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Autore: MimiRyuugu    11/05/2013    4 recensioni
“Insieme…qualunque cosa accada…” disse sorridendo Giulia. Hermione annuì. “…sempre…” continuò, stringendo la mano. “…contro ogni difficoltà!” concluse Anna, stringendola a sua volta. Poi, si guardarono ancora.
Sesto anno. Anna Alvis Haliwell, Giulia Wyspet ed Hermione Granger si apprestano ad iniziare il penultimo anno ad Hogwarts. Ma tanti cambiamenti si prospettano per loro. A quali avventure andranno incontro i nostri Tre Uragani?
Genere: Avventura, Commedia, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Draco Malfoy, Hermione Granger, Severus Piton, Un po' tutti | Coppie: Ron/Hermione
Note: OOC, Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I Tre Uragani Saga'
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Buonsalve *-*
si, sono incoerente. Avevo detto che non avrei aspettato mille anni per aggiornare ed invece sono in ritardo come al solito .-. scusatemiiii ç_ç *indica banco 3* tiratemi pure i pomodori çwç ora recupero e vado a rispondere anche ai commentini >.< vi rigrazio tutte per il sostegno e il fatto che io vi possa considerare lettrici abituali, anche chi non recensisce e legge solo <3
Anyway, in questo capitolo possiamo trovare Hello degli Evanescence, You'll Be in My Heart di Phil Collins, Piccoli Problemi di Cuore (la siglia del cartone *__*) ed Hey di Paola e Chiara.

Avvertenze: occtudine, diabetanza e sonnolenza =ç=

Spero che il capitolo vi piaccia, ora corro a cucinare dei biscotti (fa molto Giulia, me ne rendo conto xD) u.u
Buona lettura <3


Quattordicesimo Capitolo

Nel frattempo, la Sala Comune di Grifondoro si era svuotata. Solo una poltrona era occupata. Hermione se ne stava a gambe a ciondoloni dal bracciolo. Come Anna quel pomeriggio. Nella stessa poltrona. Il camino era acceso. Anche se era solo autunno. Lei se ne stava stretta nel suo maglione blu. E in quei jeans. I suoi preferiti. Con fiori ricamati sulle tasche posteriori. I lacci delle vecchie Converse blu oscillavano senza toccare terra. Giulia l’aveva proprio contagiata. In grembo il libro di Antiche Rune. Era alle prese con le solite traduzioni. O almeno, cercava di tradurre. Anche se la mente le andava al litigio avuto con Lavanda. Era ancora arrabbiata. Quella ragazza aveva davvero esagerato. Non solo si era accanita su di lei, ma anche sulle sue amiche. Cosa ineccepibile. In quel momento la sua autorità di prefetto aveva vacillato. Non ci aveva nemmeno pensato ad un rimprovero. L’orologio segnava le undici. Era tardi per lei. Eppure non aveva voglia di alzarsi. Giulia non era ancora rientrata. L’avrebbe vista. Di solito urtava sempre qualcosa per colpa del buio. Hermione sorrise. All’immagine della piccola Giulia. Al primo anno. Subito le venne in mente anche Anna. Così carina nei suoi nastri neri e vestiti da bambolina. Se non ci fossero state le sue amiche probabilmente si sarebbe chiusa in se stessa. Non era una ragazza molto socievole. Hermione era timida. Insicura. Altro che Lavanda. Però, l’esuberanza delle sue compagne l’avevano migliorata. Era cresciuta con loro. Erano la sua seconda famiglia. Il prefetto scosse la testa e tornò al libro. Il fuoco scoppiettava. Illuminandola e riscaldandola. Hermione chiuse per qualche minuto gli occhi. Lasciandosi cullare da quel rumore. Quello scoppiettio così rilassante. Così tanto da rapirla. Da estraniarla dal suo obbiettivo. Così tanto da farla cadere fra le braccia di Morfeo. Si addormentò beatamente. Il respiro tranquillo. Gli occhi dolcemente chiusi. Sola in quel calore. Quello che l’aveva circondata da sei anni prima. Quando aveva conosciuto Giulia ed Anna. Il calore dell’amicizia.
Da qualche altra parte, qualcuno dormiva un sonno meno tranquillo. Davanti a se una figura. Incappucciata. Degli occhi rossi. Al solo sguardo si sentiva bruciare le viscere. Anna cercò di indietreggiare. Una mano bianca come la neve la fermò. Un bianco impuro. Macchiato del sangue di mille persone. Le sibilò qualcosa in serpentese. La castana scosse la testa. Incredula. Cercò di divincolarsi. E il cappuccio della figura cadde. Rivelando lui. Anna aprì gli occhi di scatto. Si mise a sedere. Il respiro affannato. Aveva le lacrime agli occhi. Il braccio che le bruciava. “Hey…tutto bene?” chiese Draco. Era rimasto sveglio tutto il tempo. L’aveva guardata dormire. Però da qualche minuto Anna aveva preso ad agitarsi nel sonno. La ragazza si tolse gli occhiali e si passò una mano sugli occhi. E sulla fronte madida di sudore. Tremava. “Anna…tutto bene?” ripetè preoccupato il biondo. La castana annuì. “Era…solo…un incubo…” rispose piano. Draco scosse la testa. La prese delicatamente per i fianchi. E la portò a se. Anna gli si raggomitolò accanto. Il viso immerso nel suo petto. Le mani che gli stringevano convulsamente la maglia del pigiama. Il ragazzo iniziò ad accarezzarle la testa. Non l’aveva mai vista così. Agitata. Inquieta. E tremava. “Piccola…stai tranquilla…è tutto passato…” le sussurrò Draco. Stringendola ancora a se. La castana annuì. Passarono dei minuti. La ragazza sospirò. “Ora sto bene…era solo…un incubo…” disse poi convinta. Si passò ancora una mano sugli occhi. Draco la guardava ancora in pena. Anna guardò la sveglia sul comodino del ragazzo. Segnava le undici e mezza. “È tardi…è ora di andare a nanna…” sorrise. Draco annuì. “Anna…tutto bene? Sicura?” le chiese ancora. La castana si alzò. “Si…ora si…dopotutto è stato solo un incubo! Uno stupido incubo…” commentò. Poi spinse il la il biondo. Fuori dal letto. Anna tirò le tende e si cambiò. Piegò i vestiti e li appoggiò infondo al letto. Accanto alla divisa di Draco. E si rimise a letto. Playground schoolbell rings, again. Anna si accoccolò nell’angolo. Dalla parte sinistra. A filo dal materasso. Affondò la testa nel cuscino. Non se le ricordava. Quelle poche parole pronunciate in serpentese. Da lui. Il signore del veleno. Quello che fa morire ogni cosa che tocca. Voldemort. Rainclouds come to play, again. Draco la guardava preoccupato. Anna non stava bene. Lo vedeva. Di solito si buttava nel mezzo del letto. E solo quando lui protestava, la castana gli lasciava spazio. Has no one told you she's not breathing?Draco si infilò sotto le coperte. Anna allungò una mano. Ed appoggiò gli occhiali sul comodino. Poi poggiò la mano sul petto. All’altezza del cuore. Le batteva ancora forte. Hello, I'm your mind, giving you someone to talk to...Hello.... Il ragazzo si avvicinò piano. Voleva abbracciarla. Voleva darle il bacio della buonanotte. O semplicemente, starle vicino. Una manica del pigiama si alzò di poco. Nel buio della notte, non si poteva distinguere quella macchia nera. If I smile and don't believe. Però Draco lo sapeva cos’era. E gli bastava. Guardò ancora Anna. Sospirò malinconico. E si sistemò la manica. Poi si avvicinò ancora. Le coperte si mossero piano con lui. “Anna…” sussurrò. Soon I know I'll wake from this dream. La ragazza sobbalzò. Come mai era così scossa? Dopotutto era solo un incubo. Anche se sognare Voldemort certo non era un buon presagio. Don't try to fix me. Al solo ripensare a quegli occhi rossi. Tremò. E Draco se ne accorse. I'm not broken. Le prese la mano che era appoggiata al petto. E piano la fece girare verso di lui. In modo da stare faccia a faccia. Anche se era buio, poteva vederli. Gli occhi di Anna. Quei grandi occhioni marroni. Lucidi. Hello, I'm the lie living for you so you can hide.... Anna lo guardò. Come una bambina, tese le mani. E afferrò due lembi della giacca del suo pigiama. Poi affondò il viso nel suo petto. Ora capiva come si era sentita Giulia. Quando era stata perseguitata da Josh l’anno prima. Voleva dimenticare quell’incubo. Quella mano bianca che le afferrava il braccio. Don't cry.... Draco l’abbracciò forte. Poi iniziò ad accarezzarle la testa. “Tranquilla…ci sono io con te…” le sussurrò. Anna annuì e si strinse ancora di più a lui. Suddenly I know I'm not sleeping. Passò qualche minuto. “Draco…?” lo chiamò. “Si?” rispose il ragazzo. La castana nascose il viso agli occhi del suo innamorato. “Non voglio riaddormentarmi…” continuò poi. Draco sorrise intenerito. “Non rifarai quell’incubo…” commentò. Anna alzò la testa. “Avanti…sei qui con me ora…” disse piano il biondo. La ragazza lo guardò supplichevole. “Prometti…che non vai via…” sussurrò quasi imbarazzata. Hello, I'm still here, all that's left. Draco annuì. Le scostò la frangia. E le diede un bacio sulla fronte. Per poi stringerla ancora a se. “Lo prometto…” disse infine. In un soffio leggero. Of yesterday.... Anna chiuse gli occhi. Cullata da quella sensazione. Quell’insieme di amore. Affetto. Gioia. Sicurezza. Che solo lui riusciva a darle. Protezione.
Nel mentre, Severus stava ancora alla sua scrivania. Appena Giulia era andata in camera per riposare, lui si era ributtato sui compiti. Correggendo senza sosta. Per non pensare. Sentiva ancora nella sua mente le suppliche della ragazza. Dopo aver segnato l’ennesima T rossa su un elaborato, alzò la testa. L’orologio davanti a se segnava quasi la mezzanotte. Si voltò verso la sua camera. Giulia non dava nessun segno di vita. “Signorina Wyspet, è tardi…” la chiamò. Ma non ci fu nessuna risposta. Il professore scosse la testa. “Signorina Wyspet! Mi risponda!” ordinò. Ancora nulla. Sbuffando, si alzò dalla scrivania. Scostando la sedia. Si avviò a passi svelti verso la porta aperta. “Signorina Wyspet, sono spiacente di interrompere la sua nullafacenza, però le ricordo che è mezzanotte…” iniziò a dire. Quando però la vide, si bloccò. Aveva fatto un solo passo nella camera. Come stop your crying it will be all right. Piton scosse la testa e si avvicinò. Giulia era sul letto. Le Converse sul pavimento. Per poco Severus vi inciampò. Just take my hand hold it tight. Le spostò più il la. “Signorina Wyspet…” continuò. La ragazza dormiva tranquilla. I morbidi capelli che accarezzavano il cuscino. Le mani accanto al viso. Chiuse in due pugni. Poteva sentirlo. Il suo respiro. Tranquillo. I will protect you from all around you. Severus si bloccò. Non sapeva come fare a svegliarla. Era così bella. Così candida, su quel lenzuolo. Come una rosa bianca. Così delicata. Aveva paura che avesse potuto rompersi, sotto il tocco così rozzo delle sue mani. I will be here don't you cry. Piton scosse ancora la testa. Che stupidaggini andava a pensare. Doveva svegliarla. Era tardi. Il coprifuoco era già scaduto da tre ore. Non voleva che Giulia passasse dei guai. Però. For one so small, you seem so strong. Dopo due anni, gli sembrava ancora così strano. Impossibile. Che una creatura tanto dolce si fosse innamorata di lui. Così giovane. Innocente. Semplicemente meravigliosa ai suoi occhi. My arms will hold you, keep you safe and warm. Senza rendersene conto, Severus si sedette. L’aveva già vista dormire. Quante volte. Tante. Ma mai abbastanza. Per soffermarsi su quel viso. Con quegli occhi. Che anche chiusi riuscivano a scaldargli il cuore. This bond between us can't be broken. Allungò una mano. E le accarezzò la guancia. Quella pelle così morbida. E quel profumo. Severus lo sapeva. Sarebbe rimasto sulle sue lenzuola tutta la notte. Zucchero filato. Giovinezza. E tenerezza. I will be here don't you cry. Amava Giulia. Oramai ne era più che sicuro. Lei era il solo pensiero che gli faceva vivere quella mesta vita. Andare avanti. Con la gioia che alle nove precise, lei sarebbe entrata nel suo ufficio. Sorridendo. 'Cause you'll be in my heart yes, you'll be in my heart. Perché Giulia era stata la prima a donarglielo. Nessuno gli aveva mai rivolto un sorriso così. Nemmeno Lily. Un sorriso pieno d’amore. Di fiducia. Se solo lei fosse arrivata prima. From this day on now and forever more. Prima di Lily. Prima dei Malandrini. Prima di Voldemort. Prima di tutto. La sua vita sarebbe stata diversa. Niente tristezza. Sarebbe sicuramente stato un uomo migliore. Uno spiraglio della sua mancata vita, l’aveva avuto quella sera. Al ballo. You'll be in my heart no matter what they say. Si era divertito. E l’aveva baciata. Non ce la faceva più. Gli mancavano quella labbra. Quella piccola formalità che loro non si potevano permettere. Ed invece li vedeva. I suoi studenti. Nei corridoi. Nell’atrio. Baciarsi, tenersi per mano. Molte volte senza significato. O magari solo per ripicca nei confronti di qualcun altro. You'll be here in my heart, always. Severus scosse la testa. Ritrasse svelto la mano. Giulia si era mossa. Chissà se lei lo sapeva. Si immaginava. Che quei giorni in cui l’aveva accudita l’anno prima durante il suo periodo di malattia erano uno dei suoi ricordi più preziosi. Whycan't they understand the way we feel. L’orologio oramai segnava la mezzanotte passata. Il professore si alzò dal letto. Subito si sentì tirare per il mantello. Giulia stringeva un angolo nella sua mano. Piton scosse la testa divertito. Cercò di sciogliere la presa. Il contatto fra le loro mani gli procurò un brivido lungo la schiena. Quel calore. Il suo calore. Della sua piccola Giulia. They just don't trust what they can't explain. Dopo qualche minuto, Piton riuscì finalmente a liberare il suo mantello. Però subito la ragazza lo rimpiazzò. Gli afferrò la mano. E piano la portò accanto al suo viso. Il professor poteva sentire il suo respiro contro la pelle. I know we're different but, deep inside us we're not that different at all. Severus cercò di liberarsi. Però senza successo. Quella ragazza era davvero tenace. Così, veloce, il professore sostituì di nuovo la sua mano. Con il mantello. E se lo tolse. Lasciandolo alla mercé di Giulia. Che si voltò dandogli la schiena. Strinse a se il mantello. Come fosse un peluche. And you'll be in my heart yes, you'll be in my heart. Il professore la guardò intenerito. L’aveva pregato più di una volta di dormire con lei. Però, quella notte. L’ultima trascorsa insieme. Severus non se la poteva dimenticare. Di come l’aveva aiutata. Aveva anche cantato per lei. E dire che Bellatrix si vantava ancora di averla Cruciata. Ed ogni volta, lui le avrebbe voluto tappare la bocca a suon di Maledizioni. From this day on now and forever more. Un rumore interruppe i suoi pensieri. “Severus…” lo chiamò Giulia. Il professore sobbalzò. Che fosse sveglia? Si chinò per controllare. No. Stava solo parlando nel sonno. Piton sorrise. Forse lo stava sognando. Fece il giro del letto. E si sedette. Giulia si avvicinò piano. Evidentemente il mantello non le bastava. Don't listen to them 'cause what do they know. Senza nemmeno rendersene conto, Piton si sdraiò. Accanto a lei. La ragazza allungò una mano. E gli afferrò saldamente un lembo di camicia. Poi appoggiò la fronte sul suo petto. Severus arrossì. Non ci era ancora abituato. Subito però sorrise. Al pensiero che sarebbe stato di routine fra meno di due anni. We need each other, to have, to hold they'll see in time I know. Severus sospirò. Lui non se la meritava. Quel bocciolo di rosa che lo stava abbracciando in quel momento. Cosa aveva fatto per meritarsela? Davvero non lo sapeva. Era convinto di essere un uomo molto fortunato. E non aveva intenzione di lasciarsi sfuggire quella fortuna. When destiny calls you, you must be strong. La missione affidatagli da Silente non avrebbe coinvolto la sua vita privata. Si stava già sforzando per tenere lontano Voldemort. Senza sospetti. Se il Signore Oscuro avesse scoperto della presenza di Giulia nel suo cuore. Allora. I may not be with you but you've got to hold on they'll see in time I know we'll show them together. No. non poteva nemmeno pensarci. Iniziò ad accarezzarle la testa. A passare le dita in quei capelli. Delicati come fili di seta. Le avrebbe promesso tutto. La luna. Le stelle. L’intero mondo. Avrebbe sfidato Voldemort per lei. Per proteggerla. Renderlafelice. 'Cause you'll be in my heart yes, you'll be in my heart. Giulia. La madre di quella che sarebbe stata il suo orgoglio. la sua futura bambina Eveline. Già sel’era figurata più di una volta. Bella come la madre. Con quel sorriso. From this day on, now and forever more. Severus sbadigliò. Le palpebre gli erano diventate pesanti. O forse era il calore dell’abbraccio di Giulia che lo stava stregando. Non lo sapeva. Senza pensarci. Si voltò verso di lei. Faccia a faccia. Avrebbe voluto baciarla. Tenerla stretta fra le sue braccia per qualche minuto. Per tutta la notte. Per sempre. Oh, you'll be in my heart. E così fece. Cedette alla sua parte più umana. Quella che si rifiutava di obbedire al suo cervello. Quel suo stramaledetto cuore. Che batteva solo per lei. No matter what they say. Le circondò i fianchi con le braccia. E la portò a se. Appoggiando il mento sulla sua fronte. Per poi scostarle piano la frangia. E appoggiare al suo posto le labbra. In un piccolo. Casto. Bacio della buonanotte. You'll be in my heart, always. Severus chiuse gli occhi. Inspirando il suo profumo. Sorrise. Solo di una cosa si rammaricava. Non aveva ancora espresso i suoi sentimenti. Invece, Giulia gliel’aveva già detto più di una volta. I’ll be there always, always. Scosse la testa. A suo tempo gliel’avrebbe detto. In quel momento, non doveva pensare a nulla. solo a tenerla con se. I’ll be with you. Tra le sue braccia. Stringendola forte. Per non lasciarla più andare via. I’ll be there for you always, always and always. Così fece. Rimase immerso in quel caldo abbraccio. Unito a quella fata dal profumo dolce. Con gli occhi chiusi. I’ll be there. E si addormentò. Raggiungendola nel suo mondo di sogni. Always.
L’orologio segnava oramai la mezzanotte e mezza. Due rintocchi nell’orologio della Sala Comune irruppero nel silenzio. Il fuoco si era quasi spento. Però una figura esile giaceva ancora sulla poltrona. Hermione dormiva tranquilla. Ancora con il libro di Antiche Rune sul grembo. I piedi a ciondoloni. Dalle scale si sentì un rumore. Dei passi. Un ragazzo alto e magro apparve dalla porta che conduceva ai dormitori maschili. Si stiracchiò. E sbadigliò. Solo dopo qualche minuto notò la ragazza sulla poltrona. Ron si avvicinò piano. Aveva pensato bene. Era proprio lei. Hermione. la sua Hermione. A quel pensiero arrossì. Non era ancora sua. Forse però presto lo sarebbe stata. Il bacio della sera prima gli aveva provocato una scarica d’adrenalina pazzesca. Gli era entrato nelle vene. Finendogli nel cuore. Per farlo battere veloce come non mai. Che cosa c’è, che cosa c’è, guardo fuori e penso a te. Il ragazzo sorrise. Notando il libro che il prefetto teneva accanto a se. Strano. Hermione non si sarebbe mai addormentata mentre era occupata dallo studio. O almeno. La vecchia Hermione. Quella che aveva davanti non era più la bambina so-tutto-io dai dentoni e il carattere stizzoso. No. Era cresciuta. Chissà se tu, chissà se tu, mi stai pensando ancora di più. Sen’era accorto già dal quarto anno. Quando l’aveva vista con Krum. Al Ballo del Ceppo. Com’era bella. Quel vestito azzurro le stava d’incanto. Lui era stato uno stupido. Avrebbe dovuto invitarla subito. Ed invece aveva finito con rovinare la serata a tutti e due. Senza accorgersene, Ron allungò una mano verso la guancia di Hermione. Insieme noi, insieme noi, per specchiarmi negli occhi tuoi. Sentendo un contatto dalla realtà, la ragazza sobbalzò. Ed aprì gli occhi. Ron ritrasse svelto la mano. Ringraziò il buio. Sentiva di essere diventato del colore dei suoi capelli. Cosa gli era saltato in mente! Ma non lo so, io non lo so, se un giorno o l'altro ci riuscirò. Hermione si stropicciò gli occhi con una mano. Appena riconobbe il ragazzo davanti a se, trasalì. E si guardò in giro. “Ma cosa…” iniziò a dire stranita. Il libro cadde a terra con un tonfo. Ron lo raccolse e glielo porse. “Ben svegliata Mione!” sorrise divertito. La ragazza prese il volume. Vedendolo, si ricordò. Era scesa in Sala Comune per finire le traduzioni. Però si era abbandonata ai pensieri. E di conseguenza il sonno l’aveva raggiunta. Perché dei giorni tu sei distante più che mai, poi mi prendi per mano e ancora te ne vai. “Sono sceso a fare una passeggiata e ti ho…vista…così…ho cercato di fare piano…ma come al solito ho fatto casino…” spiegò timido Ron. Hermione gli sorrise. Poi si voltò verso l’orologio. “Cavolo! È tardissimo! È mezzanotte e mezza passata!” esclamò, saltando in piedi. Il rosso rise divertito. “Non così tanto...” osservò poi. Hermione lo guardò. “Eri sceso per una passeggiata?” gli chiese, curiosa. Ron annuì. “A quest’ora?” aggiunse poi lei. Il rosso alzò le spalle. “Non avevo sonno…penso che il silenzio della Sala Comune concili più il sonno che il russare di Neville…” commentò divertito. Hermione rise. Perciò mi chiedo e richiedo se c’è un posticino nel tuo cuore per me. Il rosso si spaparanzò sulla poltrona accanto a quella dove era seduta lei poco prima. La ragazza lo guardò. “Se ti va…puoi rimanere a farmi compagnia…” propose Ron. Era quello che sperava. Hermione si voltò verso le scale del dormitorio femminile. In effetti, se lei era rimasta a dormire sulla poltrona, significava che Giulia non era ancora tornata. Quindi che senso aveva tornare nella camera? Almeno in Sala Comune avrebbe avuto un po’ di compagnia. Sono piccoli problemi di cuore nati da un’amicizia che profuma d'amore. “Perché no?” sorrise la ragazza. Appoggiò il libro sul tavolino li vicino e si risedette sulla sua poltrona. La luce del fuoco oramai era debole. E anche il suo calore stentava a raggiungerli. Hermione rabbrividì. Anche se aveva il maglione, aveva freddo. Ron lo notò. Si era messo il mantello sul pigiama immaginando che il fuoco fosse oramai spento. Sono piccoli problemi di cuore dove un bacio rubato è qualcosa di più. “Hai freddo?” le chiese Ron. “Solo un poco…” ammise Hermione. Con un gesto, il rosso si slacciò il mantello. E glielo porse. La ragazza arrossì. “Ecco…io…” cercò di rifiutare. Ma Ron non accettò proteste. Così Hermione dovette arrendersi. Si mise il mantello sulle spalle. Ancora rossa in viso. Aveva sempre sognato quella scena. Draco aveva ceduto il suo mantello ad Anna. Ed anche Piton aveva fatto lo stesso con Giulia. Ed ora era toccato a lei. Chiuse gli occhi. E si strinse in quel dono inaspettato. Come fosse qualcosa di prezioso. Fan sognare, trepidare, bisbigliare dolcemente “I love you”. Ron sorrise. Non gli importava di morire di freddo. Da quando l’aveva vista, non aveva nemmeno più badato agli spifferi che gli passavano lungo la schiena per colpa del pigiama troppo grande. Per Hermione, avrebbe sopportato quello ed altro. Avrebbe affrontato perfino Aragog. Solo per vederla felice. E in quel momento. Ad averla davanti a se. Una meravigliosa visione. Sono piccoli problemi di cuore dove anche un sorriso è qualche cosa di più. Gli occhi chiusi. E la labbra dolcemente socchiuse in un dolce sorriso. Il cuore gli vacillò per qualche minuto. L’avrebbe guardata ancora e ancora. per ore. Giorni. L’impulso di avvicinarsi e baciarla di nuovo si faceva sempre più forte. Voleva ancora quelle labbra morbide sulle sue. Abbracciarla. Piccoli problemi perché, perché dei giorni tu sei distante più che mai, poi mi prendi per mano e ancora te ne vai. Immergere il suo viso in quei capelli profumati. Di fiori. Di fresco. Di buono. Hermione aprì gli occhi. E subito incontrò quelli di Ron. La ragazza arrossì. La stava guardando. Sorrise debolmente. Imbarazzata. Perciò mi chiedo e richiedo se c’è un posticino nel tuo cuore per me. “Sai…Lavanda mi ha detto del litigio che avete avuto dopo cena…” disse piano il rosso. Hermione sobbalzò. Abbassò lo sguardo. Doveva immaginarlo che quell’oca sarebbe andata a starnazzare da lui. “Mi dispiace per come si è accanita con voi…con te…certe volte quella ragazza è peggio di una vipera…” commentò seccato. Hermione lo guardò stupita. “Mi ha detto quello che le ha urlato Anna…e lo schiaffo di Giulia…a mio parere hanno fatto bene…” continuò a dire lui. Sono piccoli problemi di cuore nati da un’amicizia che profuma d’amore. “Sapessi quello che ha detto lei a loro…mi è dispiaciuto tantissimo che siano state coinvolte nella lite…” esordì la ragazza. Ron scosse la testa. “Tu non centri Mione…è colpa mia…avrei dovuto chiarire subito con Lavanda…” osservò. Hermione lo guardò. Gli sorrise dolcemente. Sono piccoli problemi di cuore dove un bacio rubato è qualcosa di più. Ron allungò una mano. Fino a toccare quella della ragazza. Che arrossì. Piano il rosso intrecciò le loro dita. Sospirò. E chiuse gli occhi. Affondando nella poltrona. La presenza di Hermione lo rassicurava. Aveva un potere tranquillante su di lui. Fan sognare trepidare, bisbigliare dolcemente “I love you”. La ragazza strinse la mano di Ron. Sentiva che il cuore le stava per esplodere di felicità da un momento all’altro. Si accoccolò placidamente sulla poltrona. Ancora le gambe a ciondoloni. La lite con Lavanda era oramai solo un brutto ricordo. In quel momento Ron era con lei. Le importava solo quello. Sono piccoli problemi di cuore dove anche un sorriso è qualche cosa di più. La ragazza chiuse gli occhi. Si lasciò cullare da quel calore. Che dalla mano le passava a filo sul braccio. Arrossandole le guance. Facendole battere il cuore all’impazzata. Quella sensazione di sicurezza. Che aveva cercato per anni. E che nemmeno Krum era riuscito a darle. Piccoli problemi d’amore dove un bacio rubato è qualcosa di più. Così entrambi si lasciarono cullare. Dal calore che uno trasmetteva all’altra. E presto li avrebbe condotti al sonno. Oramai uniti dalle loro dita incrociate. E dai battiti i cui cuori si erano sovrapposti la sera prima. Con quel dolce bacio concesso dall’amore. I love you I, I love you I, I love you. Piccoli problemi di cuore.
La notte passò così. In un soffio. I tre uragani protetti dai loro angeli custodi. La mattina arrivò portandosi via il buio. Ed il vento gelido. Sovrastando la oramai pallida luna. Era una normale domenica. Gli studenti ritardatari si erano svegliati presto per poter finire i compiti che con pigrezza avevano rimandato fino all’ultimo. Mentre qualcuno si godeva la temporanea assenza di pioggia per passeggiare nel giardino. Nel dormitorio maschile di Serpeverde, una coppia di dormiglioni si apprestava a svegliarsi. Anna aprì gli occhi piano. Dopo che si era rifugiata fra le braccia del suo Draco, gli incubi sen’erano andati. Non aveva sognato nulla. Ma non le importava. Il ragazzo si destò con lei. Si guardarono negli occhi per qualche minuto. “Come stai piccola? Dormito bene?” le chiese Draco. Anna annuì sicura. Alla luce di quella mattina, il panico avuto quella notte sembrava un lontano passato. Forse non era poi un così brutto presagio. Oppure. Forse era la sicurezza che aveva stando li. In quel letto. Sotto le coperte con lui. Draco l’abbracciò nascondendo il viso sulla sua spalla. Sorrise vedendo il pigiama della ragazza. Nero. A teschietti di Jack Skeletron qua e la. Anna diede una rapida occhiata alla sveglia. I numeri appannati a cause della sua vista difettosa. Erano le undici e mezza. O forse le dodici. “Forse dovremmo alzarci…” osservò divertita. Draco scosse la testa. “Non ne ho voglia!” sbottò. A casa sua non gli era permesso di dormire fino a tardi. Sua madre lo trovava sconveniente per un ragazzo della sua età. Solo quando Anna andava a fargli visita al castello glielo permettevano. “Sei davvero un bambino…” commentò intenerita la ragazza. il biondo sollevò la testa in modo da essere faccia a faccia e le fece la linguaccia. Anna rise. Draco poi la baciò. “In effetti hai ragione…potremmo stare qui ancora per un po’…al massimo il tema di Difesa lo copio da Herm…” sorrise poi la castana. Il ragazzo annuì complice e la strinse a se. Il silenzio tornò ad imperversare per qualche minuto. “Non vedo l’ora di avere fra le mie braccia Elizabeth e Scorpius…” sussurrò Anna. Le era scappato. Non sapeva perché in quel momento. Però lo disse. Draco la guardò ghignando. “Se vuoi mi metto subito all’opera!” esclamò pronto. La castana scosse la testa esasperata. “Stupido…io intendevo…sai…tenerli tra le braccia…cullarli…vederli crescere…” spiegò. Draco annuì. “Devo ammettere che la nostra Elizabeth sarà davvero una bella bambina…” commentò. “Già…con quegli occhi…chissà quante conquiste farà!” sorrise Anna. Il biondo la guardo severo. “Chi solo oserà guardare la mia bambina verrà rinchiuso nella stanza delle torture…” sbottò. La castana rise. “Parli già come un padre…” lo prese in giro. Draco scosse la testa divertito. Poi tonò ad affondare la testa nei suoi capelli. “Draco…?” lo chiamò la ragazza. Lui fece grugnì per risposta. “Ti amo davvero tanto…” aggiunse Anna. Il biondo la strinse ancora a se. E la baciò. “Anche io…” le rispose. Poi entrambi chiusero gli occhi. Per godersi ancora per un po’ la compagnia l’uno dell’altra. Nel frattempo, Severus si era svegliato. A malincuore si era sciolto dall’abbraccio di Giulia ed era tornato alla scrivania. Dimentico di un particolare. Era quasi mezzogiorno, quando la ragazza si svegliò. Giulia strinse i pugni. Sentì qualcosa di setoso tra le dita. Così aprì gli occhi. E lo vide. Un mantello. le due S inconfondibili ricamate in verde. La ragazza sorrise. Si alzò a sedere. Il letto era oramai sfatto. Si ricordò della sera prima. Dell’ennesima promessa. E poi. Si era rannicchiata accanto al cuscino. E si era addormentata. Aveva sognato di essere fra le braccia del suo professore. Era un sogno così reale. Quel mantello poi. Come c’era finito li? Forse non era stato solo un sogno. Prese le Converse e se le mise. Piegò con cura il mantello e lo rispose sul comodino li accanto. Giulia guardò il letto. non poteva lasciarlo in quegli stati. Doveva sistemarlo. E l’avrebbe fatto alla maniera Cohen. la ragazza si stiracchiò e si rimboccò le maniche della felpa. poi radunò tutte le coperte infondo al letto. “Apri adesso le tue ali sul mio cuore…sento forte il mio bisogno di te…” iniziò a cantare. Prese i cuscini e li appoggiò piano sopra il mantello. Piton, nell’altra stanza, sobbalzò. L’aveva sentita. Quella era la voce di Giulia. oppure solo l’ennesimo miraggio d’amore? “Ho ballato fra le onde del mare…sei la sola luce dentro di me…” continuò la ragazza. Sistemò il lenzuolo sopra il materasso in modo che fosse liscio e tirato. Nemmeno un lembo fuori posto. Il professore guardò l’ora. Si. Si era svegliata. Piano si alzò dalla scrivania. “Questa mia malinconia che ho dentro l'anima…” disse Giulia. Prese la prima coperta. La stese delicatamente sul letto. Lisciandola con una mano. Severus si era fermato allo stipite della porta. Sorrise divertito. “Fra le tue braccia fammi tornare, dimentichiamo questo dolore…” rise Giulia. Alzò la seconda coperta. Che ricadde sulla prima come un manto delicato. Era di un tessuto più pesante. Probabilmente era invernale. Piton scosse la testa. Incredibile come quella ragazza sapesse trasformare ogni cosa in un gioco. “Bella la vita, grande il tuo amore, per questa notte fammi sognare!” esclamò Giulia. Sistemò la terza ed ultima coperta. E con una piroetta andò a prendere i cuscini. Piton la guardava come stregato. Stava facendo quell’errore che non voleva commettere. Dare spazio all’immaginazione. Quella ninfa che danzava e cantava vicino sarebbe stata presto un’abituale visione. “Ho provato a darti tutto il mio cuore, a negarti tutto quanto di me, ma solo tu mi fai sentire speciale, ogni mio respiro vive di te…musica nostalgica, sei corpo ed anima!” continuò allegra Giulia. Sprimacciò i cuscini. Poi li posizionò sul letto. La tristezza che l’aveva pervasa il giorno prima sen’era andata. Che fosse stato Piton, con le sue promesse e le parole gentili a mandarla via? Lui era il suo principe dopotutto. Quello che la difendeva. Dagli incubi. Dalle paure. “Fra le tue braccia fammi tornare, dimentichiamo questo dolore! Tutta la vita, tutto il tuo amore…” proseguì Giulia. Sistemò le coperte a filo dei cuscini. Poi prese il copriletto. Verde scuro. Morbido. Lo abbracciò. E fece qualche piroetta. Piton sorrise. Se quella mattina si era svegliato con la tristezza di doversi separare dal quell’abbraccio così sognato. In quel momento qualcosa era nato in lui. Il cuore lo tradiva. Gli batteva forte. A vedere Giulia. Cantare. Con quei movimenti aggraziati. E gli occhi nocciola luminosi. “…per questa notte voglio cantare!” aggiunse Giulia. Sciolse il copriletto dall’abbraccio e lo sistemò sul letto. Coprendo anche i cuscini. Severus sapeva che quello sarebbe stato il momento per tornare alla scrivania. Ma non riusciva a muoversi. Oramai era il cuore che comandava i suoi movimenti. La ragione non sapeva più cosa fosse. “Fra le tue braccia fammi tornare, dimentichiamo questo dolore! Sei la mia vita, sei nel mio cuore…” rise ancora Giulia. ammirò il suo lavoro. Poi trotterellò al comodino. E prese il mantello. Lo ripose sul cuscino su cui aveva dormito. E alzò le braccia al soffitto. “…per questa notte fammi sognare!” concluse con una piroetta. E sospirò. “Vedo che si è ripresa da ieri sera…” commentò Piton. Giulia annuì. E sorrise. “Buongiorno professore!” lo salutò. Severus la guardò inarcando un sopracciglio. “Deve proprio fare le sue scene teatrali ogni mattina?” osservò acido. La ragazza gli trotterellò vicino. “Le ho disfatto il letto…volevo rimediare…” spiegò. Piton sbuffò. “Quante volte le ho detto che per queste cose basta solo un colpo di bacchetta?” sbottò poi. Giulia lo guardò delusa. “Però mia madre dice sempre che se le cose sono fatte con le proprie mani hanno più valore…” raccontò. Severus scosse la testa divertito. E le accarezzò la testa. La ragazza gli sorrise. “E lei? Non ha dormito?” gli chiese. “Non ne ho avuto il tempo…e poi una mia studentessa occupava il letto…” rispose maligno. Giulia osservò i fogli sulla scrivania. Non erano diminuiti di molto rispetto alla sera prima. “Ora vada se non vuole saltare la colazione…è mezzogiorno passato…” le suggerì Piton. La ragazza lo guardò sorridendo. Ne era certa. Piton era rimasto con lei tutta la notte. Non era stato solo un sogno. Giulia arrossì. “Tutto bene signorina Wyspet?” le chiese Severus., vedendo l’improvviso rossore. La ragazza annuì. E lo abbracciò. “Grazie per ieri sera professore…” lo ringraziò. Poi, si staccò e si alzò in punta di piedi. Per poi dargli un bacio sulla guancia. “Ci vediamo stasera!” lo salutò Giulia. Il professore gli fece un cenno con la testa. E la ragazza corse via. Diretta a suo dormitorio.
In Sala Comune, invece, una ragazza dormicchiava ancora sulla poltrona. Hermione aprì piano gli occhi. Era rannicchiata. Il mantello sistemato a mo di coperta. Il prefetto si voltò di scatto verso la poltrona vicino alla sua. Era vuota. Si guardò intorno. C’era solo lei in Sala Comune. Probabilmente Ron si era svegliato. L’aveva coperta. Ed era andato a fare colazione. Hermione sorrise. Arrossì al pensiero della sera prima. cercando di stabilire un contatto con i suoi neuroni, tentò di rimettersi in piedi. il prefetto si stiracchiò. Prese il libro di Antiche Rune ancora appoggiato sul tavolino. E andò nel dormitorio femminile. Poco dopo, la raggiunse Giulia. Immaginando la permanenza nel dormitorio Serpeverde di Anna, le due scesero a colazione. C’erano abbastanza studenti per ogni tavolata. Fecero colazione con torta e caffè e tornarono in dormitorio. Li, trovarono Anna. Era seduta sul letto. Con la testa fra le mani. “Buongiorno! Sei riemersa dal tuo rifugio d’amore eh?” scherzò Hermione. Anna le sorrise poco convinta. “Hey tutto bene?” chiese Giulia. si sedette accanto a lei. La castana alzò le spalle. “Ho avuto un incubo stanotte…” rispose. Il prefetto la guardò dubbiosa. “A solo pensarci mi viene la pelle d’oca…” continuò Anna. Le amiche si guardarono. Possibile che fosse stato un incubo così terribile? “Cos’hai sognato?” le chiese Giulia. la castana sospirò affranta. “Voldemort…” disse solo. Hermione trasalì. “Hai…hai sognato Voldemort?” ripetè scioccata. Anna annuì. “Ora capisco…comunque non ti preoccupare…era solo un sogno no?” cercò di consolarla Giulia. La castana scosse la testa. “Mi ha detto qualcosa…in serpentese…solo che non mi ricordo le parole!! Però era qualcosa di tremendo…ne sono certa…” spiegò. Hermione annuì. “Forse è solo quella specie di depressione che si aggirava ieri…tra Harry e le sue paranoie, il litigio con Lavanda ed il tempo, forse ti sei fatta influenzare…” ipotizzò poi. Anna alzò le spalle. “Speriamo…voi, piuttosto! Cos’avete fatto stanotte? I letti sono ancora belli integri!” commentò curiosa. Hermione e Giulia raccontarono le loro serate. Nonostante le parole confortanti del prefetto però, ognuna sentiva che c’era qualcosa nell’aria. Non era solo pessimismo. Qualcosa doveva accadere. E il sogno di Anna, era stato solo un assaggio. Della catastrofe imminente.

  
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