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Autore: Tatuata Bella    06/05/2013    2 recensioni
Qualcuno deve averlo avvertito. Qualche stronzetto ha detto a Billie Joe che ci sono e lui è scappato, piccolo topo vigliacco.
“Maggie sei ubriaca.”
“Graz…Grazie dell’informazione.” E non so neanche con chi sto parlando. Mi giro e vedo Trè. Il batterista quello nuovo.
“Ah. Sei tu. E quello stronzo dov’è ora?”
“Billie Joe?”
“Seh. Lui. Biiiiillie Joe. Lo stronzo universale.” Dico.
“Che ti ha fatto?” chiede.
La sua ignoranza in materia è assurda
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrienne Nesser Armstrong, Billie J. Armstrong, Mike Dirnt, Nuovo personaggio, Tré Cool
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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(Meggie)
Le feste mi mandano in confusione. Ok, praticamente TUTTO mi manda in confusione. Camminare a volte aiuta. I miei piedi vanno avanti praticamente da soli seguendo strade conosciute e mi ritrovo senza realmente rendermene conto davanti a casa di John.
Fisso la porta per qualche minuto. Non l’ho ancora visto dopo l’ospedale, e non mi sento a mio agio a parlare dell’ “incidente”.
Chi se ne frega. Voglio parlargli, ho bisogno di sentire i suoi consigli su Billie Joe e sul perché mi sento così terribilmente confusa.
Suono il campanello, con decisione.
Sento la voce di John, da dietro la porta che urla “Arrivooo” poi si apre la porta e spunta la sua sagoma, vestito elegante con la cravatta aperta che penzolava attorno al suo collo.
“Ehi…Meg…” dice con un sorriso sorpreso e mi abbraccia, stringendomi forte, come se non mi vedesse da una vita.
Scioglie l’abbraccio e mi posa le mani sulle spalle: “Come stai? Stai bene? Cazzo, sei pallidissima…”
Mi passa una mano sul viso con un sorriso, preoccupato per la mia salute.
“Sto bene…mi sto riprendendo…Senti ho…bisogno di parlare un po’…mi fai entrare?”
“A…adesso?”
“Sì, adesso…”
“Oh beh Cristo Meg, è il giorno di Natale, stiamo aspettando una decina di parenti per il pranzo…”
“Hai ragione…ti sto dando fastidio, scusa, me ne vado…”
Le dita di John si stringono attorno al mio polso.
“No, dai, aspetta…vieni…”
Entriamo in casa e si chiude la porta alle spalle.
John urla a sua mamma che ci sono e che andiamo in camera qualche minuto.
“Scusa, sono piombata qui a incasinarti la giornata.” Dico, togliendomi la giacca e appoggiandola sul letto.
“Dai, sono felice che sei qui, credevo che avrei passato un Natale terribile con tutti quei parenti…solo mi chiedevo perché non sei con tua madre…”
Sospiro: “Non ce la faccio più a stare con lei, le voglio bene, ma mi fa diventare pazza. Assorbo tutta la sua ansia, i suoi problemi, la sua paura e li mischio tutti insieme formando delle paure tutte mie.” Mi fermo un istante di parlare. “Oddio. Sto diventando pazza.”
John, seduto sul suo letto, mi sorride: “Ma no che non sei pazza…cazzo sei appena uscita dal coma…”
“Era un coma indotto.” Preciso io.
Fa spallucce: “Hai ragione…”
“Missà che forse sono tornata con Billie Joe.” Butto lì. Ho paura del suo giudizio, insomma…nessuno più di John odia Billie Joe, mi sento quasi come tradire un patto tra me e lui.
E di certo lui non ha deciso di rendermi le cose semplici:
Spalanca gli occhi: “Cosa?”
“Lo so, sono un’idiota. Ma non sono nemmeno sicura che siamo tornati insieme e…”
“…e Adrienne?”
“Si sono lasciati”
“Ma Meggie, lo odiavi! Ti sei già dimenticata tutte le stronzate che ti ha fatto? Il modo in cui ti ha lasciata…e…”
“Senti NON LO SO è successo e basta…mi è venuto a prendere all’ospedale, è stato…Perfetto. Adorabile…Mi ha calmata, mi ha consolata, è stato perfetto e basta…”
John si è zittito e annuisce, guardando il tappeto. E’ ovvio che gli girano parecchio le palle. Forse ho mandato a puttane la nostra amicizia…
“Sì. Certo, è normale. Lui era lì e io non c'ero..."
Lo guardo interrogativa: "Ma che dic..."
Mi interrompe: "D’accordo. Ok…se…se sei felice…” dice, con un tono un po’ mesto.
“Non lo so quanto durerà, John…ho come la sensazione che ritornerà tutto come prima…cioè io, Billie, Adie, poi di nuovo io, poi Adie…” prendo un respiro “Ce l’hai con me?” chiedo, a bruciapelo.
Scuote la testa: “No…No, voglio solo vederti felice.”
“Sto seriamente impazzendo” dico, cominciando a camminare nervosamente avanti e indietro lungo la stanza si John. Sento che sto andando in iperventilazione, e sto parlando a macchinetta.
“Perchè… non lo so. Ti è mai capitato di essere completamente in confusione, un totale caos dentro la mente, come se qualsiasi cosa potesse condizionare in modo assurdo tutto il senso della tua vita, perchè…”
“Hey. Ti calmi?” mi interrompe John, che si è alzato e ha interrotto la mia camminata piazzandomisi davanti.
“O forse sono io che sono completamente pazza.” Dico.
Alzo gli occhi giusto in tempo per vedere John che prende un respiro profondo, poi non capisco più nulla: prende il mio viso fra le mani e mi bacia, incollato alle mie labbra come se fosse una sorta di richiamo, di bisogno di cui non può fare a meno. Sono così confusa che per una manciata di secondi ricambio il bacio, prima di rendermi conto di quello che sta succedendo.
Lo allontano appoggiando i palmi delle mie mani sul suo petto.
“Ma che cazz…” dico, rivolta a me stessa più che a lui.
“Oddio, scusa.” Borbotta, immediatamente. E’ arrossito e adesso è decisamente preoccupato. “Davvero, Meg, scusami non so cosa…”
Il livello di confusione nella mia testa è arrivato ad un livello tale da essere ingestibile. Faccio quello che mi riesce meglio: volto le spalle a John e scappo.
“Meg…aspet…Meg…scusami…” sento la voce di John che cerca di fermarmi mentre percorro di corsa il corridoio e esco come una furia fuori dalla porta.
Mi metto a correre, non so per dove, ma ho bisogno di correre.
 
Sono le dieci di sera e sono a casa. E’ la prima volta nella mia vita che ho un bisogno estremo di rintanarmi nella mia casa per scappare dall’esterno. Di solito succede il contrario.
Una ventina di minuti fa ha telefonato Billie Joe, gli ho fatto rispondere da mia madre, che gli ha trovato una scusa stupida per dirgli che non potevo parlargli. Non so nemmeno perché non voglio parlargli, ho solo voglia di stare sola, aspettando che miracolosamente la luce divina illumini il mio cervello e mi indichi la cosa giusta da fare.
“Meg...” spunta mia madre, fermandosi sulla porta della mia stanza e arricciando un po’ il naso a causa del pungente odore di fumo di cui era impregnata l’aria.
“C’è John al telefono…”
“Digli che non ci sono. Che sono fuori.”
“Gli ho già detto che ti andavo a chiamare…”
“No, mamma non voglio parlargli digli una cazzata a caso…”
Mia mamma sospira: “Ma che cavolo stai combinando, Meggie?”
Alzo le spalle: “Non è niente, ‘ma…solo un po’ di casini…”
Annuisce e richiude la porta.
‘Fanculo. Accendo lo stereo e mi sparo i Guns ‘n’ Roses a volume così alto da rintronarmi le orecchie nella speranza di rintronarmi anche il cervello.
E intanto mi faccio una canna.
 
I been thinkin' bout
Thinkin' bout sex
Always hungry for somethin'
That I haven't had yet
Maybe baby you got somethin' to lose
 
Vero. Stavolta ho decisamente qualcosa da perdere…Billie Joe, e anche John alla fine. Sembra tutto così terribilmente appeso ad un filo, ed adesso quel dannato filo è così teso che potrebbe spezzarsi e far crollare tutto.
 
 
My way - your way
Anything goes tonight
My way - your way
Anything goes tonight
 
Mi sdraio sul letto a pancia in su e prendo una boccata dalla canna girata così tanto male che il filtro rischia di scivolare via ad ogni boccata.

Anything goes.

In qualche modo se ne andrà tutto. Via. In qualche modo.
Chiudo gli occhi. Finisco la canna, poi credo che dormirò.
 
Mi sveglio di soprassalto dopo quelli che potrebbero essere istanti o ore. Mi ci vogliono un po’ di secondi a capire perché mi sono svegliata: c’è qualcuno che sta prendendo di mira la mia finestra con una raffica di sassolini.
Mi avvicino ai vetri, li apro e mi affaccio.
“John…”
Anche dal secondo piano riesco a distinguere chiaramente un largo sorriso che gli illumina il viso.
“Hey…Credevo non volessi affacciarti…”
“No…stavo dormendo…cioè. In realtà non avrei voluto affacciarmi, ma ormai l’ho fatto.”
Resta in silenzio qualche secondo, che sembra un’eternità.
“Vorrei parlarti. E questa cosa di parlarci dalla finestra fa molto Shakespeare, ma è un po’ scomoda.” Dice.
Non riesco a trattenere una risata.
“Sali…ti apro il portone.” Dico.
In un attimo vedo spuntare John di fronte alla mia porta, con una faccetta che ostentava un senso di colpevolezza, misto a preoccupazione e ad un po’ di imbarazzo. Ha ancora addosso la camicia bianca di prima e la cravatta adesso è completamente allacciata.
Fa’ un cenno di saluto a mia madre, che non sta capendo più niente, ma risponde al saluto senza fare domande, poi John mi segue in camera mia.
Mi acciambello in mezzo al tappeto, ma lui non mi imita, cammina avanti e indietro, come facevo io, poche ore prima a casa sua.
“Come è andato il pranzo?” chiedo, giusto per dire qualcosa.
“Non lo so, non ho ascoltato una parola e non ho detto niente. Non riuscivo a togliermi dalla testa il fatto che…si insomma, ti ho baciato.”
Lo guardo un po’ stupita: “Sì. Lo so. Me ne sono…accorta.” Dico.
Si passa una mano sulla fronte: “Dio, che stupido. Sono uno stupido.”
Lo fisso, dal basso in alto, cercando di incrociare il suo sguardo ma mi sfugge.
“No, non sei uno stupido…mi dispiace, non dovevo scapparmene via così…” dico.
Finalmente smette di camminare, si ferma e mi guarda, in piedi in mezzo alla stanza: “Non dovevo baciarti…insomma voglio essere chiaro…non mi sono pentito del bacio…è stato solo…non lo so, il momento sbagliato…non volevo che andasse così, sono stato uno stupido…è solo che eri così agitata, volevo calmarti…poi hai detto che sei tornata con Billie Joe non me l’aspettavo…volevo disperatamente fare qualcosa per cui tu non potessi mettermi da parte, ecco…”
Non riesco a dire nulla. Non mi ero accorta di niente, assolutamente niente prima di oggi, se non mi avesse baciato sarei ancora convinta che io e lui siamo soltanto molto amici. Dio, sono stata una vera stronza, anche se non potevo saperlo…tutte le volte in cui gli parlavo di Billie, quando l’ho trascinato a quel concerto solo per vederlo, e adesso questo.
“John…mi dispiace…” comincio, ma lui mi interrompe, impedendomi di proseguire con il lungo discorso che avevo in mente di fargli.
“So che sei incasinata adesso, e non voglio una risposta ora. Mi basta che tu sappia che mi piaci, mi piaci tanto.”
Apro la bocca, cercando di dire qualcosa, ma la porta di camera mia si spalanca all’improvviso.
“Margaret, c’è Billie Joe alla porta vuole vederti…mi sono rotta di raccontare balle in giro…gli ho detto di aspettarti lì…” dice mamma.
Ci mancava Billie Joe.
Mi voltai istintivamente verso John in cerca del suo consueto appoggio morale. E’ un nonsenso chiedere tacitamente appoggio morale a lui adesso ma è così naturale…
Inaspettatamente mi fa un mezzo sorriso: “Và’ da lui…io me ne vado. Solo…pensaci, ok? Pensaci solo un pochino…”
Annuisco, un po’ spaesata e lo seguo mentre esce dalla porta e incrocia Billie Joe.
“Che ci fa lui qui?” mi chiede Billie, con una specie di ringhio.
“Calmati, Rambo, me ne sto andando.” Risponde John, tagliente come una lama, mentre è già a metà della scala.
Non so bene perché, ma invece di far entrare Billie Joe dentro casa preferisco uscire io, chiudendomi la porta dietro la schiena e fissandolo immobile in piedi in mezzo al corridoio.
“Credevi che mi sarei bevuto la balla che tua madre mi ha rifilato al telefono?” chiese subito Billie Joe.
“No, speravo che avresti per lo meno fatto finta di crederci fino a domani..” rispondo.
Billie sospira: “Che c’è? Perché mi stai evitando?” chiede.
Non so che accidenti mi sta succedendo ma il mio viso si apre immediatamente in un ghigno: “Ti sto evitando? Adesso sai che effetto fa, non è vero, BJ?”
Mi scruta aggrottando le sopracciglia: “Che cazzo ti prende?”
Alzo le spalle: “Sono incasinata. Ho bisogno di stare un po’ da sola.”
“Non capisco…ieri eri…”
“Quale parte di ‘ho bisogno di stare da sola’ non hai capito?”
MI prende per i polsi. Perché deve sempre cercare un qualsiasi contatto fisico con me? Crede di convincermi più facilmente ad essere d’accordo con lui?
“Mi stai lasciando?” chiede, come se la sola ipotesi fosse assurda.
“Perché, stavamo insieme?”
“beh…pensavo di sì…” risponde, poco convinto.
Non mi prendo nemmeno il tempo utile per respirare, mi sento come invasata, come se fossi esplosa e ora non potessi fare a meno di dirgli in faccia tutto quello che penso: “Billie, tu non è con me che vuoi stare…perché non è giusto che tutti i ricordi più belli che ho siano con te, mentre tutti quelli che hai tu siano con Adie…”
“Però alla fine io ritorno sempre da te …”
“Sì. Tu ritorni sempre perchè ti senti in colpa, perchè qualsiasi cosa che tu fai, qualsiasi cosa che hai fatto io c’ero, ero lì con te, che tu lo volessi o no. C’ero quando sei uscito senza ombrello col nubifragio perchè ‘l’ombrello non è nel tuo stile ’ e poi ti sei preso la febbre, c’ero tutte le volte che scleravi perchè finivi le sigarette e finiva sempre che mi facevo dei chilometri a piedi per andartele a comprare. E poi ti ricordi quando hai smesso di fumare? Avevi cominciato ad odiare perfino l’odore del tabacco. Beh, c’ero anche in quel periodo. E c’ero anche quando hai ripreso perchè Mike ti faceva andare in paranoia a forza di fumarti in faccia. E sapevo benissimo che nel frattempo tu avevi in testa soltanto Adrienne, non mi importava, c’ero lo stesso. Ma tu … tu che cazzo sai di me? Tu quando ci sei stato per me?”
Billie Joe mi guarda come se parlassi marziano e non dice niente.
“Io …”
“La tua memoria è fottutamente piena di momenti del genere, ma non con me, con Adrienne. E non dire di no.”
“Ancora lei? Ma la pianti di essere così gelosa? Sei veramente paranoica …”
“E’ con lei che vuoi stare. Quindi lasciami in pace.”
Billie Joe sta in silenzio per più o meno un minuto, senza muoversi, poi, inaspettatamente, dice: “Io per te c’ero ieri, quando ti se addormentata sulla mia spalla sul tram mentre ti accompagnavo a casa, poi c’ero quando al nostro primo appuntamento ho rubato un girasole di plastica dai fiori nel mio salotto perchè non avevo i soldi per comprartene uno vero. E c’eravamo tutti e due quando abbiamo fatto l’amore per la prima volta…sono passati quasi due anni, vero? Tu eri così agitata che tremavi…Perchè tu credi che io non mi accorga di un cazzo, ma come vedi non è vero.”
Stavolta mi ha davvero spiazzato. Non mi aspettavo un discorso così da lui, non me lo sarei mai immaginato.
Billie Joe scuote la testa: “ Ma non importa. Continua pure a pensare che sia uno stronzo se ti fa comodo.”  E si volta, tutto intenzionato a andarsene.
Lo prendo per un polso: “no … aspetta …”
Si ferma e riprende le mie mani fra le sue, spalancando gli occhioni verdi in uno dei suoi migliori sguardi da bimbo sperduto: “Meg, voglio sapere che succede…ieri eri completamente diversa…mi hai detto che mi ami e adesso non vuoi neanche più vedermi?”
No, stavolta non gli avrei permesso di rigirare la frittata e riuscire a dimostrare in qualche modo che la colpa di tutto era mia.
“Sì, e tu cosa mi hai risposto?”
“Eh?”
“Cosa mi hai risposto quando ti ho detto che ti amo?”
Billie Joe rimane in silenzio, arrossendo lievemente, in preda all’imbarazzo.
“Te lo ripeto ancora, Billie, non voglio che stai con me per volontariato…voglio saperlo adesso, voglio sapere se mi ami.”
Rimango col fiato sospeso ancora per quattro o cinque interminabili secondi, anche se so perfettamente che non dirà mai quelle due dannate parole.
Invece, ne dice altre due: “Mi dispiace.”
Annuisco: “Senti…vuoi stare con Adrienne? Stai con lei, accidenti. Stai con lei e basta, una volta per tutte, ma stavolta non tornare indietro. Impazzisco se continui così…”
Non credo di essere mai stata così sincera con lui in tutta la mia vita.
“Quindi mi stai lasciando sul serio…” dice Billie Joe, ancora un po’ incredulo all’idea.
“Io voglio solo stare da sola. Per qualche giorno per capire che cavolo succede…Se ti fa più comodo pensare che ci siamo lasciati, allora sì. Ci siamo lasciati.”
Billie Joe spalanca ancora di più gli occhi, come se dovesse prendersi qualche secondo di tempo per realizzare che stava succedendo veramente, che io stavo lasciando lui. Veramente.
“Vai da Adrienne, se è veramente lei che vuoi…” aggiungo.
Gli rivolgo un mezzo sorriso, per fargli capire che infondo non sono nemmeno più incazzata e mi chiudo la porta alle spalle. Rimango appiccicata alla superficie interna della porta, respirando profondamente ad occhi chiusi, come se fossi appena tornata da una maratona. Sono solo a malapena consapevole di quello che ho appena fatto e non sono sicura che sia stata una grande idea. Ma so anche che avrei dovuto farlo anni fa. Non ha senso stare con una persona che ama un’altra, non ha senso e basta, e non importa quanto male possa fare, non importa. Solo che fa parecchio male. La consapevolezza che stavolta è finita davvero, non si torna indietro, non come al solito, stavolta davvero. E poi c’è la questione di John, che si aggiunge a complicare tutto.
Sì. Ho decisamente bisogno di stare qualche giorno lontana da tutti. Potrei scappare di nuovo in Arizona. Rido nella mia mente. Forse per stavolta è sufficiente chiudermi in casa.

Angolo dell'autrice:
Dunque, è successo l'inevitabile, ho postato tutti i capitoli che ho scritto, gli ultimi devo ancora scriverli. Credevo che sarei riuscita a finire la storia in tempo, ma sono tendenzialmente in crisi compositiva, quindi mi ci è voluto un pò di tempo e tutt'ora sono un pò bloccata...Quindi gli ultimi due capitoli (o addirittura un solo capitolo, devo vedere come mi viene lungo il finale) ritarderà di un pò rispetto a come siete abituati...xD mi piace tenervi sulle spine mwahahahahahah (no poveri, sorry) :D
Comunque non perdete la speranza, appena riesco a riordinare le idee nella mia testa posto il capitolo, garantito :D
Baci!
Ire
  
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