Fanfic su artisti musicali > All Time Low
Segui la storia  |       
Autore: applestark    09/05/2013    1 recensioni
Frannie è all'apparenza la tipica ragazza cheerleader, bionda, alta e impeccabile.
In realtà la sua vita è tutta una messa in scena per sentirsi abbastanza carina agli occhi degli altri, per rendere orgogliosi i suoi genitori.
Ma l'incontro casuale con Alex Gaskarth e gli All time low cambierà la sua vita, e lei diventerà più coraggiosa, più forte, capace di abbandonare le maschere che indossa.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 9: Teenage dream

Frannie Pov
 
-Signorina Daniels!-
Camminavo a passo spedito per i corridoio della scuola, mi mancava solo un’ora e poi sarei tornata a casa, avrei parlato finalmente con i miei genitori dello spettacolo
e avrei saputo cosa ne pensavano.
Presa dai miei pensieri e dalla fifa che mi faceva avere continui stimoli di pipì, non mi ero nemmeno accorta che qualcuno mi stava chiamando.
Mi bloccai di scatto e vidi un uomo affannato con le mani sulle ginocchia.
-La sto chiamando da più di dieci minuti- disse arrancando con il respiro mozzo.
Lo riconobbi subito, doveva essere il professor Colton, il responsabile dell’Auditorium e del club di musica.
-Mi scusi, ero presa dai miei pensieri e non l’avevo proprio sentito-
Gli sorrisi gentile e mi sistemai un ciuffo di capelli sfuggito alla coda di cavallo.
-Non fa niente, volevo solo dirle una cosa-
Si mise in piedi e si stiracchiò un po’, era un tipo piuttosto strano, una specie di musicista fallito, o almeno così diceva la mia coach.
-Mi dica, signor Colton-
Incrociai le braccia al petto e restai in ascolto, sembrava quasi timido ad annunciarmi questa “cosa” e teneva tra le mani vari spartiti
e testi di canzoni che dovevano essere quelli dei Miserabili.
-Lei è stata scelta per il ruolo di Cosette, nel musical della scuola-
Spalancai la bocca e gli occhi e presa da uno scatto di gioia abbracciai il professore, che ricambiò goffamente la stretta e se ne liberò subito.
-Sono troppo felice!-
-I miei complimenti signorina Daniels- mi strinse la mano agitandola un po’, evidentemente ci teneva quasi quanto a me a questo spettacolo.
-Mi chiami Frannie-
-Frannie! Congratulazioni, adesso vado ad annunciare anche agli altri ragazzi le loro parti!- borbottò fra se e se e girò sui tacchi per andarsene.
-Mi scusi!- esclamai, prima che potesse avviarsi. –Chi ha ricevuto la parte di Marius?- domandai, sperando in un bravo ragazzo.
Marius era il ragazzo di Cosette, avremmo dovuto cantare un po’ di canzoni insieme.
-Henry Smith- rispose con un sorriso sulle labbra e poi sgattaiolò via.
Ebbi un colpo. Pensai quasi di rifiutare la parte… ma proprio non potevo, ci tenevo così tanto a cantare su quel palco gremito di persone, a cui magari piaceva il mio operato.
Intanto la mia felicità era durata come al solito pochi minuti.
Sapevo che a Henry piaceva cantare, ma non mi aspettavo che volesse partecipare addirittura allo spettacolo dei Miserabili! Oh cavolo, e come lo dicevo ad Alex ora?
Scossi la testa e andai subito a recuperare Lexie negli spogliatoi, per parlarne con lei prima che finisse l’orario delle lezioni e io tornassi a casa , dove mi aspettavano i miei genitori, ai quali avevo già annunciato di voler dire loro qualocosa.
-Lex lo so che ti nascondi qui quando ti scoccia andare a lezione di chimica!- esclamai caustica chiudendo la porta alle mie spalle.
-Lex!- la chiamai ancora, udendo in risposta solo una specie di mugolio che potevo chiaramente dire il suo.
“Oh Madonna, non dirmi che…” dissi a me stessa avvicinandomi alle varie porte dei bagni dello spogliatoio e mettendomi con la guancia lì attaccata, per sentire meglio.
-Cazzo!-
Un’altra esclamazione, questa volta chiaramente maschile, seguita da un altro mugolio, sempre della mia migliore amica.
-LEXIE E JACK!- sbottai, portandomi le mani lungo i fianchi e innervosendomi, sul serio questa volta.
-Uscite dal cesso- aggiunsi, sbuffando e soffiandomi via dal viso i ciuffi di capelli biondi sfuggiti alla pettinatura.
-Oh, non arrabbiarti Fran-
Balzarono fuori da una delle porte e mi guardarono tutti sorridenti e con vestiti e capelli fuori posto.
-Siete due idioti!-
-Calmati Frannansia!- mi disse Lexie, ravviandosi con una mano i capelli ramati e poi posandomi una mano sulla spalla.
-Che succede?- aggiunse con premura.
-Parlo quando lui se ne sarà andato.-
-Vado, vado…tranquilla!- disse Barakat, guardandomi un po’ male, ovviamente scherzando.
-Ecco. Sciò e salutami Alex- praticamente lo buttai fuori dagli spogliatoi, senza però ostacolarli dal baciarsi in modo poco consono proprio davanti a me, che chiusi gli occhi e feci una smorfia.
Quando se ne fu andato, mi sedetti su una delle panchine con la mia amica accanto.
-Tu e Jack sembrate una coppietta adorabilmente innamorata-
Alzò gli occhi al cielo. –Ci divertiamo, per ora. Non siamo pallosi come te e Alex-
Sbuffai, sorvolando sulla questione e andando subito al sodo.
-Sono stata presa nel ruolo di Cosette-
-Lo sapevo! Lo sapevo!- mi strillò nell’orecchio, stritolando una me impassibile tra le sue calorose braccia.
-Non è tutto, Lexie…-
-Spara- sussurrò, lasciandomi andare ma tenendomi comunque la mano stretta tra le sue.
-Marius, il ragazzo di Cosette, verrà interpretato da Henry.-
-Cosa cazzo… oddio… ma…-
-Lo so, sono scossa quanto te, fidati.-
Eravamo entrambe senza parole, ecco. E io avevo anche paura, da quella sera l’avevo sempre evitato a quel cinghiale sudato, e invece adesso me lo ritrovavo ad essere il mio partner per il musical.
 
 
Due ore dopo, lavata e vestita mi trovavo in salotto con i miei genitori, i quali erano tutti proiettati al mio discorso.
-Beh, allora, volevo parlavi già da un po’ ma non ne ho avuto la possibilità…-
-Tesoro, sai che non ti mettiamo mai freni , noi…-
Mia madre prese subito parola, era la stessa di sempre, anche da piccola… non mi dava mai la possibilità di esprimermi come volevo perché interveniva lei con quelle paternali assurde, con quelle finte pretese, con quel sorriso gentile che invece celava un carattere distaccato.
Quanto a mio padre, era sempre impegnato con la sua azienda di farmaceutici e quindi anche mentre parlavo teneva il tablet dell’Apple sulle gambe.
-Fatemi parlare. Io so che ci tenete a me, e mi volete bene.
Ma sono cresciuta ormai, e non credo di poter fare sempre come dite voi. Non sono più una bambina, ne tantomeno sono Elliot, che ha trovato un escamotage per abbandonarci qui-
Parlai tenendo lo sguardo fisso sul tappeto persiano del salotto, le mani mi tremavano così tanto che sembrava avessi il morbo, così anche le ginocchia e la voce. La mia voce così ferma mentre cantavo , in quel momento sembrava una foglia soggetta agli agenti atmosferici in autunno.
-Cosa? Noi ti abbiamo sempre accontentata!- disse mia madre, spalancando gli occhi azzurri e cercando l’appoggio di mio padre, il quale mi guardò con fare interrogativo.
Quanto lo odiavo, non capiva mai un cavolo!
-Papà, sto dicendo che voglio prendere le redini della mia vita in mano. Prima di tutto, vi dico che mi hanno presa per il musical scolastico , ho un ruolo da protagonista e non mollerò questa volta, anche se non ve ne importa un accidente-
Non sapevo quella forza da dove la prendevo, forse era concentrarmi su Alex, pensarlo attentamente e immaginarmi tra le sue braccia…oppure boh, forse stavo crescendo davvero e non avevo paura.
O almeno, la sapevo gestire meglio.
-Musical- sospirò mia madre, lasciandosi andare a una crudele risatina, che non fece che alimentare la mia rabbia già accesa.
-Proprio così. La musica mi piace e sono pronta a praticarla. Tranquilla, quelle idiote delle cheerleader non le lascerò, ma al contempo penserò anche alla musica- sbottai, sentendo gli occhi pungermi a causa delle lacrime che volevano a tutti i costi superare le barriere della mia apparente indifferenza, per permettermi di essere davvero Frannie.
-Beh, se è solo lo spettacolo va bene, ci passeremo sopra- borbottò mio padre, passandosi una mano sulla barba canuta che aveva sul mento, scambiandosi poi uno sguardo complice con mia madre.
-No, non è solo questo-  mormorai, questa volta riuscendo ad alzare lo sguardo e guardarli negli occhi, mentre mi tenevo i lembi della camicia in jeans stretti tra le mie mani sudate.
-E cos’altro, Frannie?-
Questa volta mio padre si sporse un po’ in avanti e chiuse il tablet, posandolo sul davanzale della finestra alla sua destra, dove avevamo sempre un vaso con le rose del nostro giardino che curavano le domestiche.
-Io non voglio fare il medico, quando vedo il sangue svengo pure… e il mondo nel quale voi mi volete inserire non fa per me, sto fingendo di essere felice, ma fingere da bambini, e io sto diventando un’adulta, non posso più mentirvi.-
Cercai di rimanere il più calma possibile, mentre il cuore mi andava così forte da farmi pulsare le vene sul collo e quelle sui polsi, ero tutta un fremito in quel momento e avevo tanta, tanta paura.
-Cosa stai dicendo? Quello è il tuo futuro! Hai dei voti brillanti!-
La voce stridula di mia madre prese a farmi eco nella testa, facendomi vorticare tutta la stanza intorno, tanto la trovavo fastidiosa.
-Daphne, stai calma- fece mio padre, prendendo per il braccio  mia madre e scrutandomi più da vicino, fino a venirsi a sedere proprio accanto a me sul divano in pelle scarlatta.
-Papà, quello non è il mio mondo. A me non va di fare il medico, intraprendere degli studi ardui come quelli di medicina senza una vera e propria passione è un’assurdità!-
Sbottai, forse parlando a voce troppo alta, ma lo facevo solo per coprire il rumore che facevano i pensieri nella mia mente.
-Ma io potrei aiutarti a trovare subito un lavoro, cosa ti interesserebbe fare?-
-Vorrei fare richiesta alla NYADA, l’accademia di arte e musica di New York, è lì che voglio studiare- annunciai ferma e decisa, nascondendo le mani dietro la schiena per non mostrare loro quanto tremavo.
-Te lo scordi! Non posso permettere che mia figlia diventi una…una….un’artista di quattro soldi!-
Mia madre prese ad aggredirmi, ovviamente, è mio padre le faceva da coro, ancora più fastidioso.
-Tua mamma ha ragione, non puoi fare di testa tua, sei ancora una bambina-
-Non fate che manipolarmi… perché volete rovinarmi la vita?- gli chiesi, guardandoli a uno a uno negli occhi e poi scoppiando inevitabilmente a piangere, sofferta e delusa da quelli che dovevano essere i miei punti di riferimento.
-Vogliamo il meglio per te, non puoi essere una perdente nella tua vita…chi è che ti ha riempito la testa di stupidate del genere? Un ragazzo forse? Non stavi meglio con Henry poi?-
Questa fu la goccia che fece traboccare il viso, mi alzai di scatto ed ignorai mio padre che voleva trattenermi per correre di sopra e mettere vestiti e scarpe nella mia borsa della squadra di cheerleader, poi afferrai il cellulare e tra le lacrime scrissi un veloce sms ad Alex:
 
“Alex, sto arrivando da te” scrissi veloce e poi corsi via per le scale fino a giungere alla porta d’entrata, dove mi voltai a guardare i miei sconvolti genitori.
-Sto da Lexie stasera, e anche domani, non lo so-
-Riflettici bene tesoro, noi vogliamo il meglio per te- disse ancora mia madre, sistemandosi quegli insulsi capelli biondi che aveva, unico tratto di somiglianza che avevamo.
Poi chiusi la porta con un tonfo alle mie spalle e fuggii il più lontano possibile, dirigendomi in autobus a casa di Alex, dove avrei trovato un po’ di pace da tutto quell’inferno che stavo vivendo.
 
 
-Alla fine sono uscita da casa sbattendo la porta-
Conclusi così il resoconto del discorso ai miei genitori, osservando l’espressione accigliata di Alex, il quale ci era rimasto evidentemente male, solo che non voleva peggiorare la situazione, quindi faceva quelle faccine buffe per non farmi deprimermi ancora di più.
-Magari stanotte ci riflettono, boh, almeno lo spero- disse quasi a se stesso e allargò le braccia, per accogliermi in una stretta affettuosa, nella quale mi crogiolai come un gatto che vuole i grattini.
-Non ne ho idea- dissi con la voce ovattata dall’abbraccio, accarezzandogli poi la schiena e strusciando la punta del naso nell’incavo del suo profumato collo.
-Però complimenti per aver preso la parte di Cosette, io me l’aspettavo d’altronde- mi disse scherzoso, ma io intanto deglutii rumorosamente e cercai di cambiare discorso, sinceramente non mi andava ancora di dirgli di  Henry e del suo ruolo di Marius Pontmercy.
-Come posso farti sorridere?- mi domandò con quel sorriso sghembo, accarezzandomi le palpebre con le dita, come per cancellare ogni possibile traccia di lacrime dal mio volto.
-Non lo so, sei tu l’artista, mica io?- risposi scherzosa, sorridendo in quel modo sincero e puro che solo lui sapeva donarmi.
-Va bene, allora suono per te, aspetta che prendo la chitarra-
Rimasi seduta a gambe incrociate sul suo letto a due piazze e annuii osservando dalla finestra il panorama del giardino mentre lui andava a recuperare il suo strumento.
-Et voilà!-
Attirò la mia attenzione su di lui strimpellando a caso qualcosa, poi si mise seduto di fronte a me e si schiarì la bocca.
-Sono tutt’orecchi!- esclamai battendo le manine e dondolando per la felicità, Alex aveva un effetto struggente su di me, nell’accezione positiva del termine, era capace di farmi dimenticare ogni cosa cattiva del mondo, portando l’attenzione solo a lui, ai suoi occhi nocciola, al suo sorriso, le sue braccia lunghe, i suoi capelli morbidi…
-Okay allora-
Mi strizzò l’occhio e poi iniziò a suonare e ad accompagnare il tutto con la voce, che a cappella rendeva davvero molto meglio.
Riconobbi subito la canzone, non era degli All time low, si trattava di Teenage Dream di Katy Perry.
Non so se lo fece a posta o meno, ma se non sono morta di infarto in quel momento…significa che ho un cuore sano e forte.
Il modo in cui diceva “turn me on”, vogliamo parlarne?
E poi quella canzone, sembrava fatta per noi. Alex mi stava dicendo di andare avanti, di non guardarmi mai indietro, di essere forte e di vivere la mia vita.
La mia vita sul serio, come un sogno adolescenziale, insieme a lui.
Lui che era stato il primo ad abbattere i miei muri, ad andare oltre la semplice apparenza, oltrepassando i limiti che mi ero posta ricoprendomi di maschere che non mi permettevano di essere la vera Frannie.
Quella persona che invece con lui potevo essere senza nessuna vergogna, nessuna insicurezza, niente paura.
La  sua voce era un tonfo al cuore, era un dolore di stomaco, mi aveva gettato uno stormo di falene , nuovamente impazzite, che mi stavano facendo perdere la testa… o forse era lui a rubarmi la ragione, a plasmarmi come voleva solo perché mi voleva. Ed era la prima volta in vita mia in cui mi sentivo così dannatamente speciale e importante per qualcuno. Desideravo non mettere mai fine a quella magia che si era creata, in fatti non gli lasciai nemmeno il tempo di posare la chitarra sul pavimento che gli fui vicina, seduta in ginocchio sul letto, gli baciai le labbra lentamente e chiusi gli occhi perché non volevo sprecare nemmeno un secondo con lui.
Capì subito che non c’era bisogno di parole e di sprechi di fiato. Mi posò una mano sulla schiena , accarezzandomi con così tanta premura che ebbi i brividi lungo la spina dorsale e le braccia, mi avvinghiai con le dita tra i suoi capelli castani e sempre fuori posto, e lui mi fece sdraiare piano e senza smettere di baciarmi, lì sul suo letto, quel posto che aveva il suo odore, che racchiudeva i suoi sogni, le sua paure…infondo anche la più forte delle persone dona alla notte i propri spaventi e le proprie insicurezze.
Quando mi lasciò respirare prese il mio esile volto tra le mani, per guardarmi trasmettendomi tutto l’amore del mondo con i soli occhi e il solo sorriso. Può una persona contenere così tanto amore? Può? …Fino a quel momento non l’avevo mai pensato possibile, ma adesso dovevo ricredermi.
Perché lui era lì, ed ero sicura per una volta nella mia travagliata esistenza, che non se ne sarebbe andato.
Ne ero completamente sicura, e quella sicurezza mi dava la forza di affrontare un altro passo insieme a lui, quello che mi stava chiedendo segretamente era un “vuoi essere mia? Mia per davvero?”, lo percepivo dal suo modo di guardarmi e di sfiorarmi il collo e le clavicole come se fossi una bambolina di porcellana, qualcosa di estremamente prezioso.
-Alex…-
Riuscii solo a sussurrare, baciandolo di nuovo sulle labbra, deliziandomi del suo dolce sapore, del solletico che mi provocava la sua mano ancora ferma sul mio petto, in ascolto del battito accelerato del mio cuore, quel battito che apparteneva solo a lui in quel momento.
-Frannie, Frannie io ti amo-
Socchiusi gli occhi nel sentire quelle due parole che racchiudevano significati profondi, che mi facevano tremare al solo sentirle.
-Anche io Alex, da morire- gli risposi, sicura come mai di voler oltrepassare i limiti insieme a lui, privandomi di una mia dignità , donarla a lui che chissà quante altre volte era stato con altre ragazze, più belle di me, più brave di me, più esperte, più sexy…
Ma potevo essere certa che quel ti amo, era riservato solo a me.
Prese a baciarmi il collo e io sussultai lievemente, lo sentii anche sorridere, e istintivamente risi anche io, lasciando che mi sfilasse anche la camicetta, aiutandolo anche con i mille mila bottoncini.
Lo guardai battendo le palpebre e feci lo stesso con lui, togliendogli la t-shirt grigia con un gesto fluido e veloce, accarezzandogli con il dorso della mano il petto, dove il cuore gli batteva fortissimo, così tanto che potevo percepirlo se mi ci concentravo.
-Sei sicura Frannie?- sussurrò senza smettere un secondo di baciarmi la pelle sensibile intorno all’ombelico, impedendomi quasi di dirgli di no… chi ragazza con Alex che la bacia, potrebbe rifiutarlo?
E poi io lo volevo, lo volevo terribilmente, quindi annuii e gli posai una mano sulla spalla, concentrata sulle sue labbra che mi sfioravano piano ma decise anche la pancia , costringendomi a rimanere inerme al suo tocco.
-Non ti voglio costringere, sicura piccola?-
Chiese ancora, questa volta guardandomi negli occhi e accarezzandomi la guancia, terribilmente arrossata a causa di quella situazione.
-Alex…baciami-
Gli chiesi in un sussurro, stupendolo.
Poi sorrise e fece come gli avevo chiesto, baciandomi.
Dappertutto.
 
Quando lo sentii dentro di me sentii il fiato completamente mancarmi, mentre delle sensazioni nuove di dolore e piacere mi riempivano l’anima, provocandomi mugolii e gemiti che non avrei mai creduto di poter esternare, timida com’ero.
Le mani erano serrate al lenzuolo niveo del letto di Alex, gli occhi chiusi e la schiena inarcata al tocco del mio ragazzo, di quel ragazzo, che amavo alla follia anche se lo conoscevo da così poco tempo.
I suoi movimenti erano sempre accompagnati da una dolcezza , una delicatezza, un’attenzione a non farmi mai del male…e non sapevo davvero cosa mi faceva impazzire di più, se la sua dolcezza o la sua bravura.
Alla fine mi lasciai andare molto presto, e lui mi raggiunse qualche secondo dopo, rannicchiandosi poi a me, accogliendomi subito tra le sue braccia, che per me erano casa.
In quel momento  ne fui realmente sicura: incontrarlo era stato stupefacente, fantastico, splendido.
Mi aveva salvato la vita e volevo essere sua per sempre, e lui sempre mio.
Uniti, legati, niente ci avrebbe più separati, ora che avevamo sigillato la nostra relazione, il nostro singolare legame.


Sono riuscita a postare questo capitolo solo oggi perchè ieri appena tornata da Roma avevo troppo sonno ed ero iperstanca ç_ç
Volevo ringraziare tutti per le recensioni, per chi segue, per chiunque legge... grazie, mi fate davvero emozionare.
Siete dei cookies carini, tutti voi ù.ù

_stargirl
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > All Time Low / Vai alla pagina dell'autore: applestark