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Autore: RomanticaLuna    09/05/2013    1 recensioni
Avete mai avuto un libro preferito? O un cartone animato, un film, una serie televisiva che vi ispirasse particolarmente? Beh, io si, e questa storia è Harry Potter. Ho sempre adorato gli scritti di J.K.R., hanno accompagnato la mia infanzia e la mia adolescenza. Era il mio sogno segreto poter andare ad Hogwarts, poter fare magie e, beh si, anche conoscere i ragazzi particolarmente belli che la mia mente creava mentre leggevo le pagine della serie.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Sembra tutto ancora un sogno e la confusione regna sovrana nella mia vita. I giorni e le notti spesso si mischiano tra loro inspiegabilmente, senza che io mi accorga di aver vissuto o di aver dormito. Sono sempre energica ed i miei parenti hanno iniziato a venirmi a trovare da quando hanno saputo che partirò a breve per un lungo viaggio. Mio padre vuole tenerseli ben stretti, perché sono la sua unica fonte di ricchezza, una sicurezza economica. Ma a me importa poco di loro. Non hanno mai fatto niente per me in 11 anni, perché si mettono in mezzo ora?
Il momento di partire è arrivato, l’estate non l’ho nemmeno vista. D’un tratto vedo una famiglia attraversare la barriera magica e mi blocco.
“Che hai ora?” mi chiede mio padre.
“Nulla” dico e ci rimettiamo a camminare. Ma non è vero. Non ho “nulla”, ho “tutto”! Non ho mai avuto neanche un amico, come potrò ad ambientarmi? Lontana da casa, lontana dai miei nascondigli seminati per la città, lontana dal caos… diretta ad una scuola piena di studenti. Temo soprattutto i Serpeverde. Ho paura di loro ancora prima di vederli, ancora prima di conoscerli.
“Mamma, prometti che ti farai sentire tutti i giorni!” diceva una voce acuta, probabilmente appartenente ad una ragazzina. La guardo nello stesso momento in cui lei guarda me. Ha qualcosa di famigliare…i capelli rossi, gli occhi verdi.
“Certo, tesoro” le dice la madre. La ragazzina mi saluta con la mano, ma io non riesco a ricambiare il gesto. Passano loro, poi passo io. Mio padre è sparito.
Sono sul treno, le cuffiette dell’i-pod in nelle orecchie e la musica al massimo. Non ricordavo di averne uno. Due ragazzini entrano nello scompartimento ed abbasso la musica. Hanno entrambi la mia età, i capelli rossi e le lentiggini sulle guance.
“Abbiamo visto che eri sola e volevamo proporti di venire nel nostro scompartimento” mi dice il maschio. Accetto. D’un tratto sono seduta insieme a loro e ad altri due ragazzi. Mi sembra di conoscerli, eppure non capisco chi possano essere. Il ragazzo moro con gli occhiali si presenta “Io sono Albus Potter” dice. Tutto mi torna alla mente. Albus, Rose, Lily e Hugo. Ecco perché mi sembravano tanto famigliari, sono i figli dei miei eroi! Li guardo. Albus e Lily hanno gli occhi di Harry. Rose ha gli occhi azzurri, come Ron, Hugo li ha marroni, come Hermione.
“E loro sono mia sorella Lily e miei cugini, Hugo e Rose” finisce di presentare. Non l’ho interrotto perché sarebbe sembrato strano che una ragazzina, nata babbana e che non avevano mai visto, diceva “o, vi conosco già!”
“Io sono Kate Holmes, primo anno!” dico, quando vedo che tutti mi guardano con gli occhi sgranati.
Nel giro di qualche minuto siamo ad Hogwarts. Non capisco se mi sono addormentata o se il mio cervello sta andando in tilt, ma mi perdo intere parti delle mie giornate.
Indosso un mantello nero che copre una gonna grigia lunga fino alle ginocchia, una camicia bianca a maniche corte ed un maglioncino grigio. Ho delle ballerine nere e i capelli raccolti. Sono sicura che li avevo sciolti prima di partire, perché stavo giocando con i boccoli che ricadevano sul seno. Tocco l’acconciatura ed estraggo un bastoncino di legno: la mia bacchetta!
Vedo il professor Paciock, in lontananza. Non andiamo alle barche, ma ci fa aspettare nel cortile.
“Primo anno, ben arrivati!” ci dice. Mi guardo intorno. Hugo è rimasto vicino a me, Lily è appena dietro. Vedo un ragazzo che mi sembra famigliare e lo riconosco: è Jacob Prince, un mio compagno di classe. Poi vedo Janette Prince, sua sorella, anche lei in classe con me. Si tengono per mano e parlano tra loro. Non avrei mai pensato che anche loro fossero maghi. Arrivano delle carrozze colorate ed il professor Paciock ci invita a salire. Sono grandi quanto la mia stanza e in ognuna ci stanno minimo 8 studenti. Non parlo, ho paura. Sento il cuore battere a mille, i pensieri offuscarsi. Ho un black out e, quando il mio cervello torna a connettere, siamo già stati smistati per casate. Mi guardo in giro, Hugo è ancora in parte a me.
Non voglio mostrarmi persa o in disagio. Capisco che siamo in Sala Grande, ma nulla di più. I ragazzi sono tutti uguali, non riesco a capire in che Casa siamo capitati. Taglio il pezzo di carne sul mio piatto e lo addento. Sembra filetto. Vedo Lily nel tavolo di fronte al nostro, insieme a Rose e ad Albus. Quello deve essere Grifondoro. Quindi non sono in Grifondoro…allora, dove posso essere? Nessuno indossa cravatte o spille, sono vestiti come me. Un altro ragazzo del primo anno sta di fronte a me. È timido, non parla con nessuno.
“Hanno detto qualcosa delle lezioni di domani?” chiedo ad Hugo.
“Come puoi pensare già alle lezioni? Hai davanti tutto questo ben di Dio!” dice lui. Guardo la tavolata dei professori, il professor Paciock mi fa l’occhiolino. Riconosco Hannah Abbott e la McGranitt. Sono più vecchie di quanto avessi pensato. Ci sono una donna alta, con i capelli rossi e gli occhi castani, un uomo cinese grosso con due ciuffi mori e lo sguardo bonario, uno alto e muscoloso, i denti perfetti e gli occhi di un blu intenso. Due donne, probabilmente sorelle perché si somigliavano molto, i capelli lisci e neri ed il viso ovale. Due uomini parlano animatamente tra loro, uno ha i capelli d’oro legati in un codino basso, l’altro li ha color paglia perfettamente in piedi per formare una cresta dritta. Sono giovanissimi.
Un ragazzino più alto e più grosso di noi mi distrae. “Ciao, io sono Nicolò Hagrid!” gli sorrido. Il figlio di Hagrid e nella mia stessa Casa. Che bella coincidenza! “Ciao!” balbetto. Sembra che attiri gli sguardi e che impietosisca le persone, perché tutti cercano di parlarmi e si presentano a me. Sono contenta, però. Avrei avuto degli amici per la prima volta in vita mia!
È mattina e sono in un letto comodissimo. Il mio stomaco brontola per la fame, tutto in torno a me c’è silenzio. In camera con me c’è una ragazza. Ha i capelli tagliati a caschetto, castani. Dorme ancora e non mi sembra il caso di svegliarla. Mi guardo intorno, non riconosco il dormitorio. Esco e mi trovo in una sala circolare, dai colori spenti. Sul pavimento c’è un grosso tappeto, morbido e caldo, alle pareti diversi quadri. Diverse poltroncine sono seminate per la stanza, i colori prevalenti sono il giallo canarino e il grigio: Tassorosso. Quindi è questa la mia Casa. Sono tra i leali ed i generosi. Nessuno dei libri di Harry Potter dice nulla sulla Sala Comune dei Tassorosso, così la esploro per conto mio. Ai due lati della stanza rotonda sono presenti due porte di legno massiccio, rotonde anch’esse. Su una c’è scritto femmine in bella grafia, sull’altra maschi. Un quadro di una ragazza mingherlina mi saluta. Mi spavento e lei si scusa. Ha i capelli rosso fuoco ed una sciarpa gialla. I suoi occhi sono del colore dell’oro, sembrano due Galeoni con una pupilla in mezzo.
“Non volevo spaventarti! Benvenuta nei Tassorosso, io sono Tosca, la fondatrice!” dice la ragazza. Anche lei la immaginavo diversa. Non so perché, ma Tosca nella mia immaginazione era più grassottella e poco graziosa. Forse perché ho sempre visto che i più gentili sono quasi sempre i più disprezzati dalla società.
“Sono un po’ tesa. Io sono Kate” le rispondo. È molto bella. Ha tratti delicati.
“Per ogni necessità, io sono sempre a tua disposizione!” continua la fanciulla.
“Emm…si…da dove si esce?” chiedo.
“Lo vedi quel quadro?” dice indicando una grossa natura morta appesa al muro “ruota la mela col morso, in modo che sembri ancora intatta, e il passaggio comparirà!”
La ringrazio.
Sono in un’aula, ho avuto un altro black out. Quando ho fatto colazione? Dove sono? Chi è la donna che spiega? E poi, come ho fatto ad arrivare qui?
“Kate, stai bene? Mi sembri pallida!” mi dice Hugo. Annuisco. Guardo alla lavagna il nome scritto in corsivo: Ambra Parkinson, insegnante di Trasfigurazioni. Bene, un po’ di ordine nella mia testa.
Guardo il resto della classe. Ci sono i fratelli Prince, entrambi indossano una cravatta color rosso e oro. Io, Hugo, Nicolò Hagrid, Lily, la ragazza che era con me in stanza e altri 10 ragazzini smistati in Grifondoro o Tassorosso. Uno particolarmente piccolo mi sembra di conoscerlo. È Kevin Mandley, giocavamo insieme da bambini. È finito anche lui in Tassorosso. Lo saluto con la mano e lui ricambia.
“Signorina, vuole seguire? Non siamo mica in un parco giochi!” esclama la professoressa. Mi volto, sono sbiancata di colpo. Eppure vedo che gli occhi dell’insegnante non puntano me, ma quella subito dietro.
“Mi scusi, professoressa” dice la voce.
Suona la campana.
“Ascolta Hugo, non prendermi per pazza. Ma quando mi vedi strana ricordami cosa stiamo facendo, ok?” gli bisbiglio mentre passiamo davanti ad un fantasma molto gioioso.
“OK” conferma lui.
Credo che il mio cervello si sia sconnesso di nuovo, perché ora sono al lago.

  
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