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Autore: Evilcassy    07/05/2013    6 recensioni
[Così a volte, ma solo a volte, il corvo riportava indietro l'anima perché rimettesse le cose a posto.]
E se avessi agito diversamente? Sarebbe cambiato qualcosa?
Sono arrivata alla conclusione che non sarebbe cambiato niente. Quell’uomo – Loki – sarebbe comunque scomparso nel nulla: non era come il tizio nella stanza a fianco, privato dei suoi poteri, sprofondato sino alle ginocchia nel fango e e nell'umiliazione della sua impotenza.
Forse non saremmo morti, non saremmo stati sepolti nella stessa tomba e non ci saremmo svegliati fianco a fianco.
Ma sono certa che ci saremmo ritrovati un giorno o l'altro, in una dimensione o nell'altra, a scambiarci un ultimo bacio.

GreyRaven e Loki, richiamati dalle rispettive nature, decidono di lasciare gli Inferi e di riprendere i rispettivi cammini.
Ma incappare l'uno nelle trame dell'altro è questione di poco, anzi, pochissimo.
[Sequel di THE SEVENTH]
Genere: Avventura, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Natasha Romanoff/Vedova Nera, Nuovo personaggio, Thor, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'A Seven Heroes Army [The Seventh Saga]'
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The Seventh:Winter

 

The Seventh:Winter

 

 

 

         PART 5: Keepin'

         Chapt. 12: The Dust Has Only Just Began to Fall.

 

People who have no hopes are easy to control. And whoever has control has the Power .

 

“I primi test sono andati a buon fine, almeno siamo riusciti a calibrare le strumentazioni.”

“Peccato per gli ultimi due.”

“Non ti abbattere Jane: almeno abbiamo capito i nostri errori e cosa togliere dai nostri calcoli.”

“Beh, se non ci fosse almeno una combinazione spaventosa di equazioni da variare saremmo a cavallo.”

Selvig cancella parte del calcolo sulla lavagna bianca, si gratta la testa con il pennarello borbottando un paio di numeri e poi lo ricompone: “Siamo ad un passo dalla riuscita.”

“Sì, ma non riusciamo a formulare questo passggio. È frustrante, non trovi?”

“Abbastanza, ma ho vissuto di peggio.”

Dietro al vetro d’entrata all’UnderLab Darcy passa il badge nel lettore ed entra dalla porta scorrevole carica di caffè e ciambelle. “Jane, ti cercano al piano di sopra, nell’ufficio di Pepper.” Annuncia appoggiando le cibarie sul tavolo di fianco alla lavagna ed offrendole al professore, che rifiuta con un cenno senza quasi guardarle.

“Non ho tempo ora.”

“È urgente.”

“E chi lo dice?”

“Qualcuno del tipo Xena, D’Artagnan, Forrest Law e Glòin figlio di Gròin.”

“Oh cazzo, ci mancavano pure loro.”

 

“Lady Jane, sono spiacente di dover interrompere il tuo lavoro.” Sif ed i tre guerrieri si esibiscono in un piccolo inchino. “Ma abbiamo urgente necessità di interloquire con Thor.”

Dietro di loro, Pepper alza le spalle. “Non mi credono quando dico che le comunicazioni con i Vendicatori sono ancora difficili.”

“Temo non possano effettivamente capire. Senza offesa, eh!" Si affretta ad aggiungere davanti agli occhi castani di Sif, stretti in due fessure stizzite. "Però, sì, come vi ha appena detto Miss Potts...”

“La dolce Lady Potts” corregge Fandral gettando uno sguardo ammiccante verso Pepper che alza un sopracciglio e gli restituisce uno sguardo di puro compatimento.

“Sì, uhm, come vi ha già detto la dolce Lady Potts-a-breve-Lady Stark, Thor non è qui al momento. È stato prima su Jotunheim a recuperare una delle Gemme, ma l’ultimo segnale che abbiamo ricevuto proveniva da nord, insieme agli altri, quindi è tornato sulla Terra e...”

“Vi è stata una battaglia?” Volstagg sposta la sua attenzione dalla confezione di cioccolatini sulla scrivania a Jane: L’attimo di distrazione che permette a Pepper di spostare il cestino e salvare i pochi dolcetti superstiti.

“Probabile, non sappiamo ancora nulla. Come vi dicevo le comunicazioni sono difficili e…”

“…non sapete neppure contro chi si sono battuti? Sarà stata una battaglia epica, non ho dubbi che Thor…”

“Jane, vuoi che ti cerchi con Google translator la traduzione di ‘Comunicazioni difficili’ in Norse Antico?"

“Grazie, Pepper.”

“Non importa, il tempo stringe e non possiamo far altro che affidere a te questo messaggio importante.” Sif fa un passo avanti rispetto agli altri, un piccolo cofanetto di cristallo chiaro e liscio sulla mano destra. “La Gemma dell’Anima.”

“L’avete trovata!”

“Non noi. Gli Elfi di Alfheim. Una loro delegazione si è mossa verso Asgard, portando questa Gemma come dono a rinnovare l’antica alleanza tra i nostri popoli e le nostre armate. Abbiamo un nemico in comune, che sta riprendendo forza ed adunando eserciti, e questo è fonte di preoccupazione per entrambi i Regni: Asgard è pronta a schierare il suo esercito, Alfheim sarà con noi.”

“E questo antico nemico sarebbe?”

“Svartalfheim.”

“Thor non me ne ha mai parlato.”

“Oh, temo che non avresti potuto capire. Senza offesa, eh.” Sif si concede un piccolo sorrisetto di rivincita e lo sguardo di compatimento di Pepper contagia anche Jane: “I guardiani degli Elfi bianchi hanno potuto vedere attraverso le tenebre di cui si è circondato il regno degli Elfi Oscuri. Muovono le loro pedine, adunano soldati, ed Amora l’Incantatrice è alla destra del loro Re.”

“Quindi ora sappiamo chi c’era realmente dietro.”

“Gli Elfi di Svartalfheim non sono nemici di poco conto, Milady” aggiunge Hogun. “Asgard si sta preparando ad una nuova guerra, e il padre degli Dei vuole che Thor rientri nelle schiere dell’esercito.”

Jane e Pepper si scambiano uno sguardo. “E chi lo dice a Fury?”

 

“Ricapitolando, ora abbiamo tre Gemme.” La voce di Bruce da dietro lo schermo del laptop spezza il silenzio del volo di ritorno. Dopo la conf call avuta con Fury, Pepper e Jane riguardo gli ultimi sviluppi e le novità portate dagli Asgardiani a tutti è passata la voglia di parlare e rilassarsi per qualche momento.

Durante l’attesa febbrile della riparazione del Quinjet – sento Stark imprecare dall’hangar a ritmo di colpi metallici – ognuno è rimasto chiuso nel proprio silenzio, in balia delle proprie ipotesi e alla ricerca di un piano. Thor si sente in dovere di obbedire ad Odino e tornare su Asgard a combattere, ma noi resteremmo uno in meno. “E sapete cos’è successo l’ultima volta che eravamo con un componente in meno nella squadra?” 

“Grazie, Steve, preferivo non ricordarlo.” Sospiro: “Ma di certo non possiamo impedirglielo.”

No, affatto: dovremmo anzi far cerchio attorno a lui e accompagnarlo in quest’impresa, ma non possiamo lasciare sguarnita la Terra.

“Loki ne ha un’altra. Ed un’altra ancora sappiamo che è nelle mani di Amora. Manca la Gemma del Potere.” Conclude Natasha. “Ho idea che sia qualcosa di simile ad un asso vincente.”

Estraggo il tablet dallo zaino e mi metto a scorrere le pagine della scannerizzazione del libro di Loki. “Un tale potere non è facile da gestire, dobbiamo trovare qualcosa a cui appigliarci. Un baco del sistema, per dirlo in parole povere, come per il Tesseract.” Rigetto lo StarkPad nello zaino sbuffando. “Ma da questo libro non riesco a dedurre nulla.”

Natasha domanda a Bruce come stia procedendo nell'UnderLab.

“Lo spettro di ricerca ha subito qualche interferenza a causa della tempesta, perciò ha rallentato la sua portata.” Digita qualcosa sulla tastiera. “Lo sto ricalibrando a distanza, dovrebbe riprendere le piene funzioni in meno di quaranta minuti.”

“Mi domando perché non l’abbia fatto direttamente Selvig.” Domanda ad alta voce Cap, e Bruce alza le spalle: “Devono essere molto impegnati con i Test. Ho visto che i primi due hanno dato un esito positivo, ma dopo il potenziamento delle strumentazioni hanno iniziato a dare dei problemi.”

“Sempre a causa del meteo?”

“Può darsi. Dai dati che ho ricevuto pare ci sia stato anche un calo di tensione ad intralciare…”

“Impossibile.” Giudica Stark rientrando dall’hangar, maniche arrotolate sugli avambracci e morchia ovunque. “Prima di partire ho convogliato nell’UnderLab tutta l’energia dei reattori Arc che alimentano la Torre. Semmai ci dovrebbe essere stato un calo di energia elettrica negli uffici e negli altri laboratori. Interruzioni, addirittura, ma l’UnderLab è impossibile che abbia subito problemi.” Bruce insiste che i dati parlano chiaro. “Allora qualcuno ha preso contro alla spina della corrente, dottore.”

“Cosa stai insinuando?”

Sotto lo sguardo sbalordito di tutti noi, Tony si prende una lattina di birra dal frigo, la apre con calma e ne beve un lungo sorso. “Erano ad un passo dalla realizzazione di un Wormhole: Dovevano solo ricalibrare la strumentazione, i calcoli sono esponenziali, niente di estremamente difficile per cervelli come quelli di Selvig e Foster. Ed invece i successivi test hanno dato esito negativo. Qualcuno sta sabotando ed è qualcuno che sa fottutamente cosa fare.”

La voce di Clint è solo un sussurro, ma ha il potere di farci seccare la bocca a tutti: “Selvig.”

Tony annuisce: “Temo che il professore sia ancora sotto l’influsso di qualcuno di nostra conoscenza.”

Mi ritrovo addosso lo sguardo di tutti.

Davvero pensavi che la sua capatina nebbiosa a New York fosse solo per salutarti con un bacetto?

Mi ha fregato. In pieno. “Figlio di Puttana...!”

 

Siamo sopra il Canada quando riesco a riallacciare finalmente una conversazione con la Stark Tower: l’influsso del portale aperto sul Jotunheim ha scatenato una tempesta che perdura, gli effetti potrebbero protrarsi a lungo e le comunicazioni continuano ad essere difficili. A rispondermi, dal laboratorio, è Darcy. “Passami Jane.”

“Ciao anche a te, tutto bene. Sì, un po’ freddo ma niente di che, tengo la pelle idratata.”

“Darcy, non ho tempo per una conversazione amichevole. Passami Jane, è urgente.”

“D’accordo, d’accordo… tutte urgenze per la dottoressa Foster… qui stiamo diventando importanti, eh! JANE, JANE! È per te, c’è GreyRaven sulla linea Sei ed è in fase premestruale. Passo!”

“Se c’entrano degli Asgardiani, sappi che butterò giù il telefono imprecando come uno scaricatore di porto."

“Indirettamente, forse. Che mi dici di Selvig? Come si sta comportando?”

“Oh, beh. Qui dentro è il più ottimista. Non fa neppure delle pause, borbotta calcoli da solo ma finalmente ha smesso con l’ondata di malinconia verso la Grecia, con buona pace di noi tutti. Vuoi che te lo passi?”

“No, grazie, arrivo al punto: Abbiamo il sospetto che sia compromesso. Di nuovo. E che stia sabotando la vostra ricerca ed i vostri test. E non sono certa che i calcoli li stia borbottando proprio da solo.”

“Mi stai dicendo che...oh, merda…”

Natasha spiega velocemente: “Ascolta le mie istruzioni: Ora fingi che stiamo avendo una conversazione normale, probabilmente ti ho appena avvisato che Thor intende tornare subito su Asgard. Poi dissimula, stai all’erta, cerca di tenerlo il più possibile tranquillo e lontano da cosa potenzialmente pericolose.”

Ma... io non...!"”

Steve rincara la dose: "Dottressa Foster, non possiamo fare altrimenti: noi potremo essere lì tra circa tre ore e mezza: Fury ha inviato la Hill, ma anche lei non arriverà in un battibaleno. È tutto in mano tua."

"Jane, puoi farcela, io ripongo in te la mia piena fiducia." aggiunge Thor. "Devi solo prestare attenzione."

“State scherzando, vero? Non va più di moda il teletrasporto, Addison?”

Mi stringo le spalle: “Ho abusato un po’ dei miei poteri, non li ho ancora recuperati del tutto e non vorrei ritrovarmi a teletrasportarmi solo a metà. Sai che schifo dover ripulire tutto dalle mie interiora?”

"Sì, Pepper ti ucciderebbe." Concorda Tony.

Se la mettete così non ho esattamente molte alternative. Devo però farmi aiutare da Pepper e Darcy, io da sola..."

"Fifona. Tieniti a portata di mano un oggetto contundente, nel caso occorra una ricalibrazione cognitiva in tempi brevi."

Tony suggerisce la mazza da baseball nella camera di Steve, che ha una reazione di protesta quasi isterica: " È autografata da Joe DiMaggio! Ci ho messo mesi per trovarla!"

 

"C'è freddo qui giù, professore..." si lamenta Darcy, soffiandosi sulle mani prima di allungarle verso il fancoil dell'aria calda.

"Come?"

"Lei non lo sente? È in maniche di camicia....!"

Selvig si fissa stralunato le braccia, poi fa spallucce e ritorna a fissare la lavagna piena di calcoli ed equazioni parlottando: piuttosto bizzarro, per uno che sino a poche ore prima decantava una smisurata nostalgia per il clima mite della Grecia.

Darcy alza lo sguardo dal fancoil appena sente picchiettare contro il vetro dell'entrata. Jane le fa cenno di andare fuori: "Che c'è?"

"SSSSSHHT! Vieni!" bisbiglia. Un ultimo sguardo a Selvig, impegnato ed assente nei suoi calcoli, e la segue.

 

"Sei un uomo di scienza, Selvig, è tutta la vita che studi e la soluzione la puoi appena sfiorare tra le dita. Non è frustrante? In giornate come questa i tempi in cui avevi a tua disposizione la conoscenza del Tesseract sembrano ancora più lontani, nevvero?Ammettilo."

"Sì."

"Ti ricordi la vertigine di tutta quella conoscenza, della verità che il Tesseract donava? Non era inebriante? Non era soddisfacente?"

"Oh, lo era, ma..."

"E allora, perché non ricercarla di nuovo?"

"...io..."

"Già una volta scrutai nel tuo cuore e li aprii al mio volere. Non ho bisogno di rifarlo, poiché troverei i medesimi desideri. Non sogni la fama o la gloria, ed hai la mia stima per questo: tu vuoi capire, tu vuoi CONOSCERE. In questo siamo simili. Ed è per questo, ora che affido proprio a te questo compito."

"Ma..."

"Niente Ma, Selvig. I vostri calcoli non porteranno che ad una comprensione parziale della vostra scienza, e non hai neppure una certezza di riuscita. Che accadrà se essi si riveleranno inesatti? Come reagirai? Un fallimento ti abbatterebbe. Non è quello che merita un professore del tuo calibro. Ho tra le mani la Gemma dello Spazio. E te ne farò dono, in modo che tu possa studiarla appieno e carpirne i segreti, una volta conclusa questa... faccenda."

"Io non posso..."

"Certo che puoi. Fallisci ora, di tua spontanea volontà, per vincere in futuro. Professor Selvig, hai davanti a te l'opportunità di una vita... e non vuoi coglierla?"

Loki non aveva bisogno di uno scettro per asservire qualcuno al suo potere o per plagiare una mente.

A lui bastano le giuste parole bisbigliate nel giusto orecchio.

Quel povero allocco di Selvig era solo un diversivo per impedire che riuscissero davvero ad aprire un portale senza l'ausilio della Gemma: una precauzione in più, poteva definirla così. Se fermare i Vendicatori era quasi impossibile, vista la loro determinazione, almeno doveva frenare in tutti i modi la loro ricerca: solo così poteva avere più possibilità di trovare le Gemme per primo senza ritrovarsi troppo intoppi tra i piedi.

 

Darcy è nervosa mentre aiuta Jane a regolare un'apparecchiatura. Parlano in bisbigli e sussurri, e Jane è ben consapevole che questo getterà di sicuro qualche sospetto su di loro, ma non ha idea di come poter fare altrimenti.

Lo sguardo corre di continuo sull'orologio da polso e alla schiena di Selvig, che si volta all'improvviso facendole sussultare.

Ma quanto ci mettono ad arrivare?

"Dunque, ragazze, cosa state facendo?"

"Niente, pensavamo di sistemare questa apparecchiatura da un'altra parte. Qui fa disordine e, prof, sai come Jane diventi intrattabile nel disordine."

"Sì è così... sono una maniaca, che ci posso fare!" Penose, davvero penose. Un paio di lezioni di recitazione potremmo anche sprecarci a prenderle. "Quindi, ehm, Darcy, come ti dicevo possiamo metterlo su quel tavolo e..."

"E per spostare l'attrezzatura prima la ricalibrate secondo frequenze esponenziali?"

Oh, merda.

"Ma toh, che caso..." biascica Darcy.

Selvig freme come se stesse trattenendosi dall'attaccare e Jane riconosce nel suo sguardo, solo per un istante, lo stesso sguardo che aveva Loki nel tunnel della Metropolitana, quando la vittoria di Thanos sembrava imminente e GreyRaven era un corpo a terra in un lago di sangue.

Un colpo secco, e il professore crolla a terra privo di sensi. Dietro lui, resta in piedi Pepper in tailleur e tacchi a spillo: si appoggia la mazza da baseball alla spalla  e sussurra un soddisfatto: "Fuoricampo di Joltin' Pepper."

 

“Quindi Pepper l’ha davvero mandato KO colpendolo con la mia mazza da baseball da collezione?” Un incredulo Steve sta esaminando accuratamente la mazza da mezz'ora e alla fine tira un sospiro di sollievo nel constatare che non è stata minimamente danneggiata.

“Eccoti il the, tesoro: Assam, senza zucchero ma con l’aggiunta di un goccio di latte a temperatura ambiente come piace a te. Ho aggiunto anche un paio di biscottini allo zenzero, so che ti piacciono.” Pepper rivolge a Tony uno sguardo a metà tra lo sbigottito e l’incuriosito poi, davanti al suo sorrisetto compiacente e sornione, decide di approfittare del fidanzato così servizievole e lo manda a cambiare i biscotti allo zenzero con quelli al cacao: Stark scatta come un soldato davanti al Caporale Maggiore. “Dovresti prendere a sprangate le persone più spesso, Pepper.” Commenta Clint. “Ovviamente con la mazza da baseball di qualcun altro.” Aggiunge velocemente davanti all’occhiataccia del Capitano.

“Credimi, una volta può bastare.”

Bruce e Jane entrano nella stanza annunciando che Selvig si è svegliato e sembra aver ripreso possesso delle sue facoltà mentali. “Abbiamo lasciato Addison con lui, voleva assicurarsi che le sue condizioni psichiche siano stabili.”

“Con la rabbia che aveva addosso oggi, probabilmente lo userà come punching ball.” Clint incrocia le gambe sul puff vicino al caminetto e muove il collo indolenzito dal poco riposo e dal lungo pilotaggio. “Così impara a scegliersi un tale stronzo come trombanemico.”

Natasha alza la testa dallo schermo che stava visionando e gli scocca un’occhiata gelida:“Uno stronzo il cui intervento è stato essenziale per chiudere il portale.”

“Uno stronzo che per poco non ti ha spezzato l’osso del collo.”

“Ma non l’ha fatto.”

“Ringrazia Stark.”

“Chi, io? Son qui solo a portare i biscotti al cacao, non tiratemi in ballo.”

Natasha stringe il pugno, mordendosi il labbro inferiore e sibila che andrà a mettere le pietre nel Gauntlet uscendo a passo svelto dalla stanza strappando la Gemma dell'Anima dalle mani di Jane che protesta debolmente.

"La lasci stare, dottoressa Foster. Quando si osa criticare Addison, Natasha fatica a ragionare.” Borbotta Clint, prima di stiracchiarsi e dichiarare di avere i muscoli tutti indolenziti.

"Potresti farti un idromassaggio. Da quando la tempesta ha diminuito d'intensità e non abbiamo più interferenza nei reattori Arc, l'Avengers Spa ha ripreso a funzionare."

"Ottima idea, Pepper. Grazie."

"Figurati. Darcy è già dentro da un po'."

Idromassaggio con studentessa ventiquattrenne tettuta: Non una bella mossa con la propria donna incazzata in giro per lo stesso edificio; Clint alza un sopracciglio e si rivolge agli altri: "Qualcuno vuol farmi compagnia?"

 

"Beva a piccoli sorsi, professore." Mi raccomando reggendogli il bicchiere di the freddo. Ancora legato al lettino dell'infermeria, Selvig ha l'aria abbattuta e stordita mentre sorseggia, e poi scuote la testa deglutendo con difficoltà. Si lascia cadere sul cuscino con un gemito - Il ghiaccio che ci siamo premurati di mettergli sulla parte colpita non fa molto effetto, Pepper è una battitrice mancata - e fissa il soffitto con occhi lucidi. "Non si colpevolizzi, Professore. Conosciamo tutti quanti la portata degli incanti di Loki."

"Anche lei, agente Borgo?”

La sua voce roca e gli occhi spenti mi prendono in contropiede. Distolgo lo sguardo dal suo con la scusa di appoggiare il bicchiere ad una mensola di fianco. “Ho visto gli effetti su terzi.”

“Ma la sua, di mente, non l’ha mai toccata, vero?”

Penso al suo bacio di brina davanti alla Tower, al suo abbraccio inconsistente che mi sorreggeva donandomi energia per chiudere il portale e alla sua presenza persistente nei miei pensieri. È un incantesimo anche quello?

“Non vi è nulla che possa gratificarmi quanto sapere che tu voglia cercare, vedere, toccare me di tua spontanea e libera volontà. Sarebbe insopportabile per me che lo facessi perché indotta da un qualche tipo di influsso o incantesimo.”

La dichiarazione di Loki, e mi era parsa sincera. Lo era davvero? Quanto può essere attendibile la mia analisi dato quello che provo per lui?

E fondamentalmente, che cosa provo? “Suppongo che su me abbia operato in una maniera differente.”

Inaspettatamente Selvig scoppia a ridere. È una risata bassa e affaticata, rauca e triste:“Posso assicurarle che non abbiamo avuto lo stesso trattamento, io e lei.”

Colgo la palla al balzo per alleggerire l'atmosfera: “Lo spero bene, Professore. Sono una donna molto gelosa.” Gli apro le manette e per prima cosa si massaggia i polsi segnati, seguitando a restare coricato con gli occhi fissi verso il soffitto.

Mi risiedo e gli pongo qualche domanda per capire quale possa essere il suo stadio di confusione - che giorno è, quando è stato il suo ultimo pasto, i suoi spostamenti – e giudicandolo abbastanza lucido dirigo il discorso sulle sue sensazioni.

“Mi sento prosciugato” Rivela con un sospiro. “A che serve un quoziente intellettivo superiore a 150, se poi si cade in tranelli simili?”

“Lei è umano, professore. E come ogni essere umano ha le sue debolezze. Se c’è una cosa in cui Loki è dannatamente bravo, è scoprire e sfruttare le debolezze altrui a suo favore.”

“Avrei potuto fare del male a Jane e Darcy.”

“Non pensi a ciò che poteva succedere, ma a quello che è successo. Nessuno si è fatto male, escludendo quel bernoccolo abnorme che continua a crescerle sulla testa. Non sarà il caso di portarla a fare una TAC?”

“No, il bernoccolo è il male minore. La mia autostima è conciata peggio. Non sento di poter più fare affidamento su me stesso e sulle mie capacità.”

“Abbiamo tempo, professore, ed io sono a sua completa disposizione. Se me lo permetterà, l’aiuterò volentieri.”

 

Jane ha accompagnato Banner e Stark nell’UnderLab, a fare il punto della situazione e a riprendere il lavoro da dove l’incidente di Selvig l’aveva interrotto, mentre Thor si è piantato davanti al caminetto e fissa pensieroso le fiamme guizzanti con Pepper che decide non sia il caso di lasciarlo solo e si siede di fianco con la scusa di arrostire i Marshmallows.

Steve è stato l’unico ad accettare l’invito all’idromassaggio; si dirigono verso la zona relax sforzandosi di parlare del più e del meno. Nell’ascensore Clint giocherella con il touch screen, evidenziando le telecamere di sicurezza – alla palese ricerca di Natasha, ma Steve è abbastanza delicato da non rigirare il coltello nella piaga – catturando Darcy che esce dalla Spa. “Meglio dai, condivideremo un momento tra uomini.” Clint alza un sopracciglio, gli rivolge uno sguardo perplesso e poi si gratta la nuca borbottando qualcosa sul ‘non essere il suo tipo”.

Steve non afferra.

 

Il rumore della porta a vetri che si apre fa voltare Natasha di scatto: “Ah, sei tu.” Sbuffa solamente, una leggera e quasi impercettibile nota di delusione nella voce. Darcy ruota gli occhi tondi e piega la testa di lato: “Scusa se esisto, eh!” brontola entrando e lasciando che la porta si chiuda dietro di sé. “Beh, volevo anche vederlo, questo famoso Gauntlet. Non so se lo sai, ma pare che qui dentro l’unica ad essere stata esclusa dalle vostre operazioni è stata la sottoscritta.”

“La prossima volta falsifica meglio il tuo curriculum.” La apostrofa Natasha, prima di indicarle con un cenno svogliato il Gauntlet sul tavolo vicino. Poi incrocia le braccia e si appoggia al muro, lo sguardo di ghiaccio ostinatamente rivolto verso il biancore della neve fuori dalla finestra.

Darcy si avvicina e si china a fissare il Gauntlet con le mani sulle ginocchia e l’espressione da bambina curiosa: “Beh, per essere grosso è grosso.”

“Non toccarlo.”

“Perché? Tu l’hai appena fatto!”

“Non si conoscono completamente le reazioni del Gauntlet; quindi, onde evitare improvvisi ed inspiegabili disastri, tieni le mani a posto.”

“Pessima giornata, eh agente?” Darcy si getta indietro una ciocca di capelli poi raddrizza la schiena e appoggia le dita, quasi con un gesto di sfida, sul bordo del tavolo: “Non vedo di che preoccuparsi. Sono solo una studentessa senza infamia e senza lode, per Selvig e Jane una semplice spalla a cui rifilare semplici compiti amanuensi e che tutti voi notate a malapena. Quale pericolo potrò mai rappresentare?”

La canna della pistola di Natasha è a pochi centimetri dalla sua fronte ed il suo volto ha perso completamente l'espressione insofferente di pochi secondi prima: "Ho detto: ferma."

Le labbra di Darcy si piegano in un mezzo sorriso e negli occhi azzurri brilla una luce sinistra, quando i capelli castani si sciolgono in oro.

 

La prima cosa che Steve nota all’entrata nella Spa è uno accappatoio appeso al piolo vicino alla Jacuzzi. La seconda è la pozza scura di capelli nella vasca.

È Clint per primo a lanciarsi sul corpo che galleggia con il viso rivolto verso il basso: Darcy ha gli occhi semichiusi, le labbra bianche ed un battito appena percettibile. La stendono a terra mentre Clint inizia a praticare velocemente un massaggio cardiaco urlando di chiamare i soccorsi.

 

“Lasciami indovinare: Amora, giusto?” Ora entrambe le pistole sono spianate.

“La mia fama mi precede.” Natasha si volta di scatto e colpisce al volto la donna ricomparsa alle sue spalle, facendola cadere all'indietro: "Trucco vecchio e superato." La proiezione svanisce, l'Incantatrice si passa una mano sul labbro colpito e poi rivolge la sua espressione di sbalordito oltraggio verso Natasha, già pronta a colpire di nuovo: “Se la metti così…”

Amora non ha fatto che un debole cenno della mano e lei si è ritrovata con la schiena sul pavimento, le pistole che schizzano agli angoli opposti della stanza.

Un colpo di reni ed è pronta di nuovo a fronteggiarla. Braccio piegato all’indietro, gamba destra attorno al collo ed è Amora a colpire di nuovo il pavimento.

Poi le gambe di Natasha cedono sotto la stretta di sottili fili invisibili che stringono sino a lacerare la tuta e la pelle.

 

Lo sterno di Darcy ha fatto un rumore secco al decimo minuto consecutivo di massaggio cardiaco.

Clint non si ferma, alterna la respirazione bocca a bocca al massaggio mentre Pepper è al telefono con il 911e cerca di farsi mandare dei soccorsi e finalmente Stark è arrivato con la bombola dell’ossigeno dall’infermeria.

Il corpo della ragazza è scosso da due spasimi ravvicinati e Clint fa appena in tempo a voltarlo su di un lato che un getto d’acqua viene vomitato. Dalle labbra bianche di Darcy proviene un gemito strozzato e colpi di tosse pesanti e faticosi, Stark porge la maschera dell’ossigeno a Clint che gliela assicura al volto istruendola sul fare respiri calmi e profondi.

“È impossibile” ripete per l’ennesima volta Steve. “L’abbiamo vista uscire dalle telecamera di sicurezza!”.

“Beh, evidentemente si trattava di qualcun altro.” Scambia uno sguardo con Clint e poi con Stark: “Figlio di Puttana!”

“Le Gemme!”

 

L’Incantatrice è agile ed i suoi poteri le conferiscono le parvenze di un'ombra: tenerle testa è per Natasha una fatica enorme.

I fili invisibili tornano a tagliarle la pelle delle gambe e delle braccia e la sua forza non riesce a vincerli, quando si avviluppano attorno al collo. Cade a terra con un ringhio frustrato mentre l’altra si avvicina al Gauntlet e lo prende in mano.

Le dita affusolate sfiorano la Gemma Dorata: i fili lasciano il corpo di Natasha ma lei non può comunque muoversi di un millimetro. “Questa Gemma può bloccare il Tempo, sai? Se sai come usarla, può focalizzare il suo potere solo su un elemento soltanto.” Spiega la strega con studiata calma, avvicinandosi.

Natasha non può muovere che le pupille, ad incontrare le sue nell’angolo dell’occhio con odio: “Voi non avete idea delle immense possibilità che queste Gemme possono offrire. Anche la tua amichetta aveva solo una vaga idea e l’ha sfruttata in modo così imperfetto da risultare quasi blasfemo. Dovrei ucciderti, ma lei non imparerebbe niente; E la mia indole da maestra non me lo permette: Sono costretta a darle una lezione, e tu sarai un mio strumento.” Accarezza il Gauntlet con lo sguardo, poi ne stacca la Gemma della Mente e la rigira tra le dita. “Anche se ti facessi a pezzi lentamente non ti distruggerei davvero: Ciò che può spezzarti e farti crollare è solo dentro di te. Sì, direi che questo fa al caso nostro, non trovi?"

Natasha si prepara al dolore che, ne è certa, sarà violento ed improvviso.

Ma quando l'Incantatrice appoggia la Gemma alla fronte, viene avvolta da una tenebra vischiosa.

 

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Ritardo cronico: su TUTTA la tabella di marcia. Sono in ritardo con i ringraziamenti, con le recensioni e pure con le pubblicazioni. Sono un diastro, e non so come scusarmi.

Vi ringrazio per continuare a seguirmi e chiedo scusa (Anche) per aver 'pressato' per le recensioni nel capitolo prima: non è da me, ma purtroppo sono una avezza alle seghe mentali, e notando quel calo di recensioni ho temuto, davvero, di star scrivendo un'enorme ed inconfutabile cazzata, pesante come il piombo. Ci tengo a questa storia davvero tanto: voglio farla funzionare e voglio che non deluda nessuno (me in primis), perciò è per questo che sono tanto 'affamata' di feedback. Grazie, a chi ha lasciato una recensione, un commento qui o su FB, chi l'ha messa nei preferiti, nelle seguite e nelle ricordate.

Spero di non aver incasinato ulteriormente le cose in questo capitolo. Anyway: abbiamo Loki che ha mandato in pappa il cervello di Selvig - again - e Darcy che rischia di annegare perché Amora ha deciso di prendere le sue sembianze per fregare tutti e prendersi il Gauntlet. Cosa capiterà a Natasha lo si scoprirà nel prossimo capitolo: vi avverto che sarà pregno di ANGST, dedicato solo a lei e che per me è stato molto, ma molto, ma molto difficile da mettere giù. (anche se qualcuno si domanderà che cacchio ci sarà stato di tanto difficile da scrivere.)

Grazie ancora: per ogni domanda vi rammento il mio ask - http://ask.fm/EvilCassyBuenacidos e per dare un'occhiata alle fanart di cui alcune gentilissime lettrici (che non ringrazierò mai abbastanza) mi hanno fatto dono c'è tumblr: http://evilcassy.tumblr.com/

Alla prossima,

EC.

 

PS: Titolo tratto dalla canzone 'Hide and Seek' di Imogen Heap e citazione proviene da 'La Storia Infinita'.

 

 

   
 
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