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Autore: BogartBacall    10/05/2013    3 recensioni
"Sono loro, i protagonisti di questa storia. Quelli che avrebbero tutto, per essere gli eroi: soldi, fama, ricchezza, talento... ma che, agli occhi dei più, sono solo i Miserabili."
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Ogni storia hai i suoi antagonisti, anche se, talvolta, questi ultimi non sanno nemmeno di esserlo.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astoria Greengrass, Blaise Zabini, Daphne Greengrass, Pansy Parkinson, Theodore Nott | Coppie: Draco/Astoria, Draco/Pansy
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Come se fosse per sempre

Daphne stava aspettando Asteria, per recarsi al treno che le avrebbe riportate a casa. Era in piedi di fronte al caminetto della Sala Comune, quando sentì delle mani appoggiarsi sulle sue spalle. Sobbalzò, voltandosi di scatto.
“Ciao…”
“Theo!” esclamò. “Mi hai spaventata a morte!”
“Scusa” sussurrò, sfiorandole la fronte con un bacio, “per tutto.”
Daphne assaporò quel contatto dolce, poi si scostò, per guardarlo negli occhi.
“Tutto cosa?”
Il ragazzo sbuffò, passandosi una mano fra i capelli.
“Continuo a comportarmi come un completo idiota, ti investo con la mia immotivata gelosia, ti tedio con il mio assurdo vittimismo… Non sono certo il fidanzato modello!”
“Theo…” cercò di intervenire lei.
“Ho deciso di tornare a casa per le vacanze” dichiarò lui, a sorpresa.
“Oh…” replicò la ragazza. “È una notizia grandiosa, Theo!”
“Devo farlo, Daphne…” spiegò lui, stringendole forte la mano. “Devo chiudere le questioni in sospeso con mio padre, se voglio davvero andare avanti!”
“Qualunque cosa succeda, ricordati che io per te ci sarò sempre, chiaro?” dichiarò lei, cercando il suo sguardo.
“È proprio di questo che ti volevo parlare, in effetti...”
Daphne si irrigidì, colpita da quelle parole.
“Cosa intendi dire?”
Il ragazzo inspirò, cercando il coraggio di dire quanto si era prefissato.
“Ho bisogno di capire, Daphne. Capire se ce la posso fare da solo, se davvero sono capace di rinnegare tutto quello in cui la mia famiglia ha sempre creduto, ma soprattutto capire cosa io significhi davvero per te.”
“E questo cosa vorrebbe dire?” domandò lei, confusa e spaventata. Non le piaceva a piega che stava prendendo quel discorso.
“Sai benissimo quel che provo per te. Se il problema è Blaise, io…”
“No, Daphne, Blaise non c’entra, questa volta” la interruppe. “Questa volta il problema sono io.”
“Theo, ti prego, smettila di parlare per frasi fatte. Dimmi una volta per tutte cosa stai pensando e chiudiamola qui!” sbraitò lei, frustrata.
Nott la guardò negli occhi, serio. “A volte ho come l’impressione che quello che ti tiene legata a me, quello che ti fa credere di preferire me a Blaise, sia il fatto che provi pena per me.”
“Mi auguro che tu stia scherzando!” replicò lei, piccata. “Come puoi anche solo pensare una cosa del genere?”
“No, tesoro!” intervenne lui. “Non sei tu, il problema. Sono io. È il modo in cui mi sono posto in questi mesi. Ho cercato di tenervi legati a me ricordandovi in continuazione che vi consideravo la mia famiglia, impedendovi di fare alcunché che potesse ferirmi. Compreso indagare più a fondo i sentimenti che vi legano.”
“Theo… Mi stai lasciando?” domandò lei, le lacrime agli occhi.
“No, Daphne, no!” negò, convinto. “Ma voglio che tu rifletta attentamente, durante queste vacanze e che ti chieda perché hai scelto me.”
“Theo, io…”
“Non dire nulla, Daphne… Non ora… Promettimi solo che ci penserai su, d’accordo?” le disse, amorevole, carezzandole la guancia rigata di lacrime.
“D’accordo…” rispose lei, tirando su con il naso.
Theodore le diede un bacio a fior di labbra, tenero e famelico al tempo stesso.
“Io ti amo, lo sai vero?” le chiese, ottenendo un cenno del capo in risposta. “E ti amerò qualunque scelta prenderai. Buone vacanze, Daphne.”

Pansy si era rifugiata in uno scompartimento vuoto, tirando le tende per mettersi al riparo da sguardi indiscreti. Non aveva voglia di vedere, né di parlare con nessuno. La conversazione della sera precedente con Daphne l’aveva destabilizzata: tutti i suoi propositi, tutte quelle macchinazioni per arrivare a Montague, di colpo le sembravano ridicole e ripugnanti, se paragonati a quello che c’era fra la sua amica e Nott. Si sorprese ad invidiarli, per la purezza dei loro sentimenti, perché, in fondo, sapeva che avrebbe potuto avere tutto quello, se solo lei e Malfoy fossero stati meno cinici e orgogliosi. Eppure avrebbe dovuto saperlo: da due individui così profondamente simili, non sarebbe potuto nascere niente di buono, ma ci aveva sperato, fino all’ultimo, fino a quando lui aveva deciso di diventare un Mangiamorte. Non che non approvasse la scelta in sé, molti membri delle famiglie Purosangue finivano per diventare seguaci del Signore Oscuro, era l’idea che lui potesse perdere la vita da un momento all’altro a terrorizzarla. Ovviamente non l’avrebbe mai ammesso davanti ad anima viva, men che meno con lui, ma era esattamente quello il motivo per cui aveva deciso di seguire il consiglio di sua madre circa il trovarsi un Purosangue pronto ad impalmarla. Quello e la consapevolezza che, prima o poi, lui si sarebbe reso conto di non amarla, di stare con lei solo per abitudine, finendo per trovarsi un’altra donna, una che potesse veramente amare.
La porta dello scompartimento si aprì di colpo e Pansy non ebbe nemmeno il tempo di realizzare cosa fosse successo che Draco era entrato, aveva lanciato un Incantesimo sigillante sulla porta e gli si era seduto di fronte.
“Io e te ora parliamo!” sentenziò, deciso.
“Scordatelo, Malfoy!” replicò lei, cercando di tenere fede ai suoi propositi.
“Vedi?” proseguì lui, imperterrito. “È proprio questo che mi fa imbestialire! Questo tuo atteggiamento indisponente! Cosa diavolo ti ho fatto, Pansy? Cosa è cambiato rispetto allo scorso anno?”
“Niente!” gridò lei, furiosa. “È questo il punto, Malfoy! Non è cambiato niente! Tu credi ancora che io sia la tua schiava, pronta ad accorrere al tuo cospetto quando nessuno ti considera! Beh, lascia che te lo dica: non è così. Sono stanca di essere considerata alla stregua di un oggetto! Non sono il tuo elfo domestico!”
“Non ho mai pensato che lo fossi, non essere ridicola!” controbatté Draco. “Sai quanto tengo a te!”
“No, Malfoy! È proprio qui che ti sbagli. Io non lo so. Non lo so perché non hai mai ritenuto opportuno dirmelo!”
Per un attimo lui tacque, colpito da quell’affermazione.
“Abbiamo fatto l’amore, Pansy… Credevo che il significato fosse chiaro.”
“No, Draco. Non lo era” affermo la giovane, fiera. “Una ragazza ha bisogno di sentirsi dire certe cose. A volte i gesti non bastano. A volte due piccole, insulse, insignificanti parole sarebbero sufficienti a risolvere molte situazioni.”
“Pansy, io…” iniziò il ragazzo, contrito.
“Oh, non cercare di giustificarti o di rimediare, Malfoy!” lo interruppe lei. “Sappiamo entrambi che ormai è troppo tardi.”
“Tu dici?” chiese lui, brutale. “Sei davvero sicura che sia troppo tardi?”
“Sì, Malfoy” confermò lei, cercando di mantenersi distaccata e fredda, “io ho voltato pagina, ormai.”
“Con Montague? Ma fammi il piacere!” la zittì lui.
“Se non altro con lui non rischio di finire sulla lista dei falliti…” ribatté lei, brutale.
Il sorriso sarcastico sparì dalle labbra di Malfoy, illudendo Pansy di averla avuta vinta. Ma in un attimo, il ragazzo le fu addosso, le labbra ad un soffio dalle sue.
“Dillo!” le intimò.
“Cosa?” finse di non capire lei.
“Che non sei più innamorata di me!”
“Come puoi essere sicuro che lo sia mai stata?”
“Non girarci tanto attorno, Pansy. Dì che non sei innamorata di me e giuro che ti lascerò in pace!”
Pansy gli guardò le labbra, avvicinandosi lentamente, generando un moto di soddisfazione nel ragazzo.
“Perché invece” sussurrò, praticamente sulle sue labbra, “non me lo dici tu? Dì che mi ami, Draco…”
Il sorriso scomparve dal volto del ragazzo, per fare posto ad un’espressione di puro panico.
“Coraggio…” lo incitò la giovane, “dillo…”
Malfoy schiuse le labbra, incerto, cercando il coraggio di dire quelle due piccole, insulse, insignificanti parole, ma dopo una manciata di secondi si vide costretto ad abbassare il capo, sconfitto, incapace di sostenere lo sguardo di Pansy.
“Come volevasi dimostrare…” chiosò la ragazza, soddisfatta.
“Pansy, io…” cercò di giustificarsi lui, afflitto.
“Vattene, Malfoy. Sparisci. Conserva quel minimo di amor proprio che ti è rimasto per il momento in cui il Signore Oscuro dovrà decidere quale, fra i suoi Mangiamorte, è il più patetico bastardo dell’intero Mondo Magico.”
Draco si alzò, evitando di guardare Pansy negli occhi.
“Oh!” intervenne la ragazza, di nuovo. “Salutami la Greengrass… Sono certa che sarà una madre perfetta per i tuoi figli dai nomi improponibili!” lo schernì, mentre Malfoy usciva, cercando di lasciarsi alle spalle quell’umiliazione e quello che erano stati.

Draco scese dal treno per ultimo, deciso ad evitare Pansy, umiliato dal quel loro ultimo incontro. Percorse la banchina rapidamente, a capo chino, diretto verso il luogo in cui sapeva avrebbe trovato i suoi genitori ad aspettarlo, finché non si sentì strattonare per un braccio. Si voltò, pronto ad incenerire con lo sguardo chiunque si fosse reso colpevole di un gesto tanto avventato, ma, prima che potesse fare o dire alcunché, si ritrovò le braccia di Asteria al collo e le sue labbra poggiate sulla sua guancia.
“Stai attento…” gli sussurrò, all’orecchio, prima di correre via fra la folla.

Erano passati ormai tre giorni dalla conversazione con Theo e da allora Daphne non riusciva a chiudere occhio. Continuava a ripensare alle parole del ragazzo, a quella sua assurda convinzione che lei stesse con lui solo per pietà. Era quella l’impressione che gli aveva dato? Di averlo scelto solo perché gli faceva tenerezza?
Era vero, era ancora molto confusa circa i suoi sentimenti per lui e quelli verso Blaise, ma l’aveva scelto, per Merlino, aveva scelto di stare con lui, avrà pur voluto dire qualcosa, no? Quello che provava quando stava con lui… era completamente diverso da quello che sentiva quando era con Blaise. Zabini era un carissimo amico, forse più di Theo, era quasi un fratello. La sola idea di baciarlo la sconvolgeva, era strano pensarlo in un ruolo diverso da quello ricoperto in tutti quegli anni. Theo, invece… Theo riusciva a farle provare emozioni e sensazioni completamente nuove e travolgenti. Riusciva a farle elaborare pensieri talmente peccaminosi da farla arrossire senza motivo ogni volta che le sorrideva. Perché ogni volta che lui l’accarezzava, la sfiorava, o anche solo la teneva per mano, il suo corpo era come pervaso da una violenta scossa elettrica, che le suscitava sensazioni inspiegabili e meravigliose. Come in quel momento, quando, al solo pensiero del tocco di Theo sul suo corpo, le sue mani avevano preso spontaneamente l’iniziativa, addentrandosi ad esplorare zone che fino a qualche mese prima quasi non sapeva esistessero.
Sbuffò, frustrata. Non poteva reggere ancora a lungo tutta quella pressione. Doveva fare qualcosa e doveva farlo subito, nonostante fosse notte fonda. Si alzò, prese il cardigan che giaceva sulla poltroncina in fondo al letto, impugnò la bacchetta e si smaterializzò.

Theo era sveglio, lo sguardo perso sul soffitto della sua stanza, l’orecchio teso ad ascoltare il più piccolo rumore. Non sapeva di preciso cosa stesse aspettando, quei giorni trascorsi a casa erano stati l’ennesima riprova del fatto che, ormai, non aveva più una famiglia. Aveva visto suo padre solo per pochi istanti, la sera in cui aveva fatto ritorno. Non si era nemmeno degnato di andare a King’s Cross a prenderlo, aveva inviato un elfo domestico al suo posto. Nonostante fosse convinto di essersi abituato all’idea che suo padre considerasse la grande causa di Lord Voldemort più importante del suo unico figlio, Theo si era stupito di essere deluso da quell’ennesima mancanza nei suoi confronti. Quella volta, aveva davvero sperato che qualcosa sarebbe cambiato, che sarebbe stato diverso.
Il rumore di una materializzazione lo fece sobbalzare. Si voltò verso la finestra, da cui provenivano rumori di passi. Impugnò la bacchetta, senza alzarsi dal letto, pronto a difendersi. Sentì la serratura scattare sotto effetto di un incantesimo e si preparò a colpire, quando sul suo volto comparve un’espressione sorpresa. Daphne era appena entrata nella sua stanza.
“Ciao…” lo salutò. Theo non mancò di notare che la ragazza esibiva la sua espressione offesa, quell’espressione che lui trovava buffissima e dolce.
“Che ci fai qui?” le chiese, mettendosi seduto e illuminando la stanza.
“Non riesco a dormire…”
Theodore sorrise. “Non ci sono tempeste, stavolta…”
“Pensi davvero quel che mi hai detto?” domandò lei, a bruciapelo. “Che sto con te perché mi fai pena?”
La guardò, scrutandone l’espressione ferita. “Quel che mi interessa è che non sia tu a pensarlo.”
Daphne tacque, guardandolo accigliata.
“Mi dispiace…” si giustificò lui.
“Posso dormire con te?”
Theo sgranò gli occhi. “Non credo che ai tuoi genitori farà piacere trovare il tuo letto vuoto, domattina…”
“Me ne andrò prima dell’alba, promesso!” ribatté. “Ma fammi restare. Ti prego!” aggiunse, in tono supplichevole.
Nott la fissò in tutto il suo splendore. Era ancora più bella quando era imbronciata.
“Vieni…”
Daphne sgattaiolò nel letto, accoccolandosi contro la sua spalla.
“Buonanotte, Daphne” disse, spegnendo la luce.
“Buonanotte, Theo” rispose.
“Mi piace!” esclamò lui, in riposta.
“Cosa?” chiese lei.
“Questa specie di deja-vu!”
Daphne non rispose, ma Theo la sentì allontanarsi da lui, con suo estremo disappunto, finché non la sentì adagiarsi sopra di lui, il suo respiro farsi più vicino, le sue labbra appoggiarsi alle proprie. Si baciarono a lungo, con dolcezza, assaporando quel contatto negato per giorni, finché la ragazza non iniziò a muovere il suo bacino contro quello di lui.
“Daphne…” interruppe il bacio.
“Mmmmh…”
“Cosa stai facendo?” le sussurrò.
“Sto per dimostrarti quanto tengo a te…” rispose, riprendendo a baciarlo.
“Daphne…” la bloccò lui. “Non è necessario… Voglio dire… Non devi…”
“Hai ragione” concordò lei, lasciandogli una scia di piccoli baci lungo la linea della mandibola. “Non devo… Voglio.”
Riprese a baciarlo, mentre Theo ci mise un attimo a realizzare quanto la ragazza aveva appena detto. Rispose al bacio, stringendola forte a sé, facendole capire quanto la desiderasse.
“Sei sicura?” le domandò, di nuovo, accarezzandole i capelli.
“Mai stata più sicura in vita mia…”
Daphne si sfilò la camicia da notte, lanciandola ai piedi del letto, riprendendo a baciare Theo, il cui cuore batteva all’impazzata. La strinse forte, carezzandole la pelle morbida, godendosi quelle sensazioni meravigliose e inaspettate, realizzando che quello era senza dubbio l’inizio di qualcosa che sarebbe durato per sempre.


Ciao a tutti! Dopo questo nuovo capitolo, corale come il precedente,  penso sia opportuno spendere due parole... Le cose stanno evolvendo abbastanza rapidamente, negli ultimi capitoli, tant'è che siamo ormai arrivati alle vacanze di Pasqua. Da qui in poi ho cercato di fare riferimento il più possibile alla storia originale, almeno dal punto di vista cronologico e dei momenti "salienti".
Per quanto riguarda la trama in sé, mi pare superfluo dire che, visto che la battaglia è ormai vicina, c'è ancora molto, moltissimo da raccontare!
Colgo l'occasione per ringraziare tutti coloro che mi stanno seguendo, che hanno inserito la storia nelle preferite/seguite/ricordate e per ringraziare le mie due fedeli recensitrici, lietome_ e Rosmary, che ogni settimana mi regalano le loro dettagliatissime recensioni: grazie mille, siete preziosissime!
A presto
BB
   
 
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