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Autore: Illa_    06/05/2013    0 recensioni
Chiuse gli occhi, permettendo alle lacrime che si erano incastrate delle sue palpebre di scivolare copiosamente vicino la sua bocca, ormai rossa e gonfia.
Indossava ancora la maschera mentre osservava il volto del biondo mutare in una smorfia e poi, dischiudere faticosamente le palpebre.
Peaches si soffermò ad osservare le scaglie di un colore indefinito, che caratterizzavano le iridi del biondo tinto.
[...]
Il ragazzo si era messo seduto sul letto e osservava incuriosito la figura sul suo davanzale, chiedendosi molto probabilmente che ci facesse una delle figure più rilevanti della città lì, fuori dalla sua finestra.
Genere: Fantasy, Fluff, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Just a dream?









 

La ragazza dai lunghi capelli ricci saliva le scale dell’edificio abbandonato, saltellando ad ogni gradino, mentre il tintinnio del campanellino che portava al collo risuonava negli immensi locali, illuminati dal fioco neon di qualche enorme lampada.

Doveva essere una sorta di fabbrica appena costruita, data l’infinità dei piani e delle rampe, che saliva senza affanno.

Giunse finalmente agli ultimi gradini e spinse l’imponente portone di legno vecchio, che con un inquietante cigolio si aprì, lasciando che la fredda aria della città le sferzasse sul viso, arrossandolo delicatamente.

I suoi occhi nocciola scrutavano il buio della notte, illuminato da numerosissime lucette tipiche di una metropoli affollata come quella che aveva di fronte.

Chiuse gli occhi lentamente, inspirando a fondo il profumo che aleggiava a quell’altezza.

Qualche nuvola stazzava all’orizzonte, ma lasciavano comunque intravedere alla perfezione il bagliore della luna e delle stelle. 

La ragazza riaprì gli occhi e posò lo sguardo sui suoi pantaloni, sgualciti dalle numerose cadute e dalla corsa senza sosta, che le aveva causato diverse smagliature sul tessuto dell’interno coscia.

Sospirò stanca, ascoltando l’eco dei passi frettolosi sulle scale che aveva appena percorso, alla fine l’avevano raggiunta.

Si godé quei pochi secondi di pace, prima che la porta in legno si aprisse con un tonfo sordo, lasciando che le numerose persone che la seguivano facessero capolino sulla terrazza in cemento.

Nessuna ringhiera delimitava il bordo del soffitto, così la ragazza si girò lasciando che i giornalisti e i numerosi fan osservassero la maschera bianca che le ricopriva la zona degli occhi e poi si gettò nel vuoto di quelli che dovevano essere almeno una decina di piani.

L’aria gelida adesso si infrangeva su tutto il suo corpo, quasi ferendola e il terreno si faceva sempre più vicino.

Per un attimo temette di non fartela, ma poi chiudendo gli occhi si accorse di riprendere quota.

Continuò a salire, finché non fu così in alto da poter attraversare le masse inconsistenti delle nuvole, era così piacevole godere di quegli aspetti che nessun al mondo avrebbe provato tranne lei.

I riccioli biondo chiaro molleggiavano dietro la sua testa, mentre disegnando piroette immaginarie, planava sull’antenna di un’azienda.
Fece un altro sospiro, conscia che nessun paparazzo o giornalista l’avrebbe mai raggiunta a quell’altezza.

Non che rifiutasse tutte quelle attenzioni, semplicemente non era la giornata adatta per fermarsi a chiacchierare o firmare qualche autografo.

Non era una supereroina come molti pensavano, non sentiva le grida di aiuto a chilometri di distanza, non era allergica alla criptonite, ne era agile come un gatto.

Lei era e sarebbe sempre rimasta la goffa e impacciata Peaches, fotografa per la New Model Agency, innamorata del suo migliore amico nonché collega.

A volte semplicemente le capitava di trovarsi nel posto sbagliato nel momento sbagliato, allora si limitava ad essere istintiva, a fare quello che la sua parte irrazionale le suggeriva e così la gente la vedeva come una Dea.
Ma in realtà lei era e sarebbe rimasta la ragazza invisibile, quella ignorata da tutti e richiamata continuamente dal suo capo.

Aveva pensato molte volte a rivelare la sua identità e stupire tutti, ma poi avrebbe perso la pace che tanto agognava e così si limitava a passare le sue giornate nella camera oscura del suo monolocale, o al computer o al lavoro.

Sbuffò e decise di fare quello che ormai da diverso tempo faceva, si sentiva un po’ in colpa, ma ne sentiva quasi il bisogno.

Si mise in posizione, come una tuffatrice pronta a buttarsi e poi lo fece, solo che non atterrò nell’acqua, ma volò tra i palazzi, godendosi il silenzio del buio, osservando di sfuggita qualche bacio nascosto ad occhi indiscreti.

Volò più in basso, sfiorando il pianerottolo di una finestra, dove un secondo dopo si sedette, appoggiando la schiena sul muricciolo a mattoncini rossi e
 stendendo le gambe al suo fianco, esattamente dove la finestra era pulita e molto larga.

Sapeva che alle tre di notte, conoscendo la persona, non l’avrebbe mai notata e così si sporse leggermente osservando la figura accartocciata nelle pesanti coperte, da cui spuntavano una parte delle gambe, le braccia e la testa bionda.

Sorrise istintivamente, osservando le labbra dischiuse come quelle di un bambino, le palpebre che custodivano gelosamente le iridi azzurre come il mare, le guance chiazzate di rosa scuro.

Si concentrò per sentire al meglio i rumori, e si beò, una volta individuato, del respiro regolare e leggero, tipico di una persona assorta in un sonno profondo.

Si concentrò sui lineamenti delicati e sulla pelle diafana, sulle braccia nude che stringevano delicatamente il piumone a quadretti verdi.

Una leggera lacrima rotolò sulla sua guancia immaginando chi di solito ci fosse sotto il suo braccio e sotto lo spesso copriletto.

Una testa castana che lei conosceva molto bene, fisico asciutto, priva di forme, tratti orientali, si chiedeva ogni volta che cosa ci trovasse Niall in lei, nel suo carattere prorompente ed eccentrico, nei suoi atteggiamenti al limite del violento e del presuntuoso.

Non l’aveva mai accettata e sicuramente quello non era il momento in cui avrebbe iniziato a farlo.
Da sempre aveva visto se stessa a fianco del fisico palestrato del suo amico, senza che quell’altezzosa ragazza si mettesse di mezzo e li allontanasse l’uno dall’altro con la sua esagerata gelosia.

Chiuse gli occhi, permettendo alle lacrime che si erano incastrate delle sue palpebre di scivolare copiosamente vicino la sua bocca, ormai rossa e gonfia.

Indossava ancora la maschera mentre osservava il volto del biondo, mutare in una smorfia e poi dischiudere faticosamente le palpebre.

Peaches si soffermò ad osservare le scaglie di un colore indefinito che caratterizzavano le iridi del biondo tinto.

Avrebbe voluto osservale staccandosi da lui dopo un bacio, ma per sua sfortuna, quel giorno ancora non era arrivato e al massimo si doveva accontentare di osservarle dopo un casto bacio sulla guancia.

Il ragazzo si era messo seduto sul letto e osservava incuriosito la figura sul suo davanzale, chiedendosi molto probabilmente che ci facesse una delle figure più rilevanti della città lì, fuori dalla sua finestra.

Si alzò e scorse, attraverso il vetro, i biondi boccoli che le sfioravano le spalle, ma soprattutto i profondi occhi color nocciola, che attraversavano ogni ostacolo e che si incontravano con i suoi, quasi a scrutargli l’anima.

Lentamente fece scivolare le mani sulla maniglia della finestra, facendola scattare e trovandosi a lottare con la bellissima vista della ragazza e la gelida aria della notte.

Le sfiorò con i polpastrelli il braccio nudo e liscio come la seta, risalendo verso la pelle candida del viso.

Tracciò il contorno di tutta la maschera bianca, finché non si decise a sciogliere il fiocco che la teneva incollata al viso della ragazza.

Quando la maschera rimbalzò sul davanzale interno e poi sul pavimento, Niall non si stupì di chi ci fosse dietro, poiché qualcosa gliel’aveva fatto intuire nell’esatto momento in cui aveva scorto il viso della dea mascherata per la prima volta, in una foto del giornale locale.

Sorrise impercettibilmente, ma non passò inosservato a Peaches che si godè la vista dei raggi di luna che si infrangevano su quella porcellana.

Il biondo si avvicinò lentamente a lei, assaporando il profumo di violetta che la sua pelle emanava.

< Pee – le sussurrò all’altezza del collo, circondandole i fianchi con le braccia – mia piccola Pee > aggiunse mentre una serie di brividi attraversavano la sua schiena.

< Niall > mormorò lei nel suo orecchio lasciando che numerose lacrime andassero a bagnare la spalla nuda del biondo.

Con  un gesto abile  la sollevò, facendola sedere sul letto e chiuse  la finestra.

Velocemente si sedette accanto a lei, facendole girare il volto verso il suo e con le labbra le asciugò ogni lacrima.

< Ci sono io qui > le bisbigliò prima di avvicinarsi con una lentezza quasi stremante alle sue labbra,ma alla fine le fece combaciare, costringendo il cuore di Peaches a pulsare sangue al cervello ad una velocità disumana.

Sentiva la lingua intrecciarsi insieme alla sua e non avrebbe voluto più staccarsene.

< Dimmi che non è un sogno > la pregò Niall e lei annuì, stringendolo forte tra le sue esili braccia.

< Dimmi che non l’hai fatto solo perché credi che sia un sogno > lo rimbeccò lei puntando le sue iridi in quelle ghiacciate del biondo.

< L’ho fatto perché ti amo > rispose lui in un sussurro, un secondo prima che lei posasse di nuovo le labbra sulle sue.

Forse era davvero tutto un sogno.
 





Autrice: Spero vi sia piaciuta, fatemi sapere cosa ne pensate :)

  
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