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Autore: Son Kla    29/11/2007    2 recensioni
Siamo nel periodo del cell game. come se il passato non fosse già abbastanza cambiato dalla storia che conosceva trunks, qualcun'altro arriverà a sconvolgere l'epoca che il ragazzo cerca di salvare. Il rating lo tengo alto perchè potrebbero esserci scene un po più forti più avanti.
Genere: Romantico, Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Trunks
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Il Ragazzo venuto dal Futuro-

Accidenti, i commenti che ho ricevuto per il primo capitolo mi hanno fatto un piacere immenso! Non immaginavo proprio che una storiellina così potesse interessarvi! Voglio ringraziare scImMia, la prima commentatrice, grazie per i complimenti, e sull’angelo di Trunks, mi trovo a concordare con te. Grazie a Lory, tesoro, lo sai che il tuo parere lo aspettavo… e sono felicissima che ti senti coinvolta, è proprio l’effetto che volevo dare. LoveDolphin, il tuo commento è terribilmente gentile e rincuorante, mi fai dei complimenti davvero importanti; e grazie per il preferito. Eleonora94 sei davvero gentilissima anche tu, sono contenta che ti abbia coinvolta. Ringrazio anche Puffoletta, che non ha commentato ma ho visto che ha messo la storia tra i preferiti.

È davvero incredibile quanta carica mi abbiano dato queste quattro ragazze con i loro complimenti generosissimi, ho già scritto un altro pezzettino. Voglio metterlo, per sapere ancora i vostri pareri, e i pareri di chiunque abbia voglia di leggere un po' questa storiellina. Un bacione a tutti, e specialmente a scImMia, lory, LoveDolphin, Eleonora94 e anche Puffoletta.

Cap.2 –Il Cobra e l’Incantatore-

Quella mano forte teneva la mia con delicatezza, e con delicatezza mi aveva aiutata ad alzarmi. Gli occhi erano di un celeste strano, bello, che io non avevo mai visto. Un celeste glaciale in un’espressione calda. Quell’espressione così simile a quella dell’uomo che sapeva volare. Voltai diverse volte la testa indietro, e poi di nuovo avanti, lentamente, guardando con timidezza e ritmicità entrambi i volti, uno sorridente e l’altro serio. Si somigliavano davvero molto, era impressionante. Pensai che doveva esserci una sorta di legame tra quell’uomo e quel ragazzo, la prima cosa che pensai, effettivamente, fu proprio che quei due dovevano essere padre e figlio. Ma i tratti somatici duri, resi ancor più aspri dagli occhi e i capelli neri, si ripresentavano mitigati su quel ragazzo. Doveva essere sicuramente l’influsso della madre. Si avvicinarono anche altre persone, in silenzio, aspettando probabilmente una mia risposta. Mi ero completamente dimenticata che quel ragazzo, porgendomi la mano, mi aveva chiesto qualcosa che, in quel momento, persa nei miei pensieri, non ricordavo più, e che lui con lo sguardo sempre fisso su di me sembrava ribadire.

Gr-grazie…” non sapevo la risposta a una domanda che non conoscevo più, ma dovevo in qualche modo ricambiare la cortesia, non tanto dell’aiuto ad alzarmi, ma di quel sorriso che mi rincuorava. Mi sentivo più al sicuro adesso, e tutte quelle persone che mi circondavano incuriosite dalla mia presenza avevano aspetto umano, vestiti umani, e soprattutto espressioni umane.

“Stai bene?” le sue mani si posarono sulle mie spalle. Anche il tocco delicato doveva essere della madre. Probabilmente era quella la domanda di prima, e voleva una risposta sebbene questa fosse evidente. Annuii appena con un sorriso timido sul volto, non riuscii ad aggiungere nessuna parola perché una voce interruppe le mie intenzioni già di natura insicura e titubante.

“Allora, Vegeta, si può sapere chi è questa ragazza e come mai l’hai portata qui?” una donna dai capelli corti e celesti tornò voltata verso l’uomo che sapeva volare. Oltre a lei, si erano avvicinati a me anche un vecchietto con la barba lunga e gli occhiali da sole; un bambino con capelli biondi e occhi verdi; una donna giovane, ma che a causa dell’abbigliamento e della pettinatura dimostrava più della sua età; un maialino vestito e eretto sulle zampe posteriori e una strana tartaruga marina gigante con l’espressione addormentata ma troppo intelligente per la sua razza anfibia.

Non me ne accorsi subito, ma dalla casa in quel momento stava uscendo un uomo adulto, molto alto, anche lui aveva i capelli biondissimi e rivolti in alto, gli occhi verdi. Quei due biondi, il ragazzo gentile e l’uomo che mi aveva portata lì, si somigliavano tutti e quattro in modo impressionante. Le loro espressioni, erano molto simili. L’uomo alto e biondo si avvicinò all’uomo che sapeva volare, e solo in quel momento mi accorsi di lui.

“Vegeta ma sei impazzito! Cosa diamine ti è passato per la testa!”

“Levati Kakaroth, non impicciarti!” e dandogli uno spintone sul braccio lo scansò per poi allontanarsi.

Dove vai! E questa ragazza? Ancora non ci hai detto niente!” la donna dai capelli celesti lo raggiunse, gli posò una mano sulla spalla, e lui si fermò.

Solo in quel momento quello strano uomo, Kakaroth lo aveva chiamato, si voltò accorgendosi di me. Mi guardò con espressione stupita, gli occhi prima spinti a chiudersi un po' dalle sopracciglia corrucciate si aprirono, sorrise e mi scrutò con curiosità.

“Beh chi è questa ragazzina?” si avvicinò con le mani sui fianchi, e la sua espressione mi apparve ancor più spensierata. Era evidentemente un uomo adulto, ma nel viso sembrava un ragazzino. Lo sguardo un po' ingenuo, come di chi vede le cose sempre per la prima volta. Ma scrutando negli occhi smeraldo, si scorgeva qualcosa di indecifrabile.

“È sbucata fuori durante il combattimento” si voltò appena, scrollandosi di dosso il tocco della donna che lo aveva avvicinato con un movimento brusco “e ha sprigionato una strana forza.”

Sembrava non voler aggiungere altro, ma alla fine venne convinto a raccontare tutto. Disse un sacco di cose che io non ricordavo affatto, e non mi riaffiorarono alla mente nemmeno spinte dalle sue parole. Lo sentii dire che stava combattendo contro un certo Cell, che la lotta si era spostata nel mezzo di una città. Raccontò di essersi trovato in difficoltà, sebbene non abbia mai voluto ammetterlo direttamente, ma comunque facendolo capire con discorsi oltremodo contorti. In quel momento dice di avermi vista apparire. Parlava di un’energia strana. Da come raccontava, benché in modo indiretto, sembrava proprio che fosse stata la mia apparizione a metter fine alla battaglia. Ma non si dilungò in particolari, e non riuscirono a fargli dire come mai aveva deciso di portarmi lì. Se ne andò borbottando, con le braccia incrociate, sul retro della casa. La donna dai capelli celesti, che pareva aver da lui una certa confidenza che agli altri era rifiutata, non lo seguì, rimase lì con noi, dicendo che Vegeta era sempre il solito. Però mi aveva salvata, e anche se strano, burbero e indelicato, l’uomo che sapeva volare mi incuteva una strana sensazione, di forza fisica e morale, non maligna.

“Questa poi è bella” riprese Kakaroth grattandosi la testa e riportando lo sguardo su di me “e allora, signorina, tu chi saresti?” la sua curiosità era condivisa da tutto il resto del gruppo, che con lo sguardo sembrava pormi la stessa domanda.

I-io… mi chiamo Mirai, signore.” Mi chiusi nelle spalle; quell’uomo, nonostante bonario e rassicurante, aveva un aspetto imponente, col suo corpo scolpito, ed era poi estremamente di bell’aspetto tanto da mettere in soggezione.

Il mio nome non sembrò soddisfare la sua curiosità, né quella del resto dei presenti. Probabilmente avevano molte cose da chiedermi, ma formulando le domande nella mente poco prima di pronunciarle si rendevano loro stessi conto che il quesito non poteva aver risposta logica alcuna. Se fossero esistite risposte esaurienti, esse avrebbero sicuramente portato un po' più di chiarezza nel gesto di Vegeta assolutamente innaturale per la sua indole. Ma suonavano tanto strane già solo nelle menti, le domande che si susseguivano, e probabilmente già nel mio sguardo perso e spaurito si poteva cogliere l’assenza di una risposta anche da parte mia.

Mi portai una mano al braccio sinistro massaggiandolo, sentendo uno strano fastidio, mentre aspettavo che qualcuno cominciasse con l’interrogatorio al quale probabilmente non avrei saputo rispondere in maniera esauriente. Ma nel silenzio generale, sentii delle mani poggiarsi laddove stavo cercando di alleviare il fastidio, e mentre mi voltavo per scoprire di chi fosse quel tocco, mi sentii alzare la manica della maglia.

“Hai un bel graffio… ti fa male?” il suo sguardo, dal braccio, tornò nei miei occhi. Il cuore perse un battito. Quegli occhi celesti avevano la capacità di controllare il muscolo che in petto si preoccupava di battere incessantemente dalla mia nascita.

N-no… è fastidioso ma… non fa male pizzica un po' soltanto…”

Comunque va disinfettato.” Mi sorrise con spontaneità, lui che possedeva lo sguardo magnetico e il sorriso incantatore, lui che non sapeva di provocarmi uno strano calore sul volto con qualsiasi gesto gentile che mi rivolgeva “Seguimi” e con un gesto della mano mi fece cenno di andare con lui, mentre si incamminava verso la strana casa dal tetto grande che sorgeva al centro di quella piccola isola. Iniziai a camminare sui suoi passi, un po' titubante, scostando lo sguardo casualmente su tutti i presenti come a ritirarmi con cortesia.

“Aspetta Trunks! Dobbiamo… ancora non…” la donna di prima lo richiamò, io rallentai il passo, voltandomi indietro. Stavo per fermarmi pensando lui l’avesse già fatto, ma quando lo sguardo tornò distrattamente verso di lui trovai di nuovo la sua schiena, che si allontanava. Non sapevo cosa fare, e camminavo sempre più lentamente guardandomi avanti e poi indietro.

Trunks! Trunks mi senti?”

Si voltò, infine, sembrava volerle rispondere qualcosa. Ma lo sguardo si diresse verso di me.

“Su, vieni.” Non aggiunse altro. Lo sguardo era un po' meno sorridente, ma gentile. Ed io lo seguii senza indugio, come si muove il cobra per mano del suo incantatore, il cobra che sembra ammaliato dal suono del flauto, ma che in realtà incapace di percepire suono alcuno si muove seguendo i soli movimenti dell’abile suonatore. E io al suo pari, senza aver sentito nemmeno una parola di quel che il ragazzo che avevo scoperto chiamarsi Trunks mi aveva rivolto, lo seguii dentro casa incantata dalla sua figura e le sue movenze.

  
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