiche. Comunque spero che il capitolo,e la storia in generale, vi piaccia.
Grazie per l'attenzione :)
  
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