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Autore: exitwounds    12/05/2013    3 recensioni
[jalex; accenni lisex]
«Non avrei mai voluto dirtelo cosí, Jack, peró mi ci hai costretta.» esordí Lisa sedendosi sul divano accanto a lui. «Ascoltami. Siamo innamorati della stessa persona ed Alex non é gay. Fattene una ragione. Ha dovuto affrontare tanti problemi, tanti casini, ci manca solo il migliore amico gay che dice di essere innamorato di lui. Quindi, lascialo perdere, ti prego. Se non vuoi farlo per me, per te stesso oppure per la band, fallo per lui.»
Jack strinse i denti, mentre l'alcol continuava a bruciargli lo stomaco. "Colpito e affondato, Barakat", diceva una vocina nella sua testa.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alex Gaskarth, Jack Barakat
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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(3)
 

Jack.

Il telefono ricominciò a squillare per la miliardesima volta e risposi, più per disperazione che per voglia.
«Pronto» mormorai.
«Ce l'hai fatta a rispondere a questo cazzo di telefono eh!» la voce di Alex era forte e decisa, arrabbiata.
«Non puoi andartene via così , di punto in bianco, e neanche rispondere al telefono cazzo!» rimasi in silenzio, guardandomi i piedi. Non faceva una piega.
«Sono sotto casa tua, apri quella cazzo di porta che dobbiamo parlare. Guarda che se non lo fai in cinque minuti entro dalla finestra, e sai che lo faccio.» mi attaccò in faccia.
Lanciai il telefono sul letto, era meglio aprire la porta. Conoscevo Alex, avrebbe davvero avuto il coraggio di entrare dalla finestra se non lo avessi fatto.
Appena abbassai la maniglia, dall'altra parte Alex spinse violentemente la porta e la aprì.
«Per quale porca puttana di motivo sei sparito all'improvviso?» il suo tono di voce era pungente, mentre sbatteva la porta alle sue spalle.
Nonostante fossi più alto di lui e lo guardassi dall'alto in basso, quel suo sguardo così duro, arrabbiato e preoccupato mi stava facendo sentire piccolo piccolo. 
Continuai a rimanere in silenzio.
«Rispondimi cazzo Jack!» mi diede uno schiaffo in volto, secco. Portai una mano a massaggiare la guancia dolente, la bocca aperta per lo stupore, lo sguardo fisso al mio migliore amico che mi aveva appena assestato un gran ceffone.
Alex non era capace di essere arrabbiato con me, si faceva sempre trasportare dalle emozioni del momento e appena si rendeva conto del danno che aveva fatto cominciava a straparlare e a scusarsi subito. Dai suoi occhi nocciola traspariva ogni sua sensazione: quel ragazzo per me é sempre stato un libro aperto.
Il suo sguardo si abbassò leggermente, stringeva i pugni e aveva preso un respiro profondo per calmarsi.
«Che hai fatto al dito?» mi chiese, la voce più calma, guardando la mia mano sinistra che stava ancora massaggiando la guancia.
«Stavo suonando e mi sono tagliato con una corda.» risposi, con tono neutro. 
Mi buttai di peso sul divano, che sorprendentemente dopo anni e anni in cui era stato il ring delle nostre lotte di wrestling ancora non si era rotto, e Alex mi seguì a ruota.
Era più tranquillo, aveva smesso di stringere i pugni e il suo volto non era più tirato. Stava per entrare nella fase di scuse frenetiche, come ogni volta in cui litigavamo. Ho perso il conto delle volte che abbiamo discusso, discussioni che non duravano più di mezz'ora. Di solito il primo che cedeva e si scusava era lui.
«Scusa Jack, é che sono preoccupato e...» 
«Tranquillo,» accennai un sorriso «solo non prendermi più a schiaffi, hai la mano pesante!»
Alex mi restituì il mezzo sorriso. «Jack, sei sicuro che vada tutto bene? Sei strano in questo periodo, non sembri quasi più te, e mi sto preoccupando.» i suoi occhi trasudavano insicurezza e allo stesso tempo confermavano il tono preoccupato della sua voce. 
Deglutii. 
Forse era arrivato il momento di dirgli tutta la verità. 
O di inventarsi una bugia credibile, molto credibile.
Guardavo fisso il pavimento, gli occhi sulle mie Nike nere distrutte dagli anni. 
Meglio dire una cazzata.
«Il ragazzo di mia sorella l'ha lasciata e lei sta a pezzi, sono preoccupato.» non era proprio una bugia: il ragazzo di May l'aveva davvero lasciata, ma era successo più di un mese fa e lei l'aveva presa bene. Ma Alex non lo sapeva, quindi era una scusa perfetta.
Rimase in silenzio qualche secondo, poi si strinse a me e mi abbracciò. «Mi dispiace tanto...» disse a mezza voce. «Quando May é in città la portiamo in giro con noi almeno si distrae, che dici?»
Annuii piano e mi alzai dal divano. 
«Mettiti un cerotto sul dito, sanguina ancora» mi fece notare, ed abbassai lo sguardo sulla mia mano.
Alex insistette per giocare a fare l'infermiera e mi medicò il dito. Sembrava un bambino di sei anni, non un uomo che andava per i ventisei.
Mi strappò lo stesso un sorriso. 
Alex a volte era molto lunatico, poteva passare a atteggiamenti opposti in un battito di ciglia, ed era quello che aveva appena fatto. Non che mi sia dispiaciuto vederlo tornare a sorridere e non essere più arrabbiato con me.
Allungai le braccia verso di lui, cercando di rivolgergli lo sguardo più innocente e più paraculo che sapessi fare, ed Alex mi strinse a sé, con stampato in faccia quel sorriso che tanto amo e che mi fa rivoltare lo stomaco dalle emozioni ogni volta.
Si allontanò da me all'improvviso, e mi guardò dritto negli occhi, le sue mani poggiate sulle mie spalle.
«Mi prometti che se c'é qualcosa che non va vieni da me e ne parliamo?» mi chiese, la voce ferma, anche se traspariva un po' di preoccupazione. Annuii e lo strinsi di nuovo a me.


«Dai, su, cominciamo con Backseat Serenade?» propose Zack, imbracciando il suo basso rosa. Rian acconsentì con un giro di rullante, io attaccai il jack all'amplificatore ed Alex prese in mano il microfono.
Rian roteò una bacchetta tra le dita prima di scambiarsi un cenno d'intesa con Alex, che cominciò a suonare i primi accordi. Io e Zack lo seguimmo qualche istante dopo.
Non c'ero con la testa, sembrava fossi in un mondo tutto mio, e suonavo meccanicamente, cosa che non facevo mai, per di più durante la mia canzone preferita di Don't Panic.

Backseat serenade, dizzy hurricane
Oh god I'm sick of sleeping alone
You're salty like a summer day
Kiss the sweat away
To your radio

 
Canticchiavo il ritornello, rendendomi conto che riuscivo sempre più a rispecchiar mici. Quante volte mi ero detto “sono stufo di dormire da solo”, mi ero girato dall’altra parte del mio letto ed avevo aggiunto “se vi fosse Alex qui accanto a me andrebbe tutto meglio”, quante? Ormai avevo perso il conto.
Alex stava per riprendere la seconda parte del ritornello, quando il plettro mi scivolò dalle mani ed esclamai un “porca puttana!” forse a voce un po’ troppo alta. Tutti smisero di suonare e si girarono verso di me.
«Jack, tutto apposto?» mi chiese Rian. Solitamente ero io il più preciso di tutti alle prove, anche se può sembrare strano, e non erano da me errori e distrazioni del genere.
«Niente, ho le mani sudate e mi è scivolato il plettro.» risposi, e come per avvalorare la mia frase mi chinai a riprenderlo. «Continuiamo dal primo ritornello?» proposi, come se nulla fosse.
 
Alex.
Jack stava diventando sempre più strano. Lui, il preciso alle prove, quello che non sbagliava mai un accordo, che fa cadere il plettro così, all’improvviso. Di solito ero io quello a cui cadeva il plettro nella cassa armonica dell’acustica e mi servivano cinque minuti buoni e l’aiuto di Zack per tirarlo fuori e tornare a suonare.
Posai la custodia della chitarra nell’angolo destro della mia camera, com’era mia abitudine fin da quando avevo comprato quella casa, e mi sdraia sul letto, con lo sguardo rivolto al soffitto.
Lisa era ancora al lavoro, sarebbe arrivata in – guardai l’orologio – una mezz’ora abbondante, quindi avevo tempo per guardarmi in santa pace una puntata dei Simpson.
Ogni volta che guardiamo la tv insieme su Fox ci sono i Simpson, storce il naso e fa la ruffiana finché non cedo e le lascio il telecomando oppure ci dedichiamo.... ad altro.
Jack invece adora i Simpson. Ogni volta che sto a casa sua a vederli anche lui fa il ruffiano, ma solo per farmi alzare dal divano per prendere un altro pacco di patatine perché le ha finite lui da solo in neanche cinque minuti.
Preferisco vedere i Simpsons con Jack che con Lisa, almeno lui non rompe l’anima, imita Homer insieme a me e si fa due risate.
Ma che cazzo sto pensando?
Jack è il mio migliore amico, ed è un maschio. Lisa è la mia fidanzata, ed è una femmina. È normale che lei non sia “tipo” da Simpson e lui sì, no? È una ragazza, è logico che sia precisina e cose del genere. Non può certo mettersi a fare gare di rutti come faccio con Jack, no? Anche se sarebbe figo.
Sto impazzendo.
Sentii le chiavi girare nella toppa, a quest’ora può essere solo Lisa.
Sbuffo. La pacchia è finita.
Scuoto la testa e le vado incontro alla porta. Sto seriamente uscendo di testa.



myspace.
weeei.
scusate l'assurdo ritardo, ma ho avuto tantissimi problemi, miei, di salute e con la scuola, che sono riuscita a tornare a scrivere neanche una settimana fa, e scrivevo non prima di mezzanotte. spero non vi ritroverete mai in una situazione del genere, penso di esser ancora sana mentalmente per miracolo.
boh. spero che la mia situazione non abbia influenzato in negativo il capitolo, e spero vi piaccia. come al solito una vostra opinione mi farebbe davvero piacere c:
io e Flavia (Marceline ♥) stiamo traducendo una Jalex, vi lascio il link se vi va di leggerla :3
fabi.

(-24 ♥)

  
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