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Autore: Mikuru08    07/05/2013    2 recensioni
la mia storia parla di una ragazzina perdutamenmente innamorata di un suo compagno di classe. e anche se lui non la degna nè di uno sguardo nè di una parola Mikuro continua a sperare ( invano secodo lei)ma questo racconto prenderà pieghe davvero interessanti!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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Era estate, e faceva caldo,troppo caldo,decisamente troppo. Era un tranquillo martedì mattina di mezza estate, tutti gli studenti percorrevano il lungo viale alberato. Gli uccellini cinguettavano melodie dalle note flautate, i petali degli alberi di pesco si libravano nell’aria traspostati dall’improvviso venticello che si era creato quella calda mattina.
Camminavo lungo il viale, il rumore dei miei passi risuonava nell’aria come un sordo ticchettio di un orologio. Mentre vedevo che la figura del liceo Hisaki si avvicinava sempre di più mi rattristavo perché sarebbe cominciato un altro anno, e lo avrei passato insieme all’amore della mia vita, che però non mi degnava neanche di uno sguardo. A grande figura del liceo era ormai sempre più vicina, stavo per fermarmi e correre via, andare in un posto lontano,e non pensare a niente, quando udii lontananza: -Ehi!! Mikuru!!- era Sacoda Hirashi, una mia compagna di classe, una ragazza abbastanza alta , dai capelli biondi miele con striature color latte, era simpatica e intraprendente.
Mi voltai, -ciao Sacoda!- le dissi, cacciando dentro le lacrime e il dolore, facendo vinta che la mia faccia imporporata e anche un po’ sudata fosse così solo per il caldo. Lei mi squadrò da capo a piedi, come se fossi un unicorno,e dopo che ebbe visto la mia faccia di un colore a metà tra il porpora e il viola melanzana appassita che aveva assunto nel frattempo un’espressione stupita, mi disse.-come va Mikuro? Perché quella faccia?- - niente niente….- le risposi –sto bene comunque, grazie per avermelo chiesto… tu invece?- chiesi con voce strozzata… -mah, non c’è male- .
Ora eravamo proprio davanti alle scale del liceo, cominciammo  salirle,  a ogni scalino mi sembrava che mi trafiggessero di frecce infuocate, enormi macigni mi  schiacciavano a terra, ma io continuai a salire, ignorando il dolore che aumentava a ogni gradino.
Finalmente arrivammo alla porta della nostra classe, eravamo piuttosto in anticipo, ma nonostante questo c’erano quasi tutti. In mezzo ai miei compagni individuai lui, il ladro che mi aveva rubato il cuore. Vidi che mi guardava, e si era accorto che lo fissavo, così abbassai subito lo sguardo, senza arrossire (grazie al cielo). Visione celestiale!!! Il cuore cominciò a battere all’impazzata, non voleva proprio smettere di battere come una furia, mi venne da ridere ma trattenni le risate d’amore che trattenevo da molto tempo ormai; le gambe mi si bloccarono, fui colta da una serie che mi sembrò infinita di crampi, ma mi feci forza e  mi trascinai fino a  un banco libero… tirai un sospiro di sollievo, almeno non mi ero bloccata come una statua di ghiaccio in mezzo all’aula. Mikeshi intanto stava parlando con Hiroshi, il suo migliore amico. Io invece ero seduta da sola, in un banco pasticciato con mille grafiti e disegni e mentre attendevo il professore sospiravo come se dovessi essere mandata al patibolo (e in un certo senso era vero). Tenevo gli occhi bassi, che fissavano lo zaino con cui ero venuta a scuola, era di tela rossa con i  classici quadri scozzesi, sula cerniera, il cui magnifico colore argento era svanito, avevo attaccato un portachiavi a forma di cuore trafitto a una freccia d’oro. Mentre continuavo a sospirare mi si avvicinò Kemishi, un mio compagno delle medie che era nella mia stessa classe. Kemishi mi chiese, forse con un po’ di imbarazzo, - senti Mikuru….
Il banco vicino a te è libero?- e io gli risposi un po’ sorpresa – no, è libero! Tranquillo!- e improvvisamente mi accorsi che stavo sorridendo. Proprio quando stavo per chiedere una cosa a Kemishi, entrò il professor Thamashi, il prof di fisica.
Ci alzammo tutti in piedi, facendo vedere la divisa blu e bianca: per i maschi una camicia bianca, una cravatta blu e  pantaloni grigi o neri; per le femmine invece: una camicia bianca, una cravatta blu e una gonna blu chiaro che arrivava al ginocchio. Il prof Thamashi ci fece cenno i sederci con la mano rugosa, ci lanciò un’occhiata sfuggente da sotto quei ridicoli occhiali dalla montatura arancione fosforescente, poi si sedette sulla sedia accostata alla cattedra di legno sfibrato e scolorito.
Tirammo fuori i libri di fisica, a lo facevamo solo per abitudine, perché in realtà nessuno aveva voglio di ascoltare. Mentre il prof spiegava io guardavo fuori dalla finestra, contando i petali degli alberi di pesco e di ciliegi che profumavano l’aria di purezza e armonia. Sorprendentemente  mi accorsi di non essere l’unica che contava i petali che cadevano, c’era chi disegnava, chi parlava col vicino (ma il mio si era appisolato), chi dormiva, ma Mikeshi contava anche lui i petali dei fiori  che cadevano delicati sull’erba. Improvvisamente, senza rendermene conto, cominciai a sonare… io, e lui, soli, senza nessun altro……. Ma i miei sogni felici furono interrotti dal fastidioso suono della campanella. Uscimmo tutti in corridoio, e io  mi aggregai a un gruppo di amiche composto da Kalisha Miehiki, Kuyoda Mazicheshi e Sacoda Hirashi.
Kalisha non era giapponese, ma indiana, era alta e magra, con capelli neri e lucenti, con la pelle mulatta e gli occhi verdi sfavillanti, era molto gentile e generosa, sempre col sorriso;Kuyoda invece non era molto alta, anzi oserei dire bassa, aveva i capelli castani con le punte tinte di biondo, era di media statura,con un apparecchio ai denti, che ogni tanto luccicava al sole, era gentile, ma anche spiritosa e furba; Sacoda era abbastanza alta e aveva capelli color miele, e come già detto era molto simpatica. Ognuna di noi aveva qualcosa da raccontare, chi delle vacanze in Europa, chi della gatta che aveva avuto una fantastica cucciolata durante l’estate, e chi si era trovata il fidanzato perfetto, che tutti vorrebbero… poi, Mikeshi ci passò davanti , insieme a Hirashi, un raggio di sole gli illuminò il volto, facendo risplendere i suoi capelli  castano-bruno con riflessi dorati, nei suoi occhi azzurri comparvero striature verdi e blu. Tutto questo successe in un attimo ovviamente…
Appena scomparvero dietro di noi, ridacchiai a bassa voce, sommessamente, le gote si colorarono rosa confetto, facendo insospettire Kalisha:-ti piace proprio Mikeshi!!- e scoppiò a ridere, io iveced impallidii, e poi arrossii per la vergogna. Era estate, e faceva caldo,troppo caldo,decisamente troppo. Era un tranquillo martedì mattina di mezza estate, tutti gli studenti percorrevano il lungo viale alberato. Gli uccellini cinguettavano melodie dalle note flautate, i petali degli alberi di pesco si libravano nell’aria traspostati dall’improvviso venticello che si era creato quella calda mattina.
Camminavo lungo il viale, il rumore dei miei passi risuonava nell’aria come un sordo ticchettio di un orologio. Mentre vedevo che la figura del liceo Hisaki si avvicinava sempre di più mi rattristavo perché sarebbe cominciato un altro anno, e lo avrei passato insieme all’amore della mia vita, che però non mi degnava neanche di uno sguardo. A grande figura del liceo era ormai sempre più vicina, stavo per fermarmi e correre via, andare in un posto lontano,e non pensare a niente, quando udii lontananza: -Ehi!! Mikuru!!- era Sacoda Hirashi, una mia compagna di classe, una ragazza abbastanza alta , dai capelli biondi miele con striature color latte, era simpatica e intraprendente.
Mi voltai, -ciao Sacoda!- le dissi, cacciando dentro le lacrime e il dolore, facendo vinta che la mia faccia imporporata e anche un po’ sudata fosse così solo per il caldo. Lei mi squadrò da capo a piedi, come se fossi un unicorno,e dopo che ebbe visto la mia faccia di un colore a metà tra il porpora e il viola melanzana appassita che aveva assunto nel frattempo un’espressione stupita, mi disse.-come va Mikuro? Perché quella faccia?- - niente niente….- le risposi –sto bene comunque, grazie per avermelo chiesto… tu invece?- chiesi con voce strozzata… -mah, non c’è male- .
Ora eravamo proprio davanti alle scale del liceo, cominciammo  salirle,  a ogni scalino mi sembrava che mi trafiggessero di frecce infuocate, enormi macigni mi  schiacciavano a terra, ma io continuai a salire, ignorando il dolore che aumentava a ogni gradino.
Finalmente arrivammo alla porta della nostra classe, eravamo piuttosto in anticipo, ma nonostante questo c’erano quasi tutti. In mezzo ai miei compagni individuai lui, il ladro che mi aveva rubato il cuore. Vidi che mi guardava, e si era accorto che lo fissavo, così abbassai subito lo sguardo, senza arrossire (grazie al cielo). Visione celestiale!!! Il cuore cominciò a battere all’impazzata, non voleva proprio smettere di battere come una furia, mi venne da ridere ma trattenni le risate d’amore che trattenevo da molto tempo ormai; le gambe mi si bloccarono, fui colta da una serie che mi sembrò infinita di crampi, ma mi feci forza e  mi trascinai fino a  un banco libero… tirai un sospiro di sollievo, almeno non mi ero bloccata come una statua di ghiaccio in mezzo all’aula. Mikeshi intanto stava parlando con Hiroshi, il suo migliore amico. Io invece ero seduta da sola, in un banco pasticciato con mille grafiti e disegni e mentre attendevo il professore sospiravo come se dovessi essere mandata al patibolo (e in un certo senso era vero). Tenevo gli occhi bassi, che fissavano lo zaino con cui ero venuta a scuola, era di tela rossa con i  classici quadri scozzesi, sula cerniera, il cui magnifico colore argento era svanito, avevo attaccato un portachiavi a forma di cuore trafitto a una freccia d’oro. Mentre continuavo a sospirare mi si avvicinò Kemishi, un mio compagno delle medie che era nella mia stessa classe. Kemishi mi chiese, forse con un po’ di imbarazzo, - senti Mikuru….
Il banco vicino a te è libero?- e io gli risposi un po’ sorpresa – no, è libero! Tranquillo!- e improvvisamente mi accorsi che stavo sorridendo. Proprio quando stavo per chiedere una cosa a Kemishi, entrò il professor Thamashi, il prof di fisica.
Ci alzammo tutti in piedi, facendo vedere la divisa blu e bianca: per i maschi una camicia bianca, una cravatta blu e  pantaloni grigi o neri; per le femmine invece: una camicia bianca, una cravatta blu e una gonna blu chiaro che arrivava al ginocchio. Il prof Thamashi ci fece cenno i sederci con la mano rugosa, ci lanciò un’occhiata sfuggente da sotto quei ridicoli occhiali dalla montatura arancione fosforescente, poi si sedette sulla sedia accostata alla cattedra di legno sfibrato e scolorito.
Tirammo fuori i libri di fisica, a lo facevamo solo per abitudine, perché in realtà nessuno aveva voglio di ascoltare. Mentre il prof spiegava io guardavo fuori dalla finestra, contando i petali degli alberi di pesco e di ciliegi che profumavano l’aria di purezza e armonia. Sorprendentemente  mi accorsi di non essere l’unica che contava i petali che cadevano, c’era chi disegnava, chi parlava col vicino (ma il mio si era appisolato), chi dormiva, ma Mikeshi contava anche lui i petali dei fiori  che cadevano delicati sull’erba. Improvvisamente, senza rendermene conto, cominciai a sonare… io, e lui, soli, senza nessun altro……. Ma i miei sogni felici furono interrotti dal fastidioso suono della campanella. Uscimmo tutti in corridoio, e io  mi aggregai a un gruppo di amiche composto da Kalisha Miehiki, Kuyoda Mazicheshi e Sacoda Hirashi.
Kalisha non era giapponese, ma indiana, era alta e magra, con capelli neri e lucenti, con la pelle mulatta e gli occhi verdi sfavillanti, era molto gentile e generosa, sempre col sorriso;Kuyoda invece non era molto alta, anzi oserei dire bassa, aveva i capelli castani con le punte tinte di biondo, era di media statura,con un apparecchio ai denti, che ogni tanto luccicava al sole, era gentile, ma anche spiritosa e furba; Sacoda era abbastanza alta e aveva capelli color miele, e come già detto era molto simpatica. Ognuna di noi aveva qualcosa da raccontare, chi delle vacanze in Europa, chi della gatta che aveva avuto una fantastica cucciolata durante l’estate, e chi si era trovata il fidanzato perfetto, che tutti vorrebbero… poi, Mikeshi ci passò davanti , insieme a Hirashi, un raggio di sole gli illuminò il volto, facendo risplendere i suoi capelli  castano-bruno con riflessi dorati, nei suoi occhi azzurri comparvero striature verdi e blu. Tutto questo successe in un attimo ovviamente…
Appena scomparvero dietro di noi, ridacchiai a bassa voce, sommessamente, le gote si colorarono rosa confetto, facendo insospettire Kalisha:-ti piace proprio Mikeshi!!- e scoppiò a ridere, io iveced impallidii, e poi arrossii per la vergogna.
  
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