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Autore: Alessia27    09/05/2013    1 recensioni
Salveee a tutti popolo di EFP! Oggi introdurrò la mia prima fanfiction! (anche se in realtà non è proprio oggi, visto che l'avevo già pubblicata da quel dì, ma l'introduzione mi faceva ribrezzo e volevo cambiarla u.u) Ma...Bando alle ciance e ciancio alle bande! Vai con la trama!
Zoè, una ragazza sedicenne ebbe uno spiacevole incidente nel suo luogo d'origine, Londra, e quindi costretta a trasferirsi da sua zia a Parigi. Si iscriverà ad un nuovo liceo: Il Dolce Amoris. E da lì la sua vita cambierà radicalmente col passare degli eventi... Ma questo lo dovrete scoprire voi miei cari lettori!
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Dolcetta, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Bonsoiirrr (si, mi sono fissata con il francese) a tutti! Ecco che arriva appena sfornato il primo capitolo (o secondo?) della mia serie ;D
Vi informo che le parole con l'asterisco verranno poi rese chiare a fine chappy. Buona lettura ;)
                                                                                                          
                                                                                                            
                                                                                                         SE IL BUON GIORNO...         


-Ti ho detto di stare tranquilla, zia! Andrà tutto bene! Non parto mica per l’Iraq!-
Stavo urlando. Erano ormai ore che stavo al telefono con mia zia e praticamente la mia pazienza era già andata a farsi benedire più volte! Probabilmente presto avrei ricevuto qualche vicino in stanza che cortesemente cercava di spiegarmi che a quell’ora non era possibile fare tanto fracasso, ma ne avevo davvero fin sopra i capelli delle sue raccomandazioni!
-Ma tesoro, sono la tua tutrice, la tua fata madrina! È mio dovere proteggerti! Da domani non ci potremo più vedere, te ne rendi conto?- disse con la sua solita voce candida.
Sorvolavo sempre sul suo modo di parlarmi, anche se sembrava stesse tranquillizzando un bambino il primo giorno d’asilo, ma era la parte della “fata madrina” che non riuscivo mai a digerire. Ho sedici anni, cavolo! Sedici! E già non lo sopportavo quando ne avevo sei!
-No che non me ne rendo conto! Il regolamento scolastico dice chiaramente che nei giorni liberi posso uscire liberamente. Possiamo vederci tutte le volte che vogliamo!-
-Ma non sarà le stessa cosa! Mi mancherai lo stesso! Comunque se domani ti chiedono la firma di un adulto, per le questioni burocratiche, digli che verrò nel pomeriggio, ok?-
-Si si. Va bene…- cercai di tagliare corto io guardando l’orologio. Quella chiamata stava davvero durando troppo!
-Allora un bacione, tesoro. Ah, e se trovi l’anima gemella avvertimi. Ci sentiamo presto!- e riattaccò.
Ero dopo quell’uscita del tipo “la vita è come un film americano”, sentii la mia testa in uno stato confusionale. Due ore a parlare e cinque secondi per chiudere. Che dire? Questa è mia zia.
Sospirai e con ancora in mano il cellulare, riguardai l’orologio. Le dieci.
-Ok. Penso sia meglio andare a dormire.- dissi soffocando uno sbadiglio.
Buttai il cellulare sul letto, che rimbalzò e per poco non cadde rischiando di rompersi (sinceramente, a chi non è mai preso un colpo quando succede?) chiusi con cura la custodia della chitarra che stava poggiata in un angolo della stanza. Aspettava da ore di essere solamente suonata, ma a causa della conversazione precedente non riuscii ad avere quest’onore. Mi dispiaceva un po’. Era stato uno dei pochi giorni in cui non ero nemmeno riuscita a sfiorarla e sentivo già una sorta di astinenza, ma mi ricordai del programma del giorno seguente e dell’orecchio che ancora mi bolliva per essere stato troppo tempo ad ascoltare avvertenze pressoché inutili, così cercai di resistere alla tentazione. Infine indossai il pigiama ed attivai la sveglia. Per la questione valigia, disponevo soltanto di una borsa a tracolla piuttosto grande con dentro tutto il necessario. Tanto, sapevo già e mi ero arresa all’idea, che mia zia mi avrebbe mandato tutti i vestiti possibili ed immaginabili non appena mi fossi trasferita nella nuova scuola. Almeno aveva i miei stessi gusti in fatto di moda. Sospirai di nuovo [-È il giorno dei sospiri oggi o cosa? -Nd.me] , spensi la luce e andai a dormire.

Ore 7.00 del mattino, Parigi. Camera d’albergo. La mia sveglia suonò. Non riuscii bene a capire in che modo fossi riuscita passare la notte dormendo. In base ai ricordi che avevo degli anni passati, non c’era stata una sola volta, una, nella quale non avessi passato la notte in bianco prima dell’inizio della scuola. Gli unici ricordi che avevo erano ansia, insonnia, farfalle nello stomaco e cavolate varie…
Quella volta ringraziai non so quale Dio! Cercando di trascinarmi verso il bagno (avevo dormito sì, ma non era mai abbastanza!) per andare a lavarmi e vestirmi.
–Yaaaawn… Vediamo un po’ cosa metterci.- dissi stiracchiandomi, ancora tutta assonnata.
Non avendo per bene al mente ancora sveglia, non mi sforzai più di tanto ed optai per un pantaloncino di jeans strappato abbinato ad un paio di calze nere alte ed una maglietta monospalla bianca con logo argentato. Abiti leggeri. Non ero particolarmente abituata all’abbigliamento estivo.
Perché? Siete mai stati a Londra? Sei giorni su sette di pioggia, e quello restante nebbia. Se aggiungiamo il fatto del mio essere particolarmente freddolosa, si potrebbe facilmente capire la moltitudine di felpe che riempie il mio armadio anche a Giugno! Purtroppo però il giorno prima ero stata obbligata a fare spese, indovinate un po’ con chi?, e con un sole da pieno deserto del Sahara. Pensai fosse una scelta pratica, ma nel caso decisi di portare anche una felpa nera, ed infine un paio di anfibi grigi. [-Certoo molto estivo!._.” – Nd.me – è il mio look questo non ti riguarda!- Nd.Zoè] Subito dopo mi pettinai (o meglio, cercai di domare la mia chioma bicolor) e mi misi un accenno di matita e mascara. Di solito non usavo un trucco particolarmente eccessivo, mi sembrava un po’ troppo da “cattiva ragazza”. E non quella antipatica, intendo. E poi, con il caldo, trovavo stupido mettersi chili e chili di fondotinta ed ombretto. Si sarebbe sciolto prima di poter uscire di casa! Quale ragazza avrebbe potuto resistere? [-*fischietta nervosa*-Nd.me - No comment.- Nd.Zoè]
Non feci colazione, non la facevo mai. Presi le mie cose, borsa a tracolla e chitarra in spalla, ed aprii la porta. Prima di mettere piede fuori, però, sentii il bisogno di girarmi verso la spoglia cucina-soggiorno che in quel poco tempo mi aveva ospitato. Mi soffermai per un attimo sulle tende candide della finestra e sul cucinino che più di una volta mi aveva dato del filo da torcere. Passai lo sguardo sul divano vermiglio un po’ sciupato e leso e sul televisore antiquato. Ci avevo vissuto per poco, ma in quel lasso di tempo avevo sentito quel mini appartamento dell’hotel tutto mio.
-Ciao casa. E grazie per avermi ospitato per questi due giorni.- [-Cosaaaaaa?!?!-Nd.Zoè -*risata malefica ed inquietante*- Nd.me]
Detto questo, mi chiusi la porta alle spalle e scesi per dare le chiavi indietro. Lo so, non dite niente. E una cosa alquanto strana, per non dire altrettanto stupida e ridicola! Ma sentivo il bisogno di dirlo! Era sempre stato difficile per me sentirmi a casa…
Scrollai la testa dopo quelle ultime umilianti constatazioni, uscii e mi diedi due buffetti sulle guance per svegliarmi bene. Senza accorgermene cominciai ad avviarmi.
Adiamo! Ti sembra il momento di metterti a fare sceneggiate da film drammatico di serie B? E poi cos’era quella cosa? “Ciao casa”!?! ma la telefonata di ieri mi ha fatto sciogliere la parte destra del cervello?!
Cercai di riprendermi un po’ e finalmente mi accorsi di essere su un marciapiede a camminare. Senza una meta precisa. Mi bloccai di colpo guardandomi in giro. Via sconosciuta.
Ma come cavolo ci sono arrivata qui?!?
Pensai di essere diventata sonnambula, visto che non ricordavo neanche che strada avevo fatto per uscire dall’hotel.
Accidenti a me e ai mie sproloqui mentali da manicomio! Ma come ho fatto a perdermi? E non è che nel mentre ho anche accettato una qualche droga pesante da uno spacciatore incontrato per caso? [-Fantasia portami via? ò.ò- Nd.me]
Cercai di ricompormi come meglio potei e continuai su quella strada. Macchine alla mia sinistra, gente ovunque intorno a me, migliaia di clacson strombazzanti e profumi invitanti di croissant provenienti da qualche bar o pasticceria che mi fecero venire l’acquolina in bocca. Se fossi riuscita a cambiare l’immagine del Big Ben* con quella degli Champs Elysees*, mi sarei riuscita a sentire più a mio agio. Ma il mio problema più grande era che non sapevo proprio da che parte andare.
-Va bene, Zoè. Sei in una città sconosciuta e non hai la minima idea di dove andare, questo perché durante tutto il viaggio in macchina hai dormito bellamente non pensando di poterti trovare in una situazione del genere. Bene, vorrei tanto fare un applauso al mio cervello. Ma, e dico ma, abbiamo fortunatamente una mappa che la nostra adorata zia ci ha umilmente concesso e che ci porterà sicuramente al liceo! Devo soltanto pren…der…la… - bloccai lo sproloquio.
Impallidii.
Ora, voi, immaginatevi in questa situazione: da sole, in una città nella quale fortunatamente conoscete la lingua ma in una strada completamente sconosciuta, con una cartina -vostra unica salvezza- disegnata a mano da vostra zia raffigurante una casetta stilizzata collegata da una linea rossa ad una sottospecie di castello completamente rosa circondato da unicorni. Alle 7.30 del mattino. In mezzo ad un mare di gente di fretta. A morire di caldo!!!
-E QUESTO COSO DOVREBBE ESSERE LA MIA SALVEZZA?!?- urlai con tutta la forza che avevo nei polmoni.
Sentii quasi i bulbi oculari fuori dalle orbite e i nervi che esplodevano. In più notai decine e decine -e altre decine- di persone che mi guardavano cercando di immaginare lo stato della mia sanità mentale.
Ero sicura di essere diventata rossa. No, viola! Forse anche con qualche chiazza tendente quasi al nero. Risi nervosamente e cercai di liberarmi da quella situazione.
.Ehm…eh… Scusatemi! Credo di essermi persa… eheheheh…-
Ma chissà perché ottenni l’effetto contrario a quello che volevo. Ora la gente sembrava terrorizzata. Ridacchiai ancora e decisi di battere in ritirata.
Dopo questo, credo non ci possa essere niente di peggio!
Subito dopo sentii un clacson suonare e mi bloccai. Ero in mezzo alla strada e per poco non mi facevo mettere sotto.
-Guarda dove vai, imbecille!- mi urlò l’uomo sporgendo la testa dal finestrino.
Ma dico io, quale Dio oggi si diverte così tanto?
Dopo l’ennesima figuraccia continuai a correre e dopo essermi persa ben due volte, decisi di chiedere indicazioni. Attraversai circa mezza città e dopo essermi persa altrettante volte, riuscii, non seppi mai come, ad arrivare a destinazione.
Non ero in ritardo più di tanto. In compenso ero spettinata, affaticata e sudata come un giocatore di football dopo il Super Bowl! Cercai di darmi un contegno ed entrai.
-Accidenti anche alla chitarra! Per colpa sua ho un male cane alla schiena e sono completamente fradicia! Dovevo proprio scegliere una custodia nera?- imprecai tra me e me.
Erano appena cominciate le lezioni, se con “appena” si poteva intendere un lasso di tempo di 40 minuti.
Irritata e ringraziando il cielo per l’assenza di gente nei corridoi, mi diressi in segreteria, la quale poi mi mandò in sala delegati per compilare il modulo d’iscrizione.
-Ed ecco arrivare le questioni burocratiche di cui mi aveva parlato la zia. Bene, ora dovrò spiegare la mia attuale situazione, chiamato da me “NPG”, ovvero: Non Più Genitori! Fantastico, non vedevo l’ora…- sbottai irritata.
Non mi piaceva parlare dei miei. Detestavo gli sguardi mesti che mi regalava la gente dopo aver sentito la mia storia.
Pietà.
Era una cosa che odiavo. Ma chiunque avrebbe potuto sentire una nota malinconica nella mia voce quando ne parlavo…
Sospirai e dopo aver bussato ed aver ricevuto un “avanti”, mi stampai in faccia un sorriso più finto del naso di Michael Jackson. Aprii la porta ed entrai.
La stanza delegati non era niente di straordinario di per sé: la cosa che più mi colpì fu il candore che emanava. Una stanza completamente bianca. Rabbrividì appena.
-Oh, tu devi essere la nuova arrivata, Zoè Park.-
Mi svegliai al suono di quella voce e mi ritrovai davanti un ragazzo. Appena lo vidi lo catalogai come “bel ragazzo”: era piuttosto alto, dalla carnagione un po’ pallida, all’apparenza non troppo muscoloso. Aveva i capelli corti di un biondo miele e due bellissimi occhi dello stesso colore. Sembrava avesse la mia età, ma indossava camicia e cravatta. Non seppi il perché ma aveva un nonsoché d’angelico. Sembrava una versione del principe azzurro moderna. [-Non mi sembra poi così tanto bello u.u- Nd.me]
-Ah…sì. Sono io…-
-Piacere, io sono Nathaniel.- disse porgendomi la mano. Io gliela strinsi. La cosa che però mi colpì più di lui fu il sorriso. Sembrava quasi che un raggio di sole fosse entrato dalla finestra. Mi stava rivolgendo un sorriso, un vero sorriso di quelli sinceri a me. Una perfetto sconosciuta!
-Lieta di conoscerla.-
-Ti prego, dammi del tu. Abbiamo quasi la stessa età! Anzi, puoi chiamarmi Nath se vuoi.-
-Ok…Nath- risposi imbarazzata.
Ci conosciamo da soli 2 minuti e già siamo passati ai soprannomi? Il prossimo passo quale sarebbe, il matrimonio?!?
-Eri venuta per il modulo d’iscrizione?- chiese gentilmente lui.
Annuii ancora spaesata.
- Allora… devi compilare qui e qui, e poi firmare qua sotto.-
Feci quello che mi aveva detto, quando alla fine arrivò quel fatidico momento che tanto mi innervosiva.
-E qui ci va la firma di un genitore.-
Ok, cerchiamo di superare il livello uno.
-Posso firmare direttamente io?- chiesi con noncuranza.
-Mi spiace tanto, ma non puoi. Sei ancora minorenne.- rispose angelico.
Dopo soli dieci secondi: game over.
Sospirai, sapendo già come sarebbe finita.
-Allora dovrai aspettare la mia tutrice questo pomeriggio, è lei ad occuparsi di queste cose da quando i miei genitori sono in un posto migliore. Quindi per ora nessuno può firmare.-
Cercai di rimanere il più impassibile e distaccata possibile, stando attenta a non far incurvare eccessivamente le labbra verso il basso. Un attimo solo e poi di nuovo su in un sorriso da “che ci posso fare, questa è la mia vita”.
Vidi Nathaniel ammutolirsi di colpo ed abbassare lo sguardo.
Ti prego, fa che non ci si metta anche lui…
Ma le mie preghiere quel giorno non accennavano nemmeno ad esaudirsi. Alzò lo sguardo ed eccola lì.
Maledettissima pietà.
Ogni volta che me la trovavo davanti, sentivo crescere in me una rabbia insormontabile.
“Sto bene!” avrei voluto urlare “Sto benissimo da sola!”
Ma credo che nessuno mi avrebbe ascoltato.
-Mi spiace. Non lo sapevo…-
E come avrebbe potuto? Un po’ mi dispiaceva per lui, in quella situazione tra un misto d’imbarazzo, senso di colpa e disagio. E la cosa peggiore era che non sorrideva più.
-Stai tranquillo. Ormai mi sono abituata a questa vita da sola. E poi per me l’importante è che stiano bene e che sappiano che per me è come se non se ne fossero mai andati. Quindi sono felice!-
Mi sentivo un po’ in colpa e un po’ in debito, quindi quella volta sarebbe toccato a me dare animo alla sala vuota e a lui. Cercai di sorridere nel modo più convincente che conoscevo, anche se non era mai stato il mio forte. Però non volevo quell’atmosfera buia. Non ora e non più…
-Bene…allora la aspetterò.- disse lui cercando di ricomporsi.
Per mia fortuna sembrava che avesse funzionato e dentro di me tirai un sospiro di sollievo. Mi sentivo sollevata.
-Spero che ti troverai bene qui! Ah, giusto! Tieni questi sono i tuoi orari e questa è la tua classe.- disse porgendomi i fogli -Mentre i dormitori sono scritti sulla bacheca in cortile. Comunque per i nuovi alunni si dà un giorno per orientarsi all’istituto, quindi per ora sei libera. Ma ti consiglio di cercare qualcuno che ti faccia visitare la scuola! Purtroppo io sono occupato con il lavoro e…-
-Capito, non ti preoccupare. Credo di poter sopravvivere! Forse non sembra ma sono una tipa piuttosto determinata!- lo interruppi io.
-Meglio. Allora buona ricerca Zoè!-
Mi salutò con uno dei suoi soliti sorrisi mentre mi dirigevo verso l’uscita.
-Ci si vede!-
Mi chiusi la porta alle spalle. Non era una bugia. Mi sarebbe piaciuto incontrarlo ancora. Era un ragazzo piuttosto… particolare. Ma per mia fortuna, non era il mio tipo.
Mi rimisi le borse in spalla e andai verso il cortile. Prima di entrare avevo visto la bacheca da qualche parte e sperai di trovarla in fretta ripercorrendo i miei passi. Fortunatamente la trovai –non si seppe come!- alla prima. Feci scorrere il dito sui nomi alla ricerca del mio.
-Allora… Park...Park…Park Zoè! Trovato!- esclamai poco dopo.
-Qui dice secondo piano, stanza 74. E a quanto pare non sono sola…- constatai notando altri due nomi nella lista. Ma non mi fermai a leggerli. In realtà non vedevo l’ora di arrivare in camera!
Dopo quella mattinata (in realtà appena cominciata) non vedevo l’ora di posare l’enorme sacca che avevo sulle spalle e mi dirigetti di fretta ai dormitori femminili. Intanto pensavo alle mie compagne. Chissà che persone sono? Dark fissate col gotico o bamboline troppo lolita? Oh, pensa positivo, Zoè! Saranno delle semplici e normali coinquiline, non iniziare a farti degli stupidi film mentali![-Staremo a vedere Zoè… staremo a vedere… :D] –
E così accelerai il passo verso la mia nuova casa.



*Big Ben: In pratica è il nome di quel grande orologio di Westminster a Londra, Clock Tower vi dice niente? xD. E che troviamo di solito nelle immagini delle cartoline ;D
*Champs Elysees: E' uno dei più larghi e lussosi viali di Parigi. Il quale comprende appunto negozi di lusso, cinema e cafès. Insomma, è una delle strade più famose al mondo!

Angolo dell'autrice:

-Risalve! Allora, vi è piaciuta? Se si, lasciate unmipiaceuncommentoediventatefandellafanspageeiscrivetevisuyoutube Ciau! [Cit. Un dei miei youtuber preferiti *-*]
-Tralasciando il fatto che tu sia tutta fusa, cosa diavolo c'entrano youtube e la fanpage? E per il "mi piace" vorresti intendere aggiungere la storia nei preferiti o  cos'altro?
Zoè non ebbe più risposta...

  
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