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Autore: Jack Le Fleur    09/05/2013    1 recensioni
“Vuoi salvarla?” “Si” “Io posso aiutarti. Il mio nome è Morrigan” Mi disse con un sorriso. Io sorrisi a mia volta: potevo aiutare la padrona! “Tuttavia, mi devi promettere che tu e la tua amica resterete sempre con me e che mi sarete fedeli. Saremo solo noi tre, o meglio noi due” “Noi due?” “Se vuoi salvare la tua amica, devi donarle la tua vita: il corpo e l’anima. Così sarà salva”. Mi sentivo sempre più stranita. Come potevo dare alla padrona corpo e anima? Ero solo una bambola.
[dal primo capitolo]
Raven Adams era un diciassettenne piuttosto mingherlino con moderatamente corti capelli mori e la grande particolarità di avere gli occhi uno diverso dall'altro: un occhio di un caldo color nocciola e l'altro di un tetro e freddo azzurro ghiaccio. Non aveva mai avuto amici, non ne aveva mai voluti. Le persone gli suscitavano una certa inquietudine da sempre e preferiva evitarle. Ed eccolo lì, nel fulcro pulsante della vita di un adolescente: la scuola. Non c'era posto più discriminatorio per un ragazzo come lui.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Si guardò intorno spaesato: l'ennesima scuola nuova in una nuova città, piena di gente nuova che non voleva conoscere e nuove opportunità che non gli interessava avere. L'entrata era gremita di studenti pronti per l'inizio delle lezioni mentre lui, ancora per metà nel mondo dei sogni, cercava di non venire ucciso dalla mandria di persone che si accalcavano alla porta d'ingresso. Quanto odiava quella roba. Gli piaceva stare da solo e aveva studiato a casa fino ad un paio di anni prima. “Devi cominciare ad andare a scuola!”gli aveva detto sua madre “Così ti farai degli amici!” Che abnorme stronzata. Alle persone non piacevano i tipi come lui: troppo strani, particolari, “out” per loro. Raven Adams era un diciassettenne piuttosto mingherlino con moderatamente corti capelli mori e la grande particolarità di avere gli occhi uno diverso dall'altro: un occhio di un caldo color nocciola e l'altro di un tetro e freddo azzurro ghiaccio. Non aveva mai avuto amici, non ne aveva mai voluti. Le persone gli suscitavano una certa inquietudine da sempre e preferiva evitarle. Ed eccolo lì, nel fulcro pulsante della vita di un adolescente: la scuola. Non c'era posto più discriminatorio per un ragazzo come lui. Entrò con non poche difficoltà e cercò la segreteria per sapere quali corsi e classi doveva frequentare. Dopo averla trovata, parlò con una signora sui cinquanta con i capelli cotonati e degli occhiali con le lenti spesse come minimo un pollice. Quella era Gina, una delle bidelle della scuola (detta anche il Boss o il capo delle bidelle) che sostituiva momentaneamente la segretaria. Fissò il foglio che aveva appena ricevuto. Non poteva andargli così male fin da subito! Prime due ore: ginnastica.

 

Non ci volle molto ad arrivare in palestra, ma era comunque in ritardo in confronto agli altri e così poté cambiarsi in assoluta tranquillità e senza vergogna. Di colpo, mentre stava per infilarsi i pantaloni della divisa di ginnastica, un ragazzo dai capelli color miele entrò tutto trafelato urlando scuse al professore riguardo al ritardo. Lo sconosciuto di voltò di botto notando Raven immobile, con i pantaloni a metà delle gambe, di fronte a lui che lo fissava sconvolto. “Ciao” disse semplicemente “C-Ciao...” rispose titubante il moro. “Sei quello nuovo?” chiese con tranquillità iniziando a spogliarsi “Eh..? Ah, sì... sono io”. Lo sconosciuto si era ormai privato della maglia e si apprestava a rivestirsi, tuttavia si fermò e si voltò verso l'altro ragazzo. Raven non riusciva a staccargli gli occhi di dosso: non era normale avere degli addominali del genere! “Bene” rise “Io sono Alexander, ma puoi chiamarmi Alex” si presentò porgendogli una mano. Raven la fissò per qualche secondo prima di stringerla sussurrando timidamente “R-Raven” “È un vero piacere, Raven. Spero che ti troverai bene a scuola.” prese una maglietta degli ACDC e se la infilò “Oh! E se dovessero darti fastidio, vieni pure da me. Ci penserò io a farli smettere!” sorrise e uscì dallo spogliatoio. Raven fissava il punto in cui Alex si trovava fino a pochi secondi prima. Mah, era proprio un tipo strano. Abbassò lo sguardo e finalmente si accorse che non si era tirato su i pantaloni e che aveva sfoggiato i suoi boxer neri attillati per non si sa quanto tempo di fronte ad uno sconosciuto. Li tirò velocemente su e si sedette su una delle panchine coprendosi il volto rosso per la vergogna: che figura di merda.

 

Uscito anche lui dallo spogliatoio, raggiunse gli altri nella palestra. Il professor Walkings, un tipo con la testa rasata, lo sguardo truce e la medaglietta da militare che svettava sempre al suo collo, lo presentò agli altri quasi fosse un nuovo soldato da mandare al macello. Carne fresca, insomma. Il resto delle due ore non fu particolarmente degno di nota: li fece correre, saltare, correre, arrampicarsi, di nuovo correre. Raven pensava che probabilmente sarebbe morto di lì a poco e fu allora che lo notò: Alex era poco più avanti di lui e lo fissava rallentando. In imbarazzo, distolse lo sguardo. Pochi secondi dopo se lo ritrovò accanto nella corsa per la sopravvivenza (perché di quello si trattava): “Allora? Come ti sembra per ora?” chiese senza nemmeno un accenno di affanno. Raven cercò di prendere abbastanza fiato anche solo per dire una parola “Se sopravvivo... te lo faccio sapere...”

Alla fine era l'ora di tornare negli spogliatoi e cambiarsi. Halleluja pensò il moro pregando che il resto della giornata passasse in fretta.

Gli altri ragazzi non sembravano nemmeno considerarlo, mentre invece Alex sembrava riscuotere parecchio successo in quanto a popolarità. Ma se davvero era popolare, che cosa voleva da uno sfigato come lui? 'Quello nuovo' può essere divertente da stuzzicare secondo le idee contorte di alcune persone, ma quel ragazzo non sembrava affatto di quel calibro: era stato gentile e si era pure offerto di fargli vedere la scuola durante la corsa-suicidio di poco prima. Che tipo strano. “Quindi, Quello nuovo, da dov'è che esci per entrare a metà semestre?” chiese un ragazzo alto e abbronzato che non gli ispirava proprio nessuna fiducia. Gli altri risero come se avesse detto una qualche sorta di battuta che lui non riusciva a comprendere. “Mi trasferisco spesso” rispose semplicemente. Prese la sua roba e si chiuse in bagno: non voleva che i suoi 'compagni di corso' lo vedessero mentre si cambiava. “Hey, dove vai, Quello nuovo? Non vuoi parlare un po' con i tuoi nuovi futuri amici?” di nuovo tutti scoppiarono a ridere. Raven proprio non capiva: cosa c'era di tanto divertente? L'unica cosa che lo sorprendeva era che non avessero ancora detto niente riguardo ai suoi occhi: non molte persone possedevano occhi come i suoi. Magari non li avevano semplicemente notati. Non li aveva visti guardarlo in faccia nemmeno una volta, ma forse era colpa del fatto che guardava sempre in basso. “Fatela finita! Perché non vi decidete a crescere un po'?” sentì dire dall'altra parte della porta. Riconosceva quella voce: Alex. Si ritrovò di nuovo a chiedersi perché un ragazzo come quello lo voleva aiutare. Era proprio un mistero per lui. Tirò un sospiro e aspettò che tutti gli altri uscissero dallo spogliatoio. Una volta accertatosi che se n'erano andati, aprì delicatamente la porta. Si voltò per richiuderla e si sentì toccare la spalla da una carezza. Trattene a stento un urlo e, per lo spavento, fece uno scatto all'indietro sbattendo con la schiena nella porta del bagno. Alex, davanti a lui, lo fissava sbigottito con la mano ancora alzata. “Ma che fai?” chiese piano. Raven riprese lentamente fiato “Mi hai fatto paura. Ti pare questo il modo di arrivare?” l'altro rise “Scusa. Come mai ti chiudi in bagno per cambiarti? Ti vergogni per caso?” chiese curioso “Cos'ha che non va?” “È un po' strano. Ti prenderanno sicuramente in giro per questo. Già prima ti davano della ragazzina per il tuo aspetto, ma ora sarà anche peggio.” rispose Alex calmo “Della... Ragazzina?” chiese il più basso allarmato: non andava affatto bene. Proprio per niente. “Già... comunque non dargli peso: sono solo dei deficienti.” “Oh... Ma tu... non dovresti essere a lezione?” l'altro rise forte “Finirà il mondo il giorno in cui arriverò a lezione in orario! Che materia hai adesso?” Raven sorrise e guardò l'orario “Storia e filosofia” rispose “Magnifico! Ci devo andare anch'io!” disse raggiante l'altro “Sul serio?” gli pareva troppo strano e perfetto “No. Ma non importa! Io vado sempre a filosofia il martedì” Raven lo fissava sconvolto: ma che razza di svitato era quello? Si avviarono nell'aula di storia e filosofia senza aggiungere altro. A metà strada Alex prese la parola “Posso farti una domanda un po' strana?” Raven lo guardò sollevando un sopracciglio “Va bene” l'altro si schiarì la voce “Non offenderti, ma... è normale che tu abbia degli occhi del genere? Cioè, sono sempre stati uno diverso dall'altro?” Raven rispose tranquillamente “Sì, sono sempre stati così. Spesso mi dicono che sono un essere del demonio a causa dei miei occhi. Sono davvero così brutti?” Alex disse qualcosa che Raven non riuscì a sentire “Come?” chiese confuso “Niente” rispose sbrigativo l'altro “Siamo arrivati” disse indicando la porta di un'aula. Raven stava per bussare, quando Alex aprì la porta ed entrò senza nemmeno degnarsi di un buongiorno. La professoressa lo guardò severa, ma cambiò totalmente espressione quando vide l'altro ragazzo che era rimasto davanti la porta con la mano ancora per aria nell'intento di bussare. “Vieni avanti” disse dolcemente. Raven eseguì. “Tu devi essere il ragazzo nuovo” proferì con un sorriso “S-Sì” rispose l'altro imbarazzato. C'erano troppe persone che lo stavano fissando. Davvero troppe. “C'è un posto laggiù, accanto ad Alexander” disse indicando un banco vuoto “E tu, quando imparerai che non hai filosofia a quest'ora?” disse la professoressa irritata “Quando le sue lezioni saranno meno interessanti prof!” disse l'altro con un non so che di divertito. Tutta la classe si mise a ridere. Raven si limitò a fissarlo: avrebbe dovuto ridere anche lui? Forse sì visto che lo stavano fissando tutti in modo strano. Si sforzò, ma non riuscì a tirare fuori niente più di un piccolo ghigno. Ancora più in imbarazzo, si sedette velocemente e si preparò a prendere appunti. La lezione, a differenza di ciò che si aspettava, era davvero divertente come aveva detto Alex e le discussioni molto più interessanti di quelle cui aveva assistito nelle altre scuole. L'unico problema era che si sentiva molto, molto osservato. Non si trattava tanto dei nuovi compagni, quanto di uno in particolare, un certo ragazzo dai capelli color miele e gli occhi indaco che era seduto accanto a lui: Alex. Lo guardava. Di continuo. E Raven arrossiva. E più Raven arrossiva più Alex lo guardava. Era un maledetto circolo vizioso. “Puoi smetterla?” si decise alla fine “Di fare cosa?” rispose sbigottito il biondo “Di fissarmi. È snervante” “Scusa. Non pensavo ti desse fastidio.” “E poi perché mi stai fissando?” chiese irritato “Mi incuriosisci. Non è una cosa che si vede tutti giorni un ragazzo che diventa rosso come un pomodoro solo perché un compagno di classe lo guarda.” Raven sgranò gli occhi: doveva tirarsi fuori da quel discorso di merda, e doveva farlo subito “Io... I-Io non stavo arrossendo! È un effetto ottico creato dalla luce. Ma non studi scienze?” rise nervosamente. Poteva esserci una scusa più palese di quella? “Non sono un gran che in scienze.” rispose schietto l'altro “Beh, in realtà non lo so visto che non vado mai a lezione. Dopo due ore di ginnastica l'ultima cosa che voglio fare è scienze!” Raven lo fissò sconvolto: quel tipo saltava tutte le lezioni di scienze e andava ad altre? “Quindi avresti avuto scienze adesso?” chiese infatti, incredulo “Esatto. Sei un tipo che afferra bene i concetti” sorrise. Raven si voltò verso la prof che ancora stava spiegando: ma che razza di folle poteva saltare tutte le lezioni di una materia ed andare ad altre? Era da matti!

Dopo concetti e varie dalla lezione di filosofia, si passò ad economia domestica. Raven non poteva chiedere di meglio: sua madre lavorava fino a tardi e lui si occupava sempre da solo della casa. Procedettero alla preparazione di un semplice tramezzino al formaggio che lui eseguì egregiamente. Dopo averlo preparato avevano il permesso di mangiarlo, ma il moro non fece in tempo a finirlo che era già per metà nello stomaco dell'altro. Quell'ingordo non gliene aveva lasciato nemmeno una briciola. Per qualche strano motivo, Alex sembrava seguirlo ovunque andasse, ma nella maggior parte delle lezioni (non previste naturalmente) che frequentava con Raven non faceva niente. Il pranzo fu probabilmente la parte più traumatica di quella giornata: dopo una lotta all'ultimo sangue per recuperare del cibo, ci fu il problema “posto per quello nuovo”, perché nessuno ti conosce e tanto meno ti vuole al suo tavolo, che venne prontamente risolto da un intervento di Alex che si sedette senza problemi ad un tavolo già occupato da due ragazze e che costrinse a sedersi anche l'altro. Le due lo fissarono incuriosite e una di loro si decise a parlare “E questo chi è? Ti sei trovato un nuovo fidanzatino, Al?” Raven assunse un colorito molto simile al porpora mentre Alex si limitò a ridere “Sei solo gelosa perché l'ho visto prima io, dì la verità!” Raven non sapeva se sentirsi più in imbarazzo per la domanda posta dalla ragazza o per la risposta data da Alex. Probabilmente la seconda. Rise nervosamente “C-Che cosa?” Gli altri tre si voltarono verso di lui “Oh, già! Non ti ho presentato. Ragazze, lui è Raven, quello nuovo. Raven loro sono Astrid e Maya, le donne della mia vita” disse con tono solenne “Ah. Ah. Ah.” disse sarcastica quella che aveva identificato come Astrid. Era una ragazzina minuta dalla pelle chiara, con una spruzzata di lentiggini sul nasetto e gli occhi scuri, ma quel che più attirava l'attenzione era una bellissima chioma di ricci biondi che sfiorava ogni tanto con le dita. Pensava che mai si sarebbe ritrovato a fissare i capelli di una ragazza. “Ma stai bene?” la bionda lo stava fissando piuttosto male “S-si, scusa”

Beccato dalla ragazza a cui stava fissando i capelli. Ennesima figura di merda. L'altra, Maya, gli lanciò un'occhiata comprensiva “Sta tranquillo, quando si tratta dei suoi capelli è sempre un po' burbera.” rise. Raven le sorrise. Era una ragazza carina, leggermente abbronzata con un caschetto di capelli neri e gli occhi verde prato.

Il gruppetto iniziò tranquillamente a mangiare, parlando del più e del meno.

Erano nel bel mezzo di una discussione sull'inutilità pratica delle disequazioni quando Raven sentì un improvviso brivido di freddo. Conosceva bene quella sensazione.

No, non adesso!

Una piccola creatura simile ad un gargoyle saltò sul tavolo e si mise a zampettare in giro. Gli altri tre ragazzi sembravano non accorgersi minimamente della presenza del mostriciattolo, mentre Raven cercava di non guardarlo e di fare finta di niente. Non era affatto facile fingere di non vedere una creatura che tecnicamente nemmeno dovrebbe esistere mentre la suddetta ti passeggiava tranquillamente davanti. La creatura si fermò davanti a lui e prese ad annusarlo. Doveva rimanere fermo. Solo questo. Fermo. Il gargoyle ringhiò leggermente e Raven fece l'errore di voltarsi a guardarlo. Il mostro prese a ringhiare più forte e assunse una posizione di attacco.

Maledizione!

Il moro si alzò in fretta dalla sedia con un'espressione spaventata. Non era mai un bene far innervosire un gargoyle.

I tre compagni di pranzo si voltarono verso di lui confusi e preoccupati “Va tutto bene?” chiese Alex alzandosi a sua volta. Raven si girò di scatto nella sua direzione, mentre le due ragazze lo guardavano “Si... si, è tutto ok. Ho solo bisogno di...” non finì la frase e si allontanò barcollando leggermente. Gli altri tre lo fissavano un po' confusi.

 

Raven si ritrovò nel giardino sul retro della scuola. Si sedette sul prato e prese dei lunghi respiri per calmarsi. Era il primo giorno e già l'avevano trovato. Era fregato.

Uno schiocco lo fece voltare di scatto.

Alex!” il biondo si avvicinò lentamente a lui e si buttò sul prato accanto a lui “Che ti è successo poco fa? Sembravi terrorizzato”

Il moro prese a fissare un punto indefinito davanti a sé “Mi dispiace, ma non sono affari tuoi”

Alex assottigliò lo sguardo “Di colpo ti sei alzato dal tavolo con un'espressione terrorizzata. Beh, direi che sono anche affari miei” il suo tono aveva un non so che di rimprovero “No, non lo sono” rispose stizzito Raven guardandolo negli occhi.

Alex sospirò. Sembrava essersi arreso e fissava stancamente il prato.

Raven stava cominciando a tranquillizzarsi quando un ringhio catturò la sua attenzione. Pensò che si trattasse del mostriciattolo di poco prima, ma dovette ricredersi: quello che si trovò davanti era un gargoyle decisamente più grande di quello di poco prima. Aveva le dimensioni di un uomo e lo stava fissando dall'altra parte del prato. Il ragazzo sgranò gli occhi e iniziò a fare fatica a respirare. Attacco di panico. Di bene in meglio. Alexander si voltò subito verso di lui “Respira! Calmati! Raven, guardami. Va tutto bene” il moro scuoteva impercettibilmente la testa senza riuscire ad ottenere miglioramenti. “Calmati!” ripeté fermo. Raven iniziò a prendere respiri profondi e il suo cuore riprese a battere ad un ritmo accettabile. Alex prese un respiro “Soffri di attacchi di panico.” non era una domanda “Eh già” “Perchè non me l'hai detto?” disse in tono accusatorio. Ma cosa diamine voleva? Si conoscevano da qualche ora e pretendeva che gli dicesse vita, morte e miracoli? “Perchè avrei dovuto?” chiese infatti “Perchè... perchè...” il biondo sembrava non riuscire a trovare una risposta. La campanella che segnava la fine del pranzo suonò e Raven si alzò in silenzio dirigendosi verso l'aula di arte.

Alexander lo seguì e arrivarono poco dopo.

Hai qualcosa di strano.” iniziò il biondo “Sento che c'è qualcosa in te, qualcosa di speciale. Tu sei come noi!” Raven si voltò verso di lui sollevando un sopracciglio “Voi?”

La conversazione venne prontamente troncata dall'entrata della professoressa e fu presto messa da parte.

 

La sera era arrivata presto e Raven aveva preparato la cena per sua madre. Non le aveva raccontato dei gargoyle. Non voleva che si preoccupasse e che traslocassero di nuovo. Sua madre gli aveva sempre creduto e di questo era infinitamente grato. Vedeva creature che per la gente comune non esistevano da sempre e sapeva che quelle che popolavano la notte non erano da frequentare. Era una di loro che aveva ucciso suo padre. Ne aveva paura.

Entrato in camera si gettò malamente sul letto, posizionato strategicamente accanto alla finestra. Gli piaceva vedere le stelle prima di dormire, gli ricordava la casa in cui aveva passato la sua infanzia. Sentì una pressione sulla spalla e sorrise alla creaturina che vi si era appena posata sopra. Lilje era una piccola fatina rosa vestita di petali di ciliegio e era sempre stata con lui da quel che ricordava.

Non hai idea di quello che è successo oggi!” iniziò. La piccola fata si sedette più comoda, pronta ad ascoltare la giornata del suo amico.







Vent'anni dopo ritorna! *fuochi d'artificio* Salve a tutti, sono tornata (davvero?) e so che questo capitolo fa abbastanza schifo (come al solito). Comunque, visto che la mia opinione conta molto poco, fatemi sapere cosa ne pensate e... boh... datemi qualche suggerimento o qualche bella creaturina da infilare da qualche parte!
Alla prossima (senza contarci troppo)
M.J.V.

  
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