Crossover
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Autore: Furiarossa    12/05/2013    1 recensioni
The bird of Hermes is my name
Io sono un diavolo di maggiordomo, un perfetto maggiordomo ....
La sfida del secolo fra i demoni più potenti del mondo degli anime, Sebastian Michaelis e Alucard, ma soprattutto una sfida fra la famiglia Hellsing e la famiglia Phantomhive.
Hellsing e Kuroshitsuji, mistero, violenza, humor. 365 prove, una per ogni giorno dell'anno in cui i nostri personaggi dovranno affrontarsi.
Fra il comico demenziale e il terribilmente serio, esattamente come nella realtà, benvenuti al reality del secolo: benvenuti a Kuroshihellsing.
[Opere principali: Kuroshitsuji; Hellsing][Altre opere: Doctor Who, Dracula, Castlevania, Le Cronache di Narnia, Lost]
Genere: Azione, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Anime/Manga, Cartoni, Libri, Telefilm
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Prova 28 - L'arte nel sangue

 

Quella mattina era calma e tranquilla e tutti dormivano. Alucard si era felicemente addormentato dopo aver visto l'edizione delle tre del mattino di Intervista Col Vampiro, e ora stava sognando di correre in un campo pieno zeppo di umani che gridavano “mangiami mangiami”, con grandi sorrisi dolci.

E siamo forse noi così crudeli da voler svegliare questi graziosi angioletti bisognosi di riposo?

E soprattutto... dobbiamo davvero rispondere a questa domanda totalmente retorica?

Se volete rispondiamo: si.

E così gli altoparlanti presero a sparare, ad un volume vicino alla perforazione del timpano, una canzone simil-rap

In argentina il tango,

come il pallone a Cuba il mambo

sirtachi in grecia, sudamericane.

*clap clap*

Se fossi bravo a ballare

per quanto inserito nel giusto giro,

non farei neanche un passo, giusto un giro

Al mondo non conta chi c'è, conta chi c'ha

se questa vita fosse un ballo sarebbe un cha cha cha

*clap clap*

balli di coppia

balli di gruppo, balli di gruppo

infatti Dio ci fa e poi ci accoppia.

L'italiano balla male

l'italiano balla male

l'italiano, l'italiano,

l'italiano balla male!”

«L'ho capito!» Urlò Walter, scattando giù dal letto, a piedi nudi «L'italiano balla male! Tutti ballano bene, anche le scimmie in Mali e i corvi dell'Azerbaigian, ma gli italiani fanno schifo, va bene?».

Qualche stanza più avanti, Andersen si autoconvinceva di ballare male perchè era un italiano, nonostante avrebbe potuto ballare la mamuska meglio del campione mondiale di ballo russo, e si deprimeva abbastanza da svegliarsi ma rimanere in uno stato di simil-catalessi anche quando camminava, in modo tale da sembrare un morto a cui si muovono solo i piedi. Alucard si mise a ballare male nella sua stanza, facendo il gesto degli occhi di gatto in modo ossessivo e credendosi un gran figo.

Integra aprì la porta della sua stanza e uscì scalza, con le ciabatte in mano e, dipinta in volto, la ferma volontà di spaccare a colpi di calzatura gli altoparlanti. Il Maestro le trotterellò dietro, con le occhiaie che si allargavano sotto il suo sguardo umido e febbricitante da folle, poi si passò una mano sulla barba bionda non fatta e prese a ridere rocamente, pregustando la distruzione che stava per accadere.

Gli altoparlanti tacquero giusto un secondo prima che Integra entrasse nella sala in cui si trovavano, riuscendo così a salvarsi dalla distruzione completa. Anche gli altri si radunarono.

La voce della conduttrice risuonò allegra, ma a volume nettamente più basso di quello della canzone di prima

«Oh! Siete venuti tutti! Ma guardatevi, siete diventati così ubidienti! Non credevamo che vi sareste svegliati così presto, dopo quello che è successo ieri»

«Che è successo ieri, Mastah?» domandò Seras, strattonando il vestitino (?) rosso di Alucard

«Bisogna essere proprio scemi per scordarselo, Police Girl» le rispose il vampiro, solenne

«E io sono proprio scema, Mastah. Che è successo?»

«Un coso blu con i rami nella testa ci ha rotto le scatole a tutti» sbottò Bard, duro «E io non voglio mai più vedere un coso blu con i rami nella testa per tutto il resto della mia dirompente vita»

«Dirompente?» domandò Sebastian, perplesso

«Si. Dirompente. Mi rompe sempre» poi prese a cantare «La mia vita, mi fa rompere per sempre, mi fa capire che è evidente, la differenza fra l'acqua e il thé!».

Integra lanciò le ciabatte contro la testa di Bard, stendendolo, ma per fortuna, non facendolo svenire, altrimenti la conduttrice avrebbe dovuto aspettare il suo rinvenimento.

Ciel si fece avanti nel suo pigiamino mega-rattoppato (se ricordate, Alucard ha distrutto i vestiti dei Phantomhive) e fissò il suo occhione blu verso lo schermo piatto LCD

«Qual'è la prova di oggi, straccioni?»

«Oh, ma com'è carino il nostro peluchino!»

«Pelucchino glielo dici a tua suocera!»

«Pelucchino è piccolo e maschile. La suocera non è così e non sono neanche sposata»

«E allora diglielo a tua mamma»

«Vabbè, soprassediamo... nel frattempo vi illustrerò la prova di oggi».

Le più disparate congetture fecero parlare le persone riunite in quella sala, le quali si aspettavano una cosa tipo “una morte lenta e dolorosa”. Per dirlo in breve.

«Sarà il salto della fossa piena di vipere arrabbiate e con l'ernia?» Domandò Bard

«Sarà una scalata del monte Everest a mani nude?» fece Sebastian

«Mastah?» chiese Seras

«E se fosse vivere nella giungla per un giorno senza niente da mangiare?» si preoccupò Ciel, che non si mise a mangiarsi le unghie solo perchè non era un gesto nobile

«Io credo ci faranno recuperare le uova di qualche raro uccello gigante che vive sulla cima di un monte freddo e aspro» tirò ad indovinare Integra, che già pregustava una frittata di uova di arpia

«E se fosse mangiare fino alla morte totale?» si entusiasmò il Maggiore, battendo le mani inguantate «Oppure fare una guerra di cibo e lanciarsi addosso pane duro vecchio di anni e minestra bollente!»

«Bella storia, in casa c'è solo quello, da mangiare! E se fosse... se fosse sopravvivere ad un corpo a corpo contro un cinghiale?» fu il pensiero di Mey Rin, che pensava di non potere proprio resistere ad un cinghiale gigante che ti sale addosso

«Ah, sarebbe facile!» disse Andersen, con un sorrisetto storto e smorto (era ancora depresso dalla convinzione di ballare male) «Ma io credo che la prova consisterà nel sopravvivere per un giorno intero ammalati di peste bubbonica»

«E poi come ci guariscono?» chiese Walter, incrociando le braccia «No, no, secondo me è una cosa facile, oggi... una cosa tipo... non lo so... dipingere».

La voce della conduttrice si fece deliziosamente dolce

«Eh bravo Walter! Braaavo! Hai indovinato: per farvi riposare, oggi dipingerete, o meglio, disegnerete in qualunque modo vi aggradi. E semplicemente, il miglior disegno, o dipinto, o affresco, o bassorilievo, o sputo artistico porterà alla squadra del miglior pittodecoratore due punti»

«Due soli?» si lamentò Alucard «E perchèèè?»

«Perchè da tre punti in su ci sono le gare impegnative. Dipingere non è impegnativo. Ora i grozzi vi consegneranno il materiale e voi potrete dipingere, o disegnare, o sputare qualunque soggetto abbiate in mente! Cioè, non vogliamo dire che dovete sputare sui modelli, dovete sputare sulle tele o dove vi pare a voi, saliva a forma di modelli. Però vi consigliamo di non sputare, con i pennelli e i colori funziona meglio».

Gli uomini pelati, con le cravatte nere e il completo scuro, entrarono solennemente reggendo scatoloni di pennelli usati, di tubetti consumati a metà, di tavolozze 'mprascate (termine dialettale per “molto sporche e pasticciate”), di tele semi-nuove e di matite ridotte alla lunghezza di due centimetri.

«Cose nuove no, eh?» Si lagnò Bard «Sempre gli schifi a noi»

«Ma guarda che quello che vi è arrivato è perfettamente utilizzabile!» spiegò la conduttrice, con calma «E sono tutti materiali di ottima qualità, anche se non sono nuovi! Sono semplicemente usati, l'abbiamo fatto per economizzare, sai...»

«Io penso che questo show sia diretto con due dollari e ciò che trovi nella mondezza...»

«Sciagurato! Non prenderci in giro! Abbiamo un budget di almeno almeno» e qui il volume saltò, rendendo impossibile distinguere la cifra detta «Dollari!»

«Ah. Senza dollari»

«Pensa a disegnare, disgraziato!»

«E ci insultate pure!»

«No. Solo a te»

«Ecco, mi sono rotto alla grande»

«Davvero? Allora non disegnerai?»

«No, non disegnerò!»

«Neppure se... se per facilitarvi il lavoro faremo entrare, sempre per chi le volesse, delle modelle disposte a posare in qualunque modo per voi?»

«Eh?» Bard ebbe un fremito che lo scosse dalla testa ai piedi, soprattutto dalla vita in giù, c'è da dire «M-modelle?»

«Si. Modelle per disegni. Sai, per ritrarre la bellezza femminile. O maschile, se ti va»

«No, no, femminile»

«Va bene. Ma tanto tu non disegni, a che ti serve una modella?»

«No, no, mi sono aggiustato! Voglio la modella, cioè... voglio disegnare!» e detto questo, Bard si mise a scavare negli scatoloni e ne trasse un'unta matita dalla punta temperata male e leggermente spaccata nel mezzo, una scatola di pastelli a cera e una squadretta opacata del millenovecentoventitrè con placche di sporco

«Vuoi disegnare una modella con la squadretta? Non abbiamo modelle quadrate, anzi, e capirai bene cosa voglio dire, sono tutte curve»

«No. Eh. Hm. Per lo sfondo»

«Alberi quadrati? Nuvole quadrate? Cani quadrati?»

«No, sarà sotterraneo»

«Pietre quadrate?»

«No. Radici».

Una risata collettiva animò la stanza. Solo, non risero, Finnian e Seras, che non avevano capito cosa dovevano fare, ma erano comunque “molto nemici”.

La conduttrice urlò, con fare teatrale

«Fate entrare i modelli!».

E i modelli entrarono a passo di danza, leggiadri come cherubini sulle nubi, vestiti con abiti di broccato scuro e fili d'oro che si intrecciavano a formare complicati ghirighori ed arabeschi. Avevano, fra i capelli, foglie di alloro e fiori di salvia un po' appassiti e alle dita anelli di plastica gialla e fucsia(?). I loro occhi erano allegri e vispi e cercavano cibo per la stanza(?).

Erano grassi. Tutti. Dimenticate che erano leggiadri, erano grassi. Sembravano delle mozzarelle vestite di broccato e con foglie d'alloro. Mozzarelle pregiate con doppi, tripli, quadrupli menti tremolanti. Puzzavano un po', giusto un po', perchè avevano sudato tanto mentre erano stipati nel camion, in attesa di essere scaricati nella casa del reality.

«Ecco» Disse Bard, sconsolato «Pure i modelli schifi abbiamo»

«Senti, che cosa ti aspettavi? Il nostro budget non ci permette di pagare modelli veri. In compenso, per aumentare l'autostima di questi cicciottelli, loro sono disposti a pagare noi per posare per i vostri quadri»

«Ci dovete mangiare sempre, eh?»

«Almeno, se mangiamo noi, non ingrassano loro».

E così, tutti i concorrenti si misero al lavoro. Alucard prese a bere il sangue a una damigella bionda di duecento chili, dicendole che era bellissima, mentre Seras dipingeva la magnificenza della scena con i suoi tratti tondeggianti e briosi. In pratica, il disegno, ancora non finito, sembrava rappresentare una brioche e un chicco di uva aggressiva e sporca.

Finnian decise di disegnare un verme e una castagna e lo annunciò a tutto il mondo mettendosi a saltellare e spruzzando sulle pareti acrilico marrone. Originale il ragazzo.

Walter si nascose in un angolo dietro le tende, con un grosso album da disegno, e prese a scarabocchiare con la penna bic nera quasi finita, finendola completamente in poco tempo. Poco distante, Andersen intingeva le baionette nel colore e poi le spatolava come spatole (ovvio) sulla tela, creando tratti ampi e colorati. Integra si diede da fare con la matita e disegnò con calma, un'occhio strizzato per prendere le misure per bene, il sigaro stretto fra le labbra che fumava e creava spirali nell'aria.

Il Maggiore mangiò i fogli di carta e poi li sputò sbavati, ma non tutti perchè aveva fame. Che schifo.

Lizzie prese mille matite colorate di mille lunghezze diverse, un foglio rosa grande e sgualcito, e prese a passare con foga le punte delle matite su codesto foglio, utilizzando contemporaneamente entrambe le mani.

Ciel si sedette calmo, prese un cavalletto tarlato, vi montò una tela tendendo per bene tutti i meccanismi, cercò i pennelli giusti e prese a lavorare guardando molto da vicino la superficie ruvida che avrebbe dovuto ricoprire di colore. E d'improvviso ebbe l'ispirazione e la sua mano prese a muoversi con frenesia, eppure con leggerezza...

Sebastian creò artigianalmente dell'intonaco bianco, lo passò su una parete della camera e iniziò a lavorare ad un affresco mentre cantava un'aria di Chopin imitando tutti gli strumenti dell'orchestra solo con le sue corde vocali, tanto per fare capire a tutti che lui faceva le cose in grande.

Mey Rin e Bard decisero di fare una collaborazione: Mey Rin avrebbe disegnato le case e i vicoli e Bard le persone. Peccato che Bard non sapesse disegnare le persone, ma solo le case e i vicoli, ma non aveva detto questa sua lacuna a Mey Rin nella speranza di sembrare un grande pittore e farla innamorare di lui.

Tanaka-san dipinse con il thé verde su una tela giallognola e vecchissima. Sembrava un guru all'opera e aveva intorno a sé un'aura di santità e concentrazione sovraumana. Di fronte a lui si era distesa una modella, duecentotrenta chili di carne buttati sul pavimento freddo e abbigliati in una cosa che sembrava un telo da mare decorato a nachos e burritos che non si sapeva bene dove avesse trovato.

Dopo circa sei ore di lavoro, tutti avevano finito. Chi per primo aveva abbandonato i lavori, ora stava chiacchierando con i paffuti modelli oppure giocando a carte con gli altri concorrenti. Andersen, un po' depresso, stava confessando a Walter di essere un pessimo ballerino e Walter non credeva.

Gli ultimi a finire furono Bard e Mey Rin, con la dolce camerierina che si era presa di nervoso e stava sgridando aspramente il cuoco

«Che cos'è quella macchia?»

«Ehm...» Bard si mise una mano dietro la testa «...Credo sia... un fornaio»

«Sembra un gatto morto!»

«Non è vero! Guarda: questa è la testa, queste le orecchie, questi i piedi davanti, questi i piedi dietro...»

«Ma quanti piedi ha? E questa specie di cosa lunga?»

«Mi è sfuggito il pennello...»

«Sembra una coda!»

«E vabbò...»

«E ha i piedi davanti e dietro. Secondo me è un gatto morto grande come una persona e messo lì, su due piedi»

«No! Quello è un fornaio! No, è che questa è arte moderna sai...»

«Ma perché il resto non è moderno, allora? Solo il fornaio è moderno! Dovevi dirmelo se volevi fare arte moderna, così ci mettevamo d'accordo, almeno!»

«Ma pensavo... insomma... anche tu sei così moderna, Mey Rin!»

«Mi stai dicendo che ho quattro piedi e somiglio a un gatto morto? Che significa?»

«No! Sto dicendo che sei diversa dagli altri!»

«Come il fornaio dalle persone normali? E cos'è quest'altro obbrobrio?»

«Ehm... è il cliente del fornaio»

«Ma cos'è, il paese dei mostri? Cos'è questo, un buco nella pancia?»

«No, è che non riesco a mettere bene il colore...»

«Ma non l'abbiamo colorato!»

«Davvero?»

«Si, è in bianco e nero!»

«Ah. Ma io ho colorato il gatto!»

«Non era il fornaio?»

«No, quello!»

«Q-quello?» Mey Rin si tolse e si mise gli occhiali due volte, incredula «Pensavo che fosse una carrozza»

«No, è un gatto! Non le vedi le strisce?»

«Non è che una cosa con le strisce è un gatto! E quella è una cosa, dove sono i piedi? Non ho mai visto un gatto con le ruote!»

«Quelle non sono le ruote, sono le linee che dividono le dita del gatto!»

«E perchè sono tutte intorno alla zampa? Ha le dita anche dietro?»

«No! Sai, ha le zampe girate»

«Perchè allora ce le ha davanti? E perchè ha le zampe girate, se la testa è dritta?»

«Per fare vedere il dinamismo, il movimento!» e per farlo capire meglio, Bard faceva cerchio nell'aria con le mani

«Che cavolo di gatto è che si gira le zampe all'indietro e lui non si muove?»

«Beh, è un... gatto neorealista»

«Ma che ha di realista? Forse è un neo, ma di sicuro non è realista»

«Infatti. Questo è... l'essenza del gatto, non il gatto in sé»

«Ma tu dovevi disegnare un gatto, non la sua essenza!».

E via dicendo. Alla fine, anche loro terminarono completamente e la giuria fu pronta per dare il suo verdetto.

La voce della conduttrice disse, allegramente

«Bene, quando sarete chiamati porterete la vostra opera al centro della stanza...» e qui Sebastian iniziò a chiedersi come fare per strappare il muro senza far crollare il tetto «... Oppure la indicherete e ne direte il titolo. Siete pronti?»

«Si!»

«Mastah!»

«Scaccastagna!»

«Ok» continuò la voce della conduttrice, sentendosi soddisfatta da quel coro di assenso «Allora cominciamo da... Seras».

E Seras portò al centro della stanza la sua opera

«Questa si intitola» spiegò, con fare professionalissimo e indicando la tela come se la volesse punzecchiare con il dito «”Il Mastah che mangia la signora”».

 

Descrizione dell'opera: Il disegno, colorato prevalentemente con le tinte del colore autunnale (marrò brioscia e rosso foglia secca) rappresenta due figure (forse), nessuna delle quali ha i piedi. O le mani o le gambe, o le braccia. Hanno solo la testa e il busto, anzi, la seconda figura ha solo la testa. La “signora mangiata” ha una forma di cornetto parigino con delle strane linee che potrebbero delimitare forse la maglietta, ma non si capisce bene. Sulla sommità di questo cornetto spunta una testa senza collo con degli occhi trattiniformi messi nella posizione sbagliata, ovvero in verticale invece che orizzontale, e una cosa che sembrano dei capelli gialli, ma non ne siamo molto sicuri.

La seconda figura è una sorta di testa tonda con una serie di denti rappresentati da vaghe linee zigzaganti che si conficcano nel petto-collo della figura cornettiforme. La testa tonda vagante ha sulla cima un cespuglio magro di peli neri e gli occhi sono dei punti schiacciati e obliqui.

 

La conduttrice, al vedere cotanta bellezza, si commosse e disse

«Passiamo la parola al nostro critico d'arte con la laurea di carta stagnola. Che poi è anche il nostro psicologo, quindi ci psicanalizzerà l'opera. La parola a te!».

 

L'opinione del critico: Dai tratti di quest'opera intitolata “Il Mastah che mangia la Signora” risalta la necessità di Seras di semplicizzare tutto e il fatto che le manchi molto il cibo umano, specie i cornetti. Tuttavia ha anche un duplice significato: la signora è anche cibo, per il suo Mastah, e l'assenza di piedi denota il fatto che non se ne andrà. Per quanto riguarda la figura del suo Mastah, rappresentato qui come un'uva aggressiva, l'assenza di corpo denota pigrizia e l'espressione è indecifrabile, perchè il suo Mastah è misterioso. Con quest'opera, in definitiva, Seras vuole esprimerci la sua visione del mondo e chiederci di semplificarlo perchè lo possa capire anche lei.

 

«Grazie, critico d'arte dalla laurea di carta stagnola!» disse la conduttrice

«Mastah!» commentò la vampiretta, felice «Davvero la mia opera dice tutte queste cose? Io volevo farvi vedere come il mio Mastah mangiava la signora e l'ho fatta a forma di metapod, perchè al mio Mastah piacciono i pokémon!»

«Bene» si scoraggiò la conduttrice «Adesso è il turno di Elisabeth Cordelia Esthel Middofordo-san-kyu-kun-chan-kawaii, detta Lizzie»

«Non ho tutti quei brutti nomi» si indispettì la ragazza, mettendo il broncetto (che è, praticamente, un piccolo broncio indispettito) «Anche se Kawai è un bel nome»

«Questo qua è il turno di Lizzie, aaahhh!» Gridò la voce della conduttrice, arrabbiatissima «Ghrraaargh!»

«Va bene, va bene...» la marchesina smise immediatamente il broncio per assumere un'espressione spaventata e si fece avanti, portando con sé la sua opera e mostrandola alla telecamera

«Questa si intitola “Casa carina”».

 

Descrizione dell'opera: L'opera consiste di un foglio rosa ricoperto in modo irregolare di glitter di colori diversi, fra cui spiccano principalmente il rosa e l'argento. Con i pennarelli colorati e le matite colorate pure è stata disegnata una casa con delle grandi finestre arrotondate da cui si possono vedere campeggiare delle tendine sbrillucicose verde chiaro e rosa. Le mura della casa sono ricoperte di fiocchette e facce stilizzate di gatti ciascuna delle quali ha scritto di sotto, con il pennarello rosso “Neko neko kawaii!”

Sullo sfondo si possono vedere degli alberi disegnati non troppo bene, con le chiome di mille tipi di verde e giallo, ed adornati di fiocchetti e di quantità abbondanti di glitter.

 

«Beh, non mi sembra che sia tanto male» Commentò Sebastian, facendo un sorrisetto appena accennato «Io lo trovo grazioso»

«Certo» disse Ciel, annuendo vigorosamente in direzione di Lizzie, quasi fosse spaventato dall'idea di contrariarla «Davvero un disegno fantastico! Bello! E poi guarda, quei fiocchi lì sono proprio belli!»

«Quali fiocchi?» Domandò Lizzie, prendendo ad indicare ciascuno “nnocco” con il suo ditino da marchesina «Questo, questo o quest'altro?»

«Tutti» rimase vago Ciel, che dentro di sé iniziava a percepire una vaga nausea che però non riusciva a spiegarsi. Forse aveva fatto indigestione. O forse aveva bisogno di sfogarsi come al solito picchiando Sebastian, ma non poteva picchiarlo solo perchè il maggiordomo (quel Diavolo di Maggiordomo!) aveva fatto un complimento alla sua fidanzatina. Lizzie si sarebbe offesa da morire. Si, da morire gli altri, mica lei...

 

Opinione del critico: Che cosa c'è da dire su quest'opera? Non mi sarei aspettato niente di meno da una come Lizzie. Quel coso rosa e colorato... beh, mica tanto colorato, considerando che la base del foglio è rosa... posso dire che è inquietante? Mi da un'impressione come se la casa dovesse mangiarmi da un momento all'altro. Non abiterei mai in un posto del genere. Ma, d'altronde, sono gusti, perciò... gustatevela, che diavolo vi devo dire? Brava Lizzie, posso ammirare il modo in cui hai applicato i brillantini, sicuramente dev'essere stato un lavoraccio procurarsi così tanta colla che funzionasse ancora, qui nella Casa del Reality, dove tutto è scollato e cade a pezzettoni. Gli alberi non sono di fattura eclatante, ma senza di loro, quel disegno non sarebbe lo stesso. Voto pieno! Si merita un bel due più!

 

«Due più?» Lizzie iniziò a inumidirsi gli occhi facendo sgorgare lacrimoni allucinanti delle dimensioni di un topolino

«Voleva dire duecento» mentì immediatamente Sebastian, nel tentativo di calmarla prima di subire un allagamento salato e ritrovarsi su un tavolo galleggiante, in piedi con Ciel in braccio «Forse non eravate molto attenta all'inizio, milady, ma se ricordate, i punteggi sono espressi da un minimo di dieci a un massimo di duecentocinquanta. Perciò ha quasi vinto, signorina!».

Lizzie si riassorbì miracolosamente i lacrimoni. Tutti la guardarono come si guarda un cane a cui gli occhi siano caduti per terra e poi ritornati a posto (?).

«E ora è il turno del nostro miticissimo Tanaka-san! Tanaka, facci vedere che cosa hai fatto e come hai intitolato la tua opera» disse allegramente la conduttrice.

Il vecchio governatore della casa Phantomhive si fece avanti trascinando un quadro alto due volte lui, circondato da una cadente cornice dorata scrostata.

«Bene, come si intitola?» Chiese cordialmente la conduttrice, vedendo che il vecchietto si ostinava a non voler rispondere

«Oh oh oh».

 

Descrizione dell'opera: L'opera rappresenta una piantagione di thé dipinta con il thé. I colori sono tenui, sul giallo, ocra e bruno chiaro. In mezzo alle piante di camelia campeggia un leggiadra casetta di campagna, con il tettuccio a punta e le finestrelle rotonde con le grate a croce. In lontananza si può distinguere un uomo con un cappello a falde larghe e una borsa che tende le mani verso le piante rigogliose.

 

«Oh no!» Si lamentò una modella cicciona «E io dove sono? Avevo usato il mio miglior telo-mare per posare per lui, dove sono finita in quel quadro?»

«Nachos» commentò Alucard

«Oh oh oh» rispose Tanaka-san

 

Opinione del critico: Oh, ma questa è a dir poco meravigliosa! Beh, non ho mai visto qualcosa di... di così assolutamente... pieno di pace. Meraviglioso! Riesco a respirare l'avvicinarsi del nirvana, la delicata consapevolezza di una vita in comunione con la natura, la forza dei germogli e delle piante! E poi quella casetta... mi ricorda il luogo in cui io e io mio fratello giocavamo, quando eravamo piccoli. Andavamo in vacanza proprio in un posto come quello. E siccome mi ricorda la mia infanzia, chiaramente, favorirò in modo spietato e imparziale Tanaka-san, che a questo punto, credo proprio, sarà la persona che farò vincere.

 

«Ma non vale!» Ringhiò Alucard

«Si che vale, lui è il giudice» gli rispose la conduttrice, con voce da persona saggia

«E che cavolo! Non mi sembra affatto giusto!»

«Può sembrarti non giusto, ma non sempre le leggi sono giuste, mio caro amico non-morto. E ora proseguiamo...»

«Sarà, ma a me le vostre leggi non piacciono affatto! Dovreste smetterla di essere così sfacciatemente imparziali, ecco!»

«...Il prossimo sarà... Sebastian Michaelis, il maggiordomo di Ciel Phantomhive»

«Grazie» mormorò il demone, educatamente, poi indicò l'enorme, gloriosa opera che si ergeva alle sue spalle «Questa è la mia opera, l'ho intitolata “La Battaglia dei Cancelli Infernali – affresco, seicento per duecento, Casa del Reality”»

«Nome lungo...»

 

Descrizione dell'opera: Cominciamo da una descrizione generale per poi scendere nel dettaglio: nel suo complesso, l'affresco ritrae una battaglia epica fra le forze del paradiso e quelle dell'inferno, anche se il tutto è ambientato in un'atmosfera puramente infernale, rosseggiante, fra le fiamme e le nere torri di castelli lontani, fra i meandri sotterranei dell'ade. I demoni, una massa di corpi che si avvitano fra loro, muscolosi e possenti e con carnagioni di colori molto diversi tra loro (dalla pelle molto pallida, come quella dei vampiri, fino al rosso scuro di un enorme demone ariete), risalgono dal basso dischiudendo fauci zannute e mostrando corna lisce, ramificate e cervine oppure ricurve, talvolta a spirale e rivolte in avanti come quelle degli arieti. Dall'alto, gli angeli vestiti di seta bianca e cordoni azzurri scendono con spade lucenti d'argento, decorate d'oro, e dal filo delle loro armi cola il sangue delle schiere demoniache.

Gocce e schizzi, sparsi in modo da sembrare naturali, partono dal punto in cui l'orrida orgia di corpi dei demoni e le schiere angeliche vengono a contatto.

I corvi banchettano sui corpi che giacciono sulla terra riarsa e le teste di alcune delle vittime sono impalate su una grande cancellate e i sui loro volti è dipinto l'orrore e il dolore, i capelli, spesso lunghi, che ricadono sulle fronti e sulle palpebre.

Alcuni gatti neri con luminescenti occhi verdi o gialli si aggirano fra i corpi, sinuosi, così ben dipinti da sembrare sul punto di muoversi, le code frementi. Colombe bianche attorniano gli angeli in un frullo d'ali e si possono vedere piume che si staccano dalle loro ali.

A terra vi è, in un angolo, la lotta fra i gatti e le colombe, con i gatti in vantaggio che divorano alcune di loro. Si può anche notare un autoritratto di Sebastian, cinto da un mantello di pelle nera e borchie, che lancia verso l'alto coltelli d'argento ed un angelo con la faccia di Grell Sutcliffe ferito al petto, che muore, i capelli rossi come il sangue che fluttuano alle sue spalle.

 

«'Mmazza, oh, che roba» disse la conduttrice, fischiando impressionata «Ci hai fatto un favore: hai praticamente fatto un restauro lì, e non abbiamo dovuto spendere un centesimo. Credo che sia uno dei disegni più dettagliati, belli e di veloce esecuzione che io abbia mai visto fare... ma non è il mio il parere importante, quanto quello del critico dalla laurea di carta stagnola!»

«Questo ci rassicura tutti» bofonchiò Bard, prima che Mey Rin aggrottasse la fronte e gli indicasse una specie di macchia bianca e nera stortignaccola sulla tela

«Eravamo d'accordo di non metterci sputi artistici, Bard!»

«Infatti... quella è una carrozza».

 

L'opinione del critico: Questa opera, già dal titolo, rivela molto dell'essere di Sebastian: ha infatti un nome lungo e complicato che dev'essere perfetto per esprimere in una frase il quadro. C'ha pure messo la grandezza! Io c'avrei messo “grande”, non seicento per duecento, non... oh, beh, comunque sto divagando. Quello che l'affresco, fatto con uno stile deliziosamente realistico tra l'altro, mi comunica, è la perenne battaglia tra il bene e il male, tra il Paradiso e l'Inferno (di cui Sebastian è parte, essendo un demone). E poi, di particolare rilevanza è il dettaglio in cui c'è l'autoritratto del maggiordomo che scaglia delle posate contro un angelo dalla fattezze di Grelle. Il messaggio è chiaro: vuole vedere sia morti lui che gli angeli. Eh, mi spiace per quelli che cercavano commenti ridicoli, ma è un quadro troppo bello. Troppo bello. Troppo, troppo bello.

 

«Ne sono contento» disse Sebastian, asciutto, facendo un piccolo inchino verso il megaschermo dove la bella ragazza si stava ingozzando di dolci immaginari

«Bene, sembra che non ci sia voluta un'attenta cura ai dettagli per trarne qualcosa di buono per una recensione, eh, critico? Si vede che hai fatto colpo, Sebby»

«Sebastian va più che bene» corresse il maggiordomo a denti stretti

«Ok, Sebastian. Sembra che il tuo affresco sia piaciuto... ma sarà abbastanza bello per condurti alla vittoria? O un'altra opera si frappone fra te e i due punti?».

Il demone guardò le altoparlanti con un soparcciglio alzato e un sorrisetto, la tipica faccia da “stai scherzando, vero? Lo sanno tutti che ho la vittoria in tasca”.

«Eh, ridi ridi demonietto, che mamma ha fatto gli gnocchi! Bene, ma non stiamo a soffiare nelle cannucce e passiamo alla prossima opera d'arte! Si faccia avanti il Maggiore!».

Al centro della stanza si portò il Maggiore, un pò titubante, e allungò un foglio tremendamente raggrinzito. Non era neppure una tela, no: era proprio un foglio bianco. Ma, se si strizzavano gli occhi, si vedevano parecchie macchie grigigne sopra il bianco stropicciato.

«Che... cos'è?» chiese la conduttrice, cercando di essere educata

«Questa... è la mia opera» annunciò l'uomo, alzando il foglio e indicandolo «L'ho intitolato “Polvere del campo di battaglia dopo la pioggia che ha lavato via il sangue versato”. Ho usato la matita, anche se le macchie sono un po' chiare perchè non viene bene a scrivere sul foglio bagnato».

Quando la maggior parte dei presenti si accorse di cosa fosse stato bagnato il foglio, comparirono molte espressioni disgustate.

«Si, si, pioggia» sussurrò Ciel, allontanandosi dal Maggiore di qualche passo e tenendo stretta la propria tela «Non credo che dopo aver ruminato e risputato la propria opera si possa affermare che ci è “piovuto”»

«Zitti, zitti, state buoni» cercò di calmarli la conduttrice «Abbiamo detto che si poteva usare pure lo sputo artistico e questo il Maggiore ha fatto. Ognuno ha la sua tecnica, ragazzi, tutti avete disegnato in modo diverso, mi pare»

«Si, ma... è schifoso lo stesso» Ciel scosse la testa

«Comunque, vediamolo bene questo capolavoro...»

 

Descrizione dell'opera: il foglio è pieno di grinze e parecchio umidiccio. In molti punti c'è della grafite “diluita”, segno di dove il Maggiore ha posato la sua matita. Non c'è molto altro da dire. È un foglio sbavato e macchiato di matita e basta. Ma, se vogliamo attribuirgli il nome di “Polvere del campo di battaglia dopo la pioggia che ha lavato via il sangue versato”, allora diremo che il campo è umido per rappresentare anche tattilmente il campo di battaglia su cui è piovuto, lavando via il sangue e lasciando solo la polvere che, con granelli così minuscoli, sembra sfumata.

 

«Ooook. Impressionante. Bene, Maggiore, ora dobbiamo capire se la tua arte ha fatto una buona impressione sul nostro critico d'arte dalla laurea di carta stagnola. Pronto a sapere il verdetto?»

«Prontissimo» annuì l'uomo.

Ed ecco il giudizio del critico, che speriamo per il Maggiore abbia avuto una reazione più positiva rispetto al resto dei concorrenti a “Polvere del campo di battaglia dopo la pioggia che ha lavato via il sangue versato” (lo so che non c'è bisogno di scriverlo tutto, ma adoro il nome che il Maggiore ha dato a quel foglio sbavato!).

 

L'opinione del critico: Allora, cominciamo col dire che, secondo me, l'opera non è nata proprio per arrivare al risultato finale. L'opera è nata perchè il Maggiore aveva fame ma poi si è accorto che i fogli non sono buoni da mangiare. Poi, accortosi del suo errore, ha cercato di metterci un po' di matita, ma con scarsi risultati visto che la matita non scrive granché sul bagnato. Però da questo quadro emergono due cose molto importanti del Maggiore: prima di tutto, emerge la sua adattabilità. Sebbene si fosse ritrovato con quello che si è ritrovato, è riuscito a rivoltare la frittata e trasformarla in arte moderna; che è un'importate qualità per uno stratega militare come lui. La seconda cosa è che è fissato con la guerra. Perchè diamine “polvere sul campo di battaglia”? Non poteva essere, che ne so, “polvere nel parco giochi”? O “polvere nella mia cameretta”? No. E ovviamente, perchè non citare anche il sangue (che non si è riusciti a disegnare sul foglio per ovvi motivi) “versato”? Si, è un fissato, e questo è male perchè io voglio la pace nel mondo.

 

«E allora perchè diamine lavori a Kuroshihellsing?» ribatté Bard, che oggi aveva il monopolio dei controbattiti lagnosi

«Zitto, il critico si è pronunciato e io non ho capito ancora se la sua fosse una critica positiva o negativa».

Alucard sospirò e poi si fece avanti di qualche passo

«Oh, andiamo, è ovvio che fosse un commento positivo!» esclamò, allargano le braccia «Per me è semplicemente geniale!»

«Grazie, camerata!» gli rispose allegramente il Maggiore «Sono felice di sapere del tuo appoggio»

«Avrai sempre il mio appoggio, Major»

«E tu il mio, Alucard. Almeno finchè non finiremo l'uno contro l'altro in guerra!»

«Ovviamente. Ma anche allora ti rispetterò»

«Rispetto»

«Rispetto»

«Si, ok» li interruppe la conduttrice «Bacini e cha cha cha. Vi rispettate dopo, che qui abbiamo un rispettabile lavoro di critica artistica da fare, ok? E ora è il turno del prossimo concorrente... Mey Rin».

La cameriera di casa Phantomhive si fece avanti un po' titubante, trascinando il pesante cavalletto con la tela

«Ehm» disse «Io... ho deciso di fare un lavoro in collaborazione con Bard»

«Che carini!»

«Siamo bellissimi» disse sottovoce il cuoco, con un sorriso splendente da pubblicità della Colgate

«Che hai detto?» chiese Mey Rin, che non aveva sentito bene

«Niente, niente» si affrettò a giustificarsi lui, senza smettere di sorridere in modo che avrebbe, tecnicamente, dovuto essere ammaliante «Solo pensavo al lavoro che abbiamo fatto io e te...»

«Mi sa che solo Mey Rin non se n'è accorta...» lo interruppe la conduttrice, sbarazzina

«Di cosa?» fece la cameriera, che effettivamente non se ne era accorta

«Lascia stare, lascia stare...»

«No, ma io voglio saperlo!»

«Eh, se te lo dico si rovina tutto, si rovina la storia, e poi finisce male...»

«Ma che cosa? C'è qualcosa che devo sapere?»

«Credo di si. Ma non è ancora arrivato il momento che tu lo sappia,va bene? Più tardi magari. La cosa migliore sarebbe che fosse Bard stesso a decidere di dirti qual'è la realtà»

«Ma io...»

«Shhh! Presentateci la vostra opera»

«D'accordo... si intitola “Paese all'Alba”»

 

Descrizione dell'opera: Quel che si vede è una strada, lastricata ordinatamente e circondata da quelle che sembrano essere case e botteghe. Il tutto è disegnato in bianco e nero, ma con ottime ombreggiature, stese con perizia fra i mattoni e le pietre della via. Poi, in mezzo alle case, ci sono delle strane figure che sembrano macchie, oppure disegni di un bambino ancora non in età scolare, che rappresentano forse delle persone, forse degli oggetti, forse degli sputi artistici, ma tendiamo ad escludere queste ipotesi perchè sembra esserci del lavoro dietro quelle figure che ci sentiamo di definire astratte. Una delle figure, accanto ad un negozio con l'insegna “panetteria” (bakery) ha tutte le sembianze di un gatto morto e spolpato, anche se non dipinto accuratamente, ma si possono chiaramente notare in esso le zampe e la coda nera.

 

«Che è questa cosa?» Ringhiò Alucard, avvicinanosi al quadro «Cioè, a me piace l'arte, io amo molto l'arte, è per questo che mi sembra che siate stupidi... insomma, poteva essere un quadro pure bellino! E che cosa avete fatto voi due, o geniali ragazzi? Avete macchiato tutta la tela con questi obbrobri!» e indicò alcune macchie, fra cui quella che sembrava un gigantesco gatto morto e spolpato «Perché?»

«Cosa?» Bard scoprì i denti serrati, poi ebbe un fremito «Ma che cavolo sei venuto a dire, rompiscatole? Questi non sono obbrobri, sono persone!»

«Persone?» Alucard sembrò molto preso di sorpresa da quella rivelazione «No, come... no... non sembrano affatto persone!»

«Anche io penso che non sembrino persone» commentò sottovoce Mey Rin, un po' giù di morale

«Eh!» esclamò il vampiro «Ma chi cavolo le ha disegnate?»

«Io!» il cuoco si indicò, mentre parlava con la foga di un invasato «Questa è la MIA arte, IO ho fatto questi disegni e sono persone, solo che tu non capisci la mia arte, non capisci il mio stile, che ne vuoi sapere tu?»

«Ti uccido!» ruggì Alucard, gonfiandosi, con gli occhi rossi che iniziavano a brillare come due pezzi di carbone ardente «Come osi tu, rivolgerti a me in quel modo? Chiamami tuo principe e signore, china la testa lurido piccolo umano che non sa disegnare!»

«Calma, calma!» esclamò la voce della conduttrice «Non fatevi del male pure oggi che deve essere una giornata calma! Adesso basta! Allontanatevi! Adesso è arrivato il momento del commento del nostro critico d'arte, perciò, Alucard, fai silenzio così Bard verrà artisticamente insultato da qualcuno qualificato per insultarlo al meglio»

«Beh, io credo di essere più qualificato dell'uomo con la laurea fatta di... carta stagnola!» ribattè il vampiro, molto probabilmente a ragione.

 

L'opinione del critico: Come definire in modo efficace ciò che vedono i miei poveri occhi stanchi? Ma si: è la peggior collaborazione di tutti i tempi. Mey Rin ha lavorato con alacrità per realizzare quelle strade e case, che non sono venute malaccio, a onor del vero, ma perchè Bard ha disegnato le persone, se di persone si tratta? Non le sa fare, si nota che non le sa fare, che non ha mai disegnato neanche un bambino in vita sua, che persino gli stickman per lui sono una conquista. Si nota e basta, non è che uno può dire “è arte astratta”. Non è astratta, Bard, quella è arte astrusa, è diverso. L'astrazione è simbolismo, è fare capire che quella cosa brutta è una persona... le tue no, sono brutte e basta, non sembrano persone. Sembra che ti abbia sbavato la penna sulla tela. No. Non è così semplice... sembra che tu abbia scarabocchiato apposta sulla tela,cercando di disegnare qualcosa di irriconoscibile. No, neanche... hmmm... sembra più che altro che un piccione abbia avuto un attacco di diarrea mentre era sulla vostra tela. Ecco, queste sono le parole che cercavo!

E soprattutto, ho un dubbio abbastanza forte... perchè mai il titolo dell'opera è “Paese all'Alba”? Non si nota che è all'alba. Non c'è colore, non c'è luce, le strade sono trafficate da dubbie figure di uomini che sembrano incroci fra sputi e omini stecchini. Insomma, non sembra affatto l'alba.

Perchè Bard non ha colorato, invece di rovinare il tutto?
Perchè il fornaio ha la coda come i gatti e non sembra umano?

Perchè c'è una macchia nera che somiglia ad una specie di ufo deforme, per terra?
Perchè il lavoro è in bianco e nero?

Perchè a farmi tutte queste domande mi viene la pelle d'oca?

Perchè Mey Rin ha accettato di collaborare?
Perchè a Mistero, su Italia Uno, mandano sempre servizi farlocchi sugli alieni?

Perchè sto domandando cose a casaccio?

Perchè non ho ancora smesso di dirvi la mia opinione?

Non avremo mai una risposta a queste domande.

 

«La risposta soffia nel vento» Borbottò Bard, triste e cupo come la poesia di un poeta maledetto

«Eh si, vecchio mio» disse la conduttrice, con un tono che lasciava intuire il fatto che lei stesse sorridendo «La risposta soffia nel vento. Il vento fa fiuuuuu fiuuuu e questa è la risposta. Un fischio. Perchè solo quello possono fare, quando vedono le tue capacità artistiche... mi spiace, Bard, ma non avresti dovuto fare questo. Non hai valorizzato le tue capacità, tutto qui! Ma sta tranquillo, ti rifarai nella prossima prova, chi lo sa, magari sarà di cucina...».

Un brusio si sparse alle spalle di Bard: era ovvio che il cuoco dei Phantomhive non avrebbe vinto mai in nessuna prova di cucina al mondo.

«Shhh! Shhh! Adesso è il momento di un altro artista che ci presenterà la sua magnifica opera! Adesso è il turno di...»

«...Di?» chiesero tutti, chi teso, chi rilassato, chi curioso di sapere chi avrebbe presentato il prossimo obbrobrio

«...Integra Farburke Wingates Hellsing, signora e padrona del vostro squallido mondo e, speriamo, brava disegnatrice. Fatti avanti, Integra!».

Integra portò la sua opera al centro della stanza. In molti ammutolirono. Alucard iniziò a spandere cuoricini sanguinanti d'amore, mentre giungeva le mani come in preghiera. Andersen si fece il segno della croce, nutrendo la segreta speranza che Integra disegnasse bene e dunque che non venisse contrariata dal critico e dunque che non si arrabbiasse e se la prendesse con tutti loro poveri altri concorrenti.

Integra aveva posto un telo sgualcito sopra la sua opera, per nasconderla agli occhi degli altri finchè non fosse finita (al contrario di alcuni che, come Finnian, stavano facendo vedere il loro disegno a tutti e urlando che era bello, bello, scaccastagna) e ora si accingeva, con solennità, a rimuoverlo.

Con un gesto fluido, afferrò il tessuto e lo scagliò via sul pavimento.

«La mia opera» Dichiarò «Si intitola “Massacro di mezzogiorno”».

 

Descrizione dell'opera: Un campo aperto, pieno di stoppie riarse. Due soldati morti in mezzo al campo, uno con la testa fracassata e l'altro con una baionetta piantata al centro del petto.

Una figura nera come carbone, alta e slanciata, con una testa da teschio se ne sta in un angolino del quadro, reggendo un falcione lungo e affilato, ma completamente pulito, senza tracce di sangue. Il cielo è azzurro intenso e c'è una luce forte e un sole bianco.

Una donna cicciona bionda, chiaramente la rappresentazione di una delle modelle, anche se i lineamenti non sono troppo somiglianti, è stesa quasi in primo piano e guarda con occhi bianchi verso l'osservatore, un filo di sangue che le corre lungo la mascella.

Il tutto è reso con pennellate non troppo precise, specie per quanto riguarda il campo, una tecnica un po' impressionista ma, oseremmo dire, d'effetto.

 

«Bel lavoro, Master» Disse Alucard, sollevando un pollice in segno di approvazione «Hai scelto un soggetto fantastico! Mi sta facendo venire fame, sembra un massacro vero!»

«Mi ha usato come soggetto!» disse commossa Veronica, asciugandosi una lacrimuccia, la bionda rotondetta che era stata raffigurata come un povero cadavere in primo piano «Sono così felice! Nessuno l'aveva mai fatto! E poi sono lì, insomma, sono lì dove tutti possono vedermi e...»

«Shhh!» le fece Alucard, brusco «Sto ascoltando il suono dell'epicità di questo quadro! Ora, fa silenzio amichetta, altrimenti stacco la testa a te e a tutti i tuoi graziosi amici paffuti. Ora, ed è un ordine, voglio immediatamente che il critico dia un giudizio meraviglioso e positivo di quest'opera»

«Ben detto, vampiro» ringhiò Integra che, come tutti sapete, amava moltissimo vincere.

 

L'opinione del critico: Beh, Integra non è una grandissima artista, questo è chiaro. Ma a disegnare, si, se la cava. Aspetta, Alucard, prima di arrabbiarti con me e cercare di mangiarmi con i tuoi mostruosi dentoni cattivi! Fammi finire. Integra non è una grandissima artista, e a disegnare se la cava comunque, ma il suo punto di forza è l'atmosfera. Sicuramente è perfettamente in grado di immaginare quell'ambientazione, quasi come se avesse vissuto quel surreale momento in cui la morte viene a prelevare le anime dei soldati defunti, pace all'anima loro. La luce è forte, bianco il sole di mezzogiorno. Mi piace, non è niente male. La donna in carne in primo piano, a mio avviso, rappresenta l'uccisione dell'opulenza per mano della guerra, la distruzione dell'abbondanza, così pure come la rappresenta il campo di stoppie riarse. Anche i due soldati morti inneggiano all'orrore della guerra, al suo essere profondamente sbagliata: sono infatti gli unici militari presenti e sono chiaramente morti... tranne che non siano morti viventi, ma ne dubito fortemente, visto il sole di mezzogiorno che avrebbe facilmente squagliato un giovane vampiro... a dimostrazione del fatto che la guerra uccide anche chi dovrebbe esserne il protagonista, i soldati stessi. Non male, Integra!

 

«Bene!» Disse Alucard, incrociando le braccia «Mi pare che ci sia abbastanza significato! Ah, alla facciaccia vostra!»

«Guarda un po' che ora tocca a te, Alucard!» lo intrerruppe allegramente la voce della conduttrice «Facci vedere la tua magnifica opera!»

«La mia magnifica... la mia magnifica opera?» il vampiro si guardò intorno, rimanendo per qualche istante in silenzio, come un alunno interrogato da un professore riguardo a qualcosa che il povero studente non solo non ha mai studiato, ma neanche mai sentito in vita sua «Si, ma mia, la mia magnifica opera...»

«Alucard, lo sai che se non hai dipinto, disegnato o sputacchiato niente dovremo togliere un punto alla tua squadra, vero? E sono sicurissima del fatto che tu non voglia togliere punti alla tua squadra, non dopo che Integra si sta impegnando così duramente per farveli guadagnare...»

«Ma, ma certo!» Alucard si guardò in giro ancora più freneticamente, poi afferrò la donna a cui aveva infilato i denti nel collo prima «Lei è la mia opera d'arte! Si chiama “Dama morsa dal vampiro!”».

 

Descrizione dell'opera: Una signora sovrappeso con un morso di vampiro sul collo.

L'opinione del critico: Beh, non è che ci sia molto da dire... Alucard ha solo fatto quello che sa fare meglio. Non so neanche se sia vera arte. Non so se sia neanche finta arte, non è arte e basta, è un morso, anche l'individuo artisticamente meno dotato del mondo potrebbe mordere, anche una puzzola idrofobica morde, ma questo non significa che abbia fatto un'opera d'arte. Però, visto che l'arte moderna mostra anche cose notevolmente peggiori di questa... ok, la possiamo contare come opera. Ehm, che ci possiamo dire sopra? Mostra l'indole del vampiro, la rabbia, la sete, la fame, pure il sonno, quello che volete voi, bla bla... ho finito. Non è interessante criticare i morsi.

 

«Hai visto, Master?» Alucard sembrava molto fiero di sé stesso «Anche io ho fatto un'opera d'arte!»

«Si, bene Alucard» mormorò Integra, senza neanche degnare di uno sguardo il suo sottoposto

«Integra ha detto che ho fatto bene, hai sentito!» esclamò il vampiro in rosso, prendendo per il bavero Seras e sbattendola avanti e indietro

«Si, Mastah, Mastah, Mastah!»

«Questo è fantastico! Di sicuro vinceremo noi questa prova!»

«Non correte troppo» li interruppe la conduttrice, la quale amava molto interrompere «Perchè la squadra nemica è agguerrita e adesso è il momento di Finnian!»

«Oh, certo» sbuffò Alucard «Questo si che è un avversario da temere...»

«Io sono un avversario da temere?» chiese Finnian, con gli occhioni spalancati

«No, non lo sei» gli confessò Alucard, brusco «Al massimo di te si può temere la tua testaccia dura che sfonda i tetti. Non ti temo, comunque, se è quello che vuoi sapere. E ora è il tuo turno di fare vedere la tua opera alla regia, nel caso non l'avessi notato».

Le labbra di Finnian mimarono un muto “Ohhhh”, poi il ragazzino sollevò il suo foglio e iniziò a muoverlo su e giù in direzione dello schermo

«Questo è il mio disegno!» esclamò «Rappresenta il gioco della scaccastagna»

«Che bello!» disse Seras, abbracciando il suo amichetto e dimenticandosi momentaneamente che era arrabbiata con lui «Come gli hai messo il titolo?»

«Il titolo è: “scaccastagna”. E io non ti voglio bene, Seras».

 

Descrizione dell'opera: Non è facile descrivere l'opera con Finnian che continua a farla roteare come se cercasse di volare usandola come mono-ala, ma ci proveremo lo stesso. Allora, rappresenta una castagna con un verme rosa, verde, giallo e blu che esce da un buco colorato di viola (anche se, come tutti sappiamo, l'interno delle castagne non è affatto viola. Sulla parte bassa del foglio è disegnata una cosa che sembra essere, ad un esame più attento, una scacchiera obliqua e tremolante.

Il tutto è colorato uscendo fuori dai bordi e lasciando spazi bianchi in abbondanza.

L'opinione del critico: Beh, chiaramente è molto, molto, molto infantile. Fra l'altro, Finnian non è adulto. Ma è un disegno molto colorato e io sono affezionato a quel ragazzetto, perciò sarò spietatamente e chiaramente di parte nel dire che è molto bello e ben fatto. La castagna esprime un misto di emozioni e il suo interno viola rivela la misticità di questo gioco dalle regole arcane e criptiche.

 

«Che significa “arcano e criptico”?» Domandò Finnian

«Significa che è come il tuo cervello» gli rispose Alucard, arricciando le labbra in un ghigno a metà fra il disgustato e il divertito «Incomprensibile e ignoto»

«Che cosa significa ignoto?»

«Sconosciuto»

«Il mio cervello è sconosciuto?»

«A quanto pare persino da te...»

«Oh. Davvero? Allora devo presentarmi...» Finnian si mise le mani sulla testa, continuando a tenere il foglio «...Ciao, mio cervello. Mi chiamo Finny e tu come ti chiami?».

Il fatto che il cervello di Finnian non rispose vi può facilmente capire in quali condizioni cerebrali versasse questo ragazzino.

La voce della conduttrice interruppe codesto idillio con la squillanza di una campanella festante

«Bene, è adesso è il turno della grande e potente Trix... ehm, voglio dire, di Integra Farburke Wingates Hellsing, capo dell'associazione Hellsing e pastore protestante, anzi, pastorella, anzi, pastora femmina»

«Pastora femmina?» chiese Alucard, aggrottando le sopracciglia «Mi sembra un pò abbozzato, come termine»

«Perchè, come vorresti chiamare Integra?»

«Ehm... my Master?»

«Potrà anche essere la tua master... anche se si dovrebbe dire mistress, essendo femmina... ma di certo non è la mia. Adesso togliti dai piedi, vampirello, altrimenti non potremo giudicare l'arte della tua master»

«Lei è la migliore di tutti» si infervorò il vampiro in rosso, serrando un pugno e sollevandolo all'altezzo del volto «Vi spaccherà il sedere con il disegno più mostruosamente figo che abbiate mai visto nelle vostre misere vite mortali di umani e non umani»

«Io sono immortale» disse Sebastian, facendo il suo sorriso sdentato.

Alucard lo polverizzò con lo sguardo. Non letteralmente, s'intende.

Integra avanzò fino al centro della stanza. Si fermò. Poi disse

«Ma siete scemi? Io ho già gareggiato con la mia opera».

E detto questo si ritrasse, facendoci sentire tutti degli scemi. Alucard ridacchiò

«He he, la mia Master sa il fatto suo, non credete?»

«I corna chi n'dai» rispose la conduttrice

«Prego?»

«T'issi: i corna chi n'dai»

«Che cosa significa?»

«Lascia stare: ha un significato criptico, solo Finnian potrebbe tradurtelo»

«Le corna che c'hai» tradusse immediatamente il giovane giardiniere, con un largo sorriso sul volto.

Alucard mise il broncio, che, dovete riconoscerlo, per uno come lui che ha una paralisi facciale perenne è uno sforzo immane. Un'applauso dunque per il broncio di Alucard!

«E ora è il momento di Ciel Phantomhive e della sua magnifica opera!» Esclamò la voce della conduttrice, improvvisamente sparata a volume decisamente troppo alto, facendo sobbalzare tutti.

Tutti tranne Ciel. Il piccolo conte avevo uno sguardo determinato che avrebbe fatto impallidire un cavaliere antico che affronta il suo nemico, una luce affilata che brillava nel suo unico occhio visibile.

«Sono pronto» Disse, avanzando con la sua opera fino a portarla al centro della stanza.

La sua opera era protetta da un panno di seta nera splendente. Non sappiamo dove l'avesse trovata, ma sappiamo che non c'era niente di seta e pulito insieme all'interno della casa.

Con un colpo secco Ciel torò via il panno da sopra la tela e con tono deciso disse «Questa è la mia opera, straccioni! Si initola “Padre e figlio”!».

Sebastian si sporse a guardare l'opera e un'espressione di stupore si dipinse sui suoi lineamenti

«Signorino» gli disse «Ma che dite, quello non è affatto vostro padre e se il “figlio”, che poi siete voi, è conciato in quel modo a cosa lo dobbiamo?»

«Sebastian! Vai a baciare gatti e togliti dalle scatole! Però poi lavati la bocca che sono allergico...»

«Il Signorino è allergico alla bocca di Sebastian?» chiese Finnian, interrogativo

«No, Finny» rispose Ciel «Sono allergico ai gatti»

«E che c'entra la bocca di Sebastian?»

«Che sta sempre a baciare Miciolla»

«Ma no, era Micella, non Miciolla»

«Stai, zitto, era Miciolla!»

«Veramente, Signorino, il suo nome era Micia Gattai» corresse Sebastian

«Ah, bello assai, Micia Gattai! Era meglio Miciolla...» borbottò Ciel, poi ad alta voce si rivolse allo schermo piatto dove campeggiava la bellissima top model che faceva le pernacchie con grazia (?) «E adesso giudicate la mia opera! Subito!».

 

Descrizione dell'opera: Nell'opera spiccano due figure, chiaramente protagoniste. Le due persone, perchè di questo si tratta, e sono anche distinguibili al contrario dei disegni di Seras e di Bard, si tengono per mano. La persona a destra è decisamente più bassa dell'altra tanto che deve tenere il braccio alzato per riuscire a tenere la mano all'altro. Sembrano essere un adulto e un bambino (visto che il piccolo è l'autoritratto di Ciel), ma il bambino ha la stessa barba dell'adulto, solo più grigio-blu rispetto all'adulto. L'adulto è enorme, vestito di nero, con i capelli lunghi e di un colore rosso-castano, mossi da un vento leggero così come quelli grigio blu del bambino. Entambi, sia l'adulto che il bambino hanno il farfallino e sono vestiti molto eleganti. La scena è ambientata su di una rupe con alle spalle un'alba violetta. In cielo si può scorgere un'aquila reale. L'opera è realizzata olio su tela.

 

«Che cos'hai sulla faccia?» commentò Bard, con la delicatezza di un porcospino in fiamme

«Quella è una barbetta, non si vede?» rispose Mey Rin, accorgendosi solo in ritardo di quello che aveva appena detto

«Sono dei bruchini bluini grigigni che gli si sono attaccati alla faccia perchè profumava di miele!» spiegò invece Finnian, che, come al solito, aveva capito tutto (?)

«A me sembra che gli è sfuggito il pennello» commentò Alucard «E si è fatto un baffo. Però gli pareva male lasciarsene uno solo e allora si è fatto il servizio completo... mancano le basette però. Fatti le basette!» esortò.

Ciel pensò seriamente di farsi le basette, osservando il ritratto con aria critica, poi lasciò perdere.

 

Opinione del critico: Allora... quello che ci troviamo di fronte è un dipinto ben strano. Senza dubbio, Ciel è un ottimo artista: sembra quasi una fotografia... è per questo che fa impressione vederlo con la barba: sembra o un nano o un bambino con la barba, ipertricotico e lupo manaro (si, con una n sola, la n unica indica il fatto che non è un lupo mannaro completo. Come sono fantasioso). Però tutti questi dipinti belissimi –come diamine fate a essere tutti bravi? Tranne Alucard, Seras e Bard, s'intende... venite tutti con opere d'arte e affreschi a muro che fanno paura perchè sono troppo belli ma ritraggono cose mostruose tipo demoniazzi e ammazza ammazza– non li dobbiamo valutare solamente per l'aspetto esteriore (sennò Dio ce ne scansi, c'è un bambino con la barba) ma anche per ciò che vogliono esprimere. Così commenterò ciò che esprime e saremo tutti felici per sempre... tranne Bard. Si, ce l'ho con te. Bene, allora... Innanzitutto il concetto di paternità non è espresso come una reale paternità biologica, quanto in realtà una paternità spirituale, come se Ciel stesse seguendo le orme di quello che considera suo padre e che evidentemente non lo è essendo Undertaker e venendo pure da un tempo diverso dal suo (Cielino è vittoriano e Taker del ventunesimo secolo). L'alba alle loro spalle rappresenta l'inizio della loro storia padre-figlio insieme e della loro epicità. L'aquila rappresenta la forza che Ciel ancora non ha, ma avrà e che Undertaker invece già ha; la crescita della barba è metafora della crescità interiore e della consapevolezza di essere più grandi, oppure potrebbe essere inversamente la voglia di crescere che Ciel ha oppure potrebbe essere un segreto di Ciel che non sapevamo (che gli cresce la barba e se la deve tagliare) oppure ancora che i doveri della vita lo hanno invecchiato e reso forte come un'aquila che vola in cielo e una barba (?).

La rupe li eleva al di sopra di tutti gli altri come Simba e Mufasa, e poi ci sta bene. Il vento eroico degli eroi erranti gli scompiglia appena appena i capelli, perchè loro devono essere eroici ma presentabili! Per questo si sono vestiti eleganti per salire su una rupe... in stile “non salgo sulle rupi, ma quando lo faccio mi metto il completo elegante”. Bel farfallino, tutti e due. Bene, esaminato il punto di vista psicologico, devo dare un giudizio... mi piace, tanto siete già in vantaggio e vincerete, perchè c'avete Tanaka-san, che è il mio artista preferito. Bravo Ciel, sei un'artista eccezionale, anche se non quanto Tanaka, e anche se la trovata della barba fa impressione è molto... molto... uh... uhmm... esplicativa. Perciò... bravo.

 

«Avete sentito?» esclamò Ciel, trionfante «Non sono solo esplicativo, sono anche bravo! E poi è di parte, perciò vinciamo noi!»

«'Stardi maledetti» ringhiò Alucard

«La guerra deve essere di uguali opportunità per tutti!» esclamò il Maggiore, risentito

«Ma è come se avessimo più fondi e l'alleato più potente. E non risentitevi perchè all'inizio eravate in vantaggio voi e vi mandavano le cose belle, e a noi niente. Che poi che cavolo vi risentite, se fate schifo fate schifo! Tu sputi sui fogli, lui morde le signore e dice che sono opere d'arte, Seras disegna Alucard come un chicco d'uva e poi dice “il mio Mastah, il mio Mastah”...»

«Non è vero, non l'ho mai detto!» negò Seras, con un energico cenno del capo, attirandosi le occhiatacce dei presenti, compresi quelli della sua squadra che non ne potevano più di sentirla dire sempre “Mastah”

«... E siete pure in vantaggio coi punti! Che vi lamentate?» continuò Ciel, a ragione

«Ecco, siete dei lagnosi!» esclamò Bard, puntando l'indice accusatorio

«Da che pulpito viene la predica» ribatté Integra

«Ora basta litigare!» li interruppe la conduttrice «Adesso è venuto il momento dell'ultimo concorrente! Anche se ormai siamo sicuri che non gli Hellsing non riusciranno più ad arrivare neanche lontanamente al livello fantasticoso e mozzafiatante di apprezzamento ricevuto dai Phantomhive, non è giusto negare la possibilità di tentare, di cambiare le sorti del gioco, di affrontare il destino e offendere lo spazio-tempo per far sua la vittoria...»

«Taglia corto» esortò Bard, sbuffando

La conduttrice diede un colpetto di tosse risentito e continuò, offesa «... al maggiordomo Walter C. Dorneaz, di casa Hellsing!»

Il piccolo maggiordomo alzò la testa, come se si fosse appisolato, e si guardò intorno, nervoso. Poi si mise in piedi e si avvicinò con passetti veloci allo schermo dove la super-fotomodella... ah, lasciamo perdere. Era così astrusa che non capireste se provassimo a scrivere di ciò che stava facendo.

Aveva disegnato su un comune foglio bianco, come abbiamo già detto, eppure sembrava che volesse nasconderlo: tutti cercarono di dare una sbirciatina verso il disegno, eppure non riuscirono a capire che cosa fosse. Nel guardare verso il quadro, Sebastian notò una curiosa luminescenza al braccialetto di Walter. Aggrottò le sopracciglia, pensieroso, mentre Walter si fermava.

«Questa è la mia opera d'arte» disse, alzando il ritratto verso la telecamera di lato allo schermo costosissimo «L'ho intitolata, ehm... “Ritratto di un uomo importante”».

 

Descrizione dell'opera: Per questa opera sono stati usati solamente una penna biro e il foglio A4 su cui è stato disposto l'inchiostro. Il resto del quadro, per meglio aggiungere delicatezza e suspence in questo scritto non saranno ancora descritti obiettivamente.

 

«Che cos'è?! Non lo vedo!» esclamò Ciel «Fammelo vedere!»

«Non lo vedo neanch'io» sbuffò Alucard «Che cos'è, Chiccolino di Ribes»

«Qualcosa» rispose lui «Che se saremo fortunati ci farà vincere»

 

Opinione del critico: Questa... questa cosa... questa...

Questo disegno. Questo... è assolutamente stupendo. È il disegno più divino, magico, meraviglioso che io abbia mai visto! Servendosi solo di una penna è riuscito a fare un vero capolavoro, uno dei più belli della storia! Come è riuscito a rendere i tratti del soggetto, con maestria, e con perseveranza, con la fantasticità e la bellezza... hai superato Tanaka-san! Da parte mia, in quanto psicologo, posso dire solo che sei un ragazzo bravo, bello e pieno di buone qualità, e se fosse una ragazza mi fidanzerei con te. Bravissimo! Lui è senza dubbio il mio preferito!

 

Walter sorrise compiaciuto.

«Bene, a questo punto vi informiamo che il critico dalla laurea di carta stagnola è anche il nostro giudice dalla laurea di carta stagnola, e quindi senza ulteriore indugio vi informiamo due volte che gli Hellsing si sono aggiudicati due punti e i Phantomhive sono ancora più miseri di prima!».

Il punteggio sul tabellone si aggiornò

Hellsing – 110

Phantomhive 85

I Kuroshitusjiani ci rimasero tutti di sasso. Sebastian imprecò mentalmente, soprattutto perchè la sua squadra aveva realizzato dei veri capolavori, e non riusciva a spiegarsi come avessero fatto gli Hellsing (per cui lo psicologo-critico-giudice non aveva neppure una palese simpatia come la aveva per loro) a vincere. Sebastian aveva persino disegnato sulla parete un affresco! Come poteva un disegno qualunque, fatto con una penna e un foglio A4 avere battutto la sua squadra?

Allungò il collo, cercando di sbirciare l'opera, ma proprio quando stava per riuscire a vederne il soggetto tutti furono distratti dalla voce delle altoparlanti.

«Fermi, fermi, fermi tutti!» La conduttrice interruppe il giubilo degli Hellsing e lo sconcerto dei Phantomhive

«C'è stato un errore?» chiese speranzoso Ciel, mentre gli Hellsing si guardavano preoccupati fra loro

«Si» confermò la conduttrice «In effetti quel Giulio Cesare lì dietro avremmo dovuto metterlo da un'altra parte... ci fa brutta figura lì»

«Intendevo un errore di giudizio» corresse il conte, pensando che quell'orrendo soprammobile di carta pesta avrebbe fatto brutta figura dovunque

«No, no, nessun errore in quel caso. Ma non volevo che andaste via perchè il nostro psicologo, il dottor» qui, per qualche motivo proprio in quel momento, delle scariche elettriche disturbarono l'audio « ha deciso di scendere a congratularsi di persona con il vincitore e il secondo posto. Il quale però non ha vinto punti, al massimo un premio di carta stagnola».

Nessuno si era mai chiesto come potesse essere fatto il signor *salto d'audio* (si si, lo si può chiamare anche così finchè non sarà reso di pubblico dominio il suo vero nome), ma adesso che si aveva l'opportunità di vederlo dal vivo erano stati più o meno tutti assaliti dalla curiosità. Anche il maggiordomo dei Phantomhive, anche se era comunque ancora concentrato sull'opera di Walter. Cosa diavolo poteva essere di così bello?

All'improvviso, da una porta laterale, entrò una persona.

Eh, beh, si... ora dovrebbe venire la parte in cui si descrive questa persona, giusto?

Allora, è di media statura, con i capelli biondo cenere cortissimi. O ha un fronte molto alta oppure ha già perso un pò di capelli, ma comunque l' “attaccatura” è in alto. È vestito elegante, con una cravatta rossa che lampeggia su una camicia blu, abbinata a una giacca color cammello scuro. I pantaloni sono color panna e coprono appena appena le scarpe marroni e lucide. Ha un viso abbastanza gentile, con una faccia che, come espressione base, ha un sorriso amichevole che è talmente fisso che fa un po' d'inquietudine.

Si avvia a passo svelto e stringe la mano a Walter

«Salve, signor Dorneaz, io sono il dottor Shelby e volevo congratularmi di persona con te per la tua opera. Devo ammettere che mi è piaciuta davvero tanto, sei un genio dell'arte!»

«Grazie, grazie mille» rispose Walter con finta modestia, e finalmente, durante la stretta di mano fra i due, Sebastian riuscì a vedere cosa il disegno a penna di Walter rappresentasse. Incredibile a dirsi, ma era il ritratto dell'uomo che gli stava davanti.

Ormai, stando a quello che aveva visto, quello che aveva non era più un semplice sospetto o un vago presentimento, ma era una certezza: Walter nascondeva qualcosa. Come aveva fatto a conoscere il viso di quella persona senza averla mai incontrata prima?Se si conoscevano, allora era raccomandato perchè il dottor Shelby era suo amico. Se non si conoscevano... beh, in quel caso la faccenda si infittiva e lui non aveva alcuna intenzione di stare al suo posto senza investigare.

«Aspettate, il dottor Shelby?» chiese Integra, incredula.

Sebastian suppose allora che lo psicologo dalla laurea di carta stagnola non fosse altri che un amico di famiglia degli Hellsing, ma la sua ipotesi fu immediatamente spazzata via dalla seguente affermazione di Integra

«Lo psicologo dalla laurea di carta stagnola è il dr. Shelby? Quello del wrestling che ha aiutato il team Hell No ad appianare le divergenze? È come appare in TV ma... meno garbato. E non pensavo si potesse esercitare quella professione in un posto così serio come la WWE con una laurea di carta stagnola»

«Oh, no no no!» lo psicologo scosse la testa «Ci deve essere stato un equivoco! Io sono il dottor Shelby, ma non quel dottor Shelby...»

«Ma è uguale! Come fa a non essere lui?»

«Lui è mio fratello, non siamo la stessa persona» spiegò lo psicologo

«Non si era mai accennato al fatto che avesse un gemello...»

«Beh, perchè sono e non sono il suo gemello»

«Spiegati meglio» ordinò Integra, coprendo il suo ordine con un pizzico di gentileza nella voce per non farlo fuggire via

«Siamo gemelli, si, ma lui è nato prima di me... io mi sono sviluppato un pò più tardi, quindi sono stato nella pancia di mamma un pò più a lungo... e poi sono la pecora nera di casa, perciò non parlano mai di me» svelò l'uomo con tristezza

«Con una laurea di carta stagnola, chiunque sarebbe la vergogna della famiglia» commentò Integra senza pietà.

Il dottor Shelby fece quello che somigliava ad un singhiozzo e disse «D'ora in poi scordatevi ciò che ho detto, non sono più parte di quella famiglia. Non sono il dottor Shelby, Psicologo dalla Laurea di Carta Stagnola va benisssimo!».

E se ne andò pestando i piedi, con i suoi sentimenti feriti.

Ma a nessuno importava dei suoi sentimenti feriti, quindi i modelli vennero cacciati dalla casa e i concorrenti andarono a riposarsi.

...

Cattivi.

 

 

E quando tutti furono a riposarsi, Andersen sollevò il suo quadro

«Perchè non mi avete chiamato?» Domandò, al nulla totale «Era carino, il mio quadro! Questo... è perchè ballo male, vero?».

Una lacrima solitaria solcò la sua guancia.

  
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