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Autore: YokoPucioLove    30/11/2007    0 recensioni
Spesso siamo convinti che tutto ciò che ci circonda sia scontato e banale. Spesso ci chiediamo il perchè gli altri non siano al nostro livello. Spesso la vita ci riserva delle aspettative che neanche immaginiamo, e siamo così presuntuosi da lasciarle sfumare via. La vita non è altro che un battito di ciglia, E vale la pena dare tutto per i nostri ideali, Perchè al mondo.. Esistono persone che per loro disgrazia, ideali non ne potranno mai avere..
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tutto sembrava così strano, era sempre stato così strano, e in fin dei conti non m'interrogavo sul perchè di tutto ciò. Stavo beatamente disteso sul mio letto, era tutto perfetto, era tutto magnificamente perfetto. In realtà, non c'era nulla che non andasse in quel momento. Avevo da sempre l'impressione di possedere una marcia in più rispetto al resto delle persone che mi circondavano, probabilmente perchè la loro mancanza di cognizione risultava essere un punto a mio favore, che a quanto pare, solevo nel dimostrare più volte. Era una magnifica giornata di sole, i raggi filtravano dalle tende mosse dalla leggera brezza mattuttina, e come al solito quelle persone si premuravano di darmi tutte le attenzioni possibili. Non avevo voglia di muovermi, probabilmente pigro, o forse, forse c'era dell'altro, ma in fin dei conti, non me ne curavo, perchè tutto era dannatamente perfetto. Quella donna, mi si avvicinò, osservandomi, sorridendomi beatamente, quasi che la sua vita dipendesse da un mio sguardo, quasi che la sua dipendenza da me fosse vitale. La osservai, la osservai con indifferenza, già, con estrema indifferenza, senza dire una parola, non ne avevo voglia, non ne avevo mai avuto il bisogno. Ero pigro, ero talmente pigro che erano gli altri a far le cose per me, ero così idolatrato da quella gente, che qualsiasi cosa io avessi il bisogno di fare o dire, c'era chi per me agiva. Mi sentivo così entusiasta della mia situazione, della mia folle genialità, che ogni altra persona mi sembrava fosse schiava di ogni mia pretesa. Il mondo era così strano, la gente era così strana, così anormale, che tutto ciò che osservavo andava a rilento, come se una forza superiore avesse obbligato il mondo ad andare a quella velocità, quasi che tutti stessero rallentando perchè inferiori a me, per la probabile paura di un mio giudizio. Mi sollevarono, mi sollevarono dal mio letto prendendomi in braccio, ed io non sembrai reagire, sembrai non pensar nulla, in fin dei conti era una cosa normale, erano tutti ai miei servizi, e tutti dovevano fare ciò che io desideravo. Mi fecero sedere su una sedia, comoda a dir la verità, mentre il mio sguardo osservava quegli strani esseri dalla finestra, volteggiare nel cielo, muovendosi a quel modo senza capire il perchè, probabilmente perchè cercavano di entrare all'interno della stanza, per parlarmi, perchè avevano bisogno di me, tutti avevano bisogno di me. Quella donna stava sistemando il mio letto, mentre quell'uomo, quell'uomo così stanco, mi stava togliendo i vestiti di dosso.
Ci risiamo, ma cosa vuole?
Pensai, mentre gli abiti venivano messi all'interno di uno strano contenitore in plastica e che successivamente venne portato in un'altra stanza. La donna finì di sistemare il mio letto, avvicinandosi a me, mentre io schiusi le mie labbra, sorridendo ovviamente, per ringraziarla forse di quel gesto, che sebbene fosse routine, dimostrava una morbosa adorazione verso la mia persona.

"Ti ringrazio per quanto hai fatto, ora puoi andare."
Le dissi, mentre la donna accarezzò il mio viso, baciando la mia fronte.
Ma chi le ha dato il permesso?
 Pensai, mentre nuovamente la osservai, con la mia classica espressione d'indifferenza, formulando nuovamente.
"Ho detto che puoi andare."
Le feci un elegante cenno con la mano destra, indicandole la porta, mentre quella strana donna, quell'essere mancante di corteccia cerebrale mi abbracciò, tremando.
Questa gente è davvero strana.
Mi dissi, mentre un suono secco e diretto sembrò provenire da un luogo della casa.
"Uffa, ci risiamo, non sarà quella tipa."
Dissi nuovamente in direzione della donna, mentre lei accarezzandomi ancora il viso pronunciò delle parole sconnesse, muovendo la testa lentamente su e giù, ed io non compresi quel suo gesto di follia.
E così, varcando la soglia della stanza, una donna con uno strano vestito bianco si avvicinò a me sorridendo, mentre a sua volta pronunciò delle parole sconnesse, ed io, adirato, probabilmente spazientito, insistetti inveendole contro, e stringendo i pugni quasi senza controllo. Odiavo essere preso in giro, e soprattutto, odiavo quando la gente non si faceva capire.
"Ma insomma, è sempre la solita storia, siete tutti degli idioti, voglio andare via di qui!!"
E quella donna, probabilmente spaventata dalla mia reazione sembrò sobbalzare, mentre l'altra iniziò a perdere dello strano liquido trasparente dai suoi occhi, forse stava male.
La signora vestita di bianco, sembrò prendere una cosa strana, una cosa di un colore marrone, in pelle, che aprì, ed estrasse un oggetto appuntito.
Quella cosa la conosco, me la fanno ogni volta che voglio spiegare che sono degli idioti.
Pensai, mentre osservai quell'oggetto impaurito, senza nascondere una certa perplessità.
Vogliono punirmi per le mie parole. Ma è la verità.
Pensai, mentre quell'oggetto sembrava penetrare la mia carne, bucando quelle strane linee violacee sulle mie braccia, ed io urlai, urlai, mentre l'uomo di prima sembrò tenermi fermo. Mi stavano torturando, ed io avevo paura, avevo paura perchè erano cattivi, erano degli stupidi esseri crudeli.
Quasi come catturato da una forza superiore, non riuscì a tenere aperti i miei occhi, come se un sonno improvviso avesse catturato il mio corpo, facendomi cadere in un baratro, intorpidendo i miei sensi.
Al mio risveglio, sembravo essere all'interno di una grande stanza bianca, con diverse persone lì dinnanzi a me ad osservarmi, mentre alcuni di loro sembravano disegnare dei simboli strani con un oggetto che produceva perdita di un liquido scuro, lungo un ripiano bianco, sottile, segnato da righe orizzontali, sulle quali erano vergati quei simboli. Il mio stupore divenne maggiore, e tuttavia non compresi il fare di tali trogloditi. Uno di loro mi si avvicinò, per appormi uno strano beccuccio in lattice lungo il viso. Tentai di dimenarmi quanto più possibile, ma il mio corpo era bloccato con delle strane cinghie, che non mi permettevano di muovermi. Sussultai, mentre il mio corpo s'addormentava nuovamente, cadendo in un torpore tale, da non lasciarmi il tempo di un'eventuale reazione. Ricordo che mentre stavo per addormentarmi, una strana serie di utensili di un materiale argenteo, stavano riposti sopra una base, mentre uno di quegli uomini ne provava l'uso. Non compresi, giacchè ormai ero beatamente cullato tra le braccia di Morfeo. Era come un brutto sogno che non aveva mai fine.
A dire il vero, quando mi capitava di sognare, erano sempre le solite immagini. Non capivo il perchè di determinate cose, nè perchè in determinate parti della giornata il cielo fosse prima chiaro e poi scuro. Erano successioni a me illogiche. Mossi i miei arti, benchè credetti fossero atrofizzati all'inizio, quasi che non li muovessi da tempo.
Il respiro mi sembrò mancare, cadendo in un baratro di false illusioni. Credetti di morire, ma non mi resi conto che stavo per nascere..
Tutto come un viaggio astrale, osservavo il mio corpo dall'alto verso il basso, mentre sembravo essere lungo quel letto, privo di vita. Non capivo il perchè.
Uno schermo piatto sul quale una linea verde continua scandiva un suono secco e fastidioso, mentre la spina attaccata a delle strane forature lungo la parete, scollegavano i contatti con quella mascherina che mi dava la vita.
Vidi il mio corpo sussultare, mentre attorno alla mia figura silente, si raccolsero quelle persone che non conobbi mai.
Dai loro volti, iniziai a chiamare lacrime quel liquido trasparente,
Quella donna che tanto si disperava sul mio corpo, ebbi come l'impulso irrefrenabile di abbracciarla,
Come fose mia Madre.
E intorno a loro, quelle persone vestite di bianco, a scrollare le spalle, mentre quell'uomo a me sì forte un tempo, ora dai capelli bianchi e lo sguardo spento.
In una scintilla scandita da un battito di ciglia, compresi il significato di un lasciarmi vivere totale, mentre la mia essenza veniva presa per mano da una luce soffusa, che mi  faceva ascendere verso l'alto.
Da lì, ogni cosa sembrava così chiara, e pure, mi sentivo sicuro, nonostante non fossi a casa.
Così compresi.
Al mio risveglio, il mio corpo giaceva in un'urna di cristallo, mentre coloro che tanto piansero per me, disprezzavano il loro fallimentare intervento nei miei confronti.
Quando riaprì gli occhi, la mia mente era baciata da una luce soffusa, mentre il mio corpo in decomposizione annunciava la reale constatazione della mia attuale situazione.
Sorridendo amorevolmente alla vita, genuflessi la mia comprensione, incalzando quell'ignoranza protratta ad oltranza sino a quel momento.
E solo allora, compresi di non essere mai nato..
  
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