Anime & Manga > Candy Candy
Segui la storia  |       
Autore: Fanelia    10/05/2013    4 recensioni
Questa storia parte dalla fine del manga/anime che dir si voglia e sviluppa una what if, anche su alcune informazioni lette in rete sul Final Story. E' una what if in cui uno dei protagonisti soffre di amnesia a causa di un incidente e solo grazie al ritorno nella sua vita del suo grande amore, ricomincerà a riappropriarsi di frammenti del proprio passato.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo III
 
Quando il blu si fonde col verde
 
- colonna sonora Mi sei scoppiato dentro il cuore di Mina

 
 
“A un passo dal possibile
A un passo da te
Paura di decidere
Paura di me
Di tutto quello che non so
Di tutto quello che non ho
Eppure sentire
Nei fiori tra l’asfalto
Nei cieli di cobalto – c’è
Eppure sentire
Nei sogni in fondo a un pianto
Nei giorni di silenzio – c’è
un senso di te”
“Eppure sentire, Elisa”

 
Annie guardò Albert preoccupata, non capiva come lui potesse sentirsi talmente sicuro da giocare d’azzardo con la fortuna quella sera.
Albert bussò alla porta del camerino, la voce di Terence li invitò ad entrare.
Quando il giovane vide la chioma bionda e riccioluta di Candy si dovette sedere perché non aveva nemmeno lontanamente immaginato di ritrovarsela dinnanzi.
Aveva tagliato i suoi bei capelli! I lunghi riccioli ribelli le ricadevano appena sotto le spalle.
Erano anni che sperava di rivederla, ma da quando aveva messo piede a Chicago, forse inconsciamente, aveva evitato in tutti i modi di poterla incontrare.
Non voleva che avvenisse casualmente. Voleva arrivare preparato, voleva sapere cosa dirle, invece si era trovato catapultato in una situazione che sfuggiva al suo controllo, e la cosa lo rendeva nervoso.
Dovette sfoderare le sue doti di attore per controllarsi e non apparire sopraffatto dalle emozioni che lo avevano travolto.
“Terence ti ricorderai di Annie.” disse Albert e poi continuò, rimarcando le ultime parole “ Ti presento mia nipote Candice che non hai ancora avuto il piacere di conoscere!”
Terence lo guardò attonito ma poi si ricordò della richiesta dell’amico di tenergli il gioco.
“Come gli è venuta in mente una cosa del genere? Che sia ammattito? E perché Candy non si ricorda di me?” pensò l’attore fra sé e sé.
Salutò Annie, raccolse tutte le proprie energie e, da gentiluomo, salutò con un galante baciamano Candice.
“Piacere di conoscerla Signorina Andrew.”
“Piacere mio Signor Graham.” rispose Candy.
Quando incontrò gli occhi profondi di quel ragazzo Candice sussultò, quando poi con le labbra lui le sfiorò la mano delicatamente ebbe un tuffo al cuore.
Si sentì strana e a disagio, non capiva perché il suo corpo e il suo cuore stessero reagendo in quel modo bizzarro.
Non si poteva negare che fosse un bel ragazzo, affascinante, due bellissimi occhi blu e una voce vellutata, ma non era certo la prima volta che si imbatteva in un giovane aitante.
 
Terence cercò di tenere a bada i propri sentimenti, il modo cui lei lo stava guardando gli pareva così inverosimile.
Ciò che aveva tanto temuto si era infine materializzato: lo sguardo di lei era spento mentre lo guardava, non c’era la minima traccia della scintilla che aveva visto anni fa, quando lei lo ricambiava.
Cercò di non fissarla ma con la coda dell’occhio osservò il suo volto e i cambiamenti che il suo corpo di giovane donna aveva subito negli anni in cui non si erano visti.
Era sempre bellissima! Quegli stupendi smeraldi e le lentiggini, quelle stesse lentiggini che lo avevano fatto innamorare anni addietro!
La situazione in cui si ritrovò catapultato suo malgrado, gli sembrò quasi una farsa.
Voleva capire cosa fosse accaduto, così invitò i suoi ospiti ad accompagnarlo alla festa che si sarebbe tenuta in onore della compagnia Stratford in uno degli hotel della città,  in tale modo avrebbe forse avuto modo di approfondire la questione.
“Albert vi do l’invito ufficiale, ci vediamo lì.
Ti spiace se ti sottraggo Annie? Sono anni che non ci vediamo e avrei piacere di poter ricordare i bei vecchi tempi.” mentì poi, evidente il suo desiderio di sapere, di capire.
“Se per Annie non è un problema …”
“Certo che no Albert!” rispose la ragazza che, nonostante avesse ancora timore di quel giovane scontroso e irriverente, avendo intuito il perché di tale richiesta, non seppe rifiutare.
Non erano mai stati grandi amici ma era ovvio che avesse delle domande da porle. Così si fece coraggio e affrontò quegli occhi dilaniati dal dolore.
Quando Albert e Candy lasciarono il camerino di Terence, il ragazzo crollò nuovamente sulla sedia, pallido in volto, riuscendo a trattenere a stento le lacrime, le gambe che gli tremavano.
Guardò Candy uscire dalla stanza e si sentì quasi sollevato. Non avrebbe potuto reggere ancora a lungo quella situazione inverosimile.
 
“Si può sapere cos’è successo?” chiese ad Annie con una certa aggressività. Non voleva spaventarla, ma l’ondata di emozioni che lo aveva travolto lo aveva reso vulnerabile, e quando si sentiva indifeso tendeva a reagire sopra le righe.
“Terence calmati per favore, mi spaventi!”
“Scusami Annie, non volevo! Ma cerca di capire, finalmente ho l’opportunità di rivedere Candy e lei mi guarda come se non ci fossimo mai visti prima!”
“ Ti chiedo di essere paziente! Cercherò di  rispondere alle tue domande anche se devo avvertirti che  solo Albert conosce la situazione nei minimi dettagli e credo che solo lui potrà ragguagliarti a dovere.”
“Ti ringrazio.” le rispose alzandosi e versandosi un bicchiere d’acqua. Ne offrì uno ad Annie che accettò educatamente.
“Poco più di un anno fa, mentre usciva dal turno in ospedale, Candy è stata travolta da un’auto …” pausò per riprendere fiato e per dare tempo a Terence di attutire il colpo.
“E’ stata in coma per un certo periodo, al risveglio aveva perso completamente la memoria.
E’ stato un shock per tutti ma le siamo stati accanto e abbiamo cercato di aiutarla  a ricordare, anche se fino ad ora non abbiamo ottenuto risultati.” si fermò perché notò il volto di Terence contorcersi in un’espressione di incredulità e dolore.
La notizia lo colpì come un pugno allo stomaco.
“Non ho letto nulla sui giornali! Dannazione, se solo avessi saputo!” la rabbia che gli era cresciuta in petto esplose senza che potesse contenerla oltre.
“Ma tu stavi con Susanna!”
“Ma Candy è la persona più importante al mondo per me Annie, perché non me lo avete fatto sapere?”
“Oh Terence, una volta assodato che lei non ricordava …”
“Avete ben pensato di tenerla all’oscuro della parte del suo passato che la legava a me?” la interruppe lui non riuscendo a nascondere la frustrazione che stava provando in quel momento.
Mentre lui si prendeva cura di quell’ingrata di Susanna, la sua dolce Tutte Lentiggini giaceva in coma in un letto di ospedale e lui ne era ignaro! Come poteva il destino accanirsi così contro di loro e contro la sua amata!?
 Il bicchiere che teneva fra le mani volò dall’altro lato della stanza, spargendo acqua e schegge sul pavimento.
Il crack che fece andando in mille pezzi, fece sobbalzare Annie la quale non si sentiva a proprio agio in quel momento. Non sapeva come trattare con Terence in situazioni normali, figurarsi quando era arrabbiato.
Terence rimase in silenzio per qualche minuto, la testa fra le mani.
Annie si chiese cosa stesse provando il ragazzo, le dispiaceva vederlo così.
“Annie raccontami anche il resto per favore.”
“Non ho molto altro da dirti. E’ un anno che ha perso la memoria. E’ stato un anno duro e lungo ed è appena all’inizio del suo percorso riabilitativo. Viene seguita da uno dei migliori terapeuti di Chicago, ma fino ad ora non è servito a molto.”
“Quante speranze ci sono che ricordi?”
“A quanto dice il dottore è difficile a dirsi, potrebbe ricordare come potrebbe non farlo mai.”
“E da cosa potrebbe dipendere, cosa potrebbe influire?”
“Il dottore pensa che lei abbia subito un grande shock o che ci sia stato un grande dolore nella sua vita e che quindi lei si rifiuti di ricordare.” gli spiegò Annie rendendosi conto, solo troppo tardi, di quanto appena affermato.
“Mi stai dicendo che potrebbe essere colpa mia? O in questi anni è successo qualcosa di cui non sono al corrente e che potrebbe essere la causa della sua amnesia?” chiese lui nel tentativo di capire se lei fosse andata avanti e qualcun altro avesse preso il proprio posto nel suo cuore.
“Stai scherzando vero? Come puoi pensare che lei si sia rifatta una vita? Da quando vi siete lasciati non si è mai ripresa completamente! Non hai idea dello stato in cui versasse quando tornò da New York! Forse sbaglio a dirtelo, ma fino al giorno dell’incidente ha continuato ad amarti e soffrire in silenzio!” urlò quasi Annie infastidita dalla chiara insinuazione delle parole di Terence.
Lui la fissava in silenzio, lei lo guardava a sua volta cercando di capire cose gli passasse per la testa e temette che stesse per tirare qualche altro bicchiere. Pareva provare un dolore incontenibile e quando si lasciò sopraffare dalle lacrime lei non credette ai propri occhi.
 
Aveva cercato di ricacciare indietro le lacrime senza riuscirci.
Si chiese se Albert si fosse reso conto della situazione in cui lo aveva messo. Fare finta di nulla gli era costato uno sforzo immane.
Per sei lunghi anni aveva desiderato, sognato, sperato che i sentimenti di lei fossero rimasti intatti. Per sei lunghi anni aveva temuto che non ci sarebbe stato più un futuro per loro.
Ora che finalmente era libero da vincoli, lei aveva perso la memoria e, probabilmente a causa del dolore causatole dalla loro separazione anni addietro, si rifiutava di ricordare.
Forse Annie ed Albert avevano fatto bene a nasconderle la verità! Perché permetterle di ricordare il dolore che lui le aveva causato?! Era stato un vigliacco che non aveva saputo lottare per il proprio amore, si era macchiato le mani con la stessa colpa per cui aveva sempre odiato suo padre.
Le lacrime scorrevano lungo le sue guance e lui non se ne vergognava anche se non gli piaceva farsi vedere in quello stato. Non aveva quasi mai pianto davanti a nessuno, ma il carico di emozioni era troppo  pesante da sopportare.
“Ho un’ultima cosa da dirti, forse non è il momento giusto ma a questo punto perché mentirti.”
Lui la guardò sconsolato, cos’altro poteva esserci? Non sapeva se avrebbe potuto sopportare un’altra notizia negativa. Da come Annie aveva cominciato la frase, non poteva certo trattarsi di qualcosa di buono.
“ Candice ha passato un periodo a La Porte per cercare di fare riaffiorare i ricordi legati alla nostra infanzia, poi Albert le ha chiesto di trasferirsi a Chicago e proprio presso lo studio del Dottor Price, il suo tarapeuta, ha conosciuto Patrick.”
“… Patrick …” il suono di quel nome lo fece sprofondare in un baratro dal quale non credeva potesse esserci uscita. Lo aveva aspettato per cinque anni, aveva perso la memoria e si era innamorata di un altro? Non poteva crederci, il destino si stava decisamente beffando di lui e dei suoi sentimenti.
“Non è il suo fidanzato, se è ciò a cui stai pensando! Ma hanno un legame molto solido e molto stretto. Bada bene sto dicendo stretto e non intimo! E sì, credo che lui sia innamorato di Candy ma non si è ancora dichiarato anche se, se vuoi che sia sincera, non so per quanto ancora riuscirà a tacerle quello che prova. E’ lampante e credo se ne sia accorta anche lei.” ci tenne a sottolineare Annie.
“Patrick …” disse lui sconcertato.
“Terence non avrai mica intenzione di lasciarla andare vero?” chiese lei notando lo sconforto nel suo sguardo e nel tono con cui ripeteva quel nome.
“Che dovrei fare secondo te?” le rispose lui assalito come al solito dalla sua perenne insicurezza.
“Terence non dirmi che lascerai che te la porti via? Non ci voglio credere! Prima di tutto,chiamami egoista, ma rivoglio la mia Candy! Secondo , e non per importanza, lei ti ama! Non lo ricorda è vero ma lei non ha mai smesso!”
“E come la mettiamo con la lontananza? Lo sai che sono sempre in giro in tournèe e se non sono in giro sono a New York! E magari questo Patrick potrebbe farla felice! E se così fosse perché farle rivivere il dolore che l’ha attanagliata per tutti questi anni e di cui tu stessa mi hai dato conferma?”
“Terence tu non sei lucido in questo momento. Credo che se potessi sentirti ti tireresti un pugno da solo.” disse lei sincera e riuscì a strappargli un mezzo sorriso.
 
“Forse hai ragione. Troppe emozioni in una sola volta.  Ora ti prego, lascia che mi faccia una doccia e mi vesta così potremo andare alla festa.
Non te ne sarai accorta ma è più di un’ora che siamo qui, non vorrei che Albert si preoccupasse.” disse lui guardando l’orologio appeso al muro.
“Ti aspetto fuori allora.” rispose lei uscendo dal suo camerino.
 
Si appoggiò alla parete e lo attese. Mentre aspettava rimuginò su tutte le cose che gli aveva raccontato, chiedendosi se avesse fatto bene. Non era da lei impicciarsi così, ma Candice  le era stata sempre vicina supportandola ed aiutandola, e finalmente era giunto il suo turno. Lo sentì ridere, una risata strana. Si chiese se si sentisse bene.
 
Annie lo aveva lasciato solo. Lui aveva aperto l’acqua della doccia, poi si era tolto i vestiti.
Prima di entrare nella doccia si era specchiato ed era scoppiato a ridere, una risata nervosa, una risata liberatoria.
“Per sei lunghi anni ho sperato di poterti amare, per sei lunghi anni ho sperato che Dio mi concedesse la Grazia, per sei anni ho sognato di fare l’amore con te eppure il destino sembra accanirsi ancora una volta contro di noi, contro di me!”
Rise di sé stesso.
Per anni sognando di poter tenere Candice fra le sue braccia, aveva intrattenuto relazioni casuali con giovani e affascinanti donne, nessuna però era riuscita ad entrargli nell’anima e a strappare il posto che nel suo cuore spettava di diritto alla sua Tarzan Tutte Lentiggini.
Qualcuno lo avrebbe sicuramente accusato di essere stato un compagno infedele per Susanna ma la realtà dei fatti era ben diversa. Non ne era mai stato innamorato e la ragazza era a conoscenza che il loro rapporto fosse tutto fuor ché una relazione fra due persone che si amavano.
 L’acqua calda scorreva lungo il suo corpo e sembrava riuscire a portare via parte dello stress accumulato durante quella giornata, ma la sua mente, per quella non c’era rimedio che potesse alleviare il dolore che stava sopportando. Erano state decisamente troppe informazioni da poter processare in una sola serata e avrebbe avuto bisogno di tempo per assimilarle e per ragionarci sopra, però Albert e Candy li aspettavano alla festa.
Si maledisse quasi di averli invitati, avrebbe potuto trovare un’altra scusa per parlare con Albert o Annie, ma lì per lì non aveva realizzato che avrebbe finito col cacciarsi in un’altra situazione contorta. A quel punto non gli restava che sfruttarla a proprio vantaggio.
Annie aveva ragione: doveva  lottare per riconquistare la sua Tutte Lentiggini.
Uscì dalla doccia, si asciugò velocemente, si spruzzò del profumo e vestì degli abiti puliti.
Indossò la sua maschera e raggiunse Annie.
Robert gli aveva prenotato un’auto in modo tale che potesse muoversi in totale autonomia.
“Annie credo sia tardi e non dovrebbe esserci nessuno qui fuori ma nel caso ci fossero giornalisti e fans, tu stai al mio fianco ok?” disse Terence protettivo, temeva che i giornalisti potessero fare delle sciocche illazioni e inventare inesistenti scandali.
“Ti ringrazio.” disse lei rimanendo dietro di lui.
Fortunatamente sembrò che la solita folla si fosse dileguata e non incontrarono problemi a raggiungere la vettura.
In meno di dieci minuti giunsero all’hotel dove si stava svolgendo il ricevimento.
“Sai spero vivamente che Candice non si sia fatta strane idee, abbiamo fatto un po’ tardi!”
“Che le dirai se dovesse chiederti qualcosa?”
“Che ci siamo messi a ricordare di quando ci siamo conosciuti e il tempo è volato.”
“Dove ci siamo conosciuti?” le chiese lui, non sapendo se lei aveva già concordato una versione con Albert.
“Sinceramente non lo so, ma sarebbe meglio cercare di evitare l’argomento fino a quando non avrai parlato con Albert.”
“Sì hai ragione! Ora entriamo però!” disse lui offrendole il braccio a cui lei timidamente si appoggiò.
 
Quando varcarono la soglia del grande salone tutti gli occhi erano puntati su di loro, Terence vi era abituato ma Annie si sentì leggermente a disagio.
Entrambi cercarono con lo sguardo Albert e Candy e quando finalmente li individuarono si incamminarono verso di loro.
“Ciao Albert, buonasera Signorina Andrew.” disse Terence con un galante inchino. Gli sembrava così strano non poterla prendere in giro e doversi rivolgere a lei con un tale distacco.
“Sono felice di vedervi, cominciavo a preoccuparmi.” rispose Albert che aveva passato l’ultima ora e mezza a controllare l’orologio
“Signor Graham.” Candy gli sorrise.
All’improvviso Karen parve accorgersi di Terence e Candy, corse verso quest’ultima e l’abbracciò.
“E’ un piacere vederti, come stai?” le chiese mentre Candy la guardava sorpresa e non rispondeva all’abbraccio.
Terence prese Karen per un braccio “Karen andiamo a fare il solito giro di saluti su!” disse lui, trascinandola via, mentre Karen cercava di svincolarsi dalla sua presa.
Terence si rivolse quindi a Candy: “La scusi Signorina Andrew, Karen deve averla scambiata per qualcun'altra.”
Né Terence né Albert avevano pensato a Karen e così era sbucata fuori dal nulla rischiando di rovinare tutto.
Mentre portava Karen lontano da Candy, lei cominciò a tempestarlo di domande.
“Karen ora piantala per favore! Candy ha perso la memoria, ha avuto un incidente e non ricorda niente e nessuno! Smettila e abbassa la voce per favore!”
“Come un incidente? E non si ricorda nemmeno di te?”
“Esattamente! E non le hanno detto che ci conoscevamo … è una storia lunga, non ne conosco i dettagli e non mi va di parlarne!”
“Oddio non  ci posso credere … e tu come ti senti?”
Terence la ragguagliò molto sommariamente su quanto gli avesse raccontato Annie.
“Scusami sono stata invadente. Ma cambiamo argomento … dimmi un po’chi è quel giovane aitante che accompagna Candy? Non sarà il fidanzato della moretta?”chiese Karen incuriosita.
“La “moretta”, Annie, è la fidanzata del nipote del giovane aitante, e … davvero non sai chi è lui?”
“Boh forse ha un viso conosciuto …”
“Andrew … William Andrew.”
“Di quella famiglia Andrew? ” chiese lei sbigottita.
“Esattamente” rispose Terence.
“Devi presentarmelo! Non solo è un bellissimo uomo ma anche un buon partito, non posso farmi sfuggire questa preziosa occasione! La cartomante aveva ragione!” disse lei eccitata.
“Karen oddio, sei sempre la solita! E ancora con questa storia della cartomante?”
“Beh me lo presenti o no?”
“Vieni, torniamo da loro, mi raccomando però!” disse incamminandosi verso Annie, Albert e Candy che stavano chiacchierando.
Nel loro breve percorso si fermarono a salutare un paio di persone.
Candy era rimasta sorpresa dall’episodio avvenuto con Karen, si chiedeva per chi mai l’avesse potuta scambiare, o se si fossero conosciute in qualche occasione di cui lei non ricordava.
La fissò mentre parlava con Terence e si chiese quale fosse l’argomento che rendeva così fitta la loro conversazione.
Albert ed Annie stavano chiacchierando, ma lei non li ascoltava, era troppo impegnata a scrutare i due attori.
Quando vide che si avvicinavano distolse lo sguardo, non voleva che si accorgessero che li stava osservando a distanza.
“Mi scusi per prima Signorina Andrew, lei somiglia molto ad una mia cara amica, mi scusi ancora.”
“ Si figuri Signorina…”
“Klays, Karen Klays ma chiamami Karen che ne dici? Io potrei chiamarti Candice.”
“Va bene Karen.” rispose Candy un po’ imbarazzata da tutta quella situazione.
“Albert, Annie permettetemi di presentarvi la mia collega, immagino che l’abbiate riconosciuta, Karen Klays, colei che interpretava Ermia questa sera.”
“Piacere io sono Annie Brighton.” disse Annie sorridendole.
Albert la guardava estasiato. Era davvero un pessimo attore e chiunque avrebbe potuto accorgersi che non era rimasto indifferente al fascino della giovane.
“William Albert Andrew, ma mi chiami pure Albert.” disse lui facendo seguire le sue parole da un cavalleresco inchino con tanto di baciamano.
Mentre chiacchieravano Terence intravide Robert e con una scusa si allontanò dai suoi amici e lo raggiunse.
“Terence avevo quasi perso le speranze di vederti, ma che ti è successo? Hai un aspetto orribile, perdonami la franchezza!”disse Robert vedendolo in quello stato.
“Lasciamo perdere.”
“Scusami se mi intrometto ma la ragazza bionda con cui parlavate tu e Karen …”
“Oddio Robert so che forse riderai di quello che sto per dirti, perché effettivamente la situazione è ridicola, inverosimile … la ragazza bionda è quella Candy e ha perso la memoria e non sa chi sono. Ma se non ti spiace preferirei non affrontare il discorso adesso.”
“Mi spiace Terence, ora capisco il perché della tua espressione così provata. Che pensi di fare?”
“Intanto se posso approfittare di te ti chiederei di venire in mio soccorso. Vorrei invitarla a ballare …”
“Come posso esserti utile?”
“ Sicuramente Karen non perderà l’occasione per invitare Albert ma se io invitassi Candy lei rifiuterebbe per non lasciare Annie, la ragazza mora, da sola.”
“Vuoi che inviti Annie quindi?”
“No. Vorrei prima presentarteli, poi se tu potessi invitare Candy te ne sarei grato.”
“ Se può aiutarti, lo faccio volentieri.” disse Robert seguendo Terence che stava tornando dai suoi amici.
“Visto che ci siamo ne approfitto e vi presento Robert Hathaway, il nostro “capo” e un mio carissimo amico!” disse Terence.
Procedettero con le presentazioni e chiacchierarono per un po’, poi ad un tratto Terence invitò Annie a ballare la quale prima titubò, poi visto che Robert offrì a Candice di danzare, accettò l’invito.
Albert era rimasto a guardare Karen, la quale fece la prima mossa.
“Beh non vorrai lasciarmi a fare da tappezzeria William Albert Andrew?” disse lei in tono di sfida.
“Mi perdoni Signorina Klays, mi farebbe l’onore?”
“Se mi chiami Karen e mi dai del tu.” disse lei non curante delle convenzioni.
 
Terence, che per tutta la sera aveva tenuto lo sguardo fisso su Candy, non si lasciò sfuggire una sua espressione che gli parve di delusione, quando chiese ad Annie di ballare.
Che volesse essere invitata? Aveva paura di farlo! Sarebbe stato sicuramente fagocitato in un turbinio di emozioni senza fine se l’avesse stretta fra le braccia, anche se smaniava dalla voglia di poter avere un contatto fisico con lei e di poter “approfondire la sua conoscenza”.
Anche mentre ballava con Annie non staccò mai gli occhi da Candy pur se cercava di guardarla con discrezione in modo che non se ne accorgesse.
“Sai che non è educato ballare con una ragazza e guardarne un’altra?” disse Annie interrompendo il flusso dei suoi pensieri.
“Ti chiedo scusa! Sai, vorrei tanto invitarla a ballare  ma ho paura che mi possa rifiutare, per questo ho mandato avanti Robert.”
“Ah ora mi spiego perché hai invitato me e non lei.”
“No Annie, scusami non volevo essere in alcun modo offensivo, ma spero tu possa capire …
Avrai notato che non mi ha quasi mai rivolto la parola stasera …”
“Candy è diffidente, vedrai che col tempo la vincerai. Tu cerca solo di essere paziente e non demordere.” gli disse lei nel tentativo di infondergli coraggio, conoscendo la proverbiale impazienza del ragazzo.
Terence notò che la timida e impacciata ragazzina conosciuta a Londra era cambiata e sapeva il fatto suo. Fu felice di constatare che Candy poteva contare su due amici come Albert ed Annie.
 
 
Terminato il ballo Karen non parve avere alcuna intenzione di lasciare andare Albert.
“Non vorrai mica farmi ballare con Terence o con Robert? Già passo tutte le mie giornate con loro! A meno che non ti spiaccia ballare con me!” disse lei con fare suadente.
Albert si sorprese della sua audacia ma gli piaceva.
“Oh no Karen mi farebbe piacere se mi concedessi anche il prossimo ballo.” le rispose lui facendosi un po’ più intraprendente.
 
Nonostante Albert fosse un ricco uomo d’affari non era abituato ad una corte così esplicita, e la cosa suscitava in lui una certa soddisfazione.
L’apprezzamento nei suoi confronti, da parte  di una bella ragazza come Karen, non poteva certo spiacergli o lasciarlo indifferente.
Lo aveva colpito con la sua eleganza e la sua bellezza.
 
Albert osservò Terence che si avvicinava a Candy con l’aria di chi avesse intenzione di invitarla a ballare e temesse un rifiuto.
“Mi spiace per Terence sai, non credo sia una situazione facile!” disse Karen come se avesse letto nei suoi pensieri.
“Si è vero, ma non capisco come mai sia così remissivo. Il Terence che conosco, o forse conoscevo io, a questo punto,  avrebbe accettato la sfida, mentre lui mi sembra titubante …”
“O forse timoroso Albert. Mi pare di avere capito da Terence che nella vita di Candy ci sia un ragazzo. Come pensi si possa sentire lui dopo tutto quello che è successo stasera e tutto ciò di cui è venuto a conoscenza? Tu non sei stato con lui negli ultimi anni, non hai avuto modo di vedere la sofferenza che lo ha attanagliato. E quando finalmente si è liberato di quell’essere indegno di Susanna si è ritrovato una Candy senza memoria e forse interessata ad un altro uomo!”
 “Sì, hai ragione. Forse non ho considerato come avrebbe reagito perché ero troppo impegnato a preoccuparmi per Candy.” ammise guardandola perplesso, lei aveva appena definito Susanna un essere indegno.
“Non guardarmi così! So che stai pensando che sono una persona orribile per aver definito Susanna come meritava, ma tu non la conoscevi! Il suo sentimento per Terence era un’ossessione e non amore … se lo avesse amato lo avrebbe lasciato andare e avrebbe fatto sì che potesse essere felice!”
“Scusami io non volevo, mi spiace.” disse lui colpito dalla profondità e dalla verità della sua considerazione.
 
Nel frattempo Terence si era avvicinato lentamente a Candy e Robert.
“Annie potrei ballare con lei?” chiese Robert lasciando Candy a Terence.
Lei accettò capendo che così Terence avrebbe avuto una scusa per invitare Candy, non poteva certo lasciarla sola a guardare mentre loro ballavano.
 
“Signorina Andrew mi farebbe l’onore di concedermi questo ballo?” le chiese Terence catturando il suo sguardo.
“Ecco io …” titubò prima di rispondere di sì.
Aveva temuto che lei lo rifiutasse anche se in cuor suo non capiva perché avrebbe dovuto.
Finalmente stava per stringerla fra le braccia e il suo corpo fremeva per l’anticipazione di quel momento prezioso.
Quando finalmente le prese la mano e le cinse la vita, chiuse gli occhi e con la memoria tornò a quel ballo della festa di maggio: quanti bei ricordi, quante emozioni.
Sentì il suo cuore stringersi, un nodo in gola e le lacrime che premevano per uscire.
Per qualche istante si limitò a guardarla in quei due bellissimi smeraldi  nei quali rischiò di perdersi.
Candice rispettava il suo silenzio, del resto era troppo emozionata per poter proferire parola.
Non riusciva a spiegarsi come mai il proprio corpo e la propria anima fossero attraversati da una scarica elettrica e reagissero come se lui avesse sempre fatto parte della sua vita, nonostante sapesse di non averlo mai incontrato prima.
Aveva sentito dire una volta che certe anime si incontrano di vita in vita e quando si trovano nuovamente paiono riconoscersi.
Si chiese se potesse essere una valida spiegazione per come si sentiva fra le braccia dell’attore.
Poi pensò di essere proprio una sciocca a fantasticare su cose del genere.
 
Fissò a lungo Terence in quei due bellissimi occhi blu, quasi stregata dalla magia e dal magnetismo del suo sguardo: i suoi occhi erano un mare in tempesta, la guardava con una tale intensità che lei non poté evitare di chiedersi se anche lui stesse provando quello che sentiva lei e se si sentisse sopraffatto da ciò.
“La ringrazio per avere accettato di ballare con me, un suo no sarebbe stato uno smacco per la mia reputazione.” disse lui cercando di scherzare, ma si rese subito conto di essersi espresso nel peggiore dei modi.
Proprio lui  che per il suo mestiere avrebbe dovuto essere un artista della parola.
 “ Sono proprio un idiota!”pensò fra sé e sé.
“ Uno smacco? Se io avessi rifiutato? Una giovane qualsiasi senza memoria? Non vedo quale danno avrei potuto arrecarle.” rispose lei pungente, pentendosi del tono usato, ma l’affermazione di lui l’aveva infastidita e non poco, perché non aveva colto lo spirito con cui lui l’aveva proferita.
“Mi perdoni il maldestro tentativo di scherzare, effettivamente devo esserle sembrato un pallone gonfiato.”
Lei non rispose e il suo silenzio confermò i dubbi di Terence.
“Posso chiederle se le è piaciuto lo spettacolo?”
“Oh sì molto! Mi vergogno ad ammetterlo ma non ero mai stata a teatro!”
“Non vorrei sembrarle inopportuno ma crede che potremmo darci del tu?” le chiese all’improvviso.
“Se crede.”
“Se per lei non è un problema preferirei. Posso chiamarti Candice allora?”
“Certo Terence.” rispose lei e il suono della sua voce che a distanza di anni lo chiamava nuovamente per nome lo mandò in visibilio, una dolce melodia per il suo cuore. Dovette trattenersi per non gridare la propria felicità ai mille venti.
Lei provò un brivido quando lui la chiamò per nome. Le sembrò così naturale, come se lui dovesse chiamarla Candice e perché no, magari anche Candy.
Si sentiva così strana, da un lato era completamente a suo agio, dall’altro il sentirsi così la imbarazzava.
Mentre danzava con lui si sentiva leggera. Era da tanto tempo, da quando aveva perso la memoria, che non si sentiva così in pace, così tranquilla ma allo stesso tempo così euforica ed agitata.
Si chiese se Terence potesse percepire lo stato alterato delle sue emozioni. Sperò di essere una brava attrice e di riuscire a nascondergli cosa provava, anche perché non avrebbe saputo come spiegarglielo, non riuscendo a spiegarlo nemmeno a sé stessa.
“Come mai non sei mai stata a teatro? Non ti piace?”
“Non ne ho idea. Scusami non ti vorrei sembrare sciocca ma sinceramente non lo so. Non mi ricordo niente del passato. Non so se ti hanno detto che ho avuto un incidente. Comunque sì, forse mi piaceva chissà, anche se non mi ci sono mai recata. Però posso dirti che sicuramente, dopo la rappresentazione di stasera, diventerò una assidua frequentatrice di teatri, specie se sono tutti bravi come voi.” si ritrovò a confidargli dell’incidente come se stesse parlando con un vecchio amico, e la cosa la sorprese.
“Ti ringrazio del complimento. Mi spiace per la perdita della tua memoria. Se al prossimo tour dovessimo passare per Chicago mi riprometto di mandarti i biglietti!” le promise lui felice di potere avere un pretesto per rivederla, pur se sarebbe passato molto tempo.
“Oh grazie è un pensiero gentile.” disse lei notando che il ballo era terminato.
Non avrebbe voluto sciogliere quell’abbraccio ma non avrebbe mai avuto l’ardire di chiedergli un altro ballo.
“Ti ringrazio per aver danzato con me Candice.”
“Ah siamo già passati a darci del tu Terence?” disse la voce impertinente e inopportuna di Karen che proveniva da dietro le sue spalle.
“Karen cosa c’è di male? Siamo coetanei e mi sembrava esagerato darsi del lei!” disse lui trattenendosi dal dirle ciò che avrebbe voluto. Era mai possibile che Karen dovesse arrivare sempre al momento sbagliato e con le uscite peggiori?
“Beh allora che si fa?” chiese Karen che evidentemente era stufa della festa.
“Se non vi spiace io preferirei tornare a casa, sono molto stanca.” disse Candice e le sue parole colpirono Terence come un fendente. Non poteva andarsene, voleva passare altro tempo con lei.
Lei avrebbe voluto poter spendere altro tempo con Terence, ma non quella sera. Era stanca e provata a causa di tutte le emozioni contrastanti che si erano impadronite del suo cuore e temeva di  dire o fare qualcosa di inappropriato.
“Bene allora andiamo. Annie ti spiace?”
“Oh no Albert, va bene anche per me, è stata una giornata impegnativa comunque.”
“Terence se non hai impegni, vuoi venire a bere un tè con un vecchio amico?” disse Albert, un buon pretesto per invitarlo presso la loro residenza e per poter parlare tranquillamente.
“Posso chiedervi se vi andrebbe di cenare con me domani sera? Avrei piacere di rivedervi, e se vi va potreste tornare a teatro, potrei riservarvi i posti sulla mia balconata!”
“Con piacere Karen!” disse Albert entusiasta di quella proposta.
Avrebbe voluto invitarla lui a cena, se avesse potuto, ma aveva preferito dare la precedenza alla questione di Candy.
 “Se per voi va bene? Che ne dite?” aggiunse poi Albert chiedendo a Candy ed Annie.
“Terence sarai dei nostri ovviamente?” disse Karen.
“Volentieri!” rispose lui, sperando che Candy ed Annie accettassero.
“Allora?” chiese Karen impaziente.
“Per me va bene, e per te Candy?” chiese Annie che aveva capito che sarebbe stata un’ulteriore occasione per Terence per passare tempo con la sua amica.
“Ok!” disse lei.
 
Il giorno seguente lo avrebbe rivisto!!!
Era felice di non dovere rinunciare così presto alle sensazioni che la presenza di quel ragazzo le suscitava, quel senso di pace e di tranquillità, quel senso di appartenenza. Voleva comprendere il perché di quelle bizzarre emozioni.
 
“A domani allora!” disse Karen salutandoli.
Aveva sperato in un invito da parte di Albert ma poi aveva capito che quest’ultimo necessitava di parlare con Terence e di spiegargli cosa fosse accaduto a Candice, motivo per cui non si era fatta scoraggiare e aveva deciso di invitarli a cena.
 
 Terence, contento dell’opportunità datagli dalla collega, annotò mentalmente che avrebbe dovuto ringraziarla: gli aveva offerto la possibilità di rivedere Candy su un piatto d’argento.
 
“Candice verresti in auto con me? Non conosco la strada per arrivare da voi e non conosco Chicago non vorrei perdermi!” Terence inventò una banale scusa per passare del tempo da solo con lei.
“Sì Candy , ha ragione. Se potessi dargli le indicazioni te ne sarei grato. Ci vedremo a breve a casa!”  disse Albert per spingerla ad accompagnare il giovane attore.
“Come preferite!” disse lei seguendo Terence verso la sua auto.
“L’aria si è rinfrescata!” disse lui notando con piacere che nuovamente e stranamente non ci fosse nessuno fotografo nei paraggi.
“Decisamente. Avrei dovuto indossare una giacca più pesante!” disse le rabbrividendo per il freddo.
Lui si tolse la sciarpa, si fermò davanti a lei, gliela appoggiò sulle spalle.
Lei lo guardò, incuriosita da quel gesto così gentile.
“Grazie.” gli disse poi avvolgendosi la sciarpa attorno al collo e inspirando profondamente il buon profumo di lui.
Per un momento, una frazione di secondo, un’immagine indefinita le corse davanti agli occhi, ma fu talmente fugace che non riuscì nemmeno ad afferrare di cosa si trattasse.
“C’è qualcosa che non va?” chiese lui che aveva notato un momento di assenza nel suo sguardo e che lei era rimasta immobile in mezzo alla strada.
“Il tuo profumo …” disse lei, mentre lui la prendeva gentilmente per il braccio e la portava verso il marciapiedi.
“Il mio profumo?” chiese lui confuso.
“ Ho … ho … ho inspirato il profumo della sciarpa e … ho avuto un flash, non so, è stato talmente veloce che non saprei dire nemmeno cosa ho visto …” disse lei incespicando a causa dell’emozione.
“Potresti avere ricordato qualcosa?” chiese lui emozionato. Era bastato il suo profumo a smuovere dentro di lei ciò che un anno di terapia e le cure affettuose della sua famiglia non erano riusciti a smuovere.
“Non saprei, forse … “
“Vieni, riprendiamo a camminare, a breve saremo in macchina.” disse lui.
Non sapeva cosa dirle, ed era inutile porle domande a cui lei non avrebbe potuto rispondere.
Le aprì la portiera, la fece salire, e si sedette al posto del guidatore.
Lei era ancora frastornata e lui rimase in silenzio, non voleva turbarla oltre.
 “Scusami Candice ma avrei bisogno che mi indicassi la strada da precorrere.”
“Certo scusami tu.”
Dopo una breve pausa aggiunse “Terence posso chiederti un favore? Potresti non fare parola con nessuno di quanto accaduto? Non voglio che gli altri si creino aspettative che potrei disattendere: sono tutti molto preoccupati per me, e ne sento il peso.”
“Certo Candice, farò come mi chiedi!” fu la sua risposta.
Mentre lei gli forniva le indicazioni, lui cercò di deviare il discorso su un argomento diverso nel tentativo di distrarla.
“E’ stata una bella festa vero?”
“Tu devi esserci abituato. Per quanto mi riguarda era molto che non partecipavo ad un party.”
“Ti sbagli anche io non sono un frequentatore di feste. Vi prendo parte solo quando sono obbligato.  Non amo i bagni di folla, ma penso di averti dato l’impressione sbagliata se dici questo.”
“ No, pensavo solo che un attore famoso come te fosse abituato a feste, cene, scandali e ad essere sempre nell’occhio del ciclone.”
“Ti meraviglieresti se ti dicessi che per me non è cosi? Sono stato definito l’attore più asociale del secolo!” disse lui ridendo.
“Mi prendi in giro?”
“No, e perché dovrei!? Ti ho detto che non partecipo alle feste mondane!” le rispose lui.
Lei pensò che probabilmente Terence stesse soffrendo terribilmente per la perdita della moglie, di cui Albert le aveva accennato durante il tragitto in auto, anche se a vederlo non pareva sentirne molto la mancanza.
Ma chi era lei per giudicarlo?
A guardarlo bene sembrava una persona che nel corso della vita aveva sofferto, e anche parecchio, anche se alla festa di quella sera aveva ballato e si era comportato come una qualsiasi persona a cui la vita avesse sempre sorriso.
“Scusami, so che tua moglie è morta da poco, devi soffrire molto, perdonami.”
“Moglie? Non era mia moglie!” rispose lui irritato.
Lei non capì la sua reazione. Cosa aveva detto di male?
“Scusami non volevo impicciarmi di cose che non mi riguardano.”
“No scusami tu, sono stato brusco e non avrei dovuto.
Comunque non era mia moglie, non ci siamo masi sposati.” disse lui evitando di nominare Susanna.
Se non fosse stato per le indicazioni stradali con cui lei continuava a suggerirgli la strada, il resto del viaggio si sarebbe svolto in un pesante e palpabile silenzio.
 “Eccoci quella è casa nostra!” disse lei indicandogli la loro residenza.
Lui parcheggiò l’auto e poi l’aiutò a scendere.
 Albert ed Annie li avevano preceduti e li aspettavano in salotto.
“Ragazze buona notte, io mi fermo a fare due chiacchiere con Terence.” le salutò Albert.
Candy ed Annie salutarono i due uomini e ciascuna si recò presso la propria stanza.
Solo quando Candy mise piede nella propria camera e si tolse il cappotto, si rese conto di avere ancora indosso la sua sciarpa. Fu tentata di portargliela, ma poi ebbe una idea migliore.
“Dormirò con questa bella sciarpa chissà che non mi aiuti a ricordare qualcos’altro! Potrò comunque restituirtela domani Terence!” pensò ad alta voce.
Era stata una strana giornata. Un anno di vani sforzi per ricordare e in meno di poche ore, grazie a quel ragazzo, aveva recuperato un frammento della sua memoria. Non sapeva cosa avesse visto ma era sicura che si trattasse di un ricordo.
Si chiese se potesse essere una coincidenza o se Terence le fosse stato inviato dal destino.
Non vedeva l’ora di rivederlo per verificare se grazie a lui poteva ricordare altro.
Faticò ad addormentarsi quella sera: era troppo emozionata e curiosa, curiosa di capire come mai quell’indecifrabile ragazzo avesse quell’effetto su di lei.
 
“Ora che le ragazze sono andate a dormire, credo di doverti delle spiegazioni.” cominciò Albert a bassa voce, voleva evitare di essere sentito.
“Però rima fammi preparare del tè, tornerò a breve.”
“Posso fare a meno del tè.” disse Terence che fremeva per ricevere delle risposte.
Albert non lo ascoltò e si recò in cucina. Quando tornò con due tazze fumanti di tè, Terence stava camminando nervosamente su e giù per il salotto.
Aveva ripensato a quanto successo quella sera e non poteva non pensare che fosse stata una giornata inverosimile ma indimenticabile.
 
“Vieni accomodiamoci! E se non hai perso il vizio,e vuoi fumare una sigaretta, fa’ pure!” suggerì Albert sapendo quanto Terence trovasse rilassante poter fumare.
“Ti ringrazio.” rispose l’amico tirando fuori il pacchetto e accendendone una.
“Non so da dove cominciare. Annie ti avrà accennato che Candy è stata investita.
E’ stata in coma per qualche mese e quando finalmente si è risvegliata non ricordava assolutamente nulla, ma penso che tu te ne sia accorto.
Abbiamo cominciato una terapia riabilitativa durante la quale il dottore cerca di stimolare la sua mente a ricordare ma fino ad oggi non ci sono stati risultati.”
“Fino ad oggi.” disse Terence fra sé e sé ripensando all’episodio della sciarpa.
“ Perché non mi hai informato Albert? Non dirmi che pensavi che non l’amassi più perché, per quanto non te lo abbia mai specificato nelle mie lettere, sono certo che tu abbia letto fra le righe.”
“Terence so di doverti delle spiegazioni e forse di doverti chiedere scusa.
Quando Candy è tornata da Chicago era a pezzi, i suoi sogni erano andati in frantumi, non sai quanto ci ha impiegato per guadagnare una parvenza di normalità e tornare a vivere, o forse dovrei dire a fare finta di.
Quando è avvenuto l’incidente tu eri impegnato con Susanna e abbiamo pensato che sarebbe stato meglio non raccontarle di voi.
Per altro, chi a parte te le avrebbe potuto raccontare qualcosa? La vostra storia è sempre stata una cosa privata, nessuno di noi le avrebbe potuto dire molto.
Il dottor Price poi ci ha consigliato di raccontarle, con una certa calma, tutti gli episodi della sua vita e qualsiasi cosa la potesse aiutare a ricordare. Non ti dico come ha reagito quando ha dovuto vivere per la seconda volta la morte dell’amato Anthony. Si è rinchiusa in camera per giorni interi, arrabbiata con sé stessa perché non ricordava.”
“Mi spiace Albert e posso anche capire i motivi della tua decisione, ma mi sarebbe piaciuto avere voce in capitolo. Sarei corso da lei se avessi saputo.” disse lui nervoso ed irritato, oltre che dispiaciuto. Dalla sua gestualità era evidente che stesse cercando di controllare la rabbia che si era impadronita di lui.
“Terence ma mettiti nei miei panni, tu che avresti fatto? Lei soffriva terribilmente per te e io non me la sono sentita di dirle di voi due. Hai visto com’è ora, non è la stessa Candy che conoscevi tu, è stanca, arrabbiata, delusa e chissà che altro.” disse Albert cercando di placare l’animo irrequieto dell’amico.
“E’ sempre e comunque la mia Candy anche se ora non ricorda! Non so se dovrei essere contento o triste per queste tue parole. Dicendomi che soffriva per me mi confermi che forse mi amava ancora, ma allo stesso tempo mi spiace constatare che sia stata male così a lungo. Sai, adesso che non ho più questo vicolo di Susanna, che non ho più nessuna promessa da mantenere … speravo di poter provare a riprendermi ciò che mi è sempre appartenuto, ma in queste condizioni … per altro Annie mi  ha detto che c’è qualcuno nella vita di Candice.”
“ Se alludi a Patrick … beh è un bravo ragazzo Terence, ma per quanto Candy gli sia affezionata , non prova assolutamente nulla di paragonabile a ciò che provava per te. Con Patrick condivide la sfortuna di avere perso la memoria. Si sentono come due anime svuotate della loro essenza e si aiutano e sostengono a vicenda, ma penso di poter affermare che non sia amore ciò che li lega.”
“Comunque sia Albert,  non saprei nemmeno come comportarmi con lei. Per me è stata una serata strana e molto faticosa. Mi ha richiesto uno sforzo sovraumano starle vicino senza poterle dire nulla, senza poterle dire che l’amo, e permettimi di essere sincero ma, beh, è stato frustrante Albert, credimi.” gli confessò Terence nonostante non amasse mettere in piazza i propri sentimenti.
“Lo so ma dovevo sapere se ricordava! E non fraintendermi, ora che tu sei libero, sarei più che felice se ricordasse. Non so nemmeno io come agire, devo chiedere al terapeuta, e mi devi promettere che seguiremo le sue indicazioni. Niente colpi di testa. Ti permetterò di starle accanto e di aiutarla a ricordare ma concorderemo tutto con il dottore.”
“Grazie Albert … anche se dubito di poterle stare vicino … ho ancora un mese di tour e poi solo due settimane di riposo prima di cominciare a provare per il nuovo spettacolo.”
“Bene nelle due settimane di vacanze, se vorrai potrai stare da noi. Con la scusa che è molto tempo che non ci vediamo …”
“E magari con la scusa potresti invitare anche Karen.” disse lui punzecchiandolo.
“Oh Terence, sono un così pessimo attore?”
“Permettimi di essere franco, sì non è proprio nelle tue corde!”
Risero entrambi di cuore, era un bella sensazione. Era così tanto che non ridevano insieme.
“Credo sia meglio che vada. Sono stanco e forse è meglio se riposo un po’! Ci vediamo domani sera, giusto?”
“Certo a domani! Buona notte, ti accompagno alla porta, ok?”
“Ti ringrazio!” e cosi dicendo si avviarono verso l’uscita.
 
Albert si ritirò nella propria camera. Era stata una giornata bizzarra, aveva avuto paura che la situazione potesse precipitare pericolosamente ma poi tutto sommato  la serata era andata come sperato. Candy, all’inizio riluttante nei confronti di Terence, aveva finito per aprirsi con lui e avevano passato una serata diversa. Era da tempo che non pensavano allo svago. Da quando Candy aveva perso la memoria era difficile farla uscire e farla partecipare alle feste mondane, ma quella sera gli era sembrato che si fosse divertita, e lui aveva incontrato una bellissima e intraprendente dama che non vedeva l’ora di rivedere la sera successiva. Era rimasto molto sorpreso dal suo invito a cena e dalla sua idea di invitare anche Terence, era stato un gesto altruistico.
Perso fra le sue fantasticherie si addormentò sperando che arrivasse presto l’ora di recarsi nuovamente a teatro.
 
 
Terence guidò verso l’hotel.
Si sentiva felice in cuor suo, era stata una giornata decisamente fuori dal comune, mai e poi mai si sarebbe aspettato di rivedere Candy, peraltro non così, ma tutto sommato era grato al destino per averla rimessa sulla sua strada.
Era stato bello poterla stringere fra le proprie braccia, poter stare qualche minuto da solo con lei in auto, poterle adagiare la propria sciarpa sulle spalle.
Era stato sgarbato con lei per la storia di Susanna ma le aveva chiesto scusa e lei non sembrava essersela presa.
Doveva ringraziare Karen per l’idea della cena, non avrebbe saputo come invitare Candy senza sembrare interessato o sfacciato.
Rimaneva da risolvere il problema di come comportarsi con lei, ma per il momento avrebbe agito come concordato con Albert, fino a quando non avessero avuto il parere del terapeuta.
Arrivato in hotel si diresse speditamente verso la propria camera e cercò di dormire.
L’emozione, la sorpresa, lo stress e la stanchezza ebbero la meglio su di lui e in breve tempo si assopì.
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Candy Candy / Vai alla pagina dell'autore: Fanelia