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Autore: Foundmesoulmate    07/05/2013    0 recensioni
Si può scappare da una gabbia - scassinarne la serratura - o da un acquario - romperne il vetro? Si può scappare da sé stessi e uscirne illesi?
Si può sconfiggere una società che non ti vuole accettare?
"Harry?"
"Mh?"
"Io e te vinceremo, vero?"
"Sì, ma se non dovesse succedere sappi che non m'importa. L'unico premio che voglio ora mi sta tenendo la mano."
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fishbowls and cages.

Uragani.

Iniziò a cantare e tutto sembrò sciogliersi. Lo studio di registrazione, la fastidiosa spia in alto alla porta che segnava che si stava registrando, la gente fuori, il management che stava sicuramente scrivendo qualcosa col suo account,  – magari che amava Eleanor o che l’ennesimo caffè Starbucks era delizioso – Zayn, Liam e Niall. Tutto si sciolse e scomparve dalla sua vista, restavano solo Harry e la musica. Quelli proprio non riuscivano a lasciarlo in pace. I ricordi lo perseguitavano e lui non ce la faceva più a chiudere gli occhi e a trovarsi il volto di Harry a pochi centimetri dal suo, quasi fosse naturale. Ma non lo era. Non  per lui almeno. Si interruppe per la quinta volta mentre cercava di cantare More than this ma alla fine mollò e uscì dallo studio sbattendo la porta. Beh, sbattere quella porta fu una delle cose migliori che potesse fare. Uscire da quello studio ignorando i suoi amici e i tecnici fu la cosa migliore che potesse fare. Continuava a ripeterselo tutt’ora. Harry se ne stava stravaccato su uno dei soliti divanetti, che trovavano nei corridoi degli studi dove andavano a cantare, e si guardava attorno colpito da ogni cosa. Come i bambini. Lo sbattere di una porta lo fece scattare in piedi ma alla vista di Louis con lo sguardo fisso al pavimento si risedette. Lo guardò ma poi abbassò subito gli occhi. Era spaventato e si sentiva in colpa per ciò che aveva fatto. La sera prima l’aveva baciato, aveva bevuto troppo e l’aveva baciato. Ed era stato il bacio più bello della sua vita. Uno di quelli che ti lasciano senza fiato peggio di una corsa di un chilometro, quelli che sembrano morbidi e ruvidi allo stesso tempo, quelli che riescono a far tornare tutto al loro posto. O almeno, Harry l’aveva vissuto così quel bacio. Ma Louis era scappato, aveva iniziato a correre via e aveva lasciato da solo Harry. “Non dimenticarmi qui, Lou!” Gli aveva urlato Harry in preda all’ansia. Aveva gridato forte il suo nome finché non gli era sparita la voce ed era tornato dentro il locale per poi essere salvato da Paul. “Louis, non dimenticarmi qui. Ma togli il qui e non dimenticarmi e basta.” Aveva ripetuto a bassa voce nel letto prima di addormentarsi.
Il flusso di quei ricordi scorreva come sangue da una ferita e quella ferita faceva male. A entrambi. “Allora, passata la sbronza?” Chiese Lou prima di sedersi di fianco al riccio. Si guardarono. Bastò un istante ed entrambi si videro scorrere quel bacio davanti – l’uno sugli occhi dell’altra. Louis infondo sperava che Harry avesse dimenticato, che l’alcool  l’avesse stordito e gli avesse scombinato un po’ i ricordi. Sperava che lui non sapesse ciò che aveva fatto ma sotto, sotto voleva ricordasse perché lui non aveva dimenticato. Louis Tomlinson non aveva dimenticato quel bacio e ora se lo sognava tutte le notti. Ricordava come Harry si fosse aggrappato a lui e come le sue labbra fossero dolci, morbide, inesperte quasi. Ricordava quanto fosse bello stringere piano i suoi ricci e quanto fosse bello starlo a guardare mentre, ad occhi chiusi, lo baciava tremando. Ma Lou doveva dimenticare e sperare che anche il ragazzo di fianco a lui l’avesse fatto. “Sì, grazie. Ma noi dobbiamo parlare, sai già a che mi riferisco.” E parlava piano, pianissimo e si scuoteva i ricci ogni tanto mentre parlavano. Dopo un lunghissimo discorso di sensi di colpa, di scuse, di promesse che non sarebbe più riaccaduto Louis guardò Harry che recitava quel lungo discorso e si rese conto di una cosa. Lo guardò parlare ma non lo ascoltò minimamente. Louis lo amava e poco gli importava di cosa pensavano gli altri, di cosa pensava lui o di cosa pensasse il mondo intero. Lui amava Harry e questo era poco ma sicuro. Anche Harry si rese conto di una cosa mentre parlava. Amava Lou e per vederlo felice si sarebbe rinnegato, avrebbe detto che era stato tutto uno sbaglio. Sì, lo sbaglio più bello della sua vita. Ma non importava, per Louis questo ed altro. D’un tratto Louis gli prese la mano e lo invitò ad alzarsi. “Louis, che fai?” “Tu stai zitto e seguimi.” Lo portò in uno sgabuzzino e si chiusero dentro. Al buio gli era più facile parlare. “Harry. Non me ne frega niente di nessuno, io ti amo. Basta.” Non era stato il discorso che si aspettava ma il baciò che gli diede dopo compensò le mille parole che aveva in testa e che non gli aveva detto. Si avvicinò piano al volto di Harry e lo prese fra le mani, quasi fosse la cosa più preziosa del mondo – e per lui lo era – posò le labbra sulle sue e sussultò quando Harry gli avvolse i fianchi con le braccia e gli si lasciò cadere addosso. Erano talmente vicini che i loro cuori riuscirono a incastrarsi fra le costole l’uno dell’altro. Ed era qualcosa di meravigliosamente devastante. Un uragano che spazza via tutto: case, convinzioni, alberi, giudizi, negozi e paure. Spazzò via tutto e preparò quei due ragazzi a una nuova vita, lì preparò in un modo talmente intenso che quando si guardarono negli occhi lì al buio – al buio perché alla luce era troppo presto, là fuori era tutto troppo nitido, lì al buio potevano continuare a credere che fosse solo un sogno – non si riconobbero più.
“Ti amo Louis.” “Ti amo Harry.” “Per sempre?” “Sempre.”

E chiusi dentro mille gabbie e altrettanti acquari quel per sempre va ancora avanti.
  
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