Kansas
Pian piano la situazione cominciò a
migliorare e l’atmosfera in
quell'accogliente casetta del Kansas ritornò allegra.
Lachelle smise di trascorre
le intere giornate in camera a piangere e prese come esempio Dean, che
ogni
mattina si alzava per andare al lavoro e cercava di imparare anche lei
qualcosa, per
riempire quel vuoto che sentiva dentro e che grazie all'affetto di Dean
ogni
giorno cominciò a diminuire sempre più.
Di certo non era brillante quanto Emma, che per anni si era sempre
occupata
dei lavori domestici, ma cercò di migliorare di giorno in
giorno, sotto consigli
e critiche continue di Muriel.
Una sera la donna le diede il compito di preparare la pasta al forno,
ma
i pochi minuti in cui si era distratta bastarono a far bruciare due volte
la pasta; nonostante gli sforzi, la cacciatrice non si sentiva portata
per quella vita. Fissò la pasta attaccata sul fondo della
pentola pensando a quanto le mancavano la caccia, i panini, le
biblioteche, i distintivi falsi
e i nomi che Dean ogni giorno si inventava prendendo spunto dai membri
dei loro
gruppi preferiti e rischiando di farli scoprire. Persa tra queste
immagini familiari non si rese conto che qualcuno era entrato nella
cucina fino a che non sentì il calore
di due braccia intorno alle sue che l'aiutavano a girare la pasta, che
aveva dovuto
sostituire per la terza volta.
« Hei. » sussurrò sorpresa, con
un tono dolce. « Sei appena
tornato? » gli chiese, lasciando che i pensieri malinconici
sparissero.
Dean
le stampò un bacio sulla guancia e sorrise.
« Si,
appena in tempo per evitare un
altro "La Shelli, hai bruciato di nuovo la pasta". » le rispose imitando la voce
di Muriel.
La donna si girò e lo baciò, felice che
fosse tornato finalmente a
casa; non era ancora abituata a stare lontana da lui per una giornata
intera.
« Oggi La Shelli ha già accoltellato un
polpettone perché non era
perfetto come quello di Miss Emma Winchester, la dea dei polpettoni.
Ah, poi
credo di aver messo qualcosa in lavatrice che ha bucato qualcosa e ora
Muriel
ti chiederà di aggiustarla, macchiato la televisione
perché a quanto pare non si
pulisce col detersivo, bruciato due volte quasi tre la pasta per
stasera... »
cominciò lei a fare un elenco dei disastri che aveva fatto
quel giorno.
Le
dispiaceva perché ci metteva davvero molto impegno, ma
parecchie
cose non le sapeva fare, non
le aveva mai fatte e mai nessuno le aveva spiegato come funzionano,
dando per scontato che qualunque donna a quasi quarant'anni sia in grado di
essere utile in casa. Lachelle però aveva dedicato l'intera vita alla caccia.
« Ognuno fa quello che sa fare meglio. » cercò di confortarla
lui. « Emma sicuramente non sa medicare le ferite come
fai tu. » aggiunse.
La donna sospirò all'udire di quelle parole, poi
sbuffò rumorosamente per farsi notare da Dean.
« Appunto. Dean, non ti manca mai cacciare? » si decise a chiedergli con tono di voce
basso
ed incerto.
Lui la guardò aggrottando leggermente le sopracciglia per la
domanda improvvisa. Indietreggiò e si appoggiò al
tavolo con le braccia incrociate, la
scrutò curioso senza rispondere, aspettando di vedere se la
donna avesse detto altro. Lachelle gli si
avvicinò appoggiando le mani sulle sue gambe,
fissandolo negli occhi e
sperando di non sembrare un'egoista.
« So che è una follia, ma dal momento che
non c'è più tutta questa
fretta di stabilirci in un punto fisso, ecco io pensavo che potevamo
tornare a
cacciare. » disse tutto d'un fiato. « Lo so, è una cosa stupida, proprio
adesso che la nostra vita è così... » cominciò a parlare nervosamente, ma il
Winchester la interruppe.
« Abbiamo
fatto di
peggio. » la consolò con un sorriso che
rassicurò la giovane.
« Torniamo ad Itaca. » sentenziò ironico, spostandosi
più dietro sul tavolo per darle modo di avvicinarsi.
« Conosci anche i classici? Che ho fatto per
meritarti? » gioì
lei sedendosi sulle sue gambe e guardandolo dall'alto.
Dean si sentiva letteralmente in
paradiso ogni volta che Lachelle prendeva il controllo di tutta la
situazione; gli piaceva alzare la
testa e guardare la donna che amava, sentirsi desiderato non solo per
una notte da
una donna qualsiasi trovata in un locale, ma dalla sua donna, quella
che amava e
che desiderava con tutto sé stesso. Gli piaceva essere
coccolato e ricevere attenzioni tanto quanto alla donna piaceva essere
protetta da lui, anche se entrambi avevano sempre fatto di tutto per
dimostrare il contrario. Per mantenersi in equilibrio
appoggiò il peso sulle braccia appena
dietro la schiena. La cacciatrice intanto gli sistemava il colletto
della tuta da lavoro
ancora sporca, lo baciava senza sosta, fermandosi solo per scandire
qualche
parola.
« Però-solo io e te-il diario di tuo
padre-e l'Impala.-Niente
straordinari-solo caccia-ai cari-vecchi-normali-mostri-di sempre. »
L'uomo non riusciva a muovere le
braccia senza cadere, quindi era sotto il suo completo dominio e la
cosa gli piaceva
non poco.
La voce minacciosa e arrabbiata di Muriel li avvertì della
pasta
bruciata: « La Shelli, ma senti questa puzza? Non avrai mica
fatto bruciare di
nuovo qualcosa? » chiese scendendo di fretta le
scale.
Dean si affrettò a scendere dal tavolo e fece finta di apparecchiare.
« Ascolta la Signora Connelly, Nancy. » scherzò lui facendo un
occhiolino alla Winchester; lei e Dean le avevano dato segretamente
questo soprannome perché li disturbava sempre nei momenti
migliori.
« Ridi, ridi pure. Che ci scommettiamo che ora ti
chiede di
aggiustare la lavatrice? » lo sfidò lei sicura di
vincere, prima dell'arrivo di Muriel in cucina.
« Oh caro, sei qui? Mi daresti un'occhiata al
rubinetto del
bagno? » gli chiese Muriel quando
varcò l'entrata, poggiando una pila di panni da cucina che
aveva tolto
dagli stendini. « E già che ci sei, puoi fare qualcosa
per la lavatrice? Non
parte più. » aggiunse cominciando a piegarli e
a riporli nei cassetti della
cucina.
« E’ proprio la Signora Connelly. » sussurrò Dean all'orecchio
della sua fidanzata che lo guardò vittoriosa, poi
uscì e si diresse al piano superiore.
« La Shelli, io sono proprio contenta che ti stia
rimettendo in forma
e che stia bene con tuo marito, però ricordate che
c'è un bambino per casa... » la rimproverò incrociando le
braccia e picchiettando col piede destro a
terra.
Lachelle diventò rosso fuoco come il fiocco di Muriel e
abbassò il
volto imbarazzata.
« Mi dispiace, staremo più attenti. » cercò di scusarsi. « E
comunque non è ancora mio marito. » precisò per cambiare
argomento.
« E che aspetti allora? » le rispose prontamente con un
occhiolino. « Vuoi farti scappare un uomo del genere? » aggiunse uscendo
dalla cucina e lasciando la giovane di stucco.
Dopo cena Dean era in vena di fare qualche scherzo
a Sam come ai vecchi tempi, e proprio
come ai vecchi tempi Sam si vendicò. Il fratello maggiore
aveva nascosto una testa di
clown fuori dalla doccia e quando Sam entrò in bagno per
lavarsi saltò e urtò con la testa.
« DEEEAN! » si sentì la sua voce
ringhiare per la casa, ma non era necessario per farsi sentire; il
fratello
era nascosto dietro la tenda del bagno.
« Hei, non è colpa mia se mamma e
papà
hanno creato la controfigura di King Kong. » disse in sua difesa, prima di essere
cacciato dalla stanza.
Lachelle si trovò a passare per il corridoio in quel momento
e
cominciò a ridere da sola. Dean le fece cenno di
seguirlo in silenzio per continuare con gli scherzi perché
non ne aveva ancora abbastanza; l'idea della Winchester l'aveva messo
di buon umore. Mentre
Sam era ancora sotto la doccia, il fratello maggiore, senza farsi
accorgere, salì sullo
sgabello per versargli lo shampoo sulla testa. Il minore continuava a
sciacquarsi, ma dai capelli usciva altra schiuma.
« Ma che diavolo sta succedendo? » continuava a
ripetersi. « Che cavolo significa? » urlò quando in prenda
alla disperazione
aveva cominciato a strofinarsi i capelli sempre più forte.
« Che devi tagliarti i capelli, Raperonzolo. » rispose Dean
scendendo dallo sgabello e uscendo di corsa dal bagno, tirato da
Lachelle.
Quella sera i due andarono a dormire presto, pieni di
adrenalina per la partenza del giorno dopo. Senza averci
pensato due volte, la mattina Dean si alzò presto e
presentò le dimissioni poiché non avevano nessun
programma e non sapevano ancora cosa fare della propria vita.
« Io non capisco. » iniziò a dire Sam,
appoggiato al vetro
dell'Impala, sorpreso per la notizia della loro partenza.
Il fratello, accanto a
lui, sbuffò. « Non è colpa tua se sono io il fratello
intelligente. »
ironizzò.
« Pensavo che dopo tutti questi anni avessi odiato
il modo in cui
siamo cresciuti. Credevo volessi una vita normale. » gli confessò perplesso.
Dean lo guardò per un po' e cominciò a spiegare
quando decise che era arrivato il momento di rispondere
seriamente.
« Sam, ero stanco perché mi sentivo un
soldato solo e senza speranza.
Ho sempre fatto tutto quello che mi ha detto papà per una
mia scelta, tu hai
scelto più di una volta la tua strada e mi dispiace di
averti giudicato, ma
anche io ho fatto la mia scelta: inconsapevolmente ho scelto di
cacciare e non
perché papà me l'ha insegnato, ma
perché mi piace e sono fiero di essere un
cacciatore. Ce la siamo davvero vista brutta certe volte e dopo tutto
quello che abbiamo passato forse non dovrei dirlo, ma io non posso non
cacciare. » si sorprese di essere riuscito a
fare un discorso così chiaro, come
se tutto ciò che avesse detto lo avesse saputo da
sempre.
« Ma non è troppo tornare a cacciare
adesso? » gli chiese il
fratello. « La vedo una cosa stupida, Dean. » confessò preoccupato
per lui e per
Lachelle, ma come aveva immaginato, Dean rispose con un « Vedila come ti
pare, Sammy. » .
« Però fate attenzione. » gli raccomandò Sam
abbracciandolo
forte, consapevole che anche se il fratello era molto fastidioso, in
fondo gli sarebbe
mancato.
« E tu tagliati i capelli. » gli rispose Dean salendo in
macchina.
A quella risposta Sam cambiò idea e si disse che
quella era di sicuro una
frase che non gli sarebbe mancata.
Dopo alcuni minuti, dopo aver salutato Emma e Muriel, anche Lachelle
arrivò
all'Impala dove Sam la stava ancora aspettando a braccia aperte per
salutarla e per dirle una cosa
che avrebbe voluto confidarle da tempo.
« Promettimi che per qualsiasi cosa mi chiami. » gli disse lei
stringendo forte il suo migliore amico.
Lo sguardo di Sam era teso e la donna lo conosceva fin troppo bene per
non capire che voleva dirle qualcosa di importante.
« Ascolta, so che Emma è incinta e
che sei stato tu a convincerla di non dire niente per non farmi sentire
peggio. Ti ringrazio tanto
per averla tenuta calma. E' vero che so tutto, ma se avesse gridato ai
quattro venti la sua gravidanza proprio adesso io probabilmente sarei
crollata di nuovo. Sei un amico, Sam, il migliore. ».
« Dovevo aspettarmelo. » confessò lui. « Però c’è anche
un'altra cosa: tra due mesi ci sposiamo. » annunciò.
Lachelle lo guardò
sorpresa; questo non lo sapeva e a quanto pareva sarebbe
dovuta andare al secondo
matrimonio della sorella prima di fare progetti concreti per il proprio.
« Sono felice per voi, non ti vedevo così
bene da quando avevamo minimo
undici anni. » ammise sincera, poi lo
salutò ancora una volta e salì in
macchina.
Le era mancato tantissimo salire e prepararsi per un lungo viaggio
che li porterà in un'altra città. Sam si
appoggiò al finestrino e augurò loro
buon viaggio e un "buon ascolto musicale", ma solo quando accesero lo
stereo e
sentirono musica classica a tutto volume capirono a cosa si
riferisse.
« SAAAAM!! » grugnì Dean guardando il fratello che
se la
rideva.
« Bentornato a casa. » gli disse Lachelle per calmarlo,
una volta
trovate le cassette nascoste sotto il sediolino.
Oklahoma
Dopo sei ore di viaggio, Dean scese a
comprare il giornale e i loro amati, grassi e calorici
panini in un locale per poi portarli in macchina; mangiare nell'Impala
con Lachelle
gli riportava alla mente un bellissimo ricordo, ma quella volta la
donna quasi non toccò cibo e si
fiondò subito su un caso.
« Ritrovato un cadavere evirato e dissanguato di un
uomo, chiuso in casa da giorni. » lesse ad alta voce il titolo di un articolo dal
giornale.
"Ben James, uomo di 37 anni è stato ritrovato morto in casa
sua con
l'allarme attivato, però non ha rilevato niente. Un altro
James, suo padre
Edward, è stato trovato morto allo stesso modo il mese
scorso ma la polizia
smentisce un'ipotesi di suicidio in entrambi i casi."
Decisero di andare a controllare l’abitazione di Ben e quando
arrivarono
dovettero farsi spazio tra un gruppo di persone che discutevano su chi
dovesse
essere il nuovo proprietario di un quadro.
« Agenti Sullivan e Cox, FBI. » si annunciò Dean
mostrando il
distintivo. « Possiamo fare delle domande a qualche parente di
Ben James? » .
Una signora dal volto consumato dal dolore si avvicinò a lui
mentre Lachelle
gli fece cenno per fagli capire che andava a
controllare l'interno della casa.
« Sono la sorella. Come posso aiutarvi? » disse la donna
asciugandosi gli occhi, ancora umidi e inondati da lacrime trattenute a
stento.
« Stiamo indagando sul caso di suo fratello. Cosa
può dirmi delle
sue ultime ore di vita? » le chiese lui ma la donna,
desolata, gli confermò
che non sapeva molto.
« Nulla più di quello che ho
già detto alla polizia. E' tornato dalla palestra
come tutte le sere, era al telefono con me che discutevamo del quadro
che nostro
padre ci ha lasciato in eredità. » cominciò. « E’ morto da poco anche
lui. » aggiunse scoppiando a piangere,
senza riuscire più a trattenere le
lacrime.
« E poi non l'ha più sentito? » cercò di usare un tono
più
dolce; proprio in quel momento non poteva non comprendere
ciò che stava passando, ma si era appena reso conto che la
parola
"quadro" stava diventando sospettabile.
La signora scosse la testa, poi andò via senza
proferire più parola. L'uomo attese che Lachelle tornasse
per poi
apprendere che non c'erano segnali rilevati dall'EMF,
né tracce di zolfo o
sacchetti per maledizioni.
Le voci tra il gruppo si alzarono, Dean si avvicinò per
chiedere
informazioni sospettando che il quadro avesse avuto un ruolo
fondamentale in quel
caso e subito tutti lo circondarono per spiegare i propri interessi per
l'oggetto
che si stavano avidamente contendendo. Lachelle approfittò
della distrazione per
scattargli delle foto e una volta ottenute tutte le informazioni
necessarie per
iniziare le ricerche, presero una stanza in un motel e si misero sul
divano
per trovare altri collegamenti tra le vittime e la storia di quel
quadro.
« Credono che quel quadro porti fortuna
perché più di una volta è
sfuggito a qualche incendio. » sussurrò Lachelle dopo aver letto un
articolo sul
sito web di un giornale dell'Oklahoma, seduta accanto a lui su un
divano rosso
nella stanza del motel.
« Certo, come no, idioti. » le rispose lui, incredulo della
stupidità della gente; si disse che anche se non fosse un
cacciatore probabilmente sarebbe
stato lontano da un quadro del genere, ma questa è
una cosa che non
avrebbe mai potuto sapere.
Durante le ricerche la cacciatrice si addormentò sul suo
petto solo
dopo che Dean ebbe finito la lista di tutti i proprietari di questo
famoso quadro.
Il giorno dopo quando si svegliano, Lachelle cadde a terra nel
tentativo di
recuperare il pc senza alzarsi.
« Ti sei già tuffata nel lavoro? » la schernì con un
sorriso beffardo e lei si limitò a sorridere mentre
sbadigliava, ancora molto assonnata.
« Ho scoperto delle cose interessanti. » cominciò lei ma il
cacciatore la anticipò.
« Anche io. Tutti i proprietari sono morti subito
dopo essersi impossessati del quadro. » annunciò lui fiero.
« Solo questo? » fu lei a prenderlo in
giro. « Ascolta. I corpi delle vittime sono stati tutti
evirati e questo
combacia perfettamente con la storia che gira sul quadro. C'era un
bambino nel
1973, Josh Morgan, rappresentato nel quadro mentre piange. La madre lo
minacciava sempre che se non avesse smesso di fare pipì a
letto gliel'avrebbe
tagliato. Un giorno, mentre va a fare compere, la sorella maggiore
rimane a
casa, vede il bambino fare di nuovo pipì a letto e prende
letteralmente la madre
in parola. » .
« Una versione perversa di Freddy Kruger". » rabbrividì portandosi
istintivamente le mani sui pantaloni.
La Winchester rise e poi
riprese il racconto: « La madre trova le forbici insanguinate e il
bambino
morto a terra dissanguato. E ho trovato anche l'indirizzo del cimitero
dove è stato
sepolto. » terminò lei con fare vittorioso.
« Ma quante ore hai dormito? » le chiese.
Non voleva allarmarsi
inutilmente ma le questione cibo e sonno non sembravano ancora essere
cambiate.
Bruciato il corpo, rimasero un po' per assicurarsi che il nuovo
proprietario del quadro non venisse attaccato e poi si rimisero in
viaggio.