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Autore: KrisJay    11/05/2013    6 recensioni
Bella Swan si è appena trasferita a Los Angeles con la sua figlioletta Allyson. Sta per cominciare una nuova vita lì, cercando di dimenticare il passato che le ha regalato qualche delusione e anche qualche dispiacere. Ci riuscirà, grazie anche all'affetto della sua famiglia, dei nuovi e vecchi amici che la circondano e, naturalmente, grazie ad un nuovo amore che la conquisterà quando meno se lo aspetta...
"«Oh, interessante!» quello, era un modo carino di dire “Non me ne frega niente di ciò che c’è scritto lì sopra, anche se tu me lo stai dicendo ugualmente.”
«Sì, molto interessante… ma non interessante quanto te, Isabella.» il dottor Cullen posò di nuovo la cartella sul tavolo e posò gli occhi su di me, guardandomi intensamente.
Oh, merda.
Ci stava provando con me dopo neanche cinque ore che ci eravamo conosciuti… era la prima volta in assoluto che mi accadeva una cosa simile!
«Eh… Dottor Cullen…»
«Ti prego, Isabella, chiamami Edward.»
«Edward,» dissi, accontentandolo, «non so… che stai facendo?»
«Sto cercando di conoscerti meglio, Isabella. Sai, non mi dispiacerebbe affatto sapere qualcosa in più su di te… in tutti i sensi.» sorrise sghembo, facendomi rabbrividire.
Dio mio, che persona sfacciata!"
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Solo il tempo... - Capitolo20

Buonasera!
Cavolo, è quasi un mese che non aggiorno O____O I’m sorry! Ho avuto un sacco di cavoli per la testa, senza contare che ho anche cominciato una nuova storia XD
Well, bando alle ciance u_u ecco a voi il nuovo capitolo! Non vi dico, è pronto da un secolo ormai XD ma tra una cosa e l’altra ho rimandato giorno dopo giorno la pubblicazione, fino a stasera @.@ lo so, sono una frana XD
Vi lascio leggere, noi ci sentiamo in basso più tardi ;)


 
 

Solo il tempo

 
 

Capitolo 19
 

Mi mossi pigramente tra le coperte, tentata di non aprire gli occhi e di continuare a crogiolarmi nel dormiveglia, anche se sapevo che non era possibile da realizzare: il mio istinto, se così volevo chiamarlo, mi avvisava che la mattina era già arrivata e che la mia viperetta si sarebbe svegliata da un momento all’altro, se non lo aveva già fatto.
Ma potevo comunque rubare altri cinque minuti di riposo, fregandomene dell’istinto.
Mi rigirai nel letto e sprofondai la faccia nel cuscino, inspirando forte dal naso. Quasi subito un odore maschile, e molto familiare, mi investì le narici e di riflesso spalancai gli occhi, rovinando così il mio piano di dormicchiare ancora un po’.
La poca luce che penetrava dalle veneziane illuminava lievemente il posto, e quindi mi consentiva di vedere bene la mia camera da letto; capii di trovarmi nella parte di materasso che la notte prima aveva occupato Edward, e che quest’ultimo non era presente. Era strano, perché prima di addormentarmi si trovava insieme a me, mi stava abbracciando…
Una punta di panico mi investì, e sembrava promettere una bella crisi se fosse aumentata. Mi misi a sedere sul letto, trascinando con me le lenzuola. Non dovevo preoccuparmi, non era successo niente… probabilmente Edward non si trovava con me perché si era alzato e aveva cominciato a preparare la colazione: non era la prima volta che succedeva… e in una di queste occasioni, Allyson non aveva perso tempo nel dire che le sue frittelle erano più buone di quelle che cucinavo io.
Sì, era sicuramente così. Stava sicuramente cucinando, anche se non sentivo nessun tipo di odore provenire dalla cucina.
Scesi dal letto e dopo aver recuperato la mia vestaglia – la camicia di Edward, che avevo indossato qualche ora prima, era sparita così come il resto dei suoi vestiti – uscii dalla camera e percorsi il corridoio, mentre la indossavo e chiudevo la cintura con un nodo. Il brutto presentimento, che avevo percepito prima, si andava ampliando.
«Edward?» lo chiamai in un bisbiglio, e sperai che questo fosse ben udibile. Lo chiamai di nuovo quando mi trovai sulla soglia della cucina, scoprendo così che di lui, lì, non c’era nessuna traccia.
Mi appoggiai alla parete con una mano, mentre con l’altra mi accarezzavo il collo, sentendomi a disagio. Cominciavo a sentire anche gli occhi pizzicare, segno che potevo cominciare a piangere da un momento all’altro.
Edward era sparito, era andato via senza neanche salutarmi… cosa poteva significare questo suo comportamento? Che lui… no, non riuscivo neanche a pensarci, ma mi costrinsi a farlo perché solo facendo così tutto poteva diventare reale, come dirlo ad alta voce.
Edward non poteva avermi lasciata dopo che avevamo trascorso la maggior parte della notte a fare l’amore, vero? Non poteva essersi comportato in questo modo, come se fossi una prostituta di basso borgo che non era degna neanche del suo più piccolo saluto… e non poteva aver fatto tutto questo dopo che avevo conosciuto la sua famiglia…
Se tutto quello era vero, voleva dire che io non avevo capito nulla di lui, voleva dire che lui era rimasta sempre la stessa persona di prima, che se ne infischiava di tutto e di tutti e che voleva solo il suo tornaconto. Aveva fatto tutto quello solo per portarmi a letto?
Davvero ero stata solo questo, per lui? Solo un’avventura di una notte? Ed io che, da stupida cretina e ingenua quale ero, ci ero cascata con tutte le scarpe… e mi ero persino innamorata di lui.
Strinsi le labbra, cercando di frenare il pianto e le lacrime che aumentava con l’avanzare dei secondi. Asciugai con le mani le poche lacrime che erano già scese e mi avvicinai alla macchina del caffè: ormai ero sveglia, e tanto valeva che cominciassi a preparare la colazione, anche se la fame era sparita all’improvviso ed ero sicura di vomitare qualunque cosa avessi provato a mangiare.
Con l’umore che rischiava di sprofondare all’inverosimile, aprii un cassetto dove recuperai un paio di tovagliette colorate e mi girai per posarle sul tavolino… fu allora che notai un foglietto bianco, e ripiegato, su di esso. Quel foglietto non lo avevo lasciato io, il giorno prima avevo riordinato tutto dopo essermi dedicata al dolce che avevo cucinato per la cena… quindi, poteva averlo lasciato solo una persona.
Posai le tovagliette sul tavolo e afferrai, curiosa e anche leggermente scossa, quel piccolo pezzo di carta. Avevo quasi paura di vedere di cosa si trattasse, ma lo spiegai lo stesso e cominciai a leggere le poche righe che ci erano scritte, nella grafia ordinata e quasi impossibile da leggere di Edward.
 

Non volevo svegliarti, né andare via senza prima avvertirti, ma c’è stata un emergenza e sono dovuto correre in ospedale. Ti telefono non appena riesco a liberarmi, promesso.
Non posso fare a meno di pensare a questa notte, è stata la più bella della mia vita…
Un bacio.
E.
 

Posai la mano sulla guancia, cercando di nascondere il sorriso di sollievo che era spuntato sul mio viso e anche la vergogna per aver pensato quelle orribili cose su di Edward.
Non era la prima volta che era dovuto andare via per un emergenza, e di certo non sarebbe stata neanche l’ultima. Il lavoro del chirurgo era fatto così, imprevedibile, impegnativo e faticoso, ma anche molto gratificante.
Rimasi per diversi minuti immobile, con il foglietto tra le mani a rileggere quelle righe, prima di infilarlo nella tasca della vestaglia e di riprendere a preparare la colazione. E feci bene, perché Allie arrivò di corsa verso di me neanche cinque minuti dopo.
«Mammina, mammina!» urlò, abbracciandomi le gambe come faceva spesso.
«Ehi, amore mio!» felice, mi inginocchiai e la abbracciai, baciandole il visino. Aveva avuto un tempismo perfetto, e se si fosse svegliata pochi minuti prima mi avrebbe vista di umore nero e con una faccia da funerale… Ero contenta che le mie paranoie si fossero rivelate infondate. «Hai dormito bene?»
«Bene bene bene!» con il suo sorriso allegro e spensierato, prese a carezzarmi il viso con le sue piccole manine paffute. «Mamma, ma Edwadd non c’è?»
Scossi la testa. «No tesoro, è dovuto andare a lavoro… ma ha detto che ci telefona più tardi. Me lo ha promesso!» le risposi, ignorando quella piccola parte dentro di me che non credeva a nessuno, e per di più paranoica fino al midollo, che mi suggeriva che non dovevo fidarmi di quelle poche righe scritte. «Allora, hai fame? Stavo per mettermi a cucinare le frittelle, quelle con il cioccolato!»
«Ma io volevo quelle che fa Edwadd, sono buonissimissime!» si lamentò la piccola, mettendo il broncio.
Ignorai anche la delusione, e la gelosia, che la frase di mia figlia aveva scatenato: non era colpa mia se Edward sapeva cucinare le frittelle meglio di me! «Te le preparerà un altro giorno, tesoro…» dissi, sicura, e la riportai contro di me per sbaciucchiarla e per spupazzarla tutta. La risata vispa e sincera di Allyson mi riempì le orecchie, oltre che il cuore.
 

***

 
«Quindi, la cena è andata bene?»
Annuii, poi ricordai che ero al telefono e che nessuno poteva vedermi. «Sì, è andata bene. La famiglia di Edward è meravigliosa, allegra… sono stati tutti molto gentili con me.»
«Mia figlia ha fatto colpo sui suoi futuri suoceri!» mia madre cantilenò come una scema quelle parole, emozionata come una bambina la mattina di Natale. «Non potevi darmi notizia migliore, tesoro!»
Sbuffai, un po’ scocciata per il suo entusiasmo. «Mamma, non sono i miei futuri suoceri…»
«Ma lo saranno, Bella, lo diventeranno presto! Scommetto che l’anno prossimo, a quest’ora, sarai la nuova signora Cullen!»
«MAMMA!» smisi addirittura di tagliare le verdure che mi servivano per il minestrone, mentre urlavo. Doveva aver bevuto, non c’era nient’altra spiegazione. «Ti prego, non dire queste cose… non è passato neanche un anno dal mio divorzio e già vuoi che mi risposi?»
«È un buon partito, Bella, e un gran bravo ragazzo. Non dirmi che non ci hai fatto nemmeno un pensierino…»
Posai il coltello, e mi pulii le mani sullo strofinaccio: rischiavo di mozzarmi un dito, se continuavo con la mia opera e a distrarmi per i discorsi di mia madre. «Nemmeno uno, mamma. È troppo presto, troppo… voglio vivere questa relazione passo passo, non voglio fare già dei progetti e non voglio correre.» dissi alla fine.
«Va bene va bene, tesoro, non arrabbiarti.» disse, aggiungendo un sospiro. «Ho capito, va bene. Però devi promettermi che mi terrai informata su tutto quello che succede tra di voi, okay? Non farmi stare troppo in pensiero…»
Alzai gli occhi al cielo, tanto non poteva vedermi. «Certo, lo farò sicuramente.»
«E visto che siamo in argomento… lo avete già fatto?»
Scostai il telefono dall’orecchio e lo guardai accigliata, non credendo alle sue parole. Davvero voleva sapere se io e Edward avevamo… no, era assurdo! Io non le avrei detto proprio niente! Figuriamoci se mi mettevo a raccontare a mia madre come andava la mia vita sessuale!
«Fatto cosa, mamma?» domandai, facendo finta di non aver capito.
«Isabella, non fare la finta tonta! Avete già fatto sesso? Però non farti sentire dalla piccola, quando rispondi!» mi intimò, con il suo famoso tono di voce severo.
Alzai di nuovo gli occhi al cielo. «Non serve che non mi faccia sentire, tanto non ti dico un bel niente!»
«Ma… ma sono la tua mamma! Devi dirmi almeno qualcosina!» si indignò.
«Te lo puoi scordare, Renée! Avrai la dimostrazione che io e Edward abbiamo combinato qualcosa quando arriverà quel qualcosa
«Qualcosa, qualcosa, qualcosa! Che significa questo qual… AH! Non dirmi che state cercando di fare un bambino! Un. Bambino! BELLA!»
«MAMMA!» urlai, con la mano sulla fronte. Perché era andata a parare proprio su quell’argomento? «Smettila di urlare! Non stiamo facendo nessun bambino, levatelo dalla testa!»
«E allora tu non sparare più cavolate con i doppi sensi, signorina! Mi hai fatto prendere un colpo… per quanto mi piacciano i bambini, non sono pronta per diventare di nuovo nonna.»
«E invece, sei pronta a vedermi di nuovo sposata!»
«E che c’è di male, scusa? Voglio fare la suocera! È così sbagliato?»
Scossi la testa, e capii che continuando quella discussione non saremmo andate da nessuna parte… ma per fortuna, qualcuno venne a salvarmi da quella specie di agonia. Il campanello di casa suonò, annunciando l’arrivo di un ospite… e forse avevo anche l’idea di chi fosse.
Ma forse era meglio dire chi fossero, visto che erano in coppia.
«Mamma, devo lasciarti… ti richiamo io, eh? Ciao!» chiusi di scatto la chiamata senza lasciarle il tempo di dire nulla. Mi aspettavo un suo messaggio di rimprovero da un momento all’altro…
E infatti questo arrivò due secondi dopo, quando ero appena uscita dalla cucina e stavo andando verso la porta di casa, che Allie aveva già spalancato.
 

“Che modi! Non farlo più! Aspetto che ti fai viva, tesoro.”
 

Non aveva aggiunto nessuna faccina, cosa normale se si trattava di mia madre: non era che non le piacesse mandarle, non le sapeva proprio fare! Era un pochino negata.
Rimisi il telefono nella tasca dei jeans e andai verso la porta, dove Allie era stata assalita da Alice e Rosalie e si stava beccando un bel po’ di coccole e di abbracci. Rose mi aveva inviato un messaggio poche ore prima, avvertendomi che sarebbe passata dopo pranzo insieme a Alice e che volevano sapere ‘dal vivo’ com’era andata la cena della sera prima.
Secondo me, volevano sapere anche qualcos’altro…
Donne pettegole, forse gli uomini non avevano poi tutti i torti.
«Ehi, ragazze!» le salutai subito e baciai Alice sulle guance, visto che era la più vicina e quella che non era impegnata a cercare di mangiarsi mia figlia.
«Bella! Preparati perché per le prossime ore ti terremo sotto interrogatorio!» mi annunciò seduta stante la mia migliore amica, o forse la mia ex migliore amica.
Aggrottai le sopracciglia. «Non vorrete mica giocare a poliziotto buono e poliziotto cattivo?!» dissi, un po’ scettica, mentre andavo a salutare Rosalie.
«No, non siamo così perfide!» mi rassicurò quest’ultima. «Però diventeremo un sacco manesche se ci nasconderai qualcosa, tranquilla…»
Se voleva davvero cercare di tranquillizzarmi, dicendomi quelle cose, beh non ci era riuscita poi tanto. Ma feci lo stesso un mezzo sorriso e annuii, facendole vedere che avevo capito.
Dopo esserci spostate in cucina, e dopo aver lasciato Allyson impegnata a guardare i cartoni animati alla tv, mi misi a raccontare della cena a casa Cullen e di com’era andata, interrotta ogni tanto dalle domande delle mie amiche e dai loro commenti… e alla fine, arrivai a parlare con enorme imbarazzo della nostra prima volta insieme. Quella volta però nessuna delle due commentò o disse una sola parola, perché erano rimaste entrambe senza parole.
Per farle stare zitte dovevo mettermi a parlare di sesso? Beh, avrei potuto approfittarne in futuro.
«Oh, mio Dio! Me lo sentivo che sarebbe successo presto!» disse in un soffio Alice, con gli occhi spiritati e le mani che stavano arpionando i bordi del tavolo.
«Sarebbe dovuto succedere prima, mi stupisco che Edward abbia aspettato così tanto prima di farlo!» esclamò invece Rose, che mi guardava con in viso poggiato sulle sue mani.
Scrollai le spalle, e continuai a tagliare le verdure prima di gettarle in una pentola. Parlare di sesso mi aveva sempre vergognato, così per evitare i loro sguardi e le loro battutine – che, per fortuna, non ci furono state – mi ero messa di nuovo a lavorare sul minestrone, dando loro la schiena. In questo modo, poi, non potevano neanche vedermi mentre arrossivo…
«Beh… Edward ha rispettato i miei tempi.» borbottai, togliendo alcuni residui di verdure dal coltello. «Sapeva che volevo andarci piano, e anche lui voleva fare la stessa cosa… potevamo anche darci un taglio con questa storia e andare a letto insieme settimane fa, ma non abbiamo vol-AHIA! Merda!»
Parlando mi ero distratta, e così ben presto mi ritrovai con un bel taglio sanguinante sul polpastrello. Sapevo che sarebbe successo, perché non avevo posato prima quel coltello di merda?
«Che hai combinato?» domandò Rose.
«Incidente di percorso, nulla di grave…» le risposi, e andai a mettere il dito sotto il getto freddo del lavandino per fermare il sangue. Come taglio non era profondo, ma sarebbe stato fastidioso. Odiavo le ferite sulle mani, con tutta me stessa.
«Comunque… ieri notte vi siete dati alla pazza gioia! E com’è stato il risveglio? Imbarazzante? O ci avete dato dentro di nuovo?» intervenne Alice.
Storsi il naso: non mi andava di raccontare la crisi di panico che mi aveva quasi assalita quando avevo scoperto che Edward era dovuto andare via, credendo che mi avesse usata e poi lasciata. Mi avrebbero presa in giro, sicuramente! Però loro erano le mie amiche, potevo confidarmi con loro… e così dissi loro anche questa cosa.
La prima a reagire fu Alice. «Ma sei proprio fessa, Bella!» urlò.
«Mi sono lasciata prendere dal panico!» esclamai a mia discolpa, voltandomi finalmente verso di loro. «Lo avreste fatto anche voi, ammettetelo!»
«No, non è vero… sì, è vero. Ma gli hai dato poca fiducia, sono sicura che aveva avuto un buon motivo per essere scappato via. E spero che non sia perché hai fatto schifo a letto…» aggiunse Rose, arricciando le labbra e alzando gli occhi al cielo come se stesse pensando.
«Lo hanno chiamato per un emergenza all’ospedale. È un buon motivo.» tornai a voltarmi verso i fornelli e misi a cuocere il minestrone. Impresa non facile, visto l’ingombro in cui avevo avvolto il dito e che non aiutava molto nei movimenti.
«Ecco, visto? Un po’ di fiducia! Però sono contenta, avete fatto un altro passo in avanti nella vostra relazione e siete diventati senz’altro più affiatati!» sorrise, invece, Alice, tutta soddisfatta per quello che aveva appena detto. «Quand’è che andrete a vivere insieme?»
Mi girai di scatto, fulminandola con lo sguardo. «Hai parlato per caso con mia madre? Lei mi vuole già sposata con Edward!»
«Ah, Renée ha l’occhio lungo! Però ha ragione, per la fine dell’anno prossimo potreste essere già marito e moglie…»
«Alice, non dire assurdità! Prima arriva un bebè, e poi il matrimonio, lo sanno tutti!»
«Rose, da te non me lo sarei mai aspettato!» la rimproverai, prima di sorridere maliziosamente. «Tocca prima a te e Emmett, sono sicura che ci farete un bello scherzetto…»
«Ma… come ti permetti!?»
Ecco, la situazione si era senz’altro sbloccata, e la tensione sciolta… e poi, era divertente prevedere il futuro con quelle due pazze delle mie amiche.
 

***

 
Verso le sei del pomeriggio, le uniche persone presenti in casa fummo io e Allyson. Alice e Rose se ne erano andate da un bel pezzo, una perché doveva andare al cinema con Jasper e l’altra perché doveva ‘fare ginnastica’ con Emmett. Non volevo pensare a quale tipo di ginnastica si trattasse, ma di sicuro era quel tipo di esercizio che si faceva a coppie.
Trattenni un risolino, al pensiero, e mi grattai la fronte mentre mi voltavo per controllare Allie: si era appisolata qualche ora prima mentre guardava la tv, e sembrava che il suo sonnellino pomeridiano sarebbe durato ancora un po’. Io, invece, me ne stavo in disparte, seduta a gambe incrociate sulla poltrona mentre cercavo di portarmi avanti con la lettura.
Da parecchio tempo non mi capitava di trascorrere un pomeriggio così tranquillo e quasi solitario; l’ultima volta era arrivato Edward a salvarmi dalla noia del non avere nulla da fare, col risultato che poi ci eravamo ritrovati a rotolarci sul pavimento come due arrapati.
Ma stavolta non sarebbe successo: primo, perché c’era Allyson che poteva beccarci proprio nel momento clou, e secondo perché Edward sarebbe arrivato a casa soltanto verso le otto. L’emergenza di quella mattina era risultata essere più grave del previsto, e lui aveva trascorso quasi l’intera giornata in sala operatoria, tra riduzioni di fratture e qualcos’altro che adesso non riuscivo a ricordare.
Scacciai l’immagine dell’orrendo incidente che Edward mi aveva descritto per telefono e tornai a immergermi nelle pagine del libro, immedesimandomi in Holly che aspettava la nuova lettera del suo amato Gerry. Stavo per scoppiare di nuovo a piangere per le vicende descritte nel libro quando sentii la porta di casa aprirsi, per poi richiudersi qualche secondo dopo.
Scattai in piedi di colpo, facendo cadere il libro a terra. Qualcuno doveva essere appena entrato in casa, qualcuno che non aveva il permesso di farlo e che non avevo nemmeno invitato… ma chi poteva essere?
Nessuno aveva le mie chiavi di casa; Rose per di più si faceva prestare la copia dal portiere per salire quando si occupava di Allyson, ma questa volta non poteva essere Stan. Lui mi avvertiva sempre se c’era qualcosa di cui doveva parlarmi, e non saliva mai in casa mia.
Quindi, era un ladro?
Afferrai da un mobile il primo oggetto che potesse essere utilizzato come arma provvisoria e saltai in corridoio, con una fifa tremenda che stava pian piano diventando blu. Mi bloccai di colpo, quasi stordita, con un orrenda statuetta di gesso che mi aveva spedito mia madre tempo fa tra le mani, vedendo che si trattava semplicemente di Edward. Se ne stava tranquillo, in ginocchio, e si allacciava una scarpa; aveva ancora il cappotto addosso.
«Edward?» sussurrai, abbassando velocemente la statuetta; non volevo fargli vedere che la mia paranoia stava per comandarmi di spaccargliela sulla testa.
Lui, sentendomi, alzò il viso e mi sorrise sghembo, strizzando l’occhio. «Ehi, piccola.»
«Ma… come hai fatto a entrare?» domandai, avvicinandomi poi a lui.
«Stan mi ha prestato le chiavi. Volevo farti una sorpresa e… beh, non mi andava di suonare!» ridacchiò, per poi rimettersi in piedi e togliersi velocemente il cappotto. Tenendolo sottobraccio, usò il braccio libero per cingermi la vita e per avvicinarmi ancora di più al suo corpo, cosa che feci senza troppi problemi.
Nascosi il volto nel suo collo, strofinandoci sopra le labbra lievemente, e sentii che Edward ricambiava quello pseudo bacio strofinando le labbra contro la mia fronte. Chiusi gli occhi, godendomi quel piccolo momento di pace.
Come avevo fatto a dubitare di lui, quella stessa mattina? Come ero riuscita a farlo passare come un poco di buono, dopo tutto quello che ci eravamo detti e ridetti? Ero stata una stupida, una sciocca… una bambocciona!
«Credevo che fosse un ladro…» ammisi in un bisbiglio, scostandomi da lui.
«Un ladro? Spero almeno che fosse un ladro bello e aitante!» mi prese in giro, inarcando un sopracciglio.
«Oh, sì! Il miglior ladro che abbia mai visto! Hai presente Bradley Cooper?» lo presi in giro a mia volta, e poi gli buttai le braccia al collo per baciarlo. Feci appena in tempo a poggiare le mie labbra sulle sue che sentii un tonfo sordo e qualcosa che si rompeva, così dovetti staccarmi di malavoglia. «Merda, la statuetta!»
«È andata, tesoro.» mi informò Edward, che stava osservando con finto dispiacere i resti di quell’orrore di gesso: non piaceva nemmeno a lui. «Non ti dispiace, vero?»
Scossi la testa. «Nah, faceva schifo. Posso sempre accaparrare la scusa che Allie l’ha fatta cadere…»
«Ma senti tu… non si da la colpa a una bimba piccola! Vergognati!» mi rimproverò subito lui.
«Certo che si può, se la bambina in questione è una casinista irrecuperabile!» sotto il suo sguardo accusatore e severo, dovetti rinunciare ai miei intenti. Sbuffai. «Va bene, dirò la verità…»
«Bravissima.»
«…dirò che sei stato tu.»
«Non devi proprio provarci! Hai capito! Non provarci!» Edward mi afferrò per le spalle e cominciò a farmi il solletico con la mano libera per punirmi. Era sleale, non poteva approfittarsi di quel mio punto debole ogni volta! Ma non riuscii a farglielo notare, troppo impegnata com’ero a ridere e a cercare di togliermelo di dosso.
 

***

 
«Minestrone? Tua figlia non lo mangerà mai!» mi fece notare Edward, non appena scostò il coperchio della pentola, che si trovava ancora sul fornello.
Terminata la parentesi del solletico – dove si era beccato una gomitata nelle costole per far sì che smettesse -, si era proposto di aiutarmi in cucina, anche se la cena era bella che pronta e l’unica cosa che c’era da fare era apparecchiare la tavola. Eravamo solo noi due, la bambina stava ancora dormendo, ma sarei andata a svegliarla di lì a pochi minuti perché era quasi il momento di mangiare.
«Sì invece!» stavo frugando in uno degli sportelli bassi, dove avevo infilato persino la testa. «Le verdure in pezzi non le mangerà mai, ma… ma la zuppa di alieno si che la mangerà!» esclamai vittoriosa, sbucando di nuovo fuori dopo che ebbi recuperato il frullatore ad immersione, che mi serviva per fare il passato.
Edward mi guardò scettico, grattandosi il mento. «Zuppa di alieno? Non ci cascherà mai per me… è troppo intelligente tua figlia.»
Sorrisi sorniona, scuotendo la testa. «Ci cascherà eccome, fidati. Nessuno resiste alla mia zuppa di alieno.» infilai la spina nella presa di corrente e mi preparai per frullare il tutto.
«Se lo dici tu…» mormorò lui.
Stavo per accendere il frullatore, ma mi fermai perché le sue braccia mi abbracciarono da dietro e mi strinsero forte, cogliendomi di sorpresa. Edward mi lasciò un bacio sulla nuca, scoperta dai capelli, e lo sentii respirare forte sulla mia pelle.
«Mi piaci… mipiacimipiacimipiaci.» cominciò a sussurrare velocemente, e ogni soffio che usciva dalle sue labbra mi scatenava una marea di brividi lungo la schiena. Di conseguenza, inarcai il collo all’indietro e sollevai le mani, sprofondandole nei suoi capelli.
In quel momento passò tutto in secondo piano, e l’unica cosa che mi importava era sentire il suo tocco su di me, le sue labbra su di me, il suo corpo contro il mio… era bello sentire che mi desiderava, tanto, come io desideravo lui.
Chiusi gli occhi, sospirando, quando sentii che cominciava a solleticarmi il lobo dell’orecchio con le labbra… e quello che era successo quella mattina, appena sveglia, mi tornò in mente come in un flash, veloce e accecante. Rimasi talmente di sasso che riaprii gli occhi e mi scostai da lui, rifugiandomi accanto alla finestra.
Me ne stavo ferma, con le mani poggiate sul davanzale della finestra, e tenevo lo sguardo basso per non incontrare lo sguardo di Edward, che sentivo addosso. Doveva essere rimasto sicuramente sconcertato dalla mia reazione, così repentina e strana… e lo capii dal suo tono di voce non appena mi rivolse la parola.
«Bella, hai preso la scossa per caso?» mi chiese.
Mi morsi le labbra, alzando gli occhi e guardandolo, finalmente. Dovevo dargli una risposta, se la meritava… e dopo, sarebbe stato libero di pensare che la sua ragazza era una povera pazza paranoica e insicura… molto insicura. Scossi la testa. «Devo dirti una cosa…» ammisi, sospirando subito dopo.
Lui, dopo aver battuto le palpebre un paio di volte, annuì e mi si avvicinò, allungando una mano per prendere la mia. «Ti ascolto.»
«Oh, bene. Ecco…» presi un bel respiro prima di continuare. «Hai presente la notte scorsa? Io…»
«Mi stai dicendo che sei nervosa perché la notte scorsa abbiamo fatto l’amore?» chiese, e le sue labbra si aprirono in un bel sorriso sincero e, a tratti, divertito. «Non devi preoccuparti, tesoro, va tutto bene.»
«Non è per questo!» sbottai, e mi rimproverai mentalmente per quella reazione eccessiva. «È… per quello che è successo dopo. Quando mi sono svegliata, stamattina, tu non c’eri e… ho pensato che te ne eri andato, e che lo avevi fatto perché tra me e te non poteva esserci altro che quello… una botta e via, insomma.»
Dissi quelle cose tutto d’un fiato, per paura che se mi fossi fermata poi non sarei più riuscita a dire nulla, e scoprii che quelle parole dette ad alta voce erano ancora più brutte del previsto.
Avevo tenuto gli occhi bassi per tutto il tempo, e quando li rialzai vidi che Edward non mi guardava, ma che teneva i suoi occhi fissi verso la finestra alle mie spalle. Aveva le labbra strette tra di loro, e le sopracciglia aggrottate: quei particolari mi fecero capire che le mie parole lo avevano irritato, e forse anche ferito. No, leviamo pure il forse… lo avevano sicuramente ferito.
«Edward…» soffiai, e feci per stringergli la mano ma lui la scostò, allontanandosi anche col corpo. «Sei arrabbiato con me?»
Sbuffò, un misto tra un respiro e una risata strozzata. «Non serve che ti risponda, eh Bella?»
Chiusi gli occhi, maledicendomi di nuovo, ma stavolta perché non avevo tenuto conto che potevo farlo star male per via di quello che mi passava per la testa. «Edward, sono stata una stupida a pensare quelle cose, l’ho capito subito… ma non credevo che non ti avrei trovato una volta sveglia.» strinsi le mani tra di loro, sentendomi nervosa e dispiaciuta. «È stato un momento di insicurezza, mi dispiace…»
Edward annuì, tornando a guardarmi. Aveva sempre lo sguardo severo, ma almeno non sembrava più arrabbiato come poco prima. «Ti credo, Bella… però, devo sapere una cosa.» aspettò che facessi un segno di assenso prima di riprendere il discorso. «Ti sei sentita insicura per quello che è successo ieri, o per altro? C’è qualcosa di cui non sei tanto convinta?»
«No, nulla! Io sono convinta di tutto, Edward, di tutto. Ma è tutto così nuovo, per me, e per un attimo ho pensato che fosse tutto un sogno… un bel sogno, ma che fosse già finito e sepolto nella mia mente.»
«E hai pensato che ero tornato alle relazioni di una sola notte?» domandò, pacato.
Annuii, e in men che non si dica mi trovavo già stretta a lui, con le braccia strette sulla sua vita e con le sue mani che mi carezzavano dolcemente la schiena. Restammo in silenzio, e in quel momento sentirlo di nuovo vicino era la cosa più importante per me. Avergli confessato quel mio piccolo momento di debolezza mi fece sentire bene, anche se stupida.
«Se tu non fossi così importante per me, tesoro, non mi troverei qui.» disse, con le labbra tra i miei capelli. «E ti giuro che stare qui con te è l’unica cosa che voglio fare adesso, e nei prossimi giorni.»
«Mi dispiace di essere così sciocca…» borbottai.
Edward mi fece sollevare il viso, e prese a strusciare il naso contro il mio, in un dolce bacio all’eschimese. «Il tuo essere sciocca è la cosa che mi fa impazzire di te, sai?» e sorrise.
«E a me fa impazzire questo tuo lato così bugiardo e ruffiano.» risi, contenta che quel momento di tensione fosse ormai alle nostra spalle. «Edward?»
«Sì?»

Ti amo. «Ti voglio bene.»
Lo so, avrei dovuto confessargli che lo amavo… ma in quel momento mi sembrò troppo azzardato. Avrei trovato un altro momento per dirglielo, magari uno migliore.
Le nostre labbra si incontrarono, e stretti in quell’abbraccio cominciammo a scambiarci dei piccoli e brevi baci, ma non per questo meno intensi o importanti. E questi bacetti ebbero lo stesso il potere di coinvolgerci e di accenderci… in quel senso.
«Più tardi ti dimostrerò quanto anche io ti voglio bene…» mi disse lui non appena ci staccammo.
«Perché non adesso?» chiesi, un po’ scocciata per il suo voler rimandare a ‘più tardi’.
«Perché per allora nessuno potrà disturbarci…» e sorrise sghembo un'altra volta, baciandomi infine la punta del naso.
 

***

 
«Hey, guarda un po’ chi si è appena unita a noi?» annunciò Edward, di ritorno dal salotto con una Allyson ancora mezza addormentata in braccio.
Smisi di mescolare la brodaglia verde, che si andava riscaldando, e mi avvicinai a loro in fretta. «La mia piccola dormigliona!» scimmiottai, rapendola dalle sue braccia e stringendola forte contro il mio petto mentre le baciavo la testolina arruffata.
«Mamma, ho sonno…» si lamentò subito, strofinandosi gli occhi con un pugno e mantenendo le labbra imbronciate.
«Dormi più tardi, amore, adesso si mangia. La mamma ha preparato una cosina… ehm… un sacco strana!» Edward tentennò un po’, per niente convinto di quello che stava dicendo.
«E che cosa è?» borbottò, confusa. La capivo, povera piccola.
«Aspetta, te lo faccio vedere…» mi spostai con lei in braccio e andai ai fornelli, e sollevai il coperchio con la mano libera, sorridendo. «La riconosci Allie?»
«È la zuppa di alieno! Mamma, ne hai ucciso un altro!» urlò, talmente forte che sembrava che le fosse passato il sonno tutto d’un tratto, e mi guardò con gli occhioni sgranati.
«Ti stava facendo i dispetti mentre dormivi, così sono andata da lui e BAM!, l’ho preso e l’ho messo in pentola! Ho sbagliato?»
«Nonono, hai fatto bene! Brava mamma!» Allie mi abbracciò e mi baciò la guancia. «Lo posso mangiare?»
«Ma certo! Se vai a sederti te la porto subito…»
Dopo che la ebbi messa a terra, la piccola trotterellò tutta contenta verso il tavolo e si arrampicò su una delle sedie. La stavo ancora guardando divertita, ma Edward interruppe quel mio piccolo momento ponendomisi davanti, e intrappolandomi tra lui e i fornelli.
«C’è cascata sul serio! Sei una strega, ammettilo…» la sua faccia incredula era da immortalare, ma visto che non avevo una macchina fotografica a portata di mano mi limitai a ridere.
«No, sono solo una mamma che vuole bene alla sua bambina… e che le rifila le verdure spacciandole per qualcosa di più divertente.» ammisi, scuotendo le spalle.
«È quello che ho detto io: sei una strega.» si avvicinò con il viso al mio e sfiorò impercettibilmente il mio naso con le labbra. «La mia strega.» aggiunse, e alla fine fece incontrare, ancora una volta, le nostre labbra.
 
 
 
 

_________

Eccomi!
Vi è piaciuto il capitolo? Fatemi sapere come sempre cosa ne pensate ;)
Ci sono stati momenti di incomprensione e momenti di confidenze, come avrete sicuramente notato: da Bella che si sveglia pensando male di Edward – eh, vabbé u.u – e che capisce di aver sbagliato, fino al momento della pace.
Che ne pensate della sua reazione? Troppo esagerata oppure del tutto comprensibile? Per come la penso io, è comprensibile: è la prima volta che prova sentimenti così forti per una persona – notate il ‘ti amo’ che non riesce a dire, verso la fine del capitolo –, e non trovandosi accanto Edward al suo risveglio va subito a pensare al peggio. Beh, io non la biasimo troppo, visto il donnaiolo che era il suo boyfriend prima XD la capisco un pochino :3
Passiamo ai discorsi tra ragazze, e alle loro predizioni del futuro: sappiate che una delle ipotesi che hanno ‘predetto’ è giusta, ma non vi dico qual è XD voglio lasciarvi con questo dilemma per un bel po’, fino a quando non sarà arrivato il momento di svelarlo :3
Bene, non voglio dire altro perché queste note sono diventate chilometriche XD quindi vado via! Ci sentiamo al prossimo aggiornamento e mando a tutte voi un bacione enorme :*
Ah! Ecco XD se vi va di dare una sbirciata alla mia nuova storia, “Sotto un cielo coperto di stelle”, trovate il link nella mia pagina autore… e lo stesso vale per il gruppo su Facebook, se volete sbirciare anche lì ;) ciao!

   
 
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