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Autore: Clira    12/05/2013    2 recensioni
Roxanne e Damon si amavano. Prima. Ma poi qualcosa di terribile era accaduto.
Una serata di terrore, una cicatrice. Roxanne viene portata via dai soccorsi e Damon non può fare nulla per salvarla.
Passano gli anni, sette anni e Roxanne torna a Mystic Falls in occasione delle nozze tra Elena e Stefan, ma un altro durissimo colpo la attende: Damon, il suo grande amore, si è sposato. Chi è questa donna? Roxanne è disperata, ma non può dimenticare Damon.
Che cosa accadrà ora che si sono ritrovati? Quali sono i reciproci sentimenti?
In questa storia TUTTI i personaggi sono UMANI!!
Genere: Commedia, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 15: TEMPO DI MATRIMONI

Il primo trimestre della gravidanza era ormai passato e secondo i medici andava tutto bene, quindi, una sera, insieme a Damon, decisi che era giunto il momento di dirlo agli altri.

«Ehi, ragazzi! Perché ci avete chiamati qui tutti a raccolta?», aveva chiesto un’incuriosita Bonnie.

«Non sarà mica successo qualcosa, vero? Va tutto bene nella tua convalescenza, Roxy?», asserì Elena con aria preoccupata.

In quel momento eravamo tutti stipati nella stanza da letto mia e di Damon, dato che io ero costretta a riposo forzato, dovevo rimanere lì.

«Direi più che bene… », risposi con un sorriso radioso.

Lanciai un’occhiata all’uomo che amavo e lui mi rispose con un’espressione incoraggiante.

«Beh… guardate voi» e detto questo tolsi di mezzo il copriletto per lasciar vedere ai miei amici la lieve, ma visibile, protuberanza che stava formandosi sul mio addome.

Per un momento cadde il silenzio, poi un grido assordante proruppe nell’aria: «IO LO SAPEVO!»

Naturalmente, era stata Caroline.

Per trenta secondi ci fu una gran confusione tra gente incredula e chi si congratulava, poi la mia amica bionda riprese: «Me lo sentivo; il tuo riposo forzato per tutto questo tempo mi aveva insospettita! Ah, Roxy, sono così felice per te! Sono convinta che sarà bello proprio come la mamma!».

«Ehi, guarda che ci ho messo anche del mio!», esclamò a quel punto Damon, fingendosi stizzito, facendoci ridere tutti.

«Magari da te prenderà un bel culo», aggiunse candidamente Rebekah, come se nulla fosse.

Poi, notando l’espressione di Matt proseguì: «Ma i nostri bambini ne avranno uno ancora più bello perché saranno tutti il papà».

E lì altre risate; la situazione stava degenerando.

A sera andarono via tutti, ma poi, poco dopo cena, udimmo suonare di nuovo alla porta.

«Chi sarà a quest’ora?», chiese Damon guardando l’orologio che portava allacciato al polso.

«Non ne ho idea».

Lui uscì dalla stanza, avviandosi all’ingresso, poi udii voci confuse e molti passi che salivano le scale. Chi poteva essere?

«Tesoro, hai altre visite… », annunciò il mio fidanzato con uno strano sorriso sul volto.

«Ehi, prof!».

Nella stanza entrò Jack: il ragazzo scalmanato, ma dal cuore d’oro che il mio primo giorno da insegnante mi aveva fatto una brutta impressione. Non mi ero mai sbagliata così tanto su qualcuno.

Lo seguirono a ruota Amanda Sheridan, Dawson Clarks ed in breve la mia intera classe di letteratura era sparpagliata un po’ sul letto, un po’ per terra e un po’ poggiata ai muri.

«Ragazzi!».

Non mi veniva in mente altro da dire, avevo un groppo in gola che minacciava di soffocarmi se non fossi scoppiata in lacrime in quell’istante.

Dannati ormoni della gravidanza.

«Grazie».

Ma a parlare era stata una voce adulta; una voce che soltanto un’altra volta avevo sentito. E poi la vidi, una donna, nascosta dalle sagome di due miei alunni, che prima non avevo notato.

«Signora Sawyer… ».

Era la madre di Kelly.

«Lo so che non dovrei essere felice per la morte di qualcuno, ma è come se in qualche modo, mia figlia sia stata riscattata. Sento che ora può trovare pace e tutto questo è grazie a lei. Ho pregato perché si salvasse quando ho saputo cos’è successo».

«Signora Sawyer… », ripetei. Ora la mia voce tradiva il mio stato d’animo.

Damon, che fino a quel momento se n’era stato in disparte, mi venne vicino, posandomi una mano sulla spalla.

«Lei, seppur per un breve periodo, è stata una figura di riferimento per Kelly. Mia figlia non era di molte parole, ma di lei ha sempre parlato molto bene; per un periodo, prima di ciò che le è accaduto, mi ha detto di voler fare, in futuro, l’insegnante di letteratura per poter diventare come lei. Quell’uomo il futuro glielo ha rubato, ma volevo che sapesse che mia figlia aveva una grande stima nei suoi confronti».

Strinsi forte la mano di Damon, che ricambiò la stretta e una lacrima scappò fuori dai miei occhi, ma mi affrettai subito ad asciugarla.

«Lei è di esempio per tutti questi ragazzi, signorina Stevenson».

«Lo è davvero», fece eco Miranda Scott, un’altra delle mie alunne.

«Quindi si muova a tornare, perché ci manca e la supplente che abbiamo adesso non è neanche lontanamente alla sua altezza».

Sorrisi alle parole di Jack.

«A tal proposito, ragazzi… temo che per quest’anno scolastico non riuscirò a tornare a scuola».

Dalla piccola folla si levò un brusio contrariato.

«Perché no? Non ha problemi di salute seri, vero?».

«Nessun problema, ma devo stare a riposo forzato perché… aspetto un bambino».

Il brusio contrariato fu subito sostituito da esclamazioni eccitate. Vidi Jack avvicinarsi verso Damon e, a stento dato il clima ilare che si era creato nella stanza, riuscii a captare le parole: «Vai forte, amico».

Con la coda dell’occhio vidi il mio fidanzato alzare un angolo della bocca in un sorriso divertito, poi i miei alunni e la madre di Kelly andarono via, lasciando di nuovo la casa immersa in uno strano silenzio. Era un silenzio che non udivo da anni: il silenzio della tranquillità.

Dalla prima aggressione a diciotto anni, non mi ero mai sentita così in pace e al sicuro.

«Bene, biondina, siamo da soli».

«Tu ne sapevi qualcosa di questa visita a sorpresa?».

«No. Quei ragazzi ci tengono davvero a te, vedo che non solo per me sei un faro che riesce sempre a riportarmi sulla strada giusta».

Sorrisi.

«Damon, promettimi di restare al mio fianco per sempre».

«Solo se tu mi prometti che diventerai mia moglie».

Silenzio.

«Scusami?».

Lo vidi trafficare con qualcosa dentro il cassetto del suo comodino e infine ne estrasse una piccola scatolina di velluto blu che poi aprì, rivelando un bellissimo anello di fidanzamento.

«Damon… ».

«Noi abbiamo fatto tutto al contrario, Rox: ci odiavamo, abbiamo fatto sesso, ci siamo messi insieme e poi lasciati. Mi sono sposato con la persona sbagliata, mi sono di nuovo innamorato di te ed ora abbiamo un figlio in arrivo. Ma ora… ora voglio fare le cose per bene. E voglio che mi sposi. Porto questo anello con me da mesi. Avrei dovuto chiedertelo il giorno del matrimonio di mio fratello, ma poi è successo quel che è successo ed ora siamo qui e io ti amo».

Qui fece una pausa per riprendere fiato, poi continuò: «Dopo la tua prima aggressione ho dovuto reimparare a vivere senza di te ed è stata durissima. Non credo che riuscirei a trovare la forza per farlo di nuovo, quindi ho bisogno di sentirmi dire che non mi lascerai mai più, Roxanne Stevenson».

«Ti sposo, Damon. Ti sposo, ma tutto questo è davvero troppo per una giornata sola».

Lui sorrise e mi abbracciò.

«Allora riposa, io sono qui con te e non ti lascio. Non ti lascerò mai più».

Così, mi addormentai.

[…]

«Amore, sei pronta? Dobbiamo andare in chiesa, altrimenti stavolta sì, che Stefan ci ammazza!».

«Non sia mai, arrivo!», gli urlai di rimando dal piano di sopra.

Il tempo era passato in un lampo, così come testimoniava il mio pancione di sette mesi ed io, avendo avuto l’ok dal  dottore, stavo per recarmi finalmente al matrimonio di Elena e Stefan.

Damon ed io avevamo comunicato ai nostri amici le nostre intenzioni di sposarci l’estate successiva; adesso era agosto ed il nostro bambino sarebbe nato in ottobre.

E… sì, era proprio un bambino: un maschio.

Mi perdevo spesso a fantasticare su un piccolo Damon che se ne andava scorrazzando in giro per tutta la casa e secondo me sarebbe stato proprio uguale a lui.

Come se il piccolo avesse potuto sentire i miei pensieri, sentii un gran calcio contro il ventre e mi misi a ridere.

«Va tutto bene, piccolino, tu devi rimanere lì ancora un po’, ma mamma e papà non vedono l’ora di conoscerti».

«Amore, avrai tutto il tempo per parlare con Rick, ma adesso dobbiamo andare, siamo già in ritardo», disse il mio futuro marito sorridendo e posando una mano alla base della mia schiena, per sospingermi verso le scale.

Avevamo deciso di dare a nostro figlio quel nome in onore di Alaric, migliore amico di Damon, anche se il nome completo del bambino sarebbe stato Richard. L’uomo era rimasto decisamente sorpreso quando glielo avevamo detto, ma si disse onorato.

«Tra parentesi, Rox… sei bellissima».

Infatti, indossavo l’abito rosso da damigella che Elena aveva scelto, anche se con quel pancione mi sentivo enorme.

Damon guidò a velocità sostenuta fino alla chiesa e una volta arrivati, vidi un gran sorriso aprirsi sul volto del più giovane dei due Salvatore.

A quel punto, Damon andò a piazzarsi vicino al fratello, mentre io raggiunsi Elena, dato che sarei entrata dopo di lei insieme a Caroline e Bonnie.

«Oh bene, temevo che un altro psicopatico stesse cercando di ucciderti!», esclamò Caroline agitata come se fosse stata lei la sposa.

Elena invece, aveva un viso raggiante e sereno, come se nulla avesse potuto toccarla in quel momento.

«La fase psicopatici della mia vita è conclusa, Car, te lo garantisco», le risposi con un gran sorriso.

«Già, e tra poco si aprirà la fase pannolini e sveglia a tutte le ore della notte! Che bello, diventerò zia!».

«Non è di lui, che dobbiamo parlare adesso», dissi posando una mano sul ventre gonfio.

«Elena, è il tuo giorno. Come ti senti?».

La mia amica, avvolta nel suo abito bianco,  era semplicemente favolosa.

«Non sono mai stata più felice di così, Roxy e questo… lo devo anche a te. Non sarebbe stata la stessa cosa se tu non fossi stata qui. Grazie per essere tornata».

Io sorrisi e poi l’abbracciai.

«Bene. Ora non abbandoniamoci troppo ai sentimentalismi perché gli ormoni potrebbero fare brutti scherzi e non voglio che tutto il trucco coli proprio un minuto prima di entrare in chiesa, perciò… andiamo, belle donne, è tempo di matrimoni!».

Fu una cerimonia bellissima, finalmente qualcosa andava completamente per il verso giusto e gli sguardi di Stefan ed Elena bastavano ad esprimere tutto il loro amore, le parole in quelle circostanze sarebbero state superflue.

Le nozze ed il rinfresco si svolsero nel parco di una bellissima villa vittoriana e ogni cosa fu perfetta.

Il maggiore dei tre piccoli Saltzman si divertì a scorrazzare avanti e indietro come un matto, tanto che ad un certo punto Rick chiese a Damon di andare a recuperarlo prima che finisse dentro la piscina; lui era troppo impegnato a tenere buoni i gemelli insieme  a Jenna, che non ne poteva più di tenere in braccio la piccolina, ma era l’unico modo per fare in modo che continuasse a dormire.

«Jenna, se vuoi la posso prendere io per un po’».

«Grazie Roxy, ma tu non dovresti affaticarti».

«Sono incinta, non malata terminale; posso tenere in braccio una bambina», le risposi con un sorriso.

«E poi devo cominciare ad abituarmi!», continuai posandomi una mano sulla pancia.

«Oh, fidati… per quello avrai tutto il tempo!»

«Su, dalla un po’ a me, tu sei stanca».

Così presi la piccola tra le mie braccia.

Avrei imparato a breve cosa avrebbe significato stringere a sé la creatura che si aveva dato alla luce, un amore del genere avrei potuto provarlo soltanto diventando madre e questo sarebbe accaduto presto.

«Sei brava», mi disse Jenna con un sorriso rilassato.

«Spero che riuscirò ad esserne all’altezza anche con Rick».

«Sarai un’ottima mamma, Roxanne, non temere».

«Sai… quando si ha una madre come la mia… poi si ha il terrore di fallire su tutta la linea».

«Non diventerai come lei. Roxanne… la tua vita, le tue esperienze, ti hanno portato ad una maturità che non tutti sviluppano alla tua età, tu sei ancora giovane, ma le cose che ti sono capitate… ti hanno fatto crescere molto velocemente. Rick mi racconta del grande affetto che i tuoi alunni provano per te e… sono quelle le cose importanti, quelle che ti fanno capire che vali, che ti danno soddisfazione. Affidati a questo e segui il tuo istinto. Non c’è una traccia da seguire per essere una buona madre, l’istinto di proteggerli, di fare il meglio per loro, arriva da sé. Senza alcun dubbio ci saranno momenti in cui vorresti ucciderli, ma uccideresti chiunque o daresti la tua vita per salvarli se dovessero mai essere in pericolo».

«Grazie, Jenna».

In quel momento, tornò Damon con un trotterellante, ma angelico James al suo fianco.

«Come diavolo hai fatto a calmarlo così?», chiese Rick, spiazzato.

Damon sfoderò  un sorriso enigmatico.

«Beh ragazzi, io penso proprio che sarete dei grandi genitori», continuò poi.

La giornata si protrasse tranquillamente e a fine serata, ognuno tornò a casa propria; Elena e Stefan il giorno dopo sarebbero partiti per la loro luna di miele in Italia, la terra natia dei due Salvatore.

«Bene, splendore, direi che è ora di andare a dormire, è stata una giornata molto lunga».

«È stata una giornata magnifica».

«Sì, amore mio, ma adesso devi riposarti, altrimenti nostro figlio nascerà stressato».

«Nostro figlio non deve azzardarsi a nascere prima dei prossimi due mesi».

«Vero anche questo, ma dovete comunque riposare entrambi».

«Agli ordini».

E detto questo mi infilai a letto, con Damon al mio fianco.

Il mio futuro marito mi circondò la vita con un braccio e poi, tra i miei capelli sussurrò: «Rox… amo te e nostro figlio più di ogni altra cosa al mondo».

Ora… tutto sarebbe andato nel verso giusto.

 

NOTE:

Ed eccomi qui, il ritardo è colossale, ma nell’ultimo mese sono stata via causa tirocinio fuori casa, quindi  non sono riuscita ad aggiornare.

Ad ogni modo, vi annuncio che il prossimo capitolo sarà l’epilogo, quindi siamo arrivati alla fine.

Spero che questo capitolo non vi abbia deluso e che vi sia piaciuto come gli altri.

Un bacio a tutti!


  
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