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Autore: Lachelle Winchester    06/05/2013    6 recensioni
Da una parte la vita normale, dall'altra la caccia: come si possono conciliare due tipi di vite così diverse? Quale vita prevarrà sull'altra? Può un cacciatore abbandonare definitivamente la caccia?
Seguito di La caccia continua
Revisione completa
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Esiste il lieto fine per un cacciatore?'
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1 Country Roads, take me home to the place I belong

Kansas

Pian piano la situazione cominciò a migliorare e l’atmosfera in quell'accogliente casetta del Kansas ritornò allegra. Lachelle smise di trascorre le intere giornate in camera a piangere e prese come esempio Dean, che ogni mattina si alzava per andare al lavoro e cercava di imparare anche lei qualcosa, per riempire quel vuoto che sentiva dentro e che grazie all'affetto di Dean ogni giorno cominciò a diminuire sempre più.
Di certo non era brillante quanto Emma, che per anni si era sempre occupata dei lavori domestici, ma cercò di migliorare di giorno in giorno, sotto consigli e critiche continue di Muriel.
Una sera la donna le diede il compito di preparare la pasta al forno, ma i pochi minuti in cui si era distratta bastarono a far bruciare due volte la pasta; nonostante gli sforzi, la cacciatrice non si sentiva portata per quella vita. Fissò la pasta attaccata sul fondo della pentola pensando a quanto le mancavano la caccia, i panini, le biblioteche, i distintivi falsi e i nomi che Dean ogni giorno si inventava prendendo spunto dai membri dei loro gruppi preferiti e rischiando di farli scoprire. Persa tra queste immagini familiari non si rese conto che qualcuno era entrato nella cucina fino a che non sentì il calore di due braccia intorno alle sue che l'aiutavano a girare la pasta, che aveva dovuto sostituire per la terza volta.

« Hei. » sussurrò sorpresa, con un tono dolce. « Sei appena tornato? » gli chiese, lasciando che i pensieri malinconici sparissero.
Dean le stampò un bacio sulla guancia e sorrise. 

« Si, appena in tempo per evitare un altro "La Shelli, hai bruciato di nuovo la pasta". » le rispose imitando la voce di Muriel. 
La donna si girò e lo baciò, felice che fosse tornato finalmente a casa; non era ancora abituata a stare lontana da lui per una giornata intera.
« Oggi La Shelli ha già accoltellato un polpettone perché non era perfetto come quello di Miss Emma Winchester, la dea dei polpettoni. Ah, poi credo di aver messo qualcosa in lavatrice che ha bucato qualcosa e ora Muriel ti chiederà di aggiustarla, macchiato la televisione perché a quanto pare non si pulisce col detersivo, bruciato due volte quasi tre la pasta per stasera... » cominciò lei a fare un elenco dei disastri che aveva fatto quel giorno. 
Le dispiaceva perché ci metteva davvero molto impegno, ma parecchie cose non le sapeva fare, non le aveva mai fatte e mai nessuno le aveva spiegato come funzionano, dando per scontato che qualunque donna a quasi quarant'anni sia in grado di essere utile in casa. Lachelle però aveva dedicato l'intera vita alla caccia.
« Ognuno fa quello che sa fare meglio. » cercò di confortarla lui. « Emma sicuramente non sa medicare le ferite come fai tu. » aggiunse.
La donna sospirò all'udire di quelle parole, poi sbuffò rumorosamente per farsi notare da Dean.
« Appunto. Dean, non ti manca mai cacciare? » si decise a chiedergli con tono di voce basso ed incerto. 
Lui la guardò aggrottando leggermente le sopracciglia per la domanda improvvisa. Indietreggiò e si appoggiò al tavolo con le braccia incrociate, la scrutò curioso senza rispondere, aspettando di vedere se la donna avesse detto altro. Lachelle gli si avvicinò appoggiando le mani sulle sue gambe, fissandolo negli occhi e sperando di non sembrare un'egoista. 

« So che è una follia, ma dal momento che non c'è più tutta questa fretta di stabilirci in un punto fisso, ecco io pensavo che potevamo tornare a cacciare. » disse tutto d'un fiato. « Lo so, è una cosa stupida, proprio adesso che la nostra vita è così... » cominciò a parlare nervosamente, ma il Winchester la interruppe.
«
Abbiamo fatto di peggio. » la consolò con un sorriso che rassicurò la giovane.
« Torniamo ad Itaca. » sentenziò ironico, spostandosi più dietro sul tavolo per darle modo di avvicinarsi.
« Conosci anche i classici? Che ho fatto per meritarti? » gioì lei sedendosi sulle sue gambe e guardandolo dall'alto. 
Dean si sentiva letteralmente in paradiso ogni volta che Lachelle prendeva il controllo di tutta la situazione; gli piaceva alzare la testa e guardare la donna che amava, sentirsi desiderato non solo per una notte da una donna qualsiasi trovata in un locale, ma dalla sua donna, quella che amava e che desiderava con tutto sé stesso. Gli piaceva essere coccolato e ricevere attenzioni tanto quanto alla donna piaceva essere protetta da lui, anche se entrambi avevano sempre fatto di tutto per dimostrare il contrario. Per mantenersi in equilibrio appoggiò il peso sulle braccia appena dietro la schiena. La cacciatrice intanto gli sistemava il colletto della tuta da lavoro ancora sporca, lo baciava senza sosta, fermandosi solo per scandire qualche parola.
« Però-solo io e te-il diario di tuo padre-e l'Impala.-Niente straordinari-solo caccia-ai cari-vecchi-normali-mostri-di sempre. » 
L'uomo non riusciva a muovere le braccia senza cadere, quindi era sotto il suo completo dominio e la cosa gli piaceva non poco.
La voce minacciosa e arrabbiata di Muriel li avvertì della pasta bruciata:
« La Shelli, ma senti questa puzza? Non avrai mica fatto bruciare di nuovo qualcosa? »  chiese scendendo di fretta le scale.
Dean si affrettò a scendere dal tavolo e fece finta di apparecchiare.
« Ascolta la Signora Connelly, Nancy. » scherzò lui facendo un occhiolino alla Winchester; lei e Dean le avevano dato segretamente questo soprannome perché li disturbava sempre nei momenti migliori.
« Ridi, ridi pure. Che ci scommettiamo che ora ti chiede di aggiustare la lavatrice? » lo sfidò lei sicura di vincere, prima dell'arrivo di Muriel in cucina.
« Oh caro, sei qui? Mi daresti un'occhiata al rubinetto del bagno? » gli chiese Muriel quando varcò l'entrata, poggiando una pila di panni da cucina che aveva tolto dagli stendini. « E già che ci sei, puoi fare qualcosa per la lavatrice? Non parte più. » aggiunse cominciando a piegarli e a riporli nei cassetti della cucina.
« E’ proprio la Signora Connelly. » sussurrò Dean all'orecchio della sua fidanzata che lo guardò vittoriosa, poi uscì e si diresse al piano superiore.
« La Shelli, io sono proprio contenta che ti stia rimettendo in forma e che stia bene con tuo marito, però ricordate che c'è un bambino per casa... » la rimproverò incrociando le braccia e picchiettando col piede destro a terra. 
Lachelle diventò rosso fuoco come il fiocco di Muriel e abbassò il volto imbarazzata.
« Mi dispiace, staremo più attenti. » cercò di scusarsi. « E comunque non è ancora mio marito. » precisò per cambiare argomento.
« E che aspetti allora? » le rispose prontamente con un occhiolino. « Vuoi farti scappare un uomo del genere? » aggiunse uscendo dalla cucina e lasciando la giovane di stucco. 

Dopo cena Dean era in vena di fare qualche scherzo a Sam come ai vecchi tempi, e proprio come ai vecchi tempi Sam si vendicò. Il fratello maggiore aveva nascosto una testa di clown fuori dalla doccia e quando Sam entrò in bagno per lavarsi saltò e urtò con la testa.
« DEEEAN! » si sentì la sua voce ringhiare per la casa, ma non era necessario per farsi sentire; il fratello era nascosto dietro la tenda del bagno.
« Hei, non è colpa mia se mamma e papà hanno creato la controfigura di King Kong. » disse in sua difesa, prima di essere cacciato dalla stanza.
Lachelle si trovò a passare per il corridoio in quel momento e cominciò a ridere da sola. Dean le fece cenno di seguirlo in silenzio per continuare con gli scherzi perché non ne aveva ancora abbastanza; l'idea della Winchester l'aveva messo di buon umore. Mentre Sam era ancora sotto la doccia, il fratello maggiore, senza farsi accorgere, salì sullo sgabello per versargli lo shampoo sulla testa. Il minore continuava a sciacquarsi, ma dai capelli usciva altra schiuma.
« Ma che diavolo sta succedendo? » continuava a ripetersi. « Che cavolo significa? » urlò quando in prenda alla disperazione aveva cominciato a strofinarsi i capelli sempre più forte.
« Che devi tagliarti i capelli, Raperonzolo. » rispose Dean scendendo dallo sgabello e uscendo di corsa dal bagno, tirato da Lachelle. 
Quella sera i due andarono a dormire presto, pieni di adrenalina per la partenza del giorno dopo. Senza averci pensato due volte, la mattina Dean si alzò presto e presentò le dimissioni poiché non avevano nessun programma e non sapevano ancora cosa fare della propria vita. Lachelle invece si occupò di sistemare gli zaini e spiegare tutto a Sam, Emma e Muriel; lasciarli era l’unica cosa che avrebbero voluto evitare.

« Io non capisco. » iniziò a dire Sam, appoggiato al vetro dell'Impala, sorpreso per la notizia della loro partenza. 
Il fratello, accanto a lui, sbuffò. 
« Non è colpa tua se sono io il fratello intelligente. » ironizzò.
« Pensavo che dopo tutti questi anni avessi odiato il modo in cui siamo cresciuti. Credevo volessi una vita normale. » gli confessò perplesso.
Dean lo guardò per un po' e cominciò a spiegare quando decise che era arrivato il momento di rispondere seriamente.
« Sam, ero stanco perché mi sentivo un soldato solo e senza speranza. Ho sempre fatto tutto quello che mi ha detto papà per una mia scelta, tu hai scelto più di una volta la tua strada e mi dispiace di averti giudicato, ma anche io ho fatto la mia scelta: inconsapevolmente ho scelto di cacciare e non perché papà me l'ha insegnato, ma perché mi piace e sono fiero di essere un cacciatore. Ce la siamo davvero vista brutta certe volte e dopo tutto quello che abbiamo passato forse non dovrei dirlo, ma io non posso non cacciare. » si sorprese di essere riuscito a fare un discorso così chiaro, come se tutto ciò che avesse detto lo avesse saputo da sempre.
« Ma non è troppo tornare a cacciare adesso? » gli chiese il fratello. « La vedo una cosa stupida, Dean. » confessò preoccupato per lui e per Lachelle, ma come aveva immaginato, Dean rispose con un « Vedila come ti pare, Sammy. » .
« Però fate attenzione. » gli raccomandò Sam abbracciandolo forte, consapevole che anche se il fratello era molto fastidioso, in fondo gli sarebbe mancato.
« E tu tagliati i capelli. » gli rispose Dean salendo in macchina. 
A quella risposta Sam cambiò idea e si disse che quella era di sicuro una frase che non gli sarebbe mancata.
Dopo alcuni minuti, dopo aver salutato Emma e Muriel, anche Lachelle arrivò all'Impala dove Sam la stava ancora aspettando a braccia aperte per salutarla e per dirle una cosa che avrebbe voluto confidarle da tempo.

« Promettimi che per qualsiasi cosa mi chiami. » gli disse lei stringendo forte il suo migliore amico.
Lo sguardo di Sam era teso e la donna lo conosceva fin troppo bene per non capire che voleva dirle qualcosa di importante.
« Ascolta, so che Emma è incinta e che sei stato tu a convincerla di non dire niente per non farmi sentire peggio. Ti ringrazio tanto per averla tenuta calma. E' vero che so tutto, ma se avesse gridato ai quattro venti la sua gravidanza proprio adesso io probabilmente sarei crollata di nuovo. Sei un amico, Sam, il migliore. ».
« Dovevo aspettarmelo. » confessò lui. « Però c’è anche un'altra cosa: tra due mesi ci sposiamo. » annunciò. 
Lachelle lo guardò sorpresa; questo non lo sapeva e a quanto pareva sarebbe dovuta andare al secondo matrimonio della sorella prima di fare progetti concreti per il proprio.
« Sono felice per voi, non ti vedevo così bene da quando avevamo minimo undici anni. » ammise sincera, poi lo salutò ancora una volta e salì in macchina. 
Le era mancato tantissimo salire e prepararsi per un lungo viaggio che li porterà in un'altra città. Sam si appoggiò al finestrino e augurò loro buon viaggio e un "buon ascolto musicale", ma solo quando accesero lo stereo e sentirono musica classica a tutto volume capirono a cosa si riferisse.

« SAAAAM!! » grugnì Dean guardando il fratello che se la rideva.
« Bentornato a casa. » gli disse Lachelle per calmarlo, una volta trovate le cassette nascoste sotto il sediolino.

Oklahoma

Dopo sei ore di viaggio, Dean scese a comprare il giornale e i loro amati, grassi e calorici panini in un locale per poi portarli in macchina; mangiare nell'Impala con Lachelle gli riportava alla mente un bellissimo ricordo, ma quella volta la donna quasi non toccò cibo e si fiondò subito su un caso.
« Ritrovato un cadavere evirato e dissanguato di un uomo, chiuso in casa da giorni. » lesse ad alta voce il titolo di un articolo dal giornale.
"Ben James, uomo di 37 anni è stato ritrovato morto in casa sua con l'allarme attivato, però non ha rilevato niente. Un altro James, suo padre Edward, è stato trovato morto allo stesso modo il mese scorso ma la polizia smentisce un'ipotesi di suicidio in entrambi i casi."
Decisero di andare a controllare l’abitazione di Ben e quando arrivarono dovettero farsi spazio tra un gruppo di persone che discutevano su chi dovesse essere il nuovo proprietario di un quadro.
« Agenti Sullivan e Cox, FBI. » si annunciò Dean mostrando il distintivo. « Possiamo fare delle domande a qualche parente di Ben James? » .
Una signora dal volto consumato dal dolore si avvicinò a lui mentre Lachelle gli fece cenno per fagli capire che andava a controllare l'interno della casa.

« Sono la sorella. Come posso aiutarvi? » disse la donna asciugandosi gli occhi, ancora umidi e inondati da lacrime trattenute a stento.
« Stiamo indagando sul caso di suo fratello. Cosa può dirmi delle sue ultime ore di vita? » le chiese lui ma la donna, desolata, gli confermò che non sapeva molto.
« Nulla più di quello che ho già detto alla polizia. E' tornato dalla palestra come tutte le sere, era al telefono con me che discutevamo del quadro che nostro padre ci ha lasciato in eredità. » cominciò. « E’ morto da poco anche lui. » aggiunse scoppiando a piangere, senza riuscire più a trattenere le lacrime.
« E poi non l'ha più sentito? » cercò di usare un tono più dolce; proprio in quel momento non poteva non comprendere ciò che stava passando, ma si era appena reso conto che la parola "quadro" stava diventando sospettabile. 
La signora scosse la testa, poi andò via senza proferire più parola. L'uomo attese che Lachelle tornasse per poi apprendere che non c'erano segnali rilevati dall'EMF, né tracce di zolfo o sacchetti per maledizioni.
Le voci tra il gruppo si alzarono, Dean si avvicinò per chiedere informazioni sospettando che il quadro avesse avuto un ruolo fondamentale in quel caso e subito tutti lo circondarono per spiegare i propri interessi per l'oggetto che si stavano avidamente contendendo. Lachelle approfittò della distrazione per scattargli delle foto e una volta ottenute tutte le informazioni necessarie per iniziare le ricerche, presero una stanza in un motel e si misero sul divano per trovare altri collegamenti tra le vittime e la storia di quel quadro.
« Credono che quel quadro porti fortuna perché più di una volta è sfuggito a qualche incendio. » sussurrò Lachelle dopo aver letto un articolo sul sito web di un giornale dell'Oklahoma, seduta accanto a lui su un divano rosso nella stanza del motel.
« Certo, come no, idioti. » le rispose lui, incredulo della stupidità della gente; si disse che anche se non fosse un cacciatore probabilmente sarebbe stato lontano da un quadro del genere, ma questa è una cosa che non avrebbe mai potuto sapere. 
Durante le ricerche la cacciatrice si addormentò sul suo petto solo dopo che Dean ebbe finito la lista di tutti i proprietari di questo famoso quadro. Il giorno dopo quando si svegliano, Lachelle cadde a terra nel tentativo di recuperare il pc senza alzarsi.
« Ti sei già tuffata nel lavoro? » la schernì con un sorriso beffardo e lei si limitò a sorridere mentre sbadigliava, ancora molto assonnata.
« Ho scoperto delle cose interessanti. » cominciò lei ma il cacciatore la anticipò.
« Anche io. Tutti i proprietari sono morti subito dopo essersi impossessati del quadro. » annunciò lui fiero.
« Solo questo? » fu lei a prenderlo in giro. « Ascolta. I corpi delle vittime sono stati tutti evirati e questo combacia perfettamente con la storia che gira sul quadro. C'era un bambino nel 1973, Josh Morgan, rappresentato nel quadro mentre piange. La madre lo minacciava sempre che se non avesse smesso di fare pipì a letto gliel'avrebbe tagliato. Un giorno, mentre va a fare compere, la sorella maggiore rimane a casa, vede il bambino fare di nuovo pipì a letto e prende letteralmente la madre in parola. » .
« Una versione perversa di Freddy Kruger". » rabbrividì portandosi istintivamente le mani sui pantaloni. 
La Winchester rise e poi riprese il racconto:
« La madre trova le forbici insanguinate e il bambino morto a terra dissanguato. E ho trovato anche l'indirizzo del cimitero dove è stato sepolto. » terminò lei con fare vittorioso.
« Ma quante ore hai dormito? » le chiese. 
Non voleva allarmarsi inutilmente ma le questione cibo e sonno non sembravano ancora essere cambiate.
Bruciato il corpo, rimasero un po' per assicurarsi che il nuovo proprietario del quadro non venisse attaccato e poi si rimisero in viaggio.

   
 
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