DIETRO UN GIORNO NO…
Forse c’è quello che vorremmo realmente avere…
ciò che inseguiamo
una vita intera senza rendersene conto…
Quello era un giorno no per eccellenza.
Anzi era il re delle giornate storte.
Le era accaduto di tutto, dalla sveglia che non aveva suonato, alla
colazione bruciata, al brutto voto in matematica, a quell’ultima, terribile
rivelazione…
Ma era meglio non pensarci o ricominciava a piangere come una scema. E
non meritava le sue lacrime.
Si passò una mano sul viso, cancellando l’espressione depressa e varcò
sorridente la soglia del caffè.
-Buongiorno a tutti!
-Ciao, Strawberry- la salutò Paddy, saltellando fra i tavoli.
-Alla buon’ora. Cominciavamo a pensare che avessi perso la strada-
commentò acida Mina, continuando a sorseggiare placidamente il suo the.
-Non cominciate a stuzzicarvi…- intervenne Lory.
La rossa si allontanò bofonchiando qualcosa che suonava come un
“vado_a_cambiarmi”, lasciando la sala e dirigendosi agli spogliatoi.
Ma l’ennesima riprova della negatività di quel giorno era dietro
l’angolo, e aveva l’aspetto di un bel giovane dalla chioma bionda e gli occhi
azzurri come il cielo.
-Guarda un po’ chi si è degnato di onorarci della sua presenza…- disse
sarcastica una voce alle sue spalle.
Strawberry sobbalzò spaventata, per poi voltarsi verso il nuovo
arrivato.
-Ryan, non è giornata- ribatté glaciale.
Il biondino la guardò sorpreso: era strano che la giovane reagisse in
quel modo così violento alle sue provocazioni. Solitamente si arrabbiava come
una pazza, ma non lo aggrediva mai con tanta ira.
-Siamo nervosetti…
-Te lo ripeto: non è giornata- replicò, cercando di togliersi dalla
conversazione. Non aveva voglia di parlare con nessuno: temeva di scoppiare in
lacrime ed era proprio quello che stava evitando.
-Ehi, cosa c’è che non va? Di solito sei sempre allegra e spensierata…
-Capita anche a me ogni tanto di essere giù di morale!- esclamò, forse
con troppa enfasi. –La cosa ti da disturbo?!
La rabbia, la frustrazione e la tristezza accumulate durante il mattino
stavano emergendo prepotentemente, scagliandosi su quel ragazzo che non aveva
altra colpa se non quella di farle battere il cuore più velocemente del
normale.
-Scusa…volevo solo aiutarti…-continuò, sempre più stupito
dall’atteggiamento della ragazza.
-Bhe, lascia perdere e continua a fare il cattivo. La parte del buono
non ti si addice per niente.
Ryan era allibito: e così lui era il cattivo della favola?! Lei lo
vedeva in quel ruolo?
-E da quando sarei il cattivo?- domandò, iniziando a perdere la
pazienza.
-Da sempre, direi. Sei acido, intrattabile, arrogante, ironico e
odioso! Ti bastano?!
-E tu sei una mocciosetta isterica e insopportabile!
-Ragazzi…che sta succedendo?- chiese Kyle, affacciandosi dalla porta
della cucina. A sentire le urla parevano impegnati a uccidersi a vicenda.
Certo, litigavano spesso, ma mai a quei livelli. Che diavolo stava accadendo
loro?
-Se io sono insopportabile, tu sei un ragazzetto viziato che dalla vita
le ha sempre avute tutte vinte, che non sa cosa significa combattere per ottenere
qualc…
La frase si fermò a metà, interrotta da uno schiaffo.
Strawberry spalancò gli occhi, portandosi una mano sulla guancia. Non
era stato forte, non le aveva fatto male: era stato più il gesto in sé a
ferirla. Mai aveva visto Ryan comportarsi così.
-Ryan!- lo riprese Kyle, shockato quanto lei.
L’americano teneva lo sguardo basso, la frangia bionda a coprire le
iridi celesti. Poi, senza pronunciare parola, uscì con passo veloce dal locale,
passando fra le ragazze confuse.
-Strawberry, va tutto bene?
-S-sì, Kyle. G-grazie…- balbettò la quindicenne.
–Cosa…
-È stato quello che hai detto. Vieni dentro…
Seduta al tavolo della cucina, con una tazza di cioccolata calda fra le
mani, Strawberry attendeva la spiegazione del bruno. Non aveva alcun segno
dello schiaffo, ma ne era comunque colpita.
-Vedi, lui non ve ne ha mai parlato perché non vuole la vostra pietà…ma
la sua infanzia non è stata facile…
-Io credevo che la sua famiglia fosse ricca…
-Sì, certo. I soldi non gli sono mai mancati, però nel suo caso, i
soldi non hanno fatto la sua felicità. Ryan ha perso entrambi i genitori quando
aveva solo dieci anni.
-È…terribile…- mormorò la rossa, iniziando a comprendere quanto male
doveva avergli provocato con le sue parole. –Come è…
-Un chimero ha dato fuoco a Villa Shirogane…sotto i miei occhi e quelli
di Ryan…eravamo usciti per delle commissioni e quando siamo tornati…era troppo
tardi: nessuno si salvò da quel disastro- proseguì Kyle. –Da allora ha deciso
di dare battagli a quelle creature, portando avanti le ricerche iniziate dal
padre. Ci siamo trasferiti in America, dove siamo rimasti per sei anni. Per lui
non è stato semplice trovare il coraggio di rientrare in Giappone.
La vita non gli aveva proprio regalato niente, anzi. E lei era stata
ingiusta ad aggredirlo in quel modo senza sapere niente del suo passato.
-Mi sento un verme…sono stata una sciocca…
-Non è colpa tua, Strawberry…non potevi certo immaginare…
-Non avrei comunque dovuto avventarmi su di lui. Ryan non ha colpa se…
-Se?
Un tuono lasciò sospesa la domanda di Kyle, che si volse verso la
finestra.
-Sta piovendo…e Ryan è fuori senza giacca e senza ombrello…
Strawberry colse al volo l’imbeccata e corse fuori dalla stanza
prendendo la giacca dell’amico, abbandonata su una sedia della cucina e
l’ombrello.
L’avrebbe ritrovato. Doveva ritrovarlo per chiedergli perdono.
L’aveva colpita. Ancora non riusciva a farsene una ragione.
Le aveva dato uno schiaffo.
Aveva fatto del male a una ragazza. Proprio a QUELLA ragazza.
Quella per cui aveva speso ogni secondo della sua vita, per la quale
non avrebbe mollato mai.
Da quando la conosceva aveva finto di non considerarla minimamente, di
insultarla, di avere un cuore di ghiaccio nei suoi confronti. E lei aveva
finito per odiarlo per le umiliazioni e le prese in giro che le infliggeva, lo
riteneva un insensibile col cuore di pietra. Non c’era intesa, non c’era mai
stata.
E non poteva che recitare un mea culpa per le sue doti di attore.
Perché lui la considerava invece una ragazza bella…ma irraggiungibile.
Una ragazza che si può solo sognare…
Una ragazza innamorata.
Sì, perché mentre lui era impegnato ad allontanarla da sé, lei si era
innamorata di un altro ragazzo, l’unico che ora voleva: Mark.
Era inutile stare a farsi illusioni e a costruire castelli in aria:
dopo ciò che le aveva fatto era già tanto se si sarebbero rivolti ancora la
parola.
La pioggia batteva incessante sul suo pelo grigio, ma era talmente
impregnato da non sentirla nemmeno. Aveva corso forte, così forte che ora gli
facevano male le zampe, però non voleva tornare indietro, malgrado il freddo
gli stesse invadendo le ossa. Si vergognava troppo.
Un rumore di passi dietro di lui e di colpo le gocce non lo raggiunsero
più. Alzò lo sguardo, incontrando il volto rassicurante di Strawberry.
-Finalmente. Cominciavo ad essere in pensiero per te…Ryan.
Ryan si stringeva nella giacca, infreddolito e bagnato. Seduto sotto un
portichetto (Avete presente quelle costruzioni che ci sono nei parchi? Di
solito sono un po’ a cupola con delle panchine che corrono lungo il perimetro
interno… ecco, quelli comunque, ma non so come si chiamano… NdA), in parte a
Strawberry, non alzava gli occhi dai suoi piedi, incapace di pronunciare
parola.
-Ryan?
Il biondino non rispose alla chiamata, ma lei proseguì comunque.
-Mi…mi dispiace per quello che ho detto. In realtà non lo pensavo…
-Kyle ti ha detto tutto, non è vero?- chiese, intuendo la verità. Era
venuta fin lì mossa dalla pietà, l’unica cosa che non avrebbe mai voluto
leggere nei suoi occhi castani.
-Sì.
-E immagino tu sia venuta a cercarmi perché ti senti in colpa…
Un lungo silenzio seguì quell’affermazione. Un silenzio che pesava sul
giovane come un macigno. Perché non rispondeva? Cosa le impediva di dirgli che
sì, gli faceva pena e si era sentita malissimo quando Kyle le aveva raccontato
la verità sul suo passato?
Improvvisamente avvertì un tocco sulla mano e sollevò le iridi cerulee.
Strawberry gli stava sorridendo in modo sincero e sereno, senza traccia di quei
sentimenti che il diciassettenne aveva temuto di scorgere.
-Ryan, io non provo pena nei tuoi confronti. Avrei semplicemente voluto
che fossi tu a dirmelo…- iniziò. –Mi dispiace veramente averti ferito in quel
modo…tu non centravi con il mio malumore.
-Non avrei dovuto insistere per conoscerne la causa e soprattutto non
avrei dovuto darti quello schiaffo. Ti chiedo scusa.
-Non importa… La verità è che…
-Non è necessario che tu me lo dica- ripeté Ryan, stringendo la mano
nelle sue. Era così piccola…
-Mark…mi ha lasciato…- confessò, abbassando gli occhi.
L’americano la osservò sorpreso, aprendo e chiudendo la bocca un paio
di volte senza emettere alcun suono. Strawberry e Mark…non stavano più insieme…
Avrebbe voluto dispiacersi per lei perché la giovane era triste…ma non
ci riusciva.
Nei libri si diceva sempre che chi amava desiderava solo la felicità
dell’altro.
Amava e basta, anche se non era ricambiato.
Bhe, era tutta una bugia.
Lui la amava da sempre e non aveva mai digerito la sua storia con quel
bellimbusto da quattro soldi che si dava tante arie da salvatore del mondo. No,
lo odiava e lo detestava.
-Ha detto che mi vuole molto bene…ma che ha conosciuto un’altra
ragazza…una ragazza di cui si è innamorato…- Strawberry notò con sorpresa che
non le tremava la voce nel raccontare l’accaduto di quel mattino. Forse dentro
di sé anche lei provava gli stessi sentimenti di Mark. –Per lui sarò sempre
un’amica importante ma…nulla di più…
Ryan non ribatté, immobile ad ascoltarla. Lei
lo guardò, si specchiò nei suoi occhi azzurrissimi, e capì. Capì perché non
piangeva più per Mark. Ora che l’aveva davanti, comprendeva cosa fosse tutta
quell'agitazione nel suo cuore, perché battesse come un matto se solo lui
compariva in una stanza.
E finalmente si sentì pronta ad ammettere ciò che provava.
-Ryan…io…
-Cosa c’è?
Un sorriso scaldò il volto della quindicenne mentre pronunciava le
parole che da tempo negava.
-Ti amo, Ryan.
-Non…non è…- balbettò. Era impossibile. Non poteva essere vero. Era
solo un bel sogno che presto si sarebbe infranto. –Strawberry…
La fanciulla si sentì confusa dalla sua reazione e abbassò nuovamente
lo sguardo, imbarazzata da quella rivelazione che forse non avrebbe dovuto
fargli.
-Scusa…non…
-Anch’io ti amo. Dal primo giorno.
Strawberry si voltò nella sua direzione, lasciò che lui l’abbracciasse,
che portasse le sue labbra a pochi millimetri dalle sue. Lo fermò solo per
sussurrargli:
-Se mi baci diventerò un gatto…
-Forse dimentichi che lo sono anch’io- replicò il ragazzo colmando la
distanza che li divideva.
E, abbandonandosi completamente al ragazzo di cui era innamorata veramente,
Strawberry pensò che anche in un giorno no c’era qualcosa di positivo. Aveva
perso Mark, ma aveva trovato il vero amore…
…quello che desiderava davvero.
FINE
E ora veniamo ai ringraziamenti di chi ha
commentato la mia precedente ff su TMM:
X Darkadia: Grazie! Sono contenta che ti sia piaciuta…comincio a
credere che le ff scritte di getto mi vengano meglio di quelle pensate! Spero di
sentirti ancora! Bacioni!
X Jera: Grazie! Bhe, l’anime suggerisce situazioni molto romantiche…e
poi non mi è mai piaciuto Mark! I tuoi complimenti sono davvero graditi! Spero di
sentire ancora anche te! Bacioni!
X Ryanforever: Grazie! Cosa si può dire a chi ha scelto un nickname che
spiega già come la pensa?! Felice che la ff ti sia piaciuta e…W Ryan! Sarò ripetitiva,
ma spero di sentirti ancora! Bacioni!