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Autore: Pikachu4Ever    07/05/2013    3 recensioni
Fanfiction ispirata alla serie Ace Attorney. Il protagonista è un giovane avvocato di nome Lawrence Trueman, che insieme alla sua assistente Jean Watson ed al procuratore Travis Harley intende risolvere casi impossibili come il leggendario Phoenix Wright, cinque anni dopo la perdita del distintivo di quest'ultimo. Ma ci riuscirà in un mondo dove la corruzione e la falsità albergano in ogni dove...?
Nota: la storia presenta alcuni punti di contatto con la serie "Case: WL-0" di The Shadow. Per comprendere determinati punti (anche se non troppi), quindi, è consigliato leggere la suddetta serie.
Genere: Azione, Dark, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Il Giudice, Marvin Grossberg, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Lawrence Trueman'
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LTAA25 LAWRENCE TRUEMAN: ACE ATTORNEY

Capitolo 24: Turnabout Reboot (investigazione 2, parte 1)

Tribunale Distrettuale
Sala Imputati n°2

22 Giugno
Ore 11.30

... Whew, la prima parte dell'udienza è andata. E' stato più facile di quanto credessi, quasi anticlimatico, ad essere sinceri.
Anche se, visto come è iniziato, credo di non avere alcun diritto di lamentarmi... soprattutto perchè sono ancora preoccupato per Travis.
Mentre uscivo, l'ho visto andare a passo rapido e con lo sguardo basso verso il basso fuori dal tribunale, insieme ad Hayes che maneggiava con la calcolatrice: avevo pensato di avvicinarmi e provare a parlargli, ma visto come sta, preferivo lasciarlo da solo e parlargli più tardi, anche se sinceramente avrei voluto sapere subito cosa ci fosse che non andasse. Mi sento un pessimo amico...
Oltretutto, non ho avuto modo di vedere Frank da nessuna parte sin da quando è iniziata la seconda parte dell'udienza: probabilmente deve essersene già andato una volta fatta la chiamata, anche se sinceramente avrei voluto ringraziarlo per la mano che mi ha dato... senza di lui, probabilmente il processo sarebbe già finito con Cody colpevole.
Prima che potessi perdermi nei miei pensieri, però, mi trovai il volto sorridente di Jean a poca distanza dal mio, mentre lei diceva "Ce l'abbiamo fatta, Law! Il primo giorno di processo è andato!"
"Ehm... già." dissi quindi io, con aria distratta, cosa di cui lei si accorse immediatamente, chiedendomi "E' tutto a posto? Hai una faccia..."
"Sì, non preoccuparti: è tutto okay... ho solo un pò di fame, tutto qui." mentì parzialmente, con il mio stomaco che decise di farsi sentire proprio in quel momento. Grazie mille per stare al gioco, organismo.
"Fammi indovinare: eri tanto teso e non volevi perdere tempo stamattina che hai deciso di non fare colazione, vero? Mi sembrava ti fossi voluto svegliare un pò troppo presto..." domandò quindi la mia assistente, ragionando un pò sulle mie abitudini prima di trarre le sue conclusioni.
Io sorrisi in risposta, prima di dire con tono lievemente scherzoso "Colpevole, vostro Onore.", facendo scappare una risata da parte della mia amica.
"Pfff... beh, se non sbaglio tua madre non lavora oggi, no? Magari possiamo andare a casa tua e mangiare lì, intanto che ragioniamo su come continuare il caso..." suggerì la mia amica, mentre prendeva una lente d'ingrandimento dalla sua tasca ed iniziava a pulirla con un fazzoletto, aspettando che io rispondessi.
"Eh? Di già? Io volevo andare un attimo allo Studio Legale del signor Grossberg e ragionare su tutto ciò che sappiamo..." provai ad oppormi, venendo quindi accolto dallo sguardo alterato della mia assistente.
"Oh, andiamo! Ti conosco benissimo, se ti concentri troppo su qualcosa va a finire che passerai tutto il giorno a digiuno, e domani sarai così debole che crollerai sul banco della difesa appena ripreso il processo! Devi mangiare e crescere sano e forte, Law!" mi sbraitò quindi in faccia, facendomi la ramanzina.
... Beh, non è che abbia tutti i torti, però... da quando sono diventato avvocato, è come se passassi sempre meno tempo con il signor Grossberg... e mi spiace un pò per la cosa.
... Cercherò di rimediare più avanti alla cosa, allora. E' stato lui che mi ha insegnato le basi dell'avvocatura, e non vorrei sembrargli ingrato ora che sono avviato alla professione...
"E va bene, e va bene... aspettami alla fermata dell'autobus, allora: io vado un attimo ad avvisare il signor Grossberg che vado a casa e tornerò allo studio più tardi." dissi quindi alla mia amica, la quale in risposta annuì, contenta di aver 'vinto' la discussione.
"D'accordo, allora: ci vediamo fuori, e non metterci troppo!" affermò in risposta Jean, dirigendosi verso l'uscita del tribunale e sorridendo.
Io sospirai una volta solo, per poi iniziare a guardarmi intorno, alla ricerca del mio mentore, senza che riuscissi a vederlo da nessuna parte.
Dopo qualche secondo, però, la mia ricerca venne interrotta sul nascere da un applauso ed una voce che mi disse "Davvero complimenti: hai avuto modo di resistere e procedere con il caso piuttosto bene, visto come si è svolto... anche se penso che, con il mio aiuto, avreste avuto meno difficoltà con il caso in corso."
Riconoscendo la voce, mi girai istintivamente verso il parlante, riconoscendolo subito: era Gerald Ford, il falsario.
"Signor Ford..." dissi quindi io, con tono preoccupato, per poi domandare "Cosa ci fate qui? Non eravate in ospedale ieri...?"
"Nah, sono uscito stamattina: come ti ho detto, era solo un semplice accertamento. Che c'è, ti preoccupi dello zio Gerry? Non ti facevo così caro... anche se c'era da aspettarselo, dal figlio di Christopher." mi rassicurò quindi il falsario, incrociando le braccia e mostrando un lieve sorridetto, mentre io facevo caso alle sue parole: come ieri, aveva di nuovo menzionato mio padre...
Anche se personalmente sentivo fosse una brutta idea chiederlo, mi feci coraggio e deglutìi, prima di domandare "Signor Ford, se posso chiederlo, che relazione aveva con mio padre e mio zio...?"
"..." in risposta, Gerald rimase in silenzio per qualche secondo, limitandosi a dire "Non è un'informazione che posso divulgare, magari prova a chiedere a Spencer, appena ne avrai la possibilità: non penso sia qualcosa che debba essere io a dirti."
... Purtroppo, mettendo le cose insieme, è difficile pensare che mio padre e mio zio possano avere conosciuto Gerald Ford se non per...
"Oh, so cosa stai pensando, ma credimi: non è una questione così semplice." disse quindi l'adulto quasi leggendomi nel pensiero, per poi aggiungere, con il suo solito ghigno, "Ad ogni modo... vedo che hai avuto modo di sentir parlare dell'RA, eh? Non credevo sarebbe saltata fuori tanto presto."
Lievemente distratto dai miei pensieri, ci misi qualche secondo a fare caso alle parole del falsario, chiedendogli "La RA? Intendete la Revenge Association? Ne sapete qualcosa, signor Ford?"
"Sulla RA? Oh, so molto più di quanto tu creda... ma purtroppo, molte sono informazioni confidenziali e riservate, e nemmeno io sono a conoscenza di tutto. Ritengo che se parlassi adesso non farei altro che confonderti le idee e farti avere un'idea completamente sbagliata dell'associazione: credo sia meglio che tu scopra tutto gradualmente e comprendendo man mano il perchè di ogni singolo dettaglio... solo così potrai avere una visione completa dell'associazione, del suo scopo, e soprattutto del suo modus operandi." affermò quindi Gerald, fornendomi soltanto altri interrogativi anzichè risposte.
"... Capisco. Beh, grazie lo stesso..." ringraziai quindi subito dopo, un pò deluso per via della risposta che avevo avuto, prima che il signor Ford si schiarisse la voce, continuando ad osservarmi con attenzione.
"Ad ogni modo, ho seguito il tuo processo, come immagino tu abbia capito... e continuo a pensare che un pò di prove false ti farebbero comodo, soprattutto per un caso complesso come questo. Sei davvero sicuro di voler procedere così, e rischiare di perdere la causa?" mi domandò quindi con aria seria il falsario, mentre io sospiravo, aspettandomi un qualche discorso del genere da parte dell'uomo di fronte a me.
"Ve l'ho già detto ieri e ve lo ripeto, signor Ford: non ho intenzione di utilizzare prove false, non solo perchè le trovo immorali e del tutto contrarie all'obiettivo della mia professione, ma anche perchè penso che il caso arrivati a questo punto non dipenderà molto dalle prove." affermai in risposta, anch'io con aria seria, mentre sul volto del falsario iniziava a delinearsi un lieve sorriso, come se ciò che lo avevo appena detto lo divertisse.
"Immaginavo che avresti risposto così, ma valeva la pena tentare: lo sto facendo solo per te, dopotutto... anche se mi dispiace che tu sia così testardo dal non voler vedere le prove false per quel che sono: semplici strumenti, nè buoni nè cattivi. Le prove false e la moralità di chi le usa non sono per niente collegate, e vederla in questo modo è solo un eccesso di buonismo." mi disse quindi Gerald, per poi voltarsi e salutarmi con la mano di spalle, dicendomi "Ti auguro buona fortuna per l'indagine e per il processo di domani.", prima di sparire dalla mia vista.
... Rimasi fermo per qualche secondo una volta che il falsario ebbe modo di andarsene, riflettendo sulle parole che mi aveva appena detto.
Sinceramente, mi chiedo se abbia davvero fatto la cosa giusta rifiutando ancora una volta la sua offerta di prove false... per quale motivo non ho ancora provato ad usarne una?
... Law, idiota, non ne hai ancora usata una perchè usarle segnerebbe la fine della tua carriera! Ed anche se riusciresti ad usarle, non potresti mantenere il segreto per sempre! E poi, cosa penserebbero tua madre, il signor Grossberg, Jean, Travis... e soprattutto, tuo padre?
Non posso assolutamente permettermi di macchiarmi di qualcosa di tanto grave, non importa quanto difficili diventeranno i miei casi e quanto alta sarà la posta in gioco: l'avvocato Lawrence Trueman sarà sempre onesto, fino alla fine.
Prima che la mia riflessione potesse continuare, però, un familiare "Ah-HHHEM!" attirò la mia attenzione, e voltandomi mi trovai di fronte il mio mentore, con aria piuttosto sofferente.
"Oh, signor Grossberg! Dove eravate finito? E' da un bel pò che vi cerco..." domandai quindi al mio capo, piuttosto sollevato di averlo appena trovato.
Egli in risposta si limitò a dirmi, tenendo lo sguardo basso, "Beh, le mie emorroidi hanno deciso di scoppiare proprio ora, ma visto che non volevo perdermi il tuo processo ho cercato di trattenermi, ma dopo..."
Io lo fermai, con sguardo scioccato, dicendogli "E-ehm... non si preoccupi di spiegarmi tutto nei dettagli, signor Grossberg, davvero: ho capito tutto...", volendomi risparmiare l'immagine mentale delle famigerate emorroidi del mio capo, seconde solo ai limoni come suo principale argomento di discussione.
Senza perdere tempo, spiegai quindi al mio capo che sarei andato a mangiare a casa mia con Jean, e sarei tornato allo studio solo una volta finito con le indagini: il mio capo fu d'accordo con la cosa, chiedendomi però di portargli un pò della lasagna di mia madre (il piatto migliore che mia madre sa cucinare. L'unico, infatti.) e augurandomi buona fortuna per il resto della giornata.
Una volta salutato il mio mentore, uscìi dal tribunale e mi diressi verso la fermata dell'autobus, venendo sgridato da Jean per il mio ritardo e trascinato di peso dentro al bus in partenza, trovando a stento dei posti liberi e pronti a scendere dopo qualche fermata.
Nel corso del viaggio la mia mente fu tormentata dal pensiero delle prove false e su cosa fosse la RA, insieme ai miei precedenti problemi riguardo il caso e Travis, ma cercai di rilassarmi e di pensare solo a cosa avrei mangiato di lì a poco, prima di riprendere con le indagini per scagionare Cody.

Quartiere Uptown
Fuori dal Tribunale
22 Giugno
Ore 11:50


[Gerald]

Osservai con un leggero sorriso l'autobus che partiva, con Lawrence e la Watson dentro.
Sinceramente, mi secca doverlo trattare così, ma devo mantenere una certa aria di mistero per fare effetto su di lui: e poi, lui nemmeno si ricorda di me...
Certo, non mi sarei mai immaginato di dovermi 'occupare' di lui in questo modo, ma questi sono i casi della vita: ci colgono alla sprovvista e non c'è modo di sapere cosa ci aspetti dietro l'angolo, ed il modo migliore per risolvere il problema è di seguire il flusso degli eventi passivamente, senza fare azioni di per sè e limitandosi a reagire a ciò che ci accade intorno.
Il risultato, però, non sarebbe una vita noiosa? Forse.
Una vita sicura? Decisamente. E poi, nessuno ha mai detto che comportarsi solo in modo passivo non possa portare a vivere situazioni interessanti ed eccitanti... e nelle mie condizioni, è il massimo che posso permettermi.
I medici ieri mi hanno detto che mi rimane solo un anno di vita, stando alle analisi. La stessa cosa che mi hanno detto sette anni fa, gli ho risposto, quando per la prima volta hanno iniziato a manifestarsi i miei problemi, e se questa malattia vuole portarmi all'Inferno, dovrà impegnarsi parecchio.
Se devo andarmene via da questo mondo, voglio farlo con stile... e so già perfettamente come. Ma prima, voglio completare il mio lavoro per la RA...
Non per questioni di fedeltà all'organizzazione o altro, ma solo perchè non mi piace lasciare le cose senza conclusione, e voglio che la vita dell'uomo Gerald Ford sia completa, al giorno della sua morte.
"Ti vedo pensoso, Gerry. C'è qualcosa che non va?" mi domandò quindi una voce stridula che purtroppo conoscevo fin troppo bene, accompagnata da un rumore di tasti premuti su un telefonino.
Sospirai per un secondo, prima di dire, senza voltarmi "Sei tu. Credevo che avessi deciso di scappare via come il codardo che sei."
"Oh, che parole dure, Gerry. E' così che tratti i tuoi amici?" affermò quindi il diciannovenne, lanciando il suo cellulare da una mano all'altra come suo solito, abitudine che ho sempre trovato piuttosto snervante.
"Io non sono tuo amico, fattene una ragione. Per quale motivo sei intervenuto durante il processo? Hai praticamente messo a rischio la Revenge Association con la tua bravata..." gli feci allora notare, anche se, conoscendolo, dubito che gliene sarebbe importato qualcosa.
"Tsk, non penso che qualcuno se ne lamenterà. Non è la prima volta che succede, e non ha mai causato alcun problema all'attività della RA, che io sappia... è un gruppo piccolo, ma che sa il fatto suo." fu la sua replica, con un leggero sorrisetto alla fine della frase, prima che si rimettesse a premere tasti sul cellulare, per non so quale motivo.
"Non penso che tu sia nella posizione di parlarne, sai." gli feci notare con aria annoiata, aggiungendo subito dopo, con lieve curiosità "Ad ogni modo, che cosa staresti pianificando di fare adesso?"
"Oh, lo scoprirai. Non preoccuparti, non ho intenzione di danneggiare l'associazione: andrebbe anche contro i miei interessi, dopotutto." fu il commento successivo del ragazzo, prima che lui mettesse il suo telefono in faccia ed iniziasse ad allontanarsi da me, a passo lento.
"Ti piace davvero fare il misterioso, eh?" gli chiesi mentre si allontanava, senza che lui si voltasse verso di me.
"Forse. Comunque, devo andare: ho un bel panino con tonno e pomodori che mi aspetta a casa, e non ho intenzione di farlo aspettare. Ci si vede, Gerry." mi disse in risposta continuando a camminare, alzando il braccio destro in segno di saluto.
"Buona giornata." mi limitai a dire, mentre il diciannovenne spariva dalla mia vista.
... Quel ragazzo mi fa esasperare alle volte, per come parla e fa il misterioso. Ma beh... come ho detto prima, c'est la vie.

Quartiere Springside Hills
Casa di Law
22 Giugno
Ore 12.25

[Lawrence]

Dopo mezz'ora di autobus, io e Jean arrivammo finalmente alla prima fermata di Springside Hills, il mio quartiere, fortunatamente molto vicina a casa mia.
Ci incamminammo per cinque minuti scarsi prima di arrivare di fronte al luogo in cui camminavo: una modesta casa a due piani, con un tetto di tegole rosse e dei muri in legno bianchi, con un giardino recintato accessibile dall'interno della casa contenente un grosso tavolo di legno (dove spesso io, mia madre e vari ospiti mangiavamo quando non c'era bel tempo) ed una altalena piuttosto vecchia e malmessa: era una cosa a cui tengo, visto che mio padre mi ci faceva sempre giocare quando poteva... ed anche adesso, nè io nè mia madre abbiamo troppa voglia di toglierla, anche se ormai non possiamo più utilizzarla.
Immediatamente mi diressi verso la porta, suonando il campanello... e subito dopo, sentì un'esplosione provenire dalla cucina, alla quale mi preoccupai lievemente, bussando con più insistenza in attesa di una risposta.
"Un attimo! Un attimo! UN ATTIMOOOOOOOOOOOO!!!!!" urlò una voce molto familiare dall'altro lato della porta, prima che una donna sulla cinquantina aprisse la porta: aveva in quel momento addosso un grembiule bianco da cucina al di sopra di quello che sembrava essere un abito da ufficio di colore nero, con gli occhi verdi ed i capelli rossicci raccolti in una pseudo-coda di cavallo che, invece di essere posta dietro la testa, le ricadeva sulla spalla sinistra.
Minacciandomi con un mestolo, la nuova arrivata iniziò a dire "Se volete vendermi altri coltelli da cucina, sappiate che l'ultimo è stato spaccato dal prosciutto! Non ho intenzione di farmi gabbare di nuo..."
"Mamma! Calmati, sono io!" affermai in risposta, un pò spaventato dal fare del mio genitore e dal pericoloso mestolo che stava tenendo puntato contro di me.

Lei è mia madre, Lauren Trueman, da nubile Lauren Sawyer. Ha 49 anni, e devo dire che se li porta parecchio bene, anche se si ritiene di continuo vecchia e rachitica per nessun motivo: lavora buona parte della giornata in una società informatica ed è raro che io riesca ad incontrarla prima di sera, ma mi fa molto piacere quando posso stare insieme a lei. Da giovane è stata l'assistente di mio padre a seguito di un caso del signor Parfrey in cui lei è stata una testimone fondamentale. Ha oltretutto un interesse nella cucina... con il problema però che l'unico piatto che lei sappia fare è la lasagna. E' per questo motivo che ho iniziato a mangiare da asporto o dal capo, quando ne ho l'occasione... anche perchè ho paura che mia madre ogni tanto mi tratti come cavia per i suoi esperimenti culinari...

Mia madre si fermò immediatamente una volta che ebbe modo di riconoscermi, abbracciandomi con forza e dirmi "Oh, Law! Scusa, ero impegnata a cucinare e non aveva capito che fossi tu! Come stai, tesoro? E non è un pò presto? Credevo che avessi un processo, oggi..."
"Beh..." provai a dire mentre venivo soffocato (ed imbarazzato) dall'abbraccio di cui ero vittima, ma prima che potessi completare la mia frase, la mia amica mi battè sul tempo, prendendo la parola prima che finissi.
"Buongiorno, signora Lawren! La vedo piuttosto indaffarata!" salutò quindi Jean, mentre mia madre si voltava verso di lei, con aria allegra.
"Oh, ciao Jeannie! E' un piacere vederti, tesoro! Anche se ti ho detto tremila volte che il mio nome è LaUren, non LaWren... e sinceramente, se anche fosse Lawren, lo cambierei seduta stante all'anagrafe: suona troppo artificiale, senza offesa." Affermò quindi mia madre, continuando a tenermi stretto ed osservando la mia assistente con aria contenta ma lievemente seccata, a causa del nome 'sbagliato'.
"Ma Lawren è più unico di Lauren, sarebbe un modo per essere originali! E poi così lei sarebbe la signora Law, madre di Law!" fece notare Jean, non volendo arrendersi e ritirare il suo soprannome.
"Pfff... se lo dici tu... anche se secondo me così sembrerebbe che non ci sia fantasia nella casa, sinceramente." disse quindi il mio genitore, trattenendo a stento una risata mentre pensava alla cosa.
"Sarebbe originale, invece! Anche perchè ormai non c'è molta originalità in giro di questi tempi..." ribattè la mia assistente, cercando altri argomenti per supportare la sua 'tesi'.
"E' tutta una questione di punti di vista, Jeannie. Sinceramente Lawren è un nome che non darei mai a nessuno, nemmeno sotto tortura." fu il commento successivo della discussione, mentre Jean preparava la sua contromossa.
Prima che la discussione potesse continuare, però, la interruppi ricordando a tutti della mia esistenza, mugulando "Mhhhh... mamma... non respiro...!"
"Uh? Ah! Scusa Law!" fece quindi mia madre, lasciandomi andare via e permettendomi di respirare nuovamente.
"Aaaahhh... credevo che sarei morto lì..." affermai, contento di essere salvo mentre continuavo a respirare con forza, riempiendo d'aria i miei polmoni.
"Beh, l'importante è che tu non te la sia fatta addosso di nuovo! Già non riesco a capire come tu possa aver bagnato il letto due settimane fa..." mi disse quindi mia madre con un sorriso bonario, facendomi arrossire per l'imbarazzo non appena menzionò il... piccolo incidente che avevo avuto un pò di tempo prima.
"MAMMA! N-non l'ho fatto apposta! Tutti i bagni erano rotti, e quindi io non sapevo dove farla e..." provai a giustificarmi, senza sapere cosa dire al riguardo, ma venendo interrotto subito dopo.
"AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH!!! Law, davvero te la sei fatta sotto!? Non riesco a crederci! AHAHAHAHAHAHAH!!! Hai ventitrè anni e fai ancora queste cose!?" iniziò a ridere a crepapelle la mia amica, non facendo altro che aumentare il mio imbarazzo.
"Eh già! E' la stessa cosa che ho pensato io! Anche se so che il mio piccolo Law rimarrà il mio bambinone, non credevo che sarebbe finito per bagnare le coperte anche da adulto!" disse quindi con aria allegra mia madre, apparentemente ignara del fatto che ci fosse anche io con lei ad ascoltare ciò che diceva.
"..." io abbassai lo sguardo senza dire nulla, con la mia dignità fatta completamente a pezzi e più rosso di un pomodoro.
"Beeeeh, ad ogni modo: che ne dite di entrare a mangiare, già che ci siamo? In questo modo possiamo anche parlare più tranquillamente..." suggerì mia madre: io e Jean annuimmo in risposta, prima che mia madre ci facesse entrare ed accomodare al tavolo in giardino.
Dopo qualche minuto, mia madre tornò con le pietanze: al centro del tavolo mise una grossa lasagna dalla quale potevamo prendere pezzi in qualunque momento da soli e metterli subito sul piatto... e questo fu tutto ciò che riconobbi: il resto del cibo era troppo carbonizzato o peggio per poterlo riconoscere, e sinceramente, non mi andava di correre il rischio e scoprire cosa fosse...
Anche se forse non dovrei essere così duro con mia madre sulla cucina: nemmeno io sono troppo bravo... anche se io, almeno, non carbonizzo ZUPPE...
Mentre continuavamo a mangiare, spiegai tutto quel che era successo a mia madre, prima di tutto dicendole del fatto che il signor Grossberg voleva un pò di lasagna (che mia madre preparò immediatamente e mise in frego), e subito dopo parlandole del caso, di Travis, e soprattutto dei due possibili colpevoli: Remy Horace ed Hayden Carson.
"Hm... pare una situazione bella complicata, non c'è che dire. Ma se loro due sono sospette, non dovrebbero arrestare loro? Perchè il tuo cliente è ancora sotto accusa?" domandò quindi mia madre mentre mangiava (non so come) i resti fossilizzati di quelli che (penso) fossero spinaci, confusa da come si svolgesse un processo: certe volte mi chiedo che razza di aiuto potesse dare a mio padre in tribunale, visto che le sue conoscenze legali sono... piuttosto limitate.
"Non funziona così, mamma: in tutti i casi, fintanto che non si hanno prove inconfutabili che il colpevole è un altro, l'imputato è ritenuto colpevole del crimine. Fino a quando non riusciremo a scoprire chi sia il vero assassino, Cody rimarrà comunque considerato colpevole." spiegai, prima di sospirare: sinceramente, lo trovavo un sistema piuttosto ingiusto, ma cosa potevo fare io? Non potevo di certo modificare il sistema legale di punto in bianco... è una cosa che richiederebbe anni di preparazione e motivi validissimi per essere effettuata, e dubito il nostro sistema legale avrà qualche modifica radicale in tempi brevi...
"Che scatole... sinceramente, quel barbuto potrebbe avere un minimo di clemenza, alle volte! Non capisco proprio perchè debba sempre fare il severo, soprattutto visto quanto fa il simpaticone il resto del tempo!" si lamentò mia madre, perdendo di vista il vero motivo della 'severita' del barbuto...
"Ehm... perchè è il suo lavoro, magari...?" provai a chiederle retoricamente con aria basita mentre posavo un pezzo di lasagna sul mio piatto, non capendo come mia madre non riuscisse ad arrivarci.
"Aaaah, dettagli! Sinceramente, non capisco proprio come tu e tuo padre facciate ad occuparvi di quell'ambito. Comunque, sinceramente non mi aspettavo che TravTrav diventasse così freddo... è piuttosto strano. Era un ragazzo così caro e gentile da piccolo..." cambiò quindi argomento mia madre, riflettendo sul motivo del comportamento del mio amico: molto spesso avevo invitato Travis a casa mia da piccolo, e col tempo mia madre ha finito quasi per considerarlo come un secondo figlio, al punto da chiedermi spesso che cosa stesse facendo durante il periodo in cui ho perso contatti con Travis a causa delle nostre scelte di università e come mai non lo contattassi, anche se principalmente è stato perchè avevo deciso di concentrarmi sui miei studi e, oltretutto, Travis non mi aveva detto a che università aveva deciso di andare.
"Già... purtroppo così pare finito. Io non lo conosco, ma per come me ne parlava Law mi aspettavo una persona completamente diversa..." affermò quindi Jean, trangugiando un grossissimo pezzo di lasagna ed osservando mia madre con fare serio.
"Beh, sinceramente sono sicura che avrà un motivo per comportarsi così: e a sentire come si è comportato durante la seconda parte dell'udienza, penso che consideri ancora Law un'amico, nonostante il comportamento che ha avuto nella prima parte." fu il commento fiducioso del mio genitore, sorridendo e finendo di mangiare la sua verdura carbonizzata.
Sinceramente, solo guardarla mangiare quelle cose è abbastanza da farmi passare l'appetito... e mi dispiace parecchio dirlo.
"Se lo dici tu, mamma..." affermai, decidendo di concentrarmi solo sul mio piatto e domandare, mentre tagliavo la lasagna, "Tra parentesi, per caso hai mai sentito parlare di questa Revenge Association? Da quando ne ho sentito parlare, è un pensiero che mi sta assillando un pò..." iniziando a mangiarne un pezzo subito dopo aver posto il quesito.
"Hm... sinceramente non l'ho mai sentita, ma penso che con una ricerca rapida possa trovare qualche informazione: se dopo ne troverò qualcuna, ve lo farò sapere." mi disse quindi mia madre, sorridendo: se c'è una cosa in cui mia madre è brava, è nell'usare il computer, e da piccolo mi ha aiutato parecchio a fare varie ricerche scolastiche in pochissimo tempo.
"Grazie mille, signora Lawren." ringraziò quindi Jean, mentre continuava a mangiare ad un ritmo assurdo sempre più lasagna, per poi sorriderle grata anche lei.
"LaUren... comunque, hai detto che le possibili colpevoli si chiamano Remy Horace ed Hayden Carson, giusto?" mi chiese quindi mia madre, osservandomi con sguardo interrogativo, mentre io ingoiavo il mio boccone recente.
"Sì... li hai già sentiti da qualche parte?" domandai in risposta, prima di passare al successivo pezzo di pasta da mangiare.
"Mi pare di sì, anche se non ricordo bene dove. Quando cercherò per la RA proverò a vedere anche per loro e ti dirò cosa troverò." mi disse quindi mia madre, mentre io le sorridevo per la sua disponibilità, una volta tolto di mezzo anche il successivo pezzo di cibo.
"Grazie davvero mamma, è una grossissima mano... anche se mi dispiace farti perdere tempo con problemi di cui dovrei occuparmi io..." la ringraziai, per poi abbassare lo sguardo, sentendomi in colpa per obbligarla ad occuparsi di un problema solo mio.
"Ma và, Law! Lo faccio con estremo piacere, ed oggi ho anche il giorno libero: se posso darti una mano, non mi crei alcun disturbo." mi rassicurò mia madre: in risposta, io mi limitai a sospirare, continuando a tenere lo sguardo basso.
"Se lo dici tu..." fu tutto ciò che dissi in risposta, prima di prendere un altro frammento di lasagna ed iniziare a mangiarlo silenziosamente.
"Ad ogni modo, se posso darvi un consiglio, direi che dovreste provare a parlare un pò con l'imputato: a quanto ho capito non avete ancora avuto molto modo di parlare con lui, e forse potrebbe essersi ricordato qualcosa del caso durante il corso della giornata. Penso poi che esaminare nuovamente la scena del crimine non possa far male: molto spesso le prove spuntano dal nulla quando vai a dare una seconda occhiata, quasi come se qualcuno le avesse sistemate mentre non si guardava..." provò a suggerirmi quindi l'adulta tenendo conto della sua 'esperienza' come assistente per contro di mio padre.
"Ehm... va bene, allora. Suppongo che non ci sarà alcun problema se andiamo a fare visita a Cody al centro di detenzione come prima cosa." affermai in risposta, anche se sinceramente ritenevo ciò che aveva appena detto piuttosto improbabile: dopotutto, chi si prenderebbe mai la briga di fare una cosa così stupida? Non penso nemmeno ci si guadagnerebbe qualcosa...
"Sono d'accordo! Al centro di detenzione, allora, ma prima... all'attaccoooo!!" disse felicemente Jean, avventandosi contro il resto della lasagna: io sorrisi, prima di fare lo stesso (anche se ad un ritmo decisamente meno veloce rispetto alla mia amica), fino a quando non la consummammo completamente sotto lo sguardo contento di mia madre (anche se probabilmente le farebbe piacere di più se mangiassimo anche il resto del cibo... ma con tutta la buona volontà, non voglio rischiare di mangiare cibo potenzialmente radioattivo...).
Una volta finita, io e Jean ci lavammo mani (e nel mio caso, i denti) e ci avviammo verso il centro di detenzione, salutando mia madre e preparandoci a riprendere la nostra indagine.
Spero solo che il caso non ci riservi troppe sorprese, da questo punto in avanti...

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Avrei voluto introdurre o menzionare due personaggi in questo capitolo, ma per via del corso della discussione mi sembrava di troppo aggiungerli: durante il corso dei prossimi capitoli farò sì di menzionarli in qualche modo. Come al solito, ringrazio The Shadow per la recensione, e do appuntamento a tutti al prossimo capitolo!
  
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