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Autore: _TheDarkLadyV_    12/05/2013    6 recensioni
Un uomo vede il sesso ovunque.
Una sciarpa? State coprendo il seno.
Una scollatura? State mostrando il seno.
Un reggiseno? Evviva le tette!
E poi, ritornando al discorso sull'amore, lo sappiamo tutti molto bene: quando siamo soggetti a un colpo di fulmine,potremmo essere investiti da una macchina, cosparsi di panna montata, lanciati in orbita da un cannone, vestiti da macachi, e non ce ne accorgeremmo!
Buffo il genere umano, così intelligente da perdersi alle prime frivolezze. Forse era meglio nascere macachi.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Ville Valo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve DonneH :)
Vi sto facendo penare, vero? Eeeh lo so! Avete tutto il diritto di ammazzarmi, ma prima di commettere il vostro assassinio io credo che sia meglio leggere e poi passare ai fatti xD
Mi rendo conto che la lunghezza non sarà delle migliori, ma questo è un capitolo particolare, progettato in questo modo fin dall'inizio. Ebbene sì, dalla notte dei tempi avevo calcolato tutto u.u
Sono un pò simbolista (?) e da sempre il numero 11 lo interpreto in questo modo: 1+1, o " One Plus One" come il titolo del capitolo. Ovvero due persone o cose che si uniscono. Ora non è sempre detto che sia un unione d'amore! Può essere qualsiasi tipo di unione; un'amicizia, un atto d'odio, qualsiasi cosa.
Alla fine il risultato lo sappiamo qual è, 2 che a sua volta ha per me un altro significato: la riuscita di quell'unione e la consapevolezza che dopo questo non si può tornare indietro. Dunque sta per cambiamento che di solito ha due portate; negativo e positivo. Nei migliori dei casi sarà positivo e nei peggiori negativo. In ogni caso la duplicità è ricorrente.
Duuuuunque lo so di aver sparato diverse cazzate tutte insieme e di cui  fra dieci secondi molto probabilmente mi vergognerò a morte per aver detto, ma ci tenevo a dirvelo così capite perché è decisamente più breve rispetto agli altri e decisamente penoso. Io non sono brava con queste cose >.<
Quindi siete liberissime di dirmi che non vi è piaciuto e che vi ha fatto schifo o che ho deluso le vostre aspettative. Non mi offendo :)
Vabbbeh basta, vi ho annoiato fin troppo oggi u.u
Addio <3
Ps. 
https://www.youtube.com/watch?v=MBK_GqLHEZo Fonte di ispirazione è stata questa canzone spacca ormoni ( non lo dico perché sono di parte, ma perché è così xD) provate per credere xD



 

One Plus One
 
Se non fosse stato per l'eccesso di ansia che la mia testa cercava invano di reprimere, da tipica scrittrice avrei giurato che quella che stavo vivendo era una tipica scena da libro horror. Una torre, la pioggia apparentemente incessante e un uomo dal fascino maligno che mi portava nel suo antro, erano di sicuro gli elementi perfetti per un promettente colossal letterario.
A peggiorare la situazione arrivarono i tuoni. Non che li odiassi, semplicemente mi agghiacciavano il sangue nelle vene. Come il lampo che precedette il tuono, Ville inserì velocemente la chiave giusta nella serratura e finalmente la porta principale si aprì. Deglutii e prima di seguirlo mi voltai per l'ultima volta verso l'esterno, quasi fossi certa che una volta entrata nella lugubre torre non sarei più uscita. Ero o no la protagonista sfigata che sarebbe stata uccisa dall'improvvisato mostro dal gran fascino per il suo sadico divertimento nel vedere il pavimento bagnato di sangue?
Una volta aperta la porta e aver messo entrambi i piedi e tutto il resto del corpo all'interno, la casa esalò un alito caldo, che sapeva di accoglienza e benevolenza, in perfetto contrasto con il suo aspetto esteriore. Era un po' come il proprietario. Ville all'apparenza poteva sembrare un giovane strano, ermetico e magari anche amico stretto nella malvagità, ma nel momento in cui si tesseva un dialogo e lo si conosceva quel tanto che bastava per ricredersi sul fatto che non fosse un iniziatico alla magia nera, le cose prima pensate prendevano una piega diversa, arrivando alla consapevolezza che tutte le pippe mentali, le congetture e le fantasie più sfrenate fatte erano state completamente sbagliate.
Respirai quei profumi che sapevano di buono incapace di credere al fatto che avessi per davvero messo piede lì dentro.
“ Dammi la tua giacca. È completamente bagnata.”- consigliò Ville dietro alle mie spalle. Il suo tono di voce basso mi fece salire il sangue al cervello oltre al fatto che i battiti del cuore iniziarono ad accelerare. Eseguii l'ordine quasi come un'automa e mi accorsi solo in quel momento di essere inzuppata. Mi passai una mano fra i capelli giusto per darli un contegno e poi guardai Ville mettere le giacche sull'attaccapanni. Mi sorrise e dopo aver accennato anche io ad un sorriso mi guardai intorno ancora tesa.
Era chiaro che la torre dovesse svilupparsi in tanti labirinti, forse anche fitti. Questo dettaglio era quello che la mia mente aveva partorito dopo aver visto il corridoio. Seguii Ville e procedemmo verso una meta che per me era completamente ignota e poi lo imitai entrando in una stanza di altrettanto ignota identità.
Mi accorsi di essere entrata semplicemente nel salotto dove i residui di quello che doveva essere stato un gran fuoco erano sparsi nel camino. Attorno erano sistemati dei cuscini e, non seppi bene perché, provai immediatamente amore per quel piccolo spazio. Sapeva di rilassamento e di posto sicuro per l'ispirazione urgente. D'altronde ero a casa di un artista e per come ero fatta io, riuscivo a percepire l'ermetismo che vi era dentro. Alla fine era lo stesso che possedevo io, con la differenza che il mio non era poetico ma acido e bastardo. Le finestre erano coperte da tende leggere dietro alle quali si presentò in tutta la sua bellezza un lampo. Con enorme sforzo riuscii a controllare il mio Io di fronte allo spavento e guardai Ville, il quale mi aveva dato tutto il tempo per memorizzare ciò che stavo osservando. Mi chiesi se non gli desse fastidio il mio atteggiamento da impicciona part-time. Evidentemente no; lo notai dalla sua espressione serena e divertita. Si avvicinò al fuoco che alimentò in poco tempo e tornò a guardarmi.
“ Che fai lì impalata, avvicinarti! Credo che anche tu voglia asciugarti e riscaldarti. È anche vero, però, che esiste un altro modo per riscaldarsi..”- disse Ville ridacchiando mentre si sistemò di fronte al camino. Era chiaro quanto in quel momento amasse mettermi più in difficoltà. Ormai dovevo arrendermi al fatto che io per lui fossi un libro aperto. Dimenticava però che anche io sapevo bene da che sentimento scaturivano i suoi gesti. In quel caso specifico si trattava di dispetto. Sapeva quanto fossi imbarazzata e ne approfittava per mettere a dura prova la mia calma.
“ Se era una battuta ti è uscita male.”- dissi dopo aver alzato gli occhi al cielo. Avevo paura di avvicinarmi, ma il mio corpo infreddolito reclamava i suoi diritti e così mal volentieri superai le sedie, il divano e tutto quello che costruiva il mio percorso e mi avvicinai al mostro.
“ Non ti mangio.”- continuò con una punta di divertimento nella voce indicandomi il posto accanto al suo.
“ Fai bene. Non sono buona.”- risposi concentrando la mia attenzione sulle fiamme. In quel momento avrei risposto la mia attenzione anche su un gatto morto pur di non guardare Ville. Sentivo ugualmente i suoi occhi puntati su di me e questo non fece altro che aumentare la voglia di scappare. La sua risata adorabile mandò a puttane la mia ostinazione e così finii per perdermi nei suoi occhi allegri e impertinenti.
“ Che ti ridi?”- gli chiesi sorridendo e dandogli una leggera spinta.
“ Dimmi la verità: sei convinta che dopo averti fatto asciugare ti possa portare nella stanza delle torture di sopra.”
“ Come minimo!”
“ Donzella, sei tutta scema.”- disse lui scuotendo la testa e guardandomi nel modo più dolce possibile. Come facevo a quel punto a rispondergli male? Secondo me quella era la sua arma per eccellenza: fare l'espressione più diabetica per fottere qualsiasi forma di acidità e irritazione repressa, specie la mia.
“ E tu sei..sei..”
“ Sono?”
Cercai di pescare dal baule dell'acidità qualche aggettivo appropriato alla situazione, ma tutto quello che ne ricavai furono i cocci di una bottiglia di vetro.
“ Ah lascia perdere.”- sbuffai tornando a guardare il fuoco.
“ Non è possibile che Miss Risposta Pronta non lasci il suo segno. Mi sto seriamente preoccupando!”- esclamò fingendosi serio.
“ Ho freddo e le parole mi si sono congelate.”- spiegai con aria di superiorità. Mi pentii di quello che avevo detto appena le sue braccia mi strinsero. Ero in serio pericolo di vita.
“ Che stai facendo, Valo?”- gli chiesi scherzando nonostante avessi voglia di morire. Quella vicinanza era davvero letale e me ne accorgevo ad ogni secondo che passava. Guardai le sue labbra e deglutii prima che esse modellassero le parole del caro finnico. Possibile che fossi ridotta così male?
“ Andando al punto uno del paragrafo secondo della mia guida personale su “ Modi e altri rimedi per ammazzare le belle ragazze a casa propria”, sto mettendo in pratica la prima mossa per ucciderti.”- rispose serio. Lo guardai e scoppiai a ridere senza staccarmi troppo. Mica ero scema?
“ E quale sarebbe?”
“ Stringere forte fra le proprie braccia la vittima antipatica indebolendo le sue difese corporee.”- recitò seriamente.
“ Ehi! Io non sono antipatica!”
“ Hai ragione. Manchi solamente di tatto.”
Iniziò a ridere beffandosi della mia espressione furente. Mi liberai dalla sua presa, ma prima che potessi alzarmi fui bloccata dalla sua mano forte e decisa che circondò il mio braccio.
“ Non puoi andartene proprio ora che sentivo le tue difese abbassarsi. Ne va della mia reputazione di assassino.”
Un brivido mi percorse la schiena. La sua espressione maliziosa si unì alla voce bassa e sensuale con cui aveva pronunciato quelle semplici parole.
“ A me non interessa.”- dissi a braccia conserte evitando ancora una volta di guardarlo. Perché mai mi imbarazzavo in quel modo? Non mi era mai successo, perché ora sì?
Probabilmente era colpa della vecchiaia.
“ Vediamo se riesco a sbollire la sua irritazione.”- disse alzandosi e facendomi segno di seguirlo. Mi alzai lottando con le mie gambe che erano diventate stranamente molli. Avevo una strana sensazione e più ci pensavo e più i battiti del cuore aumentavano.
 
 
La guida mi condusse verso una scala che per me sembrò assolutamente lunga e tortuosa. In realtà non ci misi molto ad arrivare a destinazione. Seguii Ville che prima di aprire la porta annunciò: “ e questa è la mia stanza delle torture.”
Deglutii ed entrai. Era una camera rettangolare dai soffitti alti e il pavimento di legno scuro. La cosa più particolare di tutte era che le sue pareti erano quasi interamente rivestiti da scaffali pieni di libri. Era decisamente la stanza delle torture più bella che avessi mai visto. Dai quattro finestroni posti sui quattro lati potevo osservare il quartiere e il labirinto di strade che si facevano spazio schicciati gli uni sugli altri. Questa era anche la stanza che si affacciava verso la direzione della finestra della mia stanza, la stessa che qualche notte veniva illuminata per un tempo indefinito.
A convicermi che quello fosse l'antro nella quale Ville lavorava con la sua Musa fu la scrivania che dominava il centro dello studio. Su di essa c'erano delle penne e fogli sparsi qua e là; un paio di libri di lettura messi in disordine e pericolosamente in bilico; in un angolo il portatile spento. L'arredamento era in stile antico e a mio parere adatto alla torre.
“ Mio dio..”- dissi sottovoce guardandomi attorno ancora stupita.- “ potrei restare per tutta la vita qui dentro.”
Mi avvicinai alla scrivania e presi in mano un libro. Era “ I Fiori del Male” di Charles Baudelaire. La copertina era leggermente consumata ai lati. Lo misi subito al suo posto, non perché mi facesse schifo, ma perché non era mia intenzione mettere il naso nella privacy altrui. Sentii di essere di troppo in quella stanza nonostante fosse stato Ville stesso a farmela visitare.
Anche se si mosse piano sentii la sua presenza dietro di me. Per un momento mi ero quasi dimenticata di lui.
“ Lo sapevo che avrei calmato il tuo spirito acido.”- il suono della sua voce giunse alle mie orecchie come l'arma più letale esistente al mondo. Il mio assassino sapeva il fatto suo. Mi voltai e sorrisi imbarazzata.
“ Mi piace la tua stanza delle torture.”- dissi arrossendo. Il suo sguardo in quel momento fu letale per me. Sorridendo si avvicinò a me, forse anche più del dovuto. Infatti mi ritrovai i suoi occhi molto vicini ai miei. Nonostante l'assenza di saliva e la difficoltà respiratoria deglutii e continuai a guardarlo. Sentivo di essere al limite della sopportazione terrena.
“ Sei una delle poche “ estranee” che me lo dice. Anzi ora che ci penso sei l'unica.”- disse pensieroso.- “ Di solito è visto come un posto noioso.”
“ Oh no! Non lo è proprio!”- esclamai tornando alla realtà.- “ sono molto invidiosa di questo posto. Potrei restare qui a leggere per tutta la notte.”
“ Sei noiosa quanto me.”- disse lui ridendo.
“ Noiosi entrambi. Ecco perché ci sopportiamo.”
Stavo per finire le risorse per portare avanti il discorso. Ville non sembrava affatto nervoso e imbarazzato come lo ero io.
“ Anche io come te il più delle volte preferisco i libri perché i personaggi di carta sono molto meglio della merda che spesso gira. Mi hanno sempre dato più fiducia e non mi hanno mai fatto sentire una nullità.”- disse guardando accarezzando la copertina del libro.
“ Perché tutti scriviamo per qualcuno. E il più delle volte quel qualcuno non lo sa.”
Le sue labbra si posarono sul mio collo e improvvisamente mi ritrovai bloccata fra la scrivania e Ville. Il mio cuore a quel punto iniziò a galoppare e a dar segno di voler scappare. Ero imprigionata e non c'era nessun modo per salvarmi.
“ Che stai...Ville..a..aspetta..no.”- mormorai confusa.
Mi allontanai avvicinandomi alla finestra. All'improvviso ebbi paura, quella stessa sensazione che tornava a farmi visita ogni volta che sentivo il mio cuore cedere e affidarsi per un mezzo secondo nelle mani di un altro, un estraneo che era riuscito ad indebolire le mie difese, quei muri troppo alti per mettere a nudo chi ero veramente.
Mi voltai cercando di restare calma. Lo guardai dritto negli occhi e scorsi un espressione strana. Era come se si fosse aspettato quella mia reazione.
“ Scusa. Io..io non riesco a..”- mi fermai e tornai a guardare la finestra. Continuava a piovere, ma fortunatamente i lampi avevano cessato di spuntare ogni santo secondo pronti per innervosirmi.
Vuoi sapere qual è la verità sul tuo conto?”- chiese serio. Quel tono di voce mi fece rabbrividire. Mi accorsi di essere di fronte ad un Ville diverso, forse addirittura arrabbiato e a darmi prova di questo furono i suoi occhi che mi fulminarono appena indugiai un po' di più su di essi.
Sei una fifona, non hai un briciolo di coraggio. Non riesci ad uscire dalla tua visione apocalittica che hai su qualsiasi cosa positiva che ti succede. Consideri forse tutto questo un modo da parte mia per ottenere quello che voglio e poi lasciarti da parte come un magliore ormai dismesso? Penso di averti già rassicurata su questo punto. Tu mi piaci maledizione!”
Dopo quell'esclamazione, Ville si passò le mani sul volto cercando di calmare quell'impeto che non riuscivo ancora bene a classificare. Tornò a fissarmi con la stessa serietà di prima.
Sai che ti dico? Che questa gabbia che ti sei costruita con le tue stesse mani è la gabbia dalla quale non uscirai. In qualunque parte del mondo tu cercherai di fuggire, perché non importa dove tu corra, finirai sempre per imbatterti in te stessa.”
Non è vero.”- protestai con voce rotta. Feci un passo incerto verso di lui, ma mi arrestai due secondi dopo.
Allora dimostrami che sei cambiata.”- disse sfidandomi. Quel suo atteggiamento non faceva altro che aumentare il mio desiderio di baciarlo fino allo sfinimento e quella voglia di stringerlo a me fino a quando non avrebbe implorato pietà. Nel profondo sapevo di affidarmi nelle braccia di una delle persone più sincere e belle di questo mondo, la rarità nascosta di tutto il genere maschile. Di sicuro aveva i suoi difetti. Perché non rischiare anche con quelli compresi?
Una forza sovraumana mi spinse e alla velocità della luce mi ritrovai di fronte a lui e senza parlare lo baciai con foga. Sentii più di qualsiasi altro momento, la voglia di stare con lui, di abbandonare la mia facciata da prossima vecchia zitella paffuta con rare possibilità di trovar marito, per aprirmi in maniera speciale come forse mai avevo fatto in vita all'uomo che con semplicità mi aveva stregata. Passai una mano fra i suoi capelli per sentire quel contatto ancora più vivo e saldo. Non stavo sognando. Ville ricambiava quel mio atto di delirio con altrettanta foga, segno di quanto avesse aspettato quel momento, forse desiderato dalla prima volta che ci eravamo baciati. Continuò a ricoprirmi di baci. Le nostre labbra umide e calde si erano unite formando un legame indissolubile mentre le nostre lingue si cercavano e le sue mani non smettevano di sondare la mia schiena fino a quando con un abile mossa riuscii a mettere le mie gambe intorno ai suoi esili fianchi presa da uno degli attacchi più schizofrenici che avessi mai manifestato in vita mia. A quel punto, tenendomi stretta a sé e senza smettere di baciarmi mi portò via dalla quella stanza per entrare in un altra non molto distante. Capii di essere nella camera da letto solo quando sentii di essere sdraiata su qualcosa di soffice che altri non era che il letto.
 
I don't know much about algebra, but I know ONE PLUS ONE equals TWO
And it's me and you, that's all we'll have when the world is throught..
 
Fu allora che le mie labbra si staccarono dalle sue. Sopra di me, quasi fosse il padrone del mondo, Ville mi sorrise con una gran luce negli occhi. Aveva capito il mio grandissimo sforzo e forse si sentiva lusingato per questo. Mi accarezzò i cappelli torturandomi con l'assenza delle sue labbra sulle mie. Avevo bisogno di sentirle ancora una volta. Fui io a cercarlo alzandomi di poco per prendere possesso di ciò che mi era stato tolto, ma lui trasse indietro la testa sorridendo malizioso. Sbottonò il mio cardigan che in un lampo fu a terra seguito due secondi dopo dalla maglia. Mi sedetti e lo aiutai a togliersi la sua. Guardai il suo petto e l'infinità di tatuaggi che una pelle bianca come la sua possedeva. A me i tatuaggi erano sempre piaciuti, peccato che avessi fifa nel farmeli.
Accarezzai il suo petto, e affamata gli baciai poi il collo. La mia testa gradualmente iniziò a svuotarsi di tutti i pensieri riempiendosi del suo profumo e della sua passione.
 
Cause baby we ain't got nothing without love. Darling you got enough for both of us.
So come on baby, make love to me.
 
Con delicatezza mi spinse di nuovo con la schiena sul letto e guardandomi dritto negli occhi iniziò a giocherellare con il pizzo del mio reggiseno. Poco dopo anche quest'ultimo seguì gli altri indumenti mentre il finnico pian piano scendeva giù lungo il mio ventre. Approfittai del suo velocissimo minuto di pausa per capovolgere l'azione e cambiare i ruoli. Lo sentivo fremere sotto le mie labbra, mentre i respiri si facevano più affannosi. Lessi il suo desiderio negli occhi lo stesso che bruciava la mia pelle. L'eccitazione era ormai salita alle stelle e la sentivo scoppiare dentro di me come un fuoco d'artificio. Indugiai sui suoi fianchi e poi lo attirai a me giocando con le sue labbra. Di quel passo avremmo finito per scoppiare entrambi senza dar vita alla festa. Arsi dallo stesso fuoco, finimmo per liberarci di tutto quello che continuava a separare ancora la nudità dei nostri corpi permettendo finalmente a quel vero contatto di unirci e legarci ancora di più con una corda invisibile.
Era forse un sogno?
 
Oh make love to me..me..me
 

Appoggiai la testa sul suo petto dal quale riuscivo a sentire i battiti del suo cuore che pian piano tornavano ad essere regolari. Io invece credevo di averlo perso. Mentre pensavo a questo la mano di Ville prese ad accarezzare i miei capelli. Mi strinsi più forte a lui privata ancora una volta del coraggio di guardarlo negli occhi.
Forse sono stato un po' duro prima.”- esordì interrompendo i flussi dei miei ragionamenti.
In qualunque parte del mondo tu cercherai di fuggire, perché non importa dove tu corra, finirai sempre per imbatterti in te stessa.”- recitai accarezzandogli il petto al livello del cuore. Quella fu la frase che più mi aveva colpita del suo discorso e forse fu proprio quella a spingermi ad andare in fondo e raccogliere quella parte vera di me che desiderava tutto questo da molto tempo.
Scusa. A volte non penso mai alle parole che dico.”
Sorrisi nascosta dalla sua pelle pensando a quanto fosse dolce. Fu allora che lo guardai dritto negli occhi, mi alzai di poco e gli baciai la punta del naso e poi le labbra.
Se mi fossi arrabbiata non credo che adesso staremmo in questa particolare situazione, ti pare?”- dissi sorridendo. Ville annuì poco dopo con un sorriso più largo del mio.
Hai ragione, donzella.”- sussurrò avvicinandosi alle mie labbra. I suoi occhi così vicini ai miei ebbero la forza di farmi cedere di nuovo e provare quell'ardore che poco prima avevo assaggiato e che non pensavo fosse così prelibato. Catturai quelle labbra con la stessa ferocia di un leone ridando vita a quella danza senza tempo.
Credevo di non aver mai provato qualcosa del genere come in quel momento lì con Ville.
 
Oh make love to me..
 
 
 
 
 
 

 
 



 
   
 
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