Anime & Manga > Lupin III
Segui la storia  |       
Autore: serenestelle3    12/05/2013    1 recensioni
Insieme agli inseparabili Jigen, Goemon e Fujiko, Lupin si reca a Montelusa, in Sicilia, per compiere quello che potrebbe diventare uno dei suoi colpi più celebri. Anche questa volta sulle loro tracce c’è l’infaticabile Ispettore Zenigata, che sarà affiancato da una figura proveniente dal suo passato. Quello che né Zenigata né Lupin e i suoi sospettano è che la Mafia sa del loro arrivo e ha organizzato un comitato di benvenuto tutt’altro che amichevole. Un cross-over con le storie di Camilleri su Montalbano.
Genere: Avventura, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Goemon Ishikawa XIII, Koichi Zenigata, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

I – Cambio di programma.

 

“Devo parlare con il signor Barone, è urgente.”

“Mi dispiace, signor Landucci”, rispose una voce femminile al capo opposto del telefono. “Il signor Barone in questo momento è occupato sull’altra linea. La metto in attesa?”

“Sì… sarà meglio. Grazie”, borbottò l’uomo, asciugandosi la fronte con un fazzolettino. Sulla scrivania davanti a lui c’erano alcuni documenti che l’uomo continuava a sfogliare nervosamente.

Ci mancava solo quello, pensò con un sospiro sconsolato.

Fece scorrere lo sguardo sull’elenco di nomi che aveva di fronte, muovendo le labbra in silenzio. Secondo la loro rete di informatori, c’erano discrete possibilità che almeno quattro delle persone indicate cambiassero nome una volta atterrati a Parigi, e poi una seconda volta allo scalo di Fiumicino.

Prevedibile, rifletté accigliato Landucci. Persino ingenuo… se non avesse saputo con chi aveva a che fare.

Gli informatori avevano raccolto ogni genere di informazioni sul loro conto, e gliele avevano trasmesse insieme ai documenti che trasformavano una serie di coincidenze in qualcosa di molto più sinistro. A  quanto pareva, quel mix di improvvisazione e prevedibilità era una specie di marchio di fabbrica. Un buon motivo in più per stare all’erta. Per il quinto uomo invece non ci sarebbero stati problemi… sebbene Landucci avesse imparato da tempo che non si poteva mai dire, con quelli fra i piedi.

Si passò una mano fra i radi capelli d’argento e imprecò sommessamente. Aveva una pessima sensazione riguardo a tutta quella faccenda. C’erano già abbastanza cose che sarebbero potute andare storte, e ora, come se non bastasse…

Lo squillo del telefono interruppe bruscamente i suoi pensieri.

“Sì?”

“Il signor Barone la vuole nel suo ufficio, signore”, lo informò la stessa segretaria che aveva risposto pochi istanti prima.

“Cosa? Le ha spiegato il motivo?”

“Davvero non saprei, signore. Ha detto solo che vuole vederla.”

Innervosito, Landucci si strinse il nodo della cravatta; un gesto che faceva sempre quando aveva i nervi a fior di pelle. “Io… d’accordo, gli dica che sarò subito da lui.”

 



All’ultimo piano di un’elegante palazzina di ultima generazione, un uomo alto e sottile era in piedi davanti a una vetrata che si affacciava sul centro di Montelusa. Aveva il telefono all’orecchio, e ogni tanto assentiva sommessamente, mentre il suo sguardo vagava con aria indifferente sui tetti illuminati dal sole.

Doveva essere più vicino ai sessanta che ai cinquanta, ma se li portava bene, con qualche ruga sottile a rendere interessante un volto dai lineamenti regolari e affilati. Aveva i capelli bianchi lisciati all’indietro e occhi grigi e freddi come un cielo invernale. Indossava un elegante completo color avorio che sembrava uscito da una sartoria di lusso; e di lusso erano il fermacravatta cromato, la scrivania di metallo alle sue spalle e l’ufficio arredato sobriamente, ma non senza eleganza.

Riccardo Barone era un uomo abituato a prendersi il meglio che la vita gli offriva, indipendentemente dal prezzo.

“Ricapitolando, avvocato… in pratica da me lei vorrebbe un lasciapassare, giusto?”, chiese, interrompendo il flusso continuo di parole dall’altra parte del telefono.

“Esattamente, illustrissimo.”

“E mi garantisce che non ci saranno imprevisti di nessun genere?”

“Ma quali imprevisti! Gliel’ho detto, si tratta soltanto di una sciocchezzuola… una faccenda di poco conto…”

Sul volto di Barone balenò un sorriso crudele.

“Allora va bene, mettiamo pure fine a questa faccenda di poco conto. Tranquillizzi i suoi assistiti che da parte mia non ci saranno problemi.”

“Ero certo che sarebbe stato d’accordo, signor Barone. E’ sempre un piacere discutere di affari con un gentiluomo come lei.”

“Sì, è lo stesso anche per me. Senta, avvocato, so che è questo è il suo orario d'ufficio, quindi non la trattengo.”

“In effetti ho delle altre pratiche da sbrigare…”

“Allora siamo in due. A risentirla, avvocato”, concluse Barone, riattaccando il telefono.

Fino a quel momento era riuscito a restare serio, ma adesso non riuscì a trattenere una risata beffarda. Aspettava quella telefonata da una settimana; evidentemente gli assistiti dell’avvocatosi erano a lungo interpellati sul da farsi prima di decidere che la cosa migliore era uscire allo scoperto. Nel sottobosco malavitoso la cosca di Barone guadagnava sempre più terreno, e adesso che i clan vigatesi si erano fatti vivi, be’… era arrivato il momento di elaborare una nuova strategia finanziaria.

Sorridendo, alzò di nuovo la cornetta del telefono.

“Angela, dì a Landucci che lo voglio nel mio ufficio tra cinque minuti.”

“Sì, signor Barone.”

Poco dopo, il suo braccio destro era di fronte a lui. Dal modo come evitava il suo sguardo e dal tic all’angolo dell’occhio sinistro, Barone capì che era preoccupato da qualcosa.

“Che c’è, Lorenzo? Era la notizia che ci aspettavamo, no?”

“Sì… immagino di sì.”

“E allora perché sei così nervoso?” Conoscendolo, si sarebbe aspettato che facesse i salti di gioia.

“Veramente… si tratta di questo.” E senza tanti complimenti, Landucci schiaffò la pila di documenti sul piano della sua scrivania, come se bruciasse. Barone guardò incuriosito i fogli che il suo vice gli porgeva.

“Che roba è?”

“Lo legga”, lo incitò l’altro. “E’ dai nostri corrispondenti a Tokyo. Una grana.”

Il boss prese i fogli e cominciò a scorrerli con lo sguardo. A un certo punto inarcò le sopracciglia scure, ma rimase in silenzio, mentre leggeva i dati che gli informatori avevano raccolto e le conclusioni a cui erano giunti. Esaminò i fascicoli a uno a uno; Landucci riusciva quasi a sentire le rotelle muoversi nel suo cervello.

“Sono affiliati con qualcuno, al momento?”, mormorò distrattamente.

“Sembrerebbe di no.”

“Sicuro? Quelli della mafia di Chicago? La Yakuza?”

“Per quanto ne so, niente di attuale”, rispose Landucci.

“Il Milieu, allora?”

“Solo qualche conoscenza occasionale.”

“E la donna? Vedo che non si è fatta mancare nulla.”

“Sì, ma è un cane sciolto anche lei. Nessuna lealtà… tranne che a sé stessa.”

“Nessuna lealtà…”, ripeté Barone, continuando a leggere. Le sue labbra si tesero in un ghigno. “E quindi… non c’è nessuno che potrebbe aversela a male se durante il viaggio, diciamo, capitasse un incidente.”

Sollevò la cornetta del telefono e premette un pulsante, dopo aver fatto cenno a Landucci di tacere.

“Avvocato? Mi scusi, sono ancora io. C’è stato un piccolo… cambio di programma.”

“Sarebbe a dire?” La voce dell’uomo dall’altro capo sembrava sinceramente stupita.

“Ha presente la persona di cui abbiamo parlato poc’anzi? Ecco, vorremmo che sbrigasse una certa faccenda per noi, approfittando del suo soggiorno a Montelusa.”

Dall’altra parte della linea ci fu un momento di silenzio.

“Capisco”, mormorò alla fine l’avvocato.

“Allora, se per i suoi assistiti non c’è problema, manderemo un nostro incaricato a prelevarlo all’aeroporto di Trapani.”

“Signor Barone, lei capisce che devo attenermi…”

“Ma certo”, replicò Barone, incoraggiante. “Parli con i suoi assistiti e spieghi loro che sono sopraggiunte delle difficoltà facilmente appianabili. Sono certo che vorranno accettare la mia piccola condizione.”

“Posso sapere almeno di che si tratta?”

“Temo che questi siano affari riservati, avvocato. Lei conosce certamente il termine segreto aziendale”, concluse il boss, ridendo. “Non si preoccupi a mettersi in contatto con me. La richiamo io fra…”, lanciò un’occhiata all’orologio, “un’ora e mezza?”

“Vedrò di fare il possibile”, sospirò l’avvocato. “Però non posso garantirle…”

“Certo che può, avvocato. Non mi deluda. I suoi assistiti non la ringrazierebbero, se io dovessi… ritrattare l’offerta del lasciapassare per il vostro uomo. Arrivederci.”

Landucci era impallidito sempre più, man mano che la conversazione continuava. Appena Barone mise giù la cornetta, trovò la forza di chiedere;

“Signore… è davvero sicuro che sia una buona idea tirare dentro i vigatesi?”

“Ci sono già dentro, se vogliono mettersi in affari con me”, tagliò corto Barone seccamente. “Forse ci costerà un po’ più del previsto, ma possiamo permettercelo. Ti farò sapere la tariffa non appena avrò la conferma da Guttadauro.”

“E se quelli non volessero collaborare, signore?”

“Collaboreranno, Lorenzo. C’è molto più di questa stupida faccenda, in ballo”, lo rassicurò Barone, sprofondando nella sua poltrona e voltandosi a contemplare il paesaggio.

“Capisco”, rispose Landucci, poco convinto. “Allora vado a sistemare i conteggi.”

Stava già per uscire, quando la voce di Barone lo richiamò imperiosamente.

“Ah, Lorenzo?”

“Sì, signore?”

Barone ruotò la sedia e alzò lo sguardo su  di lui. Sorrideva divertito, ma l’espressione nei suoi occhi era così gelida che Landucci sentì le gambe diventargli di ricotta.

“C’è ancora quella faccenda in sospeso di tua figlia da chiarire. Chiudi la porta, Lorenzo.”

Con l’aria di un condannato a morte, il suo vice obbedì. “Sì… signore.”
 

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Lupin III / Vai alla pagina dell'autore: serenestelle3