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Autore: _ayachan_    29/11/2007    12 recensioni
Naruto e Sakura: il giardino dell’Eden; i fratelli Uchiha: il serpente e la mela… Il peccato originale: il tradimento.
"Tutto ciò che credevo sicuro, si sgretolerà tra le mie mani...
Il mio passato, il mio presente, e il mio futuro...
Chi sono io?
Naruto o Kyuubi?"

[Pairing: cambieranno in corso d'opera, anche drasticamente! Threesome, in ogni caso. Molte]
Genere: Romantico, Drammatico, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'eroe della profezia' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Naruto-24

Capitolo ventiquattresimo

La teoria dell’harem




«Hinata, vieni. Dobbiamo parlare»
Hiashi Hyuuga placcò la sua primogenita mentre cercava di attraversare il corridoio senza fare il minimo rumore. Lei, vedendosi scoperta, trasalì.
«M-Mi dispiace, padre...» disse in fretta. «Ma il mio gruppo ha una missione e sono già in ritardo»
Prima che Hiashi si riprendesse dallo shock emotivo di vedersi contraddetto, Hinata sgusciò via rapida.
Mentre correva leggera sul parquet della residenza principale del clan, il suo cuore batteva veloce nel petto.
Perché ultimamente sapeva con terribile chiarezza di cosa la gente voleva parlarle?
E perché era sempre lo stesso argomento?


Un’altra settimana era trascorsa da che Haruka, Naruto e Sakura avevano portato in salvo Kakashi.
Si era ormai alla fine di giugno, e il jonin dai capelli d'argento si era ripreso in fretta, dopo essere tornato alla Foglia. Le cure di Shizune e un paio di giorni in ospedale lo avevano rimesso completamente a nuovo. I medici che lo avevano visitato si erano complimentati con lui per il tonico da guerra che aveva ingerito, sostenendo che fosse uno dei migliori che avessero mai visto.
E lui, si era trovato all’improvviso al centro di mille attenzioni femminili.
Shizune.
Rin.
Ayane del ramen Ichiraku – con cui aveva parlato sì e no tre volte in vita sua.
Anko – Anko!
E Haruka, naturalmente.
L’unica che non fosse venuta a trovarlo con un gigantesco mazzo di fiori in mano e un sorriso standard stampato sulle labbra – oltre a Haruka, che non si sarebbe mai sognata di presentarsi così – era Kurenai... La quale però non aveva perso occasione per fargli notare che era sommerso dalle rose – rose! – e che non avrebbe dovuto comprare frutta per i prossimi dieci anni.
Era abbastanza irritante... soprattutto quando si presentava con Asuma e Tobi, il loro terribile figlio in piena ‘età dei perché’.
Ma finalmente anche quella tortura era finita, e Kakashi aveva potuto tornare nel suo confortevole appartamento. Sommerso dalla polvere.
Mentre faceva le pulizie, si chiese come l’avrebbero presa le sue ammiratrici dell’ultim’ora vedendolo in quelle condizioni... e si trovò a rispondersi che probabilmente lo avrebbero trovato ‘tenero’.
Rabbrividì.
Doveva vedere Jiraya, e chiedere consiglio... ormai i libri della Pomiciata non bastavano più.

La situazione per quanto riguardava Sasuke era rimasta invariata.
Naruto andava di nascosto a trovarlo tutti i giorni e, se per entrare nella sua prigione doveva ricorrere a Kyuubi, non aveva il minimo scrupolo a farlo.
D’altronde doveva fare qualcosa per quel suo sciocco fratello. Non poteva permettere che si lasciasse morire così...
...Anche perché, di riflesso, se Sasuke stava male, Sakura stava male. E se Sakura stava male, lui stava male. Se poi sia Sakura che Sasuke stavano male, lui andava in crisi.
Senza contare che ultimamente c’era una cosa che preoccupava profondamente Naruto, riguardo a Sasuke: il sigillo maledetto impresso da Orochimaru sul suo corpo.
Sembrava che ultimamente desse problemi all’Uchiha – e anche alle guardie che lo sorvegliavano: si attivava senza preavviso, era instabile, doloroso... era come se Sasuke ne avesse perso il controllo. Probabilmente ciò era dovuto alla sua crescente debolezza, a sua volta provocata dal suo fermo rifiuto di ingoiare qualsiasi tipo di alimento... Ma era comunque un’altra fonte di preoccupazione.
Di ritorno da una missione in solitaria, dopo aver consegnato il bottino all’Ufficio per lo smistamento delle missioni, Naruto decise di fermarsi nel parco della zona sud del villaggio, seduto su una panchina.
Poco più di due settimane prima, in quello stesso luogo, Gaara si era presentato convinto di essere stato invitato a una festa.
Una festa... sicuramente il pensiero di farla ora era ridicolo. Anzi, no: esilarante.
Naruto rise, di una risata amara e dura, e una bambina che stava giocando con la palla lo guardò spaventata. Lui si passò una mano tra i capelli, senza accorgersi che quella scappava via veloce.
Mi sembra di notare che le cose non stiano andando tanto bene...
Eccola. Ogni volta che qualcosa non era come a lui sarebbe piaciuto, Kyuubi era lì, a farglielo gentilmente notare.
Non è il momento” replicò irritato.
Lo è mai?” domandò la volpe, divertita. “Tu non vuoi mai sentire la verità, ragazzino. Non ti piace accorgerti che tutto ciò che fai viene ricambiato a pesci in faccia. Non ti piace che io ti faccia notare come tutte le persone che ti circondano si servono di te... Non c’è Sasuke, allora va bene Naruto; la ragazzina e il tuo maestro la pensano così, lo sai. Non c’è il quarto Hokage, allora va bene Naruto; la vecchia e il tizio con i capelli bianchi la pensano così, sai anche questo. Ma sei sempre la seconda scelta. Ironicamente, chi ti voleva davvero perché sei tu era quel bastardo di Madara. Sei ricercato solo quando vogliono ucciderti
«Stai zitta!» gridò Naruto, a voce alta.
Kyuubi si ritrasse nelle profondità della sua coscienza, mormorando piano, e molte teste si voltarono nella sua direzione. Occhi inquieti. Madri preoccupate.
Cosa mi sta succedendo?” si chiese Naruto, alzandosi dalla panchina e passandosi una mano sul viso.
Ascoltare le parole della volpe era stata una tortura più piacevole di quanto avrebbe mai immaginato... perché? Perché si faceva del male?
Si allontanò dal parchetto, confuso. Mille idee si agitavano nella sua testa, pensieri l’uno meno piacevole dell’altro.
Lui aveva salvato innumerevoli volte Sakura e Sasuke. E anche il maestro Kakashi, la settimana prima. Perché erano suoi compagni. Perché avrebbero fatto lo stesso per lui!
Ah, davvero? Sasuke avrebbe fatto lo stesso per te? E quante volte te lo ha dimostrato?
Quello non contava! Sasuke era ossessionato da Itachi, ma se così non fosse stato...
Ti ha affondato una mano nel cuore. Ti ha ucciso!
Non lo ha fatto apposta!
Non è un genere di errore che si sistema con un ‘non lo ha fatto apposta’...
Basta! Ma che diavolo sei, tu?!
La voce nella sua mente tacque, e tutto fu silenzio.
Naruto si fermò, in mezzo alla strada.
Ottimo. Stava impazzendo.
Non bastava la volpe, no, ci voleva anche la schizofrenia.
All’improvviso sentiva una gran voglia di buttarsi su una bottiglia di sakè, come il maestro Jiraya.
Ma sentì che qualcuno lo osservava.
Alzò lo sguardo, alla ricerca degli occhi puntati sui suoi, e, oltre un muro, vide spuntare la testa di Hinata. Quando lei si accorse di essere stata scoperta, si ritrasse frettolosamente.
Ah! Mi ha visto!” pensò arrossendo, e si appiattì contro la parete.
«Hinata? Che ci fai qui?» le chiese Naruto, spuntando alla sua sinistra.
Lei trasalì, e per poco non svenne – per quella che sarebbe stata l’ennesima volta.
«I-I-Io...» balbettò, senza sapere come continuare.
Io sono scappata dalla mia casa e da mio padre inventandomi una missione che non esiste, perché sono tanto stupida da non riuscire a smettere di pensare a te, e ho il terrore di sentire qualcuno farmi proposte sentimentali.
No. Non era un’opzione di risposta.
«I-Io... ero in giro...» sintetizzò dopo un lungo istante, con un sorriso tiratissimo.
«Ah. Il tuo gruppo non ha missioni?» domandò Naruto, perplesso.
«E’ il nostro giorno di riposo...» mormorò lei, vagamente delusa.
Non la considerava se non era insieme a Kiba e Shino?
«E perché sei in giro da sola?»
«Ehm...»
Che domanda del cavolo!” si riproverò lui, vedendola in difficoltà. “Tatto zero!”
«Senti, ti va un ramen?» le propose, senza quasi rendersene conto.
«C-Cosa?» balbettò lei spalancando gli occhi candidi. «I-Io e t-te?»
«Ehm... non vedo altra gente attorno a noi»
E questa volta sì che Hinata svenne.

«Ah, è elementare» commentò Jiraya con l’aria di chi la sa lunga. «La teoria dell’harem»
Kakashi gli lanciò uno sguardo smarrito.
«Cioè?» chiese, senza aver capito nulla.
«Vedi... le donne sono animali complessi» borbottò il sannin, versandosi un goccio di sakè dalla bottiglia che il jonin gli aveva portato in regalo. «Spesso incomprensibili» buttò giù il sorso. «Io ho passato la mia intera vita a studiarle, e ancora non capisco i complicati meccanismi che regolano i loro rapporti sociali. Per esempio, perché un giorno si strappano i capelli e quello dopo si fanno i complimenti per la manicure? E quale scopo avrebbe l’emarginazione sociale? A una basta cambiare gruppo, no? No. Perché per loro un gruppo è una specie di marchio indelebile... E, naturalmente, ci sono anche i rapporti con gli uomini. I ‘te lo lascio – me lo lasci – è mio di diritto – lo amo più di te’ che per me non hanno alcun senso: sono di tutte, se volete! E’ all’interno di questa branca della sociologia femminile che si inserisce la teoria dell’harem»
Kakashi corrugò la fronte, impegnandosi a non perdere nemmeno una parola.
«Vedi, l’uomo tendenzialmente è davvero di tutte» spiegò Jiraya, disegnando sul tavolo, con poche gocce di sakè, uno schema elementare. Al momento vedeva un puntino centrale e tanti altri intorno. «Ma loro restano alla stessa distanza, così... se non che l’uomo ha bisogno di contatto fisico. E allora se ne sceglie una» tracciò una freccia, che congiungeva il puntino centrale a uno di quelli che lo circondavano. «Ma è in questo momento che scatta il meccanismo dell’harem! Tutte, all’improvviso, partono alla carica per conquistare l’uomo!» colto da una sorta di raptus creativo, Jiraya delineò un’infinità di frecce, tutte che miravano dritte verso il punto al centro. «Ed è il caos più completo!» con una mano, cancellò tutto il disegno; sollevò gli occhi, leggermente appannati, su Kakashi. «Hai capito?»
«Ehm... dove sta l’harem in tutto questo?»
«Qui!» esasperato, il sannin batté una manata sul suo disegno rovinato. «Finché ogni donna è equidistante dall’uomo, va tutto bene, nessuna chiede di più! Ma quando lui inizia ad avere una favorita, l’harem insorge! Una donna che infrange la regola dell’harem non verrà mai perdonata dalle altre!»
«Aspetti... ma chi ha fatto il primo passo, nel mio caso?»
«La figlia dei Muto, ovvio»
«Oh. Ma c’è qualcosa d’altro che non quadra: io non ho mai avuto un harem»

«No, tu non te ne sei mai accorto, che è diverso» Jiraya agitò un dito sotto il naso di Kakashi. «Sei un ninja in gamba, e con quella maschera hai fatto centro: il mistero è la chiave del fascino. Ma sei sempre così impegnato con le missioni, o tieni il naso sui miei libri – che, per carità, sono la lettura migliore che potrei mai consigliarti... Non hai passato molto tempo a guardarti intorno, eh? E gli appuntamenti ti sono piovuti dal cielo. Ti sei mai chiesto perché non hai ancora sposato nessuna, oltre all’ovvio motivo che per metà del tuo tempo non ci sei con la testa e/o con il corpo? Te lo dico io» si sporse sul tavolo, in tono cospiratorio. «Perché il resto dell’harem ha fatto fuori le traditrici!»
Kakashi rabbrividì involontariamente.
«Non starà esagerando...?» chiese alla fine, con un sospiro scettico. «In fondo le donne sono esseri umani come tutti... non riesco a credere che siano i mostri che lei mi descrive»
Jiraya ghignò, tornando a sedersi normalmente.
«Sei ancora giovane Kakashi... te ne accorgerai, con il tempo... te ne accorgerai...»
A dire il vero... a Kakashi non ci volle poi molto per accorgersene.
Bastarono più o meno due settimane, e la lotta attorno a lui divampò feroce.

Il pettegolezzo è la macchina più veloce e più diabolica che mente umana abbia mai concepito.
Viaggia all’incirca alla velocità della luce, vola da un capo all’altro del mondo, supera ostacoli e barriere, si libra nel vento e raggiunge anche le località più remote e impenetrabili... è la vera arma definitiva.
E fu per questo che, nel giro di neanche mezzora, tutti quelli che dovevano sapere seppero: Hinata e Naruto erano a pranzo insieme.
La notizia poteva rivelarsi sconvolgente per due motivi diversi: o Naruto stava cornificando Sakura, il che avrebbe significato gettare al vento dieci anni di sproloqui riguardanti il suo amore per lei, o Hinata aveva finalmente trovato il fegato per dichiararsi, e in quel caso la reazione di Hiashi Hyuuga avrebbe fatto tremare Konoha.
In ogni caso, non era uno spettacolo che ci si poteva permettere di perdere.
I protagonisti dello show non se ne rendevano conto... ma se avessero prestato un briciolo di attenzione a ciò che accadeva attorno a loro, avrebbero scoperto un affollato movimento dietro gli angoli e sui tetti.
Da Tenten, che aveva costretto due recalcitranti Neji e Rock Lee a seguirla, alle ragazze più grandi che non perdevano mai l’occasione di spettegolare, passando per i ragazzini che avevano eletto Naruto a loro mito e cercavano di carpirgli qualche segreto, guidati da Konohamaru; tutti aspettavano soltanto che succedesse qualcosa degno di nota.
Neji, la pecora nera, si rifiutava di guardare.
Meno avesse avuto a che fare con Hinata, meno Hiashi avrebbe iniziato a combinargli matrimoni.
Eppure nulla succedeva.
Sì, Hinata aveva fatto cadere le bacchette almeno cinque volte, rovesciato una ciotola di ramen, rischiato di cadere dallo sgabello e si era impigliata nella tendina con l’insegna della bancarella, ma oltre al tremito persistente non faceva nulla. Nemmeno parlava.
Naruto, accanto a lei, le lanciava occhiate perplesse.
Aveva la strana sensazione che lei fosse... a disagio.
Da quando metteva a disagio le persone? Lui?
Tu non c’entri niente, vero?” si trovò a chiedere a Kyuubi, in automatico.
L’unica risposta che ottenne fu una risata gorgogliante. Chissà perché, ebbe la netta sensazione che la volpe scuotesse la testa.
Il che non risolveva i suoi problemi.
Aveva invitato a pranzo Hinata perché l’aveva vista in difficoltà; ma se così facendo la metteva in crisi, allora c’era una falla nel suo piano.
Io non capisco questa ragazza!” arrivò a gridare dentro di sé. “Tutte le altre sono mille volte più comprensibili! Sakura, Ino, Tenten... persino Temari!”
Hinata, lì accanto, si arrovellava da quasi mezzora nella disperata ricerca di un argomento di conversazione intelligente. Purtroppo per lei, scoprì di avere la mente completamente vuota, cava, deserta, riecheggiante. Non riusciva a trovare nemmeno un barlume di arguzia residua, uno qualsiasi dei mille argomenti che le avevano fatto studiare a lezione di etichetta, una barzelletta del cavolo che aveva sentito da Kiba. Niente di niente.
Era vicina alle lacrime. E il suo ramen era praticamente freddo.
Penserà che sono una sciocca” si disse, disperata. “Me ne sto qui da mezzora, senza aprire bocca, e ho stroncato tutti i suoi tentativi di conversazione rispondendo a monosillabi! Accidenti, ma in tutto questo tempo non ho imparato niente? Non ho acquisito un po’ di sicurezza anche come persona, oltre che come ninja?”
«N-Naruto...» mormorò con un filo di voce, e lui, com’era ovvio, non la sentì.
Hinata avvampò, rifugiandosi nella sua ciotola di ramen.
Terribile. Era stato solo un tentativo sparuto, ma aveva rischiato di farla svenire di nuovo.
Con suo profondo orrore, sentì le bacchette di Naruto tintinnare sul fondo della ciotola.
«Beh... io sono pieno» disse lui, esitante e al tempo stesso desideroso di concludere in fretta quella parentesi imbarazzante. «Tu... ehm... vuoi che resto con te finché non hai finito?»
Complimenti Naruto, questo sì che è tatto!” si maledisse subito dopo aver parlato. Con la coda dell’occhio individuò il proprietario del banco, che cercava di indicargli che si era appena suicidato socialmente.
«N-No!» scattò Hinata, rischiando di rovesciare ancora la ciotola. «N-Non devi restare per forza! Se... Se hai altro da fare... p-puoi andare»
Involontariamente, i suoi occhi lo supplicarono di rimanere.
Lui sembrò captare qualcosa... ma non era mai stato bravo in quel genere di faccende.
Se lei diceva che poteva andare, allora doveva essere così. Se lo avesse voluto lì lo avrebbe fermato, no?
«Sicura?» chiese, per esserne certo.
Hinata esitò, e poi annuì.
Stupida che non sono altro!”
«Allora... beh, ci vediamo!» salutò lui, sfoggiando un sorriso poco convinto.
Lei replicò con una smorfia più triste che felice, e rimase a guardarlo mentre pagava per entrambi e poi se ne andava.
Quando svoltò dietro l’angolo, a lei venne in mente che non avrebbe dovuto lasciarlo pagare.
Sono davvero una maledetta stupida...

Kiba, abbarbicato sul tetto di un palazzo che dava sul ramen Ichiraku, fremeva di rabbia.
Quell’idiota!” rabbioso, colpì le tegole con un pugno. Akamaru, accanto a lui, uggiolò. “Come può non accorgersi di niente?! E’ chiaro anche a un cieco che lei vede solo lui! E lui perde tempo dietro a Sakura, che lo sanno tutti che pensa ancora a Sasuke! Dio, che voglia di prenderlo per il collo e attaccarlo a un muro!”
Pensava, pensava... ma in realtà non voleva davvero che Naruto sapesse dei sentimenti di Hinata. Non era masochista fino a quel punto.
E tuttavia soffriva nel vederla star male, come era ovvio. Provava un vero dolore fisico, una fitta allo stomaco che gli faceva desiderare di spaccare tutto.
Avrebbe voluto essere lui a renderla felice.
Avrebbe voluto prendere il posto di Naruto nel suo cuore.
Forse doveva prenderla a quattr’occhi e parlarle...


Piangere era facile, in fin dei conti.
Bastava rannicchiarsi in un angolo, chiudere gli occhi, e sfogarsi.
Lasciar uscire tutta la rabbia, l’amarezza, la solitudine... stringere le braccia al petto e soffocare i singhiozzi nel cuscino.
Dopo passava tutto, o quasi.
Ma quel giorno non era destino che la lasciassero piangere in pace: un pugno leggero picchiò piano alla sua porta.
«Madamigella Hinata, padron Hiashi desidera parlarvi»
Una voce cortese. Cortese e fredda. Indifferente.
Hinata si sollevò dal cuscino e asciugò in fretta le lacrime che le rigavano il viso.
«A-Arrivo!» balbettò, frugando nel comodino alla ricerca di un collirio. «Un attimo!»
Fu in piedi in un istante, sul pavimento di legno chiaro, e attraversò la grande stanza fino allo specchio che copriva buona parte di una parete.
Ahh, quant’era sciupata. Bianca come i mobili della sua stanza, pallida come la luce che attraversava la carta di riso.
Applicò il collirio in fretta, operazione abituale, e si massaggiò le palpebre per qualche secondo. Quando riaprì gli occhi, era come se non avesse mai pianto. Quel preparato era davvero miracoloso.
Con una stretta allo stomaco, ragionò solo in quel momento sulla convocazione da parte di suo padre; quando lo aveva evitato, quella mattina, si era creduta in gamba e fortunata. Ora la sua vanità si scontrava con la dura realtà, quella realtà cruda che prevedeva che lui fosse il capo, e che chiunque abitava nella sua casa fosse tenuto ad obbedirgli.
Ma in quel momento non l’aveva neanche, la forza per opporsi.
Raggiunse la porta della stanza e aprì, trovandosi davanti una cameriera come tutte le altre. Quella chinò il capo rispettosamente, e la accompagnò lungo gli infiniti corridoi che separavano le stanze della famiglia da quelle pubbliche.
Con lo spirito di un condannato a morte, lei la seguì a bocca chiusa.
Non sapeva nemmeno come fosse arrivata da suo padre, alla fine. A un certo punto, semplicemente, si trovò in una stanza con lui, inginocchiata davanti alla sua rigida persona.
«Oggi il tuo gruppo non aveva nessuna missione» esordì Hiashi, secco.
«Perdonatemi, padre...» mormorò lei, gli occhi bassi. «Mi ero sbagliata»
Lui assottigliò gli occhi candidi. «Eppure hai trascorso tutta la mattinata e parte del pomeriggio fuori. Mi sono giunte strane voci circa il tuo pranzo...»
Hinata si irrigidì.

«Naruto Uzumaki non è una buona compagnia» decretò il capoclan degli Hyuuga, in tono definitivo. «Non si sa chi siano i suoi genitori, è uno scapestrato, ed è... pericoloso. Non è persona che tu possa frequentare serenamente»
Lei rimase assolutamente immobile, senza quasi respirare.
«Non dovrai più avere contatti con lui, o con chi ha a che fare con lui. Mi riferisco ai membri del suo gruppo e ai suoi amici, naturalmente. Tu sei una Hyuuga, e gli Hyuuga occupano un livello superiore all’interno del villaggio... mi auguro che questo ti sia chiaro»
«Sì, padre» rispose lei meccanicamente, stringendo i pugni. «Ma...»
«Inoltre» la interruppe lui. «Ormai hai raggiunto l’età giusta per iniziare a pensare al matrimonio»
Hinata alzò la testa di scatto, gli occhi spalancati.
«Sei la primogenita, colei che erediterà tutto» proseguì Hiashi, impassibile. «Dovrai avere al tuo fianco una persona meritevole, che possa affiancarti e guidarti nella gestione del clan...»
«Io non voglio sposarmi!» sfuggì a Hinata, con voce angosciata.
«Come?» ribatté suo padre, accigliandosi.
Lei si affrettò a riabbassare lo sguardo. «I-Io penso...» mormorò, tremando. «Penso di essere troppo giovane... ci sono a-ancora tante cose che non so... devo... devo migliorare...»
«Avrai tempo di migliorare in seguito» la interruppe lui, di nuovo. «Ora è prioritario che venga scelto l’uomo che starà al tuo fianco»
«Ma padre...!»

«Non ne farò mistero: ho pensato a tuo cugino Neji, sebbene faccia parte della casata cadetta... ritengo che possieda tutte le qualità per guidare il clan con consapevolezza, e...»
...A quanto pare lui non aveva la benché minima intenzione di ascoltare ciò che lei aveva da dire.
Hinata riabbassò il capo, sentendo le lacrime che premevano ancora per uscire dai suoi occhi.
Quando avrebbe trovato il coraggio di gridare ciò che pensava?
A suo padre, a Naruto, a Kiba... quando sarebbe stata abbastanza forte da parlare?
Chiuse gli occhi, serrando le palpebre sul pianto imminente, e affondò le unghie nel palmo della mano.
Sono debole” pensò, in un istante di lucida chiarezza.
«Perdonatemi, mi sento poco bene...» disse in fretta, con voce tremante, e, portando una mano alla bocca, si alzò in piedi.
«Che succede? Dove vai?» le chiese Hiashi accigliandosi.
«Perdonatemi...» ripeté lei, ignorando le sue domande, e aprì la porta scorrevole della stanza.
Corse via, lungo il corridoio, con l’angosciante sensazione di trovarsi all’interno di un labirinto senza uscita...
...Perché all’improvviso tutti si interessavano a lei?
Tutti... tranne l’unica persona che a lei interessasse davvero...

Non poteva saperlo, ma in quel momento Kiba si aggirava attorno alla residenza principale con aria nervosa, ponendosi come l’ennesimo elemento che la accerchiava, togliendole l’aria e ogni possibile via di fuga.
Jiraya non lo avrebbe mai ammesso, ma la teoria dell’harem, in quel particolare caso, poteva benissimo essere applicata anche agli uomini.


«...difficilmente gestibile. Le sue condizioni di salute peggiorano, non mangia, risente della lunga reclusione, e il sigillo reagisce in maniera imprevedibile. Forse dovremmo spostarlo»
Il ninja terminò il suo resoconto in maniera insolita, ovvero con un suggerimento.
Gli anziani del consiglio gli scoccarono un’occhiataccia per la sua audacia.
Non sapevano che il poveretto, da giorni ormai, sopportava le minacce di Kyuubi senza aprire bocca. Non sapevano che il suo pallore non era dovuto ai turni di guardia, ma al terrore di un paio di occhi tendenti al viola...
«Smidollato...» mormorò qualcuno, scuotendo la testa.
Tsunade, a capo tavola, assottigliò gli occhi castani posandoli su Danzo.
«Spostarlo? E dove?» chiese uno degli anziani, laconico. «Il luogo in cui è rinchiuso ora è l’unico che non sia noto a nessuno, noi esclusi»
Come no” pensò il ninja amaramente, reprimendo un brivido.
«Ma forse...» iniziò Danzo, alzandosi in piedi. «...se lo collocassimo in una prigione regolare, sottoposto a sorveglianza strettissima e con una piccola finestra per risollevargli l’umore... potremmo anche evitare che si lasci morire senza parlare. E’ pur sempre un membro della nobile casata degli Uchiha, un elemento importante per il villaggio»
«E’ un traditore!» commentò aspro uno dei consiglieri.
«E’ un ragazzo» ribatté Danzo. «E i ragazzi commettono errori»
«E se invece lo processassimo?» buttò lì Tsunade.
Sulla tavolata scese il silenzio.
«Come?» fece Danzo, rivolgendole una lunga occhiata indagatrice.
L’Hokage sorrise, appoggiando il mento sulle mani.
«E’ questo l’obiettivo finale, no? Processarlo come traditore. Decidere se vogliamo reintegrarlo tra i ninja di Konoha, riconoscendo la sua giovane età e il desiderio di vendicare il suo clan... oppure se vogliamo liberarcene per sempre. Sono più di due settimane che tergiversiamo, non credo che ormai sia rimasto molto altro da dire; per quel che mi riguarda, dovremmo passare direttamente al processo» fece una piccola pausa. «Anche perché ci sono altre faccende che richiedono la nostra attenzione, non possiamo consumare tutte le nostre energie su un singolo caso»
Danzo si risedette, senza scomporsi. Se colse la lieve minaccia e l’accusa, fece finta di niente.
Al contrario, lungo il tavolo si diffuse un mormorio concitato.
«...Un processo pubblico...?»
«...Ma lo merita?...»
«...E’ un Uchiha... sangue malato...»
«...E’ un ragazzo, in fondo...»
«...Era una questione d’onore...»
Tsunade lasciò che gli anziani borbottassero per qualche minuto, esprimendo liberamente il loro parere, e poi alzò una mano a zittirli.
«Verrà giudicato come un traditore comune» annunciò. «Il processo sarà accessibile soltanto ai membri del consiglio e ai chunin e jonin della Foglia. Verranno ascoltate le sue parole, eventuali testimonianze... verranno vagliati pro e contro, come in ogni processo. Mi rendo conto di come Sasuke Uchiha non sia un criminale comune: è forte, pericoloso e, a mio giudizio, mentalmente instabile. Ma ciò non toglie che sia stato allevato come un ninja di Konoha fino ai sette anni, per di più in una delle casate migliori. Nelle radici della sua educazione, probabilmente, sopravvive ancora qualcosa della persona che era prima... e noi dobbiamo verificare se sia così oppure no. Se così fosse, e noi tergiversassimo ancora, e il ragazzo morisse nella sua cella, avremmo perso un elemento potenzialmente valido per la Foglia. Se così non fosse, non sarebbe mai troppo tardi per prendere le dovute misure di sicurezza»
Un altro mormorio si diffuse lungo il tavolo. Molte teste annuirono. Danzo rimase impassibile.
Tsunade concesse agli anziani qualche altro minuto, e poi si schiarì la voce.
«Ho bisogno di un vostro parere immediato» disse in tono autoritario. «La mia proposta è che il processo si tenga a una settimana da oggi. Chi è favorevole?»
Giochi di sguardi.
Impercettibili movimenti di capo.
E poi, le prime mani che si alzano. E le altre. Tante altre.
La maggioranza.
L’Hokage sorrise, trattenendosi a stento dal gettare un’occhiata trionfante a Danzo.
«Bene. Tra sette giorni avrà luogo il processo per tradimento a Sasuke Uchiha» annunciò definitivamente.
E per allora Naruto sarà in missione...” aggiunse tra sé e sé. “Non possiamo permetterci alzate di testa in un momento tanto delicato”
Danzo, fermo al suo posto, era tra i pochi che non avevano sollevato la mano.
E tuttavia il processo era una proposta che approvava pienamente: quale migliore occasione per attaccare Konoha del momento in cui i ninja più abili erano assiepati in un unico luogo e lasciavano incustoditi i confini?
Se fosse stata sua abitudine farlo, avrebbe sorriso...



Nel prossimo capitolo:

«Sei un idiota!» sbottò, tossendo. «Pensi che il mio obiettivo sia quello di irritarti? Pensi che io sia così cretina?»
«E allora cosa vuoi?» ringhiò l’uomo, stringendo i denti.
Reira lo raggiunse, e lo costrinse a guardarla.
«Ora ascoltami bene» disse veloce, a voce bassa. «Danzo è pazzo. Vuole distruggere Konoha e riedificarla a modo suo. Ma non ci riuscirà, non con la sua mentalità, e io non voglio che ciò accada»












*      *     *   *    ȣ    *   *     *      *

Spazio autore

Ho appena riletto il capitolo, e devo dire che mi piace più del previsto! XD
E' piuttosto scorrevole, e anche se non succede nulla di eclatante, non mi sembra troppo noioso!
(siete liberi di pensarla in modo diverso, ovviamente)
Sfortunatamente per me e per voi, il prossimo capitolo sarà pressoché inutile, ma complicherà un po' le cose a livello sentimentale...
beh, per oggi è tutto!
...Ah, no!
Risultato del primo esame universitario: 30
Evvai!!

Talpina Pensierosa: sei perdonata per non aver avvisato! XD Ma non farlo più!
Mala_Mela: ti ho già insultata a sufficienza in diretta, mi pare! XD Comunque... c'è una cosa che non ti ho detto riguardo alla recensione... Non è poi così priva di dubbi la fine che fanno *ehm-ehm* e *ehm-ehm*... a buon intenditor... (sì, lo so che anche un buon intenditor non capirebbe una cippa di questa frase, ma sono volutamente bastarda ed enigmatica! Sei autorizzata a farmela pagare, ma lasciati scappare qualche altro semi-spoiler, e giuro che trovo il modo di rubarti la borsa di p-chan e l'akabag... lasciandoti tutti i libri di scuola che contiene!) (minaccia terribile minaccia)
harryherm: ehm... (guarda altrove) (sono certa che capirai che non posso dilungarmi oltre, o mi lascio scappare spoiler involontari! XD)
1992: non ho mai detto che avrei ucciso Haruka! ^^ Ma il tuo paragone tra me e Kyuubi mi lusinga profondamente! Per quanto riguarda Natsumi e Haruka, onestamente nemmeno io saprei dire quale delle due preferisco... per me sono più o meno allo stesso livello! XD E Kakashi, come avrai visto da questo capitolo, non è che all'inizio dei veri problemi...! Altro che torture: le donne di Konoha sono molto peggio! XD
lale16: credimi, ho conosciuto "di peggio"! XD Persone che iniziavano a leggere attorno al capitolo 30, o addirittura quando la storia era finita sul 36... 23 capitoli non sono proprio nulla, anche perché siamo a malapena a pagina 170! (dico "a malapena", perché di solito mi aggiro sulle 300...) Comunque... benvenuta! ^.^ Lieta di fare la tua conoscenza, ancora di più se sei una fan dei Within Temptation! *_*
OneWingedAngel: ehi, non c'è da scusarsi per le recensioni brevi. Non tutti i capitoli sono ricchi di avvenimenti, e le recensioni vanno di pari passo! Ebbene sì, Natsumi alla fine non ha tradito il villaggio, anzi! Molto, molto più avanti, tornerà a catturare la mia (e la vostra) attenzione indossando vesti del tutto nuove... ma per parlare di questo c'è tempo. Anzi, per ora dimentica queste mie parole, vivrai più sereno! XD

Aya
  
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