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Autore: Fanelia    10/05/2013    1 recensioni
Questa storia parte dalla fine del manga/anime che dir si voglia e sviluppa una what if, anche su alcune informazioni lette in rete sul Final Story. E' una what if in cui uno dei protagonisti soffre di amnesia a causa di un incidente e solo grazie al ritorno nella sua vita del suo grande amore, ricomincerà a riappropriarsi di frammenti del proprio passato.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo II
 
Giocare d’azzardo
 
- colonna sonora Richard Clayderman Ballade Pour Adeline

 
“Per imparare le lezioni importanti nella vita ogni giorno bisogna superare una paura.”

(Ralph Waldo Emerson)

 
Quella mattina Albert chiese ad Annie di raggiungerlo nel proprio ufficio.
Da  alcuni giorni aveva scoperto che la compagnia Stratford sarebbe giunta a Chicago per la messa in scena di “Sogno di una notte di mezza estate”: per la prima volta Terence sarebbe stato presente.
Le svariate volte che Albert si era interessato agli spettacoli della compagnia, aveva notato la puntuale assenza del suo amico alle rappresentazioni che si tenevano a Chicago, e in cuor suo era consapevole del motivo che spingeva il giovane ad evitare quella città.
QQQuell’anno però era rimasto di sasso quando aveva appreso che per la prima volta Terence non si sarebbe sottratto al pubblico di Chicago.
 
“Non so se sia una buona idea, se Candy dovesse ricordare? Che le diremo? Le abbiamo mentito e sono sicura che si infurierebbe!” disse Annie animatamente.
“Se tu fossi al suo posto, cosa vorresti per te?” le chiese Albert cercando di farle capire le sue motivazioni.
Annie temeva che, qualora  Candy  avesse ricordato, si sarebbe subito resa conto della menzogna che le avevano propinato per oltre un anno.
“Annie stasera andremo a teatro. Ho intenzione di invitare Candy e vedere come reagisce a sentire nominare Terence.
Se non dovesse ricordare, meglio così. Guadagneremo del tempo e potremo trovare un modo migliore per metterla al corrente della verità. Qualora ricordasse, dovremmo farle capire le nostre ragioni, ma almeno non dovremmo più vederla così affranta, non ti pare?
Lo stesso dottor Price ci ha tenuto a sottolineare che uno shock potrebbe innestare nella sua mente una reazione tale da permetterle di riacquistare la memoria. Non vale la pena tentare?”
“Albert so che hai ragione, ma continuo a temere la sua reazione. Sicuramente si sentirà ferita e tradita”
“Forse sì, ma credo che non ci resti molta scelta. Ad essere sincero, se poco più un anno fa mi avessero detto che Susanna sarebbe morta, probabilmente non mi sarei comportato così e le avrei detto la verità.”
“Conosco i motivi per cui le abbiamo mentito, del resto lei non ricordava, Terence era legato a Susanna e non avevamo ragioni per darle un dolore, soprattutto perché sapevamo quanto stesse soffrendo!” disse Annie.
“Bene! Allora diciamole dello spettacolo e vediamo come reagisce.” propose Albert fiducioso.
“Non credo di avere speranze di farti cambiare idea vero?” chiese Annie decisa a non arrendersi.
“Decisamente no, mi spiace. E vorrei che fossimo uniti in questa cosa.”
“Come preferisci. Ti darò il mio appoggio” rispose lei.
Un leggero bussare alla porta annunciò l’arrivo di Candy.
“Candice entra pure.” disse Albert.
“Buongiorno! Non pensavo di trovarvi qui entrambi. E’ per caso successo qualcosa?” chiese lei preoccupata, non era da Albert convocarla così, se non per una ragione seria e precisa.
“Beh in realtà stasera vorrei portarvi a teatro, volevo sapere che ne pensi?
Annie è molto entusiasta della cosa.”
“A vedere cosa se non sono troppo curiosa?”
“Un mio vecchio amico è in città e la compagnia presso cui lavora mette in scena Sogno di una notte di mezza estate, mi farebbe piacere andare a vederlo, e sarei felice di poterlo fare in vostra compagnia.”
“Non sapevo che avessi un amico attore.”
“Sì, ci siamo conosciuti moltissimi anni fa, ma ed è un po’ di tempo che non ci vediamo.”
“Posso sapere di chi si tratta?” chiese lei curiosa.
Albert inspirò profondamente prima di pronunciare quel nome.
Aveva immaginato che lei glielo avrebbe chiesto e sapeva che quello avrebbe potuto essere un momento cruciale.
“Terence Graham.” disse lui, gli occhi fissi sul viso di lei.
Il suo sguardo, la sua espressione, non tradirono alcuna emozione quando rispose loro che non aveva idea di chi si trattasse.
“E’ un famosissimo attore di Broadway, un attore Shakespeariano.”
“Non sono certa che il suo nome mi dica qualcosa.”
“Può anche darsi Candy, non essendo tua abitudine leggere riviste di gossip e tanto meno la pagina degli spettacoli.”
“Candy vedrai sarà un bello spettacolo. Lui è davvero molto bravo! Almeno così ho letto.” si corresse Annie la cui espressione cupa e preoccupata si era trasformata in un disteso sorriso.
Si sentì egoista: era felice che Candice non ricordasse ma allo stesso tempo le spiacque constatare che avrebbe dovuto continuare a mentirle.
“Bene allora andiamo! Adesso sono proprio curiosa!” rispose Candy.
“Se non ti spiace avrei bisogno di finire un discorso con Annie” le parole di Albert le fecero intuire che poteva andare.
“Certo, allora a dopo!” disse lei salutando e uscendo dalla stanza.
“Oddio che sollievo Albert! Per un istante ho temuto il peggio! So che ti sembrerò egoista …”
“Annie  ti capisco appieno, non preoccuparti. Ora non ci resta che vedere stasera che effetto le farà vederlo, anche se a questo punto dubito che si ricordi di lui.”
“Credo anche io. Ma tu sei sicuro che lui l’ami ancora? Non l’ha nemmeno cercata!”
“Annie lo sai che vi sono delle severe tradizioni da rispettare, e per quanto lui sia sempre stato poco avvezzo alle regole, adesso è una persona in vista che ha perso la compagna da poco, commettere un passo falso potrebbe avere un effetto devastante sulla sua carriera. Comunque, se la fortuna ci assisterà, stasera sapremo anche se penso di poterci mettere la mano sul fuoco.”
“Non avevo pensato in questi termini!”
“Bene ora se non ti spiace tornerei agli affari.
A proposito, mi spiace aver mandato Archie in Messico al mio posto, spero che non me ne vorrai.”
“Oh no Albert, ne capisco l’importanza per la famiglia e ti dirò che forse, vista la tua decisione, è meglio che Archibald non sia presente. Non sarebbe stato affatto d’accordo con te.”
“Lo so, infatti dovrò dargli delle spiegazioni al suo ritorno, sperando che possa capire.”
“Bene buon lavoro allora, a dopo.” disse Annie salutandolo e lasciandolo solo con i suoi pensieri.
Da quando Anthony e Stair erano morti, Archibald e Candy erano l’unica famiglia che gli fosse rimasta. Anche Annie a breve sarebbe entrata a farne parte, se mai Archie si fosse deciso a chiederla in moglie.
 
Ripercorse mentalmente tutte le cose che doveva fare quel giorno e si buttò a capofitto nel lavoro.
 
Le ore trascorsero velocemente.
Candy aveva trascorso la giornata tranquillità. Si era dedicata alla lettura, aveva fatto una passeggiata a cavallo e al ritorno aveva fatto un bagno rilassante. Si era poi preparata per l’uscita di quella sera.
Che lei ricordasse non era mai stata a teatro prima d’allora, e fu contenta di quella proposta.
Aveva il bisogno di fare qualcosa di diverso, le dispiaceva solo che Patrick non fosse lì con lei.
 
L’avrebbe raggiunta entro un paio di giorni, e lei non vedeva l’ora che fosse sabato per andarlo a prendere alla stazione.
Si sentiva legata a quel ragazzo. Chi meglio di lui poteva capire cosa volesse dire non avere memoria del proprio passato e non riconoscere sé stessi?
Anche lo Zio William le aveva raccontato di aver perso la memoria, motivo per cui forse riusciva a sentirsi così in sintonia con lui. Fra i suoi cari era sicuramente la persona che poteva capirla a fondo e supportarla in questa fase di recupero.
 
“Ti dona molto questo vestito Candy, però sai devo ancora abituarmi ai capelli corti!” le disse Albert che l’attendeva ai piedi dall’imponente scalinata che dal primo piano portava all’ingresso della residenza.
“Non mi stanno bene?” chiese lei incuriosita dal suo commento.
“Certo che ti stanno bene, ma hai sempre portato i capelli lunghi e mi devo abituare.”
“E’ vero Candy! Anche quando eravamo bambine avevi dei capelli  lunghissimi!” disse Annie per supportare l’affermazione di Albert.
 
C’era un motivo dietro quel taglio di capelli ma lei non aveva voluto condividerlo con nessuno.
Dal giorno dell’incidente si sentiva svuotata. Non aveva un passato, se non quello raccontatole dai suoi cari amici, amici dei quali aveva dovuto imparare a fidarsi perché, nonostante le avessero raccontato di quanto fossero uniti, per lei tutto sommato erano dei perfetti estranei.
Si sentiva strana, non si conosceva. Non sapeva quali fossero i suoi gusti musicali, se le piacesse leggere, se le piacesse la cioccolata e oltre a queste cose futili, non ricordava niente del suo lavoro di infermiera, non ricordava la sua infanzia e soprattutto non ricordava i cari Anthony e Stear.
Così una mattina aveva deciso di cambiare aspetto e si era recata dal parrucchiere per farsi tagliare la lunga e folta chioma. Visto che la vecchia Candy era nascosta da qualche parte fra i meandri della propria memoria, non aveva senso mantenerne l’aspetto. Una volta tagliati i capelli si sentì quasi sollevata. Certo, non che fosse un cambiamento drastico, ma era pronta ad essere la nuova sé stessa.
Aveva avuto molto da imparare in quell’anno. Le sedute di terapia non avevano dato alcun risultato fino a quel momento, e lei era stata tentata più volte di lasciar perdere e cercare invece di abituarsi all’idea che il suo passato, come un vecchio piroscafo, fosse affondato nelle profondità più remote dell’oceano.
Le avevano raccontato di essere un’orfana, della famiglia Legan e della successiva adozione da parte dello zio William.
Albert le aveva raccontato del segreto riguardante la vera identità dello “Zio William” e le aveva svelato anche di essere il Principe della Collina.
Se non fosse stato per i ricordi di Albert, di quell’episodio così importante della sua vita, quale l’incontro con il Principe della collina, lei avrebbe perso traccia per sempre.
Si sentiva profondamente triste: nonostante le dicessero tutti che era una persona solare, positiva, altruista, quando si guardava allo specchio stentava a crederci.
Aveva accolto con incredulità le notizie inerenti le sue abilità di acrobata e delle proprie evoluzioni da un ramo all’altro degli alberi.
Di nascosto un pomeriggio aveva provato a cimentarvisi. All’inizio aveva avuto paura, ma poi ci aveva preso gusto e si era resa conto, dalla facilità con cui le riusciva tutto ciò, che le avevano detto la verità. Non che pensasse che i suoi amici le avessero mentito, ma le era sembrato inverosimile per una signorina della sua età e del suo lignaggio.
La parte più dolorosa dei suoi mancati ricordi era legata a Stear ed Anthony.
Anthony, il dolce angelo dagli occhi azzurri di cui, a quanto dicevano, era stata innamorata da ragazzina. Anthony l’aveva contraccambiata con la stessa intensità e purezza con cui lei aveva amato lui.  Lo stesso Anthony il cui volto, delle poche foto che aveva a disposizione, non le diceva assolutamente nulla.
Non riusciva a sentire alcun tipo di emozione se non rabbia per tutto ciò che aveva perso insieme alla memoria: non si trattava di non ricordare i volti, era il non poter ricordare sentimenti e sensazioni che la innervosiva e la faceva arrabbiare.
Se non fosse stato per la sue ardente fede avrebbe sinceramente creduto che il Signore ce l’avesse con lei, e che stesse cercando di farle scontare qualcosa.
 
Il turbinio di pensieri che avvolse  la mente di Candy fu interrotto dalla voce di Albert.
“Ragazze eccoci arrivati!”
Parcheggiò l’auto e si avviarono verso il teatro.
Annie ed Albert le parevano emozionati, lei certo era curiosa ma niente di più.
 
Il teatro Riviera, situato sulla North Racine Avenue, era stato aperto nel 1917 e la compagnia Stratford era riuscita a prenotarlo per stagione, anche grazie alla presenza di Terence nel cast.
La presenza dell’amatissimo ed acclamatissimo attore aggiungeva prestigio alla già importante compagnia teatrale.
Il teatro era gremito, Terence dal backstage poteva sentire il vociare delle persone che lentamente stavano riempiendo la sala e prendendo posto.
 Preferì non sbirciare fra la folla e, una volta presa parte al rito scaramantico che veniva regolarmente messo in atto prima di entrare in scena, si ritirò nel suo camerino e chiese ad un’assistente di avvertirlo cinque minuti prima dell’orario di inizio.
Mancava circa mezzora allo spegnersi delle luci.
Aveva bisogno di ritrovare pace e tranquillità e di concentrarsi.
Preparò il suo tè allo zenzero e limone, un toccasana per la gola e la voce, spense le luci del camerino e si sedette vicino alla finestra.
Cercò di liberare la mente dai pensieri che lo potevano turbare.
Svuotò il suo animo per riempirlo con il personaggio che avrebbe interpretato.
Quando l’assistente bussò alla sua porta, era pronto per entrare in scena.
Fu Lisandro, e non Terence Graham, ad aprire la porta del camerino e salire sul palco.
Erano sbalorditive la facilità e la velocità con cui  riusciva a diventare qualcun altro.
Accantonò l’emozione ed entrò in scena, sicuro di sé e pronto a dare il meglio.
 
Candy aveva preso posto fra Annie ed Albert che le avevano riservato la poltroncina centrale.
Aveva guardato con interesse la locandina dello spettacolo posta all’ingresso ma non aveva detto nulla, segno che probabilmente non avesse riconosciuto Terence.
Quando finalmente fu il turno del ragazzo di salire sul palco, l’espressione imperscrutabile di Candice  dapprima preoccupò Albert ed Annie.
 La successiva mancanza di una qualsiasi reazione da parte di Candy, nonostante lui avesse cominciato a recitare, diede loro un’ulteriore conferma di ciò che già sospettavano.
“Albert, è lui il tuo amico vero?” chiese lei quando Terence salì sul palco.
“Sì  è proprio lui!”
“ L’ho mai incontrato?” chiese lei curiosa.
Albert le rispose di no e lei non insistette. I suoi due amici tirarono un sospiro di sollievo e si concentrarono su quanto stava succedendo sul palco.
Terence era magnifico, era cresciuto molto, il suo fisico da giovane uomo solcava il palco con fermezza e sicurezza.
Al termine della rappresentazione gli attori furono accolti da una standing ovation e il pubblico li acclamò diverse volte, costringendoli a ripetere saluto ed inchino.
Quando fu il turno di Terence, di avanzare ed inchinarsi, la folla sembrò essere in delirio.
Candy applaudiva entusiasta, le era davvero piaciuto. Aveva fatto decisamente bene ad accompagnare Albert.
Quando gli attori diedero il saluto finale, Albert le trascinò fuori e si recò verso il backstage.
Chiese alle due ragazze di aspettarlo.
Attraversò il piccolo corridoio che portava ai camerini e trovò un addetto alla security a sbarrargli il cammino.
“Vorrei vedere il mio amico Terence Graham.” disse Albert sperando di avere fortuna.
L’uomo gli rispose malamente:” Ha idea di quante persone pretendano di essere amici di questo o quell’attore solo per passare nel backstage? Mi faccia il favore e se vuole vedere gli attori li aspetti alla porta sul retro come fanno tutti.”
“Ma se lei potesse dire a Terence che Albert Andrew vorrebbe vederlo …”
Mentre Albert proferiva tali parole, la porta di un camerino si spalancò e ne uscì un giovane uomo dai capelli lunghi.
“Albert amico mio, sei proprio tu? Mi era parso di udire la tua voce ma stentavo a crederci!”disse il ragazzo avvicinandosi all’amico ed abbracciandolo.
Terence si stava cambiando nel suo camerino quando aveva avuto l’impressione di avere udito la voce di Albert. Erano anni che non si vedevano, si erano scritti poche lettere e sapeva che il suo vecchio amico era sempre in giro per il mondo per lavoro, motivo per cui all’inizio aveva stentato a credere alle proprie orecchie.
Quando poi Albert si era palesato, non aveva avuto più dubbi.
 Aveva tentennato prima di aprire la porta del proprio camerino perché quella voce appartenente al suo passato gli aveva fatto sperare che forse l’avrebbe rivista. Ma era pronto? Era combattuto, così combattuto … Se Candy fosse stata con lui cosa le avrebbe detto? Come avrebbe reagito?
Quando finalmente si era deciso, aveva potuto constatare che Albert era da solo.
Da una parte aveva tirato un sospiro di sollievo, dall’altra la delusione lo aveva travolto.
“Albert vieni, andiamo in camerino, sarà bello poter fare due chiacchiere.” disse Terence confuso. Aveva intimamente e fortemente sperato di incontrare gli occhi verdi di Candy aprendo la porta.
“In realtà non sono solo, ci sono due dame con me.”
“Addirittura due? E’ vero che sei lo scapolo dell’anno …”
“Terence sei sempre il solito! Le due dame le conosci anche tu, anche se una non si ricorda di te!”
“Valle a prendere allora, ma che vuol dire che una non si ricorda di me?” chiese lui incuriosito da quella affermazione.
“Non c’è tempo di spiegartelo adesso. Presto capirai che intendo. Ti chiedo solo di  essere forte e di reggermi il gioco. Ti spiegherò più tardi se avrai tempo.” disse andando a prendere Annie e Candy che lo attendevano dove le aveva lasciate e lasciando Terence ancora più confuso di prima.
 
“Cosa starà facendo Albert?” chiese Candy impaziente ad Annie.
“Forse sarà andato a salutare il suo amico?”
“Ragazze venite, ho una sorpresa per voi” la voce di Albert interruppe il loro scambio di supposizioni.
Le ragazze lo seguirono per il corridoio fino a giungere al camerino di Terence.
   
 
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