Buonasera!
Cavolo, è quasi un mese che non aggiorno
O____O I’m sorry! Ho avuto un sacco di cavoli per la testa, senza contare che
ho anche cominciato una nuova storia XD
Well, bando alle ciance u_u ecco a voi il
nuovo capitolo! Non vi dico, è pronto da un secolo ormai XD ma tra una cosa e l’altra
ho rimandato giorno dopo giorno la pubblicazione, fino a stasera @.@ lo so,
sono una frana XD
Vi lascio leggere, noi ci sentiamo in basso
più tardi ;)
Capitolo
19
Mi
mossi pigramente tra le coperte, tentata di non aprire gli occhi e di
continuare a crogiolarmi nel dormiveglia, anche se sapevo che non era possibile
da realizzare: il mio istinto, se così volevo chiamarlo, mi avvisava che la
mattina era già arrivata e che la mia viperetta si sarebbe svegliata da un
momento all’altro, se non lo aveva già fatto.
Ma
potevo comunque rubare altri cinque minuti di riposo, fregandomene
dell’istinto.
Mi
rigirai nel letto e sprofondai la faccia nel cuscino, inspirando forte dal naso.
Quasi subito un odore maschile, e molto familiare, mi investì le narici e di
riflesso spalancai gli occhi, rovinando così il mio piano di dormicchiare
ancora un po’.
La poca
luce che penetrava dalle veneziane illuminava lievemente il posto, e quindi mi
consentiva di vedere bene la mia camera da letto; capii di trovarmi nella parte
di materasso che la notte prima aveva occupato Edward, e che quest’ultimo non
era presente. Era strano, perché prima di addormentarmi si trovava insieme a
me, mi stava abbracciando…
Una
punta di panico mi investì, e sembrava promettere una bella crisi se fosse
aumentata. Mi misi a sedere sul letto, trascinando con me le lenzuola. Non
dovevo preoccuparmi, non era successo niente… probabilmente Edward non si
trovava con me perché si era alzato e aveva cominciato a preparare la
colazione: non era la prima volta che succedeva… e in una di queste occasioni,
Allyson non aveva perso tempo nel dire che le sue frittelle erano più buone di
quelle che cucinavo io.
Sì, era
sicuramente così. Stava sicuramente cucinando, anche se non sentivo nessun tipo
di odore provenire dalla cucina.
Scesi
dal letto e dopo aver recuperato la mia vestaglia – la camicia di Edward, che
avevo indossato qualche ora prima, era sparita così come il resto dei suoi
vestiti – uscii dalla camera e percorsi il corridoio, mentre la indossavo e
chiudevo la cintura con un nodo. Il brutto presentimento, che avevo percepito
prima, si andava ampliando.
«Edward?»
lo chiamai in un bisbiglio, e sperai che questo fosse ben udibile. Lo chiamai
di nuovo quando mi trovai sulla soglia della cucina, scoprendo così che di lui,
lì, non c’era nessuna traccia.
Mi
appoggiai alla parete con una mano, mentre con l’altra mi accarezzavo il collo,
sentendomi a disagio. Cominciavo a sentire anche gli occhi pizzicare, segno che
potevo cominciare a piangere da un momento all’altro.
Edward
era sparito, era andato via senza neanche salutarmi… cosa poteva significare
questo suo comportamento? Che lui… no, non riuscivo neanche a pensarci, ma mi
costrinsi a farlo perché solo facendo così tutto poteva diventare reale, come
dirlo ad alta voce.
Edward
non poteva avermi lasciata dopo che avevamo trascorso la maggior parte della
notte a fare l’amore, vero? Non poteva essersi comportato in questo modo, come
se fossi una prostituta di basso borgo che non era degna neanche del suo più
piccolo saluto… e non poteva aver fatto tutto questo dopo che avevo conosciuto
la sua famiglia…
Se
tutto quello era vero, voleva dire che io non avevo capito nulla di lui, voleva
dire che lui era rimasta sempre la stessa persona di prima, che se ne
infischiava di tutto e di tutti e che voleva solo il suo tornaconto. Aveva
fatto tutto quello solo per portarmi a letto?
Davvero
ero stata solo questo, per lui? Solo un’avventura di una notte? Ed io che, da
stupida cretina e ingenua quale ero, ci ero cascata con tutte le scarpe… e mi
ero persino innamorata di lui.
Strinsi
le labbra, cercando di frenare il pianto e le lacrime che aumentava con
l’avanzare dei secondi. Asciugai con le mani le poche lacrime che erano già
scese e mi avvicinai alla macchina del caffè: ormai ero sveglia, e tanto valeva
che cominciassi a preparare la colazione, anche se la fame era sparita
all’improvviso ed ero sicura di vomitare qualunque cosa avessi provato a mangiare.
Con
l’umore che rischiava di sprofondare all’inverosimile, aprii un cassetto dove
recuperai un paio di tovagliette colorate e mi girai per posarle sul tavolino…
fu allora che notai un foglietto bianco, e ripiegato, su di esso. Quel
foglietto non lo avevo lasciato io, il giorno prima avevo riordinato tutto dopo
essermi dedicata al dolce che avevo cucinato per la cena… quindi, poteva averlo
lasciato solo una persona.
Posai
le tovagliette sul tavolo e afferrai, curiosa e anche leggermente scossa, quel
piccolo pezzo di carta. Avevo quasi paura di vedere di cosa si trattasse, ma lo
spiegai lo stesso e cominciai a leggere le poche righe che ci erano scritte,
nella grafia ordinata e quasi impossibile da leggere di Edward.
Non volevo svegliarti, né andare via senza
prima avvertirti, ma c’è stata un emergenza e sono dovuto correre in ospedale.
Ti telefono non appena riesco a liberarmi, promesso.
Non posso fare a meno di pensare a questa
notte, è stata la più bella della mia vita…
Un bacio.
E.
Posai
la mano sulla guancia, cercando di nascondere il sorriso di sollievo che era
spuntato sul mio viso e anche la vergogna per aver pensato quelle orribili cose
su di Edward.
Non era
la prima volta che era dovuto andare via per un emergenza, e di certo non
sarebbe stata neanche l’ultima. Il lavoro del chirurgo era fatto così,
imprevedibile, impegnativo e faticoso, ma anche molto gratificante.
Rimasi
per diversi minuti immobile, con il foglietto tra le mani a rileggere quelle
righe, prima di infilarlo nella tasca della vestaglia e di riprendere a
preparare la colazione. E feci bene, perché Allie arrivò di corsa verso di me
neanche cinque minuti dopo.
«Mammina,
mammina!» urlò, abbracciandomi le gambe come faceva spesso.
«Ehi,
amore mio!» felice, mi inginocchiai e la abbracciai, baciandole il visino. Aveva
avuto un tempismo perfetto, e se si fosse svegliata pochi minuti prima mi
avrebbe vista di umore nero e con una faccia da funerale… Ero contenta che le
mie paranoie si fossero rivelate infondate. «Hai dormito bene?»
«Bene
bene bene!» con il suo sorriso allegro e spensierato, prese a carezzarmi il
viso con le sue piccole manine paffute. «Mamma, ma Edwadd non c’è?»
Scossi
la testa. «No tesoro, è dovuto andare a lavoro… ma ha detto che ci telefona più
tardi. Me lo ha promesso!» le risposi, ignorando quella piccola parte dentro di
me che non credeva a nessuno, e per di più paranoica fino al midollo, che mi
suggeriva che non dovevo fidarmi di quelle poche righe scritte. «Allora, hai
fame? Stavo per mettermi a cucinare le frittelle, quelle con il cioccolato!»
«Ma io
volevo quelle che fa Edwadd, sono buonissimissime!» si lamentò la piccola,
mettendo il broncio.
Ignorai
anche la delusione, e la gelosia, che la frase di mia figlia aveva scatenato:
non era colpa mia se Edward sapeva cucinare le frittelle meglio di me! «Te le
preparerà un altro giorno, tesoro…» dissi, sicura, e la riportai contro di me
per sbaciucchiarla e per spupazzarla tutta. La risata vispa e sincera di
Allyson mi riempì le orecchie, oltre che il cuore.
«Quindi, la cena è andata bene?»
Annuii,
poi ricordai che ero al telefono e che nessuno poteva vedermi. «Sì, è andata
bene. La famiglia di Edward è meravigliosa, allegra… sono stati tutti molto
gentili con me.»
«Mia figlia ha fatto colpo sui suoi futuri
suoceri!» mia madre cantilenò come una scema quelle parole, emozionata come
una bambina la mattina di Natale. «Non
potevi darmi notizia migliore, tesoro!»
Sbuffai,
un po’ scocciata per il suo entusiasmo. «Mamma, non sono i miei futuri
suoceri…»
«Ma lo saranno, Bella, lo diventeranno
presto! Scommetto che l’anno prossimo, a quest’ora, sarai la nuova signora
Cullen!»
«MAMMA!»
smisi addirittura di tagliare le verdure che mi servivano per il minestrone,
mentre urlavo. Doveva aver bevuto, non c’era nient’altra spiegazione. «Ti
prego, non dire queste cose… non è passato neanche un anno dal mio divorzio e
già vuoi che mi risposi?»
«È un buon partito, Bella, e un gran bravo
ragazzo. Non dirmi che non ci hai fatto nemmeno un pensierino…»
Posai
il coltello, e mi pulii le mani sullo strofinaccio: rischiavo di mozzarmi un
dito, se continuavo con la mia opera e a distrarmi per i discorsi di mia madre.
«Nemmeno uno, mamma. È troppo presto, troppo… voglio vivere questa relazione
passo passo, non voglio fare già dei progetti e non voglio correre.» dissi alla
fine.
«Va bene va bene, tesoro, non arrabbiarti.»
disse, aggiungendo un sospiro. «Ho
capito, va bene. Però devi promettermi che mi terrai informata su tutto quello
che succede tra di voi, okay? Non farmi stare troppo in pensiero…»
Alzai
gli occhi al cielo, tanto non poteva vedermi. «Certo, lo farò sicuramente.»
«E visto che siamo in argomento… lo avete già
fatto?»
Scostai
il telefono dall’orecchio e lo guardai accigliata, non credendo alle sue
parole. Davvero voleva sapere se io e Edward avevamo… no, era assurdo! Io non
le avrei detto proprio niente! Figuriamoci se mi mettevo a raccontare a mia
madre come andava la mia vita sessuale!
«Fatto
cosa, mamma?» domandai, facendo finta di non aver capito.
«Isabella, non fare la finta tonta! Avete già
fatto sesso? Però non farti sentire dalla piccola, quando rispondi!» mi
intimò, con il suo famoso tono di voce severo.
Alzai
di nuovo gli occhi al cielo. «Non serve che non mi faccia sentire, tanto non ti
dico un bel niente!»
«Ma… ma sono la tua mamma! Devi dirmi almeno
qualcosina!» si indignò.
«Te lo
puoi scordare, Renée! Avrai la dimostrazione che io e Edward abbiamo combinato
qualcosa quando arriverà quel qualcosa!»
«Qualcosa, qualcosa, qualcosa! Che significa
questo qual… AH! Non dirmi che state
cercando di fare un bambino! Un. Bambino! BELLA!»
«MAMMA!»
urlai, con la mano sulla fronte. Perché era andata a parare proprio su
quell’argomento? «Smettila di urlare! Non stiamo facendo nessun bambino,
levatelo dalla testa!»
«E allora tu non sparare più cavolate con i
doppi sensi, signorina! Mi hai fatto prendere un colpo… per quanto mi piacciano
i bambini, non sono pronta per diventare di nuovo nonna.»
«E
invece, sei pronta a vedermi di nuovo sposata!»
«E che c’è di male, scusa? Voglio fare la
suocera! È così sbagliato?»
Scossi
la testa, e capii che continuando quella discussione non saremmo andate da
nessuna parte… ma per fortuna, qualcuno venne a salvarmi da quella specie di
agonia. Il campanello di casa suonò, annunciando l’arrivo di un ospite… e forse
avevo anche l’idea di chi fosse.
Ma
forse era meglio dire chi fossero,
visto che erano in coppia.
«Mamma,
devo lasciarti… ti richiamo io, eh? Ciao!» chiusi di scatto la chiamata senza
lasciarle il tempo di dire nulla. Mi aspettavo un suo messaggio di rimprovero
da un momento all’altro…
E
infatti questo arrivò due secondi dopo, quando ero appena uscita dalla cucina e
stavo andando verso la porta di casa, che Allie aveva già spalancato.
“Che modi! Non farlo più! Aspetto che ti
fai viva, tesoro.”
Non
aveva aggiunto nessuna faccina, cosa normale se si trattava di mia madre: non
era che non le piacesse mandarle, non le sapeva proprio fare! Era un pochino
negata.
Rimisi
il telefono nella tasca dei jeans e andai verso la porta, dove Allie era stata
assalita da Alice e Rosalie e si stava beccando un bel po’ di coccole e di
abbracci. Rose mi aveva inviato un messaggio poche ore prima, avvertendomi che
sarebbe passata dopo pranzo insieme a Alice e che volevano sapere ‘dal vivo’
com’era andata la cena della sera prima.
Secondo
me, volevano sapere anche qualcos’altro…
Donne
pettegole, forse gli uomini non avevano poi tutti i torti.
«Ehi,
ragazze!» le salutai subito e baciai Alice sulle guance, visto che era la più
vicina e quella che non era impegnata a cercare di mangiarsi mia figlia.
«Bella!
Preparati perché per le prossime ore ti terremo sotto interrogatorio!» mi
annunciò seduta stante la mia migliore amica, o forse la mia ex migliore amica.
Aggrottai
le sopracciglia. «Non vorrete mica giocare a poliziotto buono e poliziotto
cattivo?!» dissi, un po’ scettica, mentre andavo a salutare Rosalie.
«No,
non siamo così perfide!» mi rassicurò quest’ultima. «Però diventeremo un sacco
manesche se ci nasconderai qualcosa, tranquilla…»
Se
voleva davvero cercare di tranquillizzarmi, dicendomi quelle cose, beh non ci
era riuscita poi tanto. Ma feci lo stesso un mezzo sorriso e annuii, facendole
vedere che avevo capito.
Dopo
esserci spostate in cucina, e dopo aver lasciato Allyson impegnata a guardare i
cartoni animati alla tv, mi misi a raccontare della cena a casa Cullen e di
com’era andata, interrotta ogni tanto dalle domande delle mie amiche e dai loro
commenti… e alla fine, arrivai a parlare con enorme imbarazzo della nostra
prima volta insieme. Quella volta però nessuna delle due commentò o disse una
sola parola, perché erano rimaste entrambe senza parole.
Per
farle stare zitte dovevo mettermi a parlare di sesso? Beh, avrei potuto
approfittarne in futuro.
«Oh,
mio Dio! Me lo sentivo che sarebbe successo presto!» disse in un soffio Alice,
con gli occhi spiritati e le mani che stavano arpionando i bordi del tavolo.
«Sarebbe
dovuto succedere prima, mi stupisco che Edward abbia aspettato così tanto prima
di farlo!» esclamò invece Rose, che mi guardava con in viso poggiato sulle sue
mani.
Scrollai
le spalle, e continuai a tagliare le verdure prima di gettarle in una pentola.
Parlare di sesso mi aveva sempre vergognato, così per evitare i loro sguardi e
le loro battutine – che, per fortuna, non ci furono state – mi ero messa di
nuovo a lavorare sul minestrone, dando loro la schiena. In questo modo, poi,
non potevano neanche vedermi mentre arrossivo…
«Beh…
Edward ha rispettato i miei tempi.» borbottai, togliendo alcuni residui di
verdure dal coltello. «Sapeva che volevo andarci piano, e anche lui voleva fare
la stessa cosa… potevamo anche darci un taglio con questa storia e andare a
letto insieme settimane fa, ma non abbiamo vol-AHIA! Merda!»
Parlando
mi ero distratta, e così ben presto mi ritrovai con un bel taglio sanguinante
sul polpastrello. Sapevo che sarebbe successo, perché non avevo posato prima
quel coltello di merda?
«Che
hai combinato?» domandò Rose.
«Incidente
di percorso, nulla di grave…» le risposi, e andai a mettere il dito sotto il
getto freddo del lavandino per fermare il sangue. Come taglio non era profondo,
ma sarebbe stato fastidioso. Odiavo le ferite sulle mani, con tutta me stessa.
«Comunque…
ieri notte vi siete dati alla pazza gioia! E com’è stato il risveglio?
Imbarazzante? O ci avete dato dentro di nuovo?» intervenne Alice.
Storsi
il naso: non mi andava di raccontare la crisi di panico che mi aveva quasi
assalita quando avevo scoperto che Edward era dovuto andare via, credendo che
mi avesse usata e poi lasciata. Mi avrebbero presa in giro, sicuramente! Però
loro erano le mie amiche, potevo confidarmi con loro… e così dissi loro anche
questa cosa.
La
prima a reagire fu Alice. «Ma sei proprio fessa, Bella!» urlò.
«Mi
sono lasciata prendere dal panico!» esclamai a mia discolpa, voltandomi
finalmente verso di loro. «Lo avreste fatto anche voi, ammettetelo!»
«No,
non è vero… sì, è vero. Ma gli hai dato poca fiducia, sono sicura che aveva
avuto un buon motivo per essere scappato via. E spero che non sia perché hai
fatto schifo a letto…» aggiunse Rose, arricciando le labbra e alzando gli occhi
al cielo come se stesse pensando.
«Lo
hanno chiamato per un emergenza all’ospedale. È un buon motivo.» tornai a
voltarmi verso i fornelli e misi a cuocere il minestrone. Impresa non facile,
visto l’ingombro in cui avevo avvolto il dito e che non aiutava molto nei
movimenti.
«Ecco,
visto? Un po’ di fiducia! Però sono contenta, avete fatto un altro passo in
avanti nella vostra relazione e siete diventati senz’altro più affiatati!»
sorrise, invece, Alice, tutta soddisfatta per quello che aveva appena detto.
«Quand’è che andrete a vivere insieme?»
Mi
girai di scatto, fulminandola con lo sguardo. «Hai parlato per caso con mia
madre? Lei mi vuole già sposata con Edward!»
«Ah,
Renée ha l’occhio lungo! Però ha ragione, per la fine dell’anno prossimo potreste
essere già marito e moglie…»
«Alice,
non dire assurdità! Prima arriva un bebè, e poi il matrimonio, lo sanno tutti!»
«Rose,
da te non me lo sarei mai aspettato!» la rimproverai, prima di sorridere
maliziosamente. «Tocca prima a te e Emmett, sono sicura che ci farete un bello
scherzetto…»
«Ma…
come ti permetti!?»
Ecco,
la situazione si era senz’altro sbloccata, e la tensione sciolta… e poi, era
divertente prevedere il futuro con quelle due pazze delle mie amiche.
Verso
le sei del pomeriggio, le uniche persone presenti in casa fummo io e Allyson.
Alice e Rose se ne erano andate da un bel pezzo, una perché doveva andare al
cinema con Jasper e l’altra perché doveva ‘fare ginnastica’ con Emmett. Non
volevo pensare a quale tipo di ginnastica si trattasse, ma di sicuro era quel tipo di esercizio che si faceva a
coppie.
Trattenni
un risolino, al pensiero, e mi grattai la fronte mentre mi voltavo per
controllare Allie: si era appisolata qualche ora prima mentre guardava la tv, e
sembrava che il suo sonnellino pomeridiano sarebbe durato ancora un po’. Io,
invece, me ne stavo in disparte, seduta a gambe incrociate sulla poltrona
mentre cercavo di portarmi avanti con la lettura.
Da
parecchio tempo non mi capitava di trascorrere un pomeriggio così tranquillo e
quasi solitario; l’ultima volta era arrivato Edward a salvarmi dalla noia del
non avere nulla da fare, col risultato che poi ci eravamo ritrovati a rotolarci
sul pavimento come due arrapati.
Ma
stavolta non sarebbe successo: primo, perché c’era Allyson che poteva beccarci
proprio nel momento clou, e secondo perché Edward sarebbe arrivato a casa
soltanto verso le otto. L’emergenza di quella mattina era risultata essere più
grave del previsto, e lui aveva trascorso quasi l’intera giornata in sala operatoria,
tra riduzioni di fratture e qualcos’altro che adesso non riuscivo a ricordare.
Scacciai
l’immagine dell’orrendo incidente che Edward mi aveva descritto per telefono e
tornai a immergermi nelle pagine del libro, immedesimandomi in Holly che
aspettava la nuova lettera del suo amato Gerry. Stavo per scoppiare di nuovo a
piangere per le vicende descritte nel libro quando sentii la porta di casa
aprirsi, per poi richiudersi qualche secondo dopo.
Scattai
in piedi di colpo, facendo cadere il libro a terra. Qualcuno doveva essere
appena entrato in casa, qualcuno che non aveva il permesso di farlo e che non
avevo nemmeno invitato… ma chi poteva essere?
Nessuno
aveva le mie chiavi di casa; Rose per di più si faceva prestare la copia dal
portiere per salire quando si occupava di Allyson, ma questa volta non poteva
essere Stan. Lui mi avvertiva sempre se c’era qualcosa di cui doveva parlarmi,
e non saliva mai in casa mia.
Quindi,
era un ladro?
Afferrai
da un mobile il primo oggetto che potesse essere utilizzato come arma
provvisoria e saltai in corridoio, con una fifa tremenda che stava pian piano
diventando blu. Mi bloccai di colpo, quasi stordita, con un orrenda statuetta
di gesso che mi aveva spedito mia madre tempo fa tra le mani, vedendo che si
trattava semplicemente di Edward. Se ne stava tranquillo, in ginocchio, e si
allacciava una scarpa; aveva ancora il cappotto addosso.
«Edward?»
sussurrai, abbassando velocemente la statuetta; non volevo fargli vedere che la
mia paranoia stava per comandarmi di spaccargliela sulla testa.
Lui,
sentendomi, alzò il viso e mi sorrise sghembo, strizzando l’occhio. «Ehi,
piccola.»
«Ma…
come hai fatto a entrare?» domandai, avvicinandomi poi a lui.
«Stan
mi ha prestato le chiavi. Volevo farti una sorpresa e… beh, non mi andava di
suonare!» ridacchiò, per poi rimettersi in piedi e togliersi velocemente il
cappotto. Tenendolo sottobraccio, usò il braccio libero per cingermi la vita e
per avvicinarmi ancora di più al suo corpo, cosa che feci senza troppi
problemi.
Nascosi
il volto nel suo collo, strofinandoci sopra le labbra lievemente, e sentii che
Edward ricambiava quello pseudo bacio strofinando le labbra contro la mia
fronte. Chiusi gli occhi, godendomi quel piccolo momento di pace.
Come
avevo fatto a dubitare di lui, quella stessa mattina? Come ero riuscita a farlo
passare come un poco di buono, dopo tutto quello che ci eravamo detti e
ridetti? Ero stata una stupida, una sciocca… una bambocciona!
«Credevo
che fosse un ladro…» ammisi in un bisbiglio, scostandomi da lui.
«Un
ladro? Spero almeno che fosse un ladro bello e aitante!» mi prese in giro,
inarcando un sopracciglio.
«Oh,
sì! Il miglior ladro che abbia mai visto! Hai presente Bradley Cooper?» lo
presi in giro a mia volta, e poi gli buttai le braccia al collo per baciarlo. Feci
appena in tempo a poggiare le mie labbra sulle sue che sentii un tonfo sordo e
qualcosa che si rompeva, così dovetti staccarmi di malavoglia. «Merda, la
statuetta!»
«È
andata, tesoro.» mi informò Edward, che stava osservando con finto dispiacere i
resti di quell’orrore di gesso: non piaceva nemmeno a lui. «Non ti dispiace,
vero?»
Scossi
la testa. «Nah, faceva schifo. Posso sempre accaparrare la scusa che Allie l’ha
fatta cadere…»
«Ma
senti tu… non si da la colpa a una bimba piccola! Vergognati!» mi rimproverò
subito lui.
«Certo
che si può, se la bambina in questione è una casinista irrecuperabile!» sotto
il suo sguardo accusatore e severo, dovetti rinunciare ai miei intenti.
Sbuffai. «Va bene, dirò la verità…»
«Bravissima.»
«…dirò
che sei stato tu.»
«Non
devi proprio provarci! Hai capito! Non provarci!» Edward mi afferrò per le
spalle e cominciò a farmi il solletico con la mano libera per punirmi. Era
sleale, non poteva approfittarsi di quel mio punto debole ogni volta! Ma non
riuscii a farglielo notare, troppo impegnata com’ero a ridere e a cercare di
togliermelo di dosso.
«Minestrone?
Tua figlia non lo mangerà mai!» mi fece notare Edward, non appena scostò il
coperchio della pentola, che si trovava ancora sul fornello.
Terminata
la parentesi del solletico – dove si era beccato una gomitata nelle costole per
far sì che smettesse -, si era proposto di aiutarmi in cucina, anche se la cena
era bella che pronta e l’unica cosa che c’era da fare era apparecchiare la
tavola. Eravamo solo noi due, la bambina stava ancora dormendo, ma sarei andata
a svegliarla di lì a pochi minuti perché era quasi il momento di mangiare.
«Sì
invece!» stavo frugando in uno degli sportelli bassi, dove avevo infilato
persino la testa. «Le verdure in pezzi non le mangerà mai, ma… ma la zuppa di
alieno si che la mangerà!» esclamai vittoriosa, sbucando di nuovo fuori dopo
che ebbi recuperato il frullatore ad immersione, che mi serviva per fare il
passato.
Edward
mi guardò scettico, grattandosi il mento. «Zuppa di alieno? Non ci cascherà mai
per me… è troppo intelligente tua figlia.»
Sorrisi
sorniona, scuotendo la testa. «Ci cascherà eccome, fidati. Nessuno resiste alla
mia zuppa di alieno.» infilai la spina nella presa di corrente e mi preparai
per frullare il tutto.
«Se lo
dici tu…» mormorò lui.
Stavo
per accendere il frullatore, ma mi fermai perché le sue braccia mi
abbracciarono da dietro e mi strinsero forte, cogliendomi di sorpresa. Edward
mi lasciò un bacio sulla nuca, scoperta dai capelli, e lo sentii respirare
forte sulla mia pelle.
«Mi
piaci… mipiacimipiacimipiaci.» cominciò a sussurrare velocemente, e ogni soffio
che usciva dalle sue labbra mi scatenava una marea di brividi lungo la schiena.
Di conseguenza, inarcai il collo all’indietro e sollevai le mani,
sprofondandole nei suoi capelli.
In quel
momento passò tutto in secondo piano, e l’unica cosa che mi importava era
sentire il suo tocco su di me, le sue labbra su di me, il suo corpo contro il
mio… era bello sentire che mi desiderava, tanto, come io desideravo lui.
Chiusi
gli occhi, sospirando, quando sentii che cominciava a solleticarmi il lobo
dell’orecchio con le labbra… e quello che era successo quella mattina, appena
sveglia, mi tornò in mente come in un flash, veloce e accecante. Rimasi
talmente di sasso che riaprii gli occhi e mi scostai da lui, rifugiandomi
accanto alla finestra.
Me ne
stavo ferma, con le mani poggiate sul davanzale della finestra, e tenevo lo
sguardo basso per non incontrare lo sguardo di Edward, che sentivo addosso.
Doveva essere rimasto sicuramente sconcertato dalla mia reazione, così
repentina e strana… e lo capii dal suo tono di voce non appena mi rivolse la
parola.
«Bella,
hai preso la scossa per caso?» mi chiese.
Mi morsi
le labbra, alzando gli occhi e guardandolo, finalmente. Dovevo dargli una
risposta, se la meritava… e dopo, sarebbe stato libero di pensare che la sua
ragazza era una povera pazza paranoica e insicura… molto insicura. Scossi la
testa. «Devo dirti una cosa…» ammisi, sospirando subito dopo.
Lui,
dopo aver battuto le palpebre un paio di volte, annuì e mi si avvicinò,
allungando una mano per prendere la mia. «Ti ascolto.»
«Oh,
bene. Ecco…» presi un bel respiro prima di continuare. «Hai presente la notte scorsa?
Io…»
«Mi
stai dicendo che sei nervosa perché la notte scorsa abbiamo fatto l’amore?»
chiese, e le sue labbra si aprirono in un bel sorriso sincero e, a tratti,
divertito. «Non devi preoccuparti, tesoro, va tutto bene.»
«Non è
per questo!» sbottai, e mi rimproverai mentalmente per quella reazione
eccessiva. «È… per quello che è successo dopo. Quando mi sono svegliata,
stamattina, tu non c’eri e… ho pensato che te ne eri andato, e che lo avevi
fatto perché tra me e te non poteva esserci altro che quello… una botta e via,
insomma.»
Dissi
quelle cose tutto d’un fiato, per paura che se mi fossi fermata poi non sarei
più riuscita a dire nulla, e scoprii che quelle parole dette ad alta voce erano
ancora più brutte del previsto.
Avevo
tenuto gli occhi bassi per tutto il tempo, e quando li rialzai vidi che Edward
non mi guardava, ma che teneva i suoi occhi fissi verso la finestra alle mie
spalle. Aveva le labbra strette tra di loro, e le sopracciglia aggrottate: quei
particolari mi fecero capire che le mie parole lo avevano irritato, e forse
anche ferito. No, leviamo pure il forse… lo avevano sicuramente ferito.
«Edward…»
soffiai, e feci per stringergli la mano ma lui la scostò, allontanandosi anche
col corpo. «Sei arrabbiato con me?»
Sbuffò,
un misto tra un respiro e una risata strozzata. «Non serve che ti risponda, eh
Bella?»
Chiusi
gli occhi, maledicendomi di nuovo, ma stavolta perché non avevo tenuto conto
che potevo farlo star male per via di quello che mi passava per la testa.
«Edward, sono stata una stupida a pensare quelle cose, l’ho capito subito… ma
non credevo che non ti avrei trovato una volta sveglia.» strinsi le mani tra di
loro, sentendomi nervosa e dispiaciuta. «È stato un momento di insicurezza, mi
dispiace…»
Edward
annuì, tornando a guardarmi. Aveva sempre lo sguardo severo, ma almeno non
sembrava più arrabbiato come poco prima. «Ti credo, Bella… però, devo sapere
una cosa.» aspettò che facessi un segno di assenso prima di riprendere il
discorso. «Ti sei sentita insicura per quello che è successo ieri, o per altro?
C’è qualcosa di cui non sei tanto convinta?»
«No,
nulla! Io sono convinta di tutto, Edward, di tutto. Ma è tutto così nuovo, per
me, e per un attimo ho pensato che fosse tutto un sogno… un bel sogno, ma che
fosse già finito e sepolto nella mia mente.»
«E hai
pensato che ero tornato alle relazioni di una sola notte?» domandò, pacato.
Annuii,
e in men che non si dica mi trovavo già stretta a lui, con le braccia strette
sulla sua vita e con le sue mani che mi carezzavano dolcemente la schiena.
Restammo in silenzio, e in quel momento sentirlo di nuovo vicino era la cosa
più importante per me. Avergli confessato quel mio piccolo momento di debolezza
mi fece sentire bene, anche se stupida.
«Se tu
non fossi così importante per me, tesoro, non mi troverei qui.» disse, con le
labbra tra i miei capelli. «E ti giuro che stare qui con te è l’unica cosa che
voglio fare adesso, e nei prossimi giorni.»
«Mi
dispiace di essere così sciocca…» borbottai.
Edward
mi fece sollevare il viso, e prese a strusciare il naso contro il mio, in un
dolce bacio all’eschimese. «Il tuo essere sciocca è la cosa che mi fa impazzire
di te, sai?» e sorrise.
«E a me
fa impazzire questo tuo lato così bugiardo e ruffiano.» risi, contenta che quel
momento di tensione fosse ormai alle nostra spalle. «Edward?»
«Sì?»
Ti amo. «Ti voglio bene.»
Lo so,
avrei dovuto confessargli che lo amavo… ma in quel momento mi sembrò troppo
azzardato. Avrei trovato un altro momento per dirglielo, magari uno migliore.
Le
nostre labbra si incontrarono, e stretti in quell’abbraccio cominciammo a
scambiarci dei piccoli e brevi baci, ma non per questo meno intensi o
importanti. E questi bacetti ebbero lo stesso il potere di coinvolgerci e di
accenderci… in quel senso.
«Più
tardi ti dimostrerò quanto anche io ti voglio bene…» mi disse lui non appena ci
staccammo.
«Perché
non adesso?» chiesi, un po’ scocciata per il suo voler rimandare a ‘più tardi’.
«Perché
per allora nessuno potrà disturbarci…» e sorrise sghembo un'altra volta,
baciandomi infine la punta del naso.
«Hey,
guarda un po’ chi si è appena unita a noi?» annunciò Edward, di ritorno dal
salotto con una Allyson ancora mezza addormentata in braccio.
Smisi
di mescolare la brodaglia verde, che si andava riscaldando, e mi avvicinai a
loro in fretta. «La mia piccola dormigliona!» scimmiottai, rapendola dalle sue
braccia e stringendola forte contro il mio petto mentre le baciavo la testolina
arruffata.
«Mamma,
ho sonno…» si lamentò subito, strofinandosi gli occhi con un pugno e mantenendo
le labbra imbronciate.
«Dormi
più tardi, amore, adesso si mangia. La mamma ha preparato una cosina… ehm… un
sacco strana!» Edward tentennò un po’, per niente convinto di quello che stava
dicendo.
«E che
cosa è?» borbottò, confusa. La capivo, povera piccola.
«Aspetta,
te lo faccio vedere…» mi spostai con lei in braccio e andai ai fornelli, e
sollevai il coperchio con la mano libera, sorridendo. «La riconosci Allie?»
«È la
zuppa di alieno! Mamma, ne hai ucciso un altro!» urlò, talmente forte che
sembrava che le fosse passato il sonno tutto d’un tratto, e mi guardò con gli
occhioni sgranati.
«Ti
stava facendo i dispetti mentre dormivi, così sono andata da lui e BAM!, l’ho
preso e l’ho messo in pentola! Ho sbagliato?»
«Nonono,
hai fatto bene! Brava mamma!» Allie mi abbracciò e mi baciò la guancia. «Lo
posso mangiare?»
«Ma
certo! Se vai a sederti te la porto subito…»
Dopo
che la ebbi messa a terra, la piccola trotterellò tutta contenta verso il
tavolo e si arrampicò su una delle sedie. La stavo ancora guardando divertita,
ma Edward interruppe quel mio piccolo momento ponendomisi davanti, e
intrappolandomi tra lui e i fornelli.
«C’è cascata
sul serio! Sei una strega, ammettilo…» la sua faccia incredula era da
immortalare, ma visto che non avevo una macchina fotografica a portata di mano
mi limitai a ridere.
«No,
sono solo una mamma che vuole bene alla sua bambina… e che le rifila le verdure
spacciandole per qualcosa di più divertente.» ammisi, scuotendo le spalle.
«È
quello che ho detto io: sei una strega.» si avvicinò con il viso al mio e
sfiorò impercettibilmente il mio naso con le labbra. «La mia strega.» aggiunse,
e alla fine fece incontrare, ancora una volta, le nostre labbra.
_________
Eccomi!
Vi è piaciuto il capitolo? Fatemi sapere
come sempre cosa ne pensate ;)
Ci sono stati momenti di incomprensione e
momenti di confidenze, come avrete sicuramente notato: da Bella che si sveglia
pensando male di Edward – eh, vabbé u.u – e che capisce di aver sbagliato, fino
al momento della pace.
Che ne pensate della sua reazione? Troppo esagerata
oppure del tutto comprensibile? Per come la penso io, è comprensibile: è la
prima volta che prova sentimenti così forti per una persona – notate il ‘ti amo’
che non riesce a dire, verso la fine del capitolo –, e non trovandosi accanto
Edward al suo risveglio va subito a pensare al peggio. Beh, io non la biasimo
troppo, visto il donnaiolo che era il suo boyfriend prima XD la capisco un
pochino :3
Passiamo ai discorsi tra ragazze, e alle
loro predizioni del futuro: sappiate che una delle ipotesi che hanno ‘predetto’
è giusta, ma non vi dico qual è XD voglio lasciarvi con questo dilemma per un
bel po’, fino a quando non sarà arrivato il momento di svelarlo :3
Bene, non voglio dire altro perché queste
note sono diventate chilometriche XD quindi vado via! Ci sentiamo al prossimo
aggiornamento e mando a tutte voi un bacione enorme :*
Ah! Ecco XD se vi va di dare una sbirciata
alla mia nuova storia, “Sotto un cielo coperto di stelle”, trovate il link
nella mia pagina autore… e lo stesso vale per il gruppo su Facebook, se volete
sbirciare anche lì ;) ciao!