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Autore: Anel    09/05/2013    1 recensioni
Questa fanfiction è il continuo di "Nove mesi di puro inferno". Buona lettura a tutti!
Genere: Commedia, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ora, ai pazienti più temuti dell’intera Gotham City aspettavano molte ore di psicoanalisi, per capire i loro problemi mentali, anche se nessuno era mai riuscito a capire le loro menti perverse.
 

Colloquio 1: Il Joker
 

Buon giorno signor Joker – Disse una dottoressa di all’incirca vent’anni, mentre tremava terrorizzata.

Buongiorno bambolina – Disse sorridendo, per poi aggiungere – Oh, mi scusi, ma non posso più trattare bene le mie dottoresse, l’ho promesso ad Harley! – Disse lui, sempre allegro e spudorato.

Allora, mi dica, come si sente? – Chiese la dottoressa, prendendo coraggio.

Come vuole che mi senta a stare in un manicomio, ovviamente benissimo – Disse il Joker con il suo solito tono scherzoso.

Ah, sono felice per lei – Disse lei, non capendo la battuta.

Cosa? Tu mi chiedi come mi sento e io ti dico che sto bene e tu pensi che ti abbia detto la verità? Secondo te come mi sento a stare qui? Io odio gli psicologi che non si mettono nei panni dei pazienti e che sono disumani!!!! – Gridò il Joker tentandosi di alzarsi dalla sedia, ma fu fermato subito da alcune guardie che monitoravano tutto.

Poi, portarono via il Joker che se ne andò via dicendo “Siete voi i pazzi! Io sono normale! Io sono quello che ogni persona vorrebbe essere! Siete tutti dei falliti e bugiardi.
 
Il cuore della dottoressa Stan batteva a mille e non sapeva più se accettare il caso o rifiutare e andarsene in un manicomi più “tranquillo”.

Visto che il colloquio 1 non era andato bene, fecero andare una dottoressa con più esperienza: La dottoressa Leand.
 

Colloquio 2: Harley Quinn
 

Buongiorno Harley Quinn – Disse la dottoressa sedendosi sulla sua sedia.

Ciao! – Esclamò allegra Harley.

Mi dia del lei, per favore – Esortò la Leand.

Dai! Io e te ci conosciamo da tempo! Solo perché io sono passata dalla parte “oscura”  non vuol dire che non ci siamo mai viste! – Rispose con un sorriso finale la Quinzel.

Va bene, parliamo un po’ di come hai passato i tuoi ultimi giorni – Disse sorridendo la psicologa.

In questi ultimi giorni le mie emozioni erano a mille, sono state triste, allegra, felice, malinconica, pensierosa, preoccupata, gioiosa… - Rispose Harley, finché la dottoressa non la interruppe.

Poi Harley disse – Se avessi una figlia capiresti… -

Non ti preoccupare tra un po’ di mesi ti capirò – Disse con un falso sorrisino la Leand.

Davvero? Sei incinta? Com’è il tuo fidanzato, o tuo marito? Perché non me l’hai detto prima? Non ti fidi di me? Che emozione, qualche volta lo puoi o la puoi portare qua?!? – Gridò entusiasta Harley.

Anche se mi piacerebbe tanto raccontarti tutto, ora non siamo qui per parlare di me e delle mie emozioni, ma dobbiamo parlare do te! – Esclamò severamente Harley.

Senti, io ero una psicologa, e so che è orribile ascoltare i problemi degli altri e non potersi sfogare! – Disse la donna, smettendo di sorridere.

La psicologa sapeva che Harley aveva ragione, ma nel suo cuore che se avrebbe fatto come Harley, sarebbe impazzita anche lei.

Signorina Harley, non siamo qui per questo. Ora mi dica come ha vissuto il riavvicinamento con sua figlia – Disse, ignorando ciò che pensava veramente.

Mi sento come se per 12 anni mi avessero tolto una costola e poi me l’hanno rimessa, ricucendo tutte le ferite. Ti do un consiglio, appena partorirai, prova a pensare se dopo due minuti venissero delle persone a portarti via tua figlia. Come ti sentiresti? – Domandò poi, quasi arrabbiata Harley Quinn.

Molto male – Rispose la Leand.

La donna sapeva molto bene quanto era ostinata Harley, e sapeva anche che riusciva a far uscire il suo lato debole, quello che dice “Anche te l’avresti fatto, lei ha ragione, non è lei la pazza,…”.

Tra le due ci fu il silenzio, ma poi la psichiatra di turno esclamò, alzandosi – Bene, per adesso abbiamo finito –

Così poco?!?!? – Disse felice Harley.

Si, la prima volta che facciamo una psicoanalisi dopo la fuga, dura sempre all’incirca dieci minuti – Rispose sorridendo la Leand.

Ai miei tempi non c’era questa regola… - Disse scherzando la Quinzel, mentre la riportarono nella sua cella.
 

Colloquio 3: Due Facce
 

Salve, io sono il dottor Mcgarty, e mi occupo di lei e di Poison Ivy – Disse sorridendo un uomo alto e magro che sembrava appena un ventenne.

Salve – Rispose cupo Due Facce.

Perché è triste? – Chiese l’uomo velocemente.

Non lo so, ma sono triste – Rispose con franchezza lui.

Ok, e mi dica perché voleva scappare? – Chiese lo psichiatra incuriosito.

Forse perché questo non è un bel posto dove stare! – Rispose innervosito Due Facce.

Perché non è un bel posto? – Domandò in seguito Mcgarty.

Perché non ci trattano bene, hanno maltrattato mia figlia, il cibo fa schifo, lo staff è penoso, i servizi fanno cagare, e altre cento cose che ora non le elenco, se no non finiremo più – Rispose il criminale, alzando sempre di più il tono della voce.

Ok, ora oltrepassiamo il tema di “Com’è questo manicomio criminale” e arriviamo al discorso “Che emozioni provo in questo manicomio criminale” – Propose tranquillamente lo psicologo, appena assunto.

Sa che cosa provo, io provo disgusto, schifo, preoccupazione, paura, ansia, stress. E tutte queste cose sono causate da questo posto, per cui questi due temi che lei ha diviso si uniscono e formano le mie emozioni – Rispose chiaramente Due Facce.

Per un attimo quel dottore pensò che forse era davvero quel posto che rendeva le persone pazze, ma subito si dimenticò della sua idea e disse – Non pensa che se è qui ci dev’essere un motivo! –

Si, ma tutta la mia carriera da criminale iniziò da uno sbaglio enorme, che non fu commesso da me – Rispose lui.

Allora mi racconti le sue origini! – Disse troppo allegramente il dottor Mcgarty.

No! – Disse seccamente il paziente.

Poi entrò la dottoressa che aveva assistito il Joker, e disse – Mi scusi, ma la prossima criminale è insistente ad entrare –

Va bene, con lui ho finito. La faccia entrare! – Disse lui, mentre indicava a Due Facce di andarsene pure.
 

Colloquio 4: Poison Ivy
 

Mi presento, sono il dottor Mcgarty, cosa c’è di tanto importante? – Chiese in fine l’uomo avvicinandosi alla donna.

Niente, solo che avevo sentito da fuori Due Facce, e quindi pensavo che non vedesse l’ora di uscire, e allora l’ho voluto aiutare – Disse lei facendosi indietro dalla vista dell’uomo.

Lei è una tipa che non si fa mettere i piedi in testa da nessuno, vero? – Domandò lo psichiatra.

Certo. Ora me ne posso andare? – Chiese la donna.

Non si preoccupi, la prima seduta dopo una tentata fuga dura sempre poco – Rispose lui sorridendo.

Tu sorridi un po’ troppo per i miei gusti – Disse repentinamente lei.

Allora cercherò di sorridere poco – Disse lui trattenendo il sorrisino.

Grazie – Rispose la Isley.

Sei felice di rivedere tua figlia? – Domandò lo psichiatra.

Ovvio, l’unica cosa che non mi è piaciuta è quando l’hanno rinchiusa in quell’orribile posto – Rispose cupa Ivy.

Lo so, anche per me non è stata una bella cosa, ma il capo ha deciso così – Disse comprendendo i sentimenti della sua paziente, e soprattutto di una madre.

I due non parlarono per un bel po’ di tempo, finché non era ora che Poison Ivy non se ne andasse.

Prima che si alzasse chiese al suo nuovo psicologo – Mia figlia chi ha come psicologo? –

Ha la Leand, lasciamo a lei, le due nuove piccole criminali, perché è quella che ha più esperienza tra noi – Rispose convinto lo psichiatra dell’Arkham Asylum.

 
Colloquio 5: Gaia
 

Ciao Gaia! – Disse allegramente la Leand, come nessuno avrebbe mai immaginato.

Ciao – Disse aperta Gaia.

Come va? – Chiese sempre sorridendo.

All’inizio stavo male, poi quando hanno tenuto Rose in quello stanzino mi sentivo depressa e triste. Poi sono stata felice ed emozionata nel vedere i miei genitori e conoscere la mia vera vita – Rispose lei sicura.

La Leand si bloccò nel vedere quanto Gaia assomigliasse a sua madre, ma poi si riprese e chiese – Molto bene, e sei sempre stata attaccata a Rose?

Si, lei era l’unica che mi guardava con occhi diversi. I miei amici mi odiano perché sono bionda, poi le persone mi evitavano sempre, molto probabilmente perché sapevano la mia vera storia. E Rose, era l’unica persona che andava oltre l’aspetto e mi guardava com’ero fatta dentro – Rispose Gaia ormai non più allegra.

Ok, e come ha reagito quando hai visto tuo padre? – Domandò la brava e comprensiva psicologa.

Io non pensavo che un criminale potesse reagire così, ma è stato bravo ad abbracciarmi e a fregarsene di quello che succedeva intorno a lui – Rispose Gaia sorridendo.

A ok, ora abbiamo finito! – Disse lei alzandosi.

Di già, è stato divertente! – Esclamò Gaia.

Non ti preoccupare che la prossima volta ci vedremo di più! – Disse la dottoressa accompagnandola fuori, per poi far entrare l’altra.
 

Colloquio 6: Rose
 

Ciao! – Disse sorridendo, come aveva fatto prima, la dottoressa Leand.

Ciao – Disse lei, senza emozioni.

Allora, ho già capito che tu sei molto diversa dalla mia precedente paziente – Esclamò la psicologa.

Si, io e lei siamo diverse, però andiamo molto d’accordo. Io l’ho sempre vista da sola, e un giorno decisi di parlarle e così mi resi conto di quanto fosse simpatica. – Si confessò Rose.

Si, me lo aveva già accennato Gaia prima, ora dimmi un po’ come hai affrontato il tuo arrivo qui? – Chiese la Leand con disinvoltura.

Abbastanza male, ho dovuto rinunciare ai miei sogni, ai miei amici, a tutto, però in compenso ho scoperto chi sono – Rispose prontamente Rose.

Perché quali sono i tuoi sogni infranti? – Chiese subito la psicologa.

Volevo fare la scienziata, ma ora per colpa di quella ho la vita rovinata! – Esclamò Rose arrabbiata e nervosa.

“Non so se sarebbe stata una buona idea far fare la scienziata alla figlia di Poison Ivy… Potrebbe succedere il finimondo”– Penso tra se e se la dottoressa.

Per colpa di chi? – Domandò dopo una decina di secondi la mora.

Per la figlia di Catwoman, e anche di Batgirl. Sono state loro ad inventarsi che gli davamo fastidio, avrebbero dovuto stare qui dentro fino alla nascita! – Sbraitò Rose, come se fosse un avvocato.

“Davvero?!? Questo cambierebbe molte cose…”- Penso la psichiatra.

Ma prima che potesse parlare, entrò un segretario del direttore dell’Arkham Asylum, che annunciò – Signora Leand, il direttore la vuole, è urgente –

Ok, arrivo subito! – Rispose seriamente lei, poi afferrò la sua piccola paziente e la accompagnò fino alla porta.
 

Il giorno dopo…
 

La giornata era passata normalmente, tutto si era calmato all’Arkham Asylum. Ma prima che potessero spegnere le luci, cioè prima che tutti si sarebbero addormentati, arrivò la dottoressa Leand, che disse – Dormite bene, che domani si va a scuola! – rivolta verso a Gaia e Rose.

Come!?!? Si va a scuola? – Domandò alzandosi dal letto Gaia.

Si, ci sono dei tizi, che testimoniano i diritti per i minori, e a quanto pare, andare a scuola è un vostro diritto, fino alle superiori! – Rispose la psichiatra.

A ok, - Rispose Rose, per poi vedere la Leand che se ne andava tranquillamente.
 
Rose e Gaia si riaddormentarono con la felicità nel sangue, anche se erano criminali erano emozionate all’idea di rivedere le loro prof e i loro amici, anche se da un lato erano tristi, perché sapevano che il parere su di loro era sicuramente cambiato.
 
 

Scusate se ci ho messo più del solito ad aggiornare, ma sono stata impegnata negli ultimi giorni… Comunque non so se ho fatto bene ad aggiungere anche la scuola. Perdonatemi, se dopo faccio un casino. Ciao e grazie da Tizia scema
 

  
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