Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: xjustinsletters    11/05/2013    2 recensioni
Mi sembrava di essere rinchiusa in un sogno dal quale non mi sarei mai più voluta risvegliare quando lui mi stringeva tra le sue braccia.
«Il mio cuore è più grande della distanza che ci sarà tra di noi» dissi sentendomi il mondo cadere sulle spalle dopo aver capito che non lo avrei mai più sentito così vicino «Chi ha mai detto che dovremo dividerci?» disse ansimando una risata «Il mondo reale, Justin».
Non fece altro che stringermi ancora di più, in quel momento potei sentire le farfalle nello stomaco e il mio battito del cuore aumentare.
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Justin Bieber
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Justin's Pov.


Non sapendo ancora cosa fare, guardavo fisso il numero di telefono che sarebbe dovuto appartenere alla mia April.


«Justin, che aspetti?» scossi il capo tornando alla realtà e guardai Alfredo che mi osservava aspettandosi una mia reazione, cioè che prendessi il telefono per comporre il numero.


«Ok, bene...» tirai fuori l'IPhone dalla tasca destra dei miei jeans, dove ero solito sempre tenerlo, e composi il numero scritto sulla pagina internet che tenevo aperta, ben attento a non confondere nessuna cifra, ricontrollai persino due volte, giusto per essere sicuro di non aver sbagliato nel digitarlo. Non so bene se fu l’ansia o la paura di non ricevere nessuna risposta dalla persona che volevo disperatamente conoscere, ma istintivamente mi alzai dalla sedia e cominciai ad andare avanti e indietro per il bus, non riuscendo a stare fermo. Il suono del telefono mi rendeva irrequieto, volevo che qualcuno rispondesse al più presto, almeno per porre fine a questa lunghissima attesa.


«Pronto? » ecco, c'eravamo.


Esitai per un momento, solo allora mi accorsi che avrei dovuto prepararmi un discorso e anche esercitarmi allo specchio, ma ormai c’era qualcuno che aspettava una mia risposta «C’è qualcuno? Pronto?!» una voce maschile dall'altra parte mi riportò nell’imbarazzante momento che stavo vivendo e non sapendo cosa dire mi limitai a presentarmi.


Pessima idea.


«Ehm…Salve» mi portai la mano sulla fronte per infondermi coraggio e cercai di pensare ad un buon modo di smuovere la situazione ed arrivare al punto, ergo, chiedere su di April. «Scusi il disturbo, ma cerco una certa April, April Sanchez» la voce dall'altra parte rimase per alcuni secondi in silenzio per poi balbettare qualcosa sotto voce «E tu saresti?» trovai un tono di arroganza nel suo modo di rispondermi, ma in quel momento non ci feci poi tanto caso, io volevo solo parlare con lei.


«Sono Justin…Intendo Justin Bieber ».


Il ragazzo dall'altra parte iniziò a ridere per poi sentirlo urlare «April! Al telefono c'è un certo…» non concluse la frase iniziando a ridere, prese fiato e finalmente concluse «Justin Bieber». Sentii la voce di una ragazza avvicinarsi, a quel suono mi voltai subito a cercare con lo sguardo Alfredo, mi guardò con un’espressione dubbiosa.


«Si, certo…Justin Bieber» il ragazzo rise a quella affermazione di quella che doveva essere April, per poi tacere. «Riattacca, John, saranno quei cretini dei miei compagni di scuola» sembrava delusa e al suono di quelle parole. Piombai nel panico «Hey...no, ascolta, non riattaccare».


Troppo tardi.


Parole sprecate. Il ragazzo riattaccò e così si concluse la telefonata. Ero rimasto abbastanza perplesso e in più la crew mi guardava in attesa che dicessi qualcosa. «Non posso crederci...hanno pensato che fosse uno scherzo» non finii nemmeno questa frase che Fredo si avvicinò a me e dalle sue labbra risuonò una risata, a quanto pare oggi erano tutti in vena di ridermi in faccia. «Dai amico...che ti aspettavi? E' ovvio che non ti crede, di solito Justin Bieber non chiama a casa delle sue fan» si diresse poi in cucina, ovviamente era contento del risultato in quanto era convinto che questa cosa fosse del tutto sbagliata, ma non lo era.


Ero fuori di me dalla rabbia ma non mi sarei arreso.
 
 
April’s Pov.


Non ci potevo credere che ormai erano arrivati a chiamarmi a casa per prendermi in giro, come se a scuola non bastasse già, e domani avrei dovuto tenere la testa alta perché le voci correvano e sicuramente il soggetto che mi aveva chiamata si sarebbe divertito a vedere come cercavo di rimanere indifferente alla cosa. Non mi ponevo questi dilemmi, ma avrei semplicemente voluto sprofondare nel sottosuolo e rimanerci fin che il giorno seguente la campanella non sarebbe suonata, era sempre così, ma adesso ne sentivo ancora di più il bisogno. Poi c’era John che ogni volta che incontrava il mio sguardo rideva di gusto, un giorno l’avrei fatto fuori, o mandato in qualche scuola militare per ragazzini troppo rompi palle. Ovviamente, sperando che esistessero.


Eravamo a cena, gli unici a proferire parola erano i miei genitori con i loro soliti discorsi sulle bollette e sul lavoro, ormai io e i miei fratelli non li ascoltavamo neanche, guardavamo la televisione senza mai staccarne gli occhi, la cosa mi preoccupava assai ma preferivo quello schermo che un giorno mia madre avrebbe con molta voglia buttato.


«C’è qualcosa che non va April?» chiese mio papà. Al richiamo del mio nome mi girai di scatto per trovarlo come sempre a capo tavola mangiando carne ed insalata, cibo che si trovava anche nel mio piatto ma che non avevo minimamente toccato in quanto ero fin troppo persa nei miei pensieri, o per meglio dire ‘problemi adolescenziali’. «Niente» presi a giocare con la forchetta che avevo in mano, tendevo a non guardare la gente negli occhi e a cercare qualcosa con cui distrarmi quando mentivo «Non c’è niente che non va» sperai che il discorso finisse lì ma ovviamente quella non era la mia giornata. «Questo pomeriggio ha chiamato un ragazzo chiedendo per April, ha detto che si chiamava Justin Bieber, improbabile» io avrei ucciso mio fratello. Lo avevo vicino e girandomi di novanta gradi e comprendo con il palmo della mia mano la bocca, per non far capire ai miei cosa stessi facendo, mimai con le labbra un ‘Stai zitto’, sorrise semplicemente. Non sarebbe finito lì il discorso.


«Continuano a prenderti in giro a scuola?» e rieccoci con lo stesso discorso a cui non volevo far da protagonista. «No, John stava solo scherzando» potei sentire i gomiti di mio padre sbattere sul tavolo «April, perché non ci permetti di aiutarti? Sono tuo padre e non voglio altro che il tuo bene» «Non la smetteranno solo perché tu parlerai con il preside, la telefonata di oggi ne è la prova». Alzai finalmente lo sguardo per incontrare quello dell’uomo a capo tavolo, il suo sguardo era preoccupato, stanco delle lunghe ore passate al lavoro «Devo solo aspettare che la scuola finisca» non volevo vederlo così, doveva essere felice, senza una figlia che portava solo preoccupazioni in casa.

«Se non l’hai notato sono più forte di quanto tu creda» «Non devi esserlo sempre, siamo tutti un po’ fragili dentro» non si rendeva conto di quanto sbagliasse a pronunciare quelle parole, ma non replicai, come non lo fecero mia madre e i miei fratelli, avevano osservato la scena e potevo sentire il senso di colpa che stava divorando John.  


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Volevamo ringraziare una ragazza che recensisce ogni capitolo e che ci fa sempre sorridere con i suoi 'incoraggiamenti', è SweetLove_Yolo :) 
 

 
  
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