II.
Di solito la scuola era sempre affollata, ma quella mattina in modo particolare. Sembrava che fosse successo qualcosa. C’era una folla di ragazze accerchiate che sembravano aspettare qualcosa, mentre i ragazzi se ne stavano quasi tutti in disparte a commentare. Intravidi tra la folla le mie amiche, Anna e Maria. Mi avvicinai a loro.
<< Ehi, ragazze che succede?>> chiesi io curiosa.
<< Ma come non lo sai ?>> disse Anna, guardandomi con aria interrogativa.
<< Cosa? Cosa dovrei sapere?>> dissi io.
<< E’ arrivato un ragazzo nuovo>> disse Maria.
<< Cosa? Tutte queste scene per un semplice ragazzo che si è trasferito nella nostra scuola? Ma è assurdo!>> dissi io perplessa.
<< Non un ragazzo, quel ragazzo!>>precisò Anna.
<< Fatemi capire. Che ha questo ragazzo di tanto speciale?>>
<< Si chiama Marco ed è il figlio del preside>> disse Maria.
<< E con ciò?>> dissi io, che ancora stentavo a capire.
<< Il nostro preside, come sai, è stato trasferito qui quest’anno e all’inizio è arrivato da solo, lasciando la famiglia nella sua città. Adesso anche la sua famiglia si è trasferita qui e il suo figlio maggiore, Marco, si è iscritto nella nostra scuola>> precisò Anna.
<< Ma perché scalpitano tanto?>> dissi io.
<< Ma non hai ancora capito, Ari?>> disse Maria. << Non solo è figlio del preside, ma è anche un figo da paura e probabilmente verrà in classe con noi.>>
<< E con ciò?>> dissi io. << Voglio proprio vederlo questo qui. Sarà il classico figlio di papà, arrogante, furbo, dispettoso, che si approfitterà della nostra bontà.>>
<< Possibile che non sei per niente attratta e curiosa?>> mi disse Anna.
<< Oggi non è giornata>> dissi io. << E poi non sono affatto curiosa perché sarà un ragazzo come tutti gli altri. Non ha niente di speciale.>>
Poco dopo arrivò il preside e la folla di ragazzine urlanti si spostò. Il preside tenne una specie di discorso all’aria aperta su suo figlio, sulla sua preparazione, sulla sua educazione e sulla sua bravura e una serie di altre cose che puntavano ad elogiarlo.
<< Si tutte balle!>> pensai io. << Una volta in classe, da perfetto angioletto si trasformerà in diavolo!>>
Ancora, però, non ero riuscita a vederlo e neanche a intravederlo. Non che la cosa mi interessasse più di tanto, ma avrei voluto sapere più o meno che faccia avesse. E poi, io spesso dalla faccia capivo se era una persona di cui ci si poteva fidare o no.
Quando il preside finì di fare “L’elogio a Marco”, le ragazze che si trovavano davanti a me si spostarono sulla sinistra e io riuscii a vederlo. Lo vidi. Era alto, altissimo. Magro. Con i capelli sparati in aria col gel e due occhi blu, così profondi che parevano colpirti. E un sorriso, un sorriso perfetto.
<< Allora che ne pensi?>> disse Anna tirandomi una gomitata.
<< Si, è belloccio. Un ragazzo come tanti altri.>>
<< Possibile che non ti piaccia?>>
<< Non ho detto questo.>> << Ho solo detto che ci sono altri ragazzi ancora più belli.>>
Con questi commenti ci avviammo in classe. Io mi sedetti al solito posto, in prima fila, insieme a Maria ed Anna. Marco entrò per ultimo e si sedette nell’ultima fila. Tutti erano come ipnotizzati da lui: le femmine erano così attente a guardarlo che per poco non gli colava la bava dalla bocca, i maschi volevano subito fare amicizia con lui e gli insegnanti si dimostravano gentili e affettuosi, iniziando a fare un sacco di moine solo perché era figlio del loro capo. L’unica che non si scomponeva ero io. Io ero quella di sempre e lo sarei rimasta. Questo ragazzo non mi avrebbe cambiato la vita.