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Autore: AliceFoster    09/05/2013    3 recensioni
Siamo a Berlino nel 1975, anno in cui la città è divisa in due parti dal Muro di Berlino. Takuto è un nobile figlio di un'importante famiglia che vive ad ovest del muro, Kirino è un orfano che sopravvive di stenti ad est. Takuto e Kirino diventeranno amici, ma le due frazioni non sono in buoni rapporti...
Questa fic mi è venuta in mente mentre "studiavo" storia... la mia mente fa davvero collegamenti strani.
E' la mia prima fic, siate clementi... Ci vediamo dentro! ^^
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kirino Ranmaru, Shindou Takuto
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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POV KIRINO
 
Sono passati giorni dalla prima volta che ci siamo incontrati. Da allora abbiamo parlato molto e ci siamo confidati in una maniera che mi sembra quasi assurda: non  ho mai raccontato così tanto di me a nessuno dei miei compagni, tutti ladruncoli come me, figuriamoci ad una persona che conosco a malapena! Eppure con lui ’ho fatto. Non riesco a comprendere come due persone tanto diverse possano essere diventate intime in appena 5 giorni; forse perché così diversi, in fondo, non lo siamo… entrambi “orfani” di genitori, io davvero, lui non li vede mai ed è come se non li avesse; entrambi soli e bisognosi di affetto e comprensione, senza compatimento; entrambi alla ricerca di un amico con cui confidarsi e sfogarsi. La fortuna ci ha fatti trovare, e ora eccoci qui, a parlare come se niente fosse, appoggiati al muro che ci dovrebbe dividere ma che invece ci unisce.
- Stavo pensando… - La voce di Shindou mi arriva come ovattata, coperta dal suono caotico dei miei pensieri. - Potresti provare nuovamente a venire di qua. Sembra terribile la città dalla tua parte… Non che qui sia meglio, chiaro. Però… Potresti provare a venire a casa mia. Potrei dire che cerchi lavoro e che mi piacerebbe avere un cameriere personale. Verresti trattato con ogni riguardo, avresti sempre cibo, acqua un letto caldo su cui dormire… E poi… Potremmo stare sempre insieme. - A queste parole china il capo. Scorgo il suo viso farsi rosso da sotto la cortina di capelli che ha calato davanti alle guance e sorrido. - Non dovremmo più scappare per incontrarci… -
- … o parlare di nascosto con la paura dei Vopos… -
- … e non avremmo più questo stupido filo spinato a dividerci! Ranmaru, vieni da me! -
Quando si accorge di avermi chiamato per nome arrossisce ancora di più. 
- Va bene così… Takuto. - Gli sorrido. Lui mi guarda e fa una faccia buffissima, chissà cosa starà pensando! Comicio a ridere di gusto. Subito si riscuote e mi guarda male.
- Umpf… -
- Non te la prendere, ma avevi una faccia buffissima! - continuo a ridere finchè uno sparo che sembra tremendamente vicino mi fa raggelare il sangue. 
- Vieni ora, non penso che potò continuare a fingermi malato anche domani… La balia ormai ha capito che c’è qualcosa che non va, non faccio mai entrare nessuno nella mia stanza e mi curo da solo, non ho mai fatto così! -
Annuisco piano e mi dirigo verso il pilone della luce.
Arrivo Takuto!
 
 
POV SHINDOU
 
Lo vedo arrampicarsi agile e leggero sul pilone che regge i cavi dell’ elettricità. Mi stupisco di come sia veloce e forte, nonostante mangi così poco riesce a fare cose impossibili. Ecco, è arrivato sulla cima del pilone. Lancia un’un occhiata guardinga verso la torretta dei Vopos, ma non sembrano accorgersi di lui. Lentamente, comincia a camminare a passo incerto lungo i cavi sottili. Ho paura che non lo reggano, è magrissimo e peserà la metà di me, ma quei cavi non hanno un’aria molto sicura!
- Stai attento! - Sibilo nella sua direzione, ma lui non sembra avermi sentito perché continua a camminare. Ad un certo punto accede quello che temevo, sta per arrivare dalla mia parte quando un cavo si spezza e lui perde l’equilibrio. Rimane aggrappato a cavi con una sola mano e lancia un grido disperato, sta per precipitare! Uno sparo. Spalanco gli occhi, vedo il mio amico precipitare nel vuoto. Per fortuna è dalla mia parte e riesco ad afferrarlo, cadiamo insieme nella polvere. 
-Ranmaru! Ranmaru stai bene? - Vedo del sangue sui suoi vestiti, cola lungo il braccio, giù, fino alla gamba.
- Ranmaru! - Grido ancora.
- T- Ta - Takuto… - Balbetta tentando di aprire gli occhi. Vedo la sua mano fremere, glie la afferro con foga. 
- Ranmaru va tutto bene, sei dalla mia parte ora, sei al sicuro. -
Un nuovo sparo, sempre più vicino.
- Dobbiamo andare, ce la fai a muoverti? -
- M- Mi anno colpito alla spalla e ad una gamba… Cof, cof. - Tossisce sangue, sono disperato e non so che cosa fare. Lo abbraccio stretto e affondo il viso fra i suoi capelli. - Non ti lascio. - Mormoro.
Arrivano. Sento i loro passi serrati, lo scoppio dei loro fucili. Ho paura ma non lo voglio lasciare. Non voglio. Il suo respiro si fa sempre più flebile. Fisso i suoi occhi color cielo, mi perdo in quell’immensità azzurra per l’ultima volta. - Ti amo. - Un nuovo sparo. Non mi sento più un braccio, ho una mano completamente coperta di sangue vischioso. Spari -lontani,vicini? Non sento più bene-  un dolore sordo al centro della schiena. Voci sommesse gridano parole incomprensibili. Stringo con le ultime forze che mi rimangono il corpo caldo di Ranmaru, poso un dolce bacio sulle sue labbra morbide. - Addio. - mi abbandono sopra di lui, stringendo ancora il suo corpicino esile. I tuoi occhi sorridono per l’ultima volta. 
-Ti amo Takuto-
 
Sai Ran-chan? Avevano ragione i tuoi genitori. E’ davvero bello morire tra le braccia della persona che si ama.
 
Angolino di un'autrice depressa che non vede l'ora di buttarsi da un ponte
Questo capitolo l'ho iniziato senza avere un briciolo di ispirazione, ma l'ho finito con una briciola di voglia in più. Ovvio, dovevano morire,  amo descrivere queste scene. (fluff a parte, lì faccio schifo proprio, non c'è scusa che tenga.) Scusate il ritardo ma martedì dovevo scegliere se andare in gita di fine anno a Roma o fare l'esame professionale di Danza, ho scelto l'esame e puntualmente il giorno prima febbre a 39,4. Da suicidio. Davvero, sono caduta in depressione. In più ho un mal di gola pazzesco, non parlo più per la felicità della mia famiglia.  Con questo capitolo comunque chiudo la mia prima long (che poi tanto long non è) tra fiori d'arancio e sangue, come piace a me. Spero che vi sia piaciuta, mi sono divertita a scriverla.
Vi lascio che mi devo mettere alla pari con tutti quegli stupidissimi compiti...
Bacioni Depressi TT3TT
*prende una pasticca di cianuro e si lancia da un ponte (sotto al ponte scorre un fiume di azoto liquido)*
  
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