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Autore: Dave1994    08/05/2013    2 recensioni
Skyrim, poco prima della resurrezione dei draghi e del ritorno di Alduin.
Una terra immersa nel mistero e nella magia...talvolta così antichi da trascendere persino il tempo stesso.
Due universi che si incontrano,per ridipingere un passato sconosciuto e incredibile.
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Qualcuno spense ogni luce del mondo e, d'improvviso, sopraggiunse l'oblio a sostituire ogni altra cosa. Colore e materia si amalgamarono istantaneamente compenetrandosi l'uno nell'altro, fino a riformare un mondo del tutto nuovo attorno ad Ashlotte, fatto di impressioni e di mancate intenzioni: rocce diafane e sagome evanescenti vorticarono in una danza senza tempo disegnando motivi a spirale incomprensibili alla mente umana.

Dove sono?

L'assassina tremò di terrore quando percepì la sua voce trasformarsi un puro pensiero e le sue corde vocali rimanere immobili, come sopite e inutilizzabili. Ci volle qualche secondo perché Ashlotte potesse comprendere di non possedere più un corpo, ma solamente una fugace immagine di esso, come una fedele riproduzione che prende vita autonomamente nutrendosi di idee e concetti. Volle muoversi e fuggire, ma non ci riuscì e rimase lì dov'era persa in quell'oceano di nulla, con la unica compagnia di sé stessa.

O almeno, questo è quello che pensava.

- Arconte – disse una voce – è quella, la Città... -

Ancora un sussulto delle invisibili e ineffabili maglie del cosmo e ogni cosa mutò nuovamente d'aspetto, serpeggiando sinuosa attorno ai contorni della mente di Ashlotte.

E ancora una volta la terrificante Città Nera si manifestò in tutta la sua fulgida gloria, fendendo l'orizzonte con le sue guglie e le sue geometrie impossibili. La donna percepì in quella presenza un'arcana nota di desolazione e solitudine, una silenziosa morte del suo stesso animo e non appena il vortice originato dal modificarsi di quelle spigolose forme le passò accanto si sentì morire dentro, sprofondando in un baratro buio e apparentemente privo di fondo.

Quale dio crudele può concepire qualcosa del genere?

Queste parole non erano sue, pensò Ashlotte: le sentì fluire dentro di sé senza tuttavia appartenere alla sua coscienza. E improvvisamente vide in quel velo di disperazione un lontano barlume di luce, situato non al di là della Città ma bensì in un qualche punto imprecisato dietro di sé, come poco oltre la sua nuca.

Fu allora che Ashlotte l'afferrò con tutta sé stessa per trarsi fuori da quell'oscura catarsi che pareva prosciugarla di ogni emozione umana e lentamente si sentì risucchiare fuori dal proprio corpo mentre sotto di lei sembrava che l'inferno si fosse abbattuto infuriando sul mondo. Udì delle grida di dolore e di paura mentre con la coda dell'occhio vide figure tenebrose agitarsi e sfumare continuamente di forma e la stessa voce di poco prima parlò nel profondo del suo animo.

Il mondo è ora corrotto, irrecuperabile. Siamo tutti perduti.

 

 

Un baluginio confuso e indistinto, poi la terra nuda e dura. Stavolta, osservò Ashlotte, era tutt'altro che sfuggente: il contatto con essa le strappò un gemito di dolore e ne sarebbe rimasta indolenzita per tutta la durata del sogno, fino a conservarne una vaga impressione al momento del suo risveglio.

C'era un sole splendente, tanto da fare quasi male agli occhi. La donna si coprì la linea dello sguardo con le mani congiungendone la punta delle dita e apparve davanti a lei la visione di una terra fiorente e dalla vegetazione lussureggiante, solcata in volo da dozzine di migliaia di uccelli di ogni razza strana e mai vista prima, che le incusse un malcelato senso di stupore e meraviglia.

Poi, come d'incanto, un boato sinistro squarciò l'aria abbattendosi sul mondo con furia soprannaturale.

Per la sorpresa la donna emise un grido coprendosi le orecchie e voltandosi intorno cercando la fonte di quel rumore e quando la trovò, non riuscì a trovare le parole adatte per descrivere quello che vedeva.

Una decina di uomini situati poco lontano da lei tendevano le mani al cielo e qualcuno di loro impugnava bastoni dalle forme più svariate raffiguranti serpenti, draghi o ornati di pietre e figure geometriche stravaganti: insieme mormoravano una strana nenia, incomprensibile alle orecchie della donna ma tuttavia vibrante di un potere sconosciuto.

Poi, il più anziano avanzò lasciandosi gli altri dietro le spalle e in quel momento Ashlotte lo riconobbe all'istante. Come avrebbe potuto confonderlo con qualcun'altro, tanto era il terrore che quell'individuo le faceva?

Tevinias congiunse le mani sul bastone portandolo sopra la propria testa, gli occhi chiusi e la bocca spalancata a guisa di un grido bestiale, e lo abbatté per terra provocando un sinistro tremolio dell'aria attorno a lui che fece piegare la forma sferica del sole in alto nel cielo e i contorni di qualsiasi figura nel raggio di diversi metri. Ashlotte era terrorizzata e percepiva la presenza un potere sconosciuto, primordiale e mugghiante di energia: ci fu uno sfarfallio e la donna intravide la lama di un coltello nella mano sinistra dello stregone, il bastone magico saldamente stretto nell'altra. Con un ruggito l'uomo si ferì volutamente il braccio e rivoli di sangue scarlatto sprizzarono dalla ferita con una pressione innaturale, disegnando attorno a lui vortici e turbinii convulsi. A ruota lo seguirono tutti gli altri stregoni e fiumi di sangue scorsero attorno a loro, sollevandosi in fumose volute e sfrigolando di magia.

E come nel peggiore degli incubi quella verde e lussureggiante terra venne inghiottita dalle fauci della terra, dischiuse attraverso voragini e abissi inconcepibili. Agli occhi della donna apparvero all'improvviso figure umanoidi in lontananza evidentemente sconcertate e disorientate, in fuga di angolo in angolo in quel paradiso terrestre come per trovare rifugio da un'invisibile minaccia piovuta dal cielo.

Quelle persone, notò Ashlotte, erano in fiamme. Molte di loro stramazzavano dimenandosi al suolo dopo qualche secondo, immobili come formiche incenerite dalla dispettosa lente di un bambino: fu l'impressione di un momento, poi quel lembo foresta svanì interamente inghiottito dalle profondità della terra vorace e insaziabile.

La donna era inorridita e si voltò verso gli stregoni solo dopo aver udito le loro risa strazianti, contorte e sinistre come l'ombra dei rami di un albero proiettata dalla luna sul terreno e non vide facce ed espressioni umane, ma smorfie bestiali e livide di trionfo...

 

 

...e come se nulla fosse successo, Ashlotte si risvegliò per terra con i fiocchi di neve che le si depositavano sul volto come un bianco e candido lenzuolo. Inizialmente disorientata trovò un braccio porto verso di lei a sorreggerla, il volto di Sebastian terminante alla sommità di esso, e lo afferrò con forza issandosi in piedi e trovandosi di fronte all'espressione confusa e impaurita del compagno.

- Che diavolo è successo?! - urlò Sebastian scrollandola per le spalle e la donna non comprese, almeno finché non vide Tevinias in ginocchio a qualche metro da lei, le mani giunte sul bastone magico come in adorazione ad un invisibile altare.

- Io...non...cosa?! - esclamò Ashlotte, staccandosi dalla presa del Nord e voltandosi verso lo stregone singhiozzante. Lacrime bagnavano il duro terreno gelato sotto di lui e uno strano colorito pallido andava pian piano impadronendosi delle mani di Tevinias.

- Ehi, è... -

- Non avresti...dovuto. Come ci sei.... - farfugliò incoerentemente il mago, sollevandosi poi in piedi come aveva fatto Ashlotte pochi istanti prima e voltandosi minacciosamente verso di lei: a Sebastian si accesero in testa tutti i campanelli d'allarme quando riconobbe quella sinistra luce negli occhi dell'amico, la stessa che aveva imparato a temere dall'incidente sul brigantino imperiale. In un attimo si fiondò verso lo stregone trattenendolo per un braccio, lo sguardo teso alla ricerca degli occhi dell'amico.

- Tevinias, è...tutto a posto. Ritorna in te, ti prego – sussurrò implorante, intravedendo una scarica di scintille vagabonde percorrere le mani dell'uomo – ti prego. -

Il cuore martellante nel petto dello stregone e risuonante lungo il suo polso sembrò attenuarsi di un poco, fino a svanire lentamente nell'arco di una ventina di secondi. Senza rendersene conto Sebastian rilasciò tutto il fiato che aveva nei polmoni: non si era accorto di aver trattenuto il respiro per un interminabile frazione di momento, pregando che ancora una volta la sua voce riuscisse a calmare l'animo del compagno di viaggio e a far sì che la parte più razionale e luminosa del suo spirito potesse prevalere su quella più oscura e furibonda, intrisa di un'innaturale follia.

Ma per quanto ancora sarebbe riuscito a rimandare l'inevitabile?

Sarebbe arrivato infine il giorno in cui i suoi tentativi di poter placare gli scoppi d'ira di Tevinias si sarebbero mostrati inutili?

Sebastian pregò di non doverlo mai scoprire.

  
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