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Autore: nobodyishopeless    11/05/2013    2 recensioni
Dopo essere stato preso in ostaggio dalla setta di Benjamin Cyrus in Colorado, con la sua collega Emily Prentiss che per proteggerlo era stata picchiata davanti ai suoi occhi, il giovanissimo dottore, Spencer Reid ha maturato in sè un profondo e bruciante senso di colpa.
Faith è la nuova e giovane psicologa della BAU che si occupa di tranquillizzare lo stato mentale dei componenti della squadra di analisi comportamentale. La giovane ha 23 anni, un laurea quinquennale in psicologia e un anno di tirocigno in accademia FBI.
Fa un ingresso prepotente nella vita dell'insicuro dottore cercando di aiutarlo e di evitare che lui scopra i suoi segreti, in realtà la giovane ragazza ha molti più scheletri nell'armadio di quanto sembri. Tuttavia l'amore bruciante potrebbe travolgerli in un vortice senza uscita.
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Episodio 6x04 Garcia:
Abramo Lincoln ha detto:
                                         "Chiunque tu sia, sii una persona perbene."

Per Matthias, grazie.

Because we are the same.
 
Quando Spencer aprì gli occhi, scorse Faith ancora addormentata coperta dal lenzuolo che lasciava scoperto dalle spalle in su. I capelli erano leggermente arruffati , le labbra sottili erano semiaperte e il suo respiro regolare e leggero. Il giovane si alzò cercando di non svegliarla, andò in cucina e cercò qualcosa per preparare la colazione, lui in genere non la faceva. Al massimo mentre andava al lavoro Spencer prendeva un cappuccino allo starbucks e lo beveva nel tragitto, e alla domenica neanche quello. Così decise di scendere per andare al bar in fianco al condominio per prendere la colazione. Stette via per dieci minuti, nei quali Faith si svegliò a causa della fastidiosa luce che filtrava dalla veneziana abbassata in malo modo. Tuttavia Faith si svegliò con un sorriso sulle labbra che scomparve non appena vide il letto accanto a lei vuoto. Scese dal letto e si infilò la canottiera bianca di Spencer che era ai piedi del letto dalla notte. Mentre attraversava il soggiorno in cerca del ragazzo, Spencer rientrò facendola sobbalzare. Teneva in una mano un sacchetto di carta bianco col simbolo dello starbuck, sull’altra un cartone su cui vi erano posati due bicchieri, anche loro bianchi col simbolo dello starbucks.
“Non volevo spaventarti!” disse Spencer chiudendo la porta con un piede.
“Non mi hai spaventata... buongiorno comunque!” mentì la ragazza
“Buongiorno… ho preso la colazione!” annunciò il padrone di casa posando ciò che aveva in mano sul tavolo del soggiorno.
Si sedettero entrambi sul divano.
“Dobbiamo parlarne?” chiese Spencer mescolando lo zucchero, riferendosi agli avvenimenti della sera precedente.
“Temo di sì!” replicò lei portandosi il cappuccino alla bocca.
“Che succede ora?” chiese Spencer pronto al peggio.
“Ora faccio parte della squadra, almeno momentaneamente… Io ho sempre sognato di lavorare con dei profiler, soprattutto in gamba come voi… Ma ora ho scoperto che non è il mio unico sogno!” disse prendendogli la mano. Spencer sorrise timidamente.
“Ieri ti ho chiesto di essere mio per la notte..- cominciò ad avvicinarsi alle labbra del ragazzo-.. ma ora vorrei solo chiederti di essere mio per sempre..” sussurrò Faith sulle labbra di Spencer.
Lui sorrise e fece unire le loro labbra in un dolce bacio, privo di malizia, come in fondo era anche lui.
“Ma le regole le conosciamo entrambi..e non possiamo stare assieme alla luce del sole!” rivelò Faith abbassando lo sguardo amareggiata.
“Io sono disposto a tenere tutto nascosto.. purché non debba rinunciare a te!” confessò Spencer arrossendo leggermente.
Dopo la colazione Faith si rivestì e insieme a Spencer andarono al parco.
Era una giornata splendida: il sole era caldo, il cielo sereno. Il parco era molto frequentato, c’erano numerosi giovani che facevano jogging, pic-nic, giocavano a calcio. Molti bambini correvano, giocavano con la sabbia o sulle giostrine seminate per il prato.
Camminavano mano nella mano, chiacchierando del più e del meno. Si sedettero su una panchina senza sciogliere le loro mani intrecciate.
“Cosa vuoi fare oggi?” chiese Spencer guardando il cielo azzurro.
“Beh che ne dici di andare a pranzo da me?” rispose lei
“Va bene… in moto?” domandò ancora Spencer.
Faith annuì e si alzò dalla panchina e mano nella mano tornarono a casa di Spencer a prendere la moto, fece montare il giovane e si diresse a casa sua, poco distante da quella di Spencer. Appena entrarono in casa, Faith si andò a lavare le mani.
“Fa come se fossi a casa tua!” gli gridò mentre si lavava in bagno.
“Oh grazie!” esclamò Spencer.
Poi Faith andò a mettere su l’acqua e preparare il pranzo.
Spencer invece passava in rassegna i libri presenti nella grande libreria di legno nel soggiorno di Faith.
“Non ti vedevo tipo da Nietzsche!” esclamò Reid prendendola un po’ in giro.
“Oh no.. quelli sono di Bran, ha comprato e studiato quei libri per smontare le teorie di Nietzsche! Lui adorava la filosofia!” rivelò Faith.
“Che lavoro faceva Bran?” chiese Spencer raggiungendola in cucina
“Era un chirurgo alle prime armi... amava molto il suo lavoro!” spiegò lei.
Per Faith non era più molto doloroso , il tempo era trascorso e la ferita era cicatrizzata, c’era ancora però… era un segno invisibile che però rendeva la sua anima zoppa, diversa dalle altre. Inoltre aveva detto addio a  Bran molto tempo prima.
Mise la pasta nei piatti e iniziarono a mangiare. Dopo pranzo si spostarono sul divano.
“Che vuoi fare ora?” chiese Spencer alla ragazza mentre si sedevano sul divano, Faith sorrise furba.
“Vedrai…” rispose lei.
 

***

“No! Assolutamente no! Non esiste.” Esclamò Spencer davanti ai pattini a rotelle che la ragazza gli porgeva.
“Dai. Non fare il guastafeste, non è difficile.” lo pregò Faith.
“Non ci so andare Faith! Cadrò sicuramente.” si lamentò lui.
“Non cadrai se ti terrai a me.. dai andiamo al parco e poi torniamo.” lo convinse la ragazza.
Reid sbuffò, e controvoglia si infilò i pattini. Lentamente si alzò in piedi aggrappato alla ragazza per non cadere faccia a terra. Fece un paio di giri per il garage, così da prendere confidenza con i pattini.
“Ok.. sei pronto?” chiese lei, Spencer annuì.
“Ok.. ma prima di andare…” proseguì Faith per poi concludere la frase con un leggero bacio, per poi sussurrarlo all’orecchio : “Fuori non avrei potuto farlo!”.
Spencer sorrise col fiato corto, poi le prese la mano e seguendo la pista ciclabile si diressero al parco dov’erano stati già alla mattina. Spencer rischiò di cadere un paio di volte, ma Faith fulminea lo aveva sempre recuperato evitandogli una rovinosa caduta.
Mentre si rincorrevano nella pista di pattinaggio del parco del parco, Derek stava portando fuori Clooney, il suo pastore tedesco, in quel momento Spencer spinse Faith che finì diretta sulle braccia di Derek.
“Oh scusi.. Ciao Derek!” disse Faith realizzando la persona contro cui era andata a sbattere, Derek la guarda confuso, ma poi comparve Reid e la sua espressione divenne tenera e complice, come se avesse capito tutto.
“Faith ti sei fatta male..- cominciò Spencer per poi alzare lo sguardo su Derek- Uhm.. ciao Derek, che ci fai qui?”chiese Spencer balbettando.
“Potrei farti la stessa domanda Reid! Io portavo a spasso Clooney!” rispose il collega indicando con un cenno il cane che Faith si era chinata per accarezzare.
“Beh.. noi abbiamo fatto un giro..” rispose Spencer con  un filo di voce cercando una scusa plausibile.
“Fa.. fa parte di una nuova  terapia che ho deciso di fargli fare! Ne ho una in mente anche per tutta la squadra!” mentì Faith. Derek non ci credette, scambiò ancora due chiacchiere con i colleghi e poi proseguì per la sua strada.
“Secondo te ti ha creduto?” chiese Spencer.
“No!” rispose Faith alzando le spalle.
“E allora perché gli hai inventato la scusa della terapia?” chiese perplesso
“Perché così saprà che non vogliamo che si sappia in giro..” spiegò lei.
“A volte dimentico che sei una psicologa molto in gamba!” esclamò Spencer facendo roteare gli occhi.
Poi Faith trascinò Spencer di nuovo in pista  spingendolo sui pattini.
Stettero al parco per un paio d’ore e poi Faith portò a casa Spencer, fece per darle un bacio, ma lei si ritrasse.
“E’ troppo rischioso fuori da casa tua! Scusa.” disse lei, si rimise il casco e tornò a casa dove cenò e poi andò  a letto, stanca e spossata per  la giornata trascorsa in compagnia del paziente.
 

***

Spencer si chiuse la porta alle spalle con un sorriso sulla faccia al pensiero di Faith. Si sedette sul divano e rivisitò col ricordo la sera precedente e ricordò ciò che non aveva avuto il coraggio di affrontare. Quelle cicatrici. Aveva finto di non vederle , ma in realtà voleva parlarne, le sue domande erano molte, si confondevano nella sua testa. Non faceva in tempo a formularne una, che subito un’altra prendeva il suo posto formando nuovi dubbi. La testa gli scoppiava, così si addormentò in fretta, ed ebbe uno dei tanti incubi che ormai animavano le sue notti appena chiudeva gli occhi.
Spencer non ricordava l’ultima notte in cui aveva dormito tranquillo, probabilmente quando c’era Gideon era tutto più semplice.
Il giorno dopo Spencer tornò alla sua solita routine. Si alzò alle 8 e prese la metrò delle 8.31, poi prese il caffè al baracchino  fuori dalla sede dell’ FBI e lo bevve mentre saliva con l’ascensore. Al secondo piano salì Faith e scese un signore che aveva preso l’ascensore due piani più sotto.
“Buongiorno!” la salutò formalmente Spencer.
Non appena le porte si chiusero, Faith  lo abbracciò e posò le labbra sulle sue. Stettero a baciarsi fino al settimo piano, quando l’ascensore si fermò facendo entrare Hotch che passò dal solito sguardo neutro ad un espressione sorpresa e poi rivolse uno sguardo accusatore a Spencer. Hotch si schiarì la voce facendo quasi sobbalzare Faith che si sentiva piuttosto tesa.
“Buongiorno!” li salutò.
“Buongiorno.” Risposero in coro gli altri due.
“Vi ho cercato ieri ma eravate già andati a casa.” li informò Hotch.
Faith deglutì, il linguaggio del corpo di Hotch parlava chiaro, era diffidente; così come il tono di voce che stava tra l’insinuazione e  l’informazione.
“Il mio turno finiva alle 18.. Spencer mi stava dicendo che siete tornati sul tardi ieri!” rispose Faith.
“Io sono andato via subito!” rispose anche Spencer.
“Comunque ora siamo qui…. che vuoi dirci?” chiese Faith apparentemente tranquilla, mentre in realtà l’ansia stava bruciando nello stomaco.
“Voglio parlarvi del vostro rapporto. Nel mio ufficio, adesso.”disse il capo mentre le porte si aprivano al tredicesimo piano. Reid sospirò per scaricare l’ansia che aveva in corpo anche lui.
“Ho notato un avvicinamento tra voi due, finché tu Faith starai nella squadra dovete interrompere i vostri legami e limitarvi ad un rapporto professionale!” disse Hotch serio. Spencer guardò prima Faith e poi Hotch.
“Certo agente Hotchner!” disse accondiscendente Faith, sebbene il suo pensiero fosse un altro.
Si voltarono per uscire dalla stanza, ma Spencer all’ultimo cambiò idea, si voltò verso Hotch e replicò alla sua richiesta dando voce anche ai pensieri di Faith.
“Sai una cosa? Non ho intenzione da cedere ad una tua irragionevole paura.. è davvero ipocrita ciò che hai detto! Ci proibisci di essere amici solo a me e a Faith, mentre tutti noi siamo anche amici oltre che colleghi.” Replicò.
“Voi non avete la maturità per dividere l’aspetto privato da quello professionale!” ribatté Hotch lievemente alterato dall’alzata di testa del dottore.
“Tu come fai a saperlo? Non la conosci, né l’hai mai vista lavorare sul campo! E per quanto riguarda me, non ti sei mai lamentato in questi anni.” Disse Spencer.
Hotch rimase zitto, aveva capito il suo errore, la paura del nuovo arrivo e la temporanea assenza di JJ lo aveva paralizzato.
Ma aveva capito il suo errore e sapeva quanto Spencer avesse ragione. Faith aveva compreso i pensieri di Hotch, ma le avevano comunque dato fastidio le sue insinuazioni e i suoi pregiudizi.
“Se è tutto dovrei andare.. ho un appuntamento tra dieci minuti con un paziente.”  Disse Faith lanciando un’occhiata all’ora sul suo iPhone. Hotch annuì e la dottoressa uscì, ma Spencer restò dentro.
“Tu la ami..” mormorò Hotch, era più una constatazione che una domanda.
“Anche se fosse? Sappiamo che ci sono delle regole! Ma non provare a ostacolarci quando la maternità di JJ sarà finita, cambierò psicologa se è necessario!” replicò Spencer.
“Non sarebbe il caso di avere una storia lavorando nella stessa sede.” sostenne  Hotch autoritario.
“Posso sapere perché ce l’hai tanto con me? Perché ti fai così tanti problemi per me e a me solamente?” chiese spazientito il ragazzo.
“Credo che tu lo sappia..” rispose Hotch restando comunque calmo.
“Voglio sentirlo da te!” alzò ulteriormente la voce Spencer
“Perché ho paura per te.. sei fragile.” affermò Hotch guardando a terra.
“Grazie per l’interessamento, so badare a me stesso, l’ho sempre fatto.” esclamò Spencer prima di uscire sbattendo la porta arrabbiato.
Poco dopo vennero convocati tutti in sala riunioni da JJ. Espose il caso, sarebbero dovuti andare a Las Vegas per un rapitore seriale, un bambino era scomparso e ritrovato morto nel deserto poche ore prima dalla polizia del Nevada, e un altro bambino era stato rapito. Spencer si sentiva strano a tornare a casa a Las Vegas, ma in realtà l’unico posto in cui si era sentito veramente a casa era Washington.
“Tra dieci minuti il decollo!” ordinò Hotch.
Spencer sospirò mentre tutti si alzavano, aveva una strana sensazione, come se avesse dovuto aspettarsi qualcosa di sconvolgente da quel caso. Aveva sempre paura quando le vittime erano bambini, paura di scoprire nuovi mostri ancora più terribili di quelli fino ad allora visti.
 

Buonasera a tutti ;) sono riuscita a finire il capitolo in un tempo accettabile, spero ;)
Dunque ringrazio jjk che ha recensito il capitolo precedente e Chiara_88 che mi ha fatto il banner,
spero di ricevere qualche opinione anche qui, non ve l’ho mai detto ma adoro il nostro fandom,
c’è gente molto capace per quel che riguarda le fan fiction.
Infatti vorrei consigliarvene una che mi piace un sacco e ho cominciato recentemente,
si intitola“Giustizia privata” di Taila. È davvero molto bella :)
Detto questo vi lascio, al prossimo capitolo. Baci,  
Mar.

 
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